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Occorre davvero temere il Grande Fratello?

di Bruce Schneier

Il Grande Fratello non è quel che era solito essere. Lo stato totalitario che George Orwell descrisse nella sua opera più famosa si basa sullo scenario degli anni Quaranta. La società dell’informazione attuale non somiglia per niente al mondo di Orwell, e l’osservazione e l’intimidazione di una popolazione oggi differiscono di gran lunga dall’esperienza di Winston Smith.

La raccolta di informazioni in “1984” era intenzionale; oggi è involontaria. Nella società dell’informazione noi ci troviamo a generare dati spontaneamente. Nel mondo di Orwell le persone erano per natura anonime; oggi noi tutti lasciamo tracce digitali dappertutto.

Lo stato di polizia di “1984” era centralizzato; oggi è decentralizzato. Le compagnie telefoniche sanno chi chiamate, le compagnie delle carte di credito sanno dove fate i vostri acquisti e Netflix sa quali film guardate. Il vostro Internet Provider può leggere le vostre email; il telefonino può tracciare i vostri movimenti e i supermercati possono controllare ciò che preferite comprare. Non esiste un’unica entità governativa che raccoglie tutti questi dati, perché non ce n’è bisogno. Come ha detto Neal Stephenson, la minaccia non è più rappresentata dal Grande Fratello, ma da migliaia di Piccoli Fratelli.

Il Grande Fratello di “1984” era condotto dallo stato; il Grande Fratello di oggi viene condotto dal mercato. Data broker come ChoicePoint e agenzie di credito come Experian non stanno cercando di creare uno stato di polizia, ma solo di ricavare profitti. Ovviamente queste compagnie approfitteranno dei documenti di identità nazionali, sarebbero degli stupidi a non farlo. E il tipo di correlazioni, di data mining e di precise categorizzazioni che queste entità sono in grado di effettuare sono la ragione per cui il governo degli Stati Uniti compra da loro le informazioni commerciali.

Gli stati di polizia stile “1984” necessitavano di un gran numero di persone. La Germania dell’Est si serviva di un informatore ogni 66 cittadini. Oggi non c’è motivo di assumere persone per osservare altre persone; ci sono i computer che possono fare questo lavoro. Gli stati di polizia stile “1984” erano molto costosi. Oggi la memorizzazione dei dati si sta facendo sempre più economica. Se è troppo caro salvare certe informazioni oggi, sarà fattibile nel giro di pochi anni.

Infine, lo stato di polizia di “1984” fu costituito deliberatamente, mentre oggi sta emergendo spontaneamente. Non vi è motivo di postulare una forza di polizia malevola e un governo che tentano di sconvolgere le nostre libertà. I processi informatici producono naturalmente dati personalizzati; le compagnie li archiviano a scopo di marketing e finiranno con l’essere utilizzati anche dalle forze dell’ordine più oneste e benintenzionate.

Certo, il Grande Fratello orwelliano possedeva una spietata efficienza che è difficile immaginare in un governo attuale. Ma questo non vuol dire assolutamente nulla. Uno stato di polizia approssimativo e inefficiente non è tanto migliore: basta guardare il film “Brazil” per rendersi conto di quanto possa essere pauroso un simile scenario. Alcuni accenni già si possono trovare nella no-fly list, totalmente anomala e inefficace, e negli innumerevoli quanto inutili progetti per categorizzare segretamente le persone a seconda del loro potenziale coefficiente di rischio terroristico. Gli stati di polizia sono intrinsecamente inefficienti, e non c’è ragione di assumere che quelli odierni possano essere più efficienti di quanto non sono.

Il timore non è tanto un governo orwelliano che crei intenzionalmente lo stato totalitario supremo, anche se potrebbe essere una tesi facilmente sostenibile visti i programmi statunitensi di sorveglianza telefonica, le intercettazioni illegali, il data mining su vastissima scala, un documento d’identità nazionale che nessuno vuole, e i vari abusi del Patriot Act. Il grosso guaio è che noi stessi stiamo creando tutto questo, come sottoprodotto naturale della società dell’informazione. Stiamo costruendo l’infrastruttura informatica che permette a governi, multinazionali, organizzazioni criminali e anche a giovanissimi hacker di registrare tutto ciò che facciamo con estrema facilità e persino di cambiare i nostri voti elettorali. E continueremo a farlo a meno di non approvare leggi che regolamentino la creazione, l’utilizzo, la protezione, la rivendita e il trattamento dei dati personali. È proprio l’atteggiamento di considerare insignificante questo problema la causa del problema stesso.


