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A gamba tesa: sotto il grembiule niente!

mercoledì 02 luglio 2008
In sede di Commissione cultura viene proposta la reintroduzione del grembiule nelle scuole. Per il ministro Mariastella Gelmini è una soluzione da prendere seriamente in considerazione.

di
Francesco Forlani

L’ho cercato dappertutto stamattina. In ogni angolo della casa, della mente, del palazzo, della città che non è la mia, ma poi che importa! Con lo scudetto sul braccio, no, solo coi tre bottoncini argentei, maschi, che hanno visto solo per pochi attimi quelli femmine del distintivo tricolore. Azzurro, celestino, squadra Sant’Agostino, Francesco Keller, blu scuro, Suore Riparatrici, Alfonzo Valentino, nero della De Ámicis, Giampo Brancaccio. Ho perfino chiesto alla vicina se potevo dare un’occhiata da lei, visto che il mio monolocale non offriva una superficie, all’altezza della recherche. E così mi sono imbattuto in qualche Fiesta, un po’ ammaccata, una coccarda – ma la davano soltanto al capoclasse – una tuta operaia – ma era solo per la classe -, e quando sono andato via mi ha regalato un ovetto kinder. E allora l’ho scartocciato, ho strangolato con le mie mani uno della lega antiabortista che s’era nascosto lì dentro e ho provato ad aprire l’ovulo. Sorpresa!

Lui/Esso- non c’era, ma una quantità industriale di quaderni a righe, da prima, terza e quinta elementare, a quadretti, minuti o massimi, con la copertina plastificata, cartonata, c’era perfino zia Rosetta, della cartoleria di Corso Giannone, negozio invaso da goniometri come cavallette.

Un po’ meglio mi è andata dalla dirimpettaia, perché almeno lì ho trovato la divisa della Nunziatella, l’ho indossata che ancora mi andava e mi faceva piacere perché ad Andrea Inglese non gli sarebbe più andata e mi sono ricordato di Nietzsche che scrisse: una cosa sono le divise, un’altra le uniformi, e che cazzo! Le uniformi hanno idee uniformi, le divise, no. Affranto sono tornato a casa e mi è sembrata diversa grazie al nuovo quadro di Tommaso Cascella che avevo spostato dalla parete di destra a quella di sinistra e ho ripreso a cercare. C’erano le cartelle, cioè una più grande che, come una matrioska, conteneva tutte le altre. Pesantissime le nostre cartelle mica come quelle di oggi, e per questo ci davano pochi libri, buoni libro, cattivi libri.

Sotto il Futon c’era invece la cravatta del primo giorno di lavoro e quella dell’ultimo, le scarpe da cantiere e quelle da cantante, le scarpette a sei tacchetti e una, la sinistra a dodici. Gli omogeneizzati uniformi e quelli divisi, un esemplare di Bomba in tazza della Miralanza, (latte, uovo sbattuto, zucchero e Ovomaltina), Plasmon, Be-total, la Signora Cardelli, Suor Mercedes, i registri, un registratore di cassa, la torcia olimpica, Torino 2006, cose, le uniche rimaste come avatar dei mille lavori fatti, 10, 100, 1000, 10000 bigliettini da visita, altisonanti, mooolto grafici, PH neutro, saponette di Marsiglia.
Ho smesso di cercare che era da poco passata mezzanotte. Come farò domani? Cosa dovrò inventarmi al suono della campanella? Dove sarà finito mai il libretto delle assenze?

No, meglio un appello da mettere su Nazione Indiana.
AAA Grembiulino cercasi
Risponderanno?

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28 Commenti

  1. A me sembra evidente la disapprovazione. Condita con un po’ di sana ironia.
    Mi associo.
    Come tutti i totalitarismi, anche la versione destrignaccola del neoliberismo, se non fosse una tragedia, sarebbe perfettamente RIDICOLA.
    E, per dirla con falcone (che sarei io),…

    MA IL FASCISMO, comunque si travesta, NON PASSERA’!

