261 posti dove non posso andare

di Gherardo Bortolotti

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31. l’ossario oscuro
32. il santuario del non-morto
33. la dannata torre dei demoni
34. il torrione delle tempeste celesti
35. il pozzo degli assassini
36. il campo del terrore
37. lo stagno del panico elettrico deroose
38. le sale del pericolo incantato
39. il reliquiario mistico dei diavoli di cobalto
40. la valle vivente
41. la nebulosa fantastica
42. la colonia del potere
43. l’astronave alterata
44. l’abisso magico
45. la galera degli dei mostruosi
46. il sanguinoso dominio del re fai
47. il sistema delle donne-uccello
48. il planetoide dei robot cadavere
49. il deserto del dio di sangue
50. il circo delle ossa deformate
51. i boschi dei giganti
52. il padiglione misterioso
53. la caverna della solitudine
54. la città delle vittime del male sha
55. la torre nera
56. la volta oscura dei fantasmi stregati
57. il mostruoso villaggio del sofferente
58. la valle dell’orrore acquatico
59. il wanave dell’entità-squalo

82. il padiglione degli inquisitori
83. l’albergo del caos quaternario
84. il deserto dell’impensabile
85. la palude infernale di ding
86. l’esecrando vortice dell’odio
87. le rovine di sangue
88. la volta di ferro
89. la fattoria dei ricordi subacquei
90. la torre del non-morto
91. il sacrario della confusione
92. il parco insanguinato
93. l’iper-planetoide blasfemo
94. il labirinto fiammante del dannato
95. il dirupo della malvagità
96. il torrione sempre-mutante della tortura
97. l’abisso spaziale
98. la galassia dei razziatori nega
99. il portale del mistero
100. la volta inaccessibile degli inquisitori

114. la fortezza di sangue
115. la stella della conoscenza di elven
116. il tempio della paura
117. il folle castello degli aborti
118. l’albergo della malvagità
119. il vortice dei segreti
120. la città del silenzio
121. la megalopoli dell’uccello mutante
122. la città dimenticata
123. i boschi della miseria
124. il pianeta dei gladiatori giganti
125. la nebulosa dei campioni blasfemi
126. la bruciante foresta delle visioni
127. la sala blasfema
128. il tempio celeste del boia ootik

143. il cancello della malvagità di hurn
144. il torrione degli spiriti maligni
145. il forte della pazzia magica
146. l’albergo delle anime maledette
147. la nave dell’automa
148. il silente stagno degli aborti impazziti
149. l’albergo dei bambini dannati
150. il torrione magico del re di potras
151. il terribile ossario dei diavoli
152. l’asteroide dei cyborg
153. il portale dell’illusione
154. la dimensione dei cosmonauti atomici
155. la caverna dei miraggi

162. la foresta delle insidie askeni
163. la montagna misteriosa
164. il vortice insanguinato dei miraggi
165. l’isola astrale 1B7
166. i boschi ignoti di quendal
167. la caverna sconvolta delle anime condannate
168. il parco deformato
169. la nave della tribù dell’acqua
170. la caverna della paura della piana di gee

178. la montagna degli assassini dimenticati
179. il parco degli empi assassini
180. il sistema dei cyborg 39-50
181. il tunnel dell’assassino
182. gli empi cigli dell’orrore
183. il planetoide dei sicari quantici
184. la casa della morte
185. il castello demoniaco
186. la trincea del terrore
187. l’ufo delle donne cannibali
188. il dirupo della follia
189. le isole acquatiche di berish
190. la magica arena della pazzia d’acciaio
191. la terra boscosa dei segreti proibiti
192. la colonia degli uomini-iena
193. lo stagno del panico
194. il dirupo della stregoneria
195. il dirupo del dolore
196. la segreta città dell’agonia
197. il wanave mutante del mondo superiore
198. la colonia dei gladiatori orbitanti
199. il villaggio dei torturatori
200. la fortezza dei segreti di kamon
201. l’imperscrutabile santuario dei miraggi
202. il castello profano
203. la necropoli della battaglia inconcepibile
204. il monumento ghiacciato delle anime cadute
205. la città dell’entità-pesce
206. il castello della confusione
207. l’inaccessibile fortezza del vortice

