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Altre due poesie di Thomas Kling

Flugdaten

di Thomas Kling

monarchi, visti dalla distanza. si va giù
per scalini di scantinato in cemento imperiale. questa è tosta. questa
qui la cripta dei cappuccini. guardàti da vicino è senso morto:


come analisi sbreccate su coperture di sarcofagi; i pesi
dei sarcofagi; tutto l’intero peso dei sarcofagi. passiamo ora
ai risultati, analisi di coperture pesanti un quintale, granelli, alito.

nessun barlume infine delle composizioni; qui, sul cemento
degli imperatori. erano i segreti professionali dei fondatori di stagno.
fusione di senso! non c’è cronomatografia su strato sottile che tenga.

fusione di senso di questi fondatori di stagno. i creatori dei container monarchici.
i creatori delle superfici dei container monarchici. gli specialisti
di un tempo. passiamo ai risultati delle analisi. referto di laboratorio:

gommalacca,
rubino oro,
sangue di drago.

con Maria Teresa capitolano i chimici. vi è conoscenza di sego-
punto di domanda per quel che riguarda gli strati inferiori.
quel che resta oscuro, giù, nel cemento imperiale. roba da DNA dentro

i lucidati container, analisi di coperture. dentro allo scantinato dei fondatori
di stagno. penombra cantabile, ode laureata ecc, autentico cemento imperiale.
mazzate sempre più toste. prodotti chimici, roba tosta – un tremolio
da camera, ecco cos’è, istantaneamente. container accesi, traballanti
attaverso l’immagine: in gemessenem schritt, streng
wie ein kondukt
. piuttosto mahleriana l’istallazione di nera

gommalacca,
rubino oro,
sangue di drago.

monarchen, aus der entfernung gesehen. runter gehts über
kellerstufen aus kaiserbeton. das ist die härte, das hier die
kapuzinergruft. es ist aus der nähe betrachtet toter sinn:

so angeschlagene analysen über sarkophag-überzüge; die lasten
der sarkophage; die ganze sarkophag-last. nun zu den
ergebnissen, tonnenschweren überzugsanalysen, grane, hauch.

letztlich kein schimmer von den zusammensetzungen, da auf
kaiserlichem beton. das waren die berufsgeheimisse der zinn-
gießer. sinnguß! da hilft kein dünnschichtchronomatogramm.

sinnguß diesel zinngießer. die macher der monarchencontainer.
die macher der oberflächen der monarchencontainer. die spezialisten
ehedem. zu den ergebnissen der überzugsanalysen. laborbericht.

schellack,
goldrubin,
drachenblut

bei Maria Theresia kapitulieren di chemiker. man weiß von
talg- dann fragezeichen, was die untern schichten betrifft.
das dunkelbleibende unten im kaiserbeton. DNS-zeugs drin

in aufpolierten containern überzugsanalysen. dies drin im zinn-
gießerkeller. dimmer-arie, loorbeer-ode und so, echter kaiserbeton.
die immer härteren hämmer. chemikalien, die härte- kammer-

flimmern ist das, augenblicklich: glimmende container vorüber-
schwankend durchs bild: in gemessenem schritt, streng wie ein
kondukt
. ziemlich mahlermäßige installation aus schwarzm

schellack,
goldrubin,
drachenblut

Dal ciclo “La prima guerra mondiale”, in “Fernhandel”, (Commerci lontani). Dumont 1999.

Inalatore

detto telegramma respiro. svolazzante.
e come di volpe artica abbaiare rauco,
la blu svolazzante, svolazzata valvola, arnica-

blu l’emissione d’aria: che una delicatissima nuvoletta
di volta in volta rilascia: di “sali di Ems” nuvoletta.
barca salina che salpa in mare per istantaneamente

oltrepassare in ampia dissoluzione. oltre-
passaggio svolazzante, come detto telegramma
di volpe artica emesso. con pelo fumante

buttato fuori: mail di respiro, aria dentata come
metal aim. questo il contenuto, in breve, riverbero-mail,
questo per noi inala il poeta.

