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Horror zapping

di Raul Montanari

Io non lo so come fanno quelli, che a un certo punto, esasperati, prendono il televisore e lo cacciano nell’angolo più irraggiungibile che l’appartamento mette a disposizione, sepolto sotto tonnellate di libri, riviste, fumetti, stampate di computer, dépliant pubblicitari stratificati.

Io, nel giro di pochissime ore, ho visto in tv queste 4 cose:

1. Giuliano Ferrara a “Otto e mezzo”. Malamente arginato da un Luca Sofri troppo fedele al proprio approccio minimal, in questi giorni Ferrara sta esibendo una processione di afflitti, una sfilata di uomini di varia sinistra (Minà e il lugubre Niki Vendola, ieri sera, più un tipo dei DS con una barba taglio Mosé, che ha ripetuto per quattro volte – lo giuro! – che “i cubani sono un popolo meraviglioso e non meritano il regime che li governa da 44 anni”… Ho anche scoperto, per l’occasione, di essere non solo omonimo di Raul Castro, questo già lo sapevo, ma pure coetaneo del regime). A tutti Ferrara dice, in sostanza, con maggiore o minore impazienza, arroganza, burbanza, tracotanza, tenerezza (a volte anche questa): “Avete visto che gli USA hanno vinto la guerra? Avete visto che c’era un sacco di gente che festeggiava i marines per la strada? Adesso cos’avete da dire, teste di cazzo? Ci siete rimasti male, eh? Eh? Eh?”.

Scusate, forse ho perso un passaggio, ma dov’è la notizia? Gli Usa hanno vinto la guerra? Qualcuno pensava che l’avrebbero persa? Non scherzo: c’è qualcuno, a parte il ministro iracheno per l’informazione (ma secondo me neanche lui), che pensava che gli USA avrebbero perso la guerra con l’Iraq? Voglio assolutamente conoscerlo! Andiamo a bere un aperitivo nell’happy hour, prendiamo un brunch, facciamoci un lunch, pago io, se sei carina ti faccio pure un’avance, offro io, ma voglio conoscerti! E tu, che non ti aspettavi che un tot di perseguitati, con dentro la giusta farcitura di vigliacchi e di poveri diavoli pronti a far casino purché gli buttino la cioccolata dal carro armato, tu che non ti aspettavi che questi qua scendessero in strada, sventolassero le Stars & Stripes opportunamente distribuite, linciassero un po’ di fedelissimi di Saddam troppo lenti a buttare via camicia e scarponi, e per buona misura tagliassero la gola a un certo numero di vicini di casa, con cui avevano avuto da ridire sul posto delle biciclette in cortile e sulle spese condominiali, tu, dove stai? Dove ti sei rintanato? Voglio conoscerti, vieni fuori! Happy hour per tutti, pago io! Happy hour in these happy, happy days!

2. Nel frattempo, oggi, lo speaker del TG1 che risponde al nome o al cognome di Giorgino, sarà sicuramente il cognome ma come nome sarebbe perfetto, è il Giorgino che tutti abbiamo conosciuto nella nostra vita, il Giorgino scarsissimo in matematica e ginnastica, discreto in italiano e sempre dieci in condotta – il Giorgino vittima prediletta del rito del partorello, negli anni magici fra i 12 e i 16 in cui tutti noi maschi abbiamo scoperto la nostra vocazione di drughi, il partorello, avete presente?, non so come si chiama dalle vostre parti, si mettono le mani addosso a quello sempre ben pettinato, sempre ordinato, sempre a postino, lo si blocca in quattro o cinque, gli si solleva l’uccello (teatro ideale della gustosa barbarie: gli spogliatoi della scuola, o le colline intorno al paese), gli si schiaffeggiano o sbuffettano i coglioni odorosi di borotalco, a turno, finché gli strilli della vittima innocente non richiamano l’attenzione degli adulti. Insomma, questo Giorgino ha annunciato che un carico speciale di “aiuti umanitari” è in partenza, o forse è già arrivato, a Baghdad, perché bisogna sfamare gli animali dello zoo. Nel casino generale di Baghdad, fra i saccheggi e i linciaggi, i guardiani sono scappati, e le bestie dello zoo stanno morendo di fame, tanto che ieri sera i marines hanno abbattuto alcuni maiali fuggiti dalle gabbie (? Tenevano i maiali allo zoo? Forse da loro sono animali rari, sarà per via della religione, forse visto che non li mangiano non li allevano) per sfamare le tigri e i coccodrilli.

Sono aiuti umanitari, questi, mi domando? Mmh… La definizione non mi convince. Aiuti animalitari? Come si dirà? Boh.

