Domande per Krishnamurti

new_6.jpgdi Emilio Villa (circa 1982)

La ragione, grande alveo dello spirito dell’uomo occidentale (ellenico-europeo) come va intesa?
è una minaccia alla natura umana? o una immagine continua del silenzio profondo, del mistero, dell’enigma universo? della inconcepibilità del cosmo?
o un gioco della memoria illimitata? o è un presagio, un avvio verso il sommo silenzio?

La moda (di vivere, di pensare, di comportamento) ha sempre accompagnato l’uomo:
è un atto di pigrizia o è un desiderio di rappresentare il mondo e la vita?
La moda era un espediente di esistenza collettiva, quasi una spontaneità:
oggi è diventata a sua volta una moda della moda:
come giudicare? come comportarsi? come reagire? oppure come accettare, o subire?

Noi occidentali siamo condizionati dalla concezione dello spirito, che sarebbe come una sfera di raggio infinito:
in questo caso, a quale livello, a quale punto dobbiamo riconoscerci collocati ognuno di noi? oppure lo spirito cancella l’esistenza e la inghiotte, quasi?

Che cos’è la memoria, che ci è data come connaturata?
è uan continuazione, protrazione, prolungamento della vita nella direzione del passato? oppure è come una penitenza, con cui la vita cancella se stessa?

Il grande drammatico problema cui ci troviamo di fronte oggi, cioè
se modificare la natura (aggredendola)
o se conservarla immobile e intatta,
come inserire questo problema nel nostro modo di essere?

È vero che il 2 è più perfetto dell’1, e il 3 è più perfetto del 2, e il 4 più perfetto del 3, anzi il quattro è il perfettissimo aspetto del cosmo?

La vera, profonda armonia ha veramente delle forme visibili?
Oppure tutto quello che vediamo è detrito e turbamento dell’unica armonia?

Esiste una violenza invisibile, una aggressione invisibile che non è quella del mondo e della storia, ma è più subdola, più surretizia, più segreta?

Quale è veramente (in definizione) la vera differenza tra l’essere e il non essere?
essi sono identici o non-identici?
che cosa è l’inutile? cosa è una cosa inutile?
e che cos’è la grandezza e la miseria dell’umano, dell’umanità?
come mai quello che chiamiamo anima e spirito appaiono molte volte come deformi, discontinui, disgregati, incerti?
come dobbiamo intendere spirito? è un fluttuare e mutarsi incessante? oppure è una incessante uniformità-deformità?
oppure è l’unica e sola necessità di scoprirci e identificarci?
è possibile oppure addirittura è necessario distruggere il mondo dentro la nostra stessa intima natura?

dobbiamo o non dobbiamo vergognarci di essere uomini-nel-mondo?
che cosa è il senso dello stupore?
che cosa è veramente lo stupore che spesso ci colpisce di fronte a una parvenza o apparizione del reale? e come dobbiamo accettarlo, o servircene?
quale sarà il più ampio e necessario stupore?

che cos’è l’invisibile? che cos’è l’individuo?
che cos’è l’indivisibile?
quali sono, come si definiscono e riconoscono gli affetti? (gli attaccamenti, le passioni, l’amore, la simpatia ecc. ecc. ecc.) e come si devono giudicare?
quali stimoli di vita o deviazioni di vita o rapporti o ragguagli?
oppure dobbiamo allontanarli, rifiutarli, combattere? riuscendo a ignorarli? e a che scopo?
Cosa dobbiamo fare, cosa dobbiamo pensare, come dobbiamo modificarci quando ci accorgiamo di essere stati aggrediti dal
mondo, dalla realtà, dalla storia di cui siamo cellule organiche?

Una rosa che cos’è? è un miracolo esemplare? o è una produzione inutile dell’universo organo vegetale? o è solo uno stimolo dei sensi? o è una aggressione dei sensi?
esiste un progetto, una prospettiva, una proiezione
di una umanità futura a cui noi possiamo responsabilmente e
coscientemente lavorare-collaborare? (e in che modo, se sì?)
o dobbiamo rifiutarci, allontanarci e esaurire l’universo nella
nostra misura interiore (intendendo che la nostra misura interiore è tutto il mondo possibile)?

[…]

tratto da Carla Subrizi e Tommaso Ottonieri (a cura di), Scegliere un oggetto scegliere una parola e raccontare perché, Fondazione Baruchello, Roma 2005

[foto: “Coney Island”, di Marco Pesaresi. È possibile ingrandire l’immagine cliccandoci sopra.]

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75 Commenti

  1. Fa piacere vedere un testo di Villa e una foto di Pesaresi. Ciascuno a suo modo sono stati ai margini. Anche se è Pazienza il parente ideale di Pesaresi. Una volta sono andato a vedere la sua tomba a Torre Pedrera. Ci si va con un senso di curiosità e gratitudine per il suo lavoro. Aveva scattato delle foto straordinarie dei paesaggi e della gente di Rimini, Santarcangelo, Torre, Riccione. Per me lui è un grande poeta, detto senza retorica.

