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di Umberto Fiori

Cari amici de “La Stampa”,
ho letto con imbarazzo (a dir poco) il “Diario di lettura” curato da Bruno Quaranta su Tuttolibri di oggi (6/2/10), dedicato a Piero Buscaroli. Questo signore, che anni fa proponeva per i gay il campo di concentramento, che -riferisce Quaranta- “assolve i carnefici tedeschi di Sant’Anna e Marzabotto”, che ritiene (non si sa bene su che basi) “che Hitler non sapesse” dei campi di sterminio, che considera la Resistenza una “guerra dei comunisti”, dichiara candidamente di non avere mai letto né Primo Levi, né Fenoglio. Peggio per lui, dico io. Ma il punto è un altro: Buscaroli ha oggi libertà di parola solo grazie al sangue che altri hanno versato per liberare l’Italia dai suoi camerati e dagli aguzzini di cui erano complici. Bene. Se proprio lo si vuole interpellare come musicologo, lo si faccia parlare di musica, ma possiamo chiedere che ci vengano risparmiati i suoi deliri filofascisti e negazionisti? Leggo ogni settimana il Diario di lettura: trovo i lettori che presentate ora più ora meno stimolanti; ma il signor Buscaroli, che c’entra? Al massimo, potrebbe suggerirci due o tremila volumi “degenerati” da bruciare, sull’esempio dei suoi camerati. E poi, su tuttolibri di cosa si parla?
Cordialmente
Umberto Fiori

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152 Commenti

  1. Condivido pienamente la considerazione fatta dal Sig. Umberto Fiori? Tanto più vergognoso credo risulti il tono di indulgenza dimostrato dall’articolista…

  2. Di fronte all’affermazione che la lettura di Levi possa “inquinare” la possibilità di valutazione critica di un evento o la propria coscienza, l’autore dell’articolo avrebbe dovuto interrompere l’intervista. Non per una forma di censura, ma per fissare i limiti oltre i quali nessuna discussione può addentrarsi. Per intenderci: il valore testimoniale e letterario di Levi è altissimo, non è possibile pubblicare una dichiarazione così superficialmente liquidatoria, che può essere attribuita solo ad una volgare e nichilistica forma di disprezzo a cui La Stampa non doveva adeguarsi.

  3. Ho avuto la tua stessa reazione leggendo le frasi da delirio di Buscaroli.

    Credo che, conoscendone la scoperta posizione negazionista, il torto maggiore è dell’intervistatore…

    Non è un maestro di cultura (come anche a destra si possono riconoscere, v.Augusto Del Noce, etc.) , è solo un “tecnico” del ns. patrimonio musicale – per il resto ha la stessa “dignità” intellettuale e morale di un ragazzino di Forza Nuova o Casa Pound….

  4. A prescindere dal fatto che si possa autodefinire un uomo di cultura una persona che si rifiuta di leggere “Se questo è un uomo” e che giustifica le più efferate stragi naziste, sono rimasto stupito anche io dalla passività dell’intervistatore.
    E anche dal punto di vista musicologico Buscaroli ha grosse pecche: ho letto solo la sua monumentale biografia di Bach e i continui assalti polemici contro i critici che non la pensano come lui e contro le interpretazioni filologiche della musica barocca sono davvero fastidiosi.
    Ci sono passaggi di un narcisismo e di una superbia davvero sgradevoli.
    Sinceramente certi personaggi andrebbero lasciati a cuocere nel loro brodo, mi stupisco davvero della scelta della Stampa.

  5. Come mai non mi stupisco?

    Forse perché, a partire almeno dalla fiction sulle Foibe (ma si potrebbe andare anche più indietro), la rivalutazione del fascismo è cosa reale. In certi casi, come appunto quello sulle Foibe, la rivalutazione avviene per via indiretta, passando dalla criminalizzazione della Resistenza, in altri, come nel caso della pubblicazione dei discorsi di Mussolini, senza nemmeno indossare una maschera di comodo. Questa intervista si inserisce in questo contesto.

    Fa bene Umberto Fiori a prendere la penna e indignarsi.

    Noto però una contraddizione. Se abbiamo ottenuto, proprio grazie alla Resistenza, la libertà di parola, perché chiedere che ci vengano risparmiati i deliri di Buscaroli? Se la libertà di parola è tale, e se Buscaroli non fa una esplicità apologia di ricostituzione del partito fascista, perché mai non dovrebbe dire ciò che ha detto? La libertà di parola è per tutti, indistintamente.

    Ma forse Fiori intende dire che non è triste che Buscaroli affermi quelle cose, ma che trovi terreno su cui piantare i semi. Qui, ancora una volta, non mi stupisco più di tanto. La Stampa, quand’anche la nostra società si fascistizzasse ulteriormente, non figurerà mai tra le testate da chiudere.

    Su questo bisognerebbe meditare: sull’humus culturale che non trova scandaloso pubblicare una intervista del genere. Davvero La Stampa è così distante da quell’humus? Si provi a leggerla riprendendo in mano il concetto, prettamente fascista, di corporativismo …

    Parafrasando Gaber si potrebbe dire che non è la libertà di parola che ci fa star male, ma questa Stampa che ci fa vomitare!

    sp

  6. I roghi dei libri si fanno anche nelle democrazie: intere biblioteche di storici revisionisti sono state condannate al rogo dalla magistratura di paesi democratici (a mia notizia in Spagna, in Germania, in Canada…). Del resto ha proprio ragione il papa: ebrei e cristiani sono fratelli: stesso monoteismo stessa intolleranza!

  7. Ho letto l’intervista di Bruno Quaranta, ieri sul giornale di famiglia della Fiat e avevo voglia di vomitare.
    Ma l’errore è a monte: Palmiro Togliati, ministro della Giustizia, firmò l’amnistia invece di derattizzare (flit o forca) certi ambienti…

  8. caro umberto,
    condivido in pieno quello che hai scritto alla stampa.
    e trovo il tono dell’intervistatore, come se avesse a che fare con un vecchio strampalato ma in fondo simpatico, politicamente sciagurato.

  9. Comunque state tranquilli: da come il vostro premier ha scodinzolato in Israele si direbbe che siete in una botte di ferro ! E’ incredibile come l’intera classe politica possa ancora oggi campare di rendita sul pregiudizio antifascista…

  10. smetto di essere illuminista: con quelli come lei, agares, col cavolo che morirei per permetterle di esprimere le sue opinioni! idem per il il buscaroli. ma state zittiiiiiiiiiiii!

  11. Buscaroli fu menato a sangue col padre a Liberazione appena avvenuta. Dal trauma non s’è mai più ripreso.
    Buscaroli è fatto parlare perché è una macchietta, incresciosa ma a modo suo simpatica. Non fa né bene né male. S’intuisce che sarebbe venuta un’ottima persona se qualcosa non gli fosse andato storto in illo tempore.
    Concordo con chi dice, più sopra, che anche il suo decantato Bach risente dei suoi atteggiamenti: sta di fatto che alla base della sua opera di musicologo e delle sue esternazioni negazioniste c’è sempre lo stesso aspetto mentale: nel Bach fastidiose sono, sì, le sue asserzioni antifilologiche, ma per converso anche l’attenzione stupida a cose come il vero ritratto di Bach – che volendo è una questione importantissima (tutto è importantissimo, ovviamente), ma non certo affrontata con quella pomposa surciliosità – , o l’acribia esibita dell’archivista, la jattanza con cui corregge errori di poco conto negli altri studiosi, l’ideologia sottostante, le palate di fango su tutti i coevi di Bach (naturalmente la rivalutazione di Zelenka e di Telemann secondo lui sono una mera questione di speculazione da parte delle case discografiche!), nonché la prosa asfissiante in cui avvolge il tutto, vanificando sostanzialmente quello che di positivo – che è semplice, rigorosa interrogazione delle fonti – in effetti c’è.
    [Fa sorridere il fatto che uno degli autori che hanno affascinato Saviano, il nazista Virgili, collaborò al “Roma” di Napoli quando direttore era proprio Buscaroli. Nel libro che Franchini dedicò a Virgili c’era scritto che il nazista, oltre a trafficare in materiale pornografico, tentò di mandare a segno un rapimento a casa Lauro e infastidì le figlie dello stesso Buscaroli. Non so, in tutto questo – in tutti questi personaggj – non riesco a trovare la caratura tragica, il lato sinistro. Mi fanno ridere, posso dirlo?].

  12. sì fanno ridere, hai ragione anfiosso, o meglio farebbero ridere, perché c’è una cosa che NON mi fa ridere. Il perchè dell’intervista (tutto sommato anche culturalmente inutile) Perchè viene fatta? Perchè ora? E’ una decisione di Quaranta o è imposta da fuori. Capirlo non sarebbe cosa secondaria in fondo. La stampa è pur sempre il giornale della fiat.

  13. C’è sempre un perché, *dietro*. C’è un perché, anche, dietro i farfuglianti ringraziamenti di Buscaroli a Giampaolo Pansa, e anche dietro ai libri revisionisti di Giampaolo Pansa. Come c’è stato un perché anche dietro la storiografia partigiana: c’è sempre un motivo, ci vuole sempre un motivo per la riesumazione di fatti pregressi, di nomi di morti. I fatti del passato, di per sé, contano tutti, e non contano per niente; possono rivivere solo in forma di pezze d’appoggio a qualcosa che si sta facendo nello hic et nunc.
    E’ per questo che non sono mai molto interessato a stabilire che cosa ci stia dietro, e che involuzione politica stia seguendo la Stampa. Cerco di capire se per me, che sono fuori da tutto quello che può ispirare la politica editoriale di un giornale, c’è qualcosa di oggettivamente fruibile oppure no. Il revisionismo mi sembra in teoria una nobile cosa, anche quando è di parte avversa, se non altro perché costringe a maggior precisione chi sostiene la tesi contraria, eppure non mi sembra che Pansa sia arrivato scientificamente ad alcunché; così le uscite di Buscaroli, che vent’anni fa non sarebbero state accolte sul serio e oggi ottengono udienza e rilievo, manifestano di per sé stesse di ridursi a meri sfoghi isterici, a rancore incistato. Tra il perché d’interesse dietrologico, che sicuramente è interessante e rilevante, e lo spazio dato ora a questo ora a quel personaggio schierato in questo o quel senso c’è un ulteriore spazio, aperto a tutti e disponibile all’analisi, che è quello della qualità del discorso: Pansa forza le tesi dentro i fatti, e Buscaroli barella di brutto, vittima d’un’autobiografia imbarazzante e penosa. Chiunque pensi di farsi buona pubblicità con queste vaccate è in errore – se si considera un certo tipo di fruitore, che guarda alla sodezza degli argomenti e alla tenuta logica.
    Quello che a me piacerebbe di più – ma in questo caso sono io che esterno – è un’analisi attenta, appunto, un umile passare al vaglio *tutto* quello che è proposto sulle pagine dei giornali e dei libri col manifesto intento di convincere, di manipolare, di portare dalla propria parte. E’ una forma d’attenzione che chiunque faccia della scrittura, e quindi anche della lettura, il centro della propria esistenza dovrebbe costantemente avere. Invece ci si limita ad opporre un Non sono d’accordo, e quindi un Questo non mi riguarda, e a voltar pagina.
    Fermo rimanendo che conoscere è importante; anche l’opinione dei Buscaroli. Devo infatti – e forse è la cosa fondamentale, anche se l’ho lasciata per ultima – confessare la mia perplessità per la tipologia di reazione nei confronti di questo tipo di sortite fasciste, revisioniste, razziste. La tendenza è infatti quella a manifestare scandalo per affermazioni che non si sarebbe voluto lèggere. Io non sono molto d’accordo – in specie perché se certe affermazioni sono fatte è perché, dietro, innanzitutto, c’è un convincimento, anche profondo. Non potrei mai dire che quello che Buscaroli sostiene è delirio puro se Buscaroli, come fa sempre più esplicitamente, non manifestasse il suo pensiero. Lo scritto è veicolo d’idee, quelle giuste e quelle sbagliate e quelle che non sono né giuste né sbagliate. Non ci s’indispettisce, non ci si addolora gratuitamente per opinioni sbagliate e, soprattutto, dannose: le si confuta, nella maniera più chiara possibile, e le si respinge; ponendo l’accento sulla loro dannosità e facendo presenti le ragioni di quelli che possono essere lesi dall’evidente infamia di certe asserzioni.
    Questa è, voglio precisarlo, la mia specola, naturalmente; quella di una persona nella cui vita la Fiat non ha nessunissima rilevanza. A me interessa unicamente rilevare il fatto che Buscaroli sostiene la giustezza delle sue opinioni con l’ignoranza, deliberata, di due capisaldi della letteratura italiana del Secondo dopoguerra. A me interessa far presente che Buscaroli ebbe un’esperienza traumatica ancòra adolescente, quando ci fu la Liberazione, e che è molto probabile che questo agisca sulla sua psiche tormentata, e che le sue parole non siano dettate da un senso di giustizia o da matura convinzione politica. Ed è questo il motivo per cui compatisco Buscaroli (pur senza mai dimenticare che è appunto dalla paura che nasce la violenza).