  2. L’ultimo grembiule che ho indossato e’ stato oggi in laboratorio: cuocevo acciaio, tenevo gli occhialoni antiscintille e due bei guantoni blu. Sig. effeeffe, chiedo a lei (chieda lei al sig. Friedrich): e’ una divisa o un’uniforme? Avevo pure il compasso.

  3. ce l’aveva il piccolo chimico?
    effeffe
    ps
    Friedrich mi ha risposto con due mms che le inoltro:

    cotesta è unA DIVISA

    cotesta è un’ UNIFORME

    F.N.
    Mi saluti Biondillo, eh!

  4. Andavo in una scuola -asilo ed elementari- in cui tutti i bambini dovevano indossare un grembiule a quadretti, ciascuno del colore che preferiva e assolutamente non di colore uniforme, A QUADRETTI, appunto; iin questa scuola a osservare i bambini nel giardino che giocano, sono una bella macchia di colore che ‘corre di qua e di là’; tra l’altro non si sporcano i vestiti, e alla montessori non si fa altro che dipingere, scrivere, coloroare, stare con le mani nell’acqua… Invece non lontano da casa mia c’è un’altra scuola in cui i bambini indossano e da sempre il grembiule blu e le bimbe il grembiule bianco, rigorosissimi; come a dire: tu maschio Blu; tu femmina bianco. Ecco questo non piace, no. Sembra una sorta di catalogazione e fa molto divisa.

    baci mon chèr effeffe,
    ton petit souvenir de rome,i.

  5. grembiulino blu con fiocco colletto moscio, mentre i compagni scuola hanno quello duro, inamidato, forse di plastica, forse il loro fiocco è sintetico perché troppo espanso, orgolgioso, autonomo, coi pantaloni cortie il gembiule sembriamo femmine, il maestro Proia che sicuramente adesso brucia meritatamente all’inferno quandi gli gira, quando non gli va di salirci sui piedi, oppure si stanca di sollevarci da terra afferrandoci per la testa, ci solleva il grembiule da dietro, davanti a tutti e con voce lagnosa dice: pannucce, pannucce.
    c’è in giro questa meravigliosa tensione, questo spasmo culturale de massa per un ritorno agli anni Cinquanta, alla puzza di minestra, alla restaurazione dell’autorità in quanto tale: quello che non hanno mai digerito non è il Sessantotto, ma i primi Sessanta, il fatto che ci toccavamo senza chiedere il loro permesso…

  6. L’odiato grembiule nero delle superiori sparì fortunatamente nei sussulti dei primi anni ’70, feci in tempo a liberarmene prima di finire il liceo in zoccoli neri e gonnellona a fiori. Ma un ricordo molto divertente è legato all’orrendo grembiule nero: una quinta liceo scientifico del Liceo Statale Galileo Galilei di Napoli, un’ora di buco, come ammazzare il tempo? Uno dei ragazzi ha un’idea: mette un banco sulla cattedra, si fa dare gli orridi grembiuli dalle compagne, ne fa un mantello tenuto insieme dai bottoni e inizia a raccontare il film che ha visto il giorno prima al cinema con grande enfasi. Lo schiamazzo conseguente richiama l’attenzione dell’insegnante di matematica della classe a fianco, un professore terribile nonchè vicepreside. Si spalanca la porta, il prof guarda la platea, poi solleva lo sguardo, vede il narratore e gli chiede:” E tu chi sei?” e lui, senza scomporsi, avvolgendosi il mantello intorno al corpo risponde con un ghigno:”Io sono Lawrence d’Arabia!” La classe viene sospesa per tre giorni!