221. la mostruosa valle del silenzio
222. il sepolcro maledetto dei mostri
223. il parco folle
224. la tomba della blasfemia resky
225. la tomba delle bugie
226. l’iper-asteroide mutante
227. la valle dei mostri
228. la caverna dei sicari
229. la grandiosa catacomba di ghiaccio
230. la cittadella del re di kun
231. il campo di battaglia di ferro
232. le boscose terre del silenzio da cui non si può fuggire
233. il tempio degli dei dannati
234. l’inaccessibile camposanto dei torturatori pazzi
235. la megalopoli della malignità
236. il portale delle ombre
237. le rovine del dolore sotterrato
238. il villaggio maledetto del silenzio
239. il tunnel della morte titanica
240. l’asteroide delle malignità mutanti
241. il forte astrale delle rune d’onice
242. l’indicibile motel dei torturatori originari
243. l’antico stagno del minar sofferente
244. la galassia del tempo
245. il semi-planetoide extradimensionale
246. la nave dei mostri-rettile
247. la magica arena delle rune aeree
248. la torre sanguinosa
249. la caverna del caos

283. l’isola dell’oscuro signore
284. il tempio dell’odio
285. la segreta di metallo
286. la galera infernale di lezimbor
287. il cenotafio spettrale degli aborti originari
288. il cenotafio diroccato degli automi
289. la guglia dell’annichilimento
290. la stazione dei razziatori mutanti
291. il grande domicilio dell’aria
292. la forra infestata dei bambini carnivori
293. la cittadella del druido dannato
294. il tunnel maledetto delle vittime
295. la città dei ricordi di yuji
296. la metropoli dei campioni phasa
297. la nave del caos
298. il labirinto del panico incantato
299. la palude dell’empia entità
300. il manicomio alieno dei torturatori
301. lo stagno dell’agonia
302. il planetoide del caos
303. la città degli alieni tzomon
304. il colosseo maledetto della pazzia subacquea

309. il forte della morte fiammante di senarti
310. la foresta della confusione
311. il santuario delle mistiche trappole
312. la megalopoli della follia cosmica
313. il padiglione degli esseri maligni
314. la nave da battaglia delle ombre
315. il grotto del signore dei vampiri
316. l’etereo domicilio dei ricordi leggendari
317. le catacombe profanate del panico
318. la guglia della folle battaglia
319. lo stagno dimenticato
320. la dimensione dei micro-avventurieri
321. la fantastica città di xee
322. le rovine della battaglia di duur
323. l’isola mortale del re cannibale

336. lo stagno dell’illusione
337. le montagne sanguinose della delusione
338. la città degli inquisitori
339. la cittadella di ferro
340. l’isola della confusione
341. il cancello degli esseri cibernetici
342. lo spettrale grotto del fuoco
343. la metropoli degli avventurieri ignoti
344. la giungla della follia di enendi
345. i boschi dell’odio
346. la caverna del combattimento maledetto
347. l’infernale dirupo della miseria
348. la sala stellare della morte
349. il portale dell’eternità
350. la catacomba della benedizione
351. la fortezza dei demoni alpha
352. la palude del terrore
353. il parco degli spiriti inesplicabili
354. il tempio del pericolo azzurro
355. la volta dei sicari perduti
356. gli oscuri boschi dell’orrore di lequi
357. la stazione dell’anguilla mostruosa
358. il torrione dannato degli oranti spettrali
359. la tenuta insanguinata degli incantesimi
360. la palude segreta degli spiriti maligni
361. l’empio tunnel dei segreti
362. il pianeta dei micro-sicari
363. il carcere demoniaco degli zombie
364. il cenotafio stregato della dissoluzione
365. la foresta profana della follia
366. i boschi dell’oscurità di riil
367. i cigli maligni dei mostri