  14. ma a me di buscaroli non interessa nulla e neppure che lo intervistino. Tra l’altro se buffoni non lo pubblicizzava io manco lo avrei mai letto. E neppure della fiat mi interessa. Però mi interessa un’altra cosa, e mi interessa parecchio. Quanto sono ricattabili i nostri giornali oggi?
    La destra di berlusconi ha in mano tutto, ma ancora non ha in mano la stampa e soprattutto la cultura. Ora mi chiedo può il giornale della fiat (fiat in difficoltà) essere ricattato? Può essere costretto a fare e pubblicare una intervista del genere? Puo qualcuno o qualcosa costringere ad intervistare qualcuno che si sa benissimo, anche per motivi personali, che dirà simili cose (anche perchè non credo ne abbia mai fatto mistero)?
    Ecco questo mi interessa veramente. Si sono consumati qui quasi mille commenti sulle discussione nori/libero (ottimo contenuto in pessimo contenitore), pubblicare o meno con mondadori (in puro stile settario) e poi esce una intervista del genere (contenuto pessimo e inutile) sulla stampa (contenitore da non discutere secondo cortellessa) e la cosa non interessa a nessuno se non per iniziare la solita battaglia tra orazi e curiazi armati di bombolette di flit e sventolio di corde?
    geo

  15. come del resto mi interesserebbe sapere come mai un giornale come il corriere si sia prestato a pubblicare per primo una foto (proveniente da un libro non ancora in via di pubblicazione) come quella su di pietro, proprio alla vigilia del congresso. Possibile che cavallaro che lavora da 20 anni al corriere abbia considerato la foto del ’92 davvero una *notizia* che non poteva non essere pubblicata?

  16. @ Georgia
    se pensi all’intercambialità dei direttori, direi che i quotidiani sono qualcosa di più che ricattabili: sono parti diverse di uno stesso gioco.

    Chiesi esplicitamente a Cortellessa come conciliasse il suo dirsi di sinistra con la collaborazione a La Stampa. Lo feci qui, dove si può leggere anche la risposta del critico.

    C’è in corso una furibonda lotta di potere, con alla base una diversa concezione non già del mondo, ma del chi trarrà giovamento, stante la crisi, dei pochi profitti disponibili. I media, e i quotidiani tra questi, vi partecipano.

    Pensare che certe testate siano vicine alla sinistra è di un’ingenuità disarmante. Bisognerebbe non dimenticare mai chi ne detiene la proprietà.

    Comunque, non esagererei la portata di questa intervista. Come ho già scritto, è preoccupante l’humus culturale che ne permette la pubblicazione. Humus che esula la stessa intervista e che riguarda principalmente la rivalutazione del corporativismo fascista, ovvero la regolazione dell’economia (e di riflesso della cultura e della vita sociale) abolendo i conflitti o gestendoli anteponendo gli “interessi superiori della produzione” a quelli dei lavoratori. Questo è il risorgere del fascismo di cui nessuno parla mai.

    La Stampa? Potrebbe non stare al gioco?

    sp

  17. Georgia, Berlusconi ha la figlia nel consiglio di Amministrazione di Mediobanca, che detiene una quota di proprietà del Corriere. Quindi, è dentro, e come.

    Io credo che interviste come questa, con affermazioni squallide che in passato sarebbero state quanto meno compatite, nei nostri tempi moderni escono con prepotenza, con un senso di trionfo. E’ il definitovo sdoganamento dei più biechi revisionismi, non c’è più limite ormai.

  18. Discussione di grande interesse, pare anche a me che l’attenzione debba concentrarsi non sul soggetto-Buscaroli che si vuol far apparire come una sorta di Céline in sedicesimo, quanto sulla strategia del giornale “La Stampa”, dove scrive anche Lorenzo Mondo, curatore di alcune opere di Fenoglio e dove a suo tempo anche lo stesso Primo Levi pubblicava articoli e poesie. Come si fa a tenere insieme tutto questo?
    È evidente il tentativo di correggere la rotta, di crearsi una copertura a destra, immagino anche nell’imminenza delle elezioni regionali. La finzione del “quotidiano liberale” si smaschera da sola.

  19. sp non ci siamo capiti, il problema non è se un giornale sia di sinistra o di destra, quello mi interessa poco, posso capirlo da sola, articolo per articolo, cosa sia di destra e cosa di sinistra, la lotta destra/sinistra nella scrittura non mi è mai piaciuta e ha sempre fatto solo il gioco della destra. Ancor meno mi interessa la proprietà di un giornale se esistono davvero le garanzie di libertà di stampa, certo un grande giornale nazionale non può essere solo una coperativa.
    il problema è molto più grave e secondo me è la prima volta che si ri-presenta in questa forma (in italia)
    Il problema è: può la politica ricattare la stampa in generale e la Stampa in particolare (direttori e giornalisti) a tal punto da imporre e far pubblicare le recensioni che vuole e le foto che vuole?
    Buscaroli non è un intellettuale (o non solo), buscaroli è un politico attivo, candidato in passato alle europee, è un uomo di potere …
    Altra domanda: valeva la pena di scannarsi su nori se poi la stampa pubblicizza sta roba? Io non mi scandalizzo se un musicologo che ha avuto una esperienza traumatizzante (e poca importanza la marcatura politica da cui è venuta) viene intervistato da un giornale e dice certe cose, il problema non è neppure quello, è che la Stampa fa un paginone dedicato al suo ultimo libro, e gli lascia dire simile cose e soprattutto gliele mette così bene in evidenza … qui non c’entra la storia, la musica, la letteratura, la biografia (ben venga ogni documentazione) qui c’entra la politica fascista di ora e la libertà di stampa che sta svaporando completamente … altro che andare a libero e doverlo chiarire
    geo

  20. @geo:
    la politica fascista è di sempre. l’italia non è stata non è e non sarà mai uno stato democratico. solo, ci si accorge quando una certa cosa ci colpisce più direttamente. ma il vaticane c’è sempre e abbaia ringhioso, per dire. le mafie traboccano. diciamo che la nostra bella nazione di bello ha ancora i monumenti del 500 e il paesaggio. ma tanto tutto sparirà. come atlantide.
    mi piacerebbe esserci quel giorno.

  21. no aparrag-aculnaig non sono daccordo con te, non è sempre la stessa cosa, questa è la filosofia di chi dice sempre che non c’è nulla da fare, e quindi si resta a guardare.
    Non è tutto uguale.
    No, la libertà di stampa è davvero in pericolo ora (per mille motivi soprattutto economici) e non ieri.
    geo

  22. @ georgia e tramutoli
    Mi piace molto la vostra soddisfazione, siete proprio simpatici. Io non sono il direttore della Stampa; se lo fossi stato, Buscaroli non lo avrei intervistato, proprio perché si sa benissimo come la pensa (anche se non conoscevo i dettagli rivelati da Anfiosso). Credo che fargli dire (persino nel titolo) quelle cose di Primo Levi, sulla Stampa con la tradizione che ha, non sia in ogni caso fargli un bel servizio. (Ciò non toglie, ribadisco, che sarebbe stato assai meglio non intervistarlo affatto.) Peraltro sullo stesso numero di Tuttolibri è stata dedicata una pagina allì’autobiografia di Claude Lanzmann, e due numeri fa l’intero giornale era dedicato alla Giornata della Memoria. (Per inciso, Libero è l’unico quotidiano italiano che quel giorno alla cosa non abbia dedicato una riga.)
    Se per voi La Stampa è uguale a Libero, torno a ripetere, viviamo su due pianeti diversi.

  23. il problema non è libero o la stampa, nori o buscaroli. Il problema è un altro. Il problema è cosa sta succedendo alla liberta di stampa in italia?
    E’ inutile che ti trinceri dietro il giorno della memoria o qualsiasi altro articolo … il problema è che la stampa oggi è in mano alla politica e che la politica inizia a dire cosa tale giornale debba pubblicare. La censura pericolosa non è su cosa NON si debba pubblicare (saremmo nell’ordinaria amministrazione) ma su cosa SI DEBBA pubblicare e questo è molto più grave. Si veda anche sul corriere la foto della cena con ospite di pietro.
    Quindi dico (ironicamente naturalmente, perchè non sono idiota) che se nori deve chiarire perchè scriva su libero, tu dovresti chiarire perchè scrivi sulla stampa accanto a una recensione così importante al libro di buscaroli :-)
    Il problema non è (e mi sembra incredibile che non lo capisci) che la stampa sia uguale a libero o meno, ma che la politica che ci governa abbia ormai potere sulla Stampa come su libero (se non addirittura di più sulla Stampa).
    Che poi viviamo su due pianeti (e anche in due tempi) diversi mi sembra abbastanza evidente :-)

  24. Messa così, Georgia, allora io vivo sul pianeta di Cortellessa. Non capisco, ma è un mio limite, questa polemica nei suoi confronti. Quasi che non vedeste l’ora. La Stampa non è un giornale schierato a sinistra, mica è una novità. E’ proprietà della Fiat, mica dell’ARCI. Ma non è neanche un quotidiano dai titoli urlati e dalla caccia alle streghe.
    In più capisco poco la riduzione ad insetto che fa Giorgio a Buscaroli (farlo fuori con una bomboletta flit, come uno scarafaggio). E’ tipica dell’odio di destra questo deumanizzare l’avversario. Io e Buscaroli siamo lontanissimi anni luce, ma non lo farei mai fuori col flit. Era una battuta? Era una pessima battuta.

  25. non è una polemica nei confronti di cortellessa, figuriamoci, il fatto che sia stato ricordato cortellessa da parte mia è solo perchè mi serve a dimostrare che un settarismo acritico e antistorico come quello dimostrato nei confronti di Nori prima o poi ci si ritorce contro tutti, perchè il problema (e questo solo mi interessa sottolineare) non sono le singole persone e i singoli giornali (e neppure le singole proprietà) ma la stampa italiana e il particolare momento pericoloso e soggetto a ricatti che sta passando.
    Detto questo, tu vivi nel pianeta che preferisci, ma nel mio pianeta è questo l’allarme maggiore.
    Che la frase di giorgio sul flit e sulla forca sia stata agghiacciante mi sembra evidente e mi sembra di averlo detto io per prima (malgrado la simpatia che mi lega a giorgio e spero la sua sia stata solo una provocazione) … ma del resto se c’è il pericolo fascismo di stato c’è anche il pericolo stalinismo di base … Quindi … anche l’aver tenuto per mesi il faccione di stalin in home page su Liberazione non è certo cosa che gli abbia fatto onore, al quotidiano.
    Ma non è una novità che le due cose vadano di pari passo, è sempre stato l’unico bipolarismo esistente in italia ;-)

  26. Condivido molto di ciò che scrive Giorgia, meno che l’allarme maggiore in Italy sia quello della libertà di stampa. Mi pare che il LAVORO sia ancora, e a maggior ragione oggi, il primo dei problemi, il più urgente e il più critico. Per questo insisto nel sottolineare il ritorno – questo sì fascista! – del corporativismo, teso a derubricare il conflitto (in difesa del salario, del posto di lavoro, etc.) a mero accidente da risolvere chiamando tutti a partecipare agli interessi nazionali. E per questo continuo a ritenere La Stampa PEGGIO di Libero. Il fatto che la superficie sia più pulita non vuol dire che i contenuti veicolati – e la specifica visione del mondo – siano meno pressanti e pericolosi della volgarità urlata. A meno che, appunto, non si sia più interessati alle superfici.

    sp

  27. perchè salto mortale alcor :-)? (a parte che il salto del video è bellissimo e ti ringrazio).
    A me sembra (poi posso essermi spiegata male) che fin dall’inizio io ho detto che nel momento attuale NON c’era contenitore che ci salvasse, e che l’unica cosa era il contenuto e che per questo nori poteva scrivere dove voleva e dove poteva … dipendeva da quello che scriveva. Il problema oggi è: la stampa (e la stampa è preziosissima in un regime videocratico) TUTTA è al momento ricattabile? Sul corriere sono state fatte pressioni per pubblicare la foto di Di Pietro? e sulla stampa per pubblicare a tutta pagina la recensione al libro di Buscaroli sotto forma di intervista (perchè di una recensione si trattava più che di una intervista)?

  28. Condivido appieno le parole di Fiori e ringrazio Franco Buffoni per averle qui postate, visto che difficilmente acquisterei quel quotidiano. Sono cose gravi e ancora più gravi sono le responsabilità editoriali.

  29. Che ci sia un problema di libertà e pluralismo dell’informazione è evidente, e non c’entrano dx e sx, si tratta proprio della scarsa o nulla autonomia, della carenza di voci autonome che non si facciano dettare l’agenda da nessuno, della scarsa onestà intellettuale del giornalismo italiano ecc. ecc. Ma la critica di Cortellessa e altri a Libero – ormai stranota – è un’altra, riguarda lo sputtanamento del discorso pubblico e del senso comune che quel giornale porta avanti sistematicamente. Cosa che La stampa, pur con tutti i suoi limiti, non fa assolutamente.
    Metterli sullo stesso piano significa, a mio parere, annullare le differenze e, quindi le responsabilità.

  30. Perché furono picchiati? Mi piacerebbe conoscere le motivazioni

    le motivazioni le ignoro, ma posso immaginarle (anche se non giustificarle), visto l’epoca. Però buscaroli aveva 14-15 anni quindi NON ci poteva essere alcuna motivazione.
    Giorgio ritira la frase sul flit e sulla forca … non ti fa certo onore.
    Tra l’altro senza l’amnistia di togliatti (22 giugno 1946) subito dopo la vittoria del referendum del 2 giugno sulla repubblica, si sarebbe aperta una guerra in-civile infinita, poi va ricordato che togliatti con una circolare del luglio raccomandò un uso restrittivo del benificio. Se abbiamo avuto la Costituzione lo dobbiamo anche alla pacificazione iniziata proprio con l’amnistia.