  7. @Tash tu minimo minimo ci avevi un grembiulone. Alto come sei a metà strada tra Garrone e Gigantecipensoio…
    effeffe
    @ Irene
    pensavo che il film fosse belfagor
    @marco
    e allora com’era il tuo grembiulino personalizzato?
    @ veronique
    me lo puoi spedire il tuo? Unisex no?
    @Isa
    :-)
    @GiusCo
    Il compagno Nietzsche mi ha chiesto perché non rispondi…
    @sergio falcone
    uniforme o divisa?
    effeffe

  8. ff: rispondo a cosa? il piccolo chimico? ho portato i saluti al biondillo nell’altro blog, prima che ci scordiamo… tu portali a federico, si riguardi!

    piccolo chimico mai avuto! solo matita e gommino e scatoletta di pennerelli (12, con 24 facevo un manicomio ma ero una schiappa)………. il grembiulino mi sarebbe servito per la luiss: il mio sistema scuola mi ha cresciuto per mandarmi dal sior guidino e poi l’ho sderenato scegliendo tutt’altro…. bella riconoscenza, che delusione! Col senno di poi: ma come ca**o si fa a crescere un adolescente inoculandogli il mito della luisssss? Misteri della scuola italiana.

    La tenaglia di ieri in laboratorio era il doppio di quella del sior cipputi!

  9. In terza media noi ragazzine eravamo già così maliziose che per strada tenevamo il grembiule nero aperto, per far vedere come eravamo vestite sotto: jeans e magliette Fiorucci attillatissime. Poi si entrava a scuola e ci abbottonavamo.
    Poi c’era la ricreazione e con tutti i ragazzi fuori dal cancello coi Caballero, eravamo di nuovo slacciate.Fu l’ultimo anno dell’odioso grembiule.

    Ma vorrei spezzare una lancia a favore. In particolare mi riferisco ad un effetto “democratico” del grembiule quantomeno alle elementari. Me l’ha recentemente spiegato un amico professore, che mi ha fatto notare come sia oggi insostenibile per alcune famiglie competere con altre famiglie più ricche che si possono permettere di cambiare abito ai propri figlioli tutti i giorni. La competizione commerciale tra i piccoli è spietata. Sotto un grembiule, un bambino può mettersi lo stesso vestito due giorni di seguito senza doversi “vergognare” col compagnetto.

  10. effeeffe io un grembiulino o come dice mia donna grembialino potrei procurartelo e ovviamente procurarne uno anche a me. lo vorrei nero ché alle scuole elementari e alle scuole medie lo portavo bianco e mi dava molto molto fastidio. forse pensavo che mi sbattesse come si dice. senza sapere che esisteva una espressione siffatta. non so non so.
    adesso farò la reazionaria che sono. io non trovo sbagliatissimo il grembiule. nella misura in cui visto che non siamo (non sono?) più in grado di far sentire gli (i miei?) studenti così meravigliati e curiosi davanti a cose e fatti perchè statisticamente distratti dall’ampiezza dell’elastico delle mutande o dal brand dei jeans o dal colore delle maniche di camicia allora forse il tentativo di uniformare tutti sotto un unico vessillo potrebbe essere una idea. forse non la soluzione, forse parziale. chi sa. poi esistono le uniformi, le divise (molto belli gli mms!!) e anche i vessilli. quelle bandiere sotto quale accomunare fatti e cose e persone. o semplicemente esiste quel gioco, da bambini, dove c’era uno che teneva una mano a mezz’aria e tutti gli altri con l’indice sotto per fare una conta. contiamoci france’ e vediamo se uno stupido grembiule serve a smuovere qualcosa in questa carneficina della scuola italiana. un palliativo grembiule. mah.
    :-)

  11. però poi quello ti spara che so delle nike da duemila euro mentre il nostro schiatterà (e farà schiattare) per le sue Mecap comprate alla standa. Io sono per il grembiule, sia ben chiaro, però con le infradito…
    effeffe
    ps
    dimentichiamo poi che la scuola è il regno della crudeltà per eccellenza. il bambino brutto soffrirà vis à vis di quello bello, il povero di fronte al ricco, la ragazza con le tette per quella “armoniosa”, quello bravo subirà e farà subire le peggio cose a quello ciuccio ma svicio. E quando il bimbo ricco farà i compiti da quello povero, la famiglia di quest’ultimo che fa, per evitare l’imbarazzo di quello di fronte alla propria povertà? si farà prestare un appartamento da un parente ricco? Io sono contro la democrazia come presa per il culo, che come si sa, è l’ideologia (la presa per il culo) dei piccoli.

