Il gelato più buono del mondo.

Secondo me si trova qui:

Cosenza0052.JPG

A San Fili, in Calabria. Ecco la mappa.

mappasanfili.jpg

Fatevi dare i gusti che per mancanza di spazio il genio tiene sotto il bancone, tipo liquirizia, finiocchietto, patata, oliva, fichi, cetriolo. Dopo avere assaggiato quelli esposti, naturalmente (imperdibile la castagna).

Il gelataio è un personaggio alla Süskind, in grado di fare gelati da ogni cosa, come Grenouille con i profumi.

Va da sé che i gusti classici, come cioccolato, limone, crema e così via, sono al di là del principio del piacere.

Saluti a tutti

Dario Voltolini

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37 Commenti

  1. Cazzo, Dario, un posticino comodo comodo…
    (comunque me lo segno)

    G.

    P.S. qui a Roma c’è un sole romano, mi cercherò una gelateria…

  2. Questa segnalazione (per la quale ringrazio Dario) è molto utile. Anche a capire che la Calabria è un gran bel posto, con tanta gente che sa fare il proprio lavoro con intelligenza e dedizione. E si, il gelato, anche in altre parti della ragione,come Reggio, (lo dico per esperienza personale)è veramente ECCEZZIUNALE!!!

  3. Anche dalle mie parti si fa un ottimo gelato..gusto cannella, limoncello e un ottima nocciola. Milanesi? Voi che vi mangiate il gelato alla polenta???? (essì almeno per un attimo sogno che vivere al sud conviene…)ehehehe!

  4. Magari qualcuno facesse il gelato alla polenta… sarebbe un atto creativo! ahimé, il gelato buono qui è un sogno, il mio palato ricorda ancora il gelato siciliano al pistacchio in un paesino alle pendici dell’Etna. :-))

  5. Il più buon gelato del mondo lo fanno a San Sebastiano Curone. Ottime polveri e ottime le tipe che servono. E le torte più buone del mondo le fa Mario, il pasticcere, a Courmayeur. La sua torta alle mandorle è qualcosa di… di… di più buono del mondo, appunto.

  6. Scusa, Dario, ma che reazione è “ahahahahahah”? Ti faccio conoscere la gelateria se vieni a Tortona, una volta. Magari ci porto Mozzi, chi lo sa. Devi vedere, Dario. La gelateria si spiaccica in una paesaggio che si stroppiccia in una serie di colline ondulanti verde chiaro verde scuro. E’ una favola: l’ideale per uno dei tuoi racconti. Si arriva in auto. Tutto il paesaggia rotella contro il finestrino lasciando striscie di foglie secche, fanghiglia, pietruzze multicolore (giallo, verde, blu) e quando apri la portiera ti ritrovi tutto il paesaggio ai piedi, reclamante. Ah, Dario, è una favola: l’idela per uno dei tuoi racconti. Le vetrine dei negozi sembrano membrane di meduse bianche e dietro ci sono torte pulsanti e nelle vaschette gelati scoppiettanti. (pop pop pop). Ah, Dario! Dario! Tu ‘devi’ venire! Uno sciabordio di creme, lamponi, pistacchi, maroni, fragole, uno sciaguattio giallo ocra-fucsia di pinoli della Valtrebbia ti finiranno negli interistizi di denti e capsule formando crisalidi blu bianco arancione. Ah, Darek! Ah, Darece… Ah! Eh! Ih! Oh! Uh!

  7. Siete ridicoli tutti e due! Ma è possibile? Vi fate dispettucci come due bambinetti!
    Le questioni personali regolatele a duello, ché a noi non interessano…
    Tu, Dario, però, a 45 anni, ancora ti metti….eh eh eh
    E questi sarebbero gli scrittori italiani? Da brivido…zzzzzzzz

  8. Caro Marco, mi hai convinto. Devo venire ad assaggiare. Mi prendo l’impegno. L’unica cosa che mi inquieta è quel gusto, “maroni”, che dalle mie parti suona strano, significando la parola (con una sola erre) “testicoli”.
    Nico Nome mi dice di vergognarmi, cosa che faccio già come abitudine, quindi tutto ok!
    Un abbraccio a tutti.

