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Si riparte

Come vedi, il blog è cambiato nell’aspetto e nelle funzionalità. Aggiorna i tuoi bookmark e i feed RSS.

Cosa cambia:

  • Ho migrato tutto su una nuova applicazione web, WordPress, preservando tutti gli articoli e le discussioni.
  • Ora i commenti sono aperti, con un filtro antispam: se non compari subito, aspetta fiducioso.
  • Tutti i contenuti sono stati salvati, ma se avevi fatto un link a un vecchio post, a un commento o un archivio mensile, potresti trovarlo interrotto.
  • La grafica è diversa: ho scelto un template semplice e leggibile, in lingua inglese. Se però hai delle proposte e sei disposto a lavorarci, fatti sotto! Puoi prendere ispirazione qui.
  • Gli autori hanno nuovi link e password per scrivere, se non li hai ricevuti fammelo sapere.

Ci sono certamente molti altri piccoli problemi da sistemare: aiutami a risolverli segnalandomeli nei commenti, per favore.

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108 Commenti

  1. Che bello, finalmente.
    Uhm uhm, ok la leggibilità (prima gli articoli lunghi li riportavo su word per leggerli) però non si potrebbero trovare dei colori per il banner meno da “ufficio”. Non so, gli indiani erano colorati, mica azzurrini.
    Di azzurrini ne conosco, ma sono in politica.
    Io ruberei proprio i colori da qualche dipinto/scultura contemporanea.
    Scusate se faccio il criticone e in bocca al lupo!

  2. Anch’io sono contento che si riparta. Ma anch’io come Andrea sono un po’ spaesato per la grafica. Sarà che mi ci devo abituare.
    P.s. sottovoce: poi casomai un’occhiatina a quel “chi siamo” dopo i casini successi ultimamente…

  3. non si capisce mica che sta succedendo da queste parti. Prima tutto un casino sulla restaurazione poi il silenzio della logica dei poteri con i nomi del chi siamo rimasti invariati senza alcuna spiegazione. Insomma un po’ come “i generali di an”. Saluti, Paola

  4. Per Paola: ho riportato tutti i contenuti del vecchio sito così com’erano, con un po’ di tempo vedrai che certe parti verranno aggiornate, spiegate e migliorate, ad esempio la pagina “Chi siamo” come tu e Vins notate.

    Per Vins Gallico e Andrea Barbieri: per lavorare sull’aspetto grafico occorrono proposte, potete iniziare dai template che ho linkato nell’articolo per farvi un’idea, che ne dite?

    Per tutti: grazie dei commenti, delle critiche e dei complimenti.

    Jan (il migratore)

  5. Perché non aggiornate anche “Chi siamo”. Mi pare obsoleto tenere nomi che ormai non ci sono più. O ci saranno ancora? O sono lì a testimonianza d’un passato che è stato?

    Saludos

    Iannox

  6. Il “Chi siamo” verrà aggiornato quando si saprà in via definitiva chi vuole continuare e chi vuole lasciare, a parte chi ha già lasciato. Tutto molto semplice.

  7. Non deve essere semplice cambiare un pacchetto preconfezionato, però la mescolanza di italiano e inglese a volte suona male. Magari col tempo si potrà ovviare ?

  8. Boh, a me sembrava d’aver capito che ormai s’era capito chi dentro e chi invece ormai fuori da NI. Evidentemente – ma non troppo – si è ancora un po’ col mal di mare nello stomaco e le spine nel core.

    Saludos

    Iannox

  9. Sono molto triste che Nazione Indiana abbia perso alcuni protagonisti.
    Da fuori non posso giudicare razionalmente, ma etivamente per me è davvero un brutto colpo.

    Mi chiedo se non convenga che si vari, almeno leggermente, nome.
    Valga solo come esempio “Nuova Nazione Indiana”.
    Per forza di cose sarà qualcosa di diverso da prima, che prende origine sì da lì, ma che cambiando i protagonisti (almeno in parte) cambierà anche obiettivi e metodo.

    Ciao Leonardo e in bocca al lupo da un vostro lettore

  10. girando in giro per WP ho trovato un forum d’aiuto e la versione beta del programma in lingua italiana

    ritengo poi che sia doveroso NON depennare quelli che ci hanno lasciato anzitempo – a imperitura memoria per la mole di discorso che hanno contribuito a produrre – per chiarezza nei confronti degli utenti ignari delle dinamiche di NI, penso basti mettere un R.I.P a fianco dei dipartiti

  11. Come sfondo, non si potrebbe usare invece del bianco ultracandido, il bianco rosa che c’è in questa immagine
    http://home.earthlink.net/~davidblewis/ninehole.gif
    aiuta la lettura e poi guardate come sta bene col carattere nero dei testi, e con un bel blu o rosso che potrebbe essere il colore del nome “Nazione Indiana” (io lo scriverei addirittura a mano). Presenza dei colori e lettering manuale del titolo darebbero l’idea di un posto con molte voci che stanno assieme naturalmente.
    Poi non si potrebbe rendere essenziale la pagina, non so, togliere linee che non servono, gli spigoli arrotondati, fare una roba alla Munari per intendersi. E toglierei il sottotitolo “scrivere sul fronte occidentale”. E scriverei un nuovo manifesto di nazione indiana, una introduzione che potrebbe intitolarsi “In attitudine d’attenzione, di combattimento e di sogno” perché tanto un nuovo corso c’è ed è giusto riassumerlo.
    Sono un rompicoglioni eh? :-)

  12. Ragazzi, sinceramente non lo so se continuare. Comunque, a finale, credo di si. Voglio anche un pò vedere chi altro c’è.