Inhalator

anweise atemtelegramm. flatternd.
und wie von polarfuchs heiseres gebell,
das blauflatternde, geflatterte ventil, arnika-

blaue lüfte: das ein sehr zartes wölkchen
jeweils entlässt; aus emser salz ein wölkchen.
salzbarke, die in see sticht. um sofort

überzugehn in aufste auflösung, über-
gangslos hinflatternd, wie anweise polar-
fuchstelegramm gestossen. bei stiemendem fell

hervorgestossenes: atemmail, wie metal aim
gezähnte lüfte. so lautet inhalt, kurz hall-mail,
so inhaliert uns der dichter.

Da “Auswertung der Flugdaten” ( Valutazione dei dati di volo), Dumont, 2005 p. 20.

traduzioni di Helena Janeczek apparse sul numero 31 di “Nuovi Argomenti”.
(Il riferimento in “monarchi” è al primo movimento della quinta sinfonia di Gustav Mahler.)

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29 Commenti

  1. Grazie. Anche per il bel racconto-testimonianza che precede.
    Da come li hai descritti (non conoscendoli affatto) magari preferirei Grünbein, mi accoderei a chi applaude il (per ora) “vincente”. O forse no, se penso alle parole “postume” di Kling.
    Nel frattempo mi colpisce (probabilmente perché la capisco di più) la seconda poesia, la tragedia intima e fredda.

  2. A me sarebbe piaciuto poter confrontare la traduzione con il testo originale, non per giudicarla, ma per capirla meglio. Comunque mi stuzzica ambiguamente il giudizio di Helena su Gruenbein e il passato “tarocco”, giacché anch’io, come Emma, finora (anche cioè dopo le prime traduzioni di Kling apparse su NI), ho preferito il poeta laureato al quasi misconosciuto compare dell’ovest – o almeno la prima parte della sua opera, da “Grauzone morgens” a prima che se ne uscisse con il discutibile diario d’inizio millennio e a tutte le raccolte successive; insomma, la produzione di Gruenbein antologizzata e tradotta da A.M.Carpi in “A metà partita”, Bianca Einaudi. Non credo di aver letto questo Gruenbein con troppa attenzione, a suo tempo, perciò questo giudizio sul suo modo di tematizzare il rapporto con il passato e l’antichità, soprattutto quello di Kling (“Se all’amante delle cose antiche viene la mosca al naso, ma egli è privo del senso della storia? Allora avremo film in costume – film in sandali dei Grünbein-Studios” – Waass??), mi ha messo un po’ in crisi. Il che fa sempre bene.

  3. Oh, non è che voglio mettere in dubbio la grandezza di Gruenbein. Piace anche a me e soprattutto nella prima parte della sua produzione, quella che Stefano citava(grazie anche della segnalazione dell’antologia Einaudi!).
    Kling, secondo me, soprattutto nella seconda parte della sua opera non è da meno, anche se da tradurre è MICIDIALE (cosa che spiega perché non sia ancora stato fatto se non in misura microscopicaa).
    Gruenbein è bravissimo, ma da un certo punto in poi, come dice Stefano, discutibile: come Botho Strauss, ad esempio. In vago odor di fascismo anche se molti dei massimi poeti erano in odor di fascismo e affini (Pound, Benn, Eliot ecc.) Il che non significa che uno non possa apprezzarli anche moltissimo, ma- parlo per me- che non condivide la visione dell’uomo, dell’arte ecc. che sottende la loro poesia.
    Il pezzo sotto poi è supersoggettivo, anzi di più: è una rappresentazione che riporta due personaggi reali a una sorta di matrice archetipica. Quindi dice più della mia percezione della Germania di quegli anni e del loro clima culturale che di Kling e Gruenbein veri. Gruenbein era quello che aveva le carte in regola per figurare come grande poeta nazionale per la nazione riunita, Kling no. Gruenbein-semplifico- è diventato sempre più un neo-benniano, mentre Kling è veramente fuori da qualsiasi schema, riesce a portare una tradizione avanguardistica da tutt’altra parte, a riempirla in modo inedito di senso della storia e della tradizione dell’arte.

    Appena posso, vi metto gli originali, gente colta che non siete altro:-)

  4. Keine Sorge, cara Helena, l’intenzione soggettiva soggiacente al tuo operato, come anche l’ammiccamento al fatto che Gruenbein abbia potuto avvalersi di essere stato “il poeta giusto al momento giusto”, era fin da subito chiara, perciò apprezzabile. Nun wird es auf “die Originale” gewartet…

  5. Vorrei capire, aiutatemi. Leggo: “in vago odore di fascismo”. Poi: “anche se molti…. erano in odor di fascismo e affini….” Relativismo culturale (non) direbbe un altro tedesco famoso. Desidero essere educato, civile, composto e dignitoso. Vorrei controllarmi, ma non ci riesco…. Ma i ragazzi tedeschi (alcuni, caro Biondillo, non generalizzo) fanno così schifo!

  6. Bisogna fare attenzione alle parole. Probabilmente sono io a non aver compreso. Umilmente (e sinceramente) chiedo: cosa significa “… In vago odor di fascismo anche se molti dei massimi poeti erano in odor di fascismo e affini.” E’ compatibile la poesia con la militanza, poniamo con l’NDP e affini?

  7. Certo che lo è. Il che è drammatico, impone una riflessione dura e stretta, ma possibilissimo. E’ accaduto mille volte, e accadrà ancora.
    *
    Il nodo vero a me sembra essere il rapporto fra letteratura e potere. Da questo punto di vista, “La morte di Virgilio” di Broch (tedesco anche lui, Di Costanzo, fai molto bene a non generalizzare) è ancora un libro fondamentale, da meditare sillaba per sillaba.

  8. Aiuto, vedo che mi sono messa nei guai da sola: con “odor di fascismo” non alludevo a militanza o tessere di partito che pur ci sono state, ma a visioni del mondo, degli uomini e dell’arte che in vari modo rispecchiano un’appartenenza o quantomeno vicinanza alle varie articolazioni della destra che entrano nella poetica di un autore: destra non berlusconiana, ma quella antimoderna e anti-illuminista che in Germania ha una tradizione forte (Spengler, Juenger, Benn, Carl Schmitt, certo Heidegger, una certa lettura di Nietzsche e Schopenhauer).
    Solo che quanto hanno espresso questi signori col loro pensiero o con la loro arte non è certo riducibile alla più bieca ideologia nazi, ma roba con cui secondo me vale la pena fare i conti. Fare i conti senza patetiche arrampicature sugli specchi: come quando per amore dello scrittore imprescindibile la “sinistra” cerca da decenni di ridurre al minimo ogni aspetto offensivo e ambivalente di Céline.
    Ecco, volevo solo segnalare che una certa produzione di Durs Gruenbein per me rientra in quell’area problematica ma interessante. Non mi interessa cosa voti (anche perché credo che uno possa votare a destra e non essere, non pensare, non scrivere cose che siano fondamentalmente di destra e viceversa) e del fascismo mi rimangio persin l’odore, visto che era formulazione troppo grossolana.

  9. “In vago odor di fascismo anche se molti dei massimi poeti erano in odor di fascismo e affini (Pound, Benn, Eliot ecc.)..”

    Mah. Io per la verità non mi entusiasmo per affermazioni di questo tipo.
    La gogna di Pound è un oltraggio a ogni principio di civiltà, libertà, democrazia.
    Benn non mi risulta “odorare” di nazismo dall’inizio alla fine allo stesso modo.
    Per Eliot quasi cado dalle nuvole…

    (ma vedo che c’è un ripensamento…)

  10. Emma, vediamo se ci capiamo con la risposta sopra più qualche precisazione.

    La gogna di Pound è stata una cosa vergognosa, come molte ritorsioni antifasciste.

