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Shôbôgenzô

dogenzenji.gifTradotto per la prima volta in italiano lo Shôbôgenzô, L’Occhio e il Tesoro della Vera Legge del Maestro Dôgen

Intervista a Sergio Oriani di Dario Voltolini

Finalmente abbiamo a disposizione nella nostra lingua questo importantissimo testo, lo Shôbôgenzô. Lo ha tradotto e curato Sergio Oriani, al quale chiedo in primo luogo di illustrare le difficoltà di traduzione del testo e l’impostazione che ha dato al suo lavoro di traduzione.

Non vorrei deludere nessuno, ma la traduzione non è stata condotta sull’originale giapponese bensì sulla traduzione in inglese che il Maestro Nishiyâma ha approntato con la collaborazione di alcuni suoi dotti allievi britannici. La scelta era inevitabile: di giapponese moderno conosco poche parole, di giapponese arcaico nulla, per il resto me la cavo discretamente, essendo di madrelingua inglese. Ritengo comunque importante che la traduzione sia stata effettuata da un monaco Zen e quindi (è auspicabile) da chi possegga una certa conoscenza della “materia”. Dal mio punto di vista ciò che mi prefiggevo era di permettere la lettura, anzi lo studio, di questo fondamentale testo del Buddhismo Zen a tutti quelle persone seriamente intenzionate allo studio della Via che non conoscono altra lingua se non la nostra. Per ciò che riguarda l’impostazione, in generale ho cercato di mantenere l’umanità e la genuità che traspaiono dagli insegnamenti del Maestro Dôgen evitando quindi di utilizzare un linguaggio eccessivamente erudito o specialistico e cercando di essere il più chiaro possibile. E’ ovvio che, data la materia, non può esserci la pretesa di una comprensione che risulti sempre facile o immediata.

Qual è l’importanza dello Shôbôgenzô nella letteratura Zen? In che senso si tratta di un’opera fondamentale?

Naturalmente non si deve generalizzare. Si tratta di un’opera fondamentale per chiunque abbia il desiderio di approfondire gli insegnamenti del Buddhismo Zen. Questo proprio perché riporta gli insegnamenti del Maestro Dôgen (XIII° sec.), maturati in Cina sotto il Maestro Tendô, e trasmessi poi – nell’arco di poco più di vent’anni – al suo ritorno in Giappone. E’ da sottolineare che fu proprio il Maestro Dôgen, nel 1244, a dare vita al primo e più grande monastero Zen del Giappone: l’Eihei-ji.

Quali rapporti ha questro testo con il Sutra del Loto?

Non credo che sia corretto parlare di rapporti tra lo Shôbôgenzô ed il Sutra del Loto: forse questo è più un modo di dire contemporaneo. Certo è che il Sutra del Loto avendo origini molto antiche ed appartenendo alla Scuola Mahâyana ha profondamente influenzato la cultura buddhistica del tempo. Moltissimi e continui erano i riferimenti ai vari testi Mahâyana, anche da parte dei Maestri cinesi che ne conoscevano diverse traduzioni e commenti. Ed infatti, anche nello Shôbôgenzô, e quindi negli insegnamenti del Maestro Dôgen, moltissime sono le citazioni ed i riferimenti al Sutra del Loto; tanti da spingermi a suggerire nelle note a pié di pagina, i relativi rimandi ad una traduzione italiana (a cura di Luciana Meazza) del Sutra del Loto stesso.

Come può un lettore avvicinarsi allo Shôbôgenzô oggi? Che tipo di atteggiamento richiede questo libro?

Avvicinarsi allo Shôbôgenzô oggi non è diverso dall’avvicinarsi a qualsiasi altro testo religioso, ovvero a tutto ciò che sia di nutrimento per lo spirito. Ci vuole l’umiltà di riconoscere la propria impreparazione al riguardo, abbandonando la pretesa di una facile e pronta comprensione. In poche parole, lo Shôbôgenzô è un testo che non possiamo affrontare con una lettura veloce e distratta ma che dobbiamo leggere, rileggere, investigare e poi ancora rileggere, soppesare ed investigare, e poi ancora … e ancora!
Insomma è una comprensione dinamica, proporzionalmente legata alla nostra crescita e maturazione. Non è certo una comprensione di tipo intellettuale quella che ci può essere d’aiuto. Si tratta di un piano diverso dal piano della logica e della razionalità, che non può prescindere da un corretto addestramento del corpo-mente. Il Maestro Dôgen non perde occasione di sottolinearlo. Il riferimento è ovviamente alla prassi dello Zazen o “Zen da seduti” e la figura di riferimento è quella classica: il Buddha nella tradizionale postura “del loto” …
E qui preferisco fermarmi, pur restando a disposizione di chi voglia approfondire l’argomento in modo più appropriato!

