Il premio Baghetta

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[ricevo e volentieri pubblico questa segnalazione. G.B.]

“Baghetta” o “bagolina” è il bastone da passeggio usato per sorreggersi. Questi bastoni erano fatti con il legno del “bagolaro” (come del resto manici delle fruste, ruote per i carri, dacch’è un buon legno da tornio). Il nome deriva dal latino “bacula” (= piccola bacca), che é il frutto nerastro dell’albero dal quale si ricava una tintura e delle quali le lucertole sono ghiotte.
Ma negli anni abbiamo sentito proprio di tutto, e sull’origine del nome “baghetta” sono nate tantissime leggende. Alcune interpretazioni piú o meno fantasiose sostengono che il nome derivi da “Baga” (ciancia, chiacchiera), “bagolo” (licenza, spasso, svago), “bagolar” (spassarsela, godere, oziare, frullare).
Altri sostengono che derivi da “Bagolo” (nell’accezione di zimbello), “bagordo” o “bagordar” (gozzoviglia, ma originariamente: gioco d’armi, giostra, festa pubblica, riunione di crapuloni).
Altri possibili significati derivano da altre accezioni del termine “Baga”: schizzo di fango; persona deforme per pinguedine; otre, pentolone.
Il dizionario De Mauro la butta addirittura sull’arte della seduzione:

ba|ghét|ta
s.f.
TS abbigl., nelle calze da donna: ricamo laterale sull’esterno della caviglia.

Insomma, molti cercano di capire, senza andare neppure troppo lontani. E la verità per una volta non sta nel mezzo, ma ben oltre.
Trattasi di un giovane premio di poesia giunto quest’anno alla sua seconda edizione. Forte del successo dell’anno passato e dei suoi poeti bandiera – ossia Valentino Ronchi, fresca conoscenza di Nazione Indiana, e il viareggino Roberto Amato, che portò al Baghetta la sua splendida Agenzia di Viaggi, seconda alle Canzoni di bella vita di Valentino per un soffio (ovvero un voto rimasto sotto un piatto della sala da pranzo di un circolo Arci di Turro tarantolato dalla votazione in corso) – il Baghetta si ripropone in terra bergamasca, sotto l’egida dell’associazione socioculturale LUNANUOVA, al Castello B. Colleoni di Solza, casa natale del leggendario guerriero della Serenissima.
I primi finalisti, eletti lo scorso 21 gennaio da una giuria telematica formata da personalità eminenti della cultura italiana, sono Vivian Lamarque col suo Poesie per un gatto (Mondadori, 2007) e Chandra Livia Candiani con Bevendo il tè con i morti (Viennepierre, 2007). Il terzo finalista sarà a breve eletto dal Collegio Colleonico (membri di LUNANUOVA) riunito in questo blog (ogni apporto è consentito e consigliato). I poeti in lizza: Elisa Biagini (Nel bosco, Einaudi, 2007), Mauro Fabi (Fiori in pericolo, Avagliano, 2007), Marco Molinari (Seguiamo e accarezziamo, Il ponte del sale, 2007) e Lina Salvi (Abitare l’imperfetto, La vita felice, 2007).

Ciò che rende unico il Baghetta è però il Convivio: un’accolita di 50 persone della più varia estrazione sociale e della più viva propensione poetica. Proprio con il Convivio i tre poeti sono invitati a cenare e presentare la propria opera in queste date: venerdì 15 febbraio / venerdì 29 febbraio / venerdì 14 marzo.
Prima di ogni cena si potrà partecipare a un aperitivo con letture. A inaugurare il Premio sarà il vincitore della scorsa edizione Valentino Ronchi, accompagnato dalla “Musica da Cucina” di Fabio Bonelli. Proseguiranno nell’ordine Alberto Casiraghy e Roberto Amato.

Per info e prenotazioni:
baghetta@associazionelunanuova.it

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71 Commenti

  1. ma che bella iniziativa questo premio Baghetta che si svolgerà nella:
    casa natale del leggendario guerriero della Serenissima…
    è molto allettante!
    a presto!
    :-)

  2. Tutta la vita sono stato incerto tra l’architettura d’interni e la psichiatria. Ora, leggendo l’Avvocato, comprendo che sono la stessa cosa.

  3. Nel 1913 successe il fatto seguente, al circo Ciniselli. Un acrobata aveva inventato un numero durante il quale saltava giù dal trapezio dopo aver infilato il collo in un cappio. Aveva il collo forte, il nodo era sistemato sulla nuca, evidentemente il cappio stesso passava sotto il mento, e dopo lo sfilava, si arrampicava su e salutava il pubblico. Il numero si chiamava “L’uomo dal collo di ferro”. Una volta sbagliò, il cappio finì sul collo e rimase impiccato. Cominciò il panico. Furono portate scale: non bastarono. Lo raggiunsero, ma avevano dimenticato il coltello; un acrobata, salito fino a lui, non riusciva a liberarlo dal cappio. Il pubblico urlava, l’uomo dal collo di ferro continuava a penzolare. Allora dalla piccionaia si alza in piedi un omone dall’aspetto di mercante, grande e grosso, certamente una pasta d’uomo, tende avanti le braccia e grida, rivolto all’impiccato: “La smetta, mia moglie piange!”. E’ un fatto realmente accaduto.

    A CHI INDOVINA L’AUTORE, ULTIMA CENA GRATIS A SOLZA.

  4. Io dico PESTAGALLI. Difatti Il Teatro Dal Verme prende il nome dall’antica famiglia dei Dal Verme che nel xix secolo abitava i palazzi affacciati sulle attuali vie San Giovanni sul Muro e Puccini. Di fronte a queste strade, allora periferiche, nel 1864 era stato eretto il baraccone di legno del Circo Ciniselli, che provocava continue proteste tra gli abitanti del quartiere. I Dal Verme, qualche anno dopo, decisero di acquistarlo per abbatterlo e di utilizzare l’area per erigervi un grande teatro che portasse il nome del casato. Il progetto fu affidato dal Conte Francesco Dal Verme all’architetto Giuseppe Pestagalli, il quale appunto nelle sue memorie…
    Mi farò vivo io per il coupon.

    Gianni Leoncavallo

  5. Direi proprio Enrico Rastelli, «jongleur» definito «l’ottava meraviglia del mondo». Enrico era nato, nel 1896, in Russia, a Samara sul Volga, dove il padre Alberto, che aveva sposato la bergamasca Giulia Bedini, circense pure lei, era in tournée col circo Ciniselli. Crebbe a Bergamo, in casa degli zii materni, dove iniziò anche lo studio del violino. A Bergamo pure morì, a soli 35 anni, dopo uno spettacolo di beneficenza al Teatro Duse, quando già era stato vittima dell’emorragia causa della mortale infezione. Enrico è sepolto nel nostro cimitero monumentale. A farsi valere sono arrivati poi i suoi discendenti, celeberrimi clown e prestigiosi musicisti, bergamaschissimi. Nella nostra città vivono tuttora i parenti: Alfredo, nipote di Enrico, e i suoi due figli, Oreste e Vittorio.

  6. A me sembra tratto dal diario di lavoro del dott. Felix Peyote, da una delle tante pagine di descrizione e di analisi dei deliri del suo paziente Francesco Paolo Celano.

    Lo so che ho vinto, verrò a cena con alcune delle mie amiche.