  2. la ragione come logica è ben poco razionale…

    la ragione come realtà è una struttura innata nell’uomo, è una facoltà

    dell’anima e il cervello è solo lo strumento biologico della stessa

    la ragione come senso o significato è una scelta interpretativa della volontà

    soddisfatti?

    jack

    prati@lombardia.beniculturali.it

  3. nei libri di krishnamurti ci sono tutte le risposte. riassumibili nel concetto che non c’è una risposta in commercio, ma che ciascuno, attraverso l’attenzione su sé, attraverso la comprensione dei meccanismi della mente, delle sovrastrutture cui è abituata, di come il pensiero abbia dei limiti così com’è strutturato sebbene rappresenti l’illusione di un’illimitatezza che non può nemmeno immaginare; insomma, abbiamo già tutto ma è nascosto, e trovarlo costa fatica.
    immagino che i frequentatori di NI conoscano e abbiano letto K: se così non fosse, per quanto poco possa valere, il mio consiglio è di farlo.
    cristiano prakash dorigo

  4. le domande di Villa si rispondono da sole. (grazie andrea, ancora una volta hai fatto un ottimo gesto)… corde che non hanno bisogno di dita per suonare. l’esoterico più profondo si radico all’organico superficiale…

    Una rosa che cos’è? è un miracolo esemplare? o è una produzione inutile dell’universo organo vegetale? o è solo uno stimolo dei sensi? o è una aggressione dei sensi?

    esiste un progetto, una prospettiva, una proiezione
    di una umanità futura a cui noi possiamo responsabilmente e
    coscientemente lavorare-collaborare? (e in che modo, se sì?)
    o dobbiamo rifiutarci, allontanarci e esaurire l’universo nella
    nostra misura interiore (intendendo che la nostra misura interiore è tutto il mondo possibile)?

    queste non sono domande rivolte a K… ma sono già risposte… doppia strada per affrontare il progetto vitale. aut-aut… aut-istico… o si collabora o si è soli.

  5. Ad Andrea Barbieri: è in un tuo commento lasciato nonsoquando e nonsodove che avevo incontrato per la prima volta il nome di Pesaresi. Grazie!

    A Dorigo: cosa consigli di Krishnamurti?

  6. Una volta tanto siamo d’accordo Titonco-Barbieri. Mi chiedo perché si debbano studiare Montale e Ungaretti e non Villa e Calogero.

  7. se devo consigliarne uno – ma lo estenderei a qualsiasi suo testo, sono tutti tratti da suoi discorsi -, questo è ” verso la libertà interiore” – guanda – biblioteca della fenice -.
    tra l’altro, se ti interessa, posso mandarti via mail un pezzo che all’epoca postammo da franz.
    saluti

  8. “La mente non è altro che l’insieme di tutte le parole che hai accumulato; il silenzio è ciò che è sempre stato con te. Sullo sfondo del silenzio tu continui ad accumulare parole, e la somma delle parole è conosciuta come mente. Il silenzio è sempre presente”.
    (Osho Rajneesh)

  9. il mio libro feticcio:

    “la natura e la regola” cortina editore autori:Changeux e Ricoeur

    Dio e mondo, spirito e materia, mente e corpo, natura e cultura: un grande scienziato, Jean-Pierre Changeux, maestro delle neuroscienze, discute con uno dei massimi filosofi, Paul Ricoeur, sull’ambigua eredità di Cartesio. “Penso, dunque sono”. Ma esiste qualcosa come una “mente”, distinta dal cervello che ne è supporto? E se tutto il mentale si riduce a processi neurofisiologici, che ne è delle nostre costruzioni culturali, dalla memoria alla poesia, dalla matematica all’etica? Nel dialogo, a un tempo rigoroso e appassionato, si confrontano (e si scontrano) senza reticenze due diverse concezioni di ciò che vi è (la “natura”) e di ciò che deve essere (la “regola”): obiettivo un pensiero che getti le basi di un’etica universale.

  10. ma credo che sarebbe interessante invece di parlare del Descartes del cogito andarsi a leggere il Traité des Passions e la II Lettre à Christine De Sade, dove il filosofo sviluppa un concetto di unione-distinzione mente-corpo, esperienza immediata dell’uomo nel mondo, primariamente attraverso il sentimento e l’intuizione sensibile. Non è farina del mio sacco ma del lavoro di una bravissima collega, esposto in un seminario di antropologia della sensorialità. Credo si sia arrivati anche in Occidente da tempo almeno al laicissimo punto (poi da ognuno interpretabile come si vuole) che il soggetto è senziente tramite il corpo, in modo sinestetico ed emotivo, e vive la sua intersoggettività attraverso quelle che il fenomenologo-antropologo Thomas Csordas chiama forme somatiche di attenzione, nozione di grande ricchezza e complessità. E questa sensorialità si declina inevitabilmente in modi che prevedono somiglianze e differenze storiche e culturali.

