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Al Qaeda è solo uno spauracchio di Bush?

di Robert Scheer

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Sabato 19 febbraio al Teatro i di Milano (in Conca del Naviglio) Nazione Indiana organizzerà un incontro dal titolo GIORNALISMO E VERITA’, invitando alcune voci libere e tenaci del giornalismo d’inchiesta. Pubblico qui di seguito un articolo di Robert Scheer , giornalista d’inchiesta del Los Angeles Times, uscito il 13 Gennaio 2005 su ZNet. A.S.

E’ immaginabile che Al Qaeda, così come definita dal Presidente Bush al centro di una vasta e ben organizzata cospirazione terroristica internazionale, non esista?

Anche solo porre la questione, in tutto l’isterismo illuminato ufficiale, è considerata un’eresia, specialmente nel contesto della supina accettazione, da parte dell’informazione USA, delle affermazioni dell’amministrazione sulla sicurezza nazionale. Eppure un brillante film della BBC, prodotto da uno dei principali documentaristi britannici, in maniera sistematica contesta questo e molti altri articoli di fede nella cosiddetta guerra al terrore.

“Il Potere degli Incubi: La crescita della Politica della Paura” (“The Power of Nightmares: The Rise of the Politics of Fear”), un film storico di tre ore di Adam Curtis, recentemente mandato in onda dalla BBC, sostiene coerentemente che molto di quello che ci è stato detto sulla minaccia del terrorismo internazionale “è una fantasia che è stata esagerata e distorta dai politici. E’ un oscuro inganno che si è propagato per mezzo dei governi di tutto il mondo, i servizi di sicurezza e l’informazione internazionale, senza che nessuno lo contestasse.”
Roba forte, non c’è che dire. Ma consideriamo solo alcune delle tante domande che il programma pone strada facendo:

• se Osama bin Laden è effettivamente a capo di una vasta organizzazione terroristica con agenti addestrati in più di 40 paesi, come dichiara Bush, allora perché, nonostante la tortura dei prigionieri, questa amministrazione non è riuscita a produrre prove concrete di ciò?

• come può essere che in Gran Bretagna, dall’11 settembre, 664 persone sono state detenute perché accusate di terrorismo, ma solo 17 sono stati dichiarate colpevoli, la maggior parte delle quali senza legami con gruppi islamici, e nessuna che sia stato provato fosse membro di Al Qaeda?

• come mai abbiamo sentito discorsi così spaventosi sulle “bombe sporche”, quando gli esperti dicdi ono che sarebbe il panico, più che la radioattività, ad uccidere la gente?

• perché il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld ha dichiarato a “Meet the Press” (Incontro con la Stampa) nel 2001 che Al Qaeda controllava imponenti complessi sotterranei di alta tecnologia in Afganistan, se poi le forze militari britanniche e statunitensi non hanno trovato cose simili?

Naturalmente, il documentario non dubita del fatto che un accanito, ben introdotto e ricco uomo saudita chiamato Osama bin Laden abbia contribuito a finanziare gruppi di fanatici islamici di varia affinità che hanno ingaggiato la battaglia terroristica, compresi gli attacchi dell’11 settembre. E non contesta neanche la nozione che una terrificante versione dell’Islam fondamentalista ha portato a raccapriccianti quantità di violenza in tutto il mondo. Ma il film, più sobrio e più profondamente provocatorio di “Farenheit 9/11” di Michael Moore, contesta direttamente l’opinione convenzionalmente accettata esponendo la potente tesi che l’amministrazione Bush, guidata da una ben organizzata cricca di machiavellici neoconservatori, abbia colto al volo la falsa immagine di una minaccia terroristica internazionale unificata per sostituire il defunto impero sovietico allo scopo di lanciare un ordine del giorno politico.

Il terrorismo è una seria minaccia, ma appare essere un fenomeno molto più frammentato e complesso di quello suggerito dall’immagine mediatica di un’Al Qaeda-piovra con Bin Laden alla sua testa.

Anche se il documentario della BBC riconosce che la minaccia del terrorismo è reale e crescente, non condivide l’idea che la minaccia sia centralizzata:
Nel mondo ci sono individui e gruppi pericolosi e fanatici, che sono stati ispirati da idee estremistiche islamiche, e che useranno le tecniche del terrorismo di massa – gli attacchi all’America e a Madrid rendono questo sempre più chiaro. Ma la visione da incubo di un’organizzazione segreta di eccezionale potenza, pronta a colpire la nostra società, è ingannevole. Dovunque si cerchi quest’organizzazione Al Qaeda, dalle montagne dell’Afganistan alle “cellule dormienti” in America, gli Inglesi e gli Americani stanno inseguendo un nemico fantasma.

Il fatto è che, nonostante gli sforzi di diverse commissioni governative e di un vasto esercito di investigatori, non abbiamo ancora una descrizione credibile di una “guerra al terrore” che ci sta combattendo nell’ombra.

Si consideri, per esempio, che né la commissione sull’11 settembre, né nessuna corte di giustizia è riuscita ad avere prove dirette dai principali terroristi detenuti negli Stati Uniti dopo l’11 settembre. Tutto quello che sappiamo deriva da ognuna delle due parti che hanno molto interesse ad esagerare la minaccia rappresentata da Al Qaeda: gli stessi terroristi, e gli organismi militari e di intelligence che hanno interesse a mantenere l’apparenza di un pericoloso e opprimente nemico.

Un tale stato di ignoranza nazionale sulla guerra infinita è, come chiarisce “The Power of Nightmares”, semplicemente inaccettabile in una democrazia compiuta.

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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