  7. Coi primi due concorrenti non ci siamo proprio. La sig.na Stella invece ci è andata più vicino con Celano, ma è stata ingannata dalla c dolce di Ciniselli. Ritrascrivo dunque per maggior chiarezza:

    Nel 1913 successe il fatto seguente, al cirko Ciniselli. Un akrobata aveva inventato un numero durante il kuale saltava giù dal trapezio dopo aver infilato il kollo in un kappio. Aveva il kollo forte, il nodo era sistemato sulla nuka, evidentemente il kappio stesso passava sotto il mento, e dopo lo sfilava, si arrampikava su e salutava il pubbliko. Il numero si kiamava “L’uomo dal kollo di ferro”. Una volta sbagliò, il kappio finì sul kollo e rimase impikkato. Kominciò il paniko. Furono portate skale: non bastarono. Lo raggiunsero, ma avevano dimentikato il koltello; un akrobata, salito fino a lui, non riusciva a liberarlo dal kappio. Il pubbliko urlava, l’uomo dal kollo di ferro kontinuava a penzolare. Allora dalla piccionaia si alza in piedi un omone dall’aspetto di merkante, grande e grosso, certamente una pasta d’uomo, tende avanti le braccia e grida, rivolto all’impikkato: “La smetta, mia moglie piange!”. E’ un fatto realmente akkaduto.

  8. Maria Antonietta, La vedo più sulla brioche che sulla baguette: fuori strada comunque. E comunque un aiutino:

    – Preferisce finir skuartata o impikkata?
    – Preferisko la minestra.

  9. Dev’essere una nota di diario di Kafka, in preparazione al famoso:

    Se una cadente, tisica cavallerizza nell’arena venisse spinta dalla frusta spietata del suo capo a girare per mesi senza interruzione su un cavallo barcollante davanti a un pubblico instancabile frullando in groppa, lanciando baci, dondolando i fianchi, e se questo spettacolo sotto il rombio continuo dell’orchestra e dei ventilatori si protraesse in un grigio futuro all’infinito accompagnato dal battere smorzato e poi crescente delle mani, che propriamente sono magli a vapore – forse allora un giovane habitué della galleria filerebbe giù per la lunga scala superando i settori, si getterebbe nell’arena, chiamerebbe l’alt! tra le fanfare della sempre condiscendente orchestra.
    Ma siccome non è così; una bella signora, bianca e rossa, entra a volo dal sipario che i servitori fieri in livrea le aprono davanti; il direttore, cercando devotissimo i suoi occhi, le fiata contro al modo delle bestie; prudente la solleva sul cavallo pomellato quasi fosse la nipotina adorata che parte per un viaggio pericoloso; non sa decidersi a dare il via; lo dà infine dominandosi, uno schiocco; corre accanto al cavallo con la bocca aperta; segue aguzzando gli occhi le evoluzioni dell’amazzone; può concepire appena la sua destrezza; prova a metterla in guardia esclamando in inglese; furente esorta alla massima attenzione gli staffieri che reggono il cerchio; prima del gran salto mortale scongiura l’orchestra a mani alzate di tacere; alla fine solleva la piccina dal cavallo tremante, la bacia su tutt’e due le guance e nessun omaggio del pubblico gli pare sufficiente; mentre lei stessa, sorretta da lui, ben sulle punte dei piedi, circonfusa di pulviscolo, con le braccia spiegate, la testolina all’indietro, vuole spartire la sua felicità col circo intero – siccome va così, l’habitué della galleria posa il viso sul parapetto e, sprofondando nella marcetta finale come in un greve sogno, piange senza saperlo.

  10. A parte che io avrei tradotto *gli inservienti fieri* e *sul leardo pomellato*, NON è Kafka. (Il nome in questione ha 3 k, non 2, ed è tradotto dalla Guanda).

  11. Eh sì

    Eh sì, la vita ridacchia quando uno finalmente ha un ambulatorio. I pensieri sono più torniti, e quelli acciambellati hanno un buco perfetto, come quello che mia nonna Assuntina faceva nei buccellati con un bicchiere. Me lo diceva mia nonna Assuntina: “Da grande avrai un ambulatorio piccolo ma molto decoroso. Ti metterai lì comodo, sul cavallino a dondolo, e aspetterai i pazienti. Come quando nonno Alberigo fa finta di pescare sul molo con la sua canna giocattolo e con un filo grosso come un bucatino. Certo i pesci non brillano d’acume, infatti, quel barbagianni ne porta a casa (tutte le sere) almeno una dozzina, come le uova. Chissà perché le uova nascono tutte a dozzine… In fondo non ci avevo mai pensato…”.
    Sì, Assuntina è stata la mia prima paziente. Aveva le visioni come sua madre Annunziata. Il ramo femminile era davvero molto contorto. Secondo me c’erano stati degli innesti sbagliati. Sì perché il mio bisavolo Efisio, giardiniere di Boboli, innestava un po’ a caso e quasi sempre con la luna di traverso.
    Ecco, come dico “luna” mi prende una malinconia tremenda, da stramazzare. Forse mi viene in mente la buonanima di mio nonno, Gigino il barbiere, che era licantropo. Non so, mi sento quasi mancare. Sì manco. Manco all’appello. Ma poi mi chiamano? Io non sento nessuno lì dietro, dietro la porta dal vetro smerigliato. Allora penso: e se l’ambulatorio fosse dall’altra parte? Se avessero scritto Nedo Vannini Psichiatra dalla parte sbagliata? E se io, ad esempio, fossi la signora Percalli?

    Qui la solitudine è vasta e silenziosa come una coltivazione di cotone idrofilo. I dodici fratelli Trasciatti dormono beati nelle loro cullette e si succhiano i pollici. E io? Non ho nemmeno una caramella di menta, né un lassativo. Ho i cassetti tutti pieni di tranquillanti. Ma i tranquillanti sono per i trattori che potrebbero svegliarsi tutti insieme e diventare smaniosi…

    *
    * rispondi

    Io, se così posso

    Io, se così posso esprimermi, potrei essere un nuovo paziente, dottor Vannini, non so se lei mi accetterebbe, le assicuro che si farebbe delle grasse risate che la rimetterebbero un poco al mondo. A questo mondo intendo dire, nell’altro magari c’è già. Però non me la sento di disturbarla, volevo bussare al vetro smerigliato ma poi ci ho ripensato, ho sentito il suo russio fievole e roco, beato, lei stava bene lì a dormire acciambellato accanto alle culle dei Trasciatti. E allora mi son detto: ripassiamo un’altra volta. Ho sbagliato? Dovevo bussare e svegliarla? Non so, mi dica lei. Mi permetto però di farle un appunto. Questa storia degli ambulatori con i vetri smerigliati dove l’ha letta? Ma non lo sa che ormai non ce ne sono più se non nei romanzi del Trasciatti? Ormai tutte le porte mediche son fatte di materiali plastici antinfortunistici, ma non c’è mai stato all’ospedale? Non ha visto che anche gli ospedali ormai son tutti di plastica? Lei, secondo me e senza offesa, sta vivendo in un romanzo del Trasciatti.

    Anelito Tagliasacchi

    *
    * rispondi

    Lei Anelito

    Lei Anelito ha un bellissimo nome. Dovrebbe limitarsi a sospirarlo come una brezza domestica. Ma come fa a dubitare dell’esistenza dei vetri smerigliati? Sarebbe come dubitare dell’esistenza delle divinità boschive, delle balze celesti o dei lucumoni.
    Nella mia casa (in quella che mi vide nascere e morire) tutte le porte avevano vetri smerigliati, perché mio padre – giustamente – pensava che la luce fosse una specie di grande gatto bianco, che nessuno, nemmeno un grande topo nero, avrebbe mai potuto fermare. Lei mi dirà che forse mio padre era pazzo. Sicuramente sì. Ma vede, proprio per questo aveva uno stile incomparabile, anche, nell’arredare le case.
    Così… tutta la vita sono stato incerto tra l’architettura di interni e la psichiatria. Poi mi sono convinto che sono la stessa cosa, e allora, come vede, faccio sonni tranquilli (sebbene malinconici).
    Comunque entri pure. Non mi disturba affatto. Però si limiti a sussurrarmi il suo nome. Altro non potrei sopportare.

