Dentro la gabbia d’uno zoo

di Luciana Sica 

 zoo isabella santacroce.jpg(Ricevo da Massimiliano Governi e pubblico questa recensione uscita oggi su “Repubblica”. F.K.)

Isabella Santacroce è una che sa scrivere, anche se i suoi lettori e una buona fetta della critica ne riconoscono il talento mentre per altri – che la detestano, un po´ a prescindere – continuerà in eterno ad essere una mezza calzetta. E invece, la cifra linguistica spiccatamente personale ne fa un´autrice, la sua è una scrittura densa che altalena tra lirismo poetico e violenza espressiva, sempre in bilico tra una dolcezza estenuante e una crudezza che a tratti sconcerta. «Ipnotica, incantatoria, stupefacente», erano non a caso gli aggettivi usati da Cesare Garboli, che non esitava a definirla «una prosatrice di altissima qualità». C’era magari un rischio nel lavoro letterario della Santacroce: il rischio della ripetitività, di una certa prevedibile ossessione nei “temi”, di una scrittura applicata costantemente a un universo giovanilista nel segno dell´eccesso, di personaggi quasi tutti femminili e sciroccati, immersi sfrenatamente nel vuoto di notti insonni e afasiche, musica rock, droghe, sesso estremo, noia devastante… Ma nel tempo la Santacroce ha saputo uscire da quel cliché, proponendo – per dire – già anni fa un poemetto in prosa, un “canto” delicato come Lovers del tutto estraneo a un libro tipo Destroy, e poi più di recente Revolver che raccontava certi destini accartocciati in una vita più adulta, più normale, e ancora più terribilmente infelice di certe folli corse verso la dimenticanza.
Oggi il cambiamento si fa netto, molto deciso; questa trentasettenne romagnola si spinge più in là mostrando di avere parecchia altra farina nel suo sacco: basterà leggere il suo tragico Zoo, che esce domani da Fazi (pagg. 126, euro 12,50). In tempi per niente brillanti in cui Laing e Cooper non si sa più chi siano, probabilmente due marziani appartenuti a una cultura morta e sepolta, in tempi oscurantisti in cui ogni giorno la famiglia viene osannata da cattolici e laici come si trattasse di uno spot infinito della Mulino Bianco, con quest´ultimo libro la Santacroce si mette di traverso a ricordarci che razza d´inferno può essere la vita tra le mura domestiche. E lo sa fare, racconta a perfezione certa crudeltà morale non santificata dal sacramento del matrimonio, la bassezza spirituale di chi non ama i propri figli, quella spaventosa inettitudine che spesso ha le forme dell´egoismo, della vanità, del narcisismo piccolo-borghese tanto e ovunque dilagante.
 

Zoo: non è un romanzo classico, ma è certamente una storia, è la narrazione sapiente di una famiglia dove l´amore assoluto e l´odio cieco deragliano verso una distruttività patologica che alla fine non risparmierà nessuno. Il lessico famigliare della Santacroce – pure giocato sulla memoria – è il racconto di una follia a tre, di una psicosi domestica sempre più devastante, di un delirio nella forma di un monologo straziante dell´unica superstite del diabolico terzetto, la figlia-protagonista di un gioco al massacro che la trascinerà nella malattia, nell´incesto, nell´assassinio. Descrivere nei dettagli il plot della storia sarebbe un esercizio inutile, e fuorviante, perché qui è proprio la scrittura a sostenere una vicenda che – priva dei suoi ritmi letterari – perde molto della sua forza e anche della sua credibilità.
Si tratta di tre personaggi teatrali e senza nome: il Padre, la Madre, la Figlia. Lui è un uomo molto fragile, uno che disegna fiori, un artista fallito che tratta la sua bambina come un´amante. Lei, la moglie, bella donna dalle forme procaci sempre ben in vista, tirannica fino al sadismo, aggressiva e arrogante, è una che vende abitucci e pensa di essere chi sa chi. La figlia è la vittima: bruttina, candida, innocente, sottomessa – ma una volta distrutta dal dolore per la perdita improvvisa del padre amatissimo e poi annientata anche fisicamente dalla madre, che in uno dei suoi tanti momenti di furore incontenibile la fa graziosamente rotolare per le scale, la ex brava bambina incapace di ogni ribellione, l’adolescente finita su una sedie a rotelle diventerà perfida, cattivissima, capace di ogni ferocia.
Per quanto non sia facile crederlo, la protagonista di questa storia “estrema” esisterebbe realmente. «L´ho conosciuta, attraverso un´amica», dice Isabella Santacroce. «Lei stessa mi ha chiesto di raccontare la sua tragedia, e mi ha fatto un gran regalo, o almeno io lo considero così… Il libro l´ho scritto in dieci mesi, e per la prima volta senza ascoltare musica, in un silenzio assoluto e necessario per ritrovare quella voce che ho ascoltato a lungo… Penso di esserle stata fedele e di essermi anche immedesimata, non perché io abbia avuto i suoi problemi ma perché comunque la madre – qualunque madre – ti mancherà sempre, e poi a me è sempre interessato parlare dei luoghi bui dell´anima, delle sue zone più oscure… Le ho mandato il libro, so che lo ha letto e le è piaciuto, anche se ora non se la sente di vedermi».
Ora magari avrà bisogno di starsene in disparte, lontana da ogni forma di clamore se non proprio da quel suo passato remoto che l´ha segnata per sempre, chi sa come stanno davvero le cose. E poi qui quel che conta è il libro – non la cronaca piatta di una storia forse vera. È la qualità letteraria con cui la Santacroce sa rievocare un microcosmo malatissimo e claustrofobico come la gabbia di uno zoo.
In quella famiglia dove mai si sente aleggiare una qualche forma di leggerezza, c´è innanzitutto un uomo mortificato dalla sua maniacale, insopportabile compagna, e che riversa sulla figlia sentimenti non proprio limpidi, giocati sulla morbosità, sulla violenza di un possesso esclusivo («Ho appena nove anni, sembro sua moglie… È mio padre l´uomo della mia vita… Di notte dormiamo insieme nello stesso letto, lui mi abbraccia, mi tiene stretta contro il corpo, mi chiama tesoro. Sento le sue labbra baciarmi i capelli, il suo respiro scaldarmi la pelle… Mi chiede se lo amo, si accende una sigaretta, sorride»).
C’è poi una donna che vive tra le nuvole di una colpevole superficialità, una poveraccia in fondo ma anche una bastarda, unicamente presa dal suo ombelico e dalla convinzione che l´avvenenza fisica sia un lasciapassare per il maltrattamento di chiunque le capiti a tiro, meglio se i propri familiari («Lo zoo è stato costruito in suo onore, come monumento alla sua violenza… Mi sentivo una bambola comprata in un negozio per sbaglio. Mia madre avrebbe voluto quella perfetta, c´era stato un errore… Avrei voluto una madre diversa, che mi facesse sentire che era felice d´avermi… Tante volte ho desiderato diventasse brutta all´improvviso, venisse disarmata. Lei e quella sua insopportabile bellezza che ti puntava addosso come un mitra… Una madre continua ad essere una madre anche quando non lo è più, anche quando non lo è mai stata»).
C’è soprattutto – in questa storia che sanguina – una bambina solissima e confusa, sedotta dal padre, sconcertata dalla madre, destinata a diventare una ragazza molto infelice e sempre più vessatrice, dall´anima ferita e nerissima. Lei è lì, paralizzata, nella morsa di un dolore massacrante, con fantasie atroci che ne annientano ogni senso di umanità e che soprattutto non restano tali: «Penso a lei, la femmina vigorosa nuovamente in pista, e decido di fermare la sua corsa…». L´idea omicida prende corpo, insieme col desiderio più perverso: «In quel disgusto di avermi sotto come un amante, in quell´orrore in cui la porto, io le grido di amarmi, di amare questa figlia che ha ucciso…».
Fino all´atto finale della tragedia: «Con le mie braccia forti, con l´unica cosa che ho, con loro io uccido mia madre… Poi la vedrò scostando il cuscino, lei è lì, senza più vita, senza più sbarre, libera».