  31. evviva stalin, evviva il flit !!

    ma perché è lecitamente democratico fare l’apologia del fascismo e al contrario doversi tacitare se si fanno dichiarazioni antidemocratiche?

  32. no, voglio dire che dovremmo smettere di provare imbarazzo quando a certa gente come il personaggio citato sopra la stampa da senza decenza lo spazio di poter fare simili affermazioni.

    se fossero stati antidemocratici con mussolini o hitler
    se fossimo antidemocratici con quanti usano la nostra democrazia per ritorcerla contro di noi come un randello

  33. mi correggo, dovremmo smettere di provare imbarazzo noi verso noi stessi, verso il nostro passato…

    cmq, viva stalin

  34. OT
    @georgia, nonostante tutto continuiamo a parlare di fascismo. non dico che bisogna stare a guardare ma non saprei come cambiare il modo di non pensare degli italiani. tanto per dire: ancora la gente si gira guardarti se baci il tuo ragazzo . ancora c’è la chiesa a gestire le incapacità politiche. rispetto a ieri c’è più mafia sicuramente. magari gli anni 70 sembrava che tutto fosse cambiato, ma per il resto non mi sembra che si possa parlare di ieri e oggi rispetto al fascismo, sicuramente c’è moltissima più ipocrisia nel senso dei finti tolleranti (ché tollerare per molti è solo un modo di dire). per il resto siamo qui a discutere (litigiosamente come sempre e faziosamente come sempre) del fatto che libertà di stampa non c’è e non c’è mai stata. infondo a scuola tanti ragazzetti rasati e con le bretelle hanno zaino con scritto w il duce e il crocifisso nelle aule giudiziarie è la conditio sine qua non di ogni buona civiltà. anche se non c’entra nulla, magari, però anche aldo busi ha subito tanti processi per oscenità e robe del genere nel 1989. insomma io nel mio piccolo ‘lavoro radiofonico’ e nelle mie piccole insignificanti performance qualcosa cerco di farla innanzitutto non essendo ipocrita ed esprimendo esattamente quello che penso, con onestà insomma e senza peli sulla lingua. come penso che la libertà di stampa non è mai esistita veramente così come penso che attualmente il web sia una cosa molto ‘snob’, fatta di circoletti e soci e amicizie. e spesso, per esempio moltissimi blog collettivi, a volte anche NI, sono dei veri e propri gruppi di persone o di amici che discutono fra di loro in maniera quasi autoreferenziale. un’altra cosa che non c’entra nulla: per pubblicare un libro cosa fai se non hai l’agente o l’amico che ti raccomanda?
    insomma, e con questo chiudo, l’italia è una penisola del vaticano. punto. la maggior parte di noi sono battezzati hanno il crocifisso in casa mandano i loro figli in aule cattoliche ecc ecc comprano mondadori e soprattutto in auto non si fermano sulla strisce pedonali.
    noi italiani non meritiamo altro che clerico-fascismo e a fare ci sarebbe da fare: semplicemente andarsene.

  35. @ Cortellessa
    sarebbe stato bello che la lettera di Fiori l’avesse scritta lei.

    @ made in caina
    In onore di Umberto Fiori, già cantante degli Stormy Six, direi: UN BRINDISI A LENIN!

    E parafrasando una loro mitica canzone, direi anche: si possono pubblicare interviste del genere perché si sentono tranquilli, perché sanno che non girà più per la città, Dante di Nanni …

  36. mi permetto…

    Georgia dice – sintetizzo:
    oggi tutti i giornali sono in mano ai politici, sono schierati.
    non è cosa nuova, però.
    ovvero non sono d’accordo con: “oggi”.
    Mosca parlò di elitarismo, contestando le teorie delle masse. il Potere è sempre nelle mani di pochi, di minoranze, che interpretano i due ruoli di “maggioranza” e “opposizione-minoranza” – per strapparci un sorriso, in fondo.
    i giornali sono sempre stati nelle mani di queste élites, di questi gruppi di potere, e le rivoluzioni sono – in buona sostanza – l’avvicendamento fra due minoranze.

    resta il ruolo, importante ma marginale, delle esperienze “alternative”: fanzine ciclostilate negli anni 70, e-zine oggi ecc.
    però si potrebbe insinuare che anche queste voci dissonanti confluiscono o vanno a formare le vecchie o le nuove élites. oppure vengono marginalizzate.

    insomma: io non compro La stampa, né Libero. mi può capitare di leggere qualche pezzo, se c’arrivo in Rete e mi interessa. le mie informazioni passano per altri canali.
    mi posso porre il problema di cosa leggano gli altri, ma a questo posso ovviare solo mostrando e avallando – appunto – modalità di accesso alle cose diverse da quelle acquisite, canoniche – attraverso le quali si esprime il Potere.

    e-

  37. “si possono pubblicare interviste del genere perché si sentono tranquilli, perché sanno che non girà più per la città, Dante di Nanni …”

    solo una battuta: la mia impressione che è che proprio perché “loro” non si sentono affatto tranquilli che si pubblicano queste interviste.

  38. Io penso che nessun supplemento culturale, compreso tuttolibri, sia pura cultura, come nessun giornale è pura informazione, un articolo così in evidenza chiama in causa , quindi,anche la vendita del libro, e cioè interessi editoriali. In questo caso Mondadori, tanto per cambiare.

  39. oggi tutti i giornali sono in mano ai politici, sono schierati.
    non è cosa nuova, però

    evidentemente mi sono spiegata male, non intendevo certodire che tutti sono schierati politicamente, cosa che non sarebbe affatto scandalosa anzi. Cosa poi non del tutto e sempre esatta, e quando lo sono, schierati e anzi addirittura sono giornali di partito non sempre sono o sono stati meri bollettini del partito. Ma non era questo che volevo dire. Volevo dire ben altro :-). Prendiamo il Corriere a me sembra (ma forse sbaglio) che De Bortoli fosse più libero nella precedente direzione che in questa. Nel frattempo berlusconi ha tentato la scalata al corriere, ha fallito apparentemente, ma non del tutto visto che tramite medioanca oggi lo controlla in parte. Pero per la precisione volevo dire che oggi è sul punto di controllare (con il ricatto economico) quasi tutti i giornali (escluso forse repubblica e gruppo espresso). Sta scalando la stampa approfittando delle difficoltà della fiat? Non so se sia vero, era però la domanda che mi/vi avevo posto, riflettendo sia sulla pubblicazione della foto di di pietro sul corriere, che su questa intervista che sembra un “piacere” fatto ad una data parte.
    Che poi i grandi giornali siano in mano a delle elites è cosa vecchia e risaputa, ma non tutte le elites sono la stessa cosa, il corriere di Albertini non era il corriere fascistissimo di dopo, il corriere di Ottone non era il corriere caduto in mano alla P2, e il corriere diretto da de bortoli ieri non è il corriere diretto da de bortoli oggi.
    geo

  40. Prendiamo il Corriere a me sembra (ma forse sbaglio) che De Bortoli fosse più libero nella precedente direzione che in questa.

    maria
    difficile stabilire in modo meccanico cosa significhi essere più o meno liberi rispetto alla linea del giornale.

    Fu proprio De Bortoli a lanciare il 29 settembre 2001, il testo più violento, razzista e xenofobo di oriana fallaci: la rabbia e l’orgoglio

  41. si certo, era il 29 settembre, c’era appena stato l’11 settembre, poco dopo però furono dedicati due paginoni del corriere a uno scritto di tiziano terzani, non credo nessuno abbia fatto pressione su de bortoli per pubblicare oriana fallaci, a noi può piacere o meno (a me certo non piace), ma credo fosse pubblicato in piena libertà giornalistica, se sai qualcosa di diverso sarebbe molto interessante parlarne, ad ogni modo che sia il testo più violento, razzista e xenofobo della fallaci, non lo so … dopo ne scrisse ancora di peggio :-).
    Mi sembra però una cosa molto diversa dalla pubblicazione in questi giorni della foto di Di Pietro per farlo passare per una spia cia e far diventare mani pulite tutta una ochestrazione d’oltre oceano (contro craxi e berlusconi), come insinua da tempo berlusconi … ecco qui mi sembra ci sia una certa pressione esterna … ma forse sbaglio e de bortoli ha davvero pensato fosse una Notizia e non una kalunnia vista anche la fonte … boh
    geo

  42. Ma io non parlavo di pressioni, tutt’altro , dicevo che la libertà vera o presunta di un quotidiano non dipende meccanicamente dal potere politico in carica.

    Riguardo a fallaci, non saprei se dopo abbia scritto di peggio, ma certo quel primo testo ebbe una risonanza immensa, gli articoli o libri successivi furono secondo me una rimasticatura , soltanto più ossessiva ,di quello.

  43. credo che nessuna scelta sia una scelta a caso perchè allora non si chiamerebbe scelta ma caso, fato
    credo anche che non sia importante il posto in cui lasci cadere il tuo pensiero ma quello che lo anima, il tuo pensiero, e quello che lo anima può essere cosa onesta o disonesta, consapevole o inconsapevole
    ritengo da inconsapevoli scrivere su un giornale pornografico, non per moralismo, ma per moralità.
    detto questo ognuno se la veda con la propria coscienza
    credo inoltre alla libertà di scrivere per dire qualcosa. che se poi non lo dico, lo ometto, lo insinuo, lo edulcoro è altra cosa dal lamentare o lamentarsi per l’attentato alla “libertà” di stampa.
    libetà di dire quello che siamo capaci di essere, ecco, questo concetto mi pare più accettabile
    per esempio georgia sa essere sempre antipatica :)
    perchè la stampa non intervista me?
    molti baci la funambola

  44. “Era una battuta? Era una pessima battuta”, scrive Gianni Biondillo.
    No. Non era una battuta.
    Mica faccio il cabarettista.
    Con i fascisti non si scherza.
    Oltre ad essere usciti dalle fogne (per infilarsi al governo, nelle amministrazioni locali, nei consigli di amministrazione, municipalizzate, etc.) ora pretendono anche di giudicare la Repubblica nata dalla Resistenza, questi esseri abietti e schifosi… Altro che flit, ci vorrebbe il napalm…

  45. @giorgio di costanzo (ischia)
    che bello sentire di nuovo i vecchi slogan di una volta che incitavano allo sterminio dei fascisti, che bello rispolverare le vecchie spranghe arrugginite, udire ancora brandelli di quel pensiero “democratico” così ben articolato!
    il napalm, poi.
    che finezza.

  46. è vero giorgio con i fascisti non si scherza, e lo stiamo sperimentando da un pezzo, però … non mi sembra proprio il caso di rispolverare il loro linguaggio … insomma flit, forca, nepalm non è che richiamino alla mente scenari di sinistra, almeno a mio giudizio. Il nepalm poi …. brrrrrrr.

    @anfiosso basta cercare buscaroli con google e si trova un sacco di robaccia, non mi sembra il caso di travasare tutto qui :-(

  47. Più leggo i commenti, più mi rendo conto che ci meritiamo quello che abbiamo. Risorgere del fascismo compreso. Il post è un gesto di indignazione. Qui, su Ni, si è parlato spesso del silenzio degli intellettuali, della necessità di esporsi, di non tacere. Un poeta prende la penna e, infischiandosene delle conseguenze, denuncia il contenuto – vergognoso! – dell’intervista a Buscaroli. Abbiamo bisogno di gesti di questo genere. Il “molto fascismo invisibile”, quello in cui siamo immersi, va denunciato subito, e va svelato come tale. Non servono le battute sul napalm e le contro-battute buoniste. Serve entrare nel merito dei contenuti, sia che vengano esposti su Libero che su La Stampa. Serve vedere la realtà nella sua profondità. Il fascismo – il suo ritorno – si poggia su ignoranza diffusa, crisi economica, paura e insicurezza sociale, cattolicesimo politico, dominio della proprietà. L’intervista a Buscaroli è solo la punta di una piramide ben più pericolosa e pervasiva, dove è ciò che non appare a doverci preoccupare. Non è tempo di camicie nere e di manganelli esibiti; non ancora, per lo meno. Queste sono le determinazioni esteriori del fascismo. Così come è solo una somiglianza esteriore il culto del capo. Se ci fermiamo a ciò, alle sue parvenze, da una parte lo mitizziamo, dall’altra non ne capiamo il risorgere reale. Uno dei punti centrali della battaglia culturale che stanno conducendo è la RIMOZIONE DEL PASSATO. La responsabilità dei mezzi di comunicazione è totale. Di TUTTI i mezzi di comunicazione e quindi, anche se con un diverso gardo d’impegno, delle principali testate. Non serve strillare perché Tizio collabora col giornale X o Caio con l’altro giornale Y. Serve nutrire di contenuti la comunicazione, affinché l’ignoranza diffusa della storia, anche della più recente, si colmi di conoscenza. E serve indignarsi. Se ognuno di noi, nessuno escluso, continuerà a prendersela con gli altri senza guardarse in se stesso e ai suoi atti, allora continueremo ad andare al contrario. Consolati, certo, in fondo ci auto-assolveremo; ma distanti da ogni decenza operativa. Serve uscire dal campo ristretto della letteratura, della critica, della poesia, per impugnare, di nuovo, l’indignazione. Così come ha fatto Umberto Fiori. È un piccolo gesto. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare …

    Temi (per uscire dall’antifascismo emozionale):
    • corporativismo (fascista e attuale), con analisi del coinvolgimento dei sindacati e dei partiti di “sinistra” nella sua veicolazione;
    • lo stato della giustizia sociale, nei termini di accesso alle risorse, ai diritti, alla stampa;
    • lo smantellamento istituzionale della partecipazione diretta dei cittadini alla gestione della cosa pubblica (crisi di rappresentanza, nessuna responsabilità nei confronti degli elettori, leggi elettorali e alchimie verticistiche dei partiti);
    • l’interferenza occulta delle “mafie” e dei “servizi” sul funzionamento della democrazia;
    • criminalizzazione, repressione, emarginazione di ogni conflitto,
    • militarismo …

    Abbiamo molto di cui indignarci e molto lavoro da fare …

    sp

  48. Leggendo certi post mi viene in mente la vecchia battuta di Pietro Nenni, secondo il quale “a sinistra ci sarà sempre un puro più puro che ti epura”…
    L’ho già scritto tempo fa: se si continua a dire che tutti i giornali sono uguali ecc., non si fa altro che il gioco della destra.

