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Che fare?/ Gomorra ovvero della città distratta

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immagine dal sito :www.zoomedia.it
Perchè se il centrodestra vince le elezioni in Sicilia si legge che ha vinto con i voti della mafia, e quando il centrosinistra vince in Campania nessuno parla di Camorra?
Perchè non si vuole sapere che tra i comuni commissariati in Campania ve n’erano anche di centrosinistra?
Perchè il Presidente Bassolino non vuole sentire parlare di Gomorra?
Perchè l’appello che qui segue, di Peppino Montesano alle istituzioni è, per il momento, caduto nel vuoto?
Perchè non si vuole vedere quello che accade e che riguarda tutti?
A quando la città di Napoli bandirà Gomorra, come un tempo condannò La pelle di Malaparte, reo d’aver gettato fango sul migliore dei mondi possibili?
Bassolino come Lauro? No, io questo, non voglio crederlo. Bassolino ti prego fà qualcosa di sinistra, forse è il momento giusto. Quando inviterai Roberto a discutere di Gomorra?
Francesco Forlani

Io, cittadino nelle terre di Gomorra
di Giuseppe Montesano

(“Il Mattino”, 12 giugno, 2006, pag. 11)

Che cosa è Gomorra di Roberto Saviano? Non è un romanzo, perché ciò che racconta non è immaginazione; non è un saggio, perché ciò che analizza non è teoria; Gomorra è letteratura che usa il reportage per raccontare la realtà: e la racconta con la bravura, la forza e la passione giovanile di cui ha dato già conto su queste pagine Francesco de Core. Ma chi scrive qui ora non vuole parlare di letteratura, bensì della vita dei troppi cittadini che abitano troppo male nel mondo devastato e feroce descritto da Saviano, nella Campania che va da Scampia a Casal di Principe, dal Villaggio Coppola a Mondragone, da Napoli a Licola e fino a dovunque, una Campania non Felix molto diversa da quella dei media che descrivono un Regno da Operetta illuminato e lieto, un Regno Infelix sporco di sangue e molto diverso dal Pulcinella Dream dell’Arte, Cultura e Mozzarella: un mondo in cui la camorra sversa e sotterra rifiuti tossici nelle campagne tra Napoli e Caserta, rifiuti che provocano tumori e alimentano ortaggi avvelenati e fanno crescere erba che nutre animali avvelenati che producono latte da cui si produce cibo avvelenato; un mondo in cui la speculazione edilizia è un affare criminale, fatto di morti sul lavoro e distruzione sistematica dell’ambiente; un mondo terrificante che ha prodotto in un breve giro di anni più morti della Mafia, e non solo morti camorristi: ma morti comuni, comuni cittadini, comuni esseri umani.

E tutti i cittadini che nel mondo a pezzi di Gomorra possono solo sopravvivere, i giovani che non possono lavorarci e devono emigrare, gli imprenditori che non possono essere onesti e devono inabissarsi o cedere, si chiedono e chiedono a chi li amministra: ma nel mondo atroce di Gomorra ci viviamo solo noi? Solo Saviano conosce le cose che descrive nel suo libro? Il cittadino che si sente impotente, non difeso, abbandonato, esce dalla lettura di Gomorra come uno a cui è stato ricordato che sopravvive in un incubo: ma perché deve essere così? Forse bisogna semplicemente consigliare a amministratori e istituzioni la lettura di Gomorra, con un codicillo: questo è ciò che ha raccontato lo scrittore Saviano, una persona singola, e non è affatto tutta la realtà. E’ chiaro? Se un solo libro riesce a classificare tanto orrore e sfascio, allora vuol dire che la realtà sommersa dell’orrore in una Campania dove la Camorra fiorisce, deve superare ogni immaginazione: la realtà, amministratori e istituzioni, non la fantasia! Perché Gomorra è fatto non solo con la lucida passione e la rabbiosa fede della letteratura, ma con atti di processi, cronache, indagini, intercettazioni. E’ per questo che il cittadino comune vorrebbe chiedere a amministratori e istituzioni: avete letto? Vi risulta la speculazione affaristica della camorra, il traffico dei rifiuti, della droga, del denaro sporco reinvestito? Non doveva già risultarvi? O forse vivete in un mondo separato dal nostro? E se la risposta è sì, se è reale anche solo una parte di ciò che Saviano racconta, perché siamo a questo punto? E dobbiamo restarci a vivere o a morire? O è possibile svoltare?

Ecco, è questo che un semplice cittadino che abita nel mondo raccontato da Saviano vorrebbe sapere: ma, forse, vuole sapere troppo.

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121 Commenti

  1. Mi unisco a te, caro EffeEffe.
    A chi viene da città in cui le connivenze sono tante, in cui vedere cadere Punta Perotti (dovrebbe essere la normalità, anzi non si sarebbe mai dovuta vederla sorgere) diventa l’eccezione e l’eccezionalità. In cui vedere delle pietre venire giù creano un balzo al cuore, e un po’ di timore si cela sempre, in un pensiero perverso che recita: “Mah, ora speriamo non succeda nulla, speriamo che quelli non si incazzino”. Quelli chi? Quelli. E’ dietro quel pronome si nasconde paura, posso dire terrore?
    Quelli non esistono. O meglio, non dobbiamo permettere loro di esistere. Ma è nelle connivenze e nei silenzi che Quelli nascono e pascono.

    F

  2. Non prenderei sottogamba (tesa) le parole di Montesano e l’appello di Forlani.
    Ribadisco: Bassolino “Quando inviterai Roberto a discutere di Gomorra?”

    Altrimenti ditemelo: prendo un treno e mi metto davanti la sede comunale di Napoli (una delle piazze più belle d’Italia, tra l’altro) e mi metto a leggere Gomorra ad alta voce. Qualcuno lo vuole fare insieme a me?