382. il monumento aereo del pericolo
383. la galera demoniaca
384. l’arena d’acqua
385. il tempio alieno delle vittime
386. l’ossario del signore dei demoni
387. la città delle visioni binarie
388. la cometa intergalattica extra-dimensionale
389. il parco della confusione
390. la palude del signore del caos
391. il sacrario dei torturatori
392. la mensa dei misteri
393. la colonia degli astronauti para-dimensionali
394. le rovine inaccessibili delle insidie astrali

408. il portale della malignità di noa
409. le indicibili montagne del caos
410. la cometa oltremondana
411. l’ignota magione del caos
412. il fantastico universo morto
413. l’abisso della battaglia
414. la folle tenuta del re barbaro
415. il wanave del dolore
416. la galassia dell’alba
417. la palude della morte di gord
418. le isole aeree dei segreti
419. l’astronave dei campioni para-dimensionali
420. la metropoli dell’eternità
421. il silente reliquiario degli spiriti
422. la nave degli antichi sicari
423. il sanguinoso villaggio degli dei mostruosi
424. il motel degli dei maledetti
425. il sole degli astronauti morti
426. la cripta degli spiriti dei ciambellani di cos
427. lo stagno di cristallo dell’illusione
428. il planetoide degli uomini-narvalo
429. la guglia della dissoluzione
430. la montagna deformata dell’agonia benedetta
431. la megalopoli dei massacratori cosmici
432. i boschi degli incubi
433. l’asteroide dei mostri-sciacallo
434. l’imperscrutabile abisso del tuono di zil
435. l’empio santuario dei mostri
436. la titanica segreta del demone-re
437. la cittadella dei miraggi
438. la tomba che brucia
439. i boschi astrali della pazzia

440. il campo di battaglia del terribile dolore
448. il sacrario dei sicari oscuri
449. la megalopoli del signore oscuro

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[Immagine: Pino Pascali, La vedova blu, 1968, pelo acrilico su struttura di legno, diametro cm. 280; Collezione Museum Moderner Stiftung Ludwig, Vienna.]

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Contenuti speciali:

261 posti dove non posso andare – How-To

Ho scritto “261 posti dove non posso andare” per una lettura dedicata al viaggio. Erano alcune settimane che frequentavo un sito di generatori automatici, Seventh Sanctum, e volevo metterlo alla prova su un testo effettivo.

I generatori automatici sono script o programmi più o meno complessi che applicano una sintassi ad un database lessicale per produrre, in modo automatico e casuale, dei testi. Seventh Sanctum ne ha davvero per tutti i gusti, tutti focalizzati sulla produzione di elementi di decoro (nomi, oggetti, ambientazioni, etc.), trame, personaggi, spunti narrativi. Esistono servizi che producono testi veri e propri (ne segnalo uno per tutti: Erica T. Carter) ma i generatori di Seventh Sanctum mi attiravano molto di più perché producono la forma testuale che preferisco, cioè liste ed elenchi.

Dato il tema della lettura, mi sono diretto subito su Adventure Site Generator, nella sezione Setting. Lo script in questo caso crea dei nomi di luoghi, utilizzabili in romanzi di genere – come anche in videogiochi, fumetti, racconti e così via. Produce da 1 a 25 nomi alla volta, filtrabili secondo uno stile (“fantasy”, “horror”, “pirates” [sic!] e “sci-fi”). Ho fatto produrre allo script qualche centinaio di nomi, usando per lo più il filtro fantascienza ma facendo creare anche qualche luogo “dell’orrore”, e li ho riuniti in un file di testo.