    *
    * rispondi

  12. Sì, è un attakko tutto incespikato e il kavallo, più ke barkollante, è bolso. Ma sikkome non è kosì, e lo skrivano non è Kafka, aggiungerò un ultimo aiutino: l’aneddoto del cirko è in un libro ke ruba il titolo a un altro, di un sekolo e mezzo prima.
    Alkor, 3 K! Il koupon del Baghetta ce l’hai sulla punta della lingua!

  13. “L’esperienza è ciò che da membri di un gregge ci fa veramente uomini. Altrettanto priva è l’esistenza dell’esteta chiuso nella propria torre d’avorio. La sua è un’esistenza inutile e antisociale…..” (Oscar Kokoschka)

  14. Caro Paghetta, la furbizia qui non paga: Oskar in Austria è con la k e non la c – dunque Oskar Kokoschka ha 4 k e non 3! Però come periodo ci siamo, perché il libro da cui è tratto l’aneddoto è del 1924. Riassumendo: un autore con 3 k di un libro del 1924 che ha lo stesso titolo di un capolavoro settecentesco pubblicato da Guanda. Più di così…
    Qui non si fa elemosina, la cena bisogna minimamente meritarsela.

  15. lo sai che ho passato tutta la notte sotto l’armadio?
    [10:57:12] nautilus dice:
    sì, ma non stai scomodo lì sotto?
    [10:57:50] amatus dice:
    il vannini credeva che avessi paura delle voci, invece io sorvegliavo lui.
    guarda, te lo dico in confidenza, è matto!
    [10:58:57] nautilus dice:
    ho come l’impressione che lui facesse finta di niente, anzi: che facesse lo spocchioso.
    dico io: farti dormire sotto un armadio!
    [10:59:35] amatus dice:
    non lo so se è proprio spocchioso, ma qualcosa di storto ce l’ha.
    [11:00:18] nautilus dice:
    sto ascoltando qualcosa che per analogia mi fa pensare alle voci dell’ambulatorio.
    [11:01:02] amatus dice:
    il fatto è che le voci dell’ambulatorio sono una cosa celeste.
    [11:01:13] nautilus dice:
    queste non proprio.
    [11:01:27] amatus dice:
    allora MANDALE VIA!!!!
    VIAAAAA!!!!
    [11:01:38] nautilus dice:
    sono di Benedetta Monca
    [11:01:55] amatus dice:
    VIAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!
    [11:02:04] nautilus dice:
    le luci del nord di Benedetta Monca
    [11:02:43] amatus dice:
    ascolta nautilus tu non ti rendi conto di chi siamo noi e di che cosa siamo chiamati a fare.
    [11:02:43] nautilus dice:
    non vanno via.
    [11:03:34] amatus dice:
    dobbiamo organizzarci e capire esattamente che cosa vuole il vannini.
    a me pare molto ambiguo anche verso anelito.
    [11:04:04] nautilus dice:
    ma è naturale!
    [11:04:33] amatus dice:
    no perché con me è sempre stato molto chiaro.
    pensa che io sono stato il suo primo paziente
    e mi curava proprio come una balia.
    la mattina mi faceva il tè verde col miele, mi tostava il pane e mi ci spalmava la margarina di soia.
    [11:06:38] nautilus dice:
    Anelito, in quanto anelante, amerebbe
    lui invece non ama.
    [11:06:51] amatus dice:
    NOOOOOO
    [11:06:52] nautilus dice:
    sa che anche Anelito non ama.
    [11:07:14] amatus dice:
    secondo me è una faccenda più terra terra.
    [11:07:33] nautilus dice:
    in questo sono simili, ma vuole rubare ad Anelito l’anulare.
    quello dell’anullo.
    quello che mantiene il condizionale senza condizioni per amare.
    [11:08:34] amatus dice:
    lui ha bisogno di uno che gli faccia le pulizie perché è infingardo da fare schifo, solo che l’anelito non è tanto servile come sembra, perché anche lui ha, come dire?, una certa doppiezza.
    [11:09:02] nautilus dice:
    la sua doppiezza consiste, credimi, nel condizionale senza condizioni.
    nell’anulare senza anullo.
    io certe cose le capisco, ogni tanto…
    [11:09:21] amatus dice:
    ma no nautilus.
    anelito tutto sommato è un deficiente…
    [11:10:11] nautilus dice:
    ma lui non le sa queste cose!
    [11:10:42] amatus dice:
    lui secondo me si voleva far curare gratis.
    [11:11:02] nautilus dice:
    può darsi, ma il Vannini vorrà pure qualcosa in cambio.
    [11:11:05] amatus dice:
    perché hai visto quante magagne ha?
    [11:11:15] nautilus dice:
    ne ha parecchie.
    [11:12:32] amatus dice:
    il vannini, se si fidasse, credo che si accontenterebbe di fargli fare le pulizie (notte e giorno però), solo che non si fida perché quell’anelito lì anela un po’ di traverso.
    si sente che trama qualcosa.
    te certe cose non le puoi capire perché ci hai messo appena il naso nell’ambulatorio, ma io che gli ambulatori del vannini li ho frequentati tutti, ma proprio TUTTI, da quando ero in fasce, ti assicuro che la cosa è grave… gravissima.
    [11:14:38] nautilus dice:
    cosa è grave?
    [11:14:51] amatus dice:
    COME COSA???
    LA MINACCIA!
    [11:15:08] nautilus dice:
    LA MINACCIA?
    [11:15:18] amatus dice:
    l’annunciazione della cavalla.
    [11:15:31] nautilus dice:
    certo, ma quella non è una minaccia.
    [11:15:43] amatus dice:
    come no????
    [11:15:50] nautilus dice:
    certo che no.
    [11:16:03] amatus dice:
    io ho perfino pensato che fosse la percalli.
    [11:16:28] nautilus dice:
    una volta che sappiamo che è una cavalla possiamo premunirci.
    [11:16:36] amatus dice:
    NOOOOOOOO
    perché la cavalla è proteiforme.
    la cavalla è un concetto astratto sebbene si regga (forse) su zampe animali.
    [11:17:42] nautilus dice:
    ma di essere così strani non ne arrivano…
    se dovesse capitare un “tipo” estraneo all’ambulatorio lo riconosceremmo subito.
    [11:18:14] amatus dice:
    te nautilus sei proprio un ragazzo!
    [11:18:23] nautilus dice:
    o forse rischieremmo di schiacciare un innocente.
    [11:18:38] nautilus dice:
    pensa se entrasse, di notte, senza avvertire, il Colleoni.
    [11:18:57] amatus dice:
    metti che bussa la percalli al vetro smerigliato, sai che fa il vannini?
    APRE
    [11:19:10] nautilus dice:
    e poi?
    [11:19:36] nautilus dice:
    apre perché ha paura che gli spacchino il vetro con la scritta hic manebimus optime.
    e se per caso gli spaccasero il vetro sarebbe la fine del mondo.
    te l’ho detto no che l’ambulatorio è collegato a tutto il blogolo con una serie di gallerie e che la notte il vannini trasporta bottiglioni di esplosivo liquido….
    [11:21:46] nautilus dice:
    vuole far saltare tutto?
    [11:21:53] amatus dice:
    NOOOOOO
    [il vannini vuole solo sentirsi una minaccia allo stato liquido.
    [11:22:21] nautilus dice:
    ma io non ne azzecco neanche una!
    [11:22:31] nautilus dice:
    adesso mi metterò a piangere
    [11:22:37] amatus dice:
    il direttore lo sente quel rumore marino la notte.
    ma (te lo dico in via privatissima e non ufficiale) il direttore è molto più matto del vannini
    e allora è convinto che il blogolo sia costruito sopra una falda lattea.
    [11:24:10] nautilus dice:
    io sarò del tutto inutile in questo ambulatorio…
    [11:24:25] amatus dice:
    temo di sì nautilus.
    credo che verrai decapitato.
    [11:24:37] nautilus dice:
    e me lo dici anche?
    [11:24:47] nautilus dice:
    vuoi che mi metta davvero a piangere?
    [11:24:56] amatus dice:
    no, non piangere che l’eccesso di liquidi accentua gli smottamenti.
    [11:25:29] nautilus dice:
    e che allora fanno esplodere tutto?
    [11:25:38] amatus dice:
    NOOOOOOOO
    [11:25:53] amatus dice:
    il vannini non ha fiammiferi!!!!!