 

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80 Commenti

  1. Mah, questo post mi sembra più che altro un sistema per mostrare i muscoli: la recensione non ha molto spessore e l’unico motivo di interesse mi sembra esclusivamente editorial-comunicativo – l’articolo è uscito su “Repubblica”, il secondo quotidiano italiano – mentre il valore culturale del pezzo stesso (e quindi i motivi d’interesse per noi che leggiamo) veramente molto basso. Come pure modestissima mi è sempre sembrata la prosa di Isabella Santacroce. Spero per la Fazi e per Massimiliano Governi che questo libro di Isabella Santacroce sia migliore dei suoi precedenti. E per le prossime volte: va bene promuovere i propri autori, ma sarebbe meglio farlo con un pezzo più interessante, magari anche mettendosi in gioco in prima persona piuttosto che trincerarsi dietro una recensione davvero bruttina…

  2. «Ipnotica, incantatoria, stupefacente», erano non a caso gli aggettivi usati da Cesare Garboli, che non esitava a definirla «una prosatrice di altissima qualità».

  3. E perché, Garboli non può prendere una cantonata? Sempre a trincerarsi dietro qualcosa di altro (siano i brutti articoli di Repubblica o il pensiero di un geniale e faziosissimo personaggio come Garboli) e pensiero personale, poco. Ciò non toglie, ripeto, che “Nazione Indiana” dovrebbe essere un luogo di discussioni intelligenti, che magari portano con sé la giusta e sacrosanta promozione di libri, non delle pagine pubblicitarie ad uso della casa editrice (in questo caso Fazi, per mano di Massimiliano Governi). Tra l’altro la stessa recensione è sul sito della casa editrice. Quindi, a che serve? Almeno gli altri Indiani si facciano pagare per la pubblicità gratuita da Elido Fazi. Non c’è intento polemico in questo messaggio, ma solo un po’ di dispiacere e delusione. Secondo me Governi (e krauspenhaar) dovrebbero fare un minimo di autocritica. Credo siano troppo giovani e intelligenti per questi marchettoni. Forse gli manca la furbizia luciferina di Garboli…

  4. Sono assolutamente d’accordo con Milo M. Vedere su N.I. un pezzo della “giornalista” Luciana Sica, su una scrittrice che andrebbe stroncata con granate e cannoni per la sua inautenticità, reiterata in vari libri, viene presentato qui come pura marchetta dell’editore Fazi. Alla larga!

  5. Ragazzi: Nazione Indiana, che io sappia, è una “rivista interattiva polivalente”; è il suo bello, tra l’altro. Pertanto, questa recensione nei nostri “aurei spazi” secondo me ci puo’ stare, anche perché, esistendo – tra un “aureo spazio” e l’altro lo spazio di discussione dei pezzi stessi (e questo è il blog, appunto) voi lettori (con nome e cognome o “sotto nick”, per me non ha una grande importanza) avete la possibilità di contestare il pezzo, o, come in questo caso, protestare civilmente addirittura sull’opportunità di pubblicarlo. Posto che questa non è una marchetta (anche perchè, ma non soltanto, qua si fa tutto gratis) posso dirvi che a me questa di Luciana Sica pare proprio una recensione; che venga da “Repubblica” e non da “L’Almanacco della Letteratura Dura e Pura” per me non fa differenza, a dirvela tutta. E’ una recensione in piena regola, questa, ben scritta e argomentata; che poi la Santacroce sia davvero una grande scrittrice questo io non lo so onestamente dire, non avendo mai letto una riga sua che sia una; ma non importa: ragione in più per scoprirlo alla prossima occasione.

  6. No, non siamo razzisti, caro Franz, solo che Luciana Sica ha già il suo (corrotto) pulpito dal quale parlare: appunto Repubblica. Non mi sembra il caso di “amplificare” qui la sua voce.

  7. Insomma: eravamo rimasti (vedi “affaire Berardinelli”) al fatto che Il Foglio è un giornale indegno; ora lo è anche Repubblica. Mi chiedo su quale giornale desiderereste vedere tutte le recensioni: forse il quotidiano di “proprietà” del vecchio compagno Fidel Castro?
    (Personaggio “colorito” e simpaticissimo, detto per inciso…)

  8. Mi dispiace per te Cesarino, non sono uno scrittore e non ambisco a esserlo. Sono soltanto un “lettore” che detesta di cuore Isabella Santacroce e anche le pagine culturali della Repubblica, sede di scambi e favori, nonché di sfacciati nepotismi… Non mi meraviglierei che prima o poi vedessimo su Repubblica una recensione del libro di Governi. oppure che la signora Sica pubblicasse qualcosa con Fazi… Insomma, questo nostro spazio è libero ancora da queste cose, cerchiamo di mantenerlo pulito!

  9. ho scritto tre libri e nessuno è stato mai recensito da repubblica. nemmeno l’ultimo che è uscito tre mesi fa. non conosco nessuno, non frequento, non intrallazzo. franz krauspenhaar è un mio amico e uno scrittore che stimo. se pubblicare la recensione della sica su questo sito ti sembra tutta ‘sta cosa sporca, chiederò a franz di cancellarla. comunque “zoo” è davvero bello sennò non lo avrei proposto per la pubblicazione.

  10. Speriamo, che sia bello. Lo dico senza ironia; è sempre una buona cosa quando un autore in grave discesa – come la Santacroce – riesce a trovare la forza per risalire la china. Non voglio sollevare vespai. Semplicemente mi chiedevo (e vi chiedevo) se il copia-incolla di una recensione fatto dall’editor della casa editrice che pubblica il libro recensito rientrasse nello statuto (scritto o ideale) di Nazione Indiana.

