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il reciclato

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di Massimo Cacciapuoti

Mi chiamo Gaetano Quagliuso e vengo da Frignano. Nullafacente di mestiere, ma con qualche prospettiva per il futuro. L’assessore Fusaro, amico di vecchia data, e senza offesa, faccendiere di rinomata fama, dopo avergli assicurato alle ultime elezioni una trentina di voti, perché tengo la famiglia numerosa, solo tra fratelli e sorelle ne contiamo dieci, finalmente mi ha trovato un posto di lavoro, come trasportatore di materiali indefiniti, con qualche rischio per la salute, lui è stato chiaro, ma tanto che me ne importa l’importante è che a fine mese mi pagano. E proprio questa mattina cominciavo.

Mi sono alzato all’alba con la mia fidanzata Sisina, e mi sono recato alla stazione di Aversa per prendere il treno. Il posto è un poco lontano, a Sessa Aurunca, per la precisione. Ma la sorte mi si è rivoltata contro, perché, dimenticavo di dirlo, sono pure jellato. La prima cosa inciampo su un montone di mondezza che per poco non mi sfascio una gamba e dopo qualche gesucristo di occasione, ho ripreso il cammino. Il fieto ci prendeva alla gola. Sisina protestava, ma che maronna è stato. Più proseguivamo più i montoni aumentavano. Noi non leggiamo giornali, perché con le parole scritte c’abbiamo poca dimestichezza e pertanto non sapevamo. Per strada qualcuno commentava. L’unico sversatoio di tutta la Campania è stato chiuso, dicevano, pensando a quella grande latrina pubblica che un signor sindaco del passato ha fatto di Giugliano. Qualcun altro diceva che il problema dipendeva da Roma perché coloro che ci comandano hanno deciso di fare del sud un meraviglioso cesso a cielo aperto, e com’è andata e com’è venuta, proprio quello che doveva essere il primo giorno nonché il giorno più importante della mia vita, sono rimasto bloccato alla stazione di Villa Literno. La sera vado da Fusaro per apparare e lo trovo come un somaro. Mi bestemmia i morti quelli recenti e quelli passati, senza risparmiarsi i futuri e tutto il loro sangue. Io cerco di spiegargli come sono andati i fatti, ma lui niente, ‘a piedi dovevi andare’ grida a tutta voce. L’affare era importante, la situazione troppo imminente per rimandare. ‘Mo’ attaccati al tram!’ dice e tra una parola e l’altra alza le mani. Io bestemmiando gesucristo e tutti i santi gli dico di starsi fermo perché come sfaccimma ci arrivavo a Sessa Aurunca a piedi, che sono quasi cento chilometri, ma lui sta troppo incazzato. Alla fine abbiamo fatto a palate. Ci siamo dati tanti di quei buffettoni sulla faccia che ci siamo gonfiati come due zampogne malate. In conclusione, uno, ho perso il posto e chissà ora se ne troverò mai più un altro, e due, mi sono inimicato l’unico sant’uomo del paese che in tutta sincerità, per quanto può essere una fetenzia, quando poteva dare una mano, la dava.

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6 Commenti

  1. guardi rossi che d’orrico è considerato un idiota e in più questo suo post mi pare un disonesto tentativo di sfruttare il filone, ben più serio, di saviano, depotenziandolo.

  2. caro incazzato, ma qual è il suo problema? ha dei rancori verso lo scrittore, il critico “idiota” o altro che non ci vuole dire? nemmeno ci conosciamo e siamo già al disonesto? se non le piace cacciapuoti (e se non le piace cacciapuoti perché è stato recensito da d’orrico) non lo compri (e non lo legga in questo libero sito) lo priverà così delle ricchissime royalties che gli scrittori incassano per pagarsi le sigarette. con affetto bacio la mano. ps, la prego, si firmi.

  3. Ehm, interessante il post (il filone potrebbe essere anche quello di Antonio Pascale), ma credo che si dica Riciclato. Ma magari è voluto.
    State bene.

  4. Nessun problema, ritiro le offese a d’Orrico, Rossi, Cacciapuoti. Mi è parso un colpo a freddo, uno speculare su situazioni reali che vivo anch’io, sulla mia pelle, per questo non mi firmo, altro che rancore. Qui si rischia la vita e voi giocate.

  5. Caro meno incazzato, proprio perché la situazione è drammatica il cacciapuoti s’è mosso. anche lui ha i sacchi incendiati e putribondi fuori casa (a meno che non se la spassi a miami e mi scherzi per email). chiamiamolo “intervento sul presente”. per andrea barbieri: reciclato è voluto. abbracci immateriali

  6. Wuelà ognuno batte i sentieri o i filoni che vuole. Ognuno interviene con le proprie scelte stilistiche e letterarie che vuole. Giusta ogni critica, giusta ogni spiegazione. Non spandiamo ogni energia nell’accapigliarci. Altri sono le questioni a cui dedicare eroici furori. E’ vero si rischia qui a sud. E molto. Ma bisogna tener i nervi saldi. Altrimenti si viee divorati dalla solitudine e dalla tensione. A presto.

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