  11. *l’intelligenza non è l’abile esposizione di un argomento, l’opporsi a contraddizioni o a opinione diverse (…) ma è il comprendere che l’attività del pensiero, con le sue possiblità, le sue sottigliezze, la sua straordinaria e incessante attività, non è intelligenza*
    JK -Brockwood Park, 4 Settembre 1982.

  12. Non è intelligenza, no, ma una sorta di agglomerato neurosensoriale e sovrasensoriale che permette di relazionarsi intra ed extra nuclei percettivi.
    De Sade :-) non sono sicura di capire in fondo il suo colore.

  13. qui tutti parlano in tongues (sarà l’approssimarsi della pentecoste), perciò lo farò anch’io:

    Cartesio, quel venerabile, umile e leale pensatore, di cui nessuno può leggere gli scritti senza la più profonda emozione! Cartesio ha fatto quel che ha detto e ha detto quel che ha fatto. Ahimè, ecco una cosa molto rara, ai gtiorni nostri! Lui non ha gridato al fuoco, né imposto a ognuno il dovere di dubitare: era un pensatore solitario e pacifico, e non una guardia di notte incaricata di dare l’allarme; ha confessato modestamente che il suo metodo aveva importanza solo per lui e che vi era stato condotto, in una certa misura, dalla confusione delle sue conoscenze anteriori.

  14. Cartesio è stato furbo, oltre che coerente, salvandosi la pelle con la doppia concezione temporale e spirituale dell’umano.
    Evidentemente non aspirava a diventare come Giorano Bruno, un filosofo flambè.

  15. *il pensiero è sempre vecchio?
    Se è così, allora quando esso affronta un problema della vita, che è sempre nuova, non può avvertirne la novità, proprio perchè cerca subito di tradurre la cosa che ha osservato nel linguaggio dei propri condizionamenti
    (…)
    il pensiero è il passato
    il pensiero è sempre passato
    (…)
    con il passato che incontra il nuovo, il nuovo deve tradurre usando modalità del passato, e questo determina divisione*

    JK -Saanen, 23-07-70.

  16. l’anima plastica è sempre nuova, camaleontica ed inedita.
    esiste questo grande mistero della “intelligenza” umana che è la capacità di adattamento, superamento di situazioni inaspettate sorprendenti qualsiasi pensiero strutturato.
    l’intelligenza come pensiero è riduttiva, è arricchimento attraverso organizzazione dell’imprevisto e programmazione del prevedibile.
    Credo.

  17. certo, al povero cartesio fu riservata fine ben più meschina e ingloriosa che al grande Giordano Bruno. Morì vessato da Cristina di Svezia (da qui il lapsus? chiederò al mio psicoanalista, nel dubbio) che lo costringeva ad alzarsi all’alba per darle lezioni di matematica, lui abituato a dormire fino all’una, consumandolo come un cero. Certo, avrebbe potuto scomparire un po’ prima giusto per conferire un po’ più di coerenza e graniticità al suo pensiero e lasciare altri nelle loro altrettanto granitiche convinzioni. In quanto al Buddha, di cui conosco qualche scritto (mi dolgo di non aver letto Krishnamurti) mi sembra che il pensiero, così come il peso del passato (se non altro per quanto attiene al suo superamento), avessero una certa importanza in quella che è valutabile come opera di complessità psicologica e filosofica di notevole e forse per secoli ineguagliabile portata, tant’é che il Dalai Lama continua a ragionarne insieme a esecrabiil scienziati occidentali di ogni sorta riguardo alle connessioni tra spirito e mente. ma perché sprecare tanto tempo a riflettere, sia pure per via della mente-cuore, quando una frase ad effetto fa molto più effetto? magari che sia una delle migliori maniere di raggiungere l’illuminazione? Ci rifletterei su, se non fosse così sconsigliabile….

  18. ciò che vediamo è illusione
    anche l’illusione ha una sua armonia
    il sonno della ragione genera mostri
    quando la ragione sonnecchia ma non dorme del tutto genera mostriciattoli
    tante domande insieme hanno odor di gigi marzullo
    ciò che vediamo è illusione ma contemporaneamente emanazione, estremità

  19. mag
    come puoi dire una siffatta idiozia riguardo a giordano bruno? è spiegabile solo ricorrendo all’enumerazione di un tipo di lussuria (ne esistono mille, come tu sai): quella della brillantezza a tutti i costi. lasciala, la brillantezza, a pentole e stoviglie bel pulite, ti prego.

  20. si può essere brillanti anche dicendo cose sensate. ma io ho scelto il silenzio, e quando proprio penso troppo, mi scolo un’altra blanche e op, tutto passa…..

  21. vai a fare il legaiolo a Berghem che qui non è il posto per decerebrati.
    non sa’ neanche di quello che sta parlando il deficente.