  13. In bocca al lupo anche da me. Non potendo più cazzeggiare nello spazio commenti di Nazione Indiane – rimasto chiuso per millenni – mi sono, nel frattempo, messo in proprio:-)

  14. Un augurio di buon lavoro anche da parte mia. Spero che, questa volta, se nasceranno dissensi (che, secondo me, sono un po’ il sale di ogni rivista), siano accolti come contributo ulteriore e stimolante alla crescita.

    Bart

  15. Con la partenza degli sciamani, custodi della differenza, e la conseguente forzosa apertura agli impuri, la nazione cadrà probabilmente nell’abbruttimento e nella depravazione. Propongo di chiamarla “Riserva Meticcia” e di iniziare subito le danze dello spettro …

    Era un bel sogno… il cerchio della nazione è rotto e i suoi frammenti sono sparsi. Il cerchio non ha più centro, e l’albero sacro è morto. (Alce Nero)

  16. A me comunque vedere che Scarpa Moresco la Benedetti e la Centovalli non ci sono più un po’ mi mette la malinconia, perché è gente che stimo e nonostante tutti i loro commiati non me ne faccio una ragione che abbiano abbandonato.
    Vabe’.

  17. «Che succederà?» ci domandiamo tutti; «quanto a lungo dovremo sopportare questo aggravio, questo tormento? E’ stato il palazzo imperiale ad attirare i nomadi, ma adesso non sa come fare a ricacciarli. Il portone rimane chiuso e la guardia, che prima montava e smontava con gran pompa, se ne sta dietro le finestre protette da inferriate. A noi artigiani e bottegai è affidata la salvezza della patria; ma noi non siamo pari a un simile compito, nè mai abbiamo preteso di esserlo. C’è un malinteso, e per causa sua finiremo in rovina.»

    [Kafka]

  18. Quinto, i redattori di Nazione Indiana pubblicano spesso pezzi altrui. I redattori non sono pochi e probabilmente bastano (anche se una password a Piero Sorrentino ci sta proprio sperando che la usi il più possibile). Quindi è vero che l’uscita di Moresco come degli altri è un problema, ma rimane così perché i contributi che riusciva a dare non li può sostituire nessuno.

  19. scusate ma funzionano i commenti?
    Ho appena scritto e non è apparso nulla.
    Ci riprovo
    Dicevo che capivo benissimo la necessità di cambiare nel “chi siamo” i nomi dei vecchi indiani con i nuovi rimasti, ma ho trovato veramente eccessiva la scelta di cancellare tutto come se nazioneindiana iniziasse, e fosse iniziata, solo con i nomi riportati oggi.
    Trovo che sarebbe stato più elegante e intelligente lasciare una piccola nota con i nomi degli indiani fondatori, visto poi che, per fortuna, ne mantenete titolo, archivio ecc.
    In fondo un blog, che per giunta ha avuto la fortuna di nazine indiana, non è un condominia che quando traslocano i vecchi proprietari si da una ripulita e si cambia il nome sui campanelli.
    la memoria è una cosa fondamentale in letteratura ;-)

  20. a me non viene di regola la depressione, anche due blog di uguale format possono essere diversissimi, ma certo mi viene la depressione a non vedere più la grafica di nazione indiana. Ma come mai non è possibile tenerla come prima?
    Era originale, era unica, era …. nazioneindiana :-(((((((((((((((((((((((((((((
    sono arrivata alla comclusione che la cosa migliore era lasciare in rete l’archivio e che i nuovi indiani (scissi o non scissi ) si rifacessero un nuovo blog tutto loro.
    Così è tutto un po’ triste, forzato e innaturale :-((((((

  21. Guardate che qui è ancora tutto in fase “lavori in corso”. E’ un “work in progress” fra di noi al quale pure chi si esprime in questi commenti contribuisce.
    Cambieranno molte cose nell’impostazione del blog, nella grafica, cambierà forse alla fine il nome. Non ho visto com’è messo attualmente il “chi siamo”, ma Georgia e gli altri che suggeriscono di non cancellare i nomi dei fuoriusciti, ma segnalarne il contributo all’impresa fin qui fatta abbiano ragione.
    Non avremmo cambiato il sistema del blog, se quello vecchio non ci fosse andato in tilt ogni due secondi, come sapete.
    Così, come si presenta ora, è irriconoscibile, troppo azzuramente neutro anche per me, ma l’idea di una lenta, interattiva metamorfosi, per quanto generi confusione, non mi dispiace.
    Tra l’altro mi è piaciuto anche molto “Riserva Meticcia”. E pure la citazione da Kafka la trovo pertinente e per nulla offensiva.

  22. Non mi sembra niente male, alla vista,
    per quanto potrebbesi forse, dico forse,
    fare di più,
    ovvero fare una qualche cosina che consenta al misero fruitore di leggere in evidenza i temi che maggiormente sono frequentati ossia una sorta di occhiello che graficamente esalti, magnifici i luoghi che furon più gettonati,
    affinchè le discussioni calde e stimolanti non finiscano nel gran calderone del minestrone o pastone webbico come sempre accade per cotesto gironzolare intertettista.
    Insomma si salvi qualcosa.
    Non sembri tutto inutile.
    Queste parole.

  23. Sono andata a verificare: così com’è il “chi siamo” non va bene, ovvio. Sarà stato il buon Jan che ascoltando i commenti di ieri è intervenuto (anche perché temo che noialtri non siamo mica ancora capaci di maneggiarlo sto sito). Bisognerà riscriverlo tutto, con calma, tenendo conto dei piani passato e presente. Tra l’altro il “chi siamo” vecchio NON conteneva nemmeno i nomi di vari membri più recenti di NI

  24. scusate l’interruzione: che fino ad oggi non sono stati aggiunti: Andrea Raos, Roberto Saviano, Antonio Sparzani, Gianni Biondillo, Franz Krauspenhaar, Gabriella Fuschini e magari altri (è tardi…)

  25. ragazzi, sono appena tornato da un concerto etnico esagerato! vi dico solo questo, in mezzo al pubblico ci stava pure jovannotti. E un mio amico mi ha fatto vedere anche il grande lello voce, completamente fumato. Anchio stavo un pò flesciato, poi però in macchina abbiamo messo il disco vecchio di morgan e ci siamo calmati…

  26. Vorrei far notare che questo formato consente di postare i commenti senza cliccare sull’archivio, come si doveva fare prima. Non è cosa da poco.