  49. @ Manganelli
    qual è il gioco della destra?

    I temi che ho proposto sono le determinazioni attuali del fascismo che fu. Chi ci si ritrova, gestendoli direttamente o approvandoli, è destra. Anche se si traveste da sinistra. O no?

  50. @ Georgia, non ho travasato un bel nulla: ho messo un link alla pagina grazie alla quale ho saputo come mai Buscaroli dice quello che dice – scoprendo che non è né Behemot né il Mammona ma, semplicemente, un increscioso caso umano.

  51. All’elenco delle cose di destra dev’essere aggiunta anche la censura e l’addomesticazione dell’informazione. Jersera Dell’Utri lamentava che a Ciancimino il figlio fosse stata data questa risonanza, quasi che le affermazioni fatte in un’aula di tribunale dovessero essere considerate robaccia – può anche essere, ma in tribunale le menzogne, si suppone, si pagano care. (Ma, naturalmente, ha detto che sono stati i magistrati a istruirlo perché dicesse certe cose. E questo è il governo. Ma dài!).
    Trasferire la censurabilità dei contenuti alla parola che li veicola è mera superstizione[, roba da ministro Cojoni, che vuole censurare internet (ma Paissan non è, credo, meno paranoide, e le regolette per la protezione dei dati sensibili che ho letto oggi sui giornali gratuiti sono mero delirio), o da Pisanu, che ha riversato nella legislazione in merito la propria ignoranza, il proprio terrore irrazionale per le macchine]: credo che la prima cosa di sinistra da fare sia quella di prendere le parole per quello che sono, vale a dire per un mezzo in grado di comunicare pensiero. La contestazione del pensiero procede dalla conoscenza dello stesso, in – idealmente – tutte le sue articolazioni. Se tappare la bocca è la risposta, il risultato è solo ignoranza e repressione; se la risposta è rifiutarsi di conoscere, il risultato è forse solamente ignoranza, ma il danno sarebbe comunque considerevole.
    Io non ho paura delle affermazioni di Buscaroli, che continuano a destarmi pena e riso. E continuo a ritenere utile che Buscaroli e quelli del subphylum suo si esprimano apertamente: voglio sapere che cosa mi minaccia, e perché. Sicuramente è allarmante che gli sia stato dato tanto spazio sul Diario di lettura, come è allarmante (se ne diceva là da Palasciano) che proliferi tanta fiction bigotta in televisione, come è allarmante che Nori trovi più ospitalità su Libero che su altre testate d’orientamento teoricamente più consono. Ma ancòra più allarmante è il tentativo di rimozione, il non voler lèggere, il non voler sapere, il non voler prendere coscienza.
    Oltretutto il fascismo è un Flegetonte in cui bollono i cattivi istinti anche di quelli che si ritengono troppo di sinistra per concepirli. Rimuoverli è malsano; meglio vederli projettati in qualche figuro ripugnante, in modo da vedere come si diventa brutti, improponibili, schifosi quando si assumono certe posizioni, e in tal modo concepirne un santo disgusto.
    Un fascismo c’è già stato: è come aver fatto la lebbra, o la peste. Credo che siamo immunizzati. Per me sarebbe un errore gravissimo, e anche un insulto, dato che in certe cose di cui mi sento nemico non ci sono comunque passato, assumere lo stesso atteggiamento di mio nonno, poniamo, nei confronti di certi atteggiamenti. Lui, che è stato, poniamo, a Bergen Belsen o ha fatto la Resistenza, potrà permettersi di rimuovere. Io no: devo reagire, confutare, fare di tutto per non somigliare al mio nemico. Noto con allarme che certi atteggiamenti di rifiuto integrale sono stati assorbiti aproblematicamente, coll’aggravante che sono, nei discendenti, mera retorica, atteggiamento culturale. E’ una forma di remissività che adesso come adesso mi sembra semplicemente connivenza inconscia.
    E’ vero, il pezzo di Buscaroli stravolto, che fa a pugni con le virgole e s’impicca nelle subordinate, è immondizia. Ma è l’immondizia in cui viviamo immersi, in forma di parole. Grazie ad esse possiamo razionalizzare, riconoscere; possiamo contestare, rifiutare (purché après-coup), stigmatizzare. Ma non ci conviene rimuovere preventivamente, perché è nuda espressione di un fatto oggettivo, di una presenza concreta e massiccia – dominante, anzi, se qualcuno non l’avesse ancòra capìto.

  52. Sp, concordo solo in parte con quello che dici.
    Avrei messo in cima alla tua lista:
    – intolleranza, razzismo, omofobia, che solo pochi anni fa, correggetemi se sbaglio, non avevano diritto di cittadinanza nel discorso pubblico: i discorsi razzisti erano ritenuti “sconvenienti”, suscitavano moti di riprovazione. Oggi, dopo decenni di Lega e dopo il lavorìo di giornali come Libero, pratiche di discorso razzista trovano spazio pubblico, sono diventate legittime, e da lì alle continue aggressioni a “negri e froci” è stato un attimo. Nel ’90 l’omicidio Jerry Masslo ha portato a una discussione pubblica e alla legge Martelli (con tutti i suoi notevoli limiti), oggi dopo Rosarno nessuno dice niente, a parte pochi indiani (indiani in senso lato, oltre a NI). Ecco perché Libero è particolarmente pericoloso, ed ha responsabilità ben maggiori di altre agenzie di informazione.
    Questa a me pare la prima vera emergenza oggi, in italia.
    Poi, “fare la propria parte” per chi i giornali li legge, non li scrive, che vuol dire? è suff mantenere vivi attenzione e indignazione?

  53. L’intervista a Buscaroli è solo la punta di una piramide ben più pericolosa e pervasiva, dove è ciò che non appare a doverci preoccupare.

    @s.p. perfettamente d’accordo. Il pericolo non è buscaroli (che al limite potrebbe essere solo un pover’uomo traumatizzato da ragazzino e assetato di vendetta) ma l’uso che ne stanno facendo al momento, intervistarlo non è stato casuale (chi lo ha intervistato sapeva bene cosa avrebbe detto). Per questo mi domando: chi ha fatto pressione perchè buscaroli fosse intervistato, e poi pubblicato non solo con il grande risalto cartaceo di una paginona intera, ma anche segnalato nella home page di Tutto Libri (e si sa che moltissimi leggono in rete solo i 4 articoli linkati in home)?.
    Tra l’altro se da quaranta fosse stato solo recensito il libro, non mi sarei scandalizzata. Ogni testimonianza è utile, non importa la marcatura politica. Ma evidentemente quaranta non ha voluto assumersi la responsabilità di fargli dire o di sottolineare certe cose e ha preferito intervistarlo e farle dire a lui le cose prevedibili e che qualcuno desiderava venissero sul giornale.

    @ Manganelli i giornali non sono tutti uguali (anche se la differenza va cercata con il lanternino), ma probabilmente sono tutti ugualmente ricattabili, al momento, da politici della maggioranza privi di scrupoli, cosa che non ha nulla a che vedere con idee, proprietà, giornalisti ecc. ma solo con la crisi economica che li sta strangolando. Non capire questo vuol dire appunto vivere in un altro pianeta.

  54. @Anfiosso

    sono d’accordo su questo: “Oltretutto il fascismo è un Flegetonte in cui bollono i cattivi istinti anche di quelli che si ritengono troppo di sinistra per concepirli.”

    ma proprio perché sono d’accordo, non sono tanto d’accordo su questo: “Un fascismo c’è già stato: è come aver fatto la lebbra, o la peste. Credo che siamo immunizzati.”

  55. io aggiugerei anche la diffusione della paranoia per la sicurezza, il controllo della moralità dei cittadini e l’aumento dei divieti e dei reati penali.

  56. Quello che mi impressiona di questa intervista, al di là di espressioni tipo “Ritengo che Hitler non sapesse”, è il chiuderi volutamente gli occhi e le orecchie per non vedere e per non sentire. Non ha letto Levi, Fenoglio, nessuno che potesse incrinare le sue certezze. Un grido di paura, in fondo, una chiusura ottusa e voluta nel proprio buio.

  57. @ alcor, mi riferisco a quelli da questa sponda – vale a dire quelli che non sono e non vogliono essere (metastoricamente) fascisti. Che sono anche quelli che il fascismo lo temono, spesso, come il cane scottato che fugge l’acqua fredda. Qualche schizzo basta a sgominare tutti.

    @ baldrus, la penso anch’io così: un grido di paura.

  58. prego di non diventare mai tanto saggio da riuscire a “comprendere” i Canti Pisani di E.Pound, e di apprezzarli esteticamente.

  59. @ sp
    Il gioco della destra sul piano culturale si chiama delegittimazione. L’egemonia si conquista anche così, ossia sottraendo al proprio antagonista una sua specificità, facendo credere, per esempio (come mi pare ormai opinione corrente e accettata), che partigiani e repubblichini fossero in sostanza la stessa cosa. Se tutto equivale a tutto, vince il qualunquismo, che finora mi pare abbia giovato solo alla destra.

    @ georgia
    Sulla ricattabilità dei giornali odierni concordo, però vorrei che si tenesse conto anche di altro, per esempio del puro e semplice fattore economico, anzi mercantile Se, per ipotesi, pubblicare un’intervista a Buscaroli fa vendere, la si pubblica. E soprattutto non dimentichiamo che, in un paese di non lettori come l’Italia, i giornali fanno davvero una battaglia di retroguardia rispetto alla televisione.

  60. Scrive Andrea Cortellessa:
    “Io non sono il direttore della Stampa; se lo fossi stato, Buscaroli non lo avrei intervistato […]”

    Mi pare un po’ poco cavarsela con il suo dissenso espresso in un commentario di Nazione Indiana. La cosa è grave, e avviene sul giornale per cui lei collabora. A questo punto non può agire con meno fermezza di quella usata con Paolo Nori.
    Faccia un dibattito pubblico in cui si confronta col giornalista che ha intervistato Buscaroli e col direttore di ttL. Renda pubblicamente percepibile la gravità della cosa, dica chiaro e tondo che le ‘cosacce’ non sono solo su Libero.
    Lei risponderà che su Libero questa è la regola, mentre su tuttoLibri è l’eccezione. Allora, a maggior ragione vale quello che dico: è più grave che la ‘cosaccia’ avvenga dove le persone hanno a cuore valori di civiltà e correttezza intellettuale, piuttosto che dall’altra parte, quella che Mozzi ha chiamato ‘in partibus infidelium’.
    Ci faccia vedere che sa incazzarsi con la ‘sua’ parte, solo così si distinguerà concretamente da chi è di destra o di pseudo-sinistra. Insomma porti armonia tra le sue parole e i fatti.
    Al massimo, se non la faranno più scrivere su ttL, qualsiasi blog la ospiterà volentieri.

  61. la stampa non è di sinistra, ci mancherebbe, anzi è un giornale conservatore, infatti mi chiedo come facciano a dare spazio a cortellessa. non si sono accorti che è un bolscevico?

    tuttavia, il lettore della stampa è un democratico, e certo si sarà meravigliato di un’intervista fatta a pochi giorni dalla giornata della memoria a un negazionista. oltretutto da un giornale i cui proprietari non sono sospettabili di anisemitismo.

    Poi il problema principale resta per me quello di delegittimare le riviste e i fogli della nuova destra, non i giornali storici della tradizione italiana, cosa impossibile da farsi adesso, vista la storia che hanno alle spalle.
    Sono le riviste della nuova destra ad essere massimamente pericolose, visto l’appeal che hanno nei confronti dei lettori ingenui che le considerano fondi inestinguibili di scienza e conoscenza. Ed è soprattuto l’immagine demenziale che danno dell’intellettuale, una riproposta del d’annunzianesimo, a dover maggiormente preoccupare. Ci sono certi innominabili che riducono la letteratura e la cultura a uno spot per il loro personalissimo interesse particolare, a veicolo per il loro prestigio sociale, a una chiacchiera da tenere all’ora dell’aperitivo per irretire un pubblico prettamente femminile. Organici alla figa!

    intanto si rischia così di non distinguere più tra le priorità e di ingaggiare delle lotte che portano solo alla confusione, e quindi all’irresolutezza.

  62. Beh, Cortellessa santo subito.

    C’è gente che non mi pare faccia queste grandi battaglie in proprio e si accanisce su uno che la sua l’ha fatta quando riteneva di farla, mettendoci la faccia ed esponendosi pubblicamente.
    Vi ha dato fastidio, mi pare.
    A voi pare che Libero sia uguale alla Stampa, lui vi ha già detto che non condivide.
    A voi pare che una penosa intervista a un fascista di un giornale come la Stampa renda quel giornale pari a uno dei più più velenosi diffusori quotidiani di linguaggio fascista, razzista, omofobo, misogino di questo momento storico.
    E allora cosa aspettate?
    Se ritenete che quelle che indicate siano battaglie da fare, fatele voi, non chiedete a un altro di farle al posto vostro.