  12. @Chiara
    ho sempre invidiato quelli che come te potevano “marinare” la scuola. Infatti quando “squagliavate” ve ne andavate al mare. Noi si faceva filone, perché si passava quel tempo nelle salumerie…

    Qualche tempo fa un amico (mio fratello) mi spiegò una cosa a cui non avevo mai fatto caso. Tra le mie idiosincrasie devo infatti citare l’avarizia come il peggiore dei mai possibili. Non ho amici tirchi…E faccio parte di quelli che non controllano gli scontrini nei supermercati, né i conti dei ristoranti – le persone affette da tirchieria invece si sa che vivono nel convincimento che comunque vada si tenterà di fregarti- e al ristorante sono per il pagamento alla napoletana: si divide il totale per il numero di persone presenti. Insomma sono sempre stato restio al pagamento alla romana – ognuno si paghi quello che ha preso- perché in qualche modo spezzava l’unità della tavola in nome di un monadismo (parola veneta) liberal. Ebben, mio fratello mi faceva notare che invece il pagamento “alla romana” permetteva a chi non avesse tanti mezzi di seguire comunque la compagnia regolandosi sulle proprie tasche.
    Morale della favola:
    è meglio una democrazia apparente in cui i più sfigati sono messi da parte – chi non se lo può permettere non verrà al ristorante- o una democrazia comunista dandy in cui si fanno delle mega cene nelle case di tutti?
    Nelle scuole bisogna preparare i bambini alle ingiustizie della vita, in questo caso le differenze di classe. Una mano potrebbero darla i maestri.
    Come? Bocciando i figli dei ricchi!!

    effeffe

  13. Confesso di essere anch’io come effeffe, come si dice a Napoli non ho mai fatto, per esempio, la “cazzimma” sulle sigarette e quando fumavo mettevo il pacchetto sul tavolo e si fumava tutti finchè c’erano sigarette. In effetti il problema sollevato circa la democrazia è più serio di quanto sembri e apparentemente insolubile. La crudeltà dei bambini è leggendaria nel rilevare difetti fisici e anche mancanze, come dire, di immagine: ricordo ancora, sempre nei lontani tempi della mia infanzia, la mia più cara amica che veniva crudelmente presa in giro perchè invece della Barbie originale aveva una bambola che si chiamava Cindy e che secondo me, che possedevo una Barbie che non amavo regalatami da mio padre per la serie “senso di colpa da genitore separato e assente”, era molto più carina, meno gelida. Purtroppo anche molti maestri oggi sono loro stessi vittime della logica imperante dell’apparire e danno per primi esempi non proprio fulgidi di democrazia presentandosi con capi strafirmati e via dicendo. Non è il grembiule in sè che non va, in fondo se vai a giocare a pallone ti metti maglietta e pantaloncini e, anzi, quella divisa ti fa sentire più vicino al tuo idolo. Quello che non va è la mancanza di una visione comune e allargata delle cose; per esempio, esiste un concetto più o meno universale di ingiustizia? Temo di no e cito un altro esempio più recente. Scuola elementare di mio figlio, una decina di anni fa, in classe una bimba non italiana che veniva da un istituto di suore che ogni mattina portava alla nostra scuola pubblica una serie di bimbi figli di extracomunitari che, lavorando e non avendo una casa, lasciavano i figli a dormire dalle suore. Questa bambina non aveva i mezzi per comprare i libri aggiuntivi al sussidiario passato dallo Stato. Le maestre chiesero a noi genitori se volevamo contribuire. Per la maggior parte di noi era una cosa ovvia dare alla bimba le stesse possibilità dei nostri figli, fare in modo che la classe fosse omogenea, accogliente e il più possibile unita nella sua diversità. Alcuni genitori saltarono su dicendo:”E perchè io dovrei tirare fuori i soldi per quella?” Per me è un’ingiustizia che ogni bambino non abbia le stesse elementari possibilità degli altri e purtroppo mi rendo conto sempre più spesso che i cattivi comportamenti, gli esempi pessimi, che si stampano indelebilmente nella memoria dei più piccoli vengono dagli adulti. Ho sentito più di un bambino di non più di 8- 10 anni dire all’indirizzo di compagni dalla pelle colorata:” Questi vengono qua e ci rubano il lavoro, sono sporchi e ci portano le malattie”. Mi sento sempre malissimo in questo caso e il primo impulso è cercare il genitore e strozzarlo perchè un bambino, per quanto sia, non è in grado di elaborare un’affermazione simile da solo. La domanda è: per educare correttamente i bambini ed aspirare ad una democrazia vera e non fasulla è possibile educare prima i cosiddetti grandi? Forse un sistema sarebbe estendere il grambiule a tutti gli adulti, indiscriminatamente?!