    Se qualche miglioramento si può sempre fare, direi che la strada intrapresa mi pare quella giusta.

    Bart

  27. In bocca al lupo a chi resta e un saluto a chi se ne va. Quanto all’aspetto del blog, trovo che effettivamente l’azzurro sia inflazionato e freddo. L’alternativa potrebbe essere un po’ più calda stile ubuntu per esempio

    https://wiki.ubuntu.com/UbuntuArtwork?action=AttachFile&do=get&target=UbuntuLozengeStrapLogo.png

    Anche per il concetto che sta dietro:)
    http://en.wikipedia.org/wiki/Ubuntu

    Concordo infine con helena sul meticciato. Che tra l’altro glocalizza meglio (sconfinandolo) il fronte occidentale. Mi viene in mentre metix, ma è il titolo di un libro:)

  28. ragazzi meticciato e contaminazione lasciateli perdere … sono termini troppo inflazionati.
    A mio gudizio Nazioneindiana è bellissimo e poi ormai rimanda a tanti significati, a tante cose dello stesso blog che io me lo terrei stretto, ma se proprio volete cambiarlo allora aspettate con calma che prima o poi il nome verrà da sè come per incanto.
    prima si scrive un libro (o almeno si progetta) e poi salta fuori il titolo :-)
    georgia

  29. Chi ha deciso di uscire da NI è uscito, quindi il nome moreschiano non può che restare agli indiani che restano, mi pare la cosa più giusta.
    Ma ci vorrebbe un testo che apra la nuova fase, una specie di dichiarazione di intenti dove il meticciato può avere tutto lo spazio che merita.
    L’anima della prima Nazione Indiana stava in queste righe di Moresco “[…] sono vivo, emotivamente teso, in attitudine di combattimento e di sogno, e che dovremmo davvero cominciare a far nascere questa Nazione indiana di cui abbiamo cominciato a fantasticare, qualcosa che ancora non si è vista, senza vincoli di poetica e di altra natura, gelosi ciascuno della propria libertà e indipendenza eppure capaci, quando occorre e ne abbiamo il desiderio, di cavalcare insieme. Incontrarsi, allontanarsi, perdersi di vista, persino, incontrarsi ancora, seguire ognuno le proprie strade, senza lasciarci logorare nel tentativo di ricomporre e moderare le diversità tra di noi, nello sforzo di mediazione che caratterizza anche i gruppi e le tristi consorterie letterarie di piccolo potere che ogni tanto nascono qua e là nello spazio e nel tempo, ma con qualcosa di indefinibile e libero che ci unisce e che ha fatto sì che ci siamo potuti incontrare, allargandoci moltiplicatoriamente verso l’esterno ma senza perdere la nostra libertà e il nostro peso specifico e baricentro, in questo grande vuoto ed enorme spazio che ci circonda.”
    Adesso ci vuole una seconda anima, righe altrettanto belle ma anche pratiche, che rispondano alla domanda di Mozzi “che fare in concreto?” perché tanto gli scazzi sono venuti lì, quando si è cominciato a diventare operativi e allora le immagini della gente che cavalca insieme per quanto belle sono diventate insufficienti.

  30. Beh essere a favore del meticciato e della contaminazione come io sicuramente sono (e non solo in teoria) non vuol certo dire automaticamente vederlo bene come titolo del blog ;-)

  31. Io non le trovo poi così belle, essendo costituite da opposizioni noi-loro piuttosto infantili. Moresco trova se stesso talmente “denso” da avvertire all’esterno soltanto del vuoto! Noi siamo dei liberi eroi, loro delle tristi consorterie. Ovvio. A me sembra paranoia, ma è anche del tutto comprensibile: l’eroe romantico è oggi soprattutto minacciato dalla folla, dalla cognizione dei numeri in gioco, dalla terrificante ridondanza che comporta una popolazione fatta di milioni. Per sopravvivere psichicamente, l’eroe deve inventarsi una propria specialità irriducibile, che gli permetta di delimitare la cognizione a dei numeri maneggiabili, ovvero all’ordine delle decine, o al massimo delle centinaia, cioé la dimensione della tribù, della cerchia di amici. Il metodo oggi più facile per inventarsi questa specialità illusoria è tormentare il linguaggio, rompendone l’universalità. A chi è in grado di imporre la propria arbitrarietà l’operazione può anche riuscire ma ovviamente i posti sono pochi e la concorrenza spietata. Da qui la militarizzazione e le inevitabili geremiadi delle vanità ferite. Va bene, tutto già visto, tutto spiegabile. Fuor di retorica, sarà tutto qui?

  32. Ti ringrazio barbieri di aver postato lo scritto di moresco che io non avevo mai letto.
    lo trovo bellissmo
    Puoi darmi l’url dove trovarlo integralmente?
    Leggerlo però mi ha messo un po’ di tritezza perchè ora capisco, dalle cose che hai detto, che NI è veramente morta.
    Dunque avete deciso di dventare operativi?
    Quello fatto da NI fino ad oggi non vi sembrava abbastanza concreto?
    Bene vi faccio tanti auguri di diventare operativi e concret al meglio
    Certo in giro c’è molta concorrenza ma … troverete molti esempi a cui rifarvi, alcuni dei concreti-operativi sono dei veri e inarrivabili professionisti quindi unitevi belli stretti a falange-marziale e sarete d’un concreto della madonna :-)
    Chissà perchè quando uno si trova fra le mani un vero tesoro, desidera sempre distruggerlo?
    Capita spesso, anche in amore.
    g.