Sapete una cosa? Io non so cosa pensare di questa notizia. Forse, arrivati fin qui a leggere, immaginate che voglia fare del sarcasmo, suggerire più o meno esplicitamente che le tonnellate di carne che stanno arrivando allo zoo potrebbero darle alla gente che crepa di fame. Ma non è così. Non so davvero cosa pensare. Gli animali mi piacciono, tutti. Non voglio che muoiano. Mi viene subito in mente una soggettiva-coccodrillo, una soggettiva-babbuino: mi hanno preso e cacciato nella gabbia, i guardiani mi bastonavano quando rompevo le scatole, i bambini ridevano di me e cercavano di punzecchiarmi con le stecchette, gli adulti peggio, e adesso devo pure morire di fame perché loro si stanno ammazzando in questo casino di spari e botti e urla e rimbombi, che non avevo mai sentito prima e che mi pisciare addosso dalla paura.

Io (Raul, non più il babbuino, ehm…) non so cosa pensare davanti a tutto questo. Aiutatemi.

3. So cosa pensare dello spot a pagamento che vedo su Odeon TV, all’ora di pranzo, dopo Sgarbi. Come mai Sgarbi si è trasferito a Odeon TV? Mistero. Comunque, dopo l’ultimo minuto di Sgarbi, che parla di quadri e non di politica (sinceramente, lo preferisco quando parla di politica; capisco però che il mio è puro snobismo ideologico), compare Craxi.

Cos’è?, mi domando. Il trailer di un programma su Craxi, di una specie di reportage-biografia?
No, è troppo sputtanato: c’è sotto una musica post-new-next-age con evidenti influenze nymaniane, e si vede Craxi che sorride.
Craxi che stringe la mani a capi di stato e di governo variamente assortiti, rispettosi.
Craxi con il garofano all’occhiello.
Craxi meditabondo ma sempre sorridente.
Craxi che prende decisioni sofferte ma ineludibili.

Improvvisamente, un tremendo cambio di atmosfera: urla, stridore di freni, Craxi che cerca di entrare in un’auto e la gente che grida e gli tira addosso le monetine. Scritta: “Fondazione Craxi”. Scritta sovraimpressa più voce di Stefania Craxi che legge: un frase introduttiva che non ricordo, poi il finale: “a dieci anni da questa infamia… bla bla… nella speranza che l’Italia diventi finalmente un paese civile”.

Questa sequenza mi crea meno difficoltà del babbuino di Baghdad. Il latitante di Hammamet mi induce meno conflitti interiori del coccodrillo affamato. Giuro.
So cosa pensare. Non c’è problema.

4. Di nuovo Giorgino, il nostro idolo! Servizio sulla Pasqua. Come passeranno gli italiani le vacanze di Pasqua? Cosa mangiano gli italiani a Pasqua? Arrivano le festività di Pasqua: cosa ne pensano gli italiani? Ma perché, domando io allo schermo televisivo e alla sua spaventosa vocazione al monologo, perché gli italiani sono, come al solito, i romani? Perché come campione rappresentativo degli italiani compaiono una cicciona romana in età pretombale, vagamente simile ad Ave Ninchi, che con accento romanesco, quell’accento simpaticissimo a cui tutti siamo adusi, quell’accento che fa allegria, che suggerisce familiarità, che insinua complicità, quell’accento che mica è indigeribile come il bergamasco, mica fa ridere e basta come il barese, mica suona spocchioso come il fiorentino, ma no, è l’accento neutro, è la viceintonazione dell’italiano, la pronuncia suppletiva che tutti dovremmo emulare, insomma la panzona terribile dice: Maaah, io ppreparo l’abbacchiooo, e pprima le lassagne ar fornooo, come al ssolito inzomma, e poi arriva n’artra che ddice che lei va ffori a mangià, e n’artra ancora che ccià ppure lei la sua da ddire, e n’omo che invesce, poraccio, ddice che a llui la gguèra je fa passa’ ppure l’appetitooo, a me mica me stupisce ’sta cosa, sapete?, so’ io che pparlo, rRauletto vostro, io mica sto a pensa’ che mo’ ll’Idalia diventa tutta n’espansione de rRoma, tutto ’n sobborgo dela ccapitale, mica so ccontento che adesso rRaiddue la spostano a mMilano ggiusto perché ce so di mezzo queji stronzi ddela Lega, mortacci sua, mica ve sto a ddi’ che me so rotto li cojoni de ssentì ’sto accento de notte e de giorno, è pproprio quell’artra cosa che me ddisturba ’n po’, quer fatto che er gGiorgino dice “gli italiani”, e la trouppe der Tiggì scende de sotto e fa ddu’ minuti de girato, che cce vo’?, che pparlino dela Pasqua o der Natale fa l’istesso, e questi qqua sarebbo gli italiani.

E’ tutto qui. ‘Na ccosa così. Me ssona pure ggenerico, non sso. Gli italiani! E chi sso’ ’sti itajani? A Giorgi’, di’ li rromani, no? Me parrebbe pure più ’nteressante, messa così. “Che ne ppensano d’aa Pasqua li rromani? Vai cor servizzio!”

La metto ggiù come ’no scherzo ma magari è pure ’n po’ ggrave. Oh, ma meno der coccodrillo di Bagdadde! Ahò! Che state a ppensa’?
Ostrega.

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