  3. Bassolino è colluso con chi comanda ad Afragola…fatevi un giro a lì è tutti vi faranno l’equazione Bassolino = clan Moccia…Il libro di Saviano è importante non perchè – ma sarebbe meglio dire non solo – tende a raccontare i fatti, a fare i nomi…è importante perchè crea un quadro con relativa cornice…Chi vive nell’hinterland napoletano conosce quello che racconta Saviano perchè ci fà i conti tutti i giorni. Essi vivono tra di noi, ci si prende il caffè al bar la mattina,vestono bene,la macchina di lusso,creano liste civiche e si presentano alle elezioni prendendo più voti del maggior partito nazionale…senza che nessuno faccia o dica niente…Paura?forse…la città sarà pure distratta,ma essa è alimentata dal fatalismo dell’ordine dei discorsi,da un modus vivendi parafascistoide…riuscirà il buon senso della parola,la sua forza rivoluzionaria a sconfiggere il Sistema di chi balla sulle note della colonna sonora del camorrista?
    P.S. X Gianni Biondillo:
    per trovare Bassolino devi andare alla regione campania (all’orrendo centro direzionale) non al comune di Napoli…credo inoltre che hai confuso Piazza plebiscito (davvero bella) con Piazza Municipio (così così)…comunque per il reading sono pronto…

  4. Ho fatto un gran casino GARCIA LAPIS 7.0, hai ragionissima. Era la fretta! Comunque ti metto nella lista di lettura ;-)

  5. Colluso è un’accusa molto grave e se messa così non va oltre l’ingiuria, l’insulto. Chiedo quindi a tutti di evitare cadute del genere. Critiche certamente, progetti soprattutto.Come ho detto a chiare lettere nell’Avant-Post qui bisogna far convergere tutte le forze in campo. Anche Bassolino, (predsidente della Regione Campania) anche Rosa Russo Jervolino,(sindaco di Napoli) la società civile, i giudici, i ragazzi,innanzitutto, i professori e le univeristà. La gente deve e lo ripeto, D E V E, assolutamente reagire, chiedersi e soprattutto cercare di rispondere a qualcosa che per il momento pesa come un macigno sulle nostre coscienze. Parlo di Gomorra, naturalmente ma non del libro. Della realtà che lo ha partorito.
    effeffe

  6. Ottima idea leggere Gomorra per strada. Sarebbe una manifestazione singolare e bella, basata su ciò che Saviano esprime quando parla di forza della parola. Bisogna che Gomorra non sia solo un libro: deve poter combattere “non solo le opinioni del mondo, ma anche il reale.” E questo è compito delle persone fisiche, il cui compito pratico inizia dove finisce lo scritto: quest’ ultimo è prodotto di solitudine, la trasformazione deve essere opera dei più. Non può che essere così, se no Gomorra ha come posto adeguato solo i palchetti delle librerie.

  7. grazie effeffe, un incipit straordinario.

    “Tu hai aperto gli occhi – e vedo vivere il mio buio.
    Lo vedo fino al fondo:
    anche lì esso è mio e vive.”
    [Paul Celan]

  8. In seguito a problemi tecnici si è sballato l’orrdine dei commenti. Quello di Carlo seguiva altri commenti. Mi scuso per il copiaincollaggio ma solo così si capisce il senso di quanto il maestro CC ha voluto dire:

    Carlo Capone wrote:

    Mi associo all’invito di Francesco Forlani, definire colluso Antonio Bassolino è quanto meno ingiurioso. Inoltre, fino a che punto possiamo affermare – e qui mi trovo ancora con lui concorde – che dietro le vittorie del centrosinistra in Campania non ci sia ‘anche’ lo zampino della camorra? Non lo so, anche se trovo datato lo schema potere criminale alleato organico a quello politico. La camorra, e questo da Gomorra emerge con chiarezza, non vive più di appalti pubblici e investimenti a pioggia, la fine di una certa politica assitenzialista – dettata anche da motivazioni para keynesiane – e il tramonto dei pochi e indiscussi leader di quel periodo ha decretato innanzitutto una parcellizzazzione dei clan criminali – con relativo scatenarsi di una reciproca concorrenza – e ha inoltre avviato al suo interno una ristrutturazione secondo logiche da aziendalismo avanzato. Insomma viene veramente in mente la saga del Padrino. La famiglia Corleone fa soldi con i provventi del crimine ordinario e li reinveste in attività alberghiere, nel terziario, nel gioco d’azzardo legalizzato, senza mai venir meno alla sua natura eversiva e sempre ponendosi come autorità altra.
    Parimenti, al volgere degli anni ottanta – e al termine della stagione di rinnovamento politico, coincisa con un grado di maggior incisività della magistratura – una camorra decapitata dei capi carismatici si è organizzata su basi orizzontali, anzicchè verticistiche, ponendosi come obiettivo il riciclaggio di ingenti capitali. Questo nuovo modo di fare criminalità ha trovato ampi sbocchi nel capoluogo attraverso la finanziarizzazione dei suddetti capitali e la penetrazione invasiva nel piccolo e grande commercio, non escludendosi , e qui prendo a prestito da Gomorra, che anche i terminali della grande distribuzione in Campania siano inquinati. In un simile contesto la provincia, dove per ragioni storiche, minor controllo civile, accentuata assenza dello Stato, agevole radicamento di una criminalità prima guappesca poi organizzata, ha funzionato da sede operativa, sia per quanto riguarda gli aspetti macroscopici dello sversamento dei rifiuti – attività per altro florida già nei 70- sia per ciò che attiene il transito e lo smistamento di armi e la riproduzione di griffe. Riguardo questo aspetto, ricordo che nel libro si cita una imprecisata località alle pendici del Vesuvio, epicentro di un microcosmo di fabbrichini dediti alle contraffazioni di alta moda. Ora quella zona, almeno fino agli 80, ospitava una notevole fioritura di aziende medie e piccole operanti nel settore dell’abbigliamento. Cito questo tra i tanti aspetti dell’attività imprenditoriale camorristica per dimostrare come un’area ad economia tutto sommato legale possa costituirsi in terreno di riconversione su base criminale, in assenza di una efficace azione dello Stato. E arriviamo al dunque, lo Sato. Forlani si chiede, e chiede alle autorità competenti, quali possano essere le azioni da intraprendere e soprattutto domanda – in maniera retorica, è ovvio – in che maniera un cancro di dimensioni globali abbia potuto diffondersi. Credo, caro Francesco, che tu lo sappia, che sia a conoscenza di come la debolezza, spesso le incomprensioni tra i vari organi preposti, se non proprio il clima di intimidazione patito, siano alla base del fenomeno invasivo. Una riprova? se non ricordo male la relazione della Commissione Antimafia, licenziata nel luglio 89 e presieduta da Gerardo Chiaromonte, indiscutibilmente uomo di sinistra, a un certo punto afferma che “il rapporto tra Magistratura e Polizia risulta difficile”. Si aggiunge in seguito che “le forze di Polizia reclamano l’esistenza di un pool, costituito da elementi di sintesi e univocità di lavoro”. Più avanti la Commissione avverte che ” i magistrati hanno ripetutamente richiesto, per poter svolgere il loro lavoro, un clima di serenità, fondamentale per il quotidiano esercizio della giurisdizione. Alcuni hanno parlato di manovre in atto per delegititmare l’intervento giudiziario”.