  22. ma se renato avesse detto che la mente è processo autonomo dal divino e che esistono mondi paralleli avrebbe fatto probabilmente la fine di Giordano.
    ma questo gli indiani l’hanno capito, gli idioti no.

  23. agli indiani
    come avrete notato, da qualche mese sul blog si avverte la presenza di militaristi, fascisti e ultimamente io stessa mi sono tirata addosso dei legaioli con velleità pseudoitallettuali e nessuna capacità d’analisi.

    poi ci sono degli esuli “portoghesi” attaccati al vil denaro tanto da recensire qualsiasi cosa pur di sbarcare il lunario.

    vedete voi come volete trattarli :-)

  24. constato che sotto sotto covano qui le solite metafisiche di sempre.
    basta un semplice innesco, come le domande, certamente marzullesche, di Villa, per scatenare tutto il pierinismo filosofico appena appena velato da una vernicetta lieve di razionalità.
    ah, le Domande Eterne, sora Cecioni mia.
    e poi Krishnamurti, certo.

    cos’è L’INUTILE, maestro?
    ehm, tipo quello che non ti serve?

    “Una rosa che cos’è? è un miracolo esemplare? o è una produzione inutile dell’universo organo vegetale? o è solo uno stimolo dei sensi? o è una aggressione dei sensi?”
    oppure è una parentesi rossa tra le parole t’amo?

  25. coito ergo sum è molto brillante

    tashtego: sì, marzullismo sfrenato. e poi tranne dorigo ne sapessero qualcosa di filosofia indiana almeno, ma pure di giordano bruno. viva marzullo

  26. @magda
    @bc
    ; )
    la mente prende la forma di quello che vede,
    si modella e plasma attraverso gli stimoli che percepisce.
    Se vedo il tavolo la mente è tavolo. Se vedo la rosa la mente è rosa. Se vedo il maestro la mente è il maestro.
    la mente è come un uccello: l’ala sinistra è Fluttuazione e l’ala destra Immaginazione
    inutile dire che queste due propaggini possono essere recise: la mente allora si schianta a terra sotto il peso della gravitazione, si schiaccia e muore..
    e la mente di certo non è cervello, sembra piuttosto qualcosa di simile all’acqua divisa e presente in stati diversi.
    almeno cosi’ dicono

    @tashtego
    ; )
    il maestro furfante, canaglia è il migliore in assoluto -il saltimbanco- se la funzione è -come sembra-l’annichilimento dell’ego: importante è dunque assumere un altro punto di vista
    lo dicevano anche i DM: ..But before you come to any conclusions
    Try walking in my shoes

  27. allora quando faccio la stronza secondo te prima ho pestato una cacca vedendola?
    prodan scusa un ot:
    sono incuriosita dall’aspetto diacronico della musica, intendo dire il suo svilupparsi all’interno di culture.
    sarebbe interessante trovare delle analogie nelle forme primordiali di cultura e nella capacità espressiva musicale.
    questa riflessione mi viene ascoltando in vinicio caposella “brucia troia” che contiene sonorità arcaiche che si rifanno alle musiche antiche e tribali sarde, e mi piacerebbe sapere se nell’antica grecia le musiche che accompagnavano le celebrazioni possono avere qualcosa in comune nell’uso di strumenti arcaici, nell’impianto melodico e armonico.
    grazie e scusa l’ot che andrebbe nell’altro post.
    magda

  28. OT x magda
    beh puoi sempre leggere marius schneider a questo proposito
    ps
    tribale per la musica sarda equivale ad addentrarsi in un campo minato.tribale?

  29. che bello! piu’ che tribale intendevo primitivo. sonorità embrionali, abbozzate.
    cioè chissà se i troiesi, i troiani, i figli di Troia insomma, suonavano come i figli della Gallura.
    anche perchè il canto gregoriano, che non c’entra niente in questa sede, ha mantenuto in sardegna una tradizone pressochè intatta.
    siamo noi che cantiamo piu’ spesso anglofono che greco, noi del continente!

  30. @Raos

    oggi, se non sbaglio, il duce è a testa in giù.
    bello sarebbe commemorare con le “Dichiarazioni del soldato morto” di Villa (so che c’è in rete)

    (il pistolotto su Descartes è di Kierkegaard/tr. Fortini)

  31. uno dei più grandi meriti della filosofia di vita di bruno giordano è che fare all’amore è meglio che farsi le seghe (mentali, anche, tipo)
    mag, ma che cadute di tono… tutte ‘ste parolacce…. ma ti salvi in corner con il tribale primitivo, sì, quel tribale primitivo che attizza tanto l’aspetto dionisiaco e panteistico…. alla fine, tout se tient….

  32. va bene……dev’essere stata la manifestazione a Milano del 25 che mi ha involgarito, oltre alla lontananza da voi, ovviamente…..