  9. E così potrai dire che anche tu hai conosciuto le agent provocateur Marcò Candidà. Roba da andarci fieri, no?

  10. Un gelato ai testicoli, t’immagini?, e così chissà quante donne al bar a fare la fila, a sgomitare, accapigliarsi, strapparsi i capelli, ficcarsi le unghie nella carne fresca, viva, sanguinante, sfigurarsi le facce, le braccia, il petto come arpie o prefiche ben prezzolate, per guadagnare uno, due metri in più verso il traguardo del banco-frigo, la massa del gelato cazzuto che pulsa e straborda, che appanna il vetro come alitasse, come fosse viva, che ribolle nel suo gelo. Ma come si fa poi un gelato ai testicoli? Magari coi peli di cazzo, quei dolci batuffoli neri arricciati, tagliati ad arte oppure raccolti da terra, dove se ne stanno pacifici, precipati come per una precoce calvizie inguinale e disposti a corona come i capelli sforbiciati, mozzati dal barbiere che ti accerchiano a taglio finito, ti assediano come nemici o figli illeggitimi di cui ti rifiuti di riconoscere la paternità, si rizzano in piedi, si ribellano, e tu li prendi da terra, con gesto caritatevole, paterno quasi, li impasti insieme alle crostricine di pelle vecchia, arsa, stracciata, quelle che si staccano per troppa usura, coi testicoli che si squamano, perdono scaglie, grane, foglie secche come carciofi sessuali, e poi versi latte o ancora meglio smegma, la sostanza biancastra, caseosa che si forma per sporcizia, sedimentazione, precipitazione dello sperma nell’insenatura tra glande e prepuzio, e poi mescoli mescoli mescoli, verso destra, senza mai invertire il senso, a lungo, fino allo sfiancamento, come masturbandoti, finché l’impasto si caglia, si compatta, solidifica, è pronto: – Signora, a che gusto il gelato? – Testicoli, grazie. – E quante palle ci metto?

  11. Caro Graziano hai uno strano concetto delle donne… in fila a sgomitare per il disgustoso impasto da te descritto? ma per piacere! ancora con questi sogni adolescenziali onanistici(chissà se esiste onanistico)? :-)però la descrizione è superba, complimenti.

  12. d’altra parte, in via Torino, vedere le fanciulle leccare i gelati da passeggio mi mette sempre addosso un brivido erotico che non vi dico.
    (oddio, mi vergogno, sì, sì mi vergogno anch’io… meno male che sulla carta di identità non è segnato “scrittore”, ma “architetto”…)

    G.

  13. Allora Dario doveva dirlo che il suo intento era suscitare le fantasie erotiche…dài Gianni, ti vergogni per così poco? solo le fanciulle di via Torino ti danno il brivido blu?

  14. Biondillo, oggi all’usato ho comprato il tuo “Levi e Vittorini.Scritti di architettura”, edito da testo&immagine. A che serve quel libro? E’ un copia-incolla(sic!) di brani di Levi e Vittorini. Solo questo?! Ho buttato sei euro e venti! Al vento. E pensare che me lo immaginavo tanto caruccio! :-((
    Scusate l’off-topic banneristico,tanto fra poco si arriverà a parlare dei peli della mia fica!! :-))

  15. Ma Marco Candida è italiano? Da come scrive sembra che abbia seri problemi con la lingua. Biondillo invece si capisce che non scopa da un pezzo – forse perché la moglie è in stato interessante. Franz, poi, ride con niente. Basta che sente la parola coglioni lui ride. ah ah ah. che cavolo c’avrà da ridere…

  16. Per la pseudo-elena: che ti aspettavi da un titolo “scritti di architettura” e da Biondillo che, come primo lavoro, fa l’architetto? un trattato sulla metafisica delle rovine o sulla validità in letteratura dell’impianto idraulico ergonomico? guarda che se ti compri i libri di critica della Benedetti, poi non rimanere male se non sono un bel romanzo. Bah…

    Per Gabriella: no, non ho una simile concezione delle donne, tranquilla, il mio era uno quadretto surreale, pittoresco, direi moreschiano se non temessi/sapessi di offendere Moresco.

  17. Elena cara,
    “Levi e Vittorini” è una antologia di, appunto, scritti di architettura, compilata da me e commentata nelle note. Né più né meno. Se ti fotografo il Colosseo non vuol dire che sono l’autore del Colosseo, ma l’autore di una foto del Colosseo. Ma anche fare foto è una attività dignitosissima; anche le antologie, cioè, bisogna saperle fare: trovare i testi dimenticati chissà dove, selezionarli, decidere la linea teorica, editoriale, la coerenza, etc. etc. Sapevi, ad esempio, che Carlo Levi aveva scritto su “Casabella” negli anni ’30? E che Vittorini era amico di Persico? Sapevi, cioè, che gli scrittori di quella generazione si interessavano di prima persona di architettura (e di città, di territorio, di politiche urbanistiche, etc.) prima che la generazione sucessiva sprofondasse nella contemplazione del proprio ombellico?
    Se sì era inutile comprare quella antologia, se no, leggila, ti fai una cultura.

    ciao, Gianni

  18. senti, biondillo, stai calmo, tesoruccio pacioccone, e non farti il fegato amaro! Sapevo, sapevo,so, biondilluccio mio carissimo…appunto perchè so, avendo letto i libri,mi aspettavo un bel triangolo amoroso(te, levi e vittorini), con biondilla che scuote e cavalca i due! :-))
    per finirla: ingannevole è il titolo, mica si dice che la tua è una curatela, e che il libro è una ANTOLOGIA DI SCRITTI DI ARCHITETTURA!!