Questo articolo è apparso nel numero di maggio di “Information Security” come seconda parte di un ‘botta e risposta’ con Marcus Ranum.

Edizione italiana curata da Communication Valley SpA

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27 Commenti

  1. Non concordo pressochè in nulla con l’articolo di Schneier. Il realtà la società di oggi è ben più simile al grande fratello orwelliano di quanto lo fossero gli stati totalitari. Il fatto che non sia la politica a esercitare il potere di controllo sulla nostra privacy è un aspetto inessenziale. Ora il potere è ben più ramificato e diffuso, la potenza della tecnologia coniugata con il potere economico molto più intrusiva che nelle più nere ma profetiche previsioni di Orwell.

    E quella della privacy è divenuta una questione colossale.

    Concordo piuutosto con l’ultimo paragrafo del capitolo e con la chiusa “È proprio l’atteggiamento di considerare insignificante questo problema la causa del problema stesso.”

  2. errata corrige

    Non:

    Concordo piuutosto con l’ultimo paragrafo del capitolo

    Ma:

    Concordo piuttosto con l’ultimo paragrafo dell’articolo

  3. Cavolo dici???
    Smetti di usare carte di credito, non usare internet e il cellulare, non farti la tessera del supermerkato e vedrai che hai in gran parte debellato il problema.
    Dici che non possiamo farne a meno se vogliamo stare dentro i ritmi di pensiero del mondo contemporaneo? Beh, qualche prezzo, per non essere controllato, lo devi pur pagare. Se vuoi il migliore dei mondi possibili devi meritartelo, tu personalmente: la democrazia e la società non c’entrano nulla.

    Dal controllo totalitario e/o centralista non puoi esimerti. E’ cosa ben peggiore.

  4. Rispondo a Erre

    Chi ha letto Orwell con una certa attenzione critica, a mio modo di vedere non può esimersi dal considerare che il suo libro e la sua utopia negativa possono essere ugualmente adattati sia alle società totalitarie, nazista prima e comuniste poi, che anche ai “totalitarismi” capitalistici di oggi. E’ proprio la forza di Orwell e della sua opera questa (anche in ciò sta il suo valore artistico).

    Un effetto in certa misura analogo lo fa la visione de “la vita degli altri”, recente film sulle spie nella Germania comunista. Parla di quel paese e di quel periodo storico, ma in reltà ci parla anche e soprattutto di noi, per questo è un film molto attuale e questa è una delle ragioni del suo successo.

    Quindi schneier si sbaglia innanzitutto su Orwell, perchè usa l’oggettivo “orwelliano” in modo generico e senza una reale conoscenza, a me sembra, dell’autore da cui l’aggettivo è derivato.

    In secondo luogo nemmeno la tesi della differenza è così sostenibile. E’ evidente che in un caso era la politica nell’altro è l’economia a farsi esageratamente i cazzi nostri (ma poi ci sono per esempio le intercettazioni, almeno in Italia, che sono anche politica oltre che potere giudiziario, e allora la storia non è poi così semplice)

    Il problema vero pare a me è il potenziamento illimitato della tecnologia che oggi configura una situazione ben più potenzialmente esplosiva di quella di allora anche se non è ancora esplosa.

    Bomba a orologeria che risulta evidente dal fatto che il problema della privacy è al giorno d’oggi divenuto un problema colossale.

    Poi naturalmente il tema è complesso, ma si sa, stiamo postando commenti a un articolo…

  5. Non può essere diversamente.
    La tecnologia traccia e io mi lascio tracciare.
    Ovviamente uso il telepass e c’ho pure la carta fidaty del supermercato, …e se vedono quello che compro, mi va bene lo stesso.
    Poi su internet potrebbero scoprire facilmente che siti visito e io li visito lo stesso; do perfino il consenso a che mi mandino informazioni commerciali. Non m’importa che si sappia che faccio se posso farlo. La mia praivasi (leggi privacy) è quel che penso e quel che posso fare.
    Che lo si sappia o meno è più o meno uguale. Se posso fare tutto quel che è lecito e quel che è lecito deriva da leggi democratiche (almeno abbastanza democratiche).
    Che mi vengano pure a ‘spiare’!
    Se ne hanno così voglia, facciano pure.
    Nel mondo di Orwell si limitava la libertà per sottrazione, qui si moltiplica e si traccia.
    L’importante è poter accedere alle informazioni, poterle elaborare, poterle immettere in circolo.
    In 1984 (e in Brazil) la fantasia era abolita.
    Qui, al limite quasi tutto è diventato fantasia ed è difficile mantenere un pensiero attinente.
    L’offerta è tantissima, l’informazione ridondantissima, il pericolo è l’entropia.
    Basta scegliere.
    Senza timore.
    A me va bene anche così se posso pensare e fare di tutto.
    Basta sceglierlo.
    Posso anche dirlo apertamente.