  33. sai wovoka dov’è la tristezza?
    Che chi pensa come te non ha che l’imbarazzo della scelta per trovare dei simili, e in queste acqu sguazza bene, ma chi pensa come moresco si trova spesso apparentemente solo anche se, quando per caso fonda un NI arrivano a sciami da tutte le parti i simili a lui.
    Infatti spesso sono proprio gli apparentemente soli a darci le cose più belle e inaspettate, ma che tutti aspettavamo e cercavano :-)
    Di blog operativi e concreti è pieno il web di NI c’era solo quella e, anche se diversissima, Zibaldoni e altre meraviglie.

  34. Io usavo la parola “operativo” intendendo delle iniziative che uscissero dal web, o comunque qualcosa di diverso dalla pubblicazione di piccoli saggi, pezzi teorici e cose così. Per dire secondo me anche “la lista della spesa”, iniziativa che lanciò Scarpa, era una cosa operativissima che poteva avere ripercussioni fuori dalla rete, solo che alla fine ci lavorava solo lui… poteva non soccombere al lavorazzo che si era autoassegnato? A me piacerebbe questo, se poi gli indiani hanno idee diverse prenderò quello che c’è.

    L’intervento di Moresco che ho citato è nell’archivio di NI qui https://www.nazioneindiana.com/2003/03/21/in-attitudine-di-combattimento-e-di-sogno/
    A me le sue parole piacciono molto con tutti i loro difetti, però c’è un momento in cui ne servono anche altre. Mica i servizi sociali (è solo un esempio, non penso che NI sia fatta di assistenti sociali :-) possono programmare le loro attività in un documento che raffigura dipinti di Bacon: anche se esprimono certi sentimenti all’ennesima potenza mica mi dicono che fare.

  35. Precisescion per Georgia, io non sono un indiano, quindi quello che decidono non lo so. Dal mio punto di vista spero che siano operativi, teorici, romantici, meticci ecc: tutto quanto! :-)
    I ragazzi sono bravi e ce la possono fare.

  36. concordo con vodka sulla genericità della dichiarazione iniziale moreschiana, che non conoscevo.
    mi sembra che vi si sostituisca lo sforzo (e soprattutto il rischio) di individuare possibili contenuti et comunanze concrete, con una certa enfatica dichiarazione di differenza (da chi?), eccetera.
    non entrerei ulteriormente nel merito.
    mi limito a notare che non si intravede un futuro di grande respiro per un blog residuale e post atomico, come questo.
    meglio sarebbe ricomiciare da zero, rifondare sul serio, ri-misurarsi, ri-contarsi, riflettere sul da farsi e il da dirsi e il da scriversi.
    nei tempi in cui viviamo ogni disgregazione “a sinistra” (imploro pietà per l’uso di questo termine) la percepisco come un arretramento di civiltà.
    davvero: non scherzo.
    tale è stata l’esplosione del presidio di nazione indiana.
    aggiungo che forse mi sbaglio e che spero che sia così.

  37. a barbieri
    1) un grazie veramente per il link che mi ha mandato in altri link e poi altri … un vero piacere insomma.
    2) lo sapevo bene che non sei un indiano
    3) perchè ti porti i “consigli per gli acquisti” al collo come un san bernardo, o su un fianco come un autobus cittadino? :-))

    a tashtego
    invece un sentito: “Urca, che pippionata hai scritto!”
    e una domanda: “perchè lo chiami vodka? non sai chi sia wovoka o mi sfugge qualcosa?”

  38. per georgia.
    definire pippionata.
    per favore.
    non so so chi sia wovoka.
    ho chiamato quel nick vodka, ma vedo che hai capito che mi riferivo a wovoka.
    dunque.

  39. tashtego, e se Moresco avesse “individuato possibili contenuti e comunanze concrete”, come auspichi tu, non credi che lo avrebbero accusato di “dettare la linea”, di “autoritarismo”, ecc.? E’ ovvio che ci vuole una certa genericità: è la condizione di libertà per coinvolgere altre persone che abbiano comunanza di intenti senza tracciare il solco entro il quale devono esprimersi. Ma per chi come te vuole per forza trovare difetti altrui, ogni pretesto è buono. Tu, per esempio, non hai dato niente a nessuno. Sai giusto criticare il lavoro altrui.

  40. wovoca è una specie di messia indiano, te lo puoi cercare in rete tranquillamente o chiederlo direttamente al proprietario del nick

    Pippionata è parola toscana
    Pippioni sono chiamati scherzosamente i coglioni
    “tremare i pippioni” = “avere la tremarella per la paura”
    Forse viene da Pippioni che sono i piccioni giovani o da pippiolino che è la puntina all’estremità di un merletto o di un ricamo.

    PIPPIONATA è un discorso sconclusionato o assurdo, la parola viene usata soprattutto per uno spettacolo, una composizione, un dscorso scritto o recitato e vorrebbe essere pieno di pretese ma che risulta alla fine scipito e con poco spessore, e questo è il senso con cui lo usava Landolfi e così l’ho usato io scherzosamente oggi.
    georgia

  41. Non c’entra con la discussione, ma ringrazio Wovoka e Georgia di avermi messo sulle tracce di, appunto, Wovoka che mi interessano tantissimo.