  33. è vero, non esisto, lo confermo sono una creazione del bieco Occidente esoticista ed evoluzionista, un’illusione del materialismo consumista e non comunista, quello da patinato catalogo di pacchetto turistico e di emozioni a buon mercato. Giordano Bruno non sarebbe stato d’accordo, lo so, qualcosa me lo dice. Mi avrebbe considerato solo uno dei mondi paralleli, mica inserito in un tour alla riscoperta dell’autenticità.
    e come si sa, il fascino per il primitivo e il tribale è notoriamente una delle fondamentali caratteristiche delle menti un po’ destrorse, mica dei progressisti di sinistra… d’altra parte l’intolleranza credo sia di destra e se di sinistra (?), forse quei residui stalinisti che tristemente covano sotto le ceneri.
    ma, essendo un primitivo, il mio compito è quello di essere un po’ sottosviluppato e primordiale, quindi mica posso parlare….. solo suscitare emozioni primordiali ed istintive….

  34. @ tashtego: grazie di avere difeso la mia in-esistenza. La vita è illusione, i primitivi pure, tranne quello di Manduria, che se Abu Nawas l’avesse delibato, ne sarebbe rimasto deliziato.
    Ciò non impedisce al Dalai Lama di chiedere l’indipendenza del Tibet e la pace nel mondo. Di essere nella vita finché c’é, cioé.
    Ciò non impediva a filosofi occidentali come Foucault di ragionare per spezzare i vizi del pensiero classificatorio e i meccanismi di potere, che é sempre meglio vivere pensando bene che male.
    Che poi ci siano forme di comprensione che superano il pensiero per velocità e complessità, questa é altra cosa.
    E che il silenzio ci liberi dalle scorie della mente, cioé dal cattivo pensiero, questa ne é un’altra.
    Che i filosofi arabi distinguessero tra ruh e nafs, é una concezione che può essere interesante approfondire.
    Che attraverso la musica e il canto delle confraternite sufi si possano raggiungere stati superiori di coscienza ed estasi, ulteriormente.
    E che fossero legati al pensiero ermetico-magico, ancora e finalmente.

    namaste

  35. @ mag: assalamu ‘alaikum,
    non so cosa c’entrino le vittime di nassirya con giordano bruno. se non che sono tutti vittime e non eroi, come tutti coloro che perdono la vita a causa dell’idiozia e brutalità umana, della mancanza di orizzonti mentali e spirituali.
    Un buon motivo per coltivare l’intelligenza, la sensibilità, la delicatezza d’animo, per conversare e non litigare, per costruire e non distruggere, per coltivare la pace e non aggredire, per preferire l’ironia all’insulto, la leggerezza alla grevezza. Per discutere pacatamente e non urlando, seppure in modo simbolico. Per non respingere per partito preso quel che dicono gli altri, negando per questo la stessa possibilità dell’esistenza e della comunicazione con l’Altro.

  36. magico fenomenico…….magico fenomenico……magico fenomenico……

    è un pizzino, don’warry……..

  37. vedo che qui il pensiero di bruno giordano, il grande calciatore, viene un po’ travisato o buttato li, soprattutto per quanto riguarda i mondi paralleli, di cui evidentemente c’è sacarsa comprensione e approfondimento.

    primitivo sembra dire cose sensate, e sì, quando fa un live cenno al sufismo. decisamente.

    in generale, se si vuole fermare Primitivo nella sua arringa bisogna prima sapre esattamente di cosa sta parlando, altirmenti si perpetua ancora una volta il principale difetto di blog come questo: tutti parlano, si sparano, si aggrediscono, si accusano, si scazzano sulla base comune della scarsa conoscenza degli argomenti per cui si stanno scazzando. insomma, che amarezza. mah

  38. tash
    “ricomponiti” puzza di piccola borghesia ignorante da 40 kilomteri. ricomporsi? questo mondo ha bisogno di tutto tranne di ricomporsi, che schifo. come dire che foucault ha lavorato per nulla.ricomponiti, ma è pazzesco!
    mah!

  39. @ mah: non farti delle perplessità. Appare chiaro che meno i frequentatori abituali di questo blog sanno di cosa si stia parlando (che é molto), e quali filosofie si stiano connettendo, più gli insulti di incontenibile aggressività e di bassa lega fioccano. E l’ultima espressione non è affatto casuale. Meglio vale abbandonare per sempre questa wasteland e riprendere la lettura di “L’autre et l’etranger” di De Certeau, quel grande, insuperato mistico dei nostri giorni dall’abissale profondità e dall’elevatissimo pensiero, per il quale l’accoglienza incessante dell’Altro equivale alla stessa ricerca dell’infinito. Il resto, cioé quello trascorso qui, é tempo perso.

  40. mag
    primitivo non significa nulla o quasi. è un’idea vaga… né significa abbozzato o embrionale, perché molte “musiche” che definiresti primitive sono, al contario, ricchissime e articolatissime sia sotto l’aspetto compositivo che ritmico ecc. prova né è la musica indiana, che costituisce un patrimonio antichissimo, ma non solo la musica indiana. se poi alludi al suono, al suononella sua concezione “primitiva”, allora rinnovo l’invio a leggere quanto scritto da marisu schneider. mah…

  41. G.Bruno è un nick di Battiato, il criminologo. Invece a N.Y. c’è un quartiere di Nolani, che nolenti/volanti erigeranno a breve un monumento a.

  42. forse ho sbagliato ad usare il termine primitivo riferendomi alla musica.
    in realtà mentre lo scrivevo il pensiero riecheggiava le sonorità che gli antichi greci usavano utilizzare per accompagnare le rappresentazioni teatrali.
    non sono in grado di distinguere i singoli strumenti, ma credo si tratti di alcuni a corda come i liuti o le lire, qualche percussione e strumenti a fiato.
    ascoltando alcuni passaggi di capossella me li hanno ricordati.
    Non sono esattamente musiche etniche, quanto liturgiche, rituali, non avendo io pero’ competenze musicologiche, non so esprimere ulteriori analogie tecniche.
    Sarebbe interessante capire come siano riusciti a ricostruire attualmente sonorità di musiche classiche tanto antiche……

  43. Il problema, forse, è facilmente risolvibile, basta impostare una semplice proporzione:

    Krishnamurti (e taluni commenti estrapolati dai corsi di filosofia a dispense del cepu): a Emilio Villa = il festivaldisanremo: a Fabrizio De Andre’.

  44. esperimento:
    ci si ponga all’interno di un qualsiasi contenitore di quotidiana mediocrità.
    Si stia ogni giorno, per piu’ ore al giorno, in contatto con individui al di sotto della soglia di intelligenza minima, alimentate da anni da pettegolezzo, maldicenza, doxocrazia, donabbondismo, e ci si lasci guidare dalle pulsioni piu’ stupide che istanze come invidie e ignoranza possono muovere.
    Alla fine ci si troverà a rispondere a qualsiasi effetto con la causa efficente piu’ banale che ci sovviene, e a non riconoscere piu’ nemmeno se’ stessi.
    Niente piu’ ricerca, niente piu’ sofferenza.
    La funzione sviluppa l’organo e non usandolo, ci si ritrova come tutti gli altri contaminati da beata ignoranza.
    intellettualizzare? tempo perso.

  45. @f.f.: trovo veramente intriganti le tue connessioni tra musica e matematica (mai più del tuo nick però), ma non avendo mai letto le mie dispense, non capisco bene a cosa tu faccia intrigantemente riferimento.

  46. Cepu, eddài, non fare il timido, ti stavo facendo solo della (giustissima) pubblicità, visto i meriti incontrovertibili che hai acquisito nell’alfabetizzazione di questo disgraziato paese. Io ti devo moltissimo, e le tue dispense, unitamente ai corsi che ho seguito nelle tue sedi, mi sono state indispensabili nella mia formazione culturale. Pensa, prima di conoscerti, l’unico titolo di studio che possedevo era il certificato di battesimo; Dante era solo il nome di una piazza e Garibaldi l’insegna di una pizzeria. Da quando ho venuto da te, hai visto quante cose sono imparato? Oggi posso discutere di filosofia da paria a paria coi grandi commendatori di questo silos. Quale altro modo di sdebitarmi potessi trovare che quello che ti facessi questa pubblicità? Fosse giusto scriverlo, perché, come o letto su una tua dispensa, scripta volant. Grato soltanto potessi esserti!!! ;)

  47. Il problema, forse, è facilmente risolvibile, anche senza impostare semplici proporzioni (e senza far ricorso alle dispense del dott. cepu):

    basta andare al post n. 4 e leggerlo con la dovuta attenzione, soprattutto la parte finale.

    Il resto è un convoglio della metropolitana di milano (linea rossa) fermo da ore alla stazione di Precotto (precotto).

    Addio, miei amati pendolari. Si abbia ognuno lo zizzì (dans le metro) che si merita.

  48. x piagniculì frigniculà

    qui alla Sapienza di Roma più che precotto sembreresti bollito. A volte penso che l'”ultimo” assistente di laboratorio della Sapienza sia di più alto grado intellettuale, allineandoti al panorama generale (o quasi) di ignoranza e approssimazione. la gita in questo silos, come lo chiami tu, è stata interessante oltre che deprimente. si torna ora allo studio e alla ricerca in questa sede universitaria certo più interessante di questi paraggi.

    e il problema, forse, è ancora più facilmente risolvibile. si possono fare entrambe le cose contemplate dal commento numero quattro.

    addio, prima di continuare con l’engagément pubblico-privato.

    ps: qui a Roma, in ambienti molto inseriti, si dicono tantissime cose su un certo a.a. e.e., f.f, o g.h., o p.q., o s.z.che dir si voglia. molto, molto strane… alcune che forse potrebbero anche non essere giudicate tanto strane tutto sommato, se non, sfortunatamente, da lui, dall’oggetto stesso intorno a cui la conversazione gira.