I nomi erano in inglese e si trattava di tradurli. Anche in questo caso, però, ho voluto sfruttare il più possibile l’automatismo, avendo anche il vantaggio di una strutturazione dei nomi molto semplice. Ho usato, allora, la funzione “find & replace” del mio programma (ai tempi usavo UltraEdit32 ma qualunque editor di testo minimamente evoluto serve allo stesso scopo) ed ho iniziato a cambiare una per una le parole inglesi nel loro equivalente italiano. Segnalo la cosa perché, oltre a illustrare come la standardizzazione delle stringhe che trattavo annullasse in qualche modo il problema della lingua, questo procedimento mi ha permesso di ottenere dei valori aggiunti, per così dire, nel testo italiano. Si tratta di parole composte, in inglese, che vedevano sostituito solo una loro parte con una una parola italiana e davano luogo a neologismi “alieni” e come tali molto funzionali al pezzo. Un caso è “wanave” che nasce da un errore presente già nel database di partenza (immagino: “waship” al posto di “warship”) e dalla sostituzione di “ship” con “nave”.

L’ultimo passaggio è stata una rilettura di ciò che avevo ottenuto, per fare le ultime modifiche. Si è trattato, in poche parole, di tradurre i termini rimasti in inglese, scartare gli elementi della lista che proprio non mi piacevano e introdurre piccole modifiche, completando quelli che mi sembravano luoghi non sufficientemente evocativi, magari con termini che inventavo lì per lì (per esempio “deroose”), oppure cambiando un aggettivo o togliendolo, quando suonava debole o ridondante.

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34 Commenti

  1. E’ vero, i soli nomi aprono la porta dell’onirismo:
    la citadella degli scorpioni
    il padiglione del fiore veleno
    la caverna dell’amore carnivoro
    il deserto delle vergini morte
    la pianeta dell’oblio…

    Il luogo è legato all’avventura, e i personaggi sembrano formati del tessuto onirico, indossano una tunica pronta.
    Luogo della paura, chiuso o invece immenso, docile all’imaginazione.

  2. Il mio preferito e` “l’esecrando vortice dell’odio”! Idea geniale, quella dell’uso del generatore automatico per creare un testo vivo. Complimenti davvero.

  3. ” indossano una tunica pronta.”
    Io adoro le creazioni di Véronique!
    Leggerla per me è sempre una cosa molto gradevole..

  4. grazie a tutti, davvero. proverò a raccogliere la provocazione di jacopo. per marco: me la cavo con una battuta, scusami, e dico che la fantasia è nell’occhio di guarda (nel senso che il testo funge da scheletro e bla bla bla – ma provo a tornarci più tardi).
    ora scappo: sono in ufficio!

  5. grande bortolotti visiostazionario come un neosatellite oculare.
    @candida: deserto? hai postato l’ennesimo rumore sul corpo conteso tra fasci di destra e fasci di sinitra e parli di deserto di fantasia?

  6. anch’io amo le liste e gli elenchi, se la ritrovo ti mando l’elenco di cos’ho trovato anni fa nella borsa di mia cugina:-)
    gli elenchi hanno una poesia in sé

  7. Gianluca, perché non mi domandi, invece, per quale ragione ho lasciato questo commento? Perché cerchi subito di farmi passare come un aggressore? Perché parti subito al contrattacco offendendo il pezzo che ho scritto sul mio blog e che nulla ha a che fare con questo post, né per genere, né per contenuto, ed è tutto un altro affare?

    Ripeto, comunque, che questi 449 microstimoli sono un deserto.

  8. ecco, giusto: l’elenco. il ricorsivo che ricorda il lato digitale dell’analogico. l’anafora della coazione a ri-vedere il gesto. il rito digitale della tradisce il senso umano e genera. l’elettronimo ramon ne sarebbe colpito. e poi la traduzione sembra un corpo diviso a cui venga applicata un’interfaccia, un’interfax che comunica a distanza il senso nascosto. un macroscopio che sondi il quantistico nell’universo.
    ah…. questo rari momenti in cui godo d’essere umano e non avatar.
    tra l’altro la macchina non distingue maiuscole e minuscole e la filologia diventa filomagia.
    giocando con le parole e l’aria fritta si ottiene sempre ossigeno.
    :) wow! sorrido e mi rilasso dopo giorni di odio totale per tutto e tutti.

