Articolo precedente
Articolo successivo

Velocità della visione

Un convegno per la poesia delle nuove generazioni

Milano, 6-7 maggio 2016 convegnopoesia locandina

«Velocità della visione» vuol dire essere in grado di rappresentare il proprio tempo. È un moto situazionale, provocato da forze contrastive e convergenti: quelle della tradizione e quelle della sperimentazione. Sperimentare a favore della tradizione, perché la continuità si risolva pure nelle inevitabili fratture della storia.

Storia intesa come insieme di cultura, sociologia, filosofia, arte… In un tempo che ha fatto della complessità uno strumento dell’alienazione, della sottrazione del pensiero, della detrazione rispetto alle possibilità rappresentative di una certa ragione emotiva, forse è possibile avanzare ancora qualche pretesa o riconoscimento nei confronti della parola, della sua capacità di ascolto e di attenzione. Molteplici sono le forme in cui si manifesta lo sguardo; più severa deve essere l’osservanza della lingua nei confronti del dettato. La pretesa del dire deve coincidere con il proponimento di una coscienza individuale e collettiva, per dare un senso al lavoro – al lavoro della «poesia che si fa», per riprendere un’espressione ormai abusata di Raboni. A questa coscienza quasi indeterminata deve unirsi – necessariamente – la controparte conoscitiva e personale che permette di accedere a un laboratorio ulteriore: quello privato, dell’idiotismo o dell’idioletto, che caratterizza la tensione generata «nel fare poesia», della dimensione del linguaggio – unico vettore della soggettività, intesa non come io biografico, ma come io nel mondo. «La poesia rende conto innanzitutto di se stessa, della radicalità delle proprie scelte linguistiche. Nel rendere conto del prelinguistico non può però pregiudicare i propri esiti che rimangono imprevedibili anche rispetto a un’esperienza ben codificata»: così Antonio Porta.
C’è qualcosa di evidente e imprendibile, dunque, che travalica intenzione e normatività. L’unico, imprescindibile argomento è il «fare linguistico»: il dettato e l’ascolto, il movimento consapevole della scrittura. Per un discorso che vada oltre qualsiasi segno.

*

Impegnati a riflettere sul valore e sull’importanza della scrittura come percorso collettivo fatto di tradizione e ricerca, in veste di curatori di questa iniziativa, abbiamo deciso di promuovere un momento di incontro fra giovani poeti, all’interno del quale ciascuno è chiamato a esporre i propri principi di poetica e a provarne la validità attraverso la lettura dei testi. Escludere o includere non significa – oggi – imporre una linea, ma dimostrare responsabilità e sensibilità, cercare di interpretare i fenomeni, individuando la qualità nella sostanziale differenza. Vogliamo dare sostanza a uno spazio in cui i poeti delle ultime generazioni possano confrontarsi, esibendo frontalmente i loro strumenti e il loro pensiero, le fasi del processo creativo, dimostrando consapevolezza e solidità. Inserendo il discorso in un contesto di “cammino collettivo”, di tradizione e ricerca.
Gli autori, selezionati per mostrare la qualità nella pur variegata differenza, provengono da importanti antologie e hanno pubblicato libri che testimoniano la buona salute della poesia italiana. I loro nomi derivano da una partecipata lettura di importanti antologie che sono state pubblicate negli ultimi decenni, come I poeti di vent’anni (Stampa 2000) o Nuovissima poesia italiana (Mondadori 2004), fino alla più recente Post ‘900. Lirici e narrativi (Ladolfi 2015), e ancora dei Quaderni di poesia italiana contemporanea curati da Franco Buffoni, e testimoniano una rinnovata esigenza di ascolto e di attenzione.
E sono, nell’ordine: Fabrizio Bernini, Maria Borio, Igor De Marchi, Massimo Gezzi, Matteo Marchesini, Luca Minola, Piero Simon Ostan, Alessandro Pancotti, Gilda Policastro, Andrea Ponso, Italo Testa, Francesco Maria Tipaldi.

*

In collaborazione con Spazio Poesia e Laboratorio Formentini per l’editoria, grazie alla partecipazione di poeti critici e accademici quali Maurizio Cucchi, Alberto Bertoni, Mario Santagostini e Giuliana Nuvoli, si è quindi concretizzata l’opportunità di riunire voci che appartengono a tendenze diverse, ma che alimentano il comune bisogno di riflettere intorno alla poesia e alle sue forme.
Velocità della visione, inoltre, entra a far parte degli eventi che celebrano i venticinque anni di attività di Fondazione Cariplo – come omaggio alla figura di Pier Mario Vello, alla sua professionalità, generosità e passione nei confronti dei giovani e della poesia stessa.

Marco Corsi e Alberto Pellegatta

PROGRAMMA DEL CONVEGNO

Venerdì 6 maggio, ore 17:30
Moderano: Maurizio Cucchi – Alberto Bertoni
/ Alberto Pellegatta
Interventi e letture di:
Maria Borio
Francesco Bernini
Matteo Marchesini
Luca Minola
Massimo Gezzi
Andrea Ponso

*** segue aperitivo poetico ***

Sabato 7 maggio, ore 11
Moderano: Mario Santagostini – Giuliana Nuvoli
/ Marco Corsi
Interventi e letture di:
Igor De Marchi
Piero Simon Ostan
Alessandro Pancotti
Gilda Policastro
Italo Testa
Francesco Maria Tipaldi

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Di quale “cancel culture” si parla in Italia?

di Bruno Montesano e Jacopo Pallagrosi
Negli Stati Uniti, a un anno da Capitol Hill, si continua a parlare di guerra civile. Questa è la dimensione materiale della cosiddetta...

L’orso di Calarsi

di Claudio Conti
«Da una parte l’Impero ottomano, dall’altra la Valacchia. In mezzo il Danubio, nero e immenso». Lara è sul fianco e ruota la testa all’indietro, verso Adrian. Rimane così per un po’, con la reminiscenza del suo profilo a sfumare sul cuscino.

Amicizia, ricerca, trauma: leggere Elena Ferrante nel contesto globale

L'opera dell'autrice che ha messo al centro l'amicizia femminile è stata anche veicolo di amicizia tra le studiose. Tiziana de Rogatis, Stiliana Milkova e Kathrin Wehling-Giorgi, le curatrici del volume speciale Elena Ferrante in A Global Context ...

Dentro o fuori

di Daniele Muriano
Un uomo faticava a sollevarsi dal letto. Un amico gli suggerì di dimenticarsi la stanza, la finestra, anche il letto – tutti gli oggetti che si trovavano lì intorno.

Un selvaggio che sa diventare uomo

di Domenico Talia Mico, Leo e Dominic Arcàdi, la storia di tre uomini. Tre vite difficili. Una vicenda che intreccia...

Soglie/ Le gemelle della Valle dei Molini

di Antonella Bragagna La più felice di tutte le vite è una solitudine affollata (Voltaire) Isabella Salerno è una mia vicina di...
helena janeczek
helena janeczek
Helena Janeczek è nata na Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da trentacinque anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra (Mondadori, 1997, Guanda, 2011), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), che hanno vinto numerosi premi come il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Napoli. Co-organizza il festival letterario “SI-Scrittrici Insieme” a Somma Lombardo (VA). Il suo ultimo romanzo, La ragazza con la Leica (2017, Guanda) è stato finalista al Premio Campiello e ha vinto il Premio Bagutta e il Premio Strega 2018. Sin dalla nascita del blog, fa parte di Nazione Indiana.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: