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Tabù da infrangere preferibilmente entro… (vedi la data di scadenza)

di Günther Anders

anders.gifDa tempo ho il sospetto che ciò che nella letteratura è definito “appassionante”, debba questa sua caratteristica al tabù. È questo il motivo del ruolo centrale dell’assassino nella tragedia. L’angoscia dell’incesto eccita lo spettatore di Edipo. La tensione subentra perché all’orizzonte affiora l’inquietante possibilità della violazione di un tabù. Quando il tabù che sta alla base di un dramma ha perso la sua capacità terrifica e quando non è più compreso, allora il dramma cessa di essere appassionante.

In America, ad esempio, dove generalmente le differenze sociali di classe non sono più così nette e tangibili come in Europa – ancora così permeata di residui feudali –, La signorina Giulia di Strindberg è diventata un’opera teatrale noiosa, non appassionante. Why the hell shouldn’t she get married to that guy? [Perché diavolo non avrebbe dovuto sposare quel ragazzo?] Un servitore (dove si è visto mai qualcosa di simile?) è forse un essere di un altro genere?

Questo legame tra tabù ed eccitazione si è rivivificato in me nel leggere le lettere [lettere d’amore delle antenate di Anders, n.d.r.]. Perché le lettere sono tutte terribilmente “appassionanti”, come “appassionante” era comunemente considerato l’amore<, al punto che aveva potuto diventare nel secolo scorso addirittura il soggetto del teatro. Perché? Perché amore e tradimento furono identificati. E perché, al di là della consuetudine più o meno accettata del tradimento, ogni spettatore tratteneva il fiato, per vedere se questa volta il tabù del matrimonio sarebbe stato infranto davvero o no.

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Ma l’amore era “eccitante” anche per altre ragioni. In quanto faceva parte della condizione di queste donne, che potevano sì trasgredire il matrimonio, ma non potevano permettersi di distruggerlo, di aprirsi una via di fuga da esso, o di romperlo; che potevano continuare a vivere nella reputazione sociale e nell’agiatezza solo mantenedo in vita (nel caso della scrivente K. solo mantenendo economicamente l’amante) anche l’insoffribile matrimonio (che ovviamente rimaneva “teso”). Da alcune lettere il rischio appare terribilmente alto, talvolta addirittura tremendo. Non stupisce che il prestigio conseguito dall’amante fosse così alto, se il suo fascino o la sua facondia erano capaci di superare l’angoscia di un tabù tanto potente. Nella maggior parte delle lettere reggere l’insoffribile matrimonio appare come la condizione per reggere la relazione; e, senza dubbio, l’amante assecondava questo mortificante interesse femminile a tenersi contemporaneamente i due uomini, in quanto (non importa se la recherche de la paternité fosse ufficialmente proibita o meno) aveva un comprensibile interesse ad agire con il minimo rischio.

È chiaro: l’amore era un monopolio femminile, o almeno era considerato dalle donne come loro monopolio. Quello che per loro era “liberazione”, tuffo nella realtà, fuori dall’angustia e dal mondo fatto di apparenze, era per gli uomini un’avventura tra le altre. Anche questo scarto di funzione era di nuovo causa di tensione; una tensione, che “contrariava” l’amante e rendeva isterica la donna, non importa se definisse la relazione, di fatto sempre infelice, come “felice” o infelice”. Naturalmente anche questa nuova tensione contribuiva a far sì che l’amore, nella vita e nella letteratura, fosse considerato “appassionante”.

New York, marzo 1948

Da Günther Anders, Amare, ieri. Appunti sulla storia della sensibilità, a cura di Sergio Fabian, Bollati Boringhieri, 2004.

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1 commento

  1. c’è da dire che -in italia- già nel secondo dopoguerra ‘la signorina giulia’ veniva considerato un dramma sorpassato, le cui tematiche erano bollate come anacronistiche e datate. ma questo avveniva prima della grande fortuna di strindberg in italia, quindi paradossalmente negli anni ’70 la signorina giulia, in mano ad esempio a missiroli, torna ad essere considerato un dramma attualissimo, perché vengono tagliate le parti più propriamente storiche, e si focalizza il dramma sullo scontro tra sessi, e sulla gestione del personaggio, quella sì anticipatrice di tanto teatro moderno.
    questo per dire che il tabù della serva che si scopa il maggiordomo può anche (s)cadere, senza che cada però lo snodo principale del dramma, che -appunto- era altrove.

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