  9. scusa marco, perché hai commentato in quel modo?
    e poi perché commenti se sul tuo blog non permetti i commenti?
    e perché parli di deserto se anche tu come moltissimi avete parlato dello stesso corpo?
    e scusa l’arroganza, sai? noi scrittori falliti è chiaro che coviamo rabbia e invidia per gli scrittori riusciti (ma questo deborda dai confini del corpo del testo) e poi chiedevo, provocatoriamente: quando scriverete, voi scrittori, un pezzo sugli stupri? lo stupro non è ancora un problema politico? e la mamma di quel corpo? mica c’è solo il padre, leggendo tutti i post legati al corpo di cui tanto si straparla, pare che solo il padre sia addolorato. ma questo non c’entra.
    :)

  10. no pino… una interfax perché fax sia la faccia contratta dell’elettrico crash.
    magari ‘questo rari’ doveva essere ‘questi rari’ e il quarto punto dopo il trio sospensivo del godereccio ah…
    ;) o :) oo

  11. Fortissimo! Anche se credevo che l’avessi inventato tu: vabbè, anche un generatore, per la pigrizia della mente… Chi se ne importa comunque. Il risultato è sorprendente. Io mi cullavo un gioco simile in testa tanti anni fa con i titoli di Tex.
    Riconosco che è forte ma il generatore lo snobbo. Riconosco che lo snobbo, però il generatore è forte. E’ anche forte il generatore, ma io alla fine non lo riconosco. Alla fine il generatore può anche andare a fare. Lo snobbo però è forte in culo. Beep. Tilt.

  12. grazie andrea (mi hai scoperto ;-). grazie franz (sei sempre troppo buono).
    anna l.b.: cosa credi? che non li avessi in mente, al momento dell’editing, gli elenconi di fascicoli bonelli (tex, zagor, mister no, martin mystère, etc. etc.)?
    alcor: ogni lista è benvenuta!
    marco: continuo a non risponderti, scusa. ma secondo me ti risponde benissimo véronique.
    boh, riscappo (sempre in ufficio)!

  13. una cosa bella (tra altre) dei testi generati così, e del lavoro di Gherardo in particolare, è il senso di ‘installazione’ che se ne può trarre. (mi càpita spero non troppo noiosamente di insistere spesso su questo tema):

    è cioè il senso di un testo che ha ovviamente un suo andamento e flusso (iterativo ma non monotono), ma anche uno statuto di ‘scultura’.

    è un oggetto insomma. una parte del nostro campo visivo.
    qualcosa che si può osservare e percorre non per forza serialmente, ‘ordinatamente’.

    una ragione forse non secondaria per cui testi così pensati si gustano anche piluccando e saltando (come alcuni di K.S.Mohammad tradotto proprio da Gherardo, o di V.Novarina tradotto proprio su N.I. da Andrea) è precisamente nella libertà che sottintendono o sollecitano o innescano.

    dico la libertà di una lettura non lineare. (libertà logicamente possibile, non obbligata).

    non ti bloccano in una trama, ma nemmeno si pongono come modelli che ‘demoliscono LE trame’. semplicemente, offrono una strada (o un reticolo di strade) assai piacevolmente percorribile.

    (il Calvino delle Città invisibili non funziona diversamente, per dire).

  14. trovo strano il commento di marco qui sopra. la lista è una struttura eminentemente lineare, quindi non capisco perché mai favorirebbe od offrirebbe più d’un’altra struttura “la libertà di una lettura non lineare” come suggerisce marco. sopratutto non capisco come una lista possa offrire più d’un’altra struttura, la possibilità di una lettura reticolare.

    saluti,
    lorenzo carlucci

  15. Madeleine, perdonami, non avevo letto il tuo commento.

    Grazie mille, è sempre dolce essere apprezzata.

  16. Certo se si parla di generatori non si può non citare il Polygen (che, noto, parrebbe scomparso dalla rete), che tra le tante funzioni, generava anche sublimi “commenti del dopopartita”, insulti, “romanzi di Melissa P.” e “pubblicità unieuro”.