  11. 1.Non cancello proprio nulla.
    2.Che significa “copia-incolla fatto dall’editor di una casa editrice”? Governi (la mia amicizia personale e la stima come scrittore è ricambiata) mi ha mandato il pezzo; io, dopo averlo letto, l’ho ritenuto degno di pubblicazione su NI.
    3. Se per statuto intendi le norme di comportamento, io (anche stavolta) a tali norme mi sono attenuto. In più, qui ognuno pubblica quello che vuole senza chiedere il permesso agli altri.
    4.Questo è (anche) il bello di Nazione Indiana.

  12. 5. prima di sparare giudizi (in questo caso su Isabella Santacroce) perché non vi attaccate a una robusta pezza d’appoggio? (Vedi il romanzo “Zoo” in uscita?)
    O c’è della prevenzione?

  13. Troppo livore e dileggio gratuiti nello pseudo-Garboli, tanto da far sorgere il sospetto che sia anche lui della partita (è il pony express di Fazi?).

    Mi sembra innegabile il calo della fortuna editoriale della Santacroce -raggiunse il massimo di attenzione con “Destroy” e poi il problema è stato sempre quello di limitare le perdite rispetto al notevole interesse suscitato con il secondo libro. (“Luminal” ha avuto meno fortuna di “Destroy” e i libri Mondadori sono stati tutto un piano in discesa).

    Per ciò che riguarda invece il valore letterario, qui naturalmente entra in gioco l’opinabilità. Ma anche in questo caso, l’impressione è che tutto l’interesse iniziale sia sfumato poco a poco, dividendo in seguito il terreno tra gli estimatori della scrittrice (meno di un tempo, ma tenaci) e suoi detrattori (sempre più numerosi e convinti che si tratti di un piccolo bluff).

    Testimonianza di tutto questo è che la pubblicazione con Fazi ha tutto il sapore di un tentativo di rilancio (una grossa casa editrice ne sarebbe meno capace di una più piccola ma agguerrita come la Fazi). E il rilancio ha senso se uno ultimamente ha dovuto faticare un po’. Se il libro è bello, ripeto, spero che l’operazione riesca.

  14. A F.K.
    per carità, non ho certo la pretesa di farti cancellare il post. Non l’ho mai detto, ci mancherebbe. Solo esprimevo anche io la mia opinione. E’ chiaro che il bello di Nazione Indiana è che ognuno posta quello che vuole. Mi appellavo però a una questione deontologica (una norma non scritta, la zona grigia in cui effettivamente ognuno può comportarsi come vuole senza infrangere la legge con il rischio però di suscitare il biasimo del prossimo).

  15. Ascoltami bene, insomma leggi con attenzione: ti darei più credito se ti firmassi con nome e cognome, però, non avendo nulla contro i nick, ti presto ascolto e “interagisco” con te, perdendo tempo ed energie: che cazzo vuoi dire con “…il sospetto che sia anche lui della partita (è il pony express di Fazi?)”. Di quale “partita” parli, insomma? Non è la prima volta che qui si pubblicano delle recensioni. Devo fare anch’io come te, e pensare che ci sia sotto qualcosa? Per esempio che tu abbia qualcosa di personale contro la Fazi? O contro la Santacroce?
    No, io questo non lo penso; però, dammi retta, lascia perdere le allusioni alle “partite”, che qui io ( come gli altri indiani) “lavoriamo” nemmeno per
    la gloria. Chiaro? O te lo devo scrivere in stampatello?

  16. e i libri Mondadori sono stati tutto un piano in discesa?
    non è assolutamente vero, bugia di Milo. Cosa fai nella vita Milo?

  17. allora, facciamo il punto.
    Franz K. si incazza troppo per i miei gusti, lo esorto a una maggiore tolleranza.
    I morti lasciamoli in pace e non li tiriamo per la giacchetta.
    Luciana Sica è una giornalista.
    La cultura di Repubblica del grigio Mauri è un ricettacolo di scambi/favori/protezioni/nepotismi (vedi Marcoaldi/Fusini) e quindi è meglio lasciarla perdere, ignorarla.
    Questo, fino a prova contraria, è uno spazio libero e non ancora lottizzato.

  18. Però: tu chi sei per dirmi con quale tono devo esprimermi? E poi, già che ci siamo, non ti pare comodo, facile, anche un po’ – lo diciamo?- vigliacco fare delle accuse non mettendoci la faccia? Perchè, vedi, il nick va bene, ma è comodo. E quando si fa una battaglia, o si fa una provocazione, a casa mia ci si fa vedere in faccia. Per quanto ne so, i nomi che hai fatto non mi dicono nulla; e anche se mi dicessero qualcosa, il fatto stesso che fai dei nomi altrui senza metterci il tuo, la dice lunga sulla tua credibilità.

    Georgia, se permetti qui, in questo thread, il “traffico” lo regolo io.

  19. la santacroce coi suoi sballi paleofreak a me che ho 50 anni non mi pare neanche farsesca – è solo davvero una delle tante sòle che girano nelle patrie lettere

  20. Ritengo la Santacroce una pessima scrittrice e la recensione ospitata su “Nazione Indiana” poco più di uno spot promozionale.

    Il problema non è l’apparizione della recensione su “Repubblica”, ma la contemporaneità tra quella recensione e la pubblicazione su “Nazione Indiana”, alla vigilia dell’uscita del romanzo.

    Sembra (sicuramente non è così, ma l’apparenza c’é) che questo spazio si sia prestato a un’operazione di promozione pensata altrove e che qui ha trovato risposta.

    condivido, infine, l’opinione di Georgia: usare nomi e cognomi di altre persone (per irridere, oltrettutto, opinioni critiche) è un pessimo segnale.

    Writer

  21. Bravo Writer, bravo popolo della rete, libero, inafferrerrabile, sfacciato… Chi protesta contro i nick, sbaglia. Il nick è potenza anarchica, rivoluzionaria. Ragazzi, non sono uscito fuori di testa, credetemi. Date voce al dissenso. Qui a Nazione Indiana Isabella Santacroce non ce la vogliamo! E siamo estranei a qualunque tipo di marchetta, consapevole o meno che sia, caro Franz.

  22. caro gino l’uccellino, come disse panella a boncompagni: con te ci vediamo fuori, perché io sono un teppista e vado fiero della tua imbecillità.

  23. F.K.
    Perchè, vedi, il nick va bene, ma è comodo. E quando si fa una battaglia, o si fa una provocazione, a casa mia ci si fa vedere in faccia.