  63. Io non penso minimamente che Libero e La Stampa siano la stessa cosa, però credo che il fatto che il primo abbia dedicato ampie pagine alla Giornata della memoria e il secondo no non significhi niente, sarà stata una svista, o una forma di snobismo verso la celebrazione retorica degli anniversari. Come espressione del pensiero berlusconiano (e penso anche ad attestati recenti), la c.d. destra italiana è molto vicina a Israele, e ha pochissimo a cuore le vicende dei palestinesi. Che poi questa vicinanza sia solo per convenienza e non per convinzione, uno stare dalla parte dei forti, non discuto, ma non è di certo significativa di nostalgici atteggiamenti antisemiti. L’ideologia del PdL non affonda le radici lì, è solo parodia del liberismo (libera volpe in libero pollaio) e darwinismo sociale con annessa carità pelosa (la social card ecc.). Chi la pensa così sta sempre dalla parte del più forte.

  64. Sì, una certa destra (perché c.d.? non ho capito, c’è qualche dubbio che lo sia?) è molto vicina a Israele, ma sempre razzista è rimasta, le battute di questi filo-israeliani restano le stesse di un tempo, e i pregiudizi sono identici, per lo più spostati su altri gruppi etnici o religiosi, ma a volte ancora schiettamente antisemiti. Anzi, direi ancora cordialmente e bonariamente antisemiti.
    E’ che lo stato di Israele ha mostrato i muscoli e alla destra piace la gente con le palle, tutto qui.
    Non è cambiato molto. Sempre con i deboli se la prende.

  65. infatti, prima di tutto, distinguere…un giornale i cui proprietari non sono sospettabili di anisemitismo e non la pidìelle ha proposto la pubblicazione di quell’intervista. Quindi? Famiglia Elkan ! Ebrei, che possono essere tutto ma non antisemiti, e l’argomento non è Gaza ma il negazionismo!

    la stampa non ha molto a che fare con il pdl. dalle ultime dichiarazioni montezemolo sembra fintamente antagonista alle esternazioni di berlusconi o di bossi sulla fiat.

    con ciò non voglio difendere la stampa, ma credo che non rappresentino loro e adesso il vero pericolo culturale del nostro paese.

    i giornali sono i loro lettori ed è più democratico un lettore della stampa che uno del giornale. sarà magari più bigotto, ma è meno disposto a incendiarsi e a incendiare qualcuno sotto dettatura e per influenza del veneficio che certo inchiostro promana.

  66. c.d. destra perché non è destra per come viene intesa nell’occidente, non ha niente in comune con Angela Merkel o i tories inglesi o i repubblicani americani, la loro idea di democrazia è molto più vicina a putin e agli oligarchi russi.

  67. poi una breve considerazione. pensando alle ultime quesioni su nori e mondadori mi sento di esprimere la mia ammirazione a helena e cortellessa, perché si sono pubblicamente esposti, pubblicamente, rischiando così di mettere a rischio la propria professionalità, assumendo posizioni sconvenienti per cui non meno gravi possono essere le ripercussioni su di loro.
    ci vuole comunque coraggio a dire certe cose pubblicamente, come fa helena. fa bene e non ci vedo nessuna ambiguità, ma al contrario molto rischio e sprezzo del pericolo.
    pensate che mai nessuno dei Capi la legga su NI? avete mai pensato a come possono reagire a certe sue prese di posizione verso l’Eccellentissimo?

  68. Scrive ‘made in caina’:
    “mi sento di esprimere la mia ammirazione a helena e cortellessa, perché si sono pubblicamente esposti, pubblicamente, rischiando così di mettere a rischio la propria professionalità, assumendo posizioni sconvenienti per cui non meno gravi possono essere le ripercussioni su di loro.”

    Helena ha raccontato la sua storia in modo trasparente, e questo d’accordo è ‘esporsi’.
    Cortellessa non ha esposto sè, ha esposto Nori. Lo ha fatto educatamente, Nori era d’accordo sul fatto di essere esposto, però alla fine era Paolo Nori a doversi difendere.
    Siccome, a mio parere, Cortellessa ha ‘proiettato’ su Nori responsabilità di altri, e questo sempre a mio parere è accaduto perché è più facile cercare una responsabilità di Nori, piuttosto che una responsabilità dei giornali e intellettuali così detti ‘di sinistra’, penso che sia ragionevole chiedere a Cortellessa di criticare pubblicamente anche questi, esattamente come ha fatto con Nori, e non soltanto in un colonnino di Nazione Indiana.
    A meno che Cortellessa o chi condivide le sue idee non risponda che a ‘sinistra’ va tutto bene…

  69. @ Barbieri e Tramutoli
    Vedo che dell’affair Buscaroli l’unica cosa che vi prema è sapere come la pensi io, e magari che soprattutto lo sappia La Stampa. Vi servo subito, cari. Io non ho problemi a ripetere che non avrei intervistato Buscaroli. So da moltissimo tempo come la pensa, e mi stupisco che la sua esternazione abbia potuto stupire qualcuno; le sue frasi sono espressione di un fascismo penoso e residuale, arcaico, del tutto fuorisquadra rispetto al postfascismo oggi egemone (vedi Libero appunto); il suo effetto per me non è comico però come crede Anfiosso, semmai tetro e malinconico; è il tono tipico di persone della sua generazione col suo vissuto traumatico (ripercorso appunto da Anfiosso). Sono gravi per quello che dicono, certo; ma si pensa davvero possano influire sulla pubblica opinione? Ho già detto che l’intervistatore, col fargli dire certe cose di Levi, non lo ha certo messo in buona luce. Non so chi abbia avuto l’idea di intervistarlo, sarebbe interessante saperlo. Certo è che il giornalista non l’ha messo, per quanto ha potuto, in buona luce. La Stampa non è solo giornale di proprietà della famiglia Elkann; è anche il giornale del quale firme importanti sono, per dire, Elena Loewenthal e Marco Belpoliti – che dell’opera di Levi è curatore. E naturalmente è il giornale storico dello stesso Levi. Io credo fermamente (non ho statistiche per dimostrarlo, certo) che la stragrande maggioranza dei suoi lettori di fronte a un titolo come Non voglio sapere se questo è un uomo abbia avuto un (sacrosanto) moto di disgusto. Se si pensa che l’importante è comunque fare pubblicità al libro demmerda annunciato e al suo autore, non si ha la più pallida idea delle dinamiche con cui funzionano i media.
    Perché La Stampa abbia preso questa decisione profondamente ingiusta e offensiva – questa è la domanda. Io al momento non ho risposte, e francamente ritengo sterile continuare ad almanaccare al riguardo, se non se ne saprà di più. Ho già fatto notare che la cosa ai miei occhi appare in decisa controtendenza rispetto all’atteggiamento del giornale nei confronti del razzismo storico (il dato molto semplice e molto eloquente sulla Giornata della memoria, Sergio, non è affatto irrilevante; e ritengo assurdo opinare che Libero si sia astenuto, al riguardo, per un pudore antiretorico del quale in altre occasioni non mi pare meni granché vanto) ma anche di quello contemporaneo (sarebbe interessante, per es., confrontare nel dettaglio gli articoli usciti sui fatti di Rosarno sul Corriere e sulla Stampa).
    Quanto al dibattito pubblico richiesto da Barbieri, io non ne ho richiesto uno a Nori; è stato lui a idearlo, come ho precisato a più riprese e ha scritto a sua volta il diretto interessato su Libero (ahinoi) e sul suo sito. Ma continuare a sostenere questa cazzata, pur essendo stati ampiamente informati del contrario, significa essere intenzionalmente solidali col modo di argomentare di Libero, del Giornale e di Pigi Battista. Auguri vivissimi, e soprattutto buona inchiesta sui comportamenti della “sinistra”.

  70. credo che la Stampa c’entri poco con la sinistra, cosa del tutto legittima naturalmente, ma dire che la stampa rappresenti il comportamento della sinistra è una cavolata sesquipedalica che potrebbe dire solo berlusconi.
    geo

  71. @Cortellessa
    Auguri anche a te, stizzito, caro, simpatico professore.
    Fuori dalla docenza, tocca rispondere anche a domande scomode.
    (qui nessuno deve fare l’esame col prof.)
    Il settarismo è un boomerang. Come benissimo s’è visto.
    E un caro saluto ad Andrea Barbieri e a Georgia.

  72. Benissimo Tramutoli, sii beato nel tuo paradiso senza sette. Perfettamente armomico e, soprattutto, libero. Come l’aria.

  73. Mi pare che Cortellessa sia stato chiarissimo. E Alcor ed altri pure. E capisco la sua stizza: lo si accusa di imputare ad altri una responsabilità che sarebbe (anche) sua.
    È curioso: la discussione sulla responsabilità intellettuale, informazione e deriva razzista-fascista dell’Italia finisce con quello che senza volerlo aveva sollevato il dibattito, mille commenti e centinaia di post fa (se non sbaglio tutto l’affaire è nato da un commento di Cortellessa, qui su NI, che a proposito di una recensione diceva qualcosa come: “ma davvero Nori scrive su Libero?” ) che si deve difendere dall’accusa di collaborare a un giornale dove pubblicano un articolo, orrendo ma UNO, con tanto di repliche ecc., come fosse la stessa cosa rispetto al lavoro di un foglio quotidianamente violento nei toni e falsificatore (Libero).
    Non capisco come il fascista sia potuto passare, con dei guardiani così attenti alle porte…

  74. Scrive Cortellessa:
    “Quanto al dibattito pubblico richiesto da Barbieri, io non ne ho richiesto uno a Nori; è stato lui a idearlo, come ho precisato a più riprese e ha scritto a sua volta il diretto interessato su Libero (ahinoi) e sul suo sito. Ma continuare a sostenere questa cazzata, pur essendo stati ampiamente informati del contrario, significa essere intenzionalmente solidali col modo di argomentare di Libero […].”

    No, non è in questione chi ha ‘ideato’ il dibattito nella libreria romana. Parlavo di rendere pubblica la questione dell’intervista a Buscaroli, cioè di trasformarla – come lei ha fatto, o ha contribuito a fare per Nori – in un ‘caso’. Può essere un dibattito pubblico, ma può semplicemente scrivere, magari ponendo domande agli interessati, dove le è consentito scrivere.
    Mi pare di capire che lei non ha nessuna intenzione di fare questo. Evidentemente pensa che a ‘sinistra’ non serve nessuna autocritica. Oppure non se la sente, non ha il coraggio. In questo caso la capisco perché nemmeno io sono una persona particolarmente coraggiosa.

    In ogni modo peccato, avremmo capito qualcosa in più. Per esempio perché le pagine culturali di certi giornali di ‘sinistra’ sono murate, perché gli articoli sono così scadenti, perché troviamo la turbo-promozione, perché Scarpa scrive di un suo testo:
    “Questo brano viene pubblicato il 6 dicembre 2009 su “Libero”, dopo essere rimasto inutilmente parcheggiato per tre settimane nella redazione di un giornale “di sinistra”.” (Era importante che uscisse anche per far conoscere la bella rivista ‘Il primo amore’ che continua a essere pubblicata in perdita, e a non interessare i giornali ‘di sinistra’).
    E forse avremmo capito perché Paolo Nori ha deciso di collaborare con Libero.
    Peccato davvero.

  75. Scrive ‘g.’
    “E capisco la sua [di Cortellessa] stizza: lo si accusa di imputare ad altri una responsabilità che sarebbe (anche) sua.”

    Se tu scrivi ‘lo si accusa’ non è possibile capire a quali parole ti riferisci.
    Comunque se le parole erano le mie, non hai capito un tubo. Se pensassi che Cortellessa è correo o disonesto o cose simili, non starei nemmeno a parlargli. Lui ha fatto quel che ha fatto in perfetta buona fede e con le migliori intenzioni, tra l’altro venendo a misurarsi assiduamente in rete, che credo sia per lui più o meno una novità e gli fa onore.
    Però insisto secondo me il modo di condurre la cosa, cioè attribuire una responsabilità a Nori senza chiedersi se responsabile fosse qualcun altro, o addirittura un sistema, è sbagliato.
    Il caso Buscaroli è la spia che qualcosa non funziona in redazioni che, se anche non appartengono a giornali schierati ‘a sinistra’, sono certamente composte da persone civili e democratiche (su ttL scrivono Faeti, Voltolini, Pallavicini ecc.). Quindi ho voluto far notare a Cortellessa che si era accesa una spia sul cruscotto.
    Perché lo faccio notare a lui? Perché Cortellessa non è certo stupido e sa formulare le domande (lo dimostra anche poco sopra).
    Lui ci fa capire che non le vuole porre, ma allo stesso tempo attende delle risposte, e allora perché non è la redazione di Nazione Indiana a chiedere a ttL il perché di quell’intervista?
    Sarebbe il primo pezzetto di un’inchiesta sulle prassi della “sinistra”.
    Non pensate che sarebbe utile?

