Una nuova collana di poesia

di Gherardo Bortolotti e Michele Zaffarano

La collana ChapBook è uscita in questi giorni per la Arcipelago di Milano (www.arcipelagoedizioni.com) con quattro titoli:

1.Marte ha bisogno di terroristi / K. Silem Mohammad
2.62 unità di prosa scritte da malato / Rodrigo Toscano
3.Scusi, la strada per Pondicherry? / Jean-Michel Espitallier
4.Davy Crocket o Billy the Kid avranno sempre un po’ di coraggio / Olivier Cadiot

Si tratta di piccoli libretti con testo a fronte, a basso prezzo, che presentano ognuno un testo di un autore straniero inedito in Italia. Mohammad e Toscano sono statunitensi, Espitallier e Cadiot francesi.

Alla base della collana c’è, principalmente, una curiosità personale. La voglia, ma forse anche il bisogno, di sapere che cosa succede in giro. C’è anche, però, il sospetto che, fuori dall’Italia, stiano succedendo molte cose che può essere interessante conoscere, fosse solo per una presa visione, per un aggiornamento sullo stato dell’arte.

I quattro autori che presentiamo, in questo senso, non sono tanto il frutto di una ricerca sistematica, di uno studio più o meno approfondito di scene letterarie complesse e ricche di un dibattito critico e poetico le cui diverse fasi, in Italia, sono in gran parte ignote. Non lo sono in quanto non è quello dello studioso il ruolo che potremmo o vorremo ricoprire. I quattro autori (e gli altri, anche italiani, che li seguiranno se l’impresa della collana riuscirà a proseguire), sono per noi degli incontri fortunati, delle esperienze con cui confrontarci a partire dalle nostre esperienze, dalle nostre esigenze di autori e di lettori.

Nei nostri testi, ci siamo trovati a lavorare con alcuni strumenti e ci siamo chiesti chi si muoveva allo stesso modo, o magari in modo diversi a partire, però, da quegli stessi strumenti. Le nostre esigenze formali erano, insomma, quelle di misurarci con una letteratura di ricerca di respiro internazionale, con un lavoro sulla poesia anti-lirico (per usare un espressione forse troppo comoda, in effetti), con un utilizzo, per esempio, della prosa o di materiale testuale pre-esistente. Tutto questo in vista di una letteratura che basasse le sue retoriche non sul riconoscimento dei “tratti poetici” di un testo (che ci dovrebbe riportare “poeticamente” il mondo) ma sull’esposizione dell’evidenza del testo stesso, della sua natura di aggregato, di installazione su pagina delle parole, e di senso “soggettivo” nel mondo.

Ci siamo rivolti all’estero non tanto per una presa di posizione o per un qualche provincialismo anti-italiano, ovviamente, ma per pura curiosità, per sapere come apparivano il testo e la letteratura da altre regioni del capitalismo neoliberista, della globalizzazione, della crisi del post-colonialismo. Perché sapevamo che molti stavano lavorando altrove e che quei molti non erano irraggiungibili.

A conti fatti, allora, per ora, abbiamo incontrato i quattro che siamo riusciti a tradurre e pubblicare. Mohammad, che scansiona la rete attraverso i motori di ricerca, provocandola, per così dire, con stringhe di ricerca che la fanno coagulare in porzioni di testi, raccolte poi in pezzi costruiti sull’elenco come grande figura generale, che sostituisce la struttura dei versi, delle forme canoniche. Toscano, che lavora in modo simile, trovando nello scheletro sintattico, nelle costruzioni grammaticali che compongono le frasi, i periodi, una specie di nozione d’ordine per un materiale culturale diversissimo, pulviscolare, centrifugo. Espitallier, che con una visione ludica del testo sembra quasi fornirci una facile soluzione al problema del produrre senso, del leggere, dello scrivere, ma che in verità, di nuovo grazie all’elenco, all’accumulazione, disfa i nostri progetti di intelligenza a buon mercato. Cadiot, infine, che riprende una sorta di spirito narrativo, appellandosi anche all’immediatezza dell’immaginario popolare, che corrode sottilmente, puntando sulla grammatica, sulle assenze nell’albero sintattico, per mostrarcene i chiaroscuri, per farci vedere come alla base di ogni nostra distrazione, ci siano le regole di buona (?) costruzione delle frasi.