    Georgia
    Ehi franz me lo spieghi meglio.
    Vuoi dire che ogni volta che io critico, da oggi debbo mandare prima foto autenticata in carta da bollo?
    Altrimenti come cavolo faccio a farmi vedere in faccia?
    Mettiamo che io mi chiami rossi, a te che caz** cambierebbe se mettessi, quando litigo solo georgia rossi?
    Ma non è che state mettendo su un blog burocratrico con continua presenza del notaio, come nei giochini a quiz della rai?
    Io ho visto risse enormi a cui partecipavano nick, nomi e cognomi di persone sconosciute, nomi e cognomi di persone più note (quelle note davvero, per ora in rete non ci sono se non in maniera formale e … in assenza o, udite udite… con nick), e … sinceramente non ho visto differenze di comportamento. Ho visto svaccarsi e dire cazzate incredibili persone con nome e cognome abbastanza conosciuto e comportarsi invece correttamente (anche se duramente) persone con il solo nick.
    Io non capisco, sinceramente non capisco, perchè senti questa necessità che il tuo interlocutore o critico dei tuoi scritti abbia nome cognome codice fiscale indirizzo ecc. ecc?
    Se dice cose intelligenti valgono comunque.
    Se dice cazzate … cos’è che ti dispiace?
    Non poterlo denunciare?
    Non poterti vendicare, se ne hai il potere?
    Non capisco proprio in cosa consista la differenza se non in una possibile rappresaglia e ritorsione.
    Io personalmente preferisco uno che gira con un nick, sempre lo stesso, (un nick a cui tiene) a uno che gira con nome cognome foto tessera distintivo del rotary, crocefissone al collo, e poi quando deve dire qualcosa di sgradevole (o autocomplimentarsi con se stesso) entra con un nick di passaggio, ti offende e se ne va. E lo fanno tutti i prodi cavalieri dal volto scoperto, lo sappiamo tutti che lo fanno tutti, e alcuni sono pure stati scoperti e altri hanno una scrittura e una logica di pensiero che vale più di un nome e cognome per riconoscerli ;-).
    Quindi finiamola con questi falsi moralismi di comodo sui nick.
    Il nick di chi critica, eventualmente leva solo potere a chi ce lo ha già, o crede di averlo, il nick livella, il nick non può dire :Lei non sa chi sono io (alle volte lo dicono anche i nick perchè dopo anni di rete vanno fuori di testa, acquistano una personalita scissa e credono di esistere anche come nick, però vanno fuori di testa anche con il loro nome e cognome vero.
    La rete livella, e il simbolo formale è il nick, ed è per questo che chi si sente un gradino sopra si incazza tanto.
    Ma la rete si basa sui nick, perchè un nome e cognome vero dopo un po’ è solo un nick, nè più nè meno, e come tale viene trattato dagli altri, e questo fa andare in bestia quelli che si sono illusi borghesemente di avere un prestigio dal loro nome.
    Ma non vi siete accorti che la rete livella proprio tutti e … occhio, perchè livella al ribasso;-)
    geo

  24. E’ davvero noioso ricapitare su NI e ritrovare sempre le stesse cose… Immutate, anzi, radicalizzate, incancrenite. La paranoia del complotto culturale. Il malcostume dell’espressione di giudizi senza aver letto nemmeno una riga di un libro. L’autocompiacimento del giudizio tranciante e spocchioso spacciato per esigenza di qualità letteraria.

    Mi vengono spontanee delle domande. Le voglio scrivere, non verrò a leggere le risposte.

    Ma voi, voi che parlate tanto, che libri avete scritto? Voi che mettete in croce critici letterari e giornalisti, scrittori e editor, che pubblicamente e spesso anonimamente li accusate di scambi di favori e nepotismi, raccomandazioni e mancanza di talento, VOI CHE VI PERMETTETE DI CHIEDERE A UN GIORNALISTA PERCHE’ SCRIVA SUL “GIORNALE” O SU “REPUBBLICA”, MA VOI PENSATE DAVVERO, MA LO PENSATE PROPRIO DAVVERO CHE “L’UNITA'” O “LIBERAZIONE” SIANO EVENTUALMENTE IMMUNI DA QUANTO VOIPENSATE ESISTA IN QUELLE REDAZIONI “NEMICHE”, CHE VORREBBERO VENDERVI ACQUA FRESCA SPACCIATA PER VINO DI QUALITA’, VOI PENSATE DAVVERO CHE UN LIBRO DI CUI NON PARLA NESSUNO – MAGARI IL VOSTRO, CHE AVETE NEL CASSETTO IMPUBBLICATO – SIA DAVVERO UN CAPOLAVORO RIFIUTATO DA UN SISTEMA AL QUALE VI FAREBBE SCHIFO APPARTENERE?

    E credete davvero che la rete sia l’unico spazio “non lottizzato”, l’unico spazio in cui si possa esercitare un pensiero libero, E VI SEMBRA DI ESERCITARCI UN PENSIERO OGGETTIVAMENTE LIBERO? PERCHE’ SE QUESTO E’ IL VOSTRO PENSIERO, SE E’ QUESTO IL VOSTRO LIBERO PENSIERO, SPIEGATEMI, ANZI, SPIEGATEVI DA COSA E’ LIBERO? IN COSA E’ DEMOCRATICO?

    Vi consiglio di vedere un vecchissimo film, famoso soltanto per il cammeo di Marilyn Monroe; in realtà un film che spiega benissimo le dinamiche che si creano tra i “borghesi” e chi sta (mentalmente) un livello sotto.

    Con una punta di compassione, soprattutto per quel nick così potentemente anarchico e rivoluzionario che è “Gino l’uccellino”,

    GG

  25. gemma, ma la recensione di sorino ce la fai leggere o no?
    Lo chiedo non per polemica, ma per curiosità visto che deve essere uscita sulla repubblica di milano.
    Non te a prendere, la vita va così, si sa, e poi, dai, mica possiamo trovare tutto ottimo quello che viene pubblicato, insomma almeno a qualcuno di noi concedi la buona fede, su fà la brava, lo dice anche Berardinelli che: “La stessa attività critica nel suo insieme viene concepita dai poeti come un utile strumento promozionale e pubblicitario: in caso contrario, il critico risulta sommamente antipatico, viene ritenuto saccente, autoritario, pedagogico, importuno, inopportuno, invidioso, astioso, distruttivo, nemico della vita e della creazione.”
    Insomma se uno fa una critica ad un libro diventa subito antipatico, stupido e invidioso, ma non sempre lo è, a volte anche il pubblicato fa schifo non solo quello che rimane nei cassetti :-)))))
    geo

  26. “Mi vengono spontanee delle domande. Le voglio scrivere, non verrò a leggere le risposte.”

    Peccato, ti avrei risposto volentieri. Certo che una frase come quella quotata sarebbe da aggiungere alle “malefatte” che denunci con tanto vigore… :-)

  27. Grazie Franz per aver postato questa bella recensione. Leggerò il libro della Santacroce anche perché mi fido di Massimiliano Governi sia come editor (a lui va il merito di aver scoperto il talento di Gemma Gaetani), che come autore (“Parassiti” è una splendida raccolta di racconti).

