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Il serpente d’acqua [Eracle #2]

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Le sue battaglie erano dunque metafore?
O era metafora il cielo impallinato da quelle cartucce zodiacali?

di Ginevra Bompiani

Ogni volta che Eracle combatteva in terra una figura, in cielo si fissava un destino. Così il Granchio, alleato dell’Idra, contro cui Eracle lottò con un proprio alleato, dalla sua spada ricurva fu lanciato nella curva zodiacale dove cucì con le sue branchie l’alto e il basso del cielo.

Intanto il giovane alleato, Iolao, cauterizzava con un tizzone acceso i colli mutilati del serpente perché non germogliassero nuove teste. Fu così che col fuoco Eracle vinse l’acqua, ma il segno dell’acqua venne sigillato per sempre sulla volta celeste.

Le sue battaglie erano dunque metafore? O era metafora il cielo impallinato da quelle cartucce zodiacali? E il senso di quei duelli va allora cercato nella trasformazione del capriccio in geometria, dell’avversario in destino, in sorte? D’altra parte, se l’Idra doveva per forza soccombere a Eracle, perché fregiarsi di tante teste, e da ogni testa spiccata gemmarne altre due? Una simile iterazione non poteva significare che il trascorrere inesauribile (ma per ciascuno esauribile) del tempo. Così come le stagioni che si susseguono mascherano la morte delle foglie (le foglie non ricrescono, si rimpiazzano, e nessuno, neppure l’albero ne soffre). Eracle insomma, dopo aver incontrato la Morte, incontrò il Tempo. E nel Tempo lesse il Ritmo, sottolineato da quella duplicità di avversari ai due lati della contesa. In questa nuova forma la vanità di ogni suo duello s’imperre con maggior forza nel suo cuore disincantato.

Però c’è un momento – quello in cui Eracle dà gran colpi di spada alle teste dell’Idra – in cui l’emozione sopraffa la consapevolezza di quel Ritmo che infrange e rinnova il Tempo – senza però scalfirlo – e trascina nell’eterno ogni sua battuta. Con la stessa foga con cui il cielo attirò il Granchio alla costellazione, Eracle si prodiga i quelle effimere mutilazioni, vinto dall’aspetto momentaneo e incalzante dei colli inarcati.

Allo stesso modo in ogni nuovo amore il suo ineluttabile smorzarsi s’incendia come una fandonia, e vero e duraturo sembra solo il presente – fatto di cui i poeti potrebbero addurre i loro cento esempi – e ciascun esempio varrebbe per sé e per il suo contrario – e ancora in questa opposizione non si esaurirebbe la sua ambiguità. Perché se la Morte non può essere ambigua (ambiguo è solo il modo di parlarne), il Tempo non può invece essere altro che questa ambiguità.

Cosicché, appena capito il nonsenso di ogni sua fatica, Eracle si trovò di fronte al nonsenso di questa dichiarazione.

E potè continuare, senza esitazioni, la serie delle sue battaglie. Ufficialmente volute da Euristeo. In realtà succhiate a sé dallo Zodiaco, come una latte di mammella da un mostro neonato.

[Questo è il secondo di tredici racconti sulle dodici fatiche di Eracle e resto. E per dare altri numeri Il Serpente d’acqua è incluso in una raccolta intitolata Le specie del sonno uscita nel millenovecentosettantacinque per i tipi di Franco Maria Ricci e riedita da Quodlibet nel millenovecentonovantotto. Nella prefazione Italo Calvino ha scritto Per i miti una prima volta non c’è mai stata; o ogni geroglifico si sovrappone la storia delle sue decifrazioni; è così che nel nostro confronto col mito, sia la sua immagine che la nostra immagine si moltiplicano come in una stanza foderata di specchi. E specchio sia, anche NI. La prima fatica di Eracle è qui. Il dipinto in apice è di Dino Valls.]

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8 Commenti

  1. Un bellissimo testo sulla costellazione del granchio fissato nel cielo.
    Il serpente d’acqua è un idea spaventosa, che mi sveglia la curiosità.
    Amo l’acque e odio i serpenti di comune disgusto. Ercole è dunque l’eroe
    che mi taglia in due (leggendo e vivendo il testo).

    Il simbole del fuoco ( il fuoco mi fa tremare) contro l’acqua s’impadronisce. L’amore superficiale è fuoco. Il vero amore è acqua
    che dilaga l’anima, crea un mare di dolcezza.
    Acqua è sonno profumo dei corpi in un desiderio lento
    di fiori del loto.

    Grazie per il testo.

  2. che bello questo parlare del Tempo, e del ritmo. Un modo che ha molto rapporto con la musica che di tempo e ritmo è fatta e delle volte viene uccisa dal ritmo.
    “(le foglie non ricrescono, si rimpiazzano, e nessuno, neppure l’albero ne soffre)” , farò fatica a dimenticarlo.

  3. @lucia
    il tempo torna ancora nelle altre fatiche di eracle rilette da bompiani.
    e muta. quindi le troverai qui, su nazione indiana.

    @veronique
    chissa’ se ercole tagliandoti in due t’ha dimezzato la paura dell’acqua e quella del serpente :-)

    chi

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