Trittico

ALBA_DONATI__SMALL.jpg8821159027.jpgdi Alba Donati

I gatti

Quieti e calmi i miei due gatti
stanno dove sto io,
se studio, nello studio
se dormo, sul letto
sulle sedie se cucino.
Amano la compagnia.

Chissà che fanno quando non ci sono
quando devono bastare a se stessi.

Io mi sposto e loro si stendono
Intorno alla tastiera,
sulle pagine del libro aperto
e la notte in fondo ai piedi:
come i Lari adolescenti
intorno alle mura della casa.

Anche però si amano tra loro
si leccano per minuti interi i musetti.

E poi di nuovo in tre:
respirare insieme
riposare insieme
guardare dritti nel vuoto
felici di essere una famiglia
di non spaventati, di calmi
di tranquille persone di casa.

A un certo punto qualcosa si muove
e aleggia come un bianco fantasma..

E’ qualcosa di noi tre
che unito vaga nell’aria,
siamo noi che stando bene
abbiamo prodotto una sostanza
che sta bene, e rimane ferma
sulle nostre teste, ci protegge.

Se fossimo morti rimarrebbe nell’aria della sera
come pegno d’amore per la compagnia dei vivi.

I morti

Non siamo mai soli! Evviva.
e baci, baci che volano sulle carrozze
dorate del tempo.
E le senti la notte, non sono io
che ti accarezzo la fronte,
che scosto i tuoi capelli neri,
non sono io che ti stringo la mano
e non è mia la ninna nanna che senti
frusciare tra i tigli sul viale.
Non è voce quella che senti,
no, non è voce umana, è di fate
è di ombre familiari, è di cielo.
E stanno, sentinelle nella notte:
una da un lato del letto, e l’altra
in giro per la casa, toglie la tovaglia
che abbiamo lasciato sul tavolo
asciuga le forchette, i bicchieri.
E che silenzio, tutto si svolge
come se fosse sempre la prima mattina
del mondo! Quando ci alziamo
la casa è limpida come il cielo.

Non ci sono addii, amore mio
tutti rimaniamo nello stesso posto
tutti nei pressi dei nostri beni.

Le zie

1.

Lucignana 22 novembre 1966

Cara zia voglio scriverti una letterina, ma non so se ce la farò perché sono otto giorni che non vado a scuola e sono rimasta un po’ indietro mi sono ammalata, e così devo stare a casa sempre qualche giorno perché ci ho la gola brutta. Te zia come stai domenica vieni a votare, vieni che ti aspettiamo guarda se ti lasciano anche per S. Ansano che ci farebbe tanto piacere ti mando tanti bacini Alba

2.

Una lavorava la terra, aveva il collo lungo
la faccia altera della scrittrice americana:
era una tagliatrice di grano, un’esperta
di venti e di temporali. Rideva delle parate
militari, aveva piuttosto la faccia tosta
della ballerina di tanghi, entrava nel ritmo
e via! Era bellissima nelle sere d’estate
la vita le passava accanto in uno sfavillio di comete.

Una era partita. Ovada, Camogli, Genova, Lucca.
Novità assolute nell’atlante di famiglia
lei era l’azzardo, l’avventuriera in casa d’altri
ma ricadeva sul suo viso di domestica
una tristezza dello sguardo, una malinconia
di cose mancanti e di parole lontane. E tuttavia
metteva da parte per chi sarebbe venuto dopo,
per me, per questa epoca di poveri assoluti.

3.

Avevano nomi stupendi.
Nomi di terra e di fuoco – Poldina
nomi di aria e d’acqua – Fenisia
spose mancate per fedeltà alla vita
per sogni di mari lontani e terre conosciute,
spose bianche per libertà e nostalgia.

Adesso ho due gatti e sono loro, sono sicura. Mi custodiscono.

_________________________________

Da Non in mio nome, Marietti, 2004.

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7 Commenti

  1. Mi piacciono queste poesie che rimandano alla quotidianità, alla vita… con molta delicatezza e cariche di sensibilità.

  2. Alba Donati è una delle poetesse più interessanti.
    Apprezzo il tono intimo ed elegiaco di questi pezzi. Ma la preferisco quando – da donna, con originalità e tensione civile – racconta epicamente la guerra vissuta dal padre e dalla sua famiglia.