    Ora, mi rendo conto che gli avvenimenti dei 90 e duemila rendono sorpassati certi temi, mi riferisco alla successiva istituzione di DIA e DDA, ma penso che gli assunti di quella Commisisone siano ancora attuali, almeno per ciò che concerne il disturbo all’azione della magistratura e una certa concorrenzialità degli apparati dello Stato. Non ho mai capito, per dirne una, perchè ogni DIA, composta da elementi di indiscutibile bravura in carico alla Polizia, debba essere presieduta da un magistrato. E che dire delle sorde insofferenze dei Carbinieri per una certa sottrazione di competenze investigative da parte della magistratura? Più in generale, e in conclusione, la via per tamponare – chè di sanare la mia generazione ha perso ogni speranza – passa per un unico, massiccio investimento. In magistratura.

  9. Ho ascoltato Saviano alla Feltrinelli di Firenze. E` un ragazzo eccezionale e vero. Ed e` anche bello. Gli ho chiesto perche` Bassolino non fa nulla contro la camorra, la sua risposta non mi ha fatto dormire. Io voto Ds da sempre ora mi tremera` un po` la mano. (Ciao Roberto, sono quella che si e` fatta autografare la maglietta..) Mara!

  10. Ma come siamo messi? Davvero non ci rendiamo conto che stiamo trasformando Gomorra in una sorta di Bibbia degli onesti? Addiritura Mara si è fatta autografare la maglietta … Tutto ciò non rende merito al lavoro di Saviano; tutto ciò trasforma quello che è prima di tutto un libro in un oggetto da adorare e l’autore un santo a cui dedicare preghiere … Stiamo rasentando il ridicolo, e non a caso a farlo è gente che presumibilmente vive nel nord Italia, visto che i napoletani queste cose le sanno, e le sanno sulla propria pelle … Mio cognato è nato e vissuto per trentanni a Napoli; ha avuto qualche piccolo problema con la giustizia, a causa proprio della sua attività di manovale della camorra; per smettere si è trasferito a Torino, dove lavora regolarmente; gli ho regalato Gomorra; dopo le prime 50 pagine ha smesso di leggerlo, mi ha telefonato e mia detto più o meno: ma queste cose le sappiamo tutti, non tutti saremo in grado di scriverle così, ma tutti le sappiamo …. Inutile leggere per le strade il libro, meglio sarebbe trovare alternative al sistema economico là dominante: LAVORO, NON PAROLE!!!! Ma questo significa uscire dalle pagine e cercare un altro modo di vivere la socialità, scontrandosi con quanti – Bassolino e centro-sinistra compreso – propongono una società asservita alle imprese; lo scontro militare – e dico proprio militare – con la camorra, che va fatto, non serve senza la ricostruzione di un tessuto sociale e civile in grado di permettere al garzone di bar di essere visto come figura positiva rispetto al ragazzo che lavora per la camorra … Un lavoro dunque anche culturale, in cui il libro di Saviano troverebbe sicuramente il suo posto, ma senza questa tensione religiosa, senza questo farfugliare di commenti esaltati e di domande retoriche che non fanno che peggiorare il distacco (mi riferisco al “vi risulta?” del post …) … Ci risulta, ci risulta, risponderebbe un napoletano qualsiasi, esattamente come ci risulta che al nord è imperante un razzismo vergognoso o come in Palestina i bambini nascono morti … Se non la smettiamo di dare questo peso sacrale al lavoro di Saviano, non ne usciamo più fuori …
    Marco P.

  11. Per forza: tuo cognato è un esperto di import-export con la Cina, e sa tutto del franchising della coca inventato dai Di Lauro, e si interessa da anni di come i mondragonesi hanno ri-inventato la città di Aberdeen, e ha letto fior di relazioni sui rapporti tra camorra e alta moda… Ma non sono mica tutti come tuo cognato, che sapeva già tutto questo prima di leggere “Gomorra”, anzi, ha pure evitato di leggerla tanto queste sono cose risapute…

  12. Montesano è del Nord? Ma non è napoletano? Forse Marco P. ha confuso “Il Mattino” di Napoli con quello di Padova…

  13. Insomma, Marco P. sta provando da un bel po’ di post di dire la sua in modo equilibrato e civile, dando un giudizio positivo del libro di Saviano ed evidenziandone i lati non sacri (cioè i limiti), nessuno a parte Wowoka, mi pare, ha badato al fatto che i suoi commenti sono sempre ragionati.

    Ma cosè, c’è sempre bisogno di eventi? di eccezionalità? di libri salvifici?
    E’ un brutto segno. Saviano ha scritto un bel libro appassionato, è una bella cosa sostenerlo con entusiasmo, ma qui si sta arrivando alla santificazione, che tra l’altro, ascoltate una vecchia saggia, non gli fa bene come scrittore.

    E far passare Bassolino come un colluso, come lascia intedere questa Mara, fa male a Napoli, Bassolino ha fatto i suoi errori, e altri ne farà, visto che ancora non è diventato Gesù Cristo ma cribbio, manteniamo il senso delle proprozioni, e ricordiamoci che un presidente di regione non è a capo né della Guardia di finanzia, né della polizia né dei carabinieri né dell’esercito, da solo non può far più di tanto.

    Il massimalismo delle sedie mi ha sempre dato fastidio.

  14. temperanza, scusa, il tuo è un massimalismo uguale e contrario, seguendone le tracce posso affermare che, parlando di lombardia, il peso del povero formiga non si fa assolutamente sentire in sede d’appalti, per questo è amicalmente definito da tutti “il potente formiga”; credo sia una forma di scherno…

    daldivano

  15. Cara Temp caro marco P, non mi sembra che il tono del post e la recensione di Montesano siano una santificazione di alcunchè. E un desiderio il mio, ma mi sembra condiviso da molti, di far dialogare le persone o le istituzioni sullo scenario aperto da Gomorra. Certo che se ne parla da sempre, certo che libri fondamentali sulla camorra e anche film (il mio pensiero va a Sorrentino) e dibattiti, tavole rotonde ci sono sempre stati e spero che ci saranno in futuro. La particolarità di questo libro è che hai come l’impressione che sia la gente liddentro (Gomorra) che ti parli. E qui sta la bellezza e la necessità di questo libro (bello e necessario come migliaia di altri libri in assoluto) ovvero nell’aver dato voce a tutti. Si dicono poi cose sul capitalismo italiano, europeo, che forse vale la pena discutere. Cosa che sta accadendo. A Napoli Roberto era credo con Barbagallo e a Bologna con mancosu. Giudici, storici del meridione quel libro lo stanno accompagnando perchè forse può essere uno strumento utile, a capire, insieme ad altri. Non la bibbia ma un vademecum, un survival kit, forse un’arma di legittima difesa. Però una cosa devo dirla, marco p. e che di fronte alla ragazza, immagino giovane, che si fa firmare la maglietta a me viene un sorriso, fa tenerezza. Insomma nulla di male dal fronte occidentale.
    effeffe