  42. Georgia, sono un tram, non un san bernardo.
    Sulla fiancata mi porto “la lista della spesa” perché con una mossa semplice Scarpa aveva inventato una roba che segnalava lo sconosciuto, metteva in contatto pubblico e autore, faceva girare quello che doveva girare e implicitamente rendeva ridicoli i recensori “graduati” che quelle cose non le prendevano in considerazione. Era un’iniziativa bellissima, candida, funzionale. Il problema è che Scarpa non poteva accollarsi tutto il lavoro anche se per generosità lo aveva promesso. Non ricordo che il fronte antirestauratore di NI gli avesse dato una mano del resto… Non è per fare polemica, è solo per dire che siamo stupidi tutti, compresi i pezzi da novanta, anche se non lo ammettono.
    Saluti da andrea “desiderio” barbieri :-)

  43. bene. riparte lo spazio e il senso del blog! anche io chiedo che in chi siamo ci sia uno spazio dedicato a coloro che l’hanno fatto nascere un “sono stati qui per un po’” oppure “hanno scritto in NI”

  44. a barbieri
    vuoi dire che scarpa aveva inventato un sistema per pubblicizzare gli scrittori sconosciuti, o meglio gli editori sconosciuti, e che tu stai facendo lo stesso?
    Vuoi dire che lo posso dare anch’io?
    aspetta che provo con le edizioni spartaco
    http://www.edizionispartaco.it/
    … che però…vedo ora hanno il sito in manutenzione
    e allora provo per un’altra via.
    ad ogni modo se l’esperimento non riuscisse consiglio un favoloso libro di scritti di Mark Twain dal titolo, “Alla persona che siede nelle tenebre”
    riporto qui sotto la nota presa dal sito:
    “Scritti sull’imperialismo a cura e con introduzione di Alessandro Portelli.

    Lo scrittore americano, del quale emergono con forza le straordinarie doti di polemista, si oppone alla guerra che gli Usa combattono contro la Spagna per conquistare le Filippine e denuncia i massacri della popolazione che il governo di re Leopoldo del Belgio compie per controllare le ricchezze naturali del Congo. Con sarcasmo Twain smaschera la propaganda governativa che parla di “civilizzazione dei selvaggi” e della la ferocia che si esercita nel nome del patriottismo, delle bandiere, della religione
    Nella sua introduzione, Alessandro Portelli sottolinea l’attualità di Twain nell’età della “guerra infinita”.”
    http://www.365bookmark.it/scheda_libro.lasso?codice_prodotto=20041203165249315269

  45. stavoltaè venuto benissimo e mi sembra veramente una idea geniale quella della fiancata del tram ;-)
    Ci sono anche dei consigli per gli acquisti no-profit e simpatici
    Grazie barbieri
    g.

  46. io credo che sicuramente la “ridefinizione interattiva”, forse la stessa ridefinizione, non abbiano senso se non si capisce bene cosa sia successo prima . moresco e gli altri mi sembrano abbiano abbandonato fra recriminazioni e anatemi nebulosi (montanari parlava di “integrati” o non ricordo che termine…ecc).
    così come è avvenuta, la diaspora può essere stata tanto un gesto altamente etico, tanto una manifestazione di arroganza (vi facciamo vedere che senza “i nomi”, senza le maniglie editoriali, senza “il padre” insomma non fate più un passo), tanto un salutare avvicendamento. io sono un lettore abbastanza “nuovo”, ma non ho capito in particolare le ragioni dell’abbandono “a domino”.
    non ho capito nemmeno chi è restato. stimo molto il lavoro su NI di saviano. seguo da tempo e amo scrittori come voltolini e aldo nove (che non ho capito se restano). ho letto sul blog ottime cose di inglese e biondillo (mi scuso con gli altri, scrittori o meno, che non seguo a sufficienza o non ho lo spazio per citare). credo che queste persone, con gli apporti esterni e l’affiliazione di eventuali altri indiani possano garantire un grado di tensione critica e intellettuale, una necessità e vivacità degli interventi che non ha in sè bisogno di alcun altro avallo.
    ripeto, auspico però la ridefinizione su basi più chiare. si deve chiarire innanzitutto se questo era o no un blog di moresco, se no perchè, e se sì perchè può sopravvivere benchè ripudiato dal padre.

  47. A Marco che chiede del contatore di accessi: Nazione Indiana ha un ottimo sistema di statistiche, in un’area riservata. Quando avrò abbastanza dati sul traffico della nuova versione del sito farò qualche confronto e analisi come è d’uso.

  48. Quando Wovoka postò il suo primo commento, io, un po’ troppo sguarnita di riferimenti, pur pensando che il sarcasmo o lo sfottò fosse riservato a tutti, trovai bella “riserva meticcia”. In “riserva meticcia” il termine “meticcio” non acquista quell’innocuo sapore etno-chic dal quale Georgia metteva in guardia, conserva tracce di sporcizia e di disperazione. Ho detto a qualcuno: guardate che “riserva meticcia” e “Nazione Indiana” sono la stessa cosa, perché il sogno della nazione nasce con la sconfitta.
    A me piace tenere insieme entrambe, realtà e utopia, concretezza “operativa” e progettualità ideale. Anche: meno dualismo e più dialettica.

    p.s. Wovoka, se ti va, scrivimi quel che ti interessa tanto del personaggio che hai scelto come nick…

  49. il mio è il parere di un lettore che vi segue da tanto tempo, nulla da dire su WordPress, una piattaforma eccezionale, però la grafica ‘austera’ del primo “Nazione indiana” è una cosa che difficilmente dimenticherò, per quanto sia a volte un appassionato dell’hi-tech, tuttavia, ammetto che il contenuto è in questo caso sicuramente più importante di ogni forma
    ciao
    ;-)

  50. Seguo ‘sta N.I dalla fondazione.

    E ripeto che la forma grafica di un blog, o chessia, è fondamentale per tutti, colpisce prima l’occhio e quindi inavvertitamente o inconsapevolmente essa costituisce immagine prima che testo.
    Questo dovrebbe indurre i nuovi conduttori o soci a ripristinare una forma più gradevole che questa sa di stantio, se non rozzo.
    Riaggiungo che se non si produce o evidenzia un occhiello o finestra ove compaiano ( ben chiari) i titoli dei temi più frequentati, dibattuti da mesi, (come Restaurazione et similia) si rischia la ossessiva, stancante ripetizione di parole e parole nel nulla facendo emergere più che mai la condizione quanto mai effimera dei blog.
    E questo, io ritengo, che qui non dovrebbe avvenire, essendo il luogo più che blog rivista collettiva.