    Eliot era un conservatore convertito al cattolicesimo e il suo antisemitismo traspare dalle sue poesie (mi venisse il nome di quella a cui penso in particolar modo…) Non per questo non bisogna leggerlo o amarlo. Lo amo anch’io.

    Benn ha scritto poesie dedicate al Fuehrer come Brecht Odi a Stalin. A me fanno orrore entrambe le cose. Brecht è lecito definirlo comunista, mentre dare del nazi a Benn non lo è.

    Resta il fatto- puramente etico e umano- che altri scrittori e artisti hanno fatto altre scelte, pagate pesantemente sulla loro pelle, anche al costo della vita.

    E resta- vedi sopra- qualcosa nelle opere di certi scrittori che appartiene a una certa area culturale, anche se poi le opere vanno lette e valutate (per ogni loro aspetto, dico) una per una.

    Non mi piace mai il gioco dei buoni e cattivi, dei noi e loro, ma il revisionismo neppure. Neanche un po’ (nessuna polemica con te, nel caso non si capisse…)

  11. Ho comprato “La morte di Virgilio” su un banchetto al II festival Internazionale dei Poeti (Roma, Piazza di Siena, 1980). E’ la seconda edizione Feltrinelli, 1963. Costata ben 8000 lire (allora, per me una cifra!). Non prendo libri inutili, mai. Da autodidatta e scalcagnato ho un fiuto quasi come quello di Charly (il mio, nostro setter). Andrea, Broch tedesco certo, ma anche altro. Cara Elena, pur non avendo la tua preparazione avevo compreso a quale destra ti riferissi. Heidegger? Mio vicino di casa (d’estate) era il filosofo Ernesto Grassi (italiano di Mailand, ha insegnato e vissuto una vita a Munchen). Ha conosciuto (eccome) Heidegger e me ne riferiva con toni e particolari …. del tipo: “Nazista? Più nazista di Hitler!” Lasciamo da parte ora Tante Benn (il rimpianto Ferruccio Masini ha speso parte della sua troppo breve vita per presentarcelo in italiano). E poi, tu Elena, leggo ora, OSI, HAI il CORAGGIO (l’impudenza) di mettere Hitler vicino a Stalin! Non conosco le tue origini, è la prima volta che ieri ho letto il tuo nome (ho pensato a Tante Kafka), forse sei tedesca. Ad ogni modo TUTTI I TEDESCHI (e qui generalizzo eccome!) al ricordo dei milioni e milioni di giovani sovietici morti per liberare l’Europa dovrebbero perlomeno meditare, poi rispettarne la memoria. Pazzesco! Benn Hitler; Stalin Brecht….

  12. Helena, mi pare che la vicenda di Pound vada letta più nell’ottica del nazionalismo americano che non dell’antifascismo. Lui era un traditore della patria e come tale è stato trattato dai suoi compatrioti.
    Quanto all’equiparazione tra Brecht e Benn – posto che a me ogni equiparazione tra Germania nazista e Russia comunista appare come pura ideologia (e questo non significa ‘assolvere’ lo stalinismo, ma è necessario per stabilire le differenze degli eventi storici) – vorrei dire a Giorgio (se è ancora in ascolto) che Helena, quando scrive ‘mi fanno orrore entrambe le cose’ si riferisce al fatto di mettere la poesia al servizio di un tiranno (per non dire di un criminale). Questa è un’asserzione sullo specifico dell’arte, che condivido, e non un giudizio storico, che invece non condividerei.

  13. Giorgio, se ci sei ancora, ti dico che non so se ridere o piangere. Sono figlia di ebrei polacchi: famiglia morta nei lager al novanta per cento, madre liberata ad Auschwitz dai russi ai quali sarò eternamente grata. E quando sento il Coro dell’Armata Rossa come si usava a casa mia mi vengono i lacrimoni.
    Ma non giustifico le lodi dei dittatori, non giustifico nessun totalitarismo.
    E questo, ripeto, non significa affatto essere revisionisti, pensare che comunismo e fascismo fossero la stessa cosa.

