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Operette morali nate da fatti minimi

di Franz Krauspenhaar

Sossio Giametta, oltre che narratore finissimo (qui, in questo Madonna con Bambina, alla sua prima prova) è filosofo e traduttore delle opere di Nietzsche, Schopenhauer, Cesare, Spinoza, Hegel. E questa sua peculiarità di “mestiere” si legge bene tra le righe di questi cinque racconti lunghi, che l’autore definisce morali (e noi aggiungiamo qui che ogni narrazione che investiga, senza inutile pretesa di svelazione, l’animo umano e l’anima del mondo è per forza di cose morale) e nei quali troviamo  una cura e un’attenzione divenute purtroppo rare nell’odierna scrittura letteraria. Una scrittura che si avvale di uno stile senza tempo, così che questo libro potrebbe essere stato scritto negli anni ‘50 o ’60, e attenta allo stesso modo alle minutaglie così come ai concetti di più largo respiro.

I racconti prendono spunto da un’osservazione talora minima sui fatti della vita (la paura di un traduttore di non essere anche affettivamente all’altezza del suo maestro e amico; l’osservazione piena di risvolti spesso inattesi di una figlia di pochi mesi da parte del padre nel mezzo di un’estate, per fare solo due esempi) per espandersi, attraverso le riflessioni  portate avanti dai personaggi principali, verso il “largo” dello scibile umano, nelle sue istanze  più approfondite e urgenti. 

Nella scrittura di Giametta si trovano precisione instancabile – propria dello studioso non solo delle idee ma anche del linguaggio, ossia della lingua sempre funzionale al proprio dettato – e grande, calorosa affettività data dall’intrecciarsi dei sapori, dall’aggettivazione sempre ponderata, dall’uso accorto delle parole – dalle più semplici alle più difficili.

Questi racconti morali sono soprattutto lunghe e sempre interessanti digressioni fatte attorno ai temi fondamentali, permeate da trame inafferrabili e spesso, anzi sempre, sorprendenti. Il minimalismo dei fatti poggia su robusti tronchi di pensiero, su architetture filosofiche partenti dai porti dell’antica Grecia, sorvolando a volo d’uccello tutta la storia del pensiero umano, per arrivare a spiegare qualcosa in più dell’uomo ma senza pretendere da sé e dagli altri risposte assolute.

(Pubblicato su “Letture” – Aprile 2006)

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3 Commenti

  1. Che non vi siano risposte assolute lo trovo davvero confortante. Se a questo si aggiunge il fatto di aver trascorso parte della vita a tradurre FN, si accresce la prurigine. Grazie, FK.

  2. Senza pretendere di dare risposte assolute, da sé o dagli altri. Mi piace questo finale. E poi da uno che ha tradotto FN, suona bene, come augurio. Specie se a scriverlo è FK.

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