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Lo spettacolo del battito

di James G. Ballard

elettrocardiogramma.jpg

[…]

“Sss…” Susan mi diede un colpetto sul ginocchio col macinino del pepe. “Gli hanno appena fatto un Inventario di personalità di Eysenk… il vecchietto ha totalizzato il massimo dei punti nella risonanza emotiva e nella capacità di relazione. Tenendo conto di fattori correttivi per l’età, dicono… non so bene che cosa voglia dire.”
“Vuol dire che praticamente è un relitto umano.” Io stavo per cambiare canale, sperando di vedere qualcosa sui veri guai che c’erano in giro per il mondo, ma nella parte inferiore dello schermo era apparsa una strana figura, una specie di decorazione natalizia, pensavo io, come il profilo di un agrifoglio stilizzato. L’onda si spostava ritmicamente da sinistra a destra, mentre in sottofondo si sentiva la melodia ipnotica e nostalgica di Bianco Natale.

“Dio santo…” sussurrò Susan timorosa. “E’ il battito di Ronnie. Hai sentito l’annunciatore? ‘In diretta dal cuore del presidente.’”
Questo fu solo l’inizio. Nelle settimane seguenti, grazie al miracolo della radiotelemetria, gli schermi televisivi di tutta la nazione divennero un tabellone che registrava ogni particolare delle funzioni fisiche e mentali del presidente. Il battito del suo cuore si snodava ardito e un po’ tremolante nella banda inferiore dello schermo, mentre sopra di esso i telecronisti si dilungavano sui suoi esercizi fisici quotidiani, sugli otto metri e mezzo che aveva percorso nel giardino delle rose, sul bilancio calorico del suo modesto pranzo, sui risultati dell’ultima analisi cerebrale, sui dati dell’attività dei suoi reni, del suo fegato e dei suoi polmoni. […]
A tutti gli scopi pratici, come cercavo di spiegare a Susan, il presidente era poco più che un cadavere collegato a un impianto di amplificazione. Io e i miei colleghi della clinica pediatrica eravamo ben consapevoli della dura prova a cui si sottoponeva il vecchio con quella sfilza di test. Ma lo staff della Casa Bianca sapeva bene che gli americani erano ipnotizzati dallo spettacolo del battito cardiaco del presidente. La linea adesso scorreva sotto tutti i programmi, accompagnava le commedie leggere, le partite di basket e i vecchi film sulla seconda guerra mondiale. Quel battito accelerato, a volte si accompagnava misteriosamente bene con le risposte emotive del pubblico, indicando che il presidente stesso stava guardando gli stessi film di guerra, compresi quelli in cui aveva recitato.
Per rendere più completa l’identificazione fra il presidente, il pubblico e gli schermi televisivi – un obiettivo che i suoi consiglieri politici avevano vagheggiato a lungo – lo staff presidenziale si diede da fare per ampliare il ventaglio delle informazioni da diffondere. Ben presto un terzo degli schermi televisivi della nazione furono occupati da grafici del battito cardiaco e della pressione sanguigna e da elettroencefalogrammi.
Scoppiò qualche timida polemica quando fu chiaro che in questi ultimi predominavano le onde delta, confermando l’ipotesi da tempo avanzata che il presidente dormisse la maggior parte della giornata. La gente comunque aveva sempre un brivido quando Reagan entrava nel sonno REM, e il sonno della nazione coincideva con quello del suo esecutivo.
Indifferenti a questa alluvione di informazioni mediatiche, gli eventi nel mondo reale continuavano a scendere per la loro china pericolosa. Compravo tutti i giornali che riuscivo a trovare, ma le pagine erano dominate dai grafici sui bollettini sanitari di Reagan e dagli articoli esplicativi sul significato della funzionalità enzimatica del suo fegato o sulla minima variazione, positiva o negativa, della concentrazione delle sue urine. Relegati nelle ultime pagine leggevo brevi rapporti sulla guerra civile nelle repubbliche asiatiche dell’Unione Sovietica, sul tentato colpo di stato filorusso in Pakistan, sull’invasione cinese del Nepal, sulla mobilitazione dei riservisti nella NATO e nel Patto di Varsavia, sul rafforzamento della Quinta e Settima flotta USA.
Questi eventi minacciosi, e la probabilità di una Terza guerra mondiale, coincisero per sfortuna con un leggero peggioramento della salute del presidente. Il banale raffreddore attaccato a Reagan da un nipotino che gli aveva fatto visita il 20 gennaio, spazzò via dai televisori tutte le altre notizie. Un esercito di giornalisti e di cameraman si accampò davanti alla Casa Bianca, mentre una task force di specialisti provenienti dai maggiori istituti di ricerca del paese occupò tutti i canali rilasciando dichiarazioni e fornendo interpretazioni dei dati medici.
Come altri cento milioni di americani, Susan trascorse la settimana seguente davanti alla televisione, con gli occhi fissi sul battito cardiaco di Reagan.
[…]

da “Storia segreta della Terza guerra mondiale”, contenuto in La mostra delle atrocità, Bompiani 1995

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1 commento

  1. geazie a vasta per questo uso altamente pedagogico della letteratura; forse passando dallo “speculum” della finzione si riesce a cogliere meglio l’aberrazione del reale…

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