  14. dai, giorgiodicostanzoischia, non fare così.
    anche a me vengono le lacrime agli occhi se sento l’inno nazionale russo, quello del passo dell’oca sulla piatza rossa, di stalin che si batte la mano sull’altra immobile mentre sfilano i carrarmati.
    i nazi non mi fanno lo stesso effetto, anche se leni riefenstahl qualche brivido me lo dà sempre.
    si tratta di emozioni pre culturali et basiche, che non si controllano bene perché provengono dalla destra naturale che è in noi.
    credo si possa e si debba dire se questo o quell’artista è stato o no apertamente fascio o nazi.
    ma non credo invece che si debba condannare come brutte o schifose a priori le opere di aperta utilitas e apologia politica solo perché sono tali.
    l’arte non è scienza o pensiero politico/filosofico.
    l’arte punta direttamente al giudizio estetico e sul quel terreno va ricondotta e valutata, qualsiasi sia il suo fine politico ideologico.
    altrimenti che dire della Casa del Fascio di Como, opera del regime quant’altre mai?
    che non ci piace perché è fascista?
    e che dire di un Bruno Zevi che passò la vita a negare il fascismo di Terragni (noto estremista) sulla base dell’equazione che un grande architetto non può essere DAVVERO fascio?

  15. Premesso che non sono architetto, ricordo di aver visto, in un bel libro sul razionalismo italiano, una foto di gruppo degli architetti di punta dell’epoca – in compagnia di Mussolini – in cui Terragni spiccava in quanto unico non in camicia nera.
    Curiosità che giro agli esperti : perché se lo poteva permettere? Era troppo famoso? Era talmente fascista che non aveva bisogno di abbassarsi a dimostrazioni esteriori? Era simpatico al Merda?
    Grazie,

  16. Cazzo, Giuseppe!
    Che c’è?
    Ma sei venuto senza camicia nera?
    Eh? Ah, cristo è vero! E adesso?
    Ma dai non ti preoccupare, il tuo fascismo non è in discussione.

  17. Gentile Helena, può ridere e piangere contemporaneamente… Conoscevo tre donne polacche e ho litigato ferocemente con loro, qui a Ischia…

  18. D’accordo: ho riso e pianto contemporaneamente, specialità ebraica. Mi fa piacere, Giorgio, che sia tornato a fare un giro qui, e in genere su questo sito. Cosa vuole che le dica: è così facile fare litigate virtuali, così facile semplificare, fraintendersi ecc…Specie se si toccano temi difficili e brucianti come questi. Nei commenti si dicono quattro cose specifiche e tutta la base di elaborazione nei suoi molteplici piani (storico, politico, estetico, etico ecc.) rimane non-detta, o a malapena abbozzata.
    Poi lei citava Masini e questo mi piace molto.
    buona giornata

  19. Per non fraintenderci nuovamente: nel discorso sui frintendimenti mi ci metto dentro anch’io e le risponderei più diffusamente, se non dovessi andare a preparare il pranzo per la mia famiglia provveniente dalle sue parti…

  20. Ora , gentile Helena, abbiamo Ferruccio Masini in comune (e non è poco). Di pranzi ne preparo tre diversi, ogni giorno: per mamma, per me (vegetariano) e per papà (che vive da un’altra parte). Ha perfettamente ragione: equivoci, malintesi, tempo e spazio impediscono una riflessione decente.

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Helena Janeczek è nata na Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da trentacinque anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra (Mondadori, 1997, Guanda, 2011), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), che hanno vinto numerosi premi come il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Napoli. Co-organizza il festival letterario “SI-Scrittrici Insieme” a Somma Lombardo (VA). Il suo ultimo romanzo, La ragazza con la Leica (2017, Guanda) è stato finalista al Premio Campiello e ha vinto il Premio Bagutta e il Premio Strega 2018. Sin dalla nascita del blog, fa parte di Nazione Indiana.
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