*

Antica libreria Croce, c.so Vittorio Emanuele II 156, Roma
Archivi del ‘900, v. Montevideo 9, Milano
Odradek, v. Principe Eugenio 28, Milano
Rinascita, v. Calzavellia 26, Brescia
Circolo delle arti, v. E. D’Adda 11, Mariano C.se
Libux, v. Dante 8, Cantù
Un mondo di libri, galleria Mazzini 8, Seregno

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38 Commenti

  1. ot per ing. e raos

    leggo ora la risposta di berardinelli.
    ne deduco che:

    -berardinelli ha sempre avuto un’idea di poesia, con una quasi totale avversione alla sperimentazione letteraria, raramente sconfessata, forse mai.
    essa non è mutata per niente.

    -le poesie di inglese sono meglio dei francesi di inglese e raos, secondo lui.

    -voi dovete leggere i suoi libri, secondo lui

    -il voto di b. non è segreto

    -voi avete barche, ville, inquinate, arricchite i capitalisti, insegnate in università truffa o lavorate in enti pubblici o in fabbriche di merci idiote (o fate tutti e tre i lavori in nero, col precariato che c’è oggi…), secondo lui (e avete anche i baffi uguali a d’alema, avrà pensato lui)

    -georgia ha avuto cinque minuti di celebrità, al prezzo di uno sputtanamento

    saluti mal

  2. Confermo quanto ha rilevato Emanuele Kraushaar: il link del sito Arcipelago non funziona…….:-(

  3. mi scuso con Gherardo e con MICHELE: ne deduco mai, mai, mettere post dopo le 22.30 di sera; e ringrazio la buonanima (jan, credo) che ha corretto.

    Grazie della segnalazione Mal. Renderemo pubblica la risposta.

  4. Con tutto il rispetto per i poeti e per i qui presenti critici che li presentano, ma sarebbe legittimo almeno leggere qualche verso di coloro che vengono presentati, o no? Da una rivista ci si aspetta questo, non solo “pubblicità metaletteraria”.

  5. ei mal sul serio pensi che ho avuto cinque minuti di celebrità?
    Hai un concetto molto strano tu della celebrità ;-)
    Ma la rete porta anche a pensare così … stupidamente.
    ad ogni modo non capisco a chi riferisci lo sputtanamento io non mi sento per niente sputtanata (tra l’altro mi ha chamata correttamente gEorgia e non capita spesso) e certo non volevo sputtanare berardinelli ma solo dire cosa io pensi sul fatto che uno possa scrivere in qualsiasi giornale rimanendo lo stesso.
    geo

  6. Carlo: hai perfettamente ragione a voler leggere qualcosa di questi poeti: e cosi accadrà, solo un po’ di pazienza. I materiali indiani sono tanti, e in genere li distribuiamo per non creare “implosioni”.

    Questo post pero’ si giustifica perfettamente anche da sé, per due ragioni. Uno perché anche la pura “pubblicità metaletteraria” riguardo alla poesia, è cosa che non esiste, non si fa. E nello stesso tempo esiste uno svariato sottobosco di pubblicazioni e iniziative, da cui è bene selezionare le cose più importanti (per noi). Molti lettori appassionati di poesia che ci leggono, sanno quanto sia problematico addirittura recuperare i libri di poesia (fisicamente).

    Due, i curatori Bortolotti e Zaffarano ne approfittano anche per parlare del loro lavoro e per presentare questi poeti. Mi sembra utile.

  7. Grazie anch’io, saluti a tutti, si aspetta qualche testo, ma i titoli dei libri di poesia sono fondamentali e questi son niente male. Ciao Gabriella. (Vi leggo anche di là, certo.)

  8. Ringrazio Inglese, molto gentile – anche se il dubbio rimane: perché non pubblicare, prima della presentazione, qualche poesia?
    Già che mi trovo, do ancora un po’ di fastidio: perché COMMENTS OFF sul pezzo di Belardinelli? Avrei qualcosa da dire, e non credo di essere il solo.

  9. La mia era una battuta georgia. L’unica cosa che ho fatto stupidamente, era pensare che tu la capissi. Sono contento per te che berardinelli non abbia sbagliato il tuo nome. So che ci tieni. E’ importante. Più di quanto ti ha sputtanato (e questa era un’altra battuta, ma non uso emoticon, dai non te la prendere, sono pur sempre il maligno).

