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Disciplina

di Andrea Bajani

Ogni fascia anagrafica ha il suo spauracchio confezionato ad hoc. Per gli adulti, è disponibile l’extracomunitario. È uno spauracchio di comprovata efficacia, estesa applicazione e referenza millenaria. Funziona bene come catalizzatore della frustrazione e dell’odio sociale, provare per credere. Per i giovani in età scolare, invece, da poco è stato lanciato sul mercato il prodotto “bullo”. Il bullo è una sorta di “extracomunitario italiano adolescente” che mena le mani contro il prossimo, preferibilmente se portatore di handicap, sovrappeso, ritardato, omosessuale. In entrambi i casi (extracomunitari e “extracomunitari italiani adolescenti”) la parola d’ordine è una sola: disciplina. L’ultima conferma l’abbiamo avuta nella nuova riforma della scuola firmata dal Ministro Gelmini, che taglia risorse all’istruzione, mortifica la funzione degli insegnanti, e però invita a dibattere su folkloristici provvedimenti disciplinari, buoni appunto per distrarre e catalizzare l’aggressività sociale. La violenza (dentro e fuori le scuole) si sconfigge con la disciplina. Forse è una strada, però bisogna intendersi sul significato del termine “disciplina”, che improvvisamente sembra diventato prerogativa della destra. La disciplina proposta è: bocciatura per l’insufficienza in condotta e grembiulino obbligatorio a scuola. Il che significa declinare sulla fascia anagrafica adolescenti l’istituzione dell’esercito in strada. Ovvero: obbedienza pena la punizione, l’insegnante come vigile urbano seduto dietro la cattedra con manganello, fischietto e in tasca le manette e il taccuino per emettere multe. Ecco, credo semplicemente che quest’idea della disciplina riveli una concezione desolante del cittadino e del rapporto tra stato e cittadino. Il cittadino è relegato a mero esecutore meccanico di un ordine di cui non è tenuto né a capire né a condividere il senso. Per dirla con Antonio Gramsci, fondatore di questo giornale, è venuto il momento di contrapporre disciplina a disciplina. C’è un tipo di disciplina in cui tutti, semplicemente, pedestramente obbediscono: “i muli della batteria al sergente di batteria, i cavalli ai soldati che li cavalcano. I soldati al tenente, i tenenti ai colonnelli dei reggimenti; i reggimenti a un generale di brigata; le brigate al viceré […]. Il viceré alla regina […]. La regina dà un ordine, e il viceré, i generali, i colonnelli, i tenenti, i soldati, gli animali, tutti si muovono armonicamente e muovono alla conquista”. E poi c’è un’altra disciplina. Questa disciplina nasce dalla consapevolezza di essere parte di una collettività, dalla condivisione di un progetto. Soprattutto nasce dalla cultura, che è quello che chiediamo allo stato, agli insegnanti e alla scuola: “La cultura […] è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri”. Ma questo fa paura: meglio le istruzioni che l’istruzione. È più rassicurante avere dei consumatori in grembiulino che dei cittadini consapevoli. Se seguiamo bene le istruzioni, diventeremo uguali alla figura disegnata sulla scatola.

pubblicato su “L’Unità”.

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9 Commenti

  1. Bene si fa a non gettare via il neonato con l’acqua sporca. Il concetto e la pratica della disciplina sono troppo importanti per lasciarli prerogativa della destra (o del centro-…). Quando il Moro si faceva venire i foruncoli al sedere a forza di far ricerche nelle biblioteche londinesi, ebbene è grazie a quella disciplina che abbiamo avuto una analisi lucidissima del modo di produzione e dei rapporti sociali esistenti nella società capitalistica.

  2. L’esordio promette davvero bene. Poi … Innanzitutto non vorrei che qualcuno fraintendesse l’articolo credendo che i bulli sono un’invenzione dell’autoritarismo di destra. Ci sono eccome. E non sono una creazione di you tube. Che i provvedimenti sul grembiule e sul 5 in condotta siano folclore è palese, ma da qui a dire che dietro si cela l’idea di un insegnante-poliziotto ce ne passa. Addirittura si richiama dopo la concezione del cittadino come esecutore, che, giusta per il fascismo, c’entra poco con la pur scriteriata gelmini. Poi la conclusione sulla disciplina come cultura, come interiorizzazione delle norme – ci sarebbe da dire – e bla bla …
    insomma mi sembra una critica un po’ facile e rapida.

  3. il pd interiorizza da tempo i dettami della destra, nel più completo smarrimento, oppure si cita un gramsci cementizio (“La cultura […] è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore…) e sinistro, ma soprattutto antico, inservibile, probailmente anche allora senza senso.
    disciplina: chi la deve esercitare e su chi e perché?
    sembra sia urgente una qualche lettura non blindata della scuola e dell’educazione, come pratica coscientemente repressiva di omologazione e formattazione dei giovani, altro che conquista di coscienza superiore: la scuola è un trita-carne, come lo è la famiglia e la società intera.
    forse non può essere altrimenti, ma almeno lo si dica, invece di scimmiottare il destrume anni cinquanta oggi al potere.
    se domani dovesse vincere le elezioni il veltronume dell’Unità che scuola avremmo?
    sicuramente la stessa di oggi: quindi a che pro atteggiarsi ad oppositori?
    oppositori de che?
    in nome di che?
    per andare dove?
    dove risiederebbero i principi di una “coscienza superiore” oggi?