  49. @ Sap

    “piagniculì frigniculà” mi sembra bellissimo. Cosa hai fatto, ti sei guardato allo specchio? ;-)

  50. @ funamboqui-funambolà

    sei incorregibile…

    lo specchio rimanda un’immagine rovesciata

    ma non c’é bisogno di confrontarsi per rispecchiamento

    perché in nessuno specchio esteriore possiamo trovare noi stessi

    né completarci se non accogliendo ciò che é diverso

    anche si trattasse della nostra stessa differenza

    sappilo, sai…

  51. Senti Sap, non so quali sono i tuoi attuali problemi, ma conosco bene i miei, che ti auguro, benevolmente, di non toccare mai con mano. Ti posso solo assicurare che con le tue smanie universitarie non c’entrano proprio niente, tantomeno con presunte dispute filosofiche sull’asse Milano-Roma-Lecce, visto che di professione faccio il conducente-manovratore alla funicolare partenopea.

    Ma nemmeno tu devi scherzare, a quanto vedo, in materia di problemucci, dal momento che scambi i miei tre post ironici per chi sa quale sotterranea guerra finalizzata a supremazie culturali che esistono solo nel tuo specchio, rovesciato o meno che sia. Ma li hai letti? Hai letto quello in risposta al dott. cepu e di come “paria, commendatori e silos”, insieme al certificato di battesimo, avessero solo un intento, in prima istanza, autocanzonatorio? E’ mai possibile che nella tua “sede universitaria certo più interessante di questi paraggi” (ma quali?) non si insegni quella sottile impalpabile arte che permette di distinguere, leggendo fra le righe, il sarcasmo becero dall’ironia bonaria? Ah, capisco: presi come siete dai vostri studi e dal peso delle sudate carte, la vista (quella interiore, intendo) si annebbia. Per snebbiarla, ti consiglio di riporre in qualche cantina la sindrome (pre-depressiva) da accerchiamento e farti una sonora risata, piuttosto che impelagarti nell’esegesi del nulla. Ti dico questo di ritorno da una gran bella manifestazione di lavoratori, tra cori ilari e gioiosi di vaffanculeggiamento della tua (per fortuna ormai ex) datrice di lavoro.

    Morale (non richiesta, come tutto il resto) della favola: il primo intervento, e anche gli altri due, intendevano dire solo questo: è mai possibile che in un post dedicato a testi di Emilio Villa, su sessanta e passa commenti solo uno (il quarto) cerchi timidamente di approcciare l’oggetto in questione?

    “Sappilo, sai…”: ma dài, La Sapienza, rilàssati, fatti un bel bagno e, deposti i sacri tomi di tanto in tanto, cerca di scopare un po’ di più. ;)

  52. caro formicolì/là,

    bene facesti ad andare alla manifestazione e grazie per aver salutato l’ex-datrice di lavoro nonché affossatrice delle patrie scuole etc. etc..
    e acuto occhio avesti a notare il commento numero quattro.
    ad ogni modo, non sono io che ho messo il nick La Sapienza, é stato un altro, lo giuro!!!. si chiama romoletto ming 5. ma tu chi sei, perché pensavamo si trattasse di un’altra persona. oppure sei anche tu un autore collettivo?
    e poi a quali smanie e supremazie culturali accenni? non si notavano nel thread le bonarie ironie e autoironie e i giochi di parole? quanto a me/noi, sono/siamo solo umili manovratori Atm… e manco sindacalizzati…
    e di quale accerchiamento parli? i significanti erano decisamente fluttuanti no? con queste fumose identità webbistiche…
    in quanto allo scopàre rassicurati: scopiàmo, scopiàmo….
    sorridenti saluti, andiamo a farci un rilassante bagno, non sapendo se lo faranno anche a Roma….

    (quanto ai problemi, anche qui non li si augura a nessuno, anzi… ;)

  53. Sasà, che m’aveste scambiato per un altro era chiaro (uno con cui Romoletto ming 5 deve avercela di brutto, immagino): purtroppo sono un nick single, magari fossi multiplo, avrei la possibilità di dividere i problemi con qualcun altro. Rassicurato dal fatto che gli studi non incidono più di tanto sulla vostra attività copulatoria, vi saluto, non senza prima chiedervi di unirvi al coro di un sonoro “vaffanculo” all’indirizzo di quella grande stronza di cui sopra. ;-)

    Vostro funiculì funiculà.

  54. accordato (in privato però :-)

    comunque no, non ce l’abbiamo proprio con nessuno, siamo dei bravi ragazzi noi… lo sa chi ci conosce ;-)

  55. @mag
    >>allora quando faccio la stronza secondo te prima ho pestato una cacca vedendola?