    P.S.: Credo che “castiera” sia da trasformare in “tastiera”.

  3. Lumen in clausola in questa poesia sui gatti, buona poesia, brava Alba Donati. Da apprezzare sempre, i poeti antilirici. Lunga vita a loro.

  4. Ok, dico qualcosa. Innanzitutto, Alba Donati promette. Indubbiamente come critica (ha curato l’opera omnia di Maurizio Cucchi, e con pregio) ma anche, in proprio, come poetessa. Già nelle poesie della prima raccolta, “La repubblica contadina”, i versi più morbidi e delicati si sposavano a quelli più robusti di afflato civile. Ora, con le poesie di “Non in mio nome” (non l’ho ancora letto interamente, ho visionato un po’ di versi in giro per il web, anche quelli più impegnati), direi che ha fatto un ulteriore passo in avanti, anche se non manca chi le attribuisce momenti di calo di tono poetico (soprattutto nelle cose civili, quella che – per indicarne la difficoltà e atipicità rispetto al poetico – Cesare Cases chiama “il triangolo quadrato della poesia politica”). Comunque, una poesia che convince. Nonostante io, un po’ per partito preso, abbia un’istintiva antipatia per quelli che Cucchi definisce i “poeti gattari” (tra più noti, Bellezza ed Erba). Il gatto richiama l’ambito della domesticità (non a caso la Donati parla di “lari”), del chiuso delle mura casalinghe, il ripiegamento nel privato, la poesia confessionale. Anche se queste sopra son soprattutto (di qui il titolo unitario e unificante di Scarpa) poesie sulla morte. Qui è ovvio, sia nella prima che nella terza poesia, l’interscambialità gatto-anima morta. E’ la vicinanza, compagnia e quasi onnipresenza del gatto-lare a suggerirla (di “ombre familiari” parla la Donati nella seconda poesia). La paura della morte è superata nella scoperta e certezza della sua domesticità, familiarità, in un certo senso anche della impotenza della morte (le anime dei cari sono sempre con noi). Poesia sulla morte e sui morti, dunque. Direi allora che la selezione ci dice qualcosa anche del selezionatore, e di quanto il tema funebre gli sia caro…

  5. Ciao Graziano-Malatesta, sono contenta di leggerti ancora.
    No, non disprezzerei così tanto i poeti-gattari. I gatti riescono a mandare in crisi tutti gli schemi.
    Per esempio, come la metti con il tuo Cucchi?
    La sua gatta siamese è la co-protagonista del suo ultimo libro (e a pensarci bene, la prosa poetica che la descrive è tra le poche cose del libro che mi piacciono…).
    E la Szymborska?
    Come fai con la Szymborska?

    Il gatto in un appartamento vuoto

    Morire – questo a un gatto non si fa.
    Perché cosa può fare il gatto
    in un appartamento vuoto?
    Arrampicarsi sulle pareti.
    Strofinarsi tra i mobili.
    Qui niente sembra cambiato,
    eppure tutto è mutato.
    Niente sembra spostato,
    eppure tutto è fuori posto.
    E la sera la lampada non brilla più.
    Si sentono passi sulle scale,
    ma non sono quelli.
    Anche la mano che mette il pesce nel piattino
    non è quella di prima.
    Qualcosa qui non comincia
    alla sua solita ora.
    Qualcosa qui non accade
    come dovrebbe.
    Qui c’era qualcuno, c’era,
    e poi d’un tratto è scomparso,
    e si ostina a non esserci.
    In ogni armadio si è guardato.
    Sui ripiani è corso.
    Sotto il tappeto si è controllato.
    Si è perfino infranto il divieto
    di sparpagliare le carte.
    Cos’altro si può fare.
    Aspettare e dormire.
    Che provi solo a tornare,
    che si faccia vedere.
    Imparerà allora
    che con un gatto così non si fa.
    Gli si andrà incontro
    come se proprio non se ne avesse voglia,
    pian pianino,
    su zampe molto offese.
    E all’inizio niente salti né squittii.

    (E i gatti sono presenti anche in “Scrivere un curriculum”…)

  6. mio dio! ma come si fa a leggere certa roba e a dire che vi piace perchè è antilirica…
    Sta munnezza è liricissima. Bevete meno…

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