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Marina Pizzi

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L’abbecedario in gola (2018)

di Marina Pizzi 1. Ingrigisce la rosa purpurea Prende vigore la paura L’insania balorda della lurida Sconfitta d’indirizzo. A me non resta che il panico gemello L’ilarità contesa da ladroni Sirenetti di spiagge senza dune di giglio. Gerundio epocale perdere gli anni Le elemosine perpetue dell’attesa Quando si muore lentamente singoli. Vetuste entità quest’avvenire Liso. Panico strenuo nudo attendere L’arringa della difesa Ma ormai è tardissimo. Festività conserte l’esercito in morte. 2. Ho perso il viaggio strette ore Tremendi astucci tutte le tane Crepuscolari. Scolari solari Le ali...

La cena del verbo

di Marina Pizzi* Per ognuno di noi che acconsente vive un ragazzo triste che ancora non sa quanto odierà di esistere. - Franco Fortini, "Complicità" (1969) 1. Unica tregua somigliare al fango Alla migliore traccia di sangue Per sconfiggere speranza con l’anemia Del balzo tenerissimo con la concreta Realtà di andarsene finalmente superstiti Bonari. Di te non credo la vitalità più bella Né la cometa azzima di luce Perché la ressa delle rondini è soqquadro Sul finire dell’ultima cimasa. Non resta che pagliaccio...

Cantico di stasi / 2011

di Marina Pizzi 1. in un ospizio di foglie la pigrizia dell’angelo. si secca la gioia di dio pertugio di lacrime. incline al giocondo arenile balbetta d’eco la conchiglia. in mano all’armonia dell’inguine resta la giara senza l’olio santo prosciugato dal resto del mondo. mandami un calesse avrò già pianto nel dilemma scortese del fango. è tutta qui la resina del dubbio quando la casa crolla tutta sicura di stare in piedi. i duri fratelli hanno lasciato la casa dopo il saccheggio. in un tuono di...

da Soqquadri del pane vieto

di Marina Pizzi 1. è qui l’altrove del rantolo di fame questo statuto che sa di Colosseo verso i cani bastardi, randagi quanto un dì del mese scorso. scorribanda di eclissi starti accanto io che ti amo oca di mamma guardarti nel passo. dove ti ammacchi io so che mi ami ugualmente lo stesso e senza ansia bambina darsena col cerchio senza avaria di salto. viadotto della cometa chiedere asilo ai quartieri proletari dove i tarli ammucchiano e le madonne scempiano. io...

Il cantiere delle parvenze

di Marina Pizzi 1. la mia sciarpa è un tragitto lontano uno scalmanato talamo di nebbia dove è agreste il cielo e logica la tana di perdere la vita. rotta anemia della città calva senza nidi di cuccioli cantanti né elemosine badanti il veritiero abbraccio. s’intani il mio straccio che non vede né attende nulla. la maestria dell’alba bada a non gridar di troppo le rondini bambine. le grotte scialbe come fandonie dove ristagna il secolo al petrolio espanso. la fatica senza saliva delle mie...

L’inchino del predone

di Marina Pizzi 1. in un gravame di addio voglio andarmene dondolo del caso sorso di abbandono dono sul comunque di non essere né senso né gelo di cometa. in mano alla stazione del fu gusto sto nel trabiccolo del polso a rivendicare un chiodo di garofano fannullone quanto vano sul comunque. è qui che resta il greto dell’ultimo fiume, il maestrale stravolto ed il cerchio cattivo della rondine bonaria. 9. e sarebbero da leggere le voci delle casette che tremolano nel vento nel...

L’ormai attestata egemonia degli autori sperimentali in Italia

di Marco Giovenale Qua e là in siti web e riviste di letteratura si legge che la scrittura sperimentale, e specialmente la poesia di ricerca, sarebbe "egemone" nel nostro paese. Trovo sia assolutamente fondato. A fatica la mattina mi faccio strada, in tram, fra gente che tiene ostentatamente aperto davanti a sé "il verri"; alcuni per tutto un viaggio in bus godono a infastidirti urlando al cellulare i propri progetti di...

Il sonno della ruggine

di Marina Pizzi 1. la giacca della rupe l'ho messa accanto alla culla. così si capirà che non è nascita essere bambini i ragazzini con le caviglie esangui le lunghe nuche senza fidanza. in palio non c'è niente se non vedetta di vendetta guardarci dritti negli occhi. un compagno di asilo è stato ammesso a fischiettare con le rondini. questo il buono che si staglia tutto fecondo e dotto. una minaccia di pioggia fa da tara all'abaco che non conta che sfila il...