Non vorrei molestare la sua sobrietà, ma se vuole aggiungere qualcos’altro, questo spazio è a sua disposizione.

Per quanto riguarda il dire ancora qualcosa, direi che è già stato detto molto. Lo Zen (quello autentico, volendo introdurre un distinguo) non è fatto di tante parole. Basti infatti ricordare che la tradizione Cristiana ha insegnato che “la Parola si fece carne” … e questo è proprio il succo dell’insegnamento del Buddhismo Zen! Non sono le parole che contano, sono i fatti: i fatti delle parole, i fatti dei pensieri, i fatti delle azioni. (Apparente paradosso!)

Ringrazio Sergio Oriani per la sua disponibilità. Oriani è un monaco Zen e, per chiarimenti o quant’altro, lo si può contattare al seguente indirizzo mail: biku.dosen@infinito.it

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Avvertenza: i caratteri con sopra l’accento circonflesso sono in realtà gli stessi caratteri con sopra una lineetta orizzontale. Ho usato questa approssimazione per motivi tecnici.

Alcuni link:
Centro Italiano Zen Sôtô
Editrice Pisani

Minima bibliografia:
Dôgen Zenji, Uchiyama Roshi Kosho, Istruzioni a un cuoco zen. Ovvero come ottenere l’illuminazione in cucina, Astrolabio 1986, ? 9,30
Dôgen Zenji, Breviario di sôtô zen, Astrolabio 1971, ? 11,36
Francis Dojun Cook, Come allevare un bue. La pratica dello zen com’è insegnata nello Shôbôgenzô del maestro Dôgen, Astrolabio 1981, ? 13,43
Sutra del Loto, Rizzoli 2001, ? 10,50
Il sutra del loto, Esperia 1998, ? 23,24
Jacques Brosse , Zen e Occidente, Pisani 2003, ? 18,00

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3 Commenti

  1. scusate, sono molto lieto di questa intervista su Dogen (è una delle mie “letture” incessanti, dove la parola lettura è tra virgolette perché risulta inadeguata). per questo vorrei aggiungere doverosamente almeno un altro link, piuttosto pratico: http://www.fudenji.it., ovvero il sito dell’unico tempio e monastero zen soto in italia (shobozan fudenji, appunto), dove la lettura, il commento e la pratica di ciò che è scritto nello shobogenzo, insieme alla meditazione (zazen) e al lavoro, è la vita quotidiana, dove funziona anche un istituto di studio e vi si pratica collettivamente la traduzione degli antichi sutra (da recitare). tutto questo sotto la guida dell’abate e maestro zen fausto taiten guareschi (già discepolo di deshimaru roshi e di narita roshi). sono felice di segnalare l’esistenza di questo luoogo, che sorge sulle colline di salsomaggiore (parma), a quanti si interessano al buddhismo zen. fausto taiten guareschi è anche autore di alcuni libri (o meglio, insegnamenti orali trascritti e raccolti). da parte mia gli ho dedicato un capitolo di un quasi vecchio ma semoreverde libretto, “Porte senza porta (incontri con maestri contemporanei”, nei tascabili feltrinelli. peraltro, due anni fa a parigi nell’ottavo centenario di dogen, in un grande simposio internazionale, taiten guareschi ha tenuto una bellissima relazione di cui aveva testimoniato (guarda i casi della vita)il giornale l’Unità. un saluto, scusandomi del tono un po’ bolso, e sperando di non sembrare invadente, beppe s.

  2. segnalo uno studio recente, di uno studioso italiano, condotto a partire dai testi originali: Aldo Tollini, Pratica e illuminazione nello Shôbôgenzô, Roma, Ubaldini.

  3. Ho quasi finito la lettura dello Shobogenzo dell’editrice Pisani, di cui conoscevo la versione inglese e quella originale giapponese. Mi sembra buona. A proposito di Brosse, scrittore e giornalista raffinato, consiglierei agli appassionati di zen, il suo Satori, edito da Studio Tesi.

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