  16. Bassolino imperatore della Campania

    Il manager dell’ASL NA 2, CERATO, denuncia la lottizzazione delle nomine dei direttori sanitari nella sanità campana praticata dal suo partito, facendo scoppiare il caso “Putrella” ed aprendo nel partito dei D.S. e sulla politica di Bassolino, un problema politico sulla moralità. Risultato:
    e’ scomparso dal nuovo elenco dei manager della sanità in Campania;

    l’ex sindaco di Salerno, DE LUCA (DS), dopo alcune polemiche nei confronti di Bassolino, denuncia pubblicamente una situazione di corruzione ed illegalità all’interno degli ambienti politici del governo Regionale e del suo stesso partito politico, prevedendo una nuova tangentopoli. Risultato: viene implicato in uno scandalo e rischia l’arresto e la capitolazione politica.

    prima di loro, il Procuratore Cordova, apre un inchiesta su Bassolino e viene trasferito;

    il questore Malvano, si rifiutava di trasformare i problemi sociali in problemi di ordine pubblico è fu trasferito;

    la scelta del presidente della Provincia, viene fatta a seguito di accordo politico e su indicazione di Bassolino;

    il sindaco di Napoli, deve essere gradito a Bassolino;

    anche alcuni eletti nelle file di partiti minori e di natura estremista, sono stati eletti per volontà di Bassolino;

    non c’è un opposizione politica, perché li tiene tutti buoni, con un contentino ad ogn’uno.

    dentro e fuori il suo partito, dentro e fuori le istituzioni locali, dentro e fuori la società civile, non si muove foglia che Bassolino non voglia.

    Il suo controllo va ben oltre i limiti geografici, politici, economici, legali e sociali, che la gente comune può immaginare.

    In Campania non c’è un giornale o una televisione, disposta a scrivere qualcosa contro di lui, se non per ragioni politiche contrapposte, come i giornali di destra;

    Non c’è un magistrato che abbia il coraggio di aprire una inchiesta contro di lui, se non per motivi politici, e/o appartenenza a massonerie avversarie.

    Sanità, enti locali, informazione, giustizia, economia, scuola, ed ogni altra cosa presente sul territorio, sono sotto il controllo diretto e rigido di Bassolino e del suo partito.

    Questa è la situazione in Campania, con Bassolino;

    Questa è la situazione dove prosperano camorre di ogni tipo;

    Questa è la spiegazione del 73% di consensi raccolti da Bassolino alle elezioni.

  17. A quanti crocifiggono Bassolino, e poco ci manca lo assimilino a un colluso (madonnamia quant’è caina l’Italia), desidero rammentare cos’era Napoli nel 92, prima della sua elezione.
    La giunta uscente era implicata in storie di tangenti, il sindaco crollava sotto i colpi di una storia di intercettazioni – se ben ricordo con uno dei redattori di un quotidiano – la città era sommersa da una cupola di monnezza (in senso lato e stretto), dai rubinetti usciva acqua rossa, l’esattoria comunale era un bivacco, le opere pubbliche quali la linea due della metro – nevralgica per la soluzione dei problemi del traffico – una tela che al confronto quella di Penelope è uno straccetto, il cosiddetto tram veloce – per la cui costruzione erano stati destinati 340 MLD di allora – un’idrovora di risorse sparita nel terreno. Una mattina- tanta era stata la fretta e il pressapochismo dei lavori – un commerciante di Fuorigrotta aprì il negozio, guardò l’asfalto e vide che gonfiava. Gonfiava, gonfiava, come la pasta da pizza degli affamati eroi di ‘A capofitto’. E una sera, complice una pioggerella, la talpa che scavava a Piedigrotta tirò giù tutto, a rischio di ingoiarsi sei palazzi. Accorsero gli ingegneri e pomparono tonnellate di cemento, lasciando al suo miope destino la talpa miliardaria. Dimenticavo i famosi lavori di Italia 90, presentati come opportunità di lavoro per impresari, operai, tecnici, geometri. Tutta sta gente per un grottesco restyling dello stadio. Punto, anzi buco. Oggi l’avveniristica copertura è un colabrodo e quando segna il Napoli fanno fa i vermi: trema un quarto abbondante di Fuorigrotta.

    Situazione attuale.
    Napoli è la città italiana col più alto numero di aree pedonalizzate, di piazze e strade oggetto di intervento di risistemazione che non ha pari in altre regioni. Il sistema di trasporti integrato prevede per il 2011 – dati rilevati da una inchiesta del Time dell’Aprile 2004- una rete su ferro che per quell’epoca assommerà a 112 km (la maggiore di Europa nel suo genere, al punto che gli inglesi sono venuti a studiarlo) comprendente:
    – 2 linee di metropolitana (quella di penelope è sostanzialmente ultimata e aperta al traffico. E non parlo di architetti e scultori chiamati da tutto il mondo per decorarne stazioni e edifici vicini)
    – 4 funicolari collinari
    – due ferrovie a partecipazione mista che collegano gli assi nord – sud e est-ovest
    – il tram veloce ( la talpa è stata riesumata)
    – un rinnovamento pari all’80 % del parco automezzi per il trasporto pubblico (tempi medi di attesa: dieci minuti, al cui confronto quelli del 92 sono ere geologiche)
    – istituzione di due musei di arte moderna (unico caso in Italia)
    – rilancio delle attività artigianali e turistiche
    – intervento restaurativo di centinaia di palazzi pubblici e privati grazie ai fondi UE
    – funzionamento ottimale dei Musei di Capodimonte, Nazionale, San Martino, Floridiana, Palazzo Reale
    – Istituzione di avvenimenti culturali durante cui tutti i monumenti, le chiese, le cappelle, gli scavi greco romani, l’immenso patrimonio artistico di Napoli ( dell’Umanità, per decreto Unesco) sono visitabili.
    – servizi sociali di zona per l’assistenza gratuita ai bisognosi di cure e agli ammalati terminali
    – servizio comunale di monitaroggio prezzi (attivo) e segnalazione di eccessi

    Mi rendo conto che tale sfilza possa muovere al sorriso, specie se non confortata da analisi sociologiche e/o letterarie, ma se Gomorra deve fungere da propulsore di energie è giusto che una parte di esse sia spesa per ricordare. Altresì capisco che la succitata sfilza di interventi ( breve, ripensando ai molti assilli di Napoli, ma infinata rispetto al degrado del 92) quella specialissima città se la ritrova grazie a 13 anni di governi di centro sinistra, i quali – è bene ricordare – nulla possano in materia di occupazione e lotta al crimine senza un incontro fra poteri locali e centralizzati (eccolo il cuore rivoluzionario della Carta dei Padri, altro che Lorenzago). Ciò che al Sindaco e al Governatore si chiede, tuttavia, è l’appoggio senza condizioni a iniziative legalitarie e di pubblica sensibilizzazione al problema. Riconoscano, il Governatore Bassolino e il Sindaco Russo Jervolino, si vestano dell’umiltà mecessara per fare di napoli un caso nazionale, anche servendosi di strumenti sacrosanti quali ad esempio un libro. Solo in simile contesto Gomorra, finalmente sottratto alla pur legittima dimensione letteraria e restituito al ruolo di opera di alto impegno civile, potrà vivere di luce sua ed esprimere il quel grido di vita insieme e di riscatto che ne sigilla la chiusa.