  10. ma io l’avevo capito che volevi fare una battuta (e anche ora la vorresti rifare) ma non a tutti le battute intenzionali poi riescono bene :-))))).
    Non faceva per niente ridere, infatti, sembravi solo angelini ;-)
    Lo sai perchè ci tengo alla E? Perchè ho notato che chi è molto concentrato solo su se stesso (e quindi mi legge al volo) e naturalmente è anche conformista sceglie sempre la forma più facile e mi chiama giorgia, sbagliassero e mi chiamassero gorgia mica mi arrabbierei, anzi sorriderei e basta;-).
    Ma quando mi chiamano giorgia non si tratta di errore (l’errore è creativo) ma di rifiuto di qualcosa di diverso che non rientra nel loro ordine mentale.
    E poi ho notato che sono proprio i più settari a metterci più tempo a vedere che mi chiamo gEorgia.
    Poi è chiaro che non me ne frega nulla di come mi chiamino, infatti non è vero che ci tenga poi tanto è solo diventato un test virtuale
    Berardinelli ha passato il test alla prima: sono vari punti a suo favore :-)
    geo

  11. già perchè hanno chiuso i commenti?
    beh io penso che sia perchè gli indiani in fondo sono un po’ borghesi, e hanno paura che qualcuno (qualche lanzichenecco virtuale) scriva qualcosa che non va, prima che loro abbiano avuto il tempo di rispondere ;-).
    Beh è del tutto legittimo.
    Ho trovato un pezzzo molto simpatico di Berardinelli a.l. (che sta per ante, prima dei, lanzichenecchi), sul postmodernismo alla fine di una articolo dell’89 su “Diario” (non diario di deaglio ma di berardinelli), se ho tempo forse lo posto
    geo

  12. Carlo e gjhioryea: potete continuare a commentare sul nostro post, linkato ai pezzi dal Foglio che semplicemente riportiamo, oppure, per interagire direttamente con Berardinelli, scrivere al Foglio.

  13. Non so niente di poesia francese: dagli articoli che vedo solo che Berardinelli sfotte i 2 di NI con un’argomentazione uguale a quella usata da mio nonno fascista contro Picasso e i suoi sgorbi, i due gli chiedono cos’è allora per lui la poesia (come io chiedevo al nonno cos’è la pittura), e lui li manda a quel paese (come il nonno).
    Berardinelli nel suo articolo ha ragione a dire che uno in democrazia scrive dove può e vuole, che tutti più o meno facciamo un lavoro e una vita compromessi. Ma sbaglia su 2 punti:
    1- prendersela con un commento pseudonimo in rete. E’ come prendersela con una scritta in un cesso pubblico: uno la legge e va via, non ci torna su pubblicamente (un blog senza regole può essere un pensatoio quanto un orinatoio, e attualmente mi sembra un pensorinatoio).
    2- introdurre 2 dati suoi personali “proprio per il gusto di giustificarmi” (addirittura “Mi piace giustificarmi”).
    a) “vivo con i 2000 euro mensili che ricevo” dal Foglio;
    b) “Non ne condivido la politica”, ma “scrivere sul Foglio mi permette di far capire chiaramente che con la ‘famiglia’ culturale della nostra attuale sinistra (che voterò, ahimè) ho ben poco in comune”, e “di sentirmi come senza dubbio sono: colpevole e solo”.
    Su google ho visto che Berardinelli ha 63 anni, ha scritto molti libri e a insegnato all’Università di Venezia dall”83 al ’95. Visto che gli piace giustificarsi, riceve o no qualche diritto d’autore da aggiungere ai 2000 euro? E cosa gli è successo dopo il ’95, a 52 anni? E’ stato sbattuto fuori dall’università, ha abbandonato lui o è andato semplicemente in pensione? Nel qual caso…
    Berardinelli si definisce “solo” perché senza “famiglia”-sinistra: ma perché si definisce “colpevole”? Dal contesto si capisce: perché scrive sul Foglio-destra. Ora, il Foglio gli permette di professare/protestare sia la sua solitudine rispetto alla sinistra, sia la sua colpa di stare insieme alla destra. Ma s’intuisce che qualcosa non quadra, e difatti sul Devoto-Oli:
    giustificarsi = rendere ragione delle proprie azioni dichiarando o dimostrando la propria buonafede
    buonafede = convinzione soggettiva di pensare e operare rettamente
    rettamente = in piena conformità a un principio di giustizia
    Invece Berardinelli ritiene che giustificarsi = rendere ragione delle proprie azioni dichiarando la propria colpevolezza (e dimostrando una scarsa conoscenza dell’italiano, della logica e forse anche della morale).

