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Forever Seamus

Due poesie di Seamus Heaney tradotte da Franco Buffoni

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Antaeus

         When I lie on the ground
I rise flushed as a rose in the morning.
In fights I arrange a fall on the ring
         To rub myself with sand

         That is operative
As an elixir. I cannot be weaned
Off the earth’s long contour, her river-veins.
        Down here in my cave

         Girdered with root and rock
I am cradled in the dark that wombed me
And nurtured in every artery
       Like a small hillock.

Let each new hero come
Seeking the golden apples and Atlas.
He must wrestle with me before he pass
         Into that realm of fame

         Among sky-born and royal:
He may well throw me and renew my birth
But let him not plan, lifting me off the earth,
         My elevation, my fall.

———————————–

Anteo

Quando dormo sdraiato per terra
Mi alzo radioso come una rosa al mattino,
Nelle lotte cerco sempre di cadere
Per strofinarmi nella sabbia

Che per me è come un elisir.
Non posso essere svezzato
Dal lungo profilo della terra, dalle sue vene di fiumi.
Quaggiù nella mia caverna

Sorretto da rocce e radici
Mi culla il buio che mi tenne in grembo
E in ogni arteria mi nutrì
Come se fossi un piccolo colle.

E venga pure ogni nuovo eroe
In cerca di Atlante e pomi d’oro.
Con me dovrà lottare
Prima di entrare in quel regno di gloria

Tra nati in cielo e reali:
Può ben gettarmi a terra, rinnovando la mia nascita,
Ma che non progetti, alzandomi da terra,
La mia elevazione, la mia caduta.

——————————

Belderg

‘They just kept turning up
And were thought of as foreign’ –
One-eyed and benign
They lie about his house,
Quernstones out of a bog.

To lift the lid of the peat
And find this pupil dreaming
Of neolithic wheat!
When he stripped off blanket bog
The soft-piled centuries

Fell open like a glib:
There were the first plough-marks,
The stone-age fields, the tomb
Corbelled, turfed and chambered,
Floored with dry turf-coomb.

A landscape fossilized,
Its stone-wall patternings
Repeated before our eyes
In the stone walls of Mayo.
Before I turned to go
He talked about persistence,
A congruence of lives,
How, stubbed and cleared of stones,
His home accrued growth rings
Of iron, flint and bronze.

So I talked of Mossbawn,
A bogland name, ‘But moss?’
He crossed my old home’s music
With older strains of Norse.
I’d told how its foundation

Was mutable as sound
And how I could derive
A forked root from that ground
And make bawn an English fort,
 A planter’s walled-in mound,

Or else find sanctuary
And think of it as Irish,
Persistent if outworn.
‘But the Norse ring on your tree?’
I passed through the eye of the quern,

Grist to an ancient mill,
And in my mind’s eye saw
A world-tree of balanced stones,
Querns piled like vertebrae,
The marrow crushed to grounds.

———————-

Belderg

“Venivano alla luce in continuazione
E le si credeva straniere…”
Con un occhio solo e miti
Macine di mulino tratte dalla palude
Giacevano per tutta la sua casa.

Sollevare il coperchio di torba
Per trovare questa pupilla
Che ancora sogna messi neolitiche!
Quando egli tolse lo strato di torba
I secoli mollemente accatastati

Si spartiscono come un ciuffo di capelli:
C’erano i primi segni dell’aratro,
I campi dell’età della pietra, la tomba a camera
Decorata con mensoloni e coperta di terra
Pavimentata con polvere di torba.

Un paesaggio fossilizzato,
Le cui linee di muretti a secco
Si ripeterono davanti ai nostri occhi
Nella contea di Mayo.
Prima che mi volgessi per andarmene

Lui parlò di persistenza,
Di una congruenza di esistenze,
Di come, sgomberata dalle pietre, liberata,
La sua casa accumulò cerchi di crescita
In ferro, selce e bronzo.