  18. A Marco p.
    Mi sembra si parli proprio dell’uscita dalle pagine del libro.
    Vivo a Caserta. Conosco poche persone, dunque il campione che ho a disposizione non è adeguato per indicare alcunché di significativo, ma posso dire che tra queste non c’è nessuno che conosca la struttura del Sistema. Ma anche se così non fosse, non si può scambiare l’insieme delle esperienze individuali per una reale conoscenza della camorra. Il mio vissuto è un punto di vista e mi dà cognizioni parziali. Quello che fa un libro è creare connessioni; Saviano, ragionando e studiando, crea connessioni vale a dire “sistematizza” la visione del sistema, fornisce una visione d’insieme. Ci aiuta a capire.
    Dopo di che risulta scontato che Roberto non sia l’esclusivo depositario del sapere, tant’è che si avvale di atti processuali ecc.
    Il punto è che non è vero che tutti sanno; inoltre se anche tutti sapessero, ciò non basterebbe: occorre intervenire e fare intervenire. Gomorra, oltre alla dimensione letteraria, è un ottimo strumento di conoscenza. Ma ripeto, il momento della comprensione è funzionale a opportunamente intervenire. Sapere per sapere non vedo a cosa serva. Nessun santo.

  19. Ricordiamo anche il bel libro di Antonio Franchini: L’abusivo, la cui lettura mi fu suggerita dal bravo Carlo Capone, ed ora raccolta nel mio libro uscito in questi giorni: Generazioni a confronto nella letteratura italiana, Marco Valerio editore, Torino

    Bart

  20. Francesco caro, come sai ho vissuto in queste terre e ho lavorato come giornalista a Il mattino. Poche e sentite cose.
    Bassolino non ha cambiato la città di Napoli, ha solo utilizzato i soldi del G8 per fare un’operazione di restiling al centro storico. Poi cio’ che era merda è rimasta tale. Infatti il caso Scampia non esplode come un fulmine a ciel sereno. E’ il risultato di una situazione in cui il nuovo re si è sotituito ai vecchi re. Con le solite cose; Con le solite “pastelle”, con le solite consulenze d’oro, d’argento etc.. Esiste infatti una spaccatura all’interno della sinistra. Penso al mio amico Luigi Necco che, da comunista, attacca Regione e anche Comune da una tv privata quotidianmente.
    Ma voi lo sapete che Scampia è finita sulle pagine nazionali soltanto dopo sei mesi all’incirca di massacri. Purtroppo Napoli, la Campania, guardandola oggi dall’esterno mi dà l’idea di una realtà arresa. E questo è orribile. E accade cio’ a cominciare dai mezzi di informazione che “tengono famiglia”. E non mi venisero a raccontare che non si puo’. C’è un’autocensura che mi fa rabbrividere. Francesco, tu lo sai, io conun direttore democristiano stetti un periodo a Caserta, alla redazione del Mattino, e vi giuro non sono stata con lemani in mano.
    E purtroppo questa mentalità, questo clima sono diffusi anche negliambienti della cultura. Poi mi vengono a raccontare che non è giusto andarsene come molti hanno fatto? Fuitevenne, diceva Edoardo. E come il serpente che si morde la coda quelli che restano convivono con la cultura della camorra. Ragazzi sarebbe divertente scorrere le liste dei candidati, poi eletti, a elezioni regionali e provinciali. C’è di tutto, di più.
    Ma bisogna spezzare il circuito. Dunque tutto va bene.

  21. Caro Bart, arriva opportuna la duplice citazione del libro di Franchini, da leggere assolutamente per chi voglia approfondire il dibattito su intreccio fra letteratura e inchiesta cronachistica- e del tuo terzo volume di letture. Anch’esso da non perdere e aggiungo da adottare nei licei.

    Saluti

    Carlo

  22. Chiedo scusa, la cosa più importante. Prima di comprare e leggereil libro, già da adesso un grazie sincero a Roberto Saviano.

  23. @effeffe
    ma ti sei letto i commenti? una frase come questa:

    “Gli ho chiesto perche` Bassolino non fa nulla contro la camorra, la sua risposta non mi ha fatto dormire.”

    a me non fa nessuna tenerezza.

    Io devo dire che frequento tanti “letterati” solo da quando vengo qui, e che tutti i miei pregiudizi sulla categoria vengono confermati. Pochissimi di quelli che intervengono sembrano avere della realtà un’esperienza diretta, tira un aria da “piove, governo ladro” davverio irritante, come se la classe politica di un paese fosse completamente avulsa dal paese.

    Penso che Bassolino abbia sulla camorra le stesse informazioni che ha Saviano, ma il libro glielo avrei fatto leggere anch’io, perché sentisse con che passione un giovane si pone di fronte al problema. Detto questo, cosa possa fare con successo un sindaco e un governatore di regione contro la criminalità organizzata evidentemente voi lo sapete e allora perché non date la ricetta. O pensate che un bel convegno e magari un bell’incontro tra bassolino e saviano alla feltrinelli megastore o in qualche casa ospitale risolverà il problema?

    Se si prendessero sul serio interventi come quello della Nardini, qua sopra, tanto varrebbe non andare più a votare, e seguire l’invito che arriva spesso da più parti di andare al mare, tanto è tutto uguale. Io conosco moltissima gente che fa quel che può, sia culturalmente, Saviano compreso, che in altre sedi e in altri campi, certo, quel che può, come può, se non lo facesse questa terra sarebbe già TUTTA in mano alla camorra.

    Alcuni commenti puzzano di qualunquismo lontanto un miglio, e altri di inutile santificazione di un libro, il che provoca, come ho già letto qua e là, tendenze opposte di fastidio.

    Non c’è niente da fare, l’Italia è il paese più retorico e più pasticcione d’Europa.