Plettro di compieta (terza parte)

di Marina Pizzi (la prima e la seconda parte si possono leggere qui e qui) 51. respiro un angelo con il diario in faccia la luce sotto spoglie di rugiade quella la diga con la voce del padre morente, e le lentiggini bambine senza amore, tra le spirali d’ansia e l’ecumene culla. cura del salto spargere la voce verso il sodale strato della terra terriccio universale starci accanto. 52. era che mi finì la vita in un intruglio di scarpe gettate nelle scarpate. per...

Plettro di compieta (seconda parte)

di Marina Pizzi (la prima parte si può leggere qui) 26. questo mancino manico del porto le pergamene del giro della terra le malinconiche funi del maiale, l’ira del tavolo zoppo fa rovesciare i bicchieri, le pallide energie del tema in classe. 27. una stazione che orbiti la secca dalla lezione degli occhi bruciati in tenuta da asfalto per resistere le temperanze delle spine in tasca. sparuta canottiera questa viandanza braccata dalle rocce della lenza che fa abboccare scarti le rondini. quale manciata di...

Plettro di compieta (prima parte)

di Marina Pizzi …. il cane gioca a eludere per volere il cappio che ha MARCO GIOVENALE 1. stagioni al pane critica e memoria dove la casa in estro di giostrina secca le stanze che si stanno atee. in meno di un marsupio il nodo della corsa per rivedere il sasso che mi portò sott’acqua dalla canoa più sciatta alla novellina tanica di fuoco. 2. un mansueto sconfitto intorno al coro del subìto abito da sposa bifronte anemone di amore corto nel corto fuso del mondo tutto. tu m’incedi in...

Miserere asfalto (afasie dell’attitudine) # 4

di Marina Pizzi 246. in un gioco di penombre la breccia della leccornia (la tavola imbandita) per convincere il sole a farsi dominante così da poter sbattere le coperte in piena pace dal balcone. 247. le rivalità dell'ombra giochicchiano imbattute 248. con il limite degli occhi ci guardiamo in cagnesco 249. con una biglia so giocare come fosse un anfiteatro 250. col mento nella fossa sento piangere 251. la culla è in un angolo, ora serve da fioriera,...

Miserere asfalto (afasie dell’attitudine)# 3

di Marina Pizzi 152. E’ qui che mi si dà il soqquadro dell'amarezza al tasto che tutto può nei tasti gemelli di genesi con esito diverso. Si formano le parole e le guardo nel leggerle con la fratellanza del mito, con il polso gonfio di evocarle musiche al calendario da stracciare a poco a poco. 153. Alla bocciofila c'è un'unica donna campionessa di lancio e di stecca quando gioca al biliardo. E’ molto...

Sei autrici per margini, frontiere – anteprima Sud 11

Maria Grazia Calandrone Il ciliegio quell’anno aveva un male nel corpo a fiorire, come se inclinasse una chioma innaturale verso un mondo che non vagliava le cavità del mondo (...) Alessandra D’Agostino dieci mattoni uno sopra l’altro stucco a farcire (...) Giovanna Frene «Il nervo scoperto della nostra virtù: la vita separata in due frammenti incoincidenti, la dignità del mondo attraversata come una scorciatoia» (...) Florinda Fusco conto le ossa ...

Variazioni Meridiano – 1: Marina Pizzi

Un progetto di Luigi Pingitore Sono passati 38 anni da Il Meridiano di Paul Celan. Quel discorso, pronunciato in occasione dell’assegnazione del premio "Büchner", fu tra le tante cose una riflessione lucida, tutt’altro che dogmatica, e piena di strazi, sul significato che Celan attribuiva al proprio fare poesia; in un’epoca in cui la poesia aveva ampiamente dismesso la propria identità millenaria. Otto poeti italiani. Oggi. Che abbiano già esordito (quindi con almeno...

Un gerundio di venia # 2

di Marina Pizzi  33. dove è calesse il nido del cervello quando se lieta la manciata di sabbia torni al vagito di tutto innamorare: quasi marsupio il sibilo del nodo mai più di pianto lo scoscendere 34. le invenzioni si veda a pagina uno il varo di chissà che! il canestrello alla merenda il secchiello con l'acqua di mare l'indovinello sulla punta della stella marina il viso con l'espressione da inventare le carezze votive per partorire finezze di gratitudine il cielo le cimase materne di...

Un gerundio di venia # 1

di Marina Pizzi 1. sulla scrivania alla voce lacuna è nata un'edera così che il tormento dell'ignoranza superi la ronda dello steccato faccia scempio di corsari d'ascia 2. tortorelle e lucertoline si scamperanno? dal livore del vuoto comandamento? in punta di agave ti chiedo un gerundio di venia per un cerchio di bontà la nullità del fulcro ludico. dove sarà convenuto-conveniente il carattere del vento? 3. gioiette le derive i piedi alla bàttima sborniati di sale fanno i sapienti non formano orme spassano in spuma seducono stelle 4. Lotte di...
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