    Non è escluso che le due cose abbiano un nesso ; )
    Chi non s’aspetta l’inaspettato non troverà mai la soluzione

    >>sono incuriosita dall’aspetto diacronico della musica, intendo dire il suo svilupparsi all’interno di culture. sarebbe interessante trovare delle analogie nelle forme primordiali di cultura e nella capacità espressiva musicale

    inconscio o citta: il 90% della nostra mente – in veglia nel cervello, in sonno nel cervelletto in sonno profondo nel cuore- considerando come scoria o Maya il restante 10 che ci obnubila e inganna. Insomma mag direi che se aspetto diacronico della musica –ammesso che abbia inteso il senso, l’accezione del termine- debba riscontrarsi, questo vada ricercato –come non saprei- nel profondo di quel lago che i dotti chiamano inconscio condiviso e immutabile nel tempo. musica come simbolo sonoro, om sillaba primigenia. Un simbolo ambiguo e ambivalente come suono e fonte da cui scaturisce – ancora l’acqua.
    I CSI di kodemondo sono stati così: tra spirali musicali ed il prana di Lindo Ferretti.
    Eno Brian è cosi’.
    Mozart è così.
    I Wether report di Misterious traveller sono cosi’.
    Certo “brucia troia” è un titolo spiazzante nella sua ruvidezza..

    @tashtego
    >>la mancia la spezzo io pure, per mag.
    dico anche a essa che il “primitivo” non esiste

    non esiste forse perché il Purusha è immutabile ed immanente?

    @bc
    >>non so cosa c’entrino le vittime di nassirya con giordano bruno. se non che sono tutti vittime e non eroi, come tutti coloro che perdono la vita a causa dell’idiozia e brutalità umana, della mancanza di orizzonti mentali e spirituali.

    Condivido. E faccio un inciso, a seguito lettura a ritroso dei post accumulati.
    Non sono un gran frequentatore dei blog. Ho avuto il piacere di conoscere NI da poco.
    Mi ha colpito il post domande per Krishnamurti, e non poco. Ci sono linee che si sovrappongono che aderiscono. Una possibilità di dialogo, anche spirituale. Proporre Altri Argomenti…
    Ma sempre ci si perde e del mozzo della ruota non v’è più traccia.

  56. @ prodan: se non ci si perde, se non si è disposti all’errare nei suoi molteplici sensi, che possibilità si ha di incontrare l’inaspettato?
    e poi, al mozzo della ruota, si può sempre tornare dagli innumerevoli sentieri.

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andrea raos ha pubblicato discendere il fiume calmo, nel quinto quaderno italiano (milano, crocetti, 1996, a c. di franco buffoni), aspettami, dice. poesie 1992-2002 (roma, pieraldo, 2003), luna velata (marsiglia, cipM – les comptoirs de la nouvelle b.s., 2003), le api migratori (salerno, oèdipus – collana liquid, 2007), AAVV, prosa in prosa (firenze, le lettere, 2009), AAVV, la fisica delle cose. dieci riscritture da lucrezio (roma, giulio perrone editore, 2010), i cani dello chott el-jerid (milano, arcipelago, 2010), lettere nere (milano, effigie, 2013), le avventure dell'allegro leprotto e altre storie inospitali (osimo - an, arcipelago itaca, 2017) e o!h (pavia, blonk, 2020). è presente nel volume àkusma. forme della poesia contemporanea (metauro, 2000). ha curato le antologie chijô no utagoe – il coro temporaneo (tokyo, shichôsha, 2001) e contemporary italian poetry (freeverse editions, 2013). con andrea inglese ha curato le antologie azioni poetiche. nouveaux poètes italiens, in «action poétique», (sett. 2004) e le macchine liriche. sei poeti francesi della contemporaneità, in «nuovi argomenti» (ott.-dic. 2005). sue poesie sono apparse in traduzione francese sulle riviste «le cahier du réfuge» (2002), «if» (2003), «action poétique» (2005), «exit» (2005) e "nioques" (2015); altre, in traduzioni inglese, in "the new review of literature" (vol. 5 no. 2 / spring 2008), "aufgabe" (no. 7, 2008), poetry international, free verse e la rubrica "in translation" della rivista "brooklyn rail". in volume ha tradotto joe ross, strati (con marco giovenale, la camera verde, 2007), ryoko sekiguchi, apparizione (la camera verde, 2009), giuliano mesa (con eric suchere, action poetique, 2010), stephen rodefer, dormendo con la luce accesa (nazione indiana / murene, 2010) e charles reznikoff, olocausto (benway series, 2014). in rivista ha tradotto, tra gli altri, yoshioka minoru, gherasim luca, liliane giraudon, valere novarina, danielle collobert, nanni balestrini, kathleen fraser, robert lax, peter gizzi, bob perelman, antoine volodine, franco fortini e murasaki shikibu.
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