  16. Questo quiz dell’autore russo ha evidentemente fomentato un attacco di paranoia: e mi preoccupa non già il borbottio di voci di Vannini e paziente, ma piuttosto il silenzio di Alcor. Tanto più che ho scoperto su google che la luce di Mizar è un fascio di raggi uva.

  17. [15:42:07] amatus dice:
    ma io nn sono mica affidabile
    poi ora se hai visto sto nell’ambulatorio del vannini e dormo nell’armadio
    [15:42:53] nautilus dice:
    ho visto ho visto
    [15:43:07] nautilus dice:
    che ha pure rifiutato una donna
    [15:43:17] nautilus dice:
    una donna avrebbe fatto comodo a Nedo
    [15:43:18] amatus dice:
    ne sai qualcosa?
    [15:43:35] nautilus dice:
    solo quello che c’è scritto sul Trasciatti
    [15:43:58] amatus dice:
    nedo ha ricevuto una specie di annunciazione telefonica
    [15:44:10] nautilus dice:
    telefonica?
    [15:44:24] amatus dice:
    pardon telepatica
    [15:45:04] amatus dice:
    lui capta molti messaggi telepatici
    [15:45:26] nautilus dice:
    ma di che tipo?
    [15:45:41] amatus dice:
    in realtà è un maniaco sessuale e la donna l’avrebbe voluta
    [15:45:48] nautilus dice:
    eh
    [15:45:54] nautilus dice:
    allora deve ripensarci
    [15:45:59] amatus dice:
    ma lui in genere dice il contrario
    [15:46:07] amatus dice:
    NOOOOOOOOOOOOOO
    MAI
    [15:46:25] amatus dice:
    una donna nell’ambulatorio non potrebbe permetterla
    [15:46:57] nautilus dice:
    perchè mai?
    [15:46:59] amatus dice:

    loro vogliono stare in tre
    [15:47:13] amatus dice:
    padre figliolo e spirito santo
    [15:47:39] amatus dice:
    lo spirito santo è anelito
    [15:47:45] nautilus dice:
    è un dottore plurale?
    [15:47:54] amatus dice:
    no
    [15:48:02] amatus dice:
    è solo bifido
    [15:48:15] nautilus dice:
    ma vogliono stare in tre
    [15:48:21] amatus dice:

    lui che è bifido e anelito che è uno
    [15:49:14] nautilus dice:
    2+1
    [15:49:20] amatus dice:

    [15:49:25] nautilus dice:
    ora capisco
    [15:49:36] nautilus dice:
    bifido come i Pardi Ermen&Gildo
    [15:49:37] amatus dice:
    nessuno può intervenire lì dentro
    [15:49:55] amatus dice:
    nedo ha ordinato ai trasciatti di decollare gli intrusi
    [15:49:58] nautilus dice:
    padri
    [15:50:15] nautilus dice:
    tu sei Padre, Nedo figlio e Anelito Spirito Santo?
    [15:50:25] amatus dice:
    NOOOOOOOOOOOOO
    [15:50:32] nautilus dice:
    Tu sei figliolo
    [15:50:34] amatus dice:
    il padre è nedo
    [15:50:43] nautilus dice:
    immaginavo
    [15:51:03] amatus dice:
    il figlio amato (l’amato figlio) e anelito è lo Spirito Santo
    [15:51:11] nautilus dice:
    e che Padre è Nedo?
    [15:51:22] amatus dice:
    non è normale
    [15:51:24] nautilus dice:
    misericordioso?
    [15:51:37] amatus dice:
    no è molto egocentrico
    [15:51:42] nautilus dice:
    ma è padre putativo o padre naturale?
    [15:52:05] amatus dice:
    e non ama nemmeno l’amato
    [15:52:13] nautilus dice:
    neanche se è amato?
    [15:52:19] amatus dice:
    NO
    [15:52:26] nautilus dice:
    è contraddittorio
    [15:52:28] amatus dice:
    non ama nessun amato
    [15:52:44] amatus dice:
    certo è molto opponente
    [15:53:07] nautilus dice:
    suo figlio dunque è amato, ma non dal padre, che non ama
    nessuno
    [15:53:32] nautilus dice:
    amato invece è amante
    [15:53:34] amatus dice:
    è un figlio amato ma non dal padre dell’amato
    [15:53:48] nautilus dice:
    è amato dallo spirito santo?
    [15:54:11] amatus dice:
    amato sarebbe amato dallo spirito santo
    [15:54:19] nautilus dice:
    se…
    [15:54:28] amatus dice:
    ma lo spirito santo ne è geloso
    perk pensa che il vannini ami l’amato
    [15:55:02] nautilus dice:
    e quindi non ama l’amato
    [15:55:15] amatus dice:
    lo amerebbe
    [15:55:34] amatus dice:
    ma il condizionale è un modo molto strano
    [15:55:35] nautilus dice:
    che è amato perché crede di essere amato, ma in realtà è succube di intenzioni di contese
    quindi lo amerebbe, lo spirito santo, mentre Padre Nedo non lo amerebbe affatto
    [16:01:39] amatus dice:
    sto impazzendo…
    [16:01:44] nautilus dice:
    no, amatus
    [16:01:51] nautilus dice:
    te lo assicuro io sto diventando un altro
    [16:02:29] nautilus dice:
    potrebbe essere un buon segno, conosci questo altro te?
    [16:02:47] amatus dice:
    no non conosco più nessuno
    [16:02:55] nautilus dice:
    stai male?
    [16:02:58] amatus dice:
    perché aspetto alma blake
    [16:03:06] amatus dice:
    la voglio sgozzare
    [16:03:09] nautilus dice:
    alma blake?
    [16:03:13] nautilus dice:
    la donna del Vannini?
    [16:03:24] amatus dice:
    l’annunziata
    [16:03:45] amatus dice:
    credo che mi nasconderò dentro l’armadio
    [16:03:50] amatus dice:
    va sgozzata
    [16:03:56] nautilus dice:
    è colpa sua?
    [16:04:02] amatus dice:
    nedo in fondo ci cascherebbe
    [[16:04:32] nautilus dice:
    bisogna prevenire
    [16:04:46] amatus dice:
    credo che sia una cavalla di troia
    ha la pancia piena di trasciattucoli
    [16:05:09] nautilus dice:
    li vedevo
    [16:05:16] nautilus dice:
    tutti brulicanti come esche
    [16:05:34] amatus dice:
    infatti ESCONO
    [16:05:39] nautilus dice:
    che cadono passo dopo passo
    [16:05:51] nautilus dice:
    alcuni sono calpestati dagli zoccoli
    [16:05:57] nautilus dice:
    duri e impolverati
    [16:06:04] nautilus dice:
    brrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr
    [16:06:26] amatus dice:
    credo che l’ambulatorio abbia le ore contate
    [16:06:39] nautilus dice:
    quante?
    [16:06:48] amatus dice:
    non arriva a domani
    [16:07:03] nautilus dice:
    chiamami quando sta per cadere
    [16:07:25] amatus dice:
    poi il vannini ha manie suicide
    [16:07:33] nautilus dice:
    è già morto
    [16:07:39] nautilus dice:
    ricordatelo
    [16:07:54] amatus dice:
    quando si sente braccato da un’idea fissa in genere cerca di uccidersi
    [16:08:13] nautilus dice:
    abbiamo anche scritto sulla sua morte
    [16:08:17] nautilus dice:
    ricordi?
    [16:08:38] amatus dice:
    nn me lo ricordo ma sono molto preoccupato per la cavalla di troia
    [16:09:08] amatus dice:
    ho mandato molti sms per cercare di fermarla
    [16:09:48] amatus dice:
    ma il trash mi ha detto stai calmo non ti preoccupare se dà fastidio la tolgo io
    [16:09:52] nautilus dice:
    Purtroppo la notizia non è bella: il Vannini è deceduto stamani alle 6 circa nel reparto Rianimazione dell’Ospedale Versilia, dove era stato ricoverato in condizioni gravissime per avere ingerito 50 litri di Gasolio.
    I funerali si svolgeranno oggi stesso (data l’infiammabilità del feretro).