  14. Farei una giornata del grembiule per tutti.

    Dai padroni agli operai, dagli studenti ai professori, dagli ex alle ex, dagli anarchici ai fasc…(no loro li lasciamo in camicia nera) – ai comunisti si dirà: allora te lo vuoi mettere sto cazzo di grembiule!!- dai disoccupati ai super occupati, dagli sfigati – gliene daremo due perché il primo lo perderanno sicuramente,- a quelli che hanno culo, dagli zingari ai sedentari, dai vigili ai multati, dai carcerieri ai carcerati, dai belli ai brutti, dai bassi agli alti, dai superdotati ai maschi con dote, dai sacerdoti agli ane ddoti, da Dio a dio, da casa a chiesa, da Trieste a Trento, da Repubblica a Libero, da Scalzone libero a Piperno Stopper, e perfino da chi ci vuole bene (con coccarda) a chi ci vuole male (con le nostre iniziali all’altezza del cuore). irene mi dai una mano ad organizzarla?

    effeffe

  15. Certamente, caro effeffe: organizziamo un bel Grembiulino Day o, se preferisci, un Grembiulino Pride. Ad ognuno grembiule d’ordinanza più grembiule di scorta, modello classico così sta bene a tutti e nessuno litiga. Resta da decidere il colore, la data e il posto o i posti dove avverrà l’evento in contemporanea. Io ci sto.

  16. Hai ragione Irene, per gli insegnanti è un lavoro di Sysiphe: fare rispettare l’uguaglianza, quando tutto pertecipa al culto dell’apparenza.
    C’è molto da fare.
    La crudeltà posso osservarla ogni giorno. Ma con un film, un libro, gli insegnati possono indurre gli alunni a pensar e a cambiare il comportamento.
    Ho sempre la speranza che le cose cambino.
    Nella mia scuola il grembiule si è fatto da solo, perché gli alunni sono della stessa classe sociale (rurale), dunque la ricchezza non è visibile (non c’è).
    Vestiti alla moda, semplici, ecco tutto.
    Racconto un aneddoto divertente. Nella settimana dell’incontro di calcio ( quest’anno, di triste memoria per la Francia), un ragazzo Victor indossava una maglietta blu con scritto Italy, non so se ha fatto apposto, perché molto ragazzi hanno questo scritto. Il preside netra nella mia classe per dare un messaggio e vedendo Victor dice ” sei un traditore, tu!”
    Allora sorriso e dico: “bravo Victor, due punti in più nella sufficienza.”
    Tutta la classe ha riso, anche il preside.
    Dunque il grembiule vive nella mia scuola, anche con la moda delle creste (tecktonic).
    Per gli inseganti, sono vestiti cool, per essere comodo nella classe. E’ un lavoro attivo, gli insegnati muovono. E il gesso è una brutta cosa. All termine della giornata, ho l’impressione di avere il gesso è entrato nella pelle.
    In ogni modo penso che la scuola deve attenuare l’ingiustizia ( perché non la sopprime mai), proteggere, dare fiducia.
    Per il grembiule day, sono per una bella colore che va a tutti.

