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Una piccola testimonianza di mondo

di sparajurij

Noi non siamo gente di mondo. Questo per cominciare.
Ma ci è venuta ugualmente voglia di raccontarlo a tutti. E a voi in particolare, di raccontare la nostra (non ancora) avventura editoriale.

Qualche tempo fa è emerso il desiderio poco originale di far nascere una casa editrice che si occupasse dell’incanto prodotto da autori prossimi a noi come generazione (Sara Ventroni, Filippo Timi…) o come degenerazione (Stefano Raspini…). Di fare libri + cd con le nostre mani, e di farli così come avremmo voluto trovarli in una libreria. Cosa che non trovavamo. Questa la spinta iniziale.

Ma come Scarpa ricorda nel suo Kamikaze, noi siamo completamente al verde. Per cui abbiamo cercato il modo di diventare giovani imprenditori cercando finanziamenti per giovani imprenditori disoccupati donne (ci abbiamo provato anche assurdamente così). Abbiamo presentato il nostro progettino e parlato con numerosi esperti di economia e impresa e professori e politici e sacerdoti e olimpionici del 2006. La loro risposta modello era: “In effetti è un’idea molto bella, ma non potete pensare di mantenervi e forse neanche guadagnarci sopra!”

Per codesta ragione venivamo scartati rispetto ad attività che includessero incudini, vernici, cavalli, canottiere, peperoni.
Ed in effetti era anche giusto.

Il problema è che la logica di partenza per noi non è “conviene”, nell’imminenza di passaggio nella quale ci troviamo, ma è oltre e ultra rispetto a tutto questo. Semmai è “osare l’impossibile, osare perdere”, e anche un po’ “osare la confusione”. Ci chiameremmo Briatorij e non Sparajurij altrimenti.

Ciò che ci preoccupa non è perdere del denaro (e non perché non ne possediamo), ma perdere del tempo ché vita è very short. Può apparire una prospettiva ingenua, ma in realtà ciò che non appare, ma tragicamente è, risiede (rientrando nell’operazione Nove su Liberazione) nella difficoltà di vivere oggi non volendo diventare ricchi, volendo sopravvivere semplice, appartenendo ad una “marginalità” in primo luogo di desideri, perché i nostri desideri sono altri. E se uno è ciò che è, non deve vergognarsene e non ha bisogno di esserne orgoglioso.
Non cerca il nemico fuori, lo cerca dentro. Lo trova. E fa il nemico.

In conclusione noi ovviamente l’attività editoriale la fare(ccia)mo. (Anzi questa è solo una pubblicità!). Come Moresco la resa non l’abbiamo mai considerata. Ce lo ha insegnato tra gli altri Caliceti. Ed un discorso sull’editoria ci interessa per capire cosa fare o meglio come fare. Non per sentire un sentire comune su quello che sappiamo che va male.

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Per inserire commenti vai a Archivi per mese – aprile 2005.

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7 Commenti

  1. Non so se abbiate letto la vicenda delle ‘Edizioni Libri Molto Speciali’. Giocare all’editore è stato molto divertente, avevo anche individuato diversi autori notevoli, ma ho commesso un errore, che vi prego di non ripetere: NON investite il 75% delle risorse nella qualità del prodotto offerto e il 25% in tutto il resto. Il 75% delle risorse va destinato al marketing, altrimenti i libri non si muovono. Ne escono TROPPI (oltre 60.000 l’anno) e i librai ***non sanno*** dove mettere la minutaglia, e forse nemmeno ***lo vogliono***. Inoltre, al di sotto delle 5000 copie vendute per ogni titolo, si è in perdita.
    Senza un discreto budget iniziale non si va da nessuna parte. Infine: mi auguro abbiate risolto il grave problema del reperimento di un PROMO-DISTRIBUTORE NAZIONALE.
    Comunque: in bocca al lupo.

  2. Ecco un linguaggio che mi piace. Angelini ti ha dato dei consigli validissimi. In ogni caso, non dovrai illuderti di guadagnare, ma la tua forza dovrà risiedere nel valore del tuo progetto.