  24. @Effeffe

    e a proposito del post, Francesco, ti rimando la palla:

    “Perchè non si vuole sapere che tra i comuni commissariati in Campania ve n’erano anche di centrosinistra?” CHI non lo vuol sapere?

    E la richiesta di precisazioni vale anche per le domande successive.

    E lo stesso vorrei chiedere a Montesano, forse lui, nel suo paesino del casertano crede che nessuno faccia niente, ma se Saviano cita le inchieste vuol dire che qualcuno le fa, o no? Che c’è una polizia che indaga e una magistratura che persegue, o no? E risulta a qualcuno di voi che un sindaco e un presidente di regione possano indagare e perseguire? Possono fare quei controlli istituzionali che la legge permette loro di fare, possono cercare di stare alla larga dalla gente chiacchierata, possono fare delle politiche sociali con gli strumenti finanziari che hanno a disposizione, ma allora il discorso camorra diventa subito parziale, perché si intreccia con il discorso del potere, della gestione del potere, con la politica e con il controllo che della politica dovrebbero avere i cittadini, e alla fine, mio dio, che qui sembrate tutti orfani, con i CITTADINI. Perché è comodo chiedere ragione sempre agli altri.

  25. Temperanza, il problema è un altro: perché il centrosinistra napoletano ha accolto “Gomorra” con evidente fastidio e con una strategia del silenzio?
    Secondo me la risposta sta in questo passaggio della prima recensione di WM1:
    ——————–
    …certa intellighenzia “progressista”, quella a cui fa comodo sostenere che la camorra è un fenomeno arretrato, residuale, disfunzionale, freno allo sviluppo di un capitalismo “pulito” e di una borghesia meridionale laboriosa e decente.
    Un bel quadretto consolatorio. Peccato che la camorra (anzi, il Sistema) sia in realtà punta di diamante del business ultracontemporaneo, avanguardia dell’impresa tecnologica, del management, delle teorie liberiste, in simbiosi con le nuove economie “cindiane”. Noi abbiamo ancora in mente i guappi da suburra, il folklore, una camorra estinta da decenni, e intanto la base sociale dei clan – proprio grazie al controllo del Made in China – è composta da early adopters (e testers) di ogni nuovo gingillo elettronico. Un camorrista usa la nuova Play Station o Xbox molto prima di chiunque altro, e così per videofonini, fotocamere ultracompatte, videocamere, lettori mp3, megaschermi al plasma etc.
    ——————-
    E non mi scucite la uallera dicendo che questa cosa “la sapevano già tutti”, perché è falso, è una cazzata. La sapeva il cognato di Marco P., ma molti altri non ne avevano un’idea. Del resto, se era una cosa tanto scontata, e se “Gomorra” è un libro tanto banale, non si capisce perché le reazioni di fastidio dei DS campani etc.

  26. L’interpretazione secondo cui si starebbe santificando Gomorra mi sembra insostenibile. Vi assicuro che tanti presumono di sapere, ma non immaginano neanche. Questo lo posso dire perché non sono nella condizione di molti di voi: siete letterati giornalisti, e frequentate persone che ne sanno. Qui, Caserta, terra di camorra, le persone vanno al mare, al pub, al cinema e non sanno, pur dicendo di sapere. Perché crediamo di poter trasformare senza mediazione la mera percezione o il sentito dire in sapere oggettivo. L’empirismo conoscitivo non mi convince, quando voglia avere il monopolio del vero o esserne l’unica strada di ricerca.
    Questo per dire che l’individuo ordinario come me ha bisogno di un libro del genere come stimolo a risolvere la propria ignoranza, e iniziare a conoscere.
    Solo apprezzamenti, non preghiere, nei confronti di un libro che certamente ha degli aspetti problematici, ma che non sono evidenziati perche la discussione è impostata su altri elementi.

  27. @ ciro esposito
    un caro saluto!

    volevo far notare come basterebbe riflettere sul 73% di consensi per analizzare la connivenza tra mafie o camorre e potere.
    non è semplice cultura del sospetto
    secondo me è la realtà.
    io sono di lecce(ridente, tranquilla, barocca,e chi più ne ha più ne metta…)
    dove alle ultime comunali che risalgono al 2002 vinse il centrodestra della sindaca poli-bortone con il 70% delle preferenze.
    quelle che un tempo erano chiamate maggioranze bulgare.
    e come si è lavorato in questi sei o sette anni?
    affidando la gestione dei servizi a società miste pubblico-private, dove comunque il maggior azionista restava il comune che ha fatto una cosa semplice semplice: bloccato ogni appalto pubblico per affidare gestione dei parcheggi, della netteza urbana e altro a tali società miste dove avevano preventivamente piazzato i loro uomini.
    sic!

    però, di lecce, ciò che si vede è il barocco, i poliziotti a cavallo, i rifacimenti del basolato nel centro storico…ovvero il “rinascimento”(credo fosse lo stesso termine utilizzato nella campania bassoliniano-jervoliniana) il rinascimento di quanto siamo bravi noi meridiani, le nostre proverbiali lentezze: in un’espressione la nostra provincialità collusa!
    l’incapacità di resistere al fascino delle “mille lire di più in saccoccia”

    ce ne fossero di libri come quelli di saviano…
    e non importa che il radical chic di turno(al secolo “rivoluzionario da salotto”) dica che si sapeva gia tutto.

  28. @temp
    “Io devo dire che frequento tanti “letterati” solo da quando vengo qui, e che tutti i miei pregiudizi sulla categoria vengono confermati”.
    “pensate che un bel convegno e magari un bell’incontro tra bassolino e saviano alla feltrinelli megastore o in qualche casa ospitale risolverà il problema?”

    Ovviamente no. Anche perché il megastore ci campa di questo culturalismo paraimpegnato. Hai presente le “presentazioni”? ci sono stato una volta in vita mia e non ci tornerò mai più.

    Ma che ne pensa mrs. Temperanza della “ricostituzione di un tessuto civile e sociale e civile” di cui parla marco, e del modello di “garzone” da opporre al giovine camorrista?

    E che ne dice nostra signora dall’alto dei pregiudizi di quest’altra proposta: blindare DEA e DIA, mandare i paracadutisti del Tuscania e i Gis a sgomberare le enclave del malaffare?

    Qualcuno, a sinistra, ci aveva provato a dirlo, a ridosso dell’omicidio Fortugno, ma quando mai, noi siamo democratici, mica i problemi si risolvono con la forza. Il volto bueno della Calabria è altrove, è il suo governatore pacifista e piagnisteo (vedi querelle sul referendum).

    Che ne dice, mrs. Temp, dello “scontro militare – e dico proprio militare – con la camorra” che, sempre secondo il nostro marco, appare secondario rispetto a quella ‘ricostituzione’ di cui sopra?