  14. ah eri tu yara?
    ma che razza di linguaggio usi?sembri uno del minculpop.
    va be che ti autodefinisci “una scritta sul muro di un cesso”, ma insomma dai …

    @andrea inglese premesso che è del tutto legittimo che abbiate chiuso i commenti agli articoli di berardinelli, però sinceramente proprio non riesco a capire come mai. Sono due pezzi interessanti perchè non permettere che si possano commentare? E’ forse stato lo stesso berardinelli a chiederlo (sarebbe una richiesta ultra-legittima ma interessante da conoscere) o è una vostra iniziativa?
    Strano perchè è la prima volta in assoluto che succede in NI
    Ma c’è sempre una prima volta.
    Boh secondo me è una occasione sciupata.
    Finalmente si prospettava una discussione veramente intelligente e paf … chiusura :-).
    Impossibile pensare che la discussione continui in un post ormai stra-archiviato e complicato da raggiungere, almeno linkatelo in margine ;-)
    geo

  15. Yara: lo ripeto qui, come ho già scritto sul blog di georgia.
    Sai com’è, non vorrei che qualche sprovveduto ti desse retta e pensasse… che so… che Berardinelli ci “nasconde” la sua pensione o che “sia stato cacciato”.
    Berardinelli di sua volontà ha lasciato un comodo posto all’Università di Venezia perché non condivideva più il sistema universitario in cui si trovava a lavorare (che funziona e continua a funzionare illudendo gli studenti). Questo è quanto ho appreso seguendo il suo lavoro.
    Prima di fargli la morale (tu e Inglese) dovreste pensarci e ripensarci.
    SN

  16. Alla libreria Archivi del 900 ho trovato i libelli in questione, costano pochissimo (tre euri l’uno), li ho comprati dopo avergli dato breve scorsa per la curiosità di mettere il naso nella poesia francese e americana contemporanea. Tutti hanno il testo originale a fronte. Mi piacerebbe metterne almeno uno da farvi leggere ma la nota che dice che è vietata la riproduzione anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuato, mi frena. Visti gli utimi fatti mi sembra cosa saggia. Così a caldo, mi è piaciuto molto Olivier Cadiot, ho delle perplessità su Mohammad.
    Ciao a tutti.
    Ciao Ale!

  17. Insomma: non dobbiamo commentare Berardinelli, e basta, senza capire perché. Se non è libertà questa!

  18. Ma lo fate apposta a non capire o veramente siamo incapaci di spiegarci?
    I commenti potete, eccome, farli. Per evitare la dispersione su più post (creando così grande confusione) si è deciso di lasciare aperti i commenti solo sul pezzo intitolato “Lettera aperta ad Alfonso Berardinelli” che è facilissimamente raggiungibile cliccando sopra a questo titolo (evidenziato in violetto) presente nellla prefazione ai due pezzi di Berardinelli.
    Oddio: mi sarò spiegato?

  19. Spero che La Giardiniera sia un uomo, perché nel caso per me è più facile dirgli che gli manca una rotella. Berardinelli nell’articolo ha fatto un’excusatio non petita, ha cioè tirato fuori la busta-paga senza che nessuno glielo chiedesse: così attira domande legittimate solo dalla sua mossa. Io ho già il mio lunario da sbarcare, e di per sé non mi interessa il lunario altrui: ma qui se l’è voluta lui. E io non ho insinuato: ho ipotizzato le uniche 3 alternative possibili (cacciata, uscita, pensionamento all’università). Visto che sei al corrente, ci ha messo 13 anni a capire che l’università è marcia?
    Invece sul piacere di giustificarsi dichiarando la sua colpevolezza, su questo monstrum logicum, nessuno dice niente…

  20. Grazie Bortolotti.
    A Biondillo dico che non è la stessa cosa commentare in un luogo piuttosto che in un altro.

  21. “non è la stessa cosa commentare in un luogo piuttosto che in un altro”.

    Gianni, e a questo cosa cazzo rispondi? Eh? Eh? Ti hanno messo con le spalle al muro, eh? Dai, prova a replicare, su, voglio proprio vedere adesso come te ne tiri fuori!!!

    p.s. superfluo:

    ;-)

  22. “Milano 2006: Biondillo ha le mani legate.”

    Protagonisti:
    Il commissario Biondillo
    Il libero battitore Alfetra
    I piantoni Raos e Inglese

  23. Resta il fatto che adesso, dopo aver postato la vostra risposta, gentili Andreucci, vi avete anche messo sotto i commenti. Come mai, allora, adesso non c’è più “dispersione”?

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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