    [16:10:18] amatus dice:
    sì l’epitaffio lo scrissi io però
    [16:10:31] nautilus dice:
    Il dott. Nedo Vannini ci ha lasciati da un giorno. Pochi si sono accorti di lui, quasi nessuno. Ha vissuto nel suo monolocale senza bagno di Viareggio come uno straniero, forse perché era straniero dappertutto. Bazzicava solo in modesti blogoli o blogoli d’affitto. Lo ricordano coloro che lascia, i quattro o cinque pazienti, che continueranno la terapia con il lascito del dottore: un pennacchio di
    [16:10:46] nautilus dice:
    struzzo spennacchiato, un mucchietto di polvere e squame sul sellino del suo caro Landini del ?23. Lo salutano i sodali, i curati di una campagna rivendicata, coloro che amano la trattorizia.

    [16:10:55] amatus dice:
    questa invece non è scrittura mia
    [16:10:59] nautilus dice:
    no
    [16:11:20] amatus dice:
    beh c’è un po’ di differenza!
    [16:11:28] nautilus dice:
    certo
    [16:12:03] nautilus dice:
    è Tabucchi!
    [16:12:11] amatus dice:
    è un peccato che la mia scrittura non sia ecumenica e non si sparga su tutte le scritture del mondo santificandole
    [16:12:22] nautilus dice:
    è un peccato vero
    [16:12:36] nautilus dice:
    è l’epitaffio a Rapanella
    [16:13:20] amatus dice:
    allora io mi domando che sono nato a fare se mi viene impedito di spargermi dappertutto e di vivificare il mondo
    [16:13:32] nautilus dice:
    sta a te
    [16:13:39] nautilus dice:
    chi te lo impedisce?
    [16:15:16] amatus dice:
    non posso farlo perk mi viene negato l’accesso ai grandi megafoni scritturali
    [16:15:41] nautilus dice:
    le case editrici ben distribuite?
    [16:16:11] amatus dice:
    nooooo ho telefonato alla rai
    [16:16:17] nautilus dice:
    cosa ha detto?
    [16:16:24] amatus dice:
    nulla
    [16:16:39] amatus dice:
    ho sentito una specie di frinire
    [16:16:50] amatus dice:
    un rumore di fondo infinito
    [16:16:54] nautilus dice:
    sarà stato il cavallo di bronzo
    [16:17:01] amatus dice:
    l’ho ascoltato per giorni e giorni
    [16:17:03] amatus dice:
    per mesi
    [16:17:16] amatus dice:
    ma non sono riuscito a distinguere una parola
    [16:17:38] nautilus dice:
    perché hai chiamato?
    [16:17:56] amatus dice:
    perk volevo prendere il posto di enzo biagi
    [16:18:07] nautilus dice:
    ma nessuno ha parlato
    [16:18:15] amatus dice:
    no nessuno
    [16:18:17] nautilus dice:
    ma enzo biagi non aveva più posto
    [16:18:26] nautilus dice:
    solo alla sera tarda
    [16:18:35] nautilus dice:
    dovresti aspettare la morte di vespa
    [16:18:36] amatus dice:
    no c’era un piccolo posto scoperto
    [16:18:42] amatus dice:
    un postino
    [16:18:54] nautilus dice:
    la postina dell’amato
    [16:19:13] amatus dice:
    credo che vespa mi amerebbe molto
    [16:19:27] amatus dice:
    perk io parlo sempre di api
    [16:19:38] nautilus dice:
    andreste d’accordo
    [16:19:44] amatus dice:
    tutta la vita ho verseggiato sulle api
    [16:19:57] nautilus dice:
    non potrebbe far altro che amarti
    [16:20:20] amatus dice:
    sì poi lì per lì mi amano tutti
    [16:20:30] amatus dice:
    poi piano piano si staccano
    [16:20:33] nautilus dice:
    sei amato
    [16:20:37] amatus dice:
    non so perk succede
    [16:20:37] nautilus dice:
    e poi più
    [16:20:57] nautilus dice:
    non lo so
    [16:21:02] amatus dice:
    sì e poi più

    [16:21:33] amatus dice:
    vedrai che anche il vannini mi comincia a odiare
    [16:21:51] amatus dice:
    eppure mi accontento di una parte dell’armadio
    [16:21:54] amatus dice:
    nemmeno tutta
    [16:22:00] nautilus dice:
    una piccolina
    [16:22:03] nautilus dice:
    un postino
    [16:22:09] amatus dice:

    [16:22:29] amatus dice:
    anche perk il camicione del vannini è una cosa enorme

  18. Per alleviare la nausea di Alcor, sostituiamo l’ostico

    Se una cadente, tisica cavallerizza nell’arena venisse spinta dalla frusta spietata del suo capo a girare per mesi senza interruzione su un cavallo barcollante davanti a un pubblico instancabile frullando in groppa, lanciando baci, dondolando i fianchi, e se questo spettacolo sotto il rombio continuo dell’orchestra e dei ventilatori si protraesse in un grigio futuro all’infinito accompagnato dal battere smorzato e poi crescente delle mani, che propriamente sono magli a vapore –

    col canonico e fluido

    Se un’acrobata a cavallo, fragile, tisica venisse spinta per mesi interi senza interruzione in giro nel maneggio sopra un cavallo vacillante dinanzi a un pubblico instancabile da un direttore di circo spietato sempre colla frusta in mano, continuando a frullare sul cavallo, gettando baci, oscillando sulla vita, e se questo spettacolo proseguisse in mezzo al fracasso dell’orchestra e dei ventilatori nel grigio futuro che continua a spalancarsi sempre, accompagnato dall’applauso, che si estingue e poi torna ad ingrossare, di mani che son veri martelli a vapore –
    (tr. it. di Silvia Bartoli, Mondadori 1992)

  19. Ormai il Koupon è mio… ho la soluzione:

    Viktor Sklovskij, Viaggio sentimentale, Guanda 1991 (il titolo è tratto ovviamente da Verne)

  20. Sono perpesso… il Paghetta combina intuito e perizia filologica con voragini d’ebbra insipienza: “Viaggio sentimentale” è di Sterne, non di Verne!
    Comunque il coupon è suo (bibite a parte).

  21. Cadente suggerisce l’altezza pericolante (e siderale) della cavallerizza.

    Essere spinti da una frusta spietata è certo molto bello.
    Un conto è un banale direttore mosso da spietatezza umana o subumana, un conto una frusta che si anima di limpida cattiveria.

    Il cavallo non deve vacillare (cioè rischiare di cadere) ma semplicemente barcollare (cioè rollare) facendo vacillare la ballerina (stella cadente).

