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Le scimmie… (33)

di Dario Voltolini

di abbarbicarsi sulla chiglia
il toro fu abbattuto spingendogli un pistone
frontalmente dentro il cranio a percussione
la bestia subito franò a terra
sparando una fontana di sangue dal cervello
gli uomini lo trasportarono poco lontano
lo decapitarono e presero a scuoiarlo
lo segarono in due nel senso della lunghezza
amputate le zampe e sviscerato il ventre
così aprendo il corpo del toro
i macellatori restarono stupefatti
vedendo il grosso cuore che ancora
si dibatteva fra le masse dei polmoni
e presto lo tagliarono via sbattendolo poi sul piano di metallo
ma niente
quello continuava a battere
ormai completamente vuoto
e sebbene non esistesse più un animale
in grado di sentire dolore
perché tutto il toro ormai era fatto a pezzi
quegli uomini andarono in panico
nonostante tutte le bestie macellate nella vita
e cercarono di estinguere quel muscolo
pugnalandolo e tagliandolo con l’acciaio
dei coltelli
ma il cuore anche fatto a pezzi continuava a muoversi
c’è un punto oltre il quale chi fa male
non può tornare indietro e anzi
non può che accelerare
per produrre al più presto la morte
superato questo punto l’aggressore
si confonde con la vittima
e vuole farla finita al più presto
anche se lui non è la vittima
anche se lui sarà per sempre l’aggressore
pura follia
tutta quanta la vicenda
però in quel momento va così
e allora gli uomini saltarono sui pezzi di cuore
calpestandolo con le galosce da macellatori
prendendo i brandelli a calci
e cominciando anche a urlare
ma il cuore continuava a contrarsi e a rilassarsi
a contrarsi e
a rilassarsi
anche così sparpagliato
finché non fu proprio triturato in una di quelle macchine
ma anche così il cartoccio di carne trita
che rimase
sembrava muoversi come un impasto di vermi
c’è una zia che vive a Roma
quartiere Prati
e c’è un nipote che la va a trovare
frequentemente
nel salotto prendono il tè

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4 Commenti

  1. Sono andata a sentire le voci sintetiche sul sito di Loquendo: molto belle, devo dire, ma comunque mi è corso lungo la schiena un brividino, mentre cercavo di visualizzare i relatori androidi che leggevano la storia del Colosseo…e l’angoscia di un futuro sconosciuto in cui sarà magari la voce umana ad essere inconsueta. Ho letto troppi racconti di fantascienza!

  2. Cara Mariagiovanna, quando lavoravo in Olivetti nel laboratorio di tecnologie vocali, l’unica voce prodotta dalle macchine era quella che ora Loquendo chiama “voce robotica”. Tra lei e quelle di adesso c’è un salto non solo di qualità mimetica – quelle recenti sono più “umane” – ma soprattutto di tecnologia. La voce “robotica” era completamente generata da sintetizzatori sonori, mentre quelle attuali sono prelevate da soggetti umani. La mia simpatia tecnologica va alla prima, se devo essere sincero. Il mio brivido va alle seconde, concordo con te. Esiste tuttavia un punto ideale in cui la prima tecnologia e la seconda, convergendo, potrebbero incontrarsi. Io auspico che la ricerca vada in quella direzione, perché se si riuscisse a generare per mera sintesi voci in tutto simili a quelle umane campionate, ciò significherebbe che si è riusciti a capire un sacco di cose sulle voci nostre vere. Ciao
    Dario

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