  17. a Lorenzo:

    direi: si può sostituire “sequenziale” a “lineare”.

    intendendo: testi come quello di Gherardo si possono assai legittimamente leggere a salti, non in sequenza.
    questo risponde forse alla prima domanda.

    sulla seconda: alcune strutture (un certo tipo di romanzo, racconto, poema epico) meno facilmente si prestano a una lettura anarchica e a salti.

    Il sentiero dei nidi di ragno alla fin fine è più ragionevole leggerlo di fila dalla prima all’ultima pagina. Le città invece possono felicemente indurre altre strategie di lettura.

  18. caro marco mi rendo conto di aver probabilmente sovrainterpretato il tuo commento. chissà perché ho pensato che secondo te fosse proprio la struttura a lista del testo a far sì che esso favorisse una lettura “non lineare” o a “reticolo”. invece tu non dai queste ragioni (non dai nemmeno altre ragioni). se così fosse stato, sostituire “sequenziale” a “lineare” non sufficiente. perché mai, infatti, una lista – ordinata numericamente per di più – non dovrebbe indurre una lettura sequenziale? anzi sembra proprio invitarla. anche se l’accesso agli elementi della lista fosse casuale, la lista imporrebbe, per ogni scelta arbitraria del punto iniziale, la lettura sequenziale di un segmento, di una sottolista. l’unica informazione che l’ordinamento in lista degli elementi aggiunge alla semplice successione degli elementi sembra essere questa: quando leggo il frammento 41, so che esso è preceduto da altri 40, e quando leggo in sequenza i frammenti 5,6,7,8, l’informazione si accumula a ogni passo, così che il senso di 5 e 6 appena letti modifica il senso che do a 7. immaginiamo lo stesso testo proposto in altra forma: ogni elemento soltanto separato da un punto, senza nemmeno salti di riga. questo offrirebbe una struttura meno determinata al lettore, non una struttura più ordinata. non vedo perché quest’ultima presentazione meno strutturata vincolerebbe di più il lettore a una lettura sequenziale piuttosto che casuale e parziale.

    ciò detto, ho provato a motivare in modo differente la tua osservazione, e l’ho trovata fondata in due altri aspetti del testo, in larga parte indipendenti (con qualche grado di problematicità) dalla struttura di lista: (1) la numerazione degli elementi e (2) l’omogeneità formale degli stessi. la numerazione degli elementi dà a ciascun elemento uno statuto di indipendenza rispetto agli altri, ne sottolinea l’autonomia di senso, ne fa una tessera che può stare da sé oppure accostata alle altre, invita dunque alla ricombinazione. questo avverrebbe anche se gli elementi fossero individuati (etichettati) non con numeri e non sequenzialmente non in lista ordinata sequenziale). il secondo aspetto, l’omogeneità formale degli elementi, invita anch’esso alla composizione, vieppiù perché ciascun elemento, preso da solo, è deliberatamente mantenuto al limite dell’insignificante. l’indipendenza e l’omogeneità degli elementi entrambe permettono e facilitano una lettura “spiluccata” come dici tu, ossia la possibilità di iniziare a leggere da un punto qualunque e di fermarsi quando si vuole. mi sono così reso conto che la tua osservazione era assai fondata (anche se non so se tu la fonderesti sulle stesse ragioni), ma che la struttura di lista non è essenziale.