  22. Vannini, penso che alla base ci siano sensibilità diverse. Prenda ad es. “La maestrina degli operai”, scritto dal De Amicis nel 1892: la vicenda ha per protagonista una specie di Franti cresciuto, il Moroni, giovane operaio della cintura torinese, innamorato a suo modo della ventiquattrenne maestra delle scuole serali, debole e inconsapevolmente seducente, inorridita dalla scoperta di essere guardata con concupiscenza dagli allievi, quasi tutti uomini fatti, e in particolare da quello sventurato, di cui ha orrore e pietà ad un tempo. E lo confronti poi con la sceneggiatura che ne trasse nel 1918 Majakovskij per il film “La signorina e il teppista” (regia di Slavinskj), dove Majakovskij stesso è nella parte del protagonista. Bene, noterà la stessa differenza che tra la Bartoli e il Vangelista, o tra la c dolce della prima e il c duro del secondo (e comunque, per sentire l’allitterazione iniziale del ca ci vuole un orecchio allenato allo ska). Non so se con ciò ho sconfinato nella psichiatria: del caso, mi perdoni.

  23. Un conto è la sensibilità e un conto è la resa.
    Il Vannini ha ragione (d’altronde ha SEMPRE ragione, questa è la sua spinetta nel fianco): non c’è partita tra un nerbo frustante e un direttore frustrante.
    Poi bisognerebbe conoscere la lettera.
    Tra le due c’è un terzo che gode? Vogliamo altre prove. Colleoni come tradirebbe? E Pocar che farebbe?

  24. VENERDI’ 15 FEBBRAIO

    – ore 19,30: Aperitivo inaugurale al Castello di Solza con letture di Giampiero Neri e Valentino Ronchi (accompagnati dalla “Musica da cucina” di Fabio Bonelli.
    – ore 21,00 – Cena all’agriturismo “Gavardo” in Villa d’Adda (BG): “Cascina ristrutturata ex convento del 1600, immersa nel verde nella parte collinare di Villa d’Adda. Ideale per vivere a contatto con la natura” con le finaliste ex-equo Elisa Biagini e Lina Salvi.

    Menù:

    – Risotto con funghi porcini e verdure (ricetta Artusi)
    – Casoncelli alla bergamasca
    – Bocconcini di cinghiale ai funghi porcini
    – Polenta
    – Patate al forno
    – Torta casalinga al limone o gelato
    – Vini dell’azienda agricola villadaddese Rossera
    – Caffè e limoncello

    VENERDI’ 29 FEBBRAIO

    – ore 19,30: Aperitivo al Castello di Solza con letture di Alberto Casiraghy e Marco Molinari.

    SABATO 15 MARZO

    – ore 19,30: Aperitivo al Castello di Solza con letture di Roberto Amato e Dario Borso.
    – ore 21.00: Cena al Castello di Solza con le finaliste Vivian Lamarque e Livia Candiani (con Gianni Mimmo ai sassofoni) e inaugurazione della mostra d’arte παρα20 di P. Dorigatti, L. Ragozzino, I. Bressan, L. Sturla.

    Menù:

    – Minestrone tiepido alle verze (ricetta Baghetta)
    – Grigliata mista
    – Polenta
    – Torte miste
    – Caffè e ammazzacaffè

    COME RAGGIUNGERE IL CASTELLO B. COLLEONI –> AutostradaA4: uscita Capriate, direzione Calusco d’Adda, dopo 8 km circa c’è Solza.

  25. Memoria
    non è peccato finché giova. Dopo
    è letargo di talpe, abiezione
    che funghisce su sé…

    Che senso aveva quella nuova
    palta? e il respirare altre ed eguali
    zaffate? e il vorticare sopra zattere
    di sterco? ed era sole quella sudicia
    esca di scolaticcio sui fumaioli,
    erano uomini forse,
    veri uomini vivi
    i formiconi degli approdi?

  26. Vede Colleoni, lo sa benissimo che Vangelisti è un mio vecchio paziente (non del tutto guarito). E dunque mi permetta di essere, come dire?, un po’ di parte.
    Come sanno benissimo gli amici (e pazienti) del Baghetta, io non mi intendo affatto di letteratura (sono, come si sa, neuropsichiatra dilettante e paleotrattorologo amatoriale), però le semplici osservazioni che ho fatto sul testo kafkiano mi sembrano lapalissiane. Chi conosce anche superficialmente (come me)l’opera del grande praghese dalle orecchie a vela, sa benissimo che lui aveva il pallino delle fruste automatiche e degli erpici scuoiativi. Dunque, senza far torto alla signora Bartoli, posso dire che la versione del mio paziente è molto più vicina alla ben nota durezza di Kafka (nomen omen).
    Insomma Colleoni, invece di divagare con De Amicis si rilegga la mia piccola nota critica, e faccia, se è il caso, delle osservazioni pertinenti e costruttive.
    Detto questo le consiglio di passare dal mio ambulatorio.
    La domenica visito gratis.

  27. Egregio, si dà il caso (omen cognomen) che pur io abbia il c duro (come del resto tutti i formiconi), ed anzi, a dirla tutta, ne abbia come Viktor Sklovskij addirittura 3. Fu per il terzo appunto che venni tempo fa in ambulatorio, donde mi dirottò dal vet. Ilario De Becchis, cui cascarono le braccia. Dovrei ora tornar domani da Lei, per un gioco crudele dell’oca?

  28. Paghetta farà pure a meno del suo ingresso gratuito al Baghetta. Lo cediamo con vero piacere al Sig. Biondillo, che ringraziamo per averci ospitato quaggiù.

    __________

    Aleksandr Blok, dal suo taccuino del 1908 (un secolo esatto fa):

    *I figli del nostro secolo, o almeno i più sensibili, sono insidiati da una malattia sconosciuta ai medici. Questa malattia è affine ai mali spirituali e può essere chiamata ‘ironia’. Si manifesta attraverso crisi di riso spossante, che cominciano con un sorriso provocatorio, canzonatorio, e degenerano in violente imprecazioni. Agli altri piace ridere insieme a questi ‘malati d’ironia’, ma non credono in loro… Non badate al nostro riso! Cogliete piuttosto il dolore che c’è dietro. Non credete a nessuno di noi. Credete a ciò che sta dietro a noi.*

  29. Gentilissimo dottor Biondillo, un mio paziente mi fa sapere che il nostro sbrodolio in codesta Nazione è cosa poco gradita.
    Le chiedo scusa anche a nome dei miei fanciulleschi pazienti. Sa, la psichiatria è una scienza talmente lugubre che viene voglia di giocare anche nei blogoli degli altri, pensando che le stanze siano grandissime (quasi infinite) e che lo spazio occupato (da noi) sia del tutto trascurabile.
    Vede, dottore, io non voglio difendere il Colleoni. Lo so meglio di lei che è stato in manicomio. Lo so benissimo che è un Incurabile. Potrei snocciolarle qui tutta la sua cartella clinica, se non avessi la bifida lingua legata dal segreto professionale. L’ho avuto in cura 15 anni il Colleoni. Ebbene non sono mai riuscito ad ottenere nemmeno la più tiepida remissione del male. PERO’, bisogna ammettere che il dibattito sul piccolo testo kafkiano era interessante. NO?

    Ma le rinnovo le mie scuse. Cercherò di non intromettermi più, nemmeno se (come in questo caso) il Colleoni mi telefona tutto agitato nel cuore della notte e mi prega di intervenire.

    Dottor Nedo Vannini Psichiatra

  30. “PERO’, bisogna ammettere che il dibattito sul piccolo testo kafkiano era interessante. NO?”

    No.