  28. Ma chi sarebbe questa Gemma Gaetani? Io non l’ho mai sentita nominare. Però la spocchia non le manca. Provo a risponderle. I giornali sono tutti più o meno lottizzati, ma il caso di Repubblica è scandaloso perché si recensiscono solo i libri degli amici e dei parenti, sempre sotto l’egida dell’Einaudi (abbi fede, Governi, recensiranno anche te!). Cara Gaetani, ma che per caso hai gli occhi foderati di prosciutto? Quanto ai nick, li si accettano solo quando non disturbano, quando seguono bovinamente la scia di chi si firma con nome e cognome (che si sente per questo un gradino più su), quando leccano il culo a tizio e caio! Poi, quando davvero cominciano a disturbare e a fare nomi, allora è scandalo! A morte i nick, che sono tutti vigliacchi e infami! Ma insomma, cerchiamo di essere coerenti!

  29. gino l’uccellino tutto sommato mi stai simpatico. ma hai sbagliato obiettivi, credimi. la santacroce è una che già da anni sta lontana dal gorghetto delle chiacchiere letterarie. io, invece, non ci sono mai entrato. e tu? chi me lo dice che non ci stai dentro con tutte le scarpe.

  30. beh gino l’uccellino sbaglia alla grande su repubblica, credo abbia un suo dentino avvelenato :-)
    Su repubblica accade quello che dice lui, ma non solo.
    Certo la pagina culturale è un po’ in discesa, ma cosa in questo periodo non è in discesa???? solo la spokkia :-)
    La santacroce non è peggio di molti altri, anzi forse è molto meglio della recensione su di lei e poi si è creata un personaggio, quindi io non infierirei su di lei.
    E’ brutto che uno accetti di mettere nel blog le cose che gli vengono inviate all’interno di un progettino pubblicitario, questo si è brutto ma accade ovunque, quindi perdonabile. basta poi però non sentirsi diversi perchè così non è ;-)
    Gemma Gaetani, a me piace, è deliziosamente ingenua, ma mi sembra possedere molta grinta e si difende bene quando non dice le cavolate (cosa che succede a tutti).
    Una scrittrice deve prima di tutto essere una scrittrice, poi avere qualcosa da dire e dirlo bene e con passione, ma poi deve avere anche grinta in abbondanza. Beh gemma ce l’ha e per questo mi piace molto. E’ un po’ utilitaristica, ma non è ipocrita, le sue intenzioni sono così cristalline che sembrano sottotitolate dentro una sfera di vetro.
    Sulla storia dei nick invece gino ha perfettamente ragione e dal ramo la canta giusta.
    Vanno bene se sono innocui e stupidotti, complimentosi e sdilinquenti/delinquenti come un cicisbeo col parrucchino, anzi magari possono anche servire al momento apportuno per arruolarli come mercenari per offendere a nome di tutto il branco il disturbatore del chicchiericcio rococò, i nick diventano invece uno scandalo se sono intelligenti e non controllabili e quindi non si possono zittire.
    geo

  31. Intendiamoci, amici di N.I. Franz e Massimiliano sono persone perbene, che io rispetto e stimo. Ma stavolta hanno fatto, per ingenuità, una cosa che potevano evitare. Tutto qui. Non la tirerei tanto per le lunghe su questo. Diverso è il discorso sui nick. Moresco e company se ne sono andati via anche perché non sopportavano più i commenti incontrollabili dei nick, che adesso sul nuovo sito hanno eliminato, risolvendo (loro credono) il problema. In realtà hanno peccato di presunzione perché i nick sono l’anima della rete. Senza i nick ci si parla addosso, ci si alliscia l’uno con l’altro, e questo non serve a niente e a nessuno.

  32. Puo’ darsi. Puo’ darsi che la stima si possa dimostrare anche con delle critiche feroci. Questo non lo metto in dubbio. Io direi che possiamo chiudere qui l’incidente, se a voi va bene. Con soltanto un paio di precisazioni, per nulla polemiche, ma a mio avviso necessarie: parlare di “marchette” per questa cosa mi era parso abbastanza infamante, visto il lavoro che stiamo portando avanti. E poi, affermare che qui i nick non vengono presi in considerazione lo trovo un errore causato da un calo di memoria: io e molti altri, qui, siamo stati ore intere a dibattere con persone “sotto nick”. Lo sto facendo anche ora, infatti. Io dicevo soltanto (lo dicevo per voi, anche) che muovere una sacrosanta (o anche non sacrosanta) critica ha tutt’altro spessore se dietro quella critica c’è un’identità riconoscibile. Altrimenti è facile, a volte viene proprio naturale (è umano, insomma) pensare che ci sia dietro null’altro che il desiderio di colpire sotto la cintura per il puro gusto di farlo. Capite la differenza? Capite la differenza, per esempio, tra libertà e anarchia?
    Nessuno contesta i nick, insomma; sarebbe oltretutto comodo non ribattere, far finta di nulla, snobisticamente “evitare” il contatto.
    Buone cose.

  33. sul significato negativo che f.k. sembra dare ad anarchia sarebbe bene che si sfogliasse un po’ di errico malatesta.

    Non credo che Moresco sia andato via per gli attacchi dei nick.
    Forse avrà riconosciuto qualche mercenario dietro i nick. Cioè quelle persone che fanno solo finta di girare a faccia scoperta e quando occorre indossano la maschera (mille maschere) e scendono in campo a … cacare.
    E’ altra cosa dal fenomeno legittimissimo di chi naviga con un nick e sempre lo stesso. E poi moresco odierà i nick e i commenti (anche perchè credo che lui, personalmente, con il pc sia una frana) ma oggi ha postato una cosa molto bella e quindi è ampiamente perdonato :-)
    http://www.ilprimoamore.com/testo_61.html
    F.K sei buffo, sembri pensare che i nick muoiono dalla voglia di dialogare con i volti s/coperti e che questi facciano loro un grande favore ad abbassarsi a dialogare con loro ;-) …. ma dai non dire bischerate infantili ;-) quando un volto scoperto non dialoga con un nick non è perchè sia uno snob o un superiore sicuro di se, ma solo perchè se la fa sotto e vorrebbe che il nick si levasse dai piedi, altrimenti non si spiegherebbe la grande tolleranza nei confronti di nick stupidotti e il sacro terrore di nick intelligenti. E una cosa che ho notato molto spesso.
    Va beh, poi c’è anche il super ego fragile che non vuole essere attaccato ma quello direi che è un pericolo meno frequente in un blog aperto e collettivo come il vostro.
    Poi c’è la soglia di tolleranza del virtuale, che è diversa per ognuno di noi, ma che abbiamo tutti. Dopo un po’ che uno è in rete avverte disturbi riconoscibilissimi, prova dolore, regisce con lamenti e vittimismi, ha la sindrome del linciaggio, beh a quel punto è meglio in un modo o nell’altro allontananrsi per un po’ e cercare di ricostrire le proprie e-ndorfine.
    geo