    Io mi ricordo solo che quando sulle spiagge pugliesi governavano i contrabbandieri, in combutta con lo scafismo albanese – parlo degli anni novanta – le auto dei caramba e della finanza venivano speronate, ridotte a un cumulo di lamiere. Quei morti in divisa chi se li ricorda più? Eppure a qualcosa devono essere serviti, se oggi non vedi più i contrabbandieri di Marlboro ad ogni angolo della strada (e lo dico con un certo dispiacere…).

    Che te ne pare di questa tipica scenetta meridionale: se cammini per strada in quel di Bari, e i nipotini-mafiosetti si accorgono che vieni da Poggioallegro (qui mi capiranno in pochi, lo so, ma se no il letterato che lo faccio affare, eh?), come minimo ti prendono a schiaffoni, così, tanto per farti capire da che parte sta il bastone.

    Non conosco così bene la situazione del napoletano, ma credo che, al posto dei reportage giustificazionisti delle Iene su Scampia, qualche volta, Bassolino potrebbe fare come Cofferati. Putroppo una cosa è vietare la street parade (sai che ci vuole, mi chiedo a cosa serve), ben altra cosa espropriare i domini del Klan.

    @antonio altissimo
    giusto. Proprio ieri sera, tornando a casa a piedi dopo la partita, come si addice a un letterato squattrinato, ho visto un paro di ciccioni tatuati da domiciliare a vita, che festeggiavano clacsonando con una di quelle nuove auto di cui ignoro il marchio e che montano video in plexigas sul sedile posteriore. Sai che figata goderti così la televisione. A un certo punto hanno pensato bene di arrotarmi, tanto per festeggiare il 3-0. Peccato che avevo dimenticato a casa il Bazooka.

  29. @Altissimo

    Tu avrai senz’altro ragione, ma mi piacerebbe che tu facessi i nomi e mi dicessi in quali circostanze perché io sono purtroppo come san tommaso, cioè io non so se alcuni rappresentanti del centro sinistra campano sono stati contattati e hanno espresso fastidio, oppure se sono stati contattati e si sono rifiutati a un confronto.

    Un’ipotesi sarebbe forse perché il catastrofismo di Saviano potrebbe soltanto, ai loro occhi, indebolire quel poco che magari si è riusciti a fare nei confronti di un fenomeno criminale secolare. Perché dico catastrofismo? faccio un esempio, a pagina 235 Saviano dice:

    “l’imprenditore italiano che non ha i piedi del suo impero nel cemento non ha speranza alcuna”.

    Ora è evidente che questa è una frase a effetto, cito a caso: Del Vecchio, Benetton, Diesel (non ricordo il nome dell’imprenditore), nessuno di questi ha i piedi nel cemento, Benetton ha cominciato a comprare quando è diventato troppo grande e ha dovuto diversificare.

    Di frasi così il libro è efficacemente pieno, il che lo rende forte nella comunicazione, ma debole nell’utilizzo non mediatico. Forse il silenzio dipende anche da questo, o dal dfatto che Mustilli, Matacena e altri imprenditori, non essendo camorristi, magari non si sentono chiamati in causa. Tu non pensi che la mia sia un’ipotesi da prendere in considerazione?

    @Roberto

    Tu dici, tra le altre cose:

    “Ma che ne pensa mrs. Temperanza della “ricostituzione di un tessuto civile e sociale e civile” di cui parla marco, e del modello di “garzone” da opporre al giovine camorrista?”

    E io chiedo a te, tu pensi che possa esser fatto d’imperio da un Bassolino o da una Russo Iervolino?

    e dici ancora

    “E che ne dice nostra signora dall’alto dei pregiudizi di quest’altra proposta: blindare DEA e DIA, mandare i paracadutisti del Tuscania e i Gis a sgomberare le enclave del malaffare?”

    Bene, ti ricordo, se non lo ricordassi tu, il prefetto Mori. Una volta che le enclaves del malaffare le hai sgomberate, come tu dici, dove li metti, quei camorristi? A Guantanamo? O magari le mandi in Veneto? Fu già fatto, e se la memoria non mi inganna nacque la mafia del Brenta.

    I contrabbandieri non ci sono più, è vero, alcuni sono diventati taxisti, altri posteggiatori abusivi, altri magari disoccupati organizzati, perché qualcosa dovevano pur fare, non è che si può ucciderli, non ti pare? o sei per la soluzione finale? E se non li uccidi restano lì, con la loro cultura camorrista di cui queste terre sono intrise, spiace dirlo, a partire dai piccoli comportamenti illegali dei cittadini comuni.

    Bassolino non può fare come Cofferati perché, di nuovo: spiace dirlo, Napoli non è Bologna.

    Contro questo caos molti combattono, per tenerlo a bada, ed è giusto indignarsi, ma vorrei ricordarvi che quando è morto il suocero del figlio di Fo si sono agitate per un po’ le acque, era su tutti i giornali, ma mi piacerebbe fare un test con te, caro Roberto, e chiedere ai cittadini comuni, per strada, se se lo ricordano.

    Perché il problema non è bassolino da solo, la sinistra da sola, la destra da sola, sono i cittadini TUTTI.

  30. @roberto
    @daniele

    sciascia, ancora. la sicilia ‘penetrata nelle ossa’ (a volte accade, come per la puglia, la campania, anche il nordest…); ‘sentire’ la mafia, dai vecchi e i giovani tra gli zolfatari (’30, ’40, ’50), ai palazzinari e politici e imprenditori (’60, ’70, ’80). e poi ricerche d’archivio, dati e documenti vecchi e nuovi, testimonianze scritte e orali, eccetera. ‘ibridismo narrativo’. ‘tipo bastardo’ di scrittore. a tu per tu, potenzialmente ‘giudicante’, con Palazzo e giustizia, mafia e polizia.

    se fosse vivo, come saviano, gli chiederei non di recitare insieme a noi pezzi del suo ‘ibrido’ narrativo di fronte ai Palazzi o (solo) alle feltrinelli. come ho già detto, accanto a leggere conoscere diffondere divulgare i contenuti delle sue verità, i ‘contenuti dell’inchiesta’, gli chiederei di partire con me (e con roberto) in giro per l’italia, prendendo tutto (teatri, piazze fighette in quel di mantova, chiese o chiostri leccesi, università e lezioni e seminari, pub de sinistra che poi però non assumono i dipendenti ecc., ecc., ecc.), per ‘squadernare’ ex novo il metodo, il suo metodo d’indagine, farci entrare nei suoi meccanismi, apprenderne pratica e funzioni potenziali, vivisezionare il testo…. (anche in un bog, a puntate, non sarebbe male).