    anzi, a questo punto mi chiedo: qual è la vera funzione testuale della struttura di lista in questo caso? c’è forse un tradeoff tra la possibilità di avere un testo che invita e favorisce una lettura “libera” e l’imposizione di una determinata (meta)struttura? c’è forse un prezzo pagato per questa ‘garantita possibilità di libertà’? in qualche modo mi sembra di sì: la struttura di lista ordinata è assai invadente, e non è l’unica struttura a garantire il requisito di indipendenza dei frammenti. in qualche modo la guadagnata indipendenza dei singoli frammenti si paga con l’imposizione di un ordine preferenziale tra i frammenti. perché i numeri ci sono, e sono in ordine crescente: una lettura sequenziale è suggerita, invitata, se non imposta. mi chiedo allora: cosa fa propendere l’autore per una struttura ordinata linearmente e sequenzialmente come quella numerica 1,2,3,… piuttosto che per una struttura ad albero (1, 1.1, 1.2, … 2, 2.1, ….)? o davvero a reticolo? oppure ordinata con un qualunque ordine parziale o totale di qualsivoglia complessità? mi rispondo così: scegliere una qualunque di queste strutture d’ordine sarebbe letto come una forma di massimalismo inaccettabile. è il minimalismo a decidere qui: la lista ordinata 1,2,3, … è il minimo commitment all’ordine. anzi, è l’ordinamento, la minimale metafora dell’ordine. imporne un’altra sarebbe percepita come una scelta troppo condizionante, come una presunzione dell’autore, come una forzatura. ma allora perché imporre una struttura di lista ordinata piuttosto che nessuna struttura? d’accordo, la lista garantisce l’indipendenza degli elementi, ma in questo senso è un overkill (si potrebbe usare un’etichettatura omogenea non ordinata, e.g., un asterisco). mi spiego la cosa così: usando l’ordine ci si appoggia su una struttura che (si presume) ha un forte impatto di condizionamento psicologico, su una struttura che anzi allude al condizionamento psicologico, alla serialità, alla produzione in serie, al capitalismo industriale e via dicendo. imponendo una struttura di lista a una serie di frammenti omogenei e legati tra loro soltanto da un isomorfismo sintattico e da una afferenza a uno stesso campo semantico, ma affatto privi di un ordine interno di senso, generati da un agente non intenzionale, quel che si vuole ottenere è una vanificazione del condizionamento psicologico, una indicazione di crisi della struttura ordinata, un neutralizzamento dell’ordine imposto da un ordinamento sequenziale. si vuole dire: la lista non ha senso, perché gli elementi che vengono listati sono assolutamente omogenei, non strutturati in un ordine di senso (narrazione, argomento, gerarchia). ma, allo stesso tempo, si sfrutta – per ciò che riguarda l’effetto letterario – la struttura di lista per dare senso a frammenti che sono di per sé al limite dell’insignificante (e, in questo caso, non intenzionali).

    qui mi pare che ci sia davvero un tradeoff. ed è forse questo tentativo di recuperare l’ordine proprio mentre se ne indica limpossibilità, o pure di sfruttare l’ordine come strumento di senso proprio mentre se ne vuole denunciare la vacuità, uno dei tratti che rendono ai miei occhi più problematiche le scritture di questa famiglia.

    “Yes you who must leave everything that you cannot control”
    (Leonard Cohen, Sisters of Mercy)

  19. “E’ noto quanto vi sia di sconcertante nella prossimità degli estremi, o anche semplicemente nella vicinanza improvvisa delle cose senza rapporto; l’enumerazione che le fa cozzare le une contro le altre possiede in sè un potere d’incantesimo”
    E ancora precedentemente “ciò che sopravanza ogni immaginazione … è soltanto la serie alfabetica (a, b, c, d)” – in questo caso numerica.
    Michel Foucault “Le Parole e le Cose” , commentando Borges.

    Anche io sono stato un po’ perplesso pensando al generatore (pur ben comprendendo le ragioni dell’esercizio), ma sicuramente è buono il lavoro di traduzione.