  34. Dedico a voi tutti queste mie righe.
    Un bacio
    Isabella Santacroce.

    Lucidando con la lingua la pietra mi si specchia la testa. Con le mani la stringo perché m’esploda nell’atto. Di lei quel riflesso dilaga la rabbia. Il suo esser conforme all’umana bellezza è uno sfregio alla sorte. Se devo esser mostro che io lo sia veramente. Mi sia dato al completo il deforme. Si diletti a non trascurare il dettaglio. Nulla rimanga a ricordarmi quell’angelo divoratore dell’aria. La sua grandezza che il miracolo supera. Si compia al millimetro l’incubo. Sovrasti l’imperfezione stordendola. In nome del diavolo mi porgo in ginocchio reclamando due teste. Diverse e vicine che riescano a mordersi. Questo vorrei. La necessaria distanza per sbranarsi coi denti. Questo vorrei. L’accanirsi di crani di un unico corpo fino a distruggersi. Questo vorrei. Lo scempio di me. Il dilaniarmi. Finirmi da sola l’inizio. Cibarmi. Questo vorrei. Ingoiarmi e rientrare nel ventre. Condanno la nascita che la vicinanza alla luce concede. Quell’esordio canoro che strangola. Il laccio reciso per l’abbandono bastardo. L’espellere me. Il volermi defunta tra i morti. Identica a loro e da loro considerata diversa. Sottratta alla vista. Se devo essere mostro che lo sia veramente. S’avveri se esiste questo ennesimo crimine. Che io diventi selvaggio spavento condannato a sopprimersi. Un orco pieno di teste per azzannarmi e poi digerirmi. Perché sia io a divorare quello che gli altri hanno voluto io fossi. Cibo per porci.

  35. Non avevo seguito questa striscia di commenti, entro solo per dire che io sono un nick, non credo di essere un nick stupidotto, eppure Franz ha sempre dialogato con me senza problemi, non mi ha mai chiesto di dirgli chi sono e non ha mai snobisticamente evitato il contatto.

    Solo per la precision e contro la retorique

  36. cara temperanza, cerca di articolare un pensiero meno scipito! E tu, Santacroce, levati dai coglioni! Sei molto più interessante come cubista che come scrittrice! E questo, chiunque abbia scritto le tue righe sentenziose!

  37. adesso mi stai rompendo veramente il cazzo, gino. levati dai coglioni lo dici a tua sorella. sempre come disse panella, vieni fuori a fare un po’ di letteratura con le mani!

  38. Dear Gino, mi spiace, ma la verità è scipita, e per lo stomaco ti consiglio Geffer, ottimo antiacido, migliore del malox.

  39. Che tipo che circolano nella rete… ‘sto Gino mi sembra un po’ represso, gratuitamente acido. Gino, leggo che tu senza nick allisci e ti parli addosso. Ma dai, che razza d’uomo sei se hai bisogno di una maschera per dire quello che pensi. Franz ha ragione, l’identità è importante per dare peso alle proprie parole, se no si produce soltanto aria fritta.
    A Georgia: qui l’unica spocchiosa mi sembri tu che ti permetti di dare dell’ingenua a Gemma Gaetani. Ma chi sei? Lady Oscar? Sì, è vero, dici cavolate, ma almeno evita di fare tutti ‘sti errori ortografici dato che ti consideri un’amica dei nick intelligenti.
    Ora, mi dite che cosa c’è di strano nel proporre su NI la recensione che è stata fatta di un libro che è nelle corde di Massimiliano e di Franz? Fatemi capire, perché con tutti sti errori ortografici di Georgia (mi sono sorbito pure le frasette banalissime del suo sito – quelle sì che sono ingenue), tutto ‘sto rancore livido di Gino, io non ho capito una mazza.
    Ah, i nick sono soltanto uno scudo per chi non ha le palle… e dimenticando di non averle pensa di proteggerle .
    Nicolò La Rocca, nato il 28 aprile 1970, altezza 1.82, peso 78 kg.

  40. Dai, sono stato un po’ duro. Mi ha dato fastidio Georgia che trattava con sufficienza Gemma Gaetani. Dall’alto di quale piedistallo? Per quanto riguarda i nick: in un modo più “elegante” posso dire che secondo me la comunicazione necessita di identità precise. Per avere un alto grado di informazione chi comunica si deve presentare con una identità unitaria, quindi con nome e cognome. Io la penso così. Mi sbaglierò… E scusa per la metafora delle palle, un po’ rozza e aggressiva.

  41. temp non sei stupidotta ma sei maternalista ;-)

    Eih la rocca guarda che io non ho affato detto male nè di santacroce nè di gemma .
    Gemma poi mi piace un sacco.
    E’ una offesa vedere qualcuno ingenuo?
    Ti ricordo che hai dimenticato numero di codice fiscale e di un documento valido e pure foto autenticata in carta da bollo. Altrimenti chi mi assicura che tu sia chi dici di essere e che hai le palle?
    Anzi da ora vogliamo anche l’impronta del piede e le impronte digitali.
    Hai perfettamente ragione: che tipi girano in rete!

  42. Allora, la questione delle palle si riassume così: se io dico qualcosa mi devo esporre, con nome e cognome. Devo cioè avere il coraggio di non nascondermi. Il nick mi sembra che somigli tanto alla denuncia anonima, non è circostanziato, non è attendibile (nel bene e nel male). Dico questa cosa perché ho notato che sul web le polemiche gratuite abbondano. Ci sono tantissimi tread (si scrive così, giusto?) e in tutti abbondando i nick. Ecco, credo che i nick spesso (mica sempre) spingano all’aggressione (perché quella verso la Santacroce mi è sembrata un’aggressione semplice e dura). Forse perché non è vero che i nick stanno con l’anarchia e con la sincerità. Probabilmente è vero il contrario: i nick mettono in atto i meccanismi più strani, favoriscono il piacere della recita e il pensiero stereotipato (di tipo oppositivo, a prescindere dal contenuto con il quale si rapporta). Cioè: se io non ho un nick non ci penso a polemizzare gratuitamente. E’ pur vero – e qui in parte ha ragione Georgia – che anche il nome e il cognome nel web rischiano di trasformarsi in nick, dato che facilmente chiunque in una discussione può impossersarsi del nome di un altro o scrivere utilizzandone uno inventato di sana pianta. Ma questo è un altro problema.

  43. E’ lo stesso problema ed è anche un vecchio problema. I nick hanno pro e contro, io per ora vedo più pesante la bilancia dei pro, ma capisco che essendo virtuale puoi maltrattarmi come meglio credi, non me la prendo, lo concidero un piccolo svantaggio rispetto ai grandi vantaggi. Del resto, mi daresti più credito se mi chiamassi Caudia Lo Cicero? Potrei anche avere un nick simil-oro, molto più fasullo del mio nick riconoscibile, che del resto è abituale e controllabile dal padrone del blog, e poi, dopo tanto tempo, è controllabile anche dai lettori perché il tono di voce si riconosce.