  19. Il Biondillo ha scritto un delizioso librino Pasolini Il corpo della città, anche questo è quasi un’antologia, per me è un piccolo gioiello.
    Per Graziano: ora sono più tranquilla :-)) E’ che ogni tanto questi colonnini assumono un colore un po’ troppo machista, per causa di forza maggiore(poche donne).
    peace and love

  20. Fra tutte le storture della rete, l’atto più stronzo è quello di scrivere commenti usando il nome di qualcun altro. E’ così evidente. Bah, non ho parole!

  21. O storpiando un eccellente e veramente originale pseudonimo come il mio, Nicodemo Nanomico. Ah, d’ora in poi eviterò la Valtrebbia: tra quei gelati ai maroni e i virtuosismi di Malatesta ho ancora il voltastomaco…

  22. Elena,
    ma figurati, quale fegato amaro… ci sono cose più importanti nella vita.
    Il libello in questione fa parte di una serie (universale di architettura) specifica per architetti. Chi comprava i volumi sapeva benissimo che era una antologia (ne erano già uscite altre di quella tipologia). Non prendertela con me, non ho scelto io l’intestazione, non mi sarei mica sentito depauperato se avessero scritto “a cura di”. Mi dispiaccio per tuoi euro spesi (tanto a me non ci entra una beata fava di diritti). Regalalo, se leggere le parole di Vittorini e di Levi ti indispettisce tanto (autori che mi è capitato di cavalcare in articoli su riviste di settore, ma è poca cosa per la cultura italica, non vale neppure la pena che ti sbatti a cercarli).
    Complimenti comunque per il tono pacato e amichevole.
    D’accordo con Gabriella: peace and love. Se ci si incontra per strada un gelato te lo offro volentieri.

    Ciao, G.

  23. gianni, avresti potuto dirmi: ma non l’hai sfogliato prima? no, perchè era cellophanato, ecco la fregatura!
    Comunque, a parte gli sherzi,non volevo fare inutili polemiche, eh…
    piuttosto, invece di tenere i compartimenti sempre stagni, faresti cosa bella e utile se postassi qui su nazione indiana per noi lettrici/ori, i tuoi articoli comparsi su riviste di settore! personalmente mi interesserebbero…

    ah, e poi, finiamola con queste affermazioni che snob più snob non si può!!

    “…(autori che mi è capitato di cavalcare in articoli su riviste di settore, ma è poca cosa per la cultura italica, non vale neppure la pena che ti sbatti a cercarli).”

    ma non capisci gianni che finisci per chiuderti nel tuo bello e lindo recintino?
    e ancora, questo sprezzo “per la cultura italica”, questo atteggiamento di vittimismo, frustrazione misto a boria…dico: ma non ti batti anche tu per la cultura italiana? migliorala invece di lamentarti, visto che sei uno scrittore! se no devo pensare che a te basti poco: crogiolarti nei tuoi gialli.

    allora, aspetto con trepidazione, i tuoi articoli

    ciao ciao
    elena

  24. Elena ti assicuro che ero sincero. Non credo siano poi così interessanti i miei vecchi articoli (roba di 7, 8 anni fa) pubblicati su riviste dal nome inpronunciabile. Vittimismo, poi proprio no. Non mi sono mai sentito vittima di un bel niente. Ci sono, della cultura italica, cose che non mi piacciono ma anche cose che mi piacciono assai.
    In realtà c’è in me una sorta di pudore; non sono un “indiano ufficiale”, ma un ospite tanto quanto te. Mi sono ritrovato pubblicato qui non per mia scelta ma per iniziativa personale di Tiziano. Però forse hai ragione. Cerco nei vecchi files e inondo la casella di Tiziano, o Dario o Raul o Helena (dove sei? Lo sai che ci manchi?)
    Saluti sinceri,
    G.

    p.s. Chellophanato? Che sfiga! pensa che lo vendevano “sfuso” nel ’97.

  25. Giuro che non riesco a capire perché la scelta del mio nick. Femminile poi, visto che tu sei chiaramente una non femmina (perdona, ma non riesco a definirti uomo). Cmq, se ti piace tanto, te lo regalo. C’era una storia carina dietro, ma morto un nick se ne fa un altro. Goodbye dalla ex elena.

  26. elena chi sono ia chi sei tua? chi è più elena, ia o tua? :-))
    grazie gianni, ricambio i saluti sinceri e rimango in attesa di veder comparire i tuoi articoli su nazione indiana, almeno la si finisce di parlare di gelati! :-))

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