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Favola dell’amore inventato

di Tiziano Scarpa

donnavetroC’era un mastro vetraio di Murano
che non sbuffava né ansimava invano.

Scolpiva l’alito dei suoi polmoni,
modellava sospiri e esalazioni.

L’anima in eccedenza espettorava,
sotto vetro il suo fiato imprigionava.

Quando fischiava, con la melodia
riempiva un’ampolla di nostalgia.

Se parlava, era come nei fumetti,
voce infiascata in una nuvoletta.

Sembrava un silenzioso trombettiere.
La sua nota era emettere un bicchiere.

Con la tromba una sordina gonfiava,
bolle di sapone fatte di lava.

Un giorno che provava strane voglie
dentro quel magma si soffiò una moglie.
La ragazza si solidificò.
Ignuda e trasparente la sposò.

Lei col vetril la doccia si faceva,
fino a splendere astratta. Poi piangeva.

Piangeva per il suo corpo invisibile:
si commuoveva di essere insensibile!

“Scorri, lacrima, ma non lucidarmi,
perché sono stufa di cancellarmi.”

Tutta la luce, tutte le figure
la attraversavano, anche le paure.

Ma su di lei niente lasciava traccia:
chi non ha cicatrice non ha faccia.

“Sono un quadro vuoto senza cornice.”
Chi non ha faccia non ha cicatrice.

Con suo marito era dolce, affettuosa,
molto sincera. Quindi un po’ noiosa.

Un matrimonio come un altro. Un giorno
lei lo beccò che guardava un film porno.

Lo schermo vitreo del televisore
era imbottito di carne e sudore.

Le immagini d’amore si stipavano,
premevano sul vetro, lo curvavano.

La donna di cristallo vide il sesso
che non attraversava il vetro spesso.

Disse al suo sposo: “Io non so trattenere
nemmeno l’ombra delle cose vere!

Mi hai fatta fragile, non mi vuoi forte.
Sono il tuo desiderio e la mia morte.”

Andò in frantumi, le si spezzò il cuore:
puzza di chiuso sprigionò il suo amore.

Siamo una fiala, siamo solo l’orma
del primo soffio che ci ha dato forma.

È il fantasma dell’innamoramento
che ci riempie e ci svuota. È come un vento.

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8 Commenti

  1. bello, Scarpa, sei stato molto bravo
    domattina la canto mentre mi lavo

    spero di vedermi ancora nello specchio
    se no mi vuoto sulla testa un secchio

    di acqua gelata e pur di mota
    per sentire se non ho la faccia vuota

    e le membra tutte trasparenti
    che non potrò mettere nulla sotto i denti

  2. bellissima, Tiziano!
    perchè non hai recitato questa alla gara di poesia a Napoli?

    avresti vinto anche il 2° e 3° posto!
    :)
    complimenti, davvero, anche per le tue opinioni in difesa del concetto di “blog”
    a rileggerti presto, spero
    Bestio (unoCheProvaAscrivere)

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