  44. Rientro solo per dire che Temperanza è ed è stata (anche durante qualche polemichetta sempre giocata di fioretto, ma la classe non è acqua) una commentatrice squisita e interessante, spesso decisiva.
    Insomma, c’è nick e nick, come c’è identità e identità. Non siamo tutti uguali. (E si legge…)

  45. I 2 problemi veri dei blog veri (= con i commenti) sono i nick e gli OT, secondo me ovviamente.
    Ora, è sbagliato discuterne sotto un post: si va OT, perché la questione è UTopica o ATopica (upon-topic o above-topic), i.e. è un metadiscorso. Il primo provvedimento ragionevole da prendere sarebbe dunque di aprire uno spazio permanente a lato, che ne so, in Bacheca (BT beside-topic). Io, come penso altri, avrei delle cose da dire, e queste cose da dire penso provengano dal fatto non che sono intelligente, ma che sono nuovo dell’ambiente (potrei essere il terzo persiano delle Lettres, quello scemo). Le dirò appena vedrò un luogo opportuno. Qui solo una premessa e una considerazione curiosa sul dibattito in questo post.
    Se togliamo i redattori, penso di essere la persona più identificabile e raggiungibile in NI. Difatti il mio nick db coincide col mio nome-cognome Dario Borso, il mio nome-cognome coincide col la mia e-mail che qui ridò dario.borso@unimi.it, e la mia e-mail coincide col mio luogo di lavoro, materialmente identificabile (ossia l’indirizzo non è truccato, mentre chi su blog riporta i dati anagrafici può truccare).
    La considerazione curiosa è questa: secondo me, chi ha più ragione in questo dibattito è Georgia (che non ha ragione). La stessa Georgia qualche giorno fa ha inviato un commento a un mio commento “autografo” che fa:

    db sono svariati post che vi chiede disperatamente di tagliargli il cavetto, per poter riprendere fiato. Ora io odio ogni forma di moderazione e di selezione, ma … se è a fin di bene, a fini umanitari, e chiesta con tale disperata insistenza, io posso anche chiudere un occhio e non polemizzare;-)

    Se Georgia fosse una persona vera e il dialogo pure, io le direi: fascista! e le toglierei il saluto. Siccome però è finta, quel commento non mi ferisce, è solo una stupidaggine (che però racchiude una dura verità).
    Quando poi Georgia scrive il suo commento su questo post, se fosse una persona vera, le direi: banderuola! perché qui è libertaria. Ma siccome per me Georgia è sicuramente una persona finta (persona in latino = maschera, per sonum), e forse addirittura due persone finte, io qui posso dire: brava!

    DB

    ricordate che, oltre a libertà e anarchia, c’è pure l’ubarchia.

  46. Sì, probabilmente sarebbe utile inserire la mail, porterebbe in modo univoco all’autore del post. Ripeto, utilizzare sempre lo stesso nick è già meglio, però mi chiedo a che pro? Nel senso che non capisco quali possano essere i vantaggi di un nick unico… Ho notato che Internet favorisce la litigiosità (oltre che la comunicazione orizzontale, io sono un utente entusiasta del web!), come se il mezzo stimoli le polemiche. Nella vita “reale”, persone conosciute su Internet e apparentemente caratterizzate da un carattere aggressivo, mi si sono rivelate tranquillissime e aperte. Ecco, mi pare che i nick amplifichino questa cosa, nel senso che chi li utilizza spesso si fa trascinare da una semplificazione delle dinamiche relazionali, scegliendo condotte oppositive (contro tutti e tutto) magari più gratificanti. Va be’, sto generalizzando, non tutti i nick seguono queste linee, nè tutti i “nome e cognome” sono immuni dalla recita, però mi pare che i rischi maggiori li corrano i nick.

  47. F.K.
    Insomma, c’è nick e nick, come c’è identità e identità. Non siamo tutti uguali

    GEO
    Ecco vedi che alla fin fine ci sei arrivato anche tu.
    Il problema non è nick o non nick.
    Quindi finiamola con questo tormentone che uno deve far vedere la faccia, che è solo retorica della fuffa.
    O esiste un sistema che i tuoi dati sono SOLO tuoi (nel senso che nessuno può usarli per dire cazzate che non sono le tue) oppure ognuno naviga come vuole.
    Io mi chiamo georgia, e molti cretini (anche qui ma soprattutto in lipperatura) hanno usato il mio nome per dire cose in cui, naturalmente, non voglio riconoscermi, figuriamoci se ci metto anche il cognome.
    Anche a gemma hanno preso nome e cognome e le hanno fatto dire sciocchezze.
    Quindi volete pomposamente e irresponsabilmente nome, cognome e dati vari?
    Provvedete ad avere gli strumenti per difenderci altrimenti smettetela di dire bischerate smelense sui nick la faccia e bla bla bla….
    georgia

  48. niccolò io non ho avvertito alcuna differenza tra nick e nomi veri nella litigiosità.
    Anzi le offese più brucianti e volgari le ho avute proprio da nomi e cognomi (anche se è chiaro che nessuno mi può assicurare che fossero i nomi e cognomi veri visto che ognuno può usare indisturbato il nome e cognome di altri).
    Il nick di solito è più giocoso, tende a prendere più per il culo, a sdrammatizzare, a neutralizzare gli eccessivi pavoneggiamenti degli altri.
    La rete senza nick sarebbe n ufficio del catasto.
    Il nome-cognome di solito è più tetro, più permaloso, più spokkioso, più conformista, più sensibile al dileggiamento del proprio io che, se vine toccato, scatena vere e proprie crisi di vittimismo ingiustificate.
    geo

  49. Nicolò dice: *Sì, probabilmente sarebbe utile inserire la mail, porterebbe in modo univoco all’autore del post.*
    Sicuramente no: senza difficoltà uno può farsi 2 indirizzi e-mail coincidenti col nick.
    La mia stessa posizione personale, con identificazione materiale del luogo di lavoro, è falsificabile in ogni momento: basta che uno invii un commento con nick db e firma Dario Borso (o che io stesso mi faccia un secondo indirizzo). Io dovrei essere presente in rete al momento, e smentire, e ciò è altamente improbabile. Oppure ci dovrebbe essere una specie di telefonista a tempo pieno che controlla le provenienze, e ciò è delirante ecc. L’unico sistema, a questo punto, potrebbe essere questo: accessi selezionati alla partenza, una specie di passaporto-chiave d’entrata, con sistemi tecnici che non conosco ma che ipotizzo semplici da applicare. Ma non funziona: ammettiamo che 100 abbiano l’accesso. Nel momento in cui la redazione lo concede loro, pensa che siano persone senza i vizi dei nicker. Col tempo inevitabilmente si cambia, ci si confronta e sfronta, finché uno dei 100 si mette a fare il nicker coi nick degli altri. Verrà identificato, però solo dopo un po’, magari espulso…
    Insomma, più ci ragiono, e più mi sposto indietro, all’anno fatale che ha visto nascere la rete: 1984.