  6. La tecnologia traccia e io mi lascio tracciare.

    poi mi accorgo che molti altri fanno lo stesso.

    A me va bene anche così se posso pensare (e fare?) di tutto.

    di tutto, anche se viene tracciato e cambiano le scelte che mi vengono proposte

    ma..
    Basta scegliere.
    Senza timore.

    posso pensare di tutto

    posso pensare di fare di tutto

    posso fare?

  7. @ m@dgarlic

    ma sì, direi di sì, posso fare abbastanza di tutto.
    Per esempio posso scrivere questo intervento e fartelo leggere, anche se in questo momento vengo tracciato.
    E questo commento (non lo è ma) potenzialmente potrebbe essere significativo per qualche coscienza e allora avrei fatto anche qualcosa.
    Credo che oggi, almeno in Italia, ciò che limita la possibilità di fare siano altre cose, diverse dalla tracciabilità. Ad esempio l’ingessamento della politica, le caste, certi poteri forti, certi poteri occulti (che non si fanno tracciare).
    Un saluto

  8. Trovo interessanti i commenti di JoeChip, anche se un po’ contradditori. Schneier ha torto, perché il grande fratello oggi è peggiore dell’originale? Mi pare Schneier descriva un quadro più preoccupante, il controllo volontario e nato dal basso con l’IT. O faccio confusione? Insomma JoeChip, se vuoi scrivere qualcosa su questo argomento lo leggo volentieri, trovi facilmente i miei riferimenti.

    Mi aspettavo i commenti “non ho nulla da nascondere e mi faccio sorvegliare volentieri” come Beppe. Il punto chiave è la possibilità di scelta:
    – conoscere il quadro di sicurezza complessivo e le tecniche di sorveglianza applicate (es: sorveglianza web, tracciamento via IP, cookie, javascript, avversario locale = NI, avversario globale = Google;
    – essere in grado di prendere contromisure (relay anonimi, cookie policy, no script e plugin, stile di scrittura);
    – scegliere liberamente, caso per caso, in ogni momento, senza subire scelte altrui.

  9. Notte Sgt. Pepper
    è bello averti ritrovato!
    spero di poter dialogare così pacificamente ancora in futuro!

    Bonnuit :-)
    C.

  10. perchè mi hai messo in moderazione?
    se è perchè non ho letto il post hai perfettamente ragione…
    ciao

  11. Ciao Chapuce!
    T’han messo in moderazione? Oh mamma, che tipi.
    Vogliono qualcosa in tema col post?
    Tutta questa preoccupazione x la privacy è parente prossima della paranoia.
    Augh

  12. a te però, mio caro sergente, ti hanno proprio cancellato!
    che modi però…
    non è prorpio un tema che mi interessa sai
    psps…dove si può trovare un pò di privacy?;-)
    è meglio che la smetto se no torna Jan e…………………………………

    Augh!

  13. ohibò! ke maniere. General Custer ci vuole in riserva. D’ora innanzi solo segnali di fumo, in codice navajo x la privacy.
    Augh!
    PS: il tema, uno vale l’altro x un po’ di bla bla. Io qui tra l’altro leggo solo soliloqui. sai ke noia.

  14. è vero.
    a me piacerebbe qualcosa sull’amicizia, forse perchè non ci credo, anche se so che è un valore importante.
    amicizia e amore spesso si contendono un rapporto.
    mah!
    meglio la riserva!
    la mia è sioux!;-)
    ciao
    Chapuce

  15. Qualcosa sull’amicizia? T’accontenti di poco tu, eh? buttiam lì una domanda che accontenta anche il moderatore (ma davvero hai la consegna di leggere tutti gli sproloqui ke scrivono? nn t’invidio): amicizia e privacy come si conciliano?
    Boh?

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