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IL PROBLEMA DELLA SETE

di Giorgio Mascitelli

( racconto istantaneo in onore dell’iniziativa storica del concerto di live 8)

Le donne che camminano coi capelli colorati di giallo ho scoperto che molti sono falsi. Quando Orsini sente questa mia osservazione, che di solito non le esprimo ad alta voce mantenendole nel riserbo della mia coscienza, mi guarda con occhi strabuzzati e sbotta:”Quanto sei scemo”. Ora io ammetto di avere certi problemi assai per i quali che la carenza di iodio mi ha causato e non alludo solo al gozzo, ma venire a Roma a luglio al Circo Massimo per un concerto che dura tutto il giorno senz’acqua come ha fatto Orsini che è intelligente, voglio vedere se stasera starà meglio l’intelligente assetato o il cretinogozzuto dissetato.

Tra l’altro è un concerto contro la fame nell’Africa ed essi soffrono anche la sete, si sa, e quindi per associazione di idee Orsini, l’intelligente Orsini gli poteva venire in mente che potrebbe soffrire anche lui di sete.
“E poi te ne vieni fuori con queste tue scoperte dell’acqua calda, quando siamo qui con la possibilità di fare la storia, come ha detto la pubblicità progresso in televisione”, prosegue Orsini. E ancora “L’abolizione del debito dei paesi dell’Africa è un obiettivo importantissimo e tu te ne stai a guardare le bionde” e poi “nel corso della giornata decine di artisti si alterneranno sul palco”. Io però non ci vedo nulla di male ad osservare un poco le donne che per via del gran caldo si denudano e mostrano di sé con generosità infrequente in altri periodi e in altre circostanze e a trarne le mie piccole osservazioni di fisiologia sperimentale. L’occhio è attirato e il cervello lavora. E tra l’altro il primo sospetto della natura artificiale del capello giallo mi è venuto proprio vedendo per strada una negra con i detti capelli. O forse era una cinese. Spero solo che Orsini non si aspetti che gli ceda la mia acqua nel corso della giornata, giacché gli artisti che si devono succedere sul palco sono moltissimi e perciò questa basta a stento solo per me.

La carenza di iodio non è un problema derivato dal bere un’acqua povera di sali minerali o dalla scarsità di altra risorsa naturale, ma dal fatto che mia madre, quando ero bambino, non mi dava il iodio apposta o forse mi diceva “ ti odio” e io capivo che non mi dava il iodio perché avevo una carenza in me, insomma il solito problema noto a tutti cui non risere parentes eccetera eccetera. Quando per la prima volta Orsini mi chiede da bere, io lo guardo dritto negli occhi e gli dico che ho una grande stima di lui, però l’acqua basta a stento per me, certo, sicuramente, nel corso della giornata, indotto dalla pietà, farà un’eccezione e gli darò una sorsata, però secondo me è sciocco che si giochi subito questa sua unica risorsa. Allora qualcuno gli dà da bere e, dopo che ha bevuto, a Orsini gli si scioglie la lingua e mi dice che avrei fatto un’enormità per di più proprio in occasione di questo concerto per l’Africa in una giornata storica per l’impegno contro la povertà in cui bisogna aiutare gli altri e intanto io non aiuto nemmeno un mio amico, cioè lui, lo stesso Orsini. Secondo me gli aiuti devono venire da sé stessi e al massimo se ti vengono da qualcun altro, deve essere chiaro perché serve a quello che ti aiuta aiutarti, se no, c’è sotto qualcosa di equivoco e malsano. Ora a me non è affatto chiaro in che cosa mi convenga soccorrere Orsini che mi ha appena gravemente insultato, ricordandomi che sono un cretinogozzuto perché il iodio non scorre a sufficienza nelle mie vene o dove deve scorrere. Fortunatamente esistono felici persone, che aiutano soltanto per aiutare, ma tra queste poche non ci stiamo né io né Orsini né Tony Blair (l’organizzatore del concerto). Numerosi artisti si succedono sul palco.