  51. Jan/Monsterlippa ho visto che sul tuo sito rimandi alle istruzioni per modificare la pagina, solo che sono abbstanza complicate e in inglese. Io non so se ce la farei. Ti dico cosa farei se fossi in grado, magari la cosa può servire, o almeno è una proposta. Se poi sono ingenue perché non fattibili non scherzarmi troppo :-)
    – Farei le pagine da bianche a bianche-qualcosa, in modo che “sparino” un po’ meno. Insomma mischiarle a un altro colore mantenendole chiarissime ma non accecanti.
    – rimpicciolirei un po’ il carattere e allargherei la colonna del testo in modo da evitare l’effetto “grattacielo” (se avessi un testo impaginato così su un foglio mi darebbe fastidio).
    – modificherei il colore del Banner trovando qualcosa più scuro delle pagine e intonato col loro bianco-qualcosa, ma che allo stesso tempo spicchi. I grandi geni del colore sono Burri e Bacon, basta fottergli qualche idea.
    – ridurrei un po’ la colonnina di destra con l’archivio e rimpicciolirei il carattere.
    – credo anche che toglierei il rettangolo con gli angoli arrotondati che margina tutto quanto.
    – rimetterei le immagini nella versione breve degli articoli.
    Magari si potrebbero sentire anche altre proposte, per esempio Gianni Biondillo, noto seguace di Munari, che dice?

  52. Beh, cara Helena, per ora posso risponderti anche qui. Wovoka mi commuove: la sua bontà essenziale e spiritualità che, messa a confronto con una realtà intrattabile, finisce per provocare soltanto guai (vedi Wounded Knee) mi appare un simbolo perfetto dei limiti rigorosi che gravano sul capire e sull’agire umano. Indossarne il nome era al tempo stesso un’auto-ironia sui miei ingenui tentativi esplicativi e un affettuoso omaggio.

  53. Andrea, grazie delle idee e complimenti per l’attenzione!

    Penso che prima di creare un tema nuovo valga la pena di trovarne uno che sia, o si avvicini, all’altezza dei requisiti. Se ne troviamo uno adatto, può essere la soluzione, temporanea, definitiva o base di partenza per delle personalizzazioni (helena e altri so che hanno delle belle idee).

    Però preferirei evitare che voi ed io reinventiamo la ruota ogni volta, io ho fatto delle proposte alternative, per favore scorretevi i temi e se ne trovate uno che vi piace ditelo. Questo perché l’ottica del progetto è no-profit, come sapete.

    Per aiutarvi, da oggi monsterlippa cambia tema ogni giorno, così vi fate un’idea.

    Ah, ho scritto in monsterlippa e non qui, perché un mio secondo post qui mi sembrava fuori luogo: i lettori si aspettano un articolo da coloro che stanno nel progetto Nazione Indiana, è naturale!

    Con stima,

  54. Noi, come vedete, stiamo ancora in alto mare (canta:Loredana Berté). Ma vi assicuro che fra di noi ci stiamo dando da fare non poco. Temo che l’inghippo tragicomico è che non abbiamo ancora capito come postare.
    Detto questo, a me questa trasformazione visibile e in più direzione interattiva sembra anche una bella opportunità. Sarà che io ci sguazzo, nel casino. Voglio ringraziarvi tutti per la partecipazione e l’intelligenza che ci mettete. Ringrazio Wovoka che mi ha fatto conoscere un personaggio che sembra condensare in sé tragedia e speranza.
    Se per un po’ non mi vedrete più, non è perché di colpo ho deciso di chiudere le comunicazioni, ma perché vado in vacanza.

  55. Il biancomagnesio delle pagine, in effetti, è accecante. Non si resta facilmente a leggere. Per esempio La Lista della Spesa di Scarpa che ho chiesto, l ho copiata – incollata e stampata per leggerla…

  56. Il segno dei tempi. Una volta n.i. era un sito dove si parlava di letteratura, e non solo, con uno spirito radicale, nell’incessante tentativo di capire, attraverso le opere, il mondo che ci circonda. Oggi, il silenzio (per carità, non solo vostro)sui fatti londinesi è imbarazzante; ed è reso grottesco dal tono dei vostri discorsi. N.I. era un appuntamento fisso per me, lo ritenevo indispensabile; ora non più. Addio da un lettore.

  57. Nicola, purtroppo non sono ancora capace di postare. Ma spero che in serata qualche buon anima mi aiuti a mettere su un pezzo sui fatti londinesi. Vale a dire: sono d’accordo con te e ti invito a non darci per perduti..

  58. Helena, anche se è la prima volta che intervengo, da parecchio seguo con attenzione i tuoi interventi; mi son sempre sembrati puntuali e incisivi. Eppure, mi pare che tranne lodevoli eccezioni (come nel tuo caso), qui si sia perso completamente lo spirito di un tempo. Forse aveva ragione moresco; forse, qualche tempo fa, avreste almeno cercato di evitare determinate discussioni imbarazzanti. Ti ringrazio comunque per la risposta; ancora per un po’ continuerò a seguirvi. (in fin dei conti, siete liberi di dare al sito l’impostazione che volete; io sono solo un lettore, per di più senza alcuna autorità)

  59. Ciò che avevo da dire sulla vicenda l’ho detto nella mia stanza. Ho letto tutto questo thread. Mi piace, sembra un affaccendarsi attorno a una casa bombardata, c’è da ricostruire, qualcuno porta i secchi, le travi, i mattoni, qualcuno i colori, qualcuno fa i piani. Questi, probabilmente, sono i momenti più belli del/di una Comune.

