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Helena mi suggerisce di…

… mettere qui un commento che ho scritto ieri al pezzo di Carla Benedetti. E così faccio.
Dario Voltolini

Questi morti sono ripetutamente ammazzati dalla retorica di livello bassissimo che i nostri spaventosissimi media ci cacano addosso. Sono ulteriormente ammazzati dalle comparsate di uomini non all’altezza della situazione (di nessuna situazione) semplicemente megafonati dai media. Sono e saranno continuamente ammazzati dalla pochezza dello stato che li ha mandati a morire, della classe politica che ora ne parla e che COME SEMPRE non ha mai mosso il culo dalla schifosa sedia, dal caldo del caminetto d’ordinanza. Non mi interessa che siano o no eroi, il fatto è che sono morti e saranno ripetutamente ammazzati dall’uso politico-mediatico che di loro verrà fatto. Ma nella trappola mediatica ci siamo dentro tutti, ed è incredibile che un proclama a favore del terrorismo venga emesso da una brigatista e trovi un’eco in qualche luogo che non so e che non so se voglio conoscere, è mostruoso che una simile posizione venga espressa e che venga riportata. Nessuno sa di cosa sta parlando, nessuno sa nemmeno dire se i carabinieri al fronte sappiano (siano stati informati) della realtà delle cose. Nessuno sa nulla, tutto è occupazione di spazio informativo, immagini – come si sapeva – ma purtroppo (lo dico da scrittore e cioè riferendomi alla mia materia prima) soprattutto PAROLE. Occupare tutto lo spazio-tempo con mediazioni composte di parole senza senso alla lunga distruggerà la possibilità stessa di dire qualcosa di sensato, perché disattiverà il senso stesso delle parole, le renderà meri suoni più o meno piacevoli da ascoltare in certe combinazioni. E allora chi avrà qualche verità da comunicare non potrà più farlo, anche se gli venisse dato tutto lo spazio informativo del mondo. Chi avrà qualche fatto da raccontare non potrà più farlo perché non esisterà più la funzione referenziale della lingua, anche se parlerà per giorni e giorni senza interruzioni pubblicitarie. E’ per questo che i morti non andrebbero teorizzati, non almeno mentre sono ancora caldi, cazzo. Sono lì, nella loro impossibilità di continuare – che invece chiunque ne parli ha – e vengono usati da iene e sciacalli. Non sembra esistere alcun contenuto, non sembra esistere nulla al di fuori dell’attenzione che una notizia accende o non accende. La notizia potendo essere qualunque, compresa una strage. La vergogna che la nostra classe politica dovrebbe provare di fronte a queste bare, per il mero fatto che sono bare e non poltrone, è anzi il motore di una propaganda elettorale continua, di mascheramento, di vaporizzazione del fatto stesso di cui si tratta. Non esistono luoghi, non esistono spazi, forme di discussione per la popolazione italiana, non esiste la possibilità di raccogliersi a riflettere e a pensare, esiste solo la possibilità di scegliere fra posizioni quantizzate come differenti, impacchettate, perché è lì che si combatte la battaglia più dura, cioè quella dell’annullamento delle coscienze personali, battaglia che sembra sempre sul punto di essere vinta, ma che miracolosamente non lo è ancora. Voglio dire che applaudire alle bare non è diverso da fischiare alle bare, se non per una questione di gusto e opportunità e di senso della vergogna e della decenza (a scanso di equivoci, io credo che sia indecente fischiare, anche se non credo che sia automaticamente decente applaudire). Ma entrambe le reazioni, essendo reazioni alle bare di tipo mediatico-ideologico, sono cose senza senso alcuno. Sono espressione di una salivazione pavloviana e poco più, perchè niente di quello che è successo e succede e sta per succedere è coinvolto nell’applauuso da stadio, e nemmeno nel fischio da stadio, essendo “da stadio” l’espressione principale, qui. I tempi sono altamente drammatici perchè nulla può essere detto senza essere in seguito meccanicamente dirottato in un alveo già composto, pre-parato, in attesa delle nostre frasi e dei nostri commenti: l’alveo del pro/contro. I nostri sforzi di capire e di discutere finiscono tritati tutti lì dentro. Questo è il volto dell’ideologia senza nome che può apparire progressista o reazionaria come le pare, spesso contemporaneamente: con un piede di porco di dimensioni planetarie si stanno staccando le parole dalle cose, le frasi dai fatti. Anche di fronte alle bare questo avviene, anzi, sopratuttto di fronte alle bare, anzi ancora: grazie alle bare. E’ insopportabile persino il timbro vocale dello speaker che ora sta parlando in Lucignolo e ascolto con la coda dell’orecchio: ma mi rendo conto che un tono di voce sta diventando il mio nemico, mentre invece ci sono dei morti in questione. Di fronte ai morti, io, che faccio tanto il saputo, non trovo di meglio che prendermela con il tono di voce di uno speaker della tele, con il fatto che lo sonorizzano con Dylan e Lennon. E’ questo che mi porta alla disperazione.

Posted by Dario Voltolini at 19.11.03 00:38

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