  76. Non so, io non ne farei un caso, sia dell’intervista a Buscaroli sulla Stampa che del silenzio di Libero sulla Giornata della Memoria. E’ evidente che quello della Stampa è stato un episodio spiacevole ma pur sempre un episodio, e che Libero non professa alcun antisemitismo, tant’è che è la voce del governo più filoisraeliano della storia d’Italia. Però non mi sembra affatto un episodio isolato il pezzo di Scarpa uscito su Libero, nel senso che credo sia stata una reazione alla chiusura dei quotidiani c.d. di sinistra nei suoi confronti, e in genere nei confronti di molte voci interessanti e originali del panorama letterario nostrano. L’altro ieri è uscita su L’Unità un’intervista a Scarpa fatta da Silvio Bernelli. Mi era stata preannunciata 2 settimane prima da Tiziano perché vi compariva il mio nome e quindi, per vanità, l’aspettavo con ansia. Ha atteso talmente tanto che l’autore temeva che non interessasse, e iniziava a pensare di metterla in rete. Tutto questo mi ha ricordato la denuncia di Scarpa, contenuta in calce al pezzo sui crocifissi, che lo spinse a darlo a Libero. Secondo me questa è un’ingiustizia, lo dissi allora e lo ripeto adesso. Prendersela con Libero per la prima pagina su Veronica Lario è sacrosanto ma anche un po’ troppo facile, come menare uno mentre caga. Facciamolo, ma interroghiamoci al contempo sulle ragioni per cui autori di valore come Scarpa e Nori sono costretti a pubblicare in quei posti.

  77. @barbieri

    in quel “voi” eri compreso anche tu, mi pareva chiaro, bastava leggere i commenti precedenti dal quale era nato il mio.

    Ma una cosa vorrei chiedertela.
    Tu dici, chiedendo a NI e Cortellessa di interrogare la Stampa e la stampa per indagare le malefatte del sistema:

    “Sarebbe il primo pezzetto di un’inchiesta sulle prassi della “sinistra”.
    Non pensate che sarebbe utile?”

    A parte la definizione di “sinistra”, mi chiedo, e ti chiedo, non potresti cominciare tu a scrivere una lettera alla Stampa e magari molte alla stampa?
    E poi, siamo in rete, non potresti aprire un blog apposito?
    Dici che non sei molto coraggioso, ma per aprire un blog dedicato alle pecche del sistema non ci vuole particolare coraggio se non si fa parte, come mi pare di capire nel tuo caso, di quel sistema, né ci si scrive, né ci si lavora.
    Dici che lo chiedi a Cortellessa perché non è stupido e sa formulare le domande, ma neppure tu sei stupido, e sai formulare domande.

    Perché se ti limiti a spingere altri a farle -senza aprire la pratica del se e come le condividano, che già si sono espressi – il sospetto che i tuoi interventi qui non nascano da urgenza di indagare, sapere, svelare, ma solo da antipatie e simpatie personali, è assai forte.
    Se questo desiderio di verità, conoscenza, battaglia è così urgente, comincia tu, Barbieri, fatti le tue battaglie, trasforma l’intervista di Buscaroli in un caso.
    Sei in rete da tanti anni, sai come si fa.

  78. @ garufi

    in questa tua frase:

    “Libero non professa alcun antisemitismo, tant’è che è la voce del governo più filoisraeliano della storia d’Italia”

    ci sono cecità che mi spaventano.

    Non basta essere filo-israeliani per non essere antisemiti. E non basta non essere antisemiti per non essere razzisti.

    Sembrerebbe ormai che fosse sufficiente dichiararsi filo-israeliani per mettersi automaticamente dalla parte della ragione.
    Vorrei farti notare che oggi solo frange estremiste e patologiche si dichiarano pubblicamente antisemite.
    Il sepolcro imbiancato è un must della storia.
    E’ assai facile oggi, fa parte delle buone maniere non essere antisemiti.
    Non vedere che cosa produce il linguaggio di Libero vuol dire vedere la calce, ma non il verminaio che ci sta sotto.
    Apri gli occhi.

  79. a me spaventa che tu non capisca un tubo di quello che leggi. non si tratta di aprire gli occhi, ma di accendere il cervello. ma chi è che pensa che “sia sufficiente dichiararsi filoisraeliani per mettersi dalla parte della ragione”? io no di certo, però ho l’impressione che tu consideri sufficiente votare a sinistra per credersi intelligente.

  80. “come menare uno mentre caga”… mantenendo la sagace metafora di Sergio, mi viene da dire: dipende dove caga. Se me la fa fuori dal vaso, in mezzo al soggiorno, la voglia di menarlo sorge spontanea…

  81. @ Barbieri
    Sì, penso che sia utile accendere un riflettore sulle scelte dei quotidiani e dei loro supplementi culturali, di sinistra e “generalisti”. Non solo sulle scelte politiche, ma anche sulla quantità di fuffa commerciale che ha ivi accesso (a differenza che in passato), togliendo progressivamente ossigento (in termini di centimetri quadrati) alle realtà editoriali di ricerca che personalmente ho sempre cercato di privilegiare (scelte, quelle e questa, che sono entrambe a loro volta squisitamente “politiche”, come ho già avuto occasione di dire qui). Penso che sia un lavoro utile e che anzi ci servano al riguardo statistiche precise ecc.
    Però questo non c’entra proprio niente con Libero. Io ho espresso riserve sulla scelta di uno scrittore e intellettuale che stimo, e che ho ragioni di credere non di destra, il quale accetti di scrivere su quel giornale. Ce lo siamo detti e ripetuti, non sto a ripetere la solfa. Nori a sua volta si è espresso al riguardo: su Libero, in rete e dal vivo a Roma. Non mi pare ci sia da aggiungere molto altro, su questo merito specifico. Se non correggere una frase di Sergio Garufi, che sostiene che Nori Scarpa e altri sarebbero “costretti” a trovare ospitalità su Libero perché su altri giornali non possono avere accesso. A parte che di scrivere sui giornali non lo ordina il medico a nessuno di noi (ho detto e ribadisco: meglio niente che Libero), comunque nei due casi specifici molto semplicemente ciò non è vero. Nori collaborava anche al manifesto, con una certa regolarità, mentre Scarpa più di rado ma è stato ospitato: sulla Repubblica (ai tempi della polemica con Scurati) e proprio sulla Stampa (con un ampio articolo proprio su questo argomento). E ha collaborato a sua volta col manifesto in passato.
    Concludo, Barbieri, sulle domande che secondo te sono da fare alla Stampa. Noi stiamo commentando un pezzo di Umberto Fiori, che oltre ad essere un bravissimo poeta narratore e saggista è anche, mi pare, un lettore della Stampa e in quanto tale ha scritto una civile e condivisibilissima protesta in forma di lettera. Non so se l’abbia mandata anche al giornale. In tal caso anche formalmente una domanda al giornale in questione, da lui, è stata rivolta. E comunque è stato fatto qui. Sp dice che sarebbe stato meglio l’avessi fatta io, tale domanda; non capisco bene la logica di questa considerazione. Ma comunque, e per quel che vale, alla domanda di Fiori mi associo personalmente sottoscrivendone ogni singola riga. Facciamolo tutti quanti e un minimo di peso immagino lo abbia. Vedremo poi l’esito.

  82. Chiedo scusa ai lettori (non ai fascisti) delle mie parole eccessive e violente. Non sarei in grado neanche di ammazzare una formica.

    Colgo l’occasione per rinnovare la mia stima (incondizionata) nei confronti di Andrea Cortellessa.
    Il suo lavoro critico (eccellente) desta invidia.

    Buona giornata a tutti.

  83. Mettiamola così. Direi sia meglio illudersi di essere intelligente votando a sinistra che farlo non votando a sinistra.

  84. Barbieri:
    non so se ho inteso male il tuo intervento, mi rivolgevo a te e ad altri (ricordo georgia svariati commenti fa, e qualcun altro), che trovavo molto impegnati in critica personale a AC che, bene o male argomentata che fosse, mi sembrava quasi accanimento: la polemica personale non mi interessa e non porta a nulla, quindi se ti ho frainteso chiedo scusa e la chiudo qua. Alcor lo sta spiegando meglio di me: non capisco questo insistere su una qualche richiesta di impegno speciale ad AC, come se dovesse scontare qualcosa.

    Garufi dice:
    “Prendersela con Libero per la prima pagina su Veronica Lario è sacrosanto ma anche un po’ troppo facile, come menare uno mentre caga. Facciamolo, ma interroghiamoci al contempo sulle ragioni per cui autori di valore come Scarpa e Nori sono costretti a pubblicare in quei posti.” Io non credo sia troppo facile, credo invece sia doveroso “denunciare” Libero, cercare di reagire al veleno che propala. Chiedersi perché non hanno spazio altrove autori validi sarebbe stato quasi OT, come si dice qua, rispetto alla questione cruciale e iniziale di tutta questa discussione (utile finchè non va in beghe personali), che era precisamente la responsabilità intellettuale rispetto all’imbarbarimento dell’Italia oggi. Ma mi sbaglio facilmente, e sono qua per capire…

  85. @g
    “credo invece sia doveroso “denunciare” Libero”

    ma tu hai letto di qualcuno, qui, in tutte queste centinaia di commenti, che abbia osato difendere le foto di veronica lario in topless? che abbia detto, no, non è vero, quello è buon giornalismo? non l’han fatto neppure nori e scarpa che ci han scritto sopra, forse se ne vergogna pure borgonovo, il caporedattore culturale. allora se nessuno è contrario, che senso ha stare qui a ribadirlo ad libitum? discutiamo di ciò che veramente ci divide. per me, per esempio, può essere il “meglio niente che libero” di cortellessa. critico che stimo fin quasi all’idolatria, ma col quale in questo caso specifico non concordo, perché penso che la scelta aventiniana, l’autoghettizzazione sdegnosa, la riserva indiana in rete porti all’estinzione, alla non rappresentatività, come è puntualmente successo a rifondazione comunista in parlamento. ho denunciato un caso specifico prima, quello dell’intervista su l’unità che ha atteso 20 gg prima di uscire. è questa la maniera di “ospitare” una voce come quella di scarpa da parte di un giornale c.d. amico? mettere in discussione queste testate di sinistra e la loro politica culturale che spinge molti talenti a emigrare di là non significa far di ogni erba un fascio. la vera cortina fumogena della ragione è l’uso gratuito degli epiteti “fascista” e “antisemita” rivolti come una clava a chiunque non la pensi come te. quelli voteranno pure a sinistra, ma sono i nostri più acerrimi amici.

  86. Mha! Sono sempre più convinto che in pochi leggano veramente La Stampa. Ma tant’è. Mi ritiro nel mio cantuccio ricordando che uno degli editorialisti politici di punta de La Stampa è (ora in congedo per altri incarichi) tale Augusto Minzolini …

    sp

  87. Sergio, a me pare che molto spesso chi se la prende con i giornali e le loro pagine culturali non abbia sufficiente esperienza di lavoro al loro interno. Se un’intervista attende 20 giorni per essere pubblicata, è un tempo che definirei medio. A me è capitato spesso, sia sul manifesto che sulla Stampa, di dover attendere anche due o tre mesi per vedere pubblicato un pezzo a suo tempo concordato col caposervizio (e non era questo, sia segnalato per inciso, il caso dell’anticipazione del Primo amore proposta a Repubblica); tuttora due miei pezzi attendono il loro turno a Tuttolibri, rispettivamente da due mesi e un mese. Il motivo di queste attese è semplice; non si tratta di sadismo gratuito. Si dà il caso che a questi giornali collaborino molti personaggi di valore, o semplicemente di nome, e moltissimi altri desiderino entrarvi. Mentre per qualche motivo, che lascio a te intuire, a Libero (fortunatamente) lo stessa cosa non accade. Di qui la smania di Libero, et similia, di procacciarsi nuovi collaboratori – meglio se molto noti e ancor meglio se noti come “di sinistra”. Trattare “meglio” i propri collaboratori (a partire dal trattamento economico) in queste condizioni, aggiungo sempre per inciso, è molto più semplice. Dopo di che, ciascuno resta responsabile delle sue scelte.

  88. caro g. io veramente non faccio mai critiche personali, non vedo perchè ne dovrei fare a cortellessa, certo ogni critica (a quello che viene postato o scritto nei commenti) viene vissuta da chi la riceve come personale, ma questo è un altro discorso. Naturalmente per il caso Nori mi sono rivolta a cortellessa perchè lui aveva affrontato il problema, e anche stavolta mi sono rivolta a cortellessa perchè già allora avevo affermato che pensando come appariva dai suoi commenti uno non avrebbe potuto scrivere neppure sulla stampa. Visto che questo nuovo articolo è uscito sulla stampa mi sono riallacciata alla precedente discussione, però nulla di personale con cortellessa. Non ne ho alcun motivo davvero.
    In questa logica allora anche cortellessa dovrebbe aver imbastito una polemica personale con Nori, cosa che io non credo affatto.
    geo

  89. E poi, aggiungo, il punto non è che qualcuno difenda o meno quella prima pagina di Libero (sfido!). Se la si cita è perché è emblematica del loro modo di fare giornalismo, se così si può chiamare; e segna in modo madornale la differenza (mentre qualcuno ha qui sostenuto che “la differenza va cercata con il lanternino”: 9 febbraio 11:41) tra quella roba lì e un giornale come La Stampa. Che può essere criticato in generale (altroché) e in particolare per la scelta di sabato scorso (e lo stiamo facendo in abbondanza). Ma che non è mai stato quella roba lì. Siccome questa differenza oggi viene revocata in dubbio, allora non ci si stanca di ricordare quella pagina lì; non so se “è troppo facile, come menare uno mentre caga”. Quel che è certo è che in quella circostanza il giornalismo italiano ha cagato – e fatto cagare. Aveva dunque ragione Tashtego, a definire Libero un giornale “fecale”.

