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350 a 9

di Leonardo Pelo e Stefano Massaron

Stasera devo sbronzarmi.

Non voglio fare come ieri notte che mi sono addormentato con la CNN accesa e i servizi di guerra mi sono entrati nei sogni,

tanto che a un certo punto — non ricordo quando, potevano essere le quattro e mezza, forse le cinque — con lo stordimento di chi non sa bene se è sveglio oppure no, il mio cuscino (l’ho comprato all’Ikea, è uno di quelli tutti morbidi e pelosi, ottimi d’inverno ma terribilmente caldi d’estate) è diventato la Siria.

Nonostante stessi dormendo, una parte del mio cervello ascoltava Rumsfeld che gettava le basi per un futuro incidente diplomatico. Quello che mi dà fastidio è che non ricordo bene quale fosse il discorso preciso, so solo che stava accusando la Siria di qualcosa: di aver aiutato la Guardia Repubblicana, di essere il rifugio di Osama, di aver protetto la fuga di Saddam, che ne so.

Forse perché il cuscino, ora che siamo in aprile, è davvero troppo fastidioso, o forse… oh, be’, non lo so, so solo che, semisveglio, quel cuscino era diventato desertico, sabbioso, pericoloso e in pericolo. E, con lui, la mia testa.

Avevo il corpo sul divano e la faccia in medio oriente. E le mie mani spingevano, spingevano il cuscino per allontanarlo, sbatterlo giù sul pavimento, scagliarlo il più lontano possibile, dove nessuno avrebbe potuto colpirmi. Quando ci sono riuscito, mi sono svegliato. “Oh, cazzo”, ho detto. Poi ho cambiato canale. Ci manca solo che la guerra mi bombardi anche di notte. L’orologio sul videoregistratore segnava le 04:44, ma non l’ho ancora spostato sull’ora legale, quindi erano le sei meno un quarto, più o meno. Mi sono alzato, ho bevuto un bicchiere d’acqua gelida di frigorifero (la sensazione di essere nel deserto mi era rimasta addosso) e ho pensato che mi ci voleva un po’ di tette & culo. Then: zapping sulle TV locali. Non c’era niente di soddisfacente e allora, visto che per pigrizia uso il + e il – per cambiare i canali, non me ne accorgo e faccio tutto il giro e torno, RaiUnoRaiDueRaiTreReteQuattro e, cazzo, arrivo su Canale5 proprio mentre sta iniziando Prima Pagina.

Prima Pagina non è un vero TG. E’ il bigino di un TG. Notizie scarne, similANSA in loop, didascalie e commento sommario da voce fuoricampo in attesa della prima edizione vera del telegiornale. L’ideale, dopo il mio incubo.

Dissetato, dissestato ma sveglio, insisto e assisto. Immagine aerea non so bene di cosa, ma subito la didascalia mi informa: BATTAGLIA ALL’AEROPORTO. Okay, penso, ieri stavano per conquistarlo. La voce fuoricampo spiega che la battaglia infuria e che, nel corso della stessa, si stima le forze di coalizione abbiano ucciso trecentocinquanta soldati iracheni. La voce fuoricampo continua, ma io mi fermo.

Tre.
Cento.
Cinquanta.

Non ci posso fare niente. Prima ancora di avere il tempo di fermare me stesso, li sto già mettendo in fila. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattrordici, quindici, sedici, diciassette… uno in fianco all’altro, vedo i corpi stesi e li vedo nel vialone sotto le mie finestre, non in uno sperduto aeroporto nel deserto, me li vedo in fila davanti a me allo sportello della posta, non accasciati dietro una colonna. Trecentocinquanta. Uno dopo l’altro. Mi si chiude la gola, sto per andare di nuovo in paranoia, ma Prima Pagina è veloce, incalza, non dà respiro, e ora c’è l’immagine di un carro armato nel deserto, e il sottotitolo (con tanto di effetto sonoro macchina-per-scrivere) si compone sullo schermo: ORRORE.

Cristo, penso. I miei pensieri accelerano, penso che magari hanno bombardato per sbaglio un ospedale, un altro mercato, o che Saddam ha lanciato i gas. Mentre ci penso, frenetico, la voce fuoricampo arriva e mi dice: “Trovati i corpi di nove marines.”

Spengo.

Sono le sei meno cinque. Vado in bagno, apro il box doccia, giro il rubinetto dell’acqua calda, aspetto che lo scaldabagno elettrico si svegli anche lui e mi infilo sotto il getto. Mi piace il rumore che fa l’acqua quando mi romba sul cranio, è come se ce l’avessi vuoto.

Battaglia batte Orrore 350 a 9.

Io non ho mai battuto nessuno con un punteggio simile. Guadagno bene, e a volte la picchio in culo a qualche collega per guadagnare di più. Ho una bella vita. Abito in centro. Non devo prendere la macchina per andare a lavorare.

A piedi, per andare in ufficio, ci metto più o meno nove minuti.

Nove.

Ci vado. E’ la mia vita. Ma, mentre cammino, penso all’importanza delle parole. Penso a cosa è “battaglia” e a cosa è “orrore”. Ma nove minuti passano alla svelta, e arrivo in ufficio.
Lavoro come sempre. Oggi pomeriggio ho fatto anche una riunione, ho presentato un PowerPoint così professionale che non ho potuto fare a meno di ripensare, mentre cliccavo sulle slide, alla perfezione glaciale di quella voce fuoricampo.
Era come fosse la mia.

Per fortuna, nelle cifre dei miei grafici non c’erano né nove, né trecentocinquanta. E il pomeriggio è passato così. Ho vinto: la mia presentazione ha persuaso il cliente. Centosettantacinquemila euro in più per la mia azienda. Torno a casa, ma faccio una piccola deviazione: Esselunga di viale Papiniano, niente di complicato, un passaggio veloce alla Gastronomia, vitello tonnato e insalata di mare, cassa, uscita.

Arrivo a casa e il divano è ancora lì. Raccolgo il cuscino dal pavimento e lo rimetto al suo posto. C’è troppo silenzio, accendo il televisore.

CNN.

Forse, con nove bicchieri di vino ce la posso fare.

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