  50. un’aggiunta

    Nemmeno il controllo dell’IP del pc di provenienza funzionerebbe (a parte il problema di chi dovrebbe perdere il suo tempo a controllare): durante la giornata si passa spesso da un pc all’altro, o viceversa il controllore vede che un nick usa il pc di un altro nick, e grida: “beccato!”, salvo scoprire poi che nick 1 è amico di nick 2 ed ha inviato il suo commento dal pc dell’amico. Insomma…

  51. *Nicolò La Rocca*, non sarebbe meglio che tu controllassi i TUOI errori di grammatica, prima di pensare a quelli degli altri? Non ti sembra meglio intervenire sugli argomenti?
    (Senza contare che qui non siamo a scuola, e tu, grazie a dio, non sei il professore)
    Simona Niccolai
    p.s. credo sia impossibile far funzionare in pratica un metodo di controllo delle identità: non solo l’ip non è fisso, quindi non è “riconoscibile” dal webmaster – come molti sembrano pensare -, ma lo stesso indirizzo email può essere inventato di sana pianta, si può utilizzare quello di altre persone ecc.

  52. vedi db tu sei la prova vivente che il proprio nome e cognome non serve a nulla, neppure se è autenticato da un indirizzo universitario.
    Tu sei dario borso, lo so, ma potresti anche non esserlo nel senso che dai la passw a chi vuoi.
    Ma lo sei e nello stesso tempo è buffo perchè ogni tanto usi altri nick (e non solo qui) per divertirti e autocitarti e complimentarti:-)
    Quindi appari persona seria (non sempre te lo concedo) che magari manda solo 3 commenti, però, nello stesso tempo, non lo sei, perchè ne mandi una diecina con altri nomi e fai il buffone nascondendo il cappellino:-).
    Io invece uso, da sempre, solo il nick georgia e non userei altri nick per dirmi che gran bravo e intelligente professore sono :-)
    Per il mio codice virtuale io sono molto più LEALE di te e tu mi sembri una cipolla, un personaggio che cambia abito, e a quello si adatta, come Nostra dea di Bontempelli, e come Nostra dea sei abile, ma non affidabile.
    Nostra dea? ora non vorrei nobilitarti troppo diciamo la barbie che è meglio ;-)
    geo

  53. GEORGIA: “Il nick di solito è più giocoso, tende a prendere più per il culo, a sdrammatizzare, a neutralizzare gli eccessivi pavoneggiamenti degli altri”.

    Va bene, però ti chiedo: perché utilizzare un nick? Cosa vieta il nome e il cognome quando si vuole essere giocosi, ecc.? Allora ammetti che l’uso del nick condiziona il messaggio. Dunque: rispetto a un argomento, se mi chiamo Carlo dico una cosa, se però mi faccio chiamare Mister allora divento giocoso, ecc. E ti sembra accettabile?

  54. Nulla nella rete è veramente accettabile se continui a ragionare con il peso del tuo corpo e della tua disgustosa dignità egotica da difendere ogni minuto, non riesci a prendere il volo, troppa zavorra :-))))
    Se lasci il corpo nella realtà è facile che diventi più generoso meno attaccato come un’ostrica al tuo io e a tutto quello che lo riguarda.
    Non sempre succede, ma si può diventare migliori in rete e fare anche cose molto utili (non solo a se stessi)
    I nomi e cognomi difficilmente diventano migliori (a meno che migliori non siano già fuori dalla rete) perchè prima di tutto sono in rete per i propri interessi e visibilità poi per tutto il resto che diventa una mollichina negli spazi d tempo rimasti.
    Chi personalizza troppo se stesso in rete, spesso va fuori di testa.
    La rete è cosa ottima, ma lo è come fatto collettivo, un ecesso di individualismo è controproducente e anche brutto da leggersi.
    Io almeno la vedo così.
    Però credo anche che uno dei principi della rete sia che uno sta in rete come vuole e come crede meglio, sempre rispettando naturalmente regole civili e di netiquette. Io sono sicura che georgia non è mai venuta meno a queste regole anche se critica duramente, come è suo diritto, anche quelli che, non si capisce come mai, si sentono intoccabili :-).
    geo

  55. georgia dice:
    *vedi db tu sei la prova vivente che il proprio nome e cognome non serve a nulla, neppure se è autenticato da un indirizzo universitario.* Giustissimo, è quello che sostenevo e sostengo io.
    *Tu sei dario borso, lo so* Ecco, date le tue premesse, non capisco come fai a saperlo.
    *ogni tanto usi altri nick (e non solo qui) per divertirti e autocitarti e complimentarti* Come fai a saperlo? Se alludi a Yara, chiedi a Biondillo se esiste o no (per me è indifferente convincerti).
    *Io invece uso, da sempre, solo il nick georgia* Se te lo concedo, ne devo dedurre che un’altra persona ogni tanto usa il tuo nick, perché afferma il contrario di quello che dici tu. Se invece ti concedo che georgia è una sola e cioé tu, ne devo dedurre che sei schizofrenica. Nell’incertzza, io mi regolo (in ogni caso comunque) così: se vedo georgia 1, la leggo fino alla fine del commento, se vedo georgia 2 passo oltre. Nell’incertezza cioè, mi interessa solo la cosa scritta, non chi la scrive.
    Quando infine mi definisci “barbie”, accetto volentieri perché sottolinea il mio lato femminile (anche se per molti versi sono Ken).
    Infine, sottoscrivo pienamente il commento di emme: *se tutti i tuoi interventi sono come questo sopra [delle h. 16.21] Georgia, leggo anche gli altri. sembri intelligente*

    Bario Dorso

  56. E va bene, lo leggeremo questo Zoo della Santacroce visto che Governi ci crede tanto. Lo facciamo solo per lui. Poi state certi che verremo qui a dirvi la verità.

  57. vabè, mi pare che come discussione è stata veramente penosa, prima sto chiagni e fotti sulla santacroce che non avete manco letto, e allora perchè protestare? poi tutta sta pappardella sui nick, roba vecchia e stravecchia, discussioni inutili completamente, la questione è che ci vuole educazione, con o senza nick, terribile.

  58. Una macchia di arancione in mezzo al blu…

    Sulle strade della vita…
    quanno vaco a ffà ‘na gita…
    dentro il cofano di dietro ci sei tu

    Tony Tammaro

    Ieri tramite eio, ho appreso una notizia bruttissima: la BBurago e la Polistil sono fallite. Somma mi ha assalito la tristezza di bi…

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