  60. Un’informazione per Helena.
    Su Wovoka c’è un testo – credo il migliore in italiano – edito diversi anni dalla Libreria editrice fiorentina (quella che pubblica gli scritti di don Lorenzo Milani), a cura di Bruno Bouchet. Si intitola “Wovoka: il messaggio degli indiani d’America (Pagg. 144, formato 15×21, euro 9.50). La presentazione sul sito della Lef dice: “La proposta morale unificante dell’obbedienza alle leggi della natura, della comunità di uomini, piante e cose, delle regole di sopravvivenza che dipendono solo da Dio creatore. Una raccolta di scritti recenti degli indiani del nord America”. Puoi richiederlo a editrice@lef.firenze.it. Se hai problemi posso recuperartelo al Centro per la nonviolenza di Brescia. Buone vacanze e grazie per come sai scrivere. flavio

  61. Parole molto suggestive quelle di Marco Alderano Rovelli sulla “risonanza”, che mi richiamano in qualche modo alla mente i meccanismi sacrificali girardiani. In fondo potrebbe anche starci che, all’interno di un gruppo di individui particolarmente sensibili alle sollecitazioni simboliche, inconsciamente potessero, in una qualche misura, ripetersi proprio quelle dinamiche fondative. Giocando di fantasia (rileggendo i fatti dell’aprile 2005) potremmo congetturare che sia stato il rifiuto, da parte di vari “adepti”, di prestarsi al sacrificio delle vittime (Caliceti, Mozzi) via via indicate dai “sacerdoti” (nelle parole di Moresco e Benedetti io avvertivo sempre una strana e fortissima connotazione sacrale, che significativamente si associava al rifiuto assoluto di ogni forma di ironia liberatoria e riconciliatoria) a condurre al drammatico crollo del sodalizio. D’altra parte una certa connotazione “iniziatica” e gerarchica (aspetto quest’ultimo sempre fortemente denegato) della vecchia N.I., è emersa con una certa evidenza nel piccolo ma significativo scontro tra Scarpa e Krauspenhaar (sul blog di quest’ultimo) causato dalla cronaca di una riunione che evidentemente taluni intendevano come riservata. Sembra proprio il vecchio conflitto tra “Kultur” e “Zivilisation”, tra l'”Accusatore” di Carla e il “Paracleto” di Helena (ma sto solo giocando, ben s’intende … ;-)

  62. In realtà, Wovoka, non era questo che intendevo. Ma evidentemente, le parole risuonando suscitano nuove risonanze…
    Sulla sacralità di cui dici – credo che una cosa sia la ‘sacralità’ di un individuo, la sua intensità, la sua ‘potenza’ (rispetto a ciò che può), una ‘sacralità intensiva’, diciamo rozzamente, e una sacralità che prende corpo (corpo sociale) e innesca i meccanismi sacrificali in oggetto, una ‘sacralità estensiva’.
    E’ evidente che le due cose sono legate, ma un individuo ‘carismatico’ può decidere di sottrarsi alle dinamiche sociali sacrificali. E magari sottrarsi a queste dinamiche è proprio quanto Moresco voleva fare. Così, io non vedo nessuna figura sacerdotale, né concepisco l’appello della Benedetti come un rappel à l’ordre. Piuttosto, come un segnale di riconoscimento, impotente però a cambiare l’ordine naturale delle cose (le tonalità inevitabilmente differenti, la differenza delle risonanze, dei temperamenti). Ed essendo impotente a farlo, poteva avvicinarsi pericolosamente a un innesco del tipo sacrificale, al di là dell’intenzione della Benedetti. Ed è appunto qui che Moresco si è sottratto.
    (Anch’io sto giocando, s’intende…;-)
    (E in ogni caso tutto questo appartiene alla genealogia)

  63. [..] dopo il pazzesco attacco hacker che ci ha violato il body del template settandolo “center” [..]

    Siete sublimi! :-))))

  64. Basta, non è possibile continuare in questa delegittimazione fatta attraverso lo strumento censorio dell’ironia nei nostri confronti, con Franz Krauspenhaar che ci dice che ci facciamo mentre noi mettiamo nome cognome e fatti personali su Internet mentre voi vi nascondete dietro la comoda politica deresponsabilizzante (che denuncia Carla Benedetti) della strategia dei Nicknames, come questo Wovoka che inutilmente cerca di rievocarci i fasti ironici di Woobinda, non a caso Nickname nel titolo di Aldo Nove, a sua volta un Nickname di un nome che non ricordiamo! Abbiamo speso sudore per resettare il body da center dopo l’inaudito attacco hacker omofobo (o peggio9 di cui siamo stati fatti vittime!
    VINCENZO

  65. Ah, pare che i vostri nomi non figurino nell’elenco telefonico di Cagliari. Inoltre su google non risulta a vostro nome nessuna web agency. Siete due troll insomma. O uno solo?

  66. Ai VMO: avete la mia solidarietà, che il Grande Spirito vi conservi! Il vostro humor surreale non mi sembra privo di elementi di autentica genialità. Come l’immagine “restaurazione tour 2004-2005”, me la sono salvata :-)))

  67. Ehi wovoka, anch’io ho salvato il fotomontaggio di bendetti-scarpa-moresco in viaggio :-))))) (ma il 4° chi è? è gramsci?)
    è F.A.V.O.L.OS.O
    beh, secondo me, basterebbe quel fotomontaggio per accettare senza problemi vincenzo e basile
    ma vi fanno incazzare sul serio o lo fate solo per mantenere desta la discussione/attenzione?