  31. NO! NO! e NO! lo griderò finché avrò gas nel mantice, e non c’entrano qui i diritti del malato: SONO SANO SONO SANO SONO SANO (a parte il problemino pr cui malauguratamente sono capitato, una domenica, dal Vannini. Lo ammetto, ho 2 c dolci e un c 1 duro, e questo terzo fa problema. Fino ad allora me lo avevano trattato come ciste, ossia come un c dolce al par degli altri 2: Vannini mi tenne in sospeso qualche annetto senza pronunciarsi, e infine mi spedì dal De Vecchis che alla vista esclamò: orca che orchite! E così, dopo anni di c dolce, mi ritrovo nuovamente col c duro! Stesso discorso per vacillante/barcollante: dolce o duro? L’unica certezza è che il pezzo dell’orchestra kafkiana è uno ska dei Madness).

  32. La ringrazio dottor Biondillo per quel suo “no”, non saprei dire se crucciato o semplicemente esaustivo, che (comunque) taglia la testa allo psichiatra, o, per meglio dire, butta nel water lo psichiatra dal camice candido insieme al paziente moccioso e impataccato. Dicevo che la ringrazio perché la sua chiarezza, sia pure brachilogico-ermetica, mi rasserena. Una sillaba pura in questo mondo di sbrodoloni non è cosa da poco.
    In effetti pretendere che qualcuno si interessi a un testo minore (eppure notissimo) di Kafka è, come dire?, un microdelirio. Anche le novità che la versione di Vangelisti (secondo alcuni) introduce sono ben poca cosa in confronto… in confronto?
    Ecco, mi perdoni Biondillo se non trovo l’altro termine del confronto. È che l’ambulatorio mi sfinisce e in realtà, per svagarmi, mi sarebbe piaciuto dialogare un po’ con lei. Vede, io non sono un uomo confuso come sembro. Non sono nemmeno sconfuso, però, a volte un po’ di conversazione normale mi riesce.
    Consideri che passo la vita in un ambulatorio che sembra una stia. Consideri che i pazienti (tipo il Colleoni) mi assillano con le loro idee stereotipate e odiosamente infantili.
    Insomma, avevo detto che la ringrazio per quel suo “no” ghigliottinesco. E invece no: ci sono rimasto male.

    Nedo Vannini

  33. La vedo male: quando Vannini ci rimane male, so per esperienza diretta che tira fuori dall’armadio la sua collezione di trattorini di pelouche e comincia a trafiggerli uno ad uno con certe spille…

  34. Il “Vocabolario della Crusca” mi dà:

    *barcollare* = sbandare di qua e di là per un peso al collo (fase precedente al tracollare)
    *vacillare* = procedere a stento con l’aiuto di un bacillum/bastone (da cui poi imbecillus).

    Ergo la Kruska dà ragione a Cafca.

  35. @ Mauro. Quest’anno il Premio non sarà il rifornimento di baghette per un anno, intanto posso dirti questo. Sarà qualcosa che riguarda la poesia in senso stretto, qualcosa di speciale…

  36. Su http://www.baghetta2.splinder.com c’è tutto, classifica compresa.
    Comunque, solo perché è fico, la riporto per l’utente che sopra lo ha rischiesto.

    I 113 (centotredici!) giurati telematici, che ringraziamo vivamente, hanno deciso così:

    Lamarque 62

    Candiani 52

    Fabi 35

    Biagini 25

    Salvi 24

    Molinari 19

    Lamarque e Candiani passano di diritto, Biagini e Salvi ex-equo in grazia del voto del Collegio Colleonico.
    Molinari sarà presente il 29 febbraio per un aperitivo con letture, lui e Alberto Casiraghy.

  37. Un passato per una finalista PARTE 1:

    “Non un altro amore
    ma un senza guadagno
    sperdimento strade a raggera
    da un centro di vertiginoso vuoto
    mi lascio conquistare
    pezzo per pezzo
    come una terra estranea
    da un senza intenzione
    casuale esercito di sfuocata
    gentilezza, guardami gatto
    nemmeno io ho paura
    dell’estate sotto la pelliccia
    della mia pelle ferita
    ricucita ferita.”

    giugno 96

    Altro:
    https://www.nazioneindiana.com/2005/08/03/io-con-vestito-leggero/

  38. Un passato per un’altra finalista

    A VACANZA CONCLUSA
    A vacanza conclusa dal treno vedere
    chi ancora sulla spiaggia gioca si bagna
    la loro vacanza non è ancora finita:
    sarà così sarà così lasciare la vita?

    PS.: Siamo poeti
    vogliateci bene da vivi di più
    da morti di meno
    che tanto non lo sapremo.

    Altro:
    http://www.italian-poetry.org/lamarque.htm:

  39. Noter de Berghem, de Berghem de sura
    alla finestra, alla finestra…
    Noter de Berghem, de Berghem de sura
    alla finestra ghe dis “ol balcùn”.

    Ritornello:
    E che l’è la me ca che,
    e che comande me che,
    òi saì chi à e chi è che,
    òi saì chi à e chi è che, (2 volte)
    so me ‘l padrù.

    Noter de Berghem, de Berghem de sura
    a la furcheta, a la furcheta…
    Noter de Berghem, de Berghem de sura
    a la furcheta ghe dis “ol pirù”.

    Ritornello

    Noter de Berghem, de Berghem de sura
    a l’urinari, a l’urinari…
    Noter de Berghem, de Berghem, de sura
    a l’urinari ghe dis “ol bocàl”.

    Ritornello

    Noter de Berghem, de Berghem de sura
    a la morosa, a la morosa…
    Noter de Berghem, de Berghem de sura
    a la morosa ghe gratum “ol firù”.

    CANZONE POPOLARE BERGAMASCA

  40. Quando sarèm a Solza
    vi manderèm a dire
    come sarèm vestì…
    E le baghette bianche,
    i pantalon turchin…
    E la camicia rossa,
    siamo garibaldin.
    Napoleon fa l’oste,
    Garibaldi il camerier…
    e la regina della Francia
    ghe lava i sò biccer.

  41. @ solventeperanimali. Si riappacifichi col mondo. Colga l’opportunità di queste notti che scaldano a colpi di phon per evadere dal freddo inverno del Suo cuore. Immagini di essere nel salone di un parrucchiere ecumenico, non ci sarebbe lo spazio per quelle brutte parole.

    ___________________________________

    Cesare Garboli, MADRIGALI PER L’INVERNO

    (dedicata a L. Salvi, al suo “abitare l’imperfetto”, per rimanere IT)

    III

    Oh che storie dolorose
    mi racconto all’imperfetto!
    Detto t’amo, è già volato
    quell’istante in cui l’ho detto.
    Ma quel vago t’amo il vento
    lo carezza sopra il mare,
    fugge, vola, corre, è fermo:
    custodito dentro il tempo,
    legna e brace dell’inverno.
    E’ il mio tempo, è il solo stile
    imperfetto dell’eterno.