Orsini si è incacchiato con me e mormora spesso “secondo me tu non sai nemmeno perché siamo qua”. La seconda volta che me la chiede, apro i rubinetti della mia pietà (e della mia acqua) perché non vorrei avere colluttazioni con lui che si agita crescentemente urlando a squarciagola “ i grandi del mondo ci devono ascoltare”. Ciò, però, mi causa gran pena perché avevo centellinato la mia acqua con un sagace calcolo di una sorsata ogni tre, dopo il tramonto ogni quattro, artisti che si alternano sul parco. E così non avrò più acqua durante le ultime otto esibizioni. Inoltre un dettaglio che mi preoccupa e che io bevo per ovvi motivi un’acqua ricca di iodio e non vorrei mai che a lui, che non gli manca il iodio, gli facesse male, diventasse troppo intelligente. Adesso mi guarda con occhi rasserenati e mi dice che in fondo sono un bravo ragazzo. Lo vedremo tra mezzora se lo sarò ancora. Ma tra mezzora Orsini non mi chiede nulla perché attacca discorso con una giovane donna coi capelli colorati di giallo, la quale gli dà una bottiglietta. A me queste donne coi capelli colorati di giallo mi crea una gran confusione perché il colore è falso ed è una menzogna, ma a me mi piacciono questi capelli, eppure so per certo che io non amo che la verità. Dunque non so come metterla, c’è da dire in tutto questo che fa un caldo boia. Orsini guarda intensamente la giovane donna, si parlano abbracciandosi, si sbaciucchiano, hanno degli screzi, la giovane donna si allontana con passo vivace. Orsini resta impalato con una bottiglietta vuota. I cantanti si succedono sul palco.

Tengo stretto lo zainetto perché pavento che Orsini possa sottrarmi acqua, l’intelligente Orsini che mi guarda in cagnesco e fa la posta alla mia acqua che vuole lui.
“Come fai a berne così tanta?”, mi urla.
“Ho la carenza del iodio.”, gli rispondo.
“Vaffanculo”, dice.
“Questo non è un argomento serio”.
“Taci, Gioppino”. Quando gli amici si inquietano con me, mi chiamano come l’omonima maschera del folclore bergamasco per via del gozzo.
Poi, sospirando, Orsini prende mano al portafoglio e si offre di comprarmi l’acqua a qualsiasi prezzo. E io trasecolo e mi offendo a mia volta perché Orsini è un amico, il più intelligente dei miei amici, forse il più ricco dil iodio, e se avessi dell’acqua in più, gliela cederei gratuitamente e con la massima sollecitudine. Per consolarlo gli offro una sigaretta, ma Orsini non fuma.
“Sto morendo di sete”. Così grida ed è una grande cazzata perché per morire di sete ci vuole ben altro. Lui sta semplicemente soffrendo un certo grado di arsura. Fa due passi nelle mia direzione e temo che adesso ci siano delle possibilità più elevate di una colluttazione tra di noi, che andrebbe a sporcare il clima sereno e il tono pacifico della giornata. Sempre nuovi artisti si succedono sul palco.
Orsini non si muove più verso di me. C’è un ragazzo che va in giro con un secchiello e distribuisce gratis le bottiglie d’acqua. Orsini ne prende due o tre e si disseta.

Nonostante si sia dissetato, Orsini è accigliato e si lamenta di me affermando che in fondo è solo colpa sua, di lui, di aver voluto portare un cretinogozzuto come me, cioè io, a un evento come questo, il più importante della storia del mondo o del rock, che in fondo largamente coincidono, con le possibilità di cambiare il mondo o il rock, di aver voluto partecipare insieme ad uno, cioè io, che starebbe meglio in un istituto per deficienti (ma in realtà io sono un cretinogozzuto), poi mi chiede stizzoso se so almeno a cosa serve abolire il debito dei paesi dell’Africa. E io devo ammettere che non lo so, ma se mi sforzo un attimo, la risposta la trovo. Le rughe sulla fronte nel segno dello sforzo per la riflessione. Poi dico a Orsini “Ecco perché”. Se i paesi africani sono pieni di debiti, ma sono poveri, per pagarli spenderebbero tutti i soldi e allora non avrebbero più i soldi per pagare i debiti che gli faranno fare nel futuro.
Ma Orsini non mi ascolta, gli artisti non si succedono più sul palco, la folla svuota il Circo Massimo, le bottiglie giacciono a terra e io penso ai troppi anni che mi hanno visto seguire una dieta povera di iodio.

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2 Commenti

  1. più leggo questo racconto e più mi viene voglia di bere un bicchiere con te, O Giorgio. Ci vediamo il ventisei?
    effeffe

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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