    Ivan Fassio

  20. “ed è forse questo tentativo di recuperare l’ordine proprio mentre se ne indica limpossibilità, o pure di sfruttare l’ordine come strumento di senso proprio mentre se ne vuole denunciare la vacuità, uno dei tratti che rendono ai miei occhi più problematiche le scritture di questa famiglia.”

    la mia impressione è che dài per scontato che ci sia una “condanna” dell’ordine intrinseca nell’esposizione dello stesso. assunto sbagliato, in effetti. l’esposizione dell’ordine è un richiamo al motore primo di qualunque operazione di senso ed alla sua natura d’incanto (per riprendere la citazione da foucault). non solo: l’esposizione dell’ordine è anche un’indicazione di un’autorialità che non legittima la propria auctoritas in relazione con la capacità creativa, o rappresentativa, ma meramente sulla proposta di un ordine (tra i tanti). e qui si dovrebbe tornare al concetto di installazione e alle letture “anarchiche” ma il discorso si farebbe troppo lungo.

    i generatori: sto cercando di scaricare polygen con il mulo e nel frattempo segnalo a mia volta http://www.malevole.com/mv/misc/text/ e soprattutto il mitico http://www.random.org/ (specializzato in stringhe più che testi).

  21. caro gherardo, per non fare il discorso “troppo lungo”, commento in breve: tu dici “l’esposizione dell’ordine è”

    (i) “un richiamo al motore primo di qualunque operazione di senso ed alla sua natura d’incanto”.

    dunque si tratta di minimalismo (sentimentale, pacifico).

    (ii) “è anche un’indicazione di un’autorialità che non legittima la propria auctoritas in relazione con la capacità creativa, o rappresentativa, ma meramente sulla proposta di un ordine (tra i tanti).”

    dunque si tratta di minimalismo, non sentimentale, non pacifico: si tratta di critica a una certa forma (diffusa) di legittimazione dell’autorialità, e implicitamente di una “condanna” della stessa.

    poi scrivi: “e qui si dovrebbe tornare al concetto di installazione e alle letture “anarchiche””. anarchiche? scusa ma non hai detto che la condanna dell’ordine non c’entrava niente?

    saluti,
    lorenzo

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andrea raos ha pubblicato discendere il fiume calmo, nel quinto quaderno italiano (milano, crocetti, 1996, a c. di franco buffoni), aspettami, dice. poesie 1992-2002 (roma, pieraldo, 2003), luna velata (marsiglia, cipM – les comptoirs de la nouvelle b.s., 2003), le api migratori (salerno, oèdipus – collana liquid, 2007), AAVV, prosa in prosa (firenze, le lettere, 2009), AAVV, la fisica delle cose. dieci riscritture da lucrezio (roma, giulio perrone editore, 2010), i cani dello chott el-jerid (milano, arcipelago, 2010), lettere nere (milano, effigie, 2013), le avventure dell'allegro leprotto e altre storie inospitali (osimo - an, arcipelago itaca, 2017) e o!h (pavia, blonk, 2020). è presente nel volume àkusma. forme della poesia contemporanea (metauro, 2000). ha curato le antologie chijô no utagoe – il coro temporaneo (tokyo, shichôsha, 2001) e contemporary italian poetry (freeverse editions, 2013). con andrea inglese ha curato le antologie azioni poetiche. nouveaux poètes italiens, in «action poétique», (sett. 2004) e le macchine liriche. sei poeti francesi della contemporaneità, in «nuovi argomenti» (ott.-dic. 2005). sue poesie sono apparse in traduzione francese sulle riviste «le cahier du réfuge» (2002), «if» (2003), «action poétique» (2005), «exit» (2005) e "nioques" (2015); altre, in traduzioni inglese, in "the new review of literature" (vol. 5 no. 2 / spring 2008), "aufgabe" (no. 7, 2008), poetry international, free verse e la rubrica "in translation" della rivista "brooklyn rail". in volume ha tradotto joe ross, strati (con marco giovenale, la camera verde, 2007), ryoko sekiguchi, apparizione (la camera verde, 2009), giuliano mesa (con eric suchere, action poetique, 2010), stephen rodefer, dormendo con la luce accesa (nazione indiana / murene, 2010) e charles reznikoff, olocausto (benway series, 2014). in rivista ha tradotto, tra gli altri, yoshioka minoru, gherasim luca, liliane giraudon, valere novarina, danielle collobert, nanni balestrini, kathleen fraser, robert lax, peter gizzi, bob perelman, antoine volodine, franco fortini e murasaki shikibu.
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