  68. @ M.A.Rovelli. Posso convenire che il sacrificio non sia avvenuto, se non, paradossalmente, nella forma di un auto-sacrificio ugualmente “risolutivo”. Però l’ipotesi della crisi mimetica e della correlata esigenza di una rifondazione “sacrale” del gruppo rimane affascinante e dotata di qualche apparenza esplicativa, anche se non sono ancora in grado formularla efficacemente (e chiaramente rimane un azzardo di carattere ludico).
    @ Georgia: il quarto pare proprio Gramsci, forse è l’approssimazione migliore alle sembianze di Parente che sono riusciti a trovare :-)

  69. C’è chi dice che dietro Vincenzo Maria Ostuni & Co ci sia Parente. A me pare strano. Uhm, il mistero è fittissimo.
    A proposito il libro di Parente, letto qua e là dentro una Feltrinelli, mi è parso una cazzata galattica. Mi spiace per la dedica a Moresco, che è su un altro pianeta.

  70. Guido si è fissato con questa idiozia del blog sul ghiaccio, ma anche prima che Ennio rivendicasse, era chiarissimo che non c’entrava niente. E non vedo come potesse esserci Parente, là dietro, visto che “La macinatrice” di Parente è uno dei principali bersagli di quell’impietosa satira.

  71. IL FRONTE MERIDIONALE E LA SCRITTURA

    Su Nazione Indiana (www.nazioneindiana.com) si possono leggere alcuni interventi dal titolo Scrivere sul fronte meridionale che sono sia nella forma che nella sostanza molto interessanti.
    Il pericolo in cui potrebbe incorrere un lettore disattento, però, sarebbe quello di credere che scrivere dal meridione è più difficile o crea più difficoltà che farlo a Milano o ad Oslo. E così, trovarsi infilato nel filone di pensiero per cui, stiamo tanto male noi del sud al sud, che neanche scrivere ci è permesso!, il tutto sotto il vessillo della massima giudaico-bunueliana: ‘a chi ha già, sarà dato anche il brivido dell’inutile; a chi non ha, gli sarà tolto anche quel poco per vivere’. Che, per chiarire, non sarebbe neanche un peccato.

    Ma, gli interventi hanno il pregevole merito di porre il problema dello scrivere al sud su un altro versante, superando di slancio queste banalità e andandosi ad innestare su una linea che in fondo non è né meridionale, né di qualsiasi altro luogo geografico. Questa linea dice semplicemente che ci sono tasti che bisogna toccare e altri che no, poiché, toccare alcuni tasti dà fastidio non solo ai benpensanti, ma dà fastidio a tutti.
    Forse è il caso, allora, di tenere a mente alcune delle questioni di fondo:
    chi ha scritto del funerale di Annalisa Durante in un certo modo ( su nazioneindiana), dà fastidio; certo non avrebbe dato fastidio se avesse parlato dell’anniversario della morte di Lady Diana, e questo è pacifico, ma non avrebbe dato fastidio neanche se avesse parlato del funerale di Annalisa presentandolo come il momento del vero inizio del riscatto della città di Napoli.
    Ormai si sa, se non vuoi aver fastidio, devi scrivere, ad ogni delitto un poco più eclatante, che lì, in quel momento, sta iniziando il riscatto di Napoli – possibilmente di tutto il sud. (Come quando il Napoli vinse il primo scudetto; come quando vinse Bassolino la prima volta, ecc…).
    Solo se si scrive della camorra e sulla camorra in un certo modo, si innescano odio, denunce, minacce, e condanne; se, invece, si scrive un romanzo ambientato a Piazza dei Martiri ( di Napoli), al massimo si arrabbia qualcuno che non viene citato. Questo è il reale pericolo di chi scrive al sud.
    In compenso, però, incontrare un tenente ( vera e propria figura comica) che interroga un racconto mentre sta facendo aspettare un criminale, è un vero privilegio che nessun settentrionale del mondo può permettersi; ma, d’altra parte, nessun settentrionale può permettersi i poliziotti che trattano da denunciato chi denuncia, e che se qualcuno testimonia la verità, allora si accaniscono su di lui come se fosse quella la persona che deve risolvere il caso.

    Intanto, lo scrittore siciliano che deve cambiare percorso al suo romanzo, o l’intellettuale calabrese che deve andare via ( sempre su nazioneindiana) , sono gli ultimi della serie che viene dopo Giuseppe Fava che a sua volta veniva dopo Mauro De Mauro, per dire quelli che conoscevano tutti; ma poi ci sono una serie infinita di persone che davano fastidio solo perchè parlavano o avevano scritto un manifesto (e che per questo sono stati uccisi.).
    La verità, in fondo, è chi scrive non è molto considerato; chi va in galera molto di più. Il minore agli arresti domiciliari riceve il saluto deferente e il bacetto sulle guance dai suoi compagni di scuola, e questo è quanto. Allora, forse, scrivere è solo una parte delle difficoltà, forse neanche la peggiore, se ci pensiamo bene.
    Io mi sono fatto quest’ idea. Italo Calvino, alla fine di Le città invisibili, scrive;
    L’inferno dei viventi non è qualcosa che ci sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrire. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
    Io penso ( ma non ho le prove) che lui, certamente, quando scriveva quelle frasi pensava ad alcune persone del sud, e regalava consigli.
    P.S.
    Questo è tutto. Poi per radio, in macchina, qualcuno dice che gli svedesi del nord considerano lenti e poco intelligenti quelli che abitano al sud della Svezia. E allora le cose si complicano per davvero. Saluti

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jan reister
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Mi occupo dell'infrastruttura digitale di Nazione Indiana dal 2005. Amo parlare di alpinismo, privacy, anonimato, mobilità intelligente. Per vivere progetto reti wi-fi. Scrivimi su questi argomenti a jan@nazioneindiana.com Qui sotto trovi gli articoli (miei e altrui) che ho pubblicato su Nazione Indiana.
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