Le scimmie… (82)

di Dario Voltolini

del caolino che i cinesi conoscevano già
cosa dev’essere stato l’urto dei presenti con il passato
in che modo deve essersi presentato qui
rispetto a certi altri luoghi anche nostri
o ancora più lontani?
un vento che porta sabbia
o forse un getto di schiuma dalla fontana
o i movimenti delle nebbie sulle pianure
le brume che si condensano
i soffi sparati fuori dal sottosuolo
ti ricordi cos’era quella sera lontana
che si andava leggeri sul bordo del fiume
e parlando e pensando eravamo alla foce
e lontano le navi passavano bianche
eravamo arrivati sul molo sul mare
c’eravamo seduti a tirare le pietre
c’era un faro che a tratti sparava una luce
i gabbiani inseguivano i banchi di acciughe
la sirena ululava dalla fabbrica chiusa
l’aeroplano abbatteva il suo muro del suono
restavamo in silenzio seduti vicini
le libellule magre iridavano l’aria
nello stagno i canneti ondeggiavano flessi
mentre il vento girava dal mare alla terra
era l’ora che il sole comincia i saluti
l’ombra mangia la spiaggia correndo veloce
motoscafi e golette ritornano al porto
mi prendevi la mano ti prendevo la mano
il mare sembrava un po’ surriscaldato
le pietre del molo tutte cotte dal sole
le ringhiere ossidate ribollivano ancora
ma su tutto scendeva una calma sovrana
più del mare era il cielo che sembrava di acqua
la costiera gremita di automobili in marcia
le finestre del borgo si accendevano in serie
i gabbiani tornavano alle loro scogliere
pescatori tornavano alle loro mogliere
la campana suonando sembrava vicina
una striscia di aereo arrossiva di fuoco
sulle onde placate galleggiavano legni
di relitti di ulivi di ghiaccioli succhiati
e la striscia arrossata diventava azzurrina
c’era l’acqua salata più dolce del mondo
con crostacei e molluschi a strisciare sul fondo
ti ricordi cos’era quella sera lontana
dal cielo celeste da buie foreste
da creste di monti da fronti sudate
partivano lampi scoppiavano fuochi
incendi mangiavano ettari verdi
cisterne svuotate mai più rinvasate
cicale impazzite ustionate ferite
sirene d’allarme vampate letali
fanali spaccati negozi assaltati
nei ricordi bruciati in quella sera lontana
si agitavano spettri passati e sconfitti

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5 Commenti

  1. Posso rifarti il verso?
    “A me non importa molto se posti o meno una cosa tua su Nazione Indiana. E nello spazio interattivo posso dire la mia anche io, e cioè che non me ne frega molto di quello che tu pensi nella fattispecie dei miei commenti. Dovrei invece pensarci su e meditarli? Non ti vanno i miei giudizi? E a me invece mi vanno”

    (Smettila, cafoncello)

    P.S. Ma per fortuna che c’è il Biondillo…

  2. A Voltolì, dopo averceli sfrantumati, frullati e strizzati, ora ce stai facendo assaporà l’estasi misticca dell’abbandono del propprio corpo e dell’accesso alla pura essenza…
    che poi è la pura assenza de ste para de cojoni, che nun ce stanno più: ‘na leggerezza…
    A Voltolì, tu si’l nostro profeta!

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