  4. Sono d’accordo con te Tash.

    Anche a noi veniva detto
    che non avevamo alcuna idea
    di ciò che volevamo.

    Ma i tempi della distruzione, e i mezzi,
    non coincidono mai con quelli della costruzione

    Quella verrà da sé, dopo
    dopo il salto nel buio.

    Oggi non se ne può avere idea.

    “Ben scavato vecchia talpa!”

    Di chi la condizione è così insopportabile
    da correre questo rischio?

  5. Mi fa piacere l’articolo! Primo ho avuto una resistanza : mi fermevo al titolo, come urtando la mia propia barriera: la parola disciplina mi fa irrigidare. E’ la parte dell ‘insegnamento nelle scuole medie che detesto: dre punizione, controllare le punizione: ma mi sono costretta a più di rigore, perché gli alunni hanno bisogno di fermezza. Ma dopo il corso, provo a fare capire all’alunno perché ho punito. Faccio molto attenzione alla giustizia, perché gli alunni sono sensibili alla giustizia.

  6. d’accordo in parte con tash.
    vero è che l’azzardo proposto da bajani è parecchio azzardato.

    extracomunitari e bulli?
    mi riesce difficile il nesso, anche senza le dovute pinze. non capisco perchè poi assimilarli quando è vero sono sintomo mediatico utile alla destra ma hanno storie e genesi differenti, che io credo per non massimalizzare da dover tener distinti.

    il bullo è semplicemente una creatura della rete, un fenomeno che viene “fuori” adesso grazie alla rete, che usa la rete per mostrasi compiaciuto ma è in sè sempre esistito anche in modo più violento. è servito per la reintroduzione del voto di condotta, che serve per punire non il bullo – che in ogni caso è difficile denunciare e non serve la condotta – ma l’agitatore, il rivoluzionario imberbe, l’occupante. insomma è una minaccia bella e buona.

    l’extracomunitario è ahimè uno spauracchio tanto dell’adulto quanto del giovane. l’uomo nero non è necessariamente adulto è anche giovane, ha forse la tua età – se ne hai 10 di anni- e fa paura non tanto perchè è bullo ma perchè è nero.

    avrei tenuto distinte le cose per non farne un calderone e forse l’intervento sarebbe stato più felice se si fosse concntrato solo sulla scuola e sulla sua presunta riforma senza cercare sempre parallesismi che spesso non corrono poi tanto insieme ma servono a consolare un innocuo elettore di sinistra. commovente a suo modo nell’inettitudine.

  7. Sì, i bulli esistono, non sono un’invenzione della destra, e se qualcuno, purtroppo, ha avuto a che fare con loro può perdere la lucidità, e invocare la “disciplina” che evoca il passato, quando c’era l’ordine.
    Però il richiamo di Bajani alla cultura, a un ordine più alto, a un riconoscimento dei diritti e dei doveri ecc. è l’unico che può salvarci. L’unico atteggiamento verso la vita che può cambiare la vita, perché presuppone una speranza. Invece questo continuo descrivere la realtà – la scuola – come schifezza, e il continuo equiparare la destra alla sinistra, portando pure dei dati inoppugnabili, è l’altra faccia della reazione. Mascherata da fatalismo o pessimismo di sinistra, in realtà è l’atteggiamento di una visione sterile e reazionaria della vita, fondata sulla negatività, che raccoglie consensi, ovvio – d’altra parte chi continua ad affermare tutto questo lo fa apposta: per rastrellare consensi facili.

  8. Come siamo tutti bravi a mettere etichette e cartellini, come se l’individuazione fosse l’unico modo di capire come relazionarsi. Destra\sistra, comunitario\extracomunitario, sud\nord, e via di questo passo. Come vorrei che parlassero VERAMENTE gli insegnanti, come vorrei che parlassero VERAMENTE gli studenti. Come vorrei non percepire la sensazione strisciate e viscida che a nessuno interessi VERAMENTE il senso della scuola, ma solo far quadrare i conti, eliminare gli sprechi, sopprimere i fannulloni! Ma la scuola E’ altro, faciamolo raccontare ai ragazzi tutti i giorni quando tornano a casa. Proviamo ad ascoltarli ricordando VERAMENTE cosa significa andare a scuola.

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Helena Janeczek è nata na Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da trentacinque anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra (Mondadori, 1997, Guanda, 2011), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), che hanno vinto numerosi premi come il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Napoli. Co-organizza il festival letterario “SI-Scrittrici Insieme” a Somma Lombardo (VA). Il suo ultimo romanzo, La ragazza con la Leica (2017, Guanda) è stato finalista al Premio Campiello e ha vinto il Premio Bagutta e il Premio Strega 2018. Sin dalla nascita del blog, fa parte di Nazione Indiana.
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