    Effeffe,
    provero a scippare il grembiule della mia collega di matematica, ma sarà difficile.

  17. [ evviva i grembiulini che nascondano i vestitini molto sì logo dei bambini figli di oggi principini firmatini fin nei calzini come nanetti – evviva i grembiulini delle foto con carta geografica sullo sfondo del patrio suolo e dito sul mappamondo ad indicarlo e sorriso senza denti davanti ]

    in corso non so cosa Milan l’è un gran Milan c’era un negozio di abiti da lavoro con vaste vetrine di manichini dal ricciolo di celluloide e le gote rosate, la vetrina della cameriere con la crestina e cuochi con cappelli alti, balie in mantella blu e carrozzina, poi quella degli operai, pulitissimi e stirati come non mai, quella ospedalizia, da cui girare alla larga e poi la benemerita con pennacchi, vigili e reparto esercito e bersaglieri, pompieri, tramvieri.
    tutti lì immobili e congelati come dopo uno stereofonico
    un, due, tre… STELLA!
    un presepe laico del lavoratore impeccabile.

    io al grembiulino day ci vengo così

    ,\\’

  18. Vedere tutta questa effervescenza legislativa su argomenti simili, mi ricorda queste belle parole: “Da oggi, tutti quelli che hanno più di 16 anni dovranno indossare la maglia intima sopra il maglione; sempre da oggi, tutti quelli che hanno meno di 16 anni, hanno 16 anni.”
    Thanks god for Woody.

  19. e siccome quelli di NI stanno perdendo la testa
    sono costretto a interrompere, per cinque minuti, le vacanze
    in questa terra che mi vide, tra il 1951 e il 1956
    [“l’anno della neve” secondo gli indigeni]
    indossare il grembiule nero, con colletto rigido di cellophan
    [non se ne parlava ancora di “plastica”]
    conquistata, onorevolmente, la mia ultima identità – divisa blu e ornamenti oro –
    che nessuno degli Indiani – tutti uguali: piume di pollo e perizoma –
    può permettersi di imitare
    mi rifiuto di tornare indietro
    e facendo il verso a un certo Mimmo
    che faceva il verso a un certo Arno
    ad orecchio sballato, dico:
    “questi vogliono marciare. Odio le uniformi. Io sono democratico!”

  20. Sono favorevole al grambiule, l’ho portato, l’ho odiato, non serve a nascondere le differenze sociali che vengono sempre fuori in altro modo, e tanto meno a eliminarle, ma non è necessariamente una forma di totalitarismo, dipende dalla società che c’è dietro, può essere anche un segnale simbolico di uguaglianza, almeno in un’aula.

  21. Portano un camice i medici, una divisa o un’uniforme le hostess, i marinai, i soldati, i camerieri, i cuochi, portano un tutù le ballerine classiche, portano una divisa i ginnasti, i calciatori; sposta l’attenzione sul ruolo e la funzione, sulla squadra che in quel momento si rappresenta e di cui si fa parte, immagino che se alle elementari e alle medie tutti i bambini portassero un grembiule, fornito dalla scuola e gratuito, anche qualche bambino rom, per fare un esempio, forse si sentirebbe più a suo agio.
    E’ stato giusto eliminare le divise dopo i grandi totalitarismi, forse è giusto ripristinarli adesso che il grande totalitarismo e la grande discriminazione sono dati dal denaro.
    C’è un certo schematismo e un certo conformismo nel dire di no al grembiule, oggi.

  22. @l cor non si comanda…
    per questo la mia proposta del grembiule day
    per questo la mia proposta di non mettere nulla sotto il grembiule…
    la ricreazione è finita!!!
    Comincerà per questo la creazione?
    effeffe

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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