  90. Garufi, io credo con cortellessa “meglio niente che Libero”, perché Libero è quello che è: ovvio che a nessuno qua piace, ma appunto la scelta di scrivervi o no era alla base del discorso, chiamando in causa la responsabilità individuale, la scelta di avallare in qualche modo il lavoro sporchissimo che Libero porta avanti. Discorso che non ripeto, per carità.
    Però non mi pare così assodato il giudizio – non so se le “istituzioni” si sono mai mosse contro Libero, articolo21, l’ordine dei giornalisti (nato sotto il fascio, di “controllo” se ne dovrebbe intendere…), o chi altri oltre alla rete se ne preoccupa davvero – tant’è che qualcuno si sente di poter cercare lì uno spazio di “rappresentatività”.
    Allargando il discorso alla visibilità degli autori sulla stampa, io vedo solo grossi difetti nella stampa italiana, quelli cui accenna cortellessa e altri. Personalmente faccio fatica a leggere quasi tutti i giornali, di sx o no conta poco, a parte poche firme qua e là e il manifesto (che c’ha grossa crisi, e si vede, ormai è uno scheletro), e se devo giudicarne la “linea”, per carità. Mi accontenterei, anzi, pretenderei, una dose sufficiente di onestà intellettuale, una scelta dei temi meno frivola, un sguardo più verticale, un trattamento meno ansiogeno, ecc. In un quadro del genere le pagine culturali sono quasi l’ultimo dei problemi, sarò superficiale ma mi sembra che chi le legge abbia, di solito, almeno un minimo di bagaglio critico per decifrare il reale. Il problema più grave per me è a monte – sarà che sono solo un lettore, e non devo pubblicare niente? Tutto questo per dire che non mi aspetterei una grande apertura, neanche dalla stampa che si dice amica (??), ad autori e contributi che sarebbero di interesse. Questa mi pare la situazione, oggi, vista da chi i giornali li legge, non li fa. (appunto, Minzolini…)

  91. ma certo che libero non è la stampa, e la stampa non è il manifesto e il manifesto non è liberazione e liberazione non è il corriere e il corriere non è il tempo ecc. ecc. .
    Libero è berlusconiano assatanato, la stampa e il corriere sono un centro-destra moderato europeo, il tempo e il secolo sono destra. Il manifesto e liberazione sono sinistra, repubblica è centrosinistra … molti altri giornali non si sa bene cosa siano, alcuni sono solo mordaci. Persino tra l’avvenire e l’osservatore romano e famiglia cristiana c’è grande differenza, sebbene siano tutti clericali. Ma non mi sembra che fosse questo il problema in questione. Su questo concordiamo tutti. A mio giudizio più giornali ci sono e più libertà di stampa c’è, io mi limito a leggere quello che voglio.
    Ora sinceramente io non leggo libero, ma mi domando se alla fin fine fa più male un giornale che nessuno legge, se non in casi eccezionali, e che non potrebbe influenzare nessuno se non uno già berlusconiano fino all’osso, o un minzolini che fa il democratico e che è un gran neo-fascista di quelli con potere oggi (anzi direi che al momento sia molto più pericoloso minzolini di buscaroli)? me lo domando senza ombra di polemica sia chiaro.

  92. georgia 10 Febbraio 2010 alle 16:06: “caro g. io veramente non faccio mai critiche personali, non vedo perchè ne dovrei fare a cortellessa”

    davvero siamo alle comiche:

    georgia 7 Febbraio 2010 alle 18:58: “kavolo e ora come fa cortellessa a continuare a scrivere sulla Stampa? vassapè;-)

    georgia (a cortellessa) 8 Febbraio 2010 alle 15:14 : “E’ inutile che ti trinceri dietro il giorno della memoria o qualsiasi altro articolo
    Quindi dico (ironicamente naturalmente, perchè non sono idiota) che se nori deve chiarire perchè scriva su libero, tu dovresti chiarire perchè scrivi sulla stampa accanto a una recensione così importante al libro di buscaroli :-)”

    georgia 8 Febbraio 2010 alle 15:58: “non è una polemica nei confronti di cortellessa, figuriamoci, il fatto che sia stato ricordato cortellessa da parte mia è solo perchè mi serve a dimostrare che un settarismo acritico e antistorico come quello dimostrato nei confronti di Nori prima o poi ci si ritorce contro tutti”

  93. sono d’accordo andrea: “ciascuno resta responsabile delle proprie scelte”, il che significa di “dove” e soprattutto di “cosa” scrive (perché il “cosa” sembra diventato un optional in questa discussione).

  94. No, Sergio, il “cosa” non è un optional. Infatti siamo partiti da Fiori che trasecolava per “cosa” era andato in pagina sulla Stampa sabato. E tutti noi insieme a lui. Poi c’è il “dove” che – mi duole doverlo ricordare a te, così intransigente formalista – è una forma di “come”.

  95. preferisco leggere sulla stampa cortellessa, o pasolini sul corriere, che vedere al posto loro i neodannunziani di regime che si danno alla rapina di questi spazi culturali.
    Non aspettano altro: che un intellettuale di sinistra scelga di abbandonare la partita per troppa coerenza con se stesso.
    pragmaticamente, bisogna stare su certe pagine come a casa propria (stampa), ma non stare a casa loro (libero, giornale).

    poi, mi chiedo, perché vi stupite che a sinistra non si pubblichi tutti? ma quanti sono gli scrittori, gli uomini che si occupano di cultura a sinistra e quanti invece a destra?
    non è più facile per un medio scrittore di destra rispetto alla schiera di scrittori più esperti, più capaci, più autentici di lui fare carriera nelle colonne dei giornali della sua parte, ammantarsi e darsi le arie, stimato dai suoi lettori, quando così scarsa è la concorrenza e il conflitto nel suo ambiente culturale?
    Prendete il caso di questi quarantenni. vedete con quanta facilità sono ospitati su Panorama, sul foglio, su Chi ecc…sulla quantità di giornali che fanno riferimento alla loro appartenenza?
    insomma, non c’è cosa più facile adesso che fare carriera come intellettuale nelle file della destra, vista la quantità di spazi a loro disposizione e la scarsità di rigore loro richiesta.
    non volendo fare i nomi, che per me hanno già abbastanza visibilità o meglio pubblicità, dico che il migliore, il più rappresentativo dei loro non è che un mediocre e delirante personaggio della cultura.

  96. beh alcor non è mica una critica alla persona di cortellessa, IO LA VEDO COME UNA CRITICA ALLE COSE DETTE DA CORTELLESSA NELLA DISCUSSIONE partita da fatto che si augurava che nori chiarisse e mettev in guardia sul pericolo di contagio da parte degli altri scritti del giornale. Mica varra solo per nori questo?
    Poi scusa anch’io ora sotengo una cosa che ai tempi di berardinelli non sostenevo. Mi sembra me l’abbiate GIUSTAMENTE fatto notare più volte (anche se non ce n’era nessun bisogno perchè l’ho subito detto che ero stata un’idiota) … beh mica ho mai pensato che le vostre osservazioni fossero un attacco personale. Altrimenti che stiamo adiscutere a fare? tanto varrebbe chiudere i commenti se ogni critica diventa PERSONALE e da condannare ;-) … e kavolo!
    geo
    P.S
    Premetto che questo commento non è un attacco personale ad alcor!

  97. andrea, mi riferivo a “cosa” ha scritto scarpa su libero, sul quale non è stata spesa una parola in centinaia e centinaia di commenti, e che secondo me abbiamo letto in 5.

  98. Grazie Alcor
    ma lascerei cadere le polemiche personali, non ci guadagna nessuno, fanno solo rumore, e in rete ce n’è già troppo (per godersi l’anarchia ci vuole responsabilità e autocontrollo, e la rete è anarchica un bel po’).

  99. caina
    preferisco leggere sulla stampa cortellessa, o pasolini sul corriere, che vedere al posto loro i neodannunziani di regime che si danno alla rapina di questi spazi culturali.

    e chi ha mai detto che cortellessa non debba scrivere sulla stampa?
    Semmai alcuni hanno detto che la rigidità richiesta da cortellessa a nori e le sue motivazioni così dure e pure non erano del tutto coerenti. Poi certo che cortellessa può scrivere su la stampa, pubblicare con mondadori, con einaudi (o con qualsiasi altra casa editrice dell’oligarca preferisca) ecc., ci mancherebbe anche quello, visto che si è preso tutto e che ancora di più si prenderà. Io per lo meno non ho mai detto che cortellessa NON debba scrivere dove voglia, ho solo fatto esempi provocatori e retorici per riaffermare che anche Nori e Scarpa e Berardinelli lo possono fare senza dover chiarire.

  100. @ georgia
    No, non vale solo per Nori, certo. Ma io non mi sento affatto “contagiato” dalla pagina di Buscaroli (e per questo ho trovato così specioso chiederne conto a me, come si è fatto eccome in questo thread): dal momento che in quel giornale quella pagina è un’eccezione, spicca da lontano un miglio. Tanto è vero che alla sua apparizione Fiori ha avuto la reazione, condivisibilissima, che ha avuto. Se poi questo episodio (come pensi tu – l’hai scritto – e come pensa, mi pare, anche sp) segna invece un’inversione di tendenza, lo si vedrà. E in quel caso, naturalmente, si reagirà secondo coscienza.

  101. @ georgia 17:01
    Dunque se io pubblico con Einaudi e scrivo sulla Stampa, è la stessa cosa che Nori o Scarpa scrivano su Libero. E dunque Einaudi o Stampa e Libero, pari sono. Stavolta l’hai proprio detto, papale papale.

  102. @georgia, infatti, non è un attacco personale a me, e chiunque lo capisce, esattamente come, al contrario, chiunque ha capito che gli altri tuoi erano attacchi personali a Cortellessa.

    Ora a me, che tu attacchi personalmente Cortellessa, non mi tocca, è capace, se gli interessa, di risponderti da solo, quello che mi disturba – e questo E’ un attacco personale, benché non alla baionetta – è che tu prenda troppo spesso il cannone della nebbia cercando di creare una cortina intorno ai saltabecchi tra una cosa che hai detto e la negazione di quella cosa che hai detto, come si vede dai passi citati.

    Tu attacchi e al tempo stesso dici, figuriamoci, io non attacco. Non è un modo di procedere che io apprezzi, e quando lo dico non è solo una critica alle cose dette da te è anche una critica alla tua persona, perché le cose, sia pure dette qui da un nick non sono bolle prodotte autonomamente dalla rete, le dice pur sempre qualcuno.

  103. @ Cortellessa
    ho scritto in precedenza – e lo confermo – che rispetto a una POLITICA REALMENTE DI SINISTRA, La Stampa è PEGGIO di Libero, così come è peggio, valutando gli ultimi vent’anni, Repubblica. E non lo è perché pubblica l’intervista di Buscaroli, ma per l’impatto che ha, in merito al senso comune, sulle coscienze dei democratici. Lei sa meglio di me che la politica culturale di un quotidiano va misurata sulla lunga distanza, e dunque ben al di là di un singolo articolo o collaboratore. E va misurata sull’insieme dei contenuti proposti. Se le chiedessi qual è la forma più adatta per veicolare un contenuto, uno qualsiasi tra i tanti non espressamente beceri, e quindi dotato di una certa profondità, sono convinto che lei sottolineerebbe l’importanza di una sintassi lineare e precisa, un tono non gridato ma ragionante, e uno stile avvolgente. Perché questa è la forma più efficace per fare in modo che la materia (che è sempre ideologica!) attecchisca. Se Libero pubblica l’applauso a Israele, trova di fronte un lettore già pronto a replicare l’applauso. Se la stessa cosa fa, e in forme più eleganti, La Stampa, la portata è diversa, perché il suo referente, almeno potenzialmente, sarebbe più propenso ad un’equidistanza tra israeliani e palestinesi. Il lettore di Libero non viene influenzato da quanto scrive Libero; il lettore de La Stampa sì. È per questo che ritengo più pericolosi i contenuti che passano da questo quotidiano. E cioè perché vanno a intaccare una cultura democratica che certamente è immune dalle sparate di Libero. Questa pervasività è evidente nel tipo di relazioni economiche proposte da La Stampa (è questo, almeno per me, l’argomento principale: la relazione tra chi lavora e chi, invece, sfrutta il lavoro a seconda delle proprie esigenze di profitto; tutto il resto è appendice). Vede, Cortellessa, anche il CORPORATIVISMO che tanto piace a La Stampa è fascista (Cfr. Carta del lavoro, 1927). È un tipo di fascismo particolare, quello che Fortini chiamava “il fascismo invisibile”, che non si coglie come tale perché entrato ormai a pieno diritto nel senso comune. Si preferisce dare peso alle merdate di Libero, facilmente riconoscibili, senza rendersi conto che qualcosa di peggio si insinua nelle nostre coscienze. Io non credo, francamente, che La Stampa, almeno oggi, diverrà esplicitamente fascista. Perché ritengo che lo sia già, e in una forma più viscida: espressione del FASCISMO DEMOCRATICO che è il nostro presente. Dopodiché, non è certo lei il problema. Anche per me, ce ne fossero di Cortellessa!

    sp

  104. si, ma cortellessa era un esempio, un caso tipico, se poi un giorno dovesse decidere per puro sadismo o altra sofisticata perversione di scrivere sulle pagine del giornale, bè allora prenderemo provvedimenti seri.
    ma non mi pare lo abbia ancora fatto, quindi non capisco questa acredine contro di lui.

    nori e scarpa avranno avuto le loro ragioni, ma non credo che non si debba richiedere loro un minimo di spiegazioni. soprattutto, quando scarpa pubblica con Primo amore.

    poi, la stampa sarà un giornale dei padroni, ma non è un giornale di regime, se ospita un’intervista a buscaroli o altri è perché è un giornale “democratico”, quindi decide di dare spazio a tutti. per questo preferisco che i suoi spazi siano occupati da cortellessa, da scarpa, da wu ming e da chiunque altro stia o la pensi su certe cose come me. La stampa è una piazza comune, dove possono stare tutti.

    il giornale invece è una sezione della destra o di forza nuova, saranno pure simpatici a volte, ma io non esco con loro la sera.