    Per quanto riguarda l’appello che fai qui, su N.I., mi auguro che qualcuno di quelli che hanno alimentato il dibattito voglia darti una mano.

    Se la cosa andrà in porto, faccelo sapere.

    Ti riporto qui sotto qualche brano di ciò che ho scritto qui in questi giorni, meravigliandomi che nessuno parlasse di cose concrete, e ti faccio anch’io il mio In bocca al lupo.

    Bart

    “… Vorrei tanto che qualcuno di loro dicesse la sua in questo dibattito, in cui ho l’impressione che chi crede in ciò che scrive, non abbia poi la forza, ma nemmeno la volontà, di andare oltre le parole.

    Posso condividere o meno certe posizioni, non è questo il punto, ma c’è una cosa che non posso accettare, ed è che chi ha in mente un progetto, abbia paura di fare qualche sacrificio per realizzarlo.

    Ne ho già parlato in un commento al pezzo di Mozzi, il quale, forse, è l’unico che, credendo in una cosa, si fa in quattro per metterla in pratica presso l’editore Sironi.

    Purtroppo, non conosco gli altri. Ma se credono in ciò che scrivono, perché non si mettono insieme (quindi non solo gli scrittori del sud devono battere un colpo)e creano una Casa editrice che realizzi il loro progetto?

    Ripeto, io quel progetto posso anche non condividerlo, ma mi pare assai criticabile che chi lo condivide si perda in chiacchiere (va bene scrivere anche lagne)e non si rimbocchi le maniche.

    Io, credessi in quel progetto, farei di tutto per trovare chi la pensi come me ed unire le forze. Possibile che in N.I., con tanti talenti e personaggi che appaiono combattivi, non si trovi il modo di scendere nel concreto?

    Se questa discussione dovesse rimanere circoscritta a N.I. o dovesse essere riproposta, suppergiù tale e quale, a cicli ricorrenti di tavole rotonde e convegni, beh, si sarebbero sprecati tempo e intelligenze.

    Vale più uno che sa mettere in pratica ciò che pensa, o perfino vagheggia, che mille conferenzieri che quando hanno finito di parlare, la cosa certa che li attende è quella di mettersi tutti insieme a tavola: con piacere e senza rischio.”

  3. Bart, non hai capito. Il problema non è FONDARE l’ennesima nuova micro-casa editrice, per quanto armata delle migliori intenzioni e con Carla Benedetti in qualità di editor-in-chief, ma un importante PROMO-DISTRIBUTORE DI SINISTRA e un’importante CATENA di LIBRERIE di sinistra, salvo poi naufragare tutti quanti allegramente in questo dolce mare:-)
    Se Sparajurii è completamente al verde, sia saggio. Lasci perdere, o al massimo avvii un circuito di samizdat telematici.
    Quante alle collane di poesie, alla larga dalle traduzioni di Andrea Inglese: quello lì non traduce, andrea-inglesizza! (es.: “strumenti ad arco”), ovvero si sovrappone spudoratamente agli autori, come è tipico dei traduttori alle prime armi.

  4. A proposito di mondo.
    Carissimi indiani,
    vorrei segnalare a voi e a tutti i lettori più o meno indiani un blog appena aperto, http://asiaoggi.splinder.com, dedicato a ciò che sta accadendo in Cina (e alle bugie o alla “malainformazione” dei corrispondenti italiani). Ho partecipato con piacere ai vostri incontri dedicati a “Giornalismo e verità” e spero di dare un piccolo contributo, anche se al momento i miei interventi potranno risultare incompleti.
    Grazie per l’ospitalità e mi scuso per l’off-topic.

  5. Forza sparajurij. Ve lo diciamo dallo stern26, sentendoci per motivi che qualcuno di voi conosce faraway so close.
    Comunque 1000 copie vendute è il numero magico, per evitare la perdita, 1000 e non 5000…

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