Così parlai di Mossbawn,
Un nome da torbiera. “Ma moss?”
Disse incrociando la musica della mia vecchia casa
Con più antiche melodie norrene.
Avevo raccontato come le fondamenta

Fossero instabili, proprio come suoni,
E come potessi ricavare
Una doppia radice da quel terreno,
Facendo di bawn un forte inglese,

Una collinetta recintata da coloni,

Oppure trovare rifugio
Pensandolo irlandese,
Resistente pur se in rovina.
“Ma l’anello norreno sul tuo albero?”
Passai per la cruna della macina,

Portai acqua a un vecchio mulino,
E con l’occhio della mente vidi
Un albero del mondo di pietre in equilibrio,
Macine accatastate come vertebre,
Il midollo frantumato, ridotto a sedimento.

Ringrazio moltissimo Franco Buffoni che ci permette di ricordare Seamus Heaney.

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10 Commenti

    • @franco buffoni. Che cosa vuol dire “Facendo di bawn un forte inglese”? Sarebbe come dire “Facendo di Villa [o Castrum] una sala longobarda”?

  1. Ammiro la traduzione di Franco Buffoni per il suo ritmo chiaro, limpido. Non avevo mai letto una poesia di Seamus Heany.

    La poesia non ha mai interrotto il dialogo dell’uomo con la sua terra.
    Prende la sua vitalità nella prima forma di nascita.
    Il paesaggio del passato sta per morire,
    ma si attacca alla memoria.

    Grazie Helena.

  2. Ho conosciuto Heaney proprio grazie a Buffoni, in una raccolta da lui curata e tradotta, prime che uscisse il primo libro per Mondadori e prima che la sua fama internazionale crescesse rapidamente.

  3. Ringrazio Helena per il post e coloro che sono intervenuti nel thread. Ero fuori e non ho potuto rispondere prima ad Alberto Aldrovandi. Lo faccio ora: “Belderg” è un toponimo dell’Ulster che letteralmente significa “bocca rossa”. Nel corpo della poesia “glib” – che come aggettivo significa “loquace” – è da intendersi come sostantivo indicante il ciuffo ribelle ricadente sul viso ai guerrieri irlandesi, a somiglianza della descrizione manzoniana dei bravi. Mentre gli stone-wall patternings, i muretti a secco che delimitano gli appezzamenti, caratteristici del paesaggio irlandese, formano un disegno geometrico, un ornamento. Mayo è una contea dell’Irlanda occidentale, world-tree richiama l’Yggdrasil (l’albero che sosteneva il mondo) della mitologia vichinga. E nell’ultimo verso dell’ultima strofa, “grist” significa “il macinato”. Infine, “Mossbawn” è un termine composto da “moss” (muschio) e “bawn” (fattoria fortificata): è il nome proprio della fattoria nell’Ulster dove Heaney crebbe.

  4. Ho “incontrato” Heaney, per caso anni fa in una libreria di Belsize park. Era una piccola edizione di “the haw lantern”. lessi Alphabet e lo comprai immediatamente.
    Ringrazio Buffoni per questa sua meravigliosa traduzione.

  5. bellissimo articolo, mi complimento con il traduttore che ha accolto fedelmente la voce del protagonista.
    non vedo invece le poesie di questo “Transit”, le avete per caso oscurate?

    cordiali saluti

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Helena Janeczek è nata na Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da trentacinque anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra (Mondadori, 1997, Guanda, 2011), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), che hanno vinto numerosi premi come il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Napoli. Co-organizza il festival letterario “SI-Scrittrici Insieme” a Somma Lombardo (VA). Il suo ultimo romanzo, La ragazza con la Leica (2017, Guanda) è stato finalista al Premio Campiello e ha vinto il Premio Bagutta e il Premio Strega 2018. Sin dalla nascita del blog, fa parte di Nazione Indiana.
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