  105. g.

    le polemiche personali sono importanti quando servono a smascherare i trucchi della retorica
    bisogna fare la pulizia del terreno, intorno al linguaggio, come bravi giardinieri, perché si veda cos’è, come agisce, cosa produce, cosa nasconde
    dovrebbe essere la prima preoccupazione di chi, come la maggior parte della gente qui, legge e scrive.
    E se anche qui lo si fa in piccolo, sempre buona pratica resta.
    tenere efficienti e oliati gli attrezzi

  106. Il lettore di Libero non viene influenzato da quanto scrive Libero; il lettore de La Stampa sì. È per questo che ritengo più pericolosi i contenuti che passano da questo quotidiano. E cioè perché vanno a intaccare una cultura democratica che certamente è immune dalle sparate di Libero.

    e’ per lo stesso motivo che non ha senso scrivere su libero, e che non si deve lasciare la stampa alla mercè dei postfascisti.

  107. @ sp
    Guardi che la sua opinione la rispetto. E non creda che le domande che lei mi fa io non me le sia già fatte. Però mi sono anche dato delle risposte; che ovviamente non coincidono con quelle che dà lei. E’ vero per es. che un’opinione mistificante o semplicemente offensiva (come per es. quelle di Buscaroli) espressa su un canale “neutro” o apparentemente tale potenzialmente può essere più dannosa che se espressa da un canale connotatissimo come Libero (a me pare, come ho già detto più volte, che – per merito del giornalista – ciò non si sia verificato in questa occasione; ma posso sbagliare). E tuttavia questo è il rovescio problematico, se vuole angoscioso, del lato che resta positivo della questione: e cioè quel canale, per essere o apparire “neutro”, deve dare voce a una pluralità di posizioni molto ampia. Per es. non credo davvero che Barbara Spinelli o Riccardo Barenghi si possano mettere nello stesso mazzo di Augusto Minzolini. E allora, se è vero (sottolineo se: lei crede di no, io credo di sì) che quel canale è o si sforza di restare sostanzialmente neutro, 1) è vero che vale la pena combattere lì, meglio che su un giornale già orientato a destra (e tanto più a sinistra), per cercare di far prevalere il proprio punto di vista; 2) è il caso di sottolineare con vigore, di quella medesima testata, gli errori, gli scivoloni, le deviazioni gravi (come stiamo facendo a proposito di Buscaroli). Questo è il motivo, come ho già detto in una discussione precedente, per cui per me ha senso politicamente scrivere sulla Stampa. E ho già richiamato l’attenzione, per es., sul diverso trattamento di Rosarno sulla Stampa e sul Corriere. Oggi si fa decisamente più fatica, invece, a rinvenire una “neutralità” del Corriere: mentre in passato (il solito esempio di Ottone, ma anche – non volendo rimontare indietro di decenni – la prima gestione De Bortoli) era vero il contrario.

  108. @ made in caina
    Non sono d’accordo sul fatto che il lettore di Libero non verrebbe influenzato da Libero. Ci sarà una quota di lettori di Libero che sono già estremisti di destra, razzisti ecc. Ma credo ci sia una grossa parte dei suoi lettori, con ogni probabilità la grande maggioranza, che sono semplicemente l’eterno ventre molle dell’Italia profonda: conservatori a oltranza, qualunquisti misoneisti, vagamente e astrattamente spaventati da ogni variazione nello status quo. Il linguaggio di Libero, i suoi toni gridati, le sue mistificazioni tendenziose sino a rasentare il reato, non fanno altro che spingere quel lettore “grigio” sempre più verso il nero. Dunque la funzione politica di Libero è chiara: incentivare e accrescere la massa fermentante dei terrorizzati, degli intolleranti, dei razzisti. Non mi pare affatto poco, in questo momento storico.

  109. ma certo che attacco, alcor, è il mio modo di discutere e spesso è anche il tuo. Non faccio però attacchi personali a cortellessa (nè ad altri), mai detto che è antipatico, che scrive male, che è un pessimo critico e bla bla (cose che NON penso assolutamente) faccio attacchi alle cose che dice IN QESTA DISCUSSIONE, o che altri dicono, dipende sempre da quello che dicono non certo da chi lo dice.
    Ma il discorso è vecchio in rete, quindi inutile riproporlo, tu che sei così corretta potevi evitare di farlo;-)
    Poi, scusa, perchè mai dovrei avercela personalemnte con cortellessa che è anche gentile e garbato, e per niente polemico, nel modo di discutere in rete?

  110. Dunque se io pubblico con Einaudi e scrivo sulla Stampa, è la stessa cosa che Nori o Scarpa scrivano su Libero. E dunque Einaudi o Stampa e Libero, pari sono. Stavolta l’hai proprio detto, papale papale

    Certo che no, ma non per questo ci da il diritto di criticare chi scrive su libero, come io non ti critico certo te perchè scrivi sulla stampa (se non provocatoriamente in questa discussione) anche se la stampa non la compro proprio mai perchè non mi piace, ma non accomunocerto te alla stampa solo perchè ci scrivi. Naturalmente non compro neppure libero e non ci accomuno nori.

  111. va beh, cara georgia, non so se ci sei o ci fai

    questo, cara alcor, è in base ad ogni netiquette, un vero e proprio attacco personale :-))))), ma fa lo stesso, non ha alcuna importanza non sono così fiscale …

  112. si, cortellessa, stavo solo rivoltando le estremizzazioni di quella frase.
    ciò non toglie che quei lettori restano irrecuperabili.
    sono come i lettori del foglio, per me il peggiore e più pericoloso tra tutti, perché più radical chic del radical chicchismo che dice di combattere.
    una forma di neodestra chic capace di irretire anche le menti sane.
    tipico il caso di lindo ferretti.

  113. che bello! quattro borghesi – narcisi e individualisti – che si picchiano a colpi di pantofole … e si tollerano – moderatamente – si tollerano.

    e si mobilitano – in pantofole – si mobilitano.

    (da un’auto sparata a duecento km orari) grazie.

  114. ehi turbosfigatofuturista, attento , un giorno ti chiederò di illustrarmi i canti pisani di pound, ovviamente senza togliere le mani dal volante.

  115. già, bei tempi quelli dei roghi di libri, dei cappucci e delle forche… che vuole che le dica, non ci sono più gli intolleranti di una volta, signora mia

  116. ah,… e già che ci sei dà un passaggio a ciacimino il postino che deve recapitare una lettere delle tue parti, và…

  117. (Aoh, cià belli, so Gertrudo.
    “ü o non è mai andato in vita sua in auto a 200 km all’ora o s’è già schiantato”.
    “So i trattini che fregano”, m’ha spiegato mi cuggina Gertrude).

  118. “Mha! Sono sempre più convinto che in pochi leggano veramente La Stampa. Ma tant’è. Mi ritiro nel mio cantuccio ricordando che uno degli editorialisti politici di punta de La Stampa è (ora in congedo per altri incarichi) tale Augusto Minzolini …”
    scrive sp.
    Ma sulla “Stampa” scrive editoriali intelligentissimi e condivisibilissimi anche una grande giornalista: BARBARA SPINELLI. Si vede che non sono molti quelli che leggono la stampaglia italiota.
    E “Libero” non è neanche lontanamente paragonabile alla “Stampa”, anche se ha dato spazio a Brusca o come diavolo si chiama il fascistone.
    “Libero” è una fogna inarrivabile per: spudoratezza, inciviltà, volgarità, razzismo, odio, sguaiataggine. E’ appunto “libero” dalla decenza.

    sp

  119. Esprimo due pensierini che mi venivano in mente nel mentre cucinavo le leniticchie (pentole a pressione)
    abbiate pietà di me come dovremmo averne per un essere tanto inconsapevole quanto il signor bucaiolo
    però mi chiedo: perchè tutta questa indignazione per aver dato la parola su un giornale prettamente del padrone ad un anziano uomo che la vita non gli ha insegnato nulla vuoi per il trauma adolescenziale vuoi per pigrizia, vuoi che era de coccio vuoi sa il cazzo cosa, perchè dicevo sta indignazione da parte delle persone più sensibili e “attente”, QUANDO LE STESSE PERSONE SENSIBILI I ATTENTE NON TROVANO pornografica L’INTERVISTA AD UN RESPOSABILE DI UN PARTITO QUALSIASI, DI UNA CHIESA qualsiasi ovviamente assolutamente non negazionisti ma autorizzanti di fatto esportazioni di democrazie e massacri di civili alla brutodidio (per dirne una)
    Ecco, non capisco.
    Mi verrebbe da pensare che il signor bucaiolo è al buio ma gli “altri” non è che ci vedano tanto bene.
    Se ha da essere pensiero che sia un pensiero estremo,
    che poi me l’hanno insegnato da bambina a pensare alla luna
    se voglio aspirare a un po’ di terra e osare un pezzettino di cielo, o no?
    Io farei una proposta concreta, concreta.
    l’avevo già detto ma mi ripeto.
    Io renderei obbligatoria la lettura dei sommersi e dei salvati nelle scuole di ogni ordine e grado e il capitolo sulla zona grigia dovrebbe esse mandato a memoria, dovrebbe essere drammatizzato, dipinto, ballato, sceneggiato, cantato disegnato, raccontato e poi tutti nella gabina tipo elettorale a farsi interrogare e a interrogarsi e chi non ci “arriva”, respingerlo, con benevolenza ma respingerlo e invitarlo a ri flettere prima di schiacciare qualsiasi bottone.
    Il punto è: chi interroga? Chi interroga chi?
    Sarei per l’autocoscienza, è in fondo il mio sogno rivoluzionario e comunista quello dell’autodeterminazione, ma la luna è troppo distante ed io non sono “evaporata” del tutto
    ma un bel pensiero estremo me lo concedo

    “Siamo stati capaci, noi “reduci”, di comprendere e di far comprendere la nostra esperienza?”

    mi pare di no “ come Rumkowski, anche noi siamo così abbagliati dal potere e dal prestigio da dimenticare la nostra fragilità essenziale: col potere veniamo a patti, volentieri o no, dimenticando che nel ghetto siamo tutti, che il ghetto è cintato, che fuori del recinto stanno i signori della morte, e che poco lontano aspetta il treno”

    ora: scrivere su libero non significa condividerne la merda che sta al fondo, mi pare ovvio
    come mi pare ovvio che se a qualcuno non infastidisce il fatto che il proprio pensiero stia nella merda o insieme alla merda che dire: uno, son cazzi suoi, due, non è schizzinoso!
    Scrivere sulla stampa idem, ma lì la merda è più profumata, a volte può essere addirittura gradevole, ma il retrogusto, dimmerda, all’olfatto fine non sfugge mai.
    Abbiate pietà di me come io ne ho per barbara spinelli :)
    molti baci
    la funambola

  120. “…un’apologia è d’obbligo.
    questo stesso libro è intriso di memoria per di più di una memoria lontana.
    attinge dunque ad una fonte sospetta, e deve essere difeso contro se stesso.
    ecco: contiene più considerazioni che ricordi, si sofferma più volentieri sulle stato delle cose qual è oggi che non sulla cronaca retroattiva.
    inoltre i dati che contiene sono fortemente sostanziati dall’imponente letteratura che sul tema dell’uomo sommerso ( o “salvato) si è andata formando, anche con la collaborazione, volontaria o no,dei colpevoli di allora;
    e in questo corpus le concordanze sono abbondanti, le discordanze trascurabili.
    quanto ai miei ricordi personali, ed ai pochi aneddoti inediti che ho citato, li ho vagliati tutti con diligenza:
    il tempo li ha un po’ scoloriti, ma sono in buona consonanza con lo sfondo, e mi sembrano indenni dalle derive che ho descritte.”

    i sommersi e i salvati – la memoria dell’offesa – primo levi
    ribacio la fu

  121. Ieri sul “Foglio”, l’intera pag. 3: un panegirico per Piero Bucaioli. Oggi è la volta del “Corriere del Mezzogiorno”, con un’ intervista al fascistone , di tale Francesco Plurante… Sul “Geniale” il necrologio di un nazistone appena schiattato (non riposi in pace, per sempre!): Empio Filippani Ronconi…

  122. l’articolo sul foglio, firmato da un certo Lagnone è un abominio. pura apologia del fascismo.

    questa gentaglia non dovrebbe andare in giro liberamente.

    Bucaiolo è vero, la resistenza fu troppo morbida…
    ma cè sempre modo per rimediare.

  123. […] sul sito letterario Nazione Indiana qualcuno si scandalizzava per l'ospitalità data ai delirj fascisti del povero scemo di guerra Piero Buscaroli sulle pagine culturali dello stesso giornale (“Tuttolibri” 06 02 2010), uno dei diversi segni […]

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franco buffoni
franco buffonihttp://www.francobuffoni.it/
Franco Buffoni ha pubblicato raccolte di poesia per Guanda, Mondadori e Donzelli. Per Mondadori ha tradotto Poeti romantici inglesi (2005). L’ultimo suo romanzo è Zamel (Marcos y Marcos 2009). Sito personale: www.francobuffoni.it
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