  42. all’animaleinsolvente il passo di un classico:

    Baghette e pappette
    E bumbulette e scarpette
    E piatte i fatte re fatte
    E canotte e basket
    E break-bit e chil e shit
    E chiatte mulatte
    E nire rinde e viche stritte

  43. No, ma non mi dire, vuol forse il destino
    che la Serenissima metta il suo zampino?

    Venezia contro Solza!
    Scelta difficile, scelta quasi obbligata…
    Povera Solza, pure il Colleoni si dimenticò di Lei…

  44. Con stupore, mi accorgo che le informazioni su Solza, il piccolo paese che ha dato i natali a Bartolomeo Colleoni, sono aumentate a vista d’occhio.
    Da Wikipedia copio e incollo quanto segue:

    SOLZA. I primi insediamenti stabili di una certa consistenza presenti sul territorio comunale risalgono all’epoca romana, quando nelle vicinanze era posta un’importante via di comunicazione utilizzata sia in ambito militare che in quello commerciale.
    Si pensa inoltre che in tale periodo il paese fosse inserito nel pagus fortunensis, al pari degli altri borghi dell’isola.
    Nei secoli successivi il territorio venne inserito dai Franchi nel Sacro Romano Impero, i cui reggenti instaurarono il feudalesimo.
    Si pensa che il toponimo trovi origine in quegli anni e possa derivare direttamente dalla famiglia dei Solza, di stirpe germanica e discendente dell’imperatore. Altre teorie, meno accreditate, vorrebbero far derivare il nome da solsa e solsole, indicanti un territorio con presenza di acque ad alto grado di salinità.
    Tuttavia per aspettare il primo documento che attesti con certezza l’esistenza del borgo, bisogna aspettare fino al 1068, quando Solza, menzionato come castrum, e venne inizialmente affidato alla gestione del vescovo di Bergamo.
    Successivamente venne quindi interessato dalle lotte tra le fazioni guelfe e ghibelline, che imperversarono in tutta la provincia bergamasca.
    Numerosi furono gli attacchi esterni, dovuti per lo più alla vicinanza con la roccaforte di Trezzo sull’Adda. In tal senso imponente fu la devastazione compiuta da Bernabò Visconti nel 1377, che colpì anche il vicino borgo di Medolago, uccidendo sessanta persone e dando luogo ad un incendio dalle vaste proporzioni, in cui venne distrutta anche la chiesa parrocchiale di San Giorgio.
    In tal senso sul territorio comunale sorsero numerose fortificazioni difensive, tra cui anche un castello, di proprietà della famiglia Colleoni. Proprio nel maniero, di cui attualmente si può ammirare parte della struttura, nacque il famoso condottiero Bartolomeo Colleoni, a cui il borgo di Solza legò i propri momenti di maggior splendore.
    La situazione ritornò alla tranquillità a partire dal 1427 quando, unitamente al resto della provincia bergamasca, venne posto sotto il dominio della Repubblica di Venezia, la quale emanò una serie di provvedimenti volti a migliorare la situazione sociale ed economica.
    Inoltre il borgo fu nuovamente infeudato dalla Serenissima alla famiglia Colleoni, che vi mantenne la residenza a lungo.
    Da quel momento pochi furono gli avvenimenti degni di nota per il paese, che seguì le sorti del resto della provincia, passando alla Repubblica Cisalpina nel 1797, al Regno Lombardo-Veneto nel 1815, ed infine al neonato Regno d’Italia nel 1859, con il quale ottenne anche l’autonomia amministrativa.
    Tale autonomia venne revocata nel 1927 quando venne accorpato al vicino comune di Medolago, assumendo il nome di Riviera d’Adda, con sede comunale posta nel paese. Soltanto nel 1970 i due paesi riacquisirono la sospirata autonomia.

    Da wikipedia.it

  45. […]Il castello di Solza appare come un volume a pianta quadrilatera, disposto sul falsopiano che si affaccia all’alveo dell’Adda, circondato dal tessuto edilizio del borgo, ma, da questo, indipendente e isolato. Il complesso si compone dei resti di una torre e di una cinta muraria, che racchiude una corte sulla quale si aprono alcuni fabbricati. Benché non ne rimanga in vista alcuna sua parte, il basamento a scarpa e alcuni sondaggi, eseguiti in prossimità dello spigolo sud-ovest, lasciano intendere la presenza di un fossato difensivo lungo l’intero perimetro del castello. La cinta muraria ha mantenuto le medesime caratteristiche costruttive che presentava in origine, a eccezione del fronte ovest e di parte dei fronti nord e sud, lungo i quali è stata ridotta di altezza, in occasione della riconversione della rocca a usi abitativi e contadini. Sulla sommità della cinta muraria, per lunghi tratti, si legge ancora una teoria di merli, opera successiva al primo impianto, in parte tamponati in occasione della trasformazione del complesso in un edificio residenziale.
    Si accede al castello dal lato ovest, per mezzo di una rampa inclinata, ricavata dal rinterro del sedime del fossato. Attraverso un portale in pietra squadrata, che conserva negli stipiti interni le sedi per l’alloggiamento del ponte levatoio e ai cui lati sono presenti due feritoie con spalle e architrave in blocchi di pietra arenaria, si accede alla corte interna. Lo spiazzo, disposto in leggera pendenza lungo l’asse est-ovest, era in terra battuta prima dell’intervento di recupero, mentre, ora, è pavimentato in pietra arenaria. I corpi edificati all’interno della rocca sono addossati alla parete ovest e a porzioni significative delle pareti sud e nord della cinta muraria. Sul lato sud si trova ciò che resta della torre di guardia. […]

    Tratto da: Gualtiero Oberti – Il Castello di Solza

  46. Dopo lunghe trattative possiamo comunicare il vero Programma Definitivo :

    VENERDI’ 15 FEBBRAIO

    – ore 19,30: Aperitivo inaugurale al Castello di Solza con letture di Giampiero Neri e Valentino Ronchi (accompagnati dalla “Musica da cucina” di Fabio Bonelli.
    – ore 21,00 – Cena all’agriturismo “Gavardo” in Villa d’Adda (BG): “Cascina ristrutturata ex convento del 1600, immersa nel verde nella parte collinare di Villa d’Adda. Ideale per vivere a contatto con la natura” con le finaliste ex-equo Elisa Biagini e Lina Salvi.

    Menù:

    – Risotto con funghi porcini e verdure (ricetta Artusi)
    – Casoncelli alla bergamasca
    – Bocconcini di cinghiale ai funghi porcini
    – Polenta
    – Patate al forno
    – Torta casalinga al limone o gelato
    – Vini dell’azienda agricola villadaddese Rossera
    – Caffè e limoncello

    VENERDI’ 29 FEBBRAIO

    – ore 19,30: Aperitivo al Castello di Solza con letture di Alberto Casiraghy e Marco Molinari.

    GIOVEDI’ 6 MARZO

    – ore 20,30: Aperitivo e cena al Castello di Solza con le finaliste Vivian Lamarque e Livia Candiani

    Menù:

    – Minestrone tiepido alle verze (ricetta Baghetta)
    – Grigliata mista
    – Polenta
    – Torte miste
    – Vino “Rosso del Veneto” delle cantine Vignalta
    – Caffè e ammazzacaffè

    VENERDI’ 14 MARZO

    – ore 19.30: Aperitivo finale al Castello di Solza con letture di Roberto Amato e Dario Borso, e inaugurazione della mostra d’arte παρα20 di P. Dorigatti, L. Ragozzino, I. Bressan, L. Sturla.

    COME RAGGIUNGERE IL CASTELLO B. COLLEONI –> AutostradaA4: uscita Capriate, direzione Calusco d’Adda, dopo 8 km circa c’è Solza.

  47. Gentile Dott. Biondillo,
    io non capisco perché non mi trova degno di risposta. Le avevo detto che ci ero rimasto male per quel suo NO così decapitante e mi aspettavo che ci ripensasse un pochino. Davvero non capisco perché mi detesta con tanta assolutezza. Sono assolutamente odioso? Mi trova irriverente? Ritiene che la mia sgangherata epifania faccia traballare l’integrità morale della sua Nazione?
    Pensa che sia il viscido scudiero del bandito db?
    Per dovere di cronaca le ripeto che sono stato per una ventina d’anni il suo (del db) psichiatra. Le ripeto che lui (il db) era un caso inguaribile di personalità multipla di matrice kierkegaardiana.
    Insomma, mi auguro che lei ci ripensi…

    dott. Nedo Vannini

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gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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