    @roberto, una esperienza di battaglia vera alla mafia: prefetto mori, senza quartiere, sbaragliare le cosche sotto l’egida della retorica militaresca e giustizialista di ‘quel’ fascismo. sotto il fascismo (sciascia ne parla spesso). esperienza fallimentare, come è ovvio. ti chiedo, e ti richiedo: una battaglia senza quartiere, militare, contro la camorra, le mafie? una fiammata con la militarizzazione della DEA e DIA, ‘paracadutisti del Tuscania e Gis a sgomberare le enclave del malaffare’? reparti ‘nuovi’, efficaci, con funzioni di estirpazione delle mafie e poi di ‘stabilizzazione’ del territorio? io credo invece che sia la politica, solo una reale ‘discontinuità’ politica a poter preparare il terreno per questo ‘intervento’ (in una battaglia non lunga ma decisa di ‘rifondazione’ dei valori, nell’assenza totale di collusione a livello economico-parlamentare-paragovernativo). non basta, col cappello dell’ONU o di un’altra super procura istituzionale, ideare una politica (estera o interna) ‘armata’ diversamente, con a capo un esperto come si voglia, metterla in atto e trascurare, non mutare PRIMA, nella sostanza, gli snodi, gli ingranaggi della ‘catena di comando’…. ma se ne parlerà…statti bene

  31. @temp
    nessuna soluzione finale, nessuna Guantanamo, ci mancherebbe.
    Solo gettare via le chiavi, non come hanno fatto con quelle pollastrelle delle bierre.

    Sulla “cultura di cui quelle terre sono intrise” ti rimando all’ultimo pezzo su Islam e giornalismo, lunedì prossimo. Ecco un’altra costruzione testuale, “il meridione mafioso”. E spiace dirlo.

    Ignoro la questione del suocero, se ti va spiegami meglio.
    Sui cittadini tutti mi trovi pienamente d’accordo. L’importante è che non ci siano cittadini piaciuti e altri dispiaciuti.

    E comunque il tono acceso serviva a farti scrivere, visto che ti piace di più leggere. Forse ci sono riuscito.

    Ciao ciao

  32. Per fare chiarezza sul “tutti sanno” che sembra dia tanto fastidio:
    per favore, leggetevi Gomorra. È in questo libro che “tutti sanno”. Il concetto che ho espresso appartiene al libro di Saviano. Quanti dei suoi “personaggi” parlano con questa sapienza? Mi pare che il libro – a leggerlo, ovviamente – presenti incontestabilmente questo dato di fatto. È poi ovvio che non tutti sanno tutto e ogni particolare; ma mi pare indubbio che anche chi va al mare o al bar o gira distratto per strada ha una certa percezione della camorra. Non della sua “struttura” precisa, certo; quella fanno fatica a conoscerla anche i magistrati. E certamente non con la perfezione di Saviano. Insomma, esempi di questa conoscenza “empirica” in Gomorra ce ne sono tantissimi … Ma lo dice anche Forlani, per lo meno quando dice che il libro “da voce a tutti” (ossia: tutti sanno – in forma diversa, ma sanno –ciò che sa Saviano) … Il problema è che NESSUNO SI MUOVE, non che tutti non sanno …
    Marco P.

  33. @ fabio
    daccordo con te senza se e senza ma!!!
    noi ci esponiamo e manifestiamo i nostri giudizi, pensieri, e “loro” gli scrittori di cui parliamo, perchè non scendono anch’essi nell’arena: la discussione potrebbe salire di livello se “loro”intervenissero assieme a “noi”

    (noi e loro: volutamente tra virgolette, dicotomizzazione della cultura che al tempo dell’era digitale puzza di stantio, di canfora dentro cassapanche erose dai tarli)

    ma tant’è!

  34. @temp

    per il prefetto mori, ok.

    ma quando dici: ‘il problema non è bassolino da solo, la sinistra da sola, la destra da sola, sono i cittadini TUTTI’.

    insomma, la ‘società civile’ e le mafie. discussione secolare (tra stereotipi e verità storiche).

    e la politica? niente, un’entità astratta, intangibile, in-variabile. ma in campania, in puglia, e poi su su proseguendo, c’è o non c’è un governo di centro-sinistra? c’è o no la possibilità (o il dovere?) della ‘discontinuità’, quella vera, non mediaticamente elargita? non dico l’inamissibilità di indagati per mafie alle elezioni (una cosa da blog di beppe grillo&di pietro, però, mica male….). ma se poi fallisce, questa politica, è sempre e solo ‘colpa’ della ‘società civile’ se le cose non cambiano?

    dico qualcosa che agisca e incida proprio sulla ‘società civile’ e il suo ‘senso comune’. se ti interessa, vedi ieri vendola e la sua giunta pugliese

    http://www.unioneweb.it/2006/03/21/vendola-pacs/

    (su come la politica può influenzare virtuosamente la nostra sensibilità e il nostro credo sulla ‘sacra’ famiglia…).

    e questo, come dicevo prima, DOVREBBE coinvolgere anche chi, per mestiere, scrive, o ascolta, o legge (la lettrice). la politica, quella buona, quella che incalza e incide sulla ‘società civile’, si fa anche ‘leggendo’ (non di fronte ai ‘palazzi’ del potere, come qualche speaker’s corner alla partenopea, su questo ti do’ ragione), anche ‘in privato’, a tu per tu o col libro in mano, in solitudine celeste… ma qui mi sa che ci si divide. ciao, f.

  35. @fabio
    1. Ecco come la politica che stai invocando rinnova i suoi vertici di comando: il generale Siazzu http://www.adnkronos.com/3Level.php?cat=Politica&loid=1.0.485527061.
    Non mi sembra proprio il marcio del marcio, visto che viene dal veltroniano Lazio ed è benvoluto da Cossiga (destra ds).

    2. Il “prefetto di ferro”, gradirei ricordarlo, fu spietato ma annacquato proprio dalla politica, dal cedere mussoliniano alle lusinghe delle lobby imprenditoriali dell’isola, all’aristocrazia mafiosa, intendo (i Soprano dell’epoca).

    Ma sul piano della lotta alla criminalità piccola e media, quella che spara, non quella degli affari, Mori mise a segno dei colpi mica male, costringendo parecchi mafiosi a riparare negli Usa.

    Certo, ci furono le violenze, gli errori, i misteri, gli arresti e i processi sommari (le costanti della storia giudiziaria italiana), e questo impedisce un giudizio ‘assolutorio’ nei confronti del Prefetto (c’era bisogno di ricordarmelo come se fossi a digiuno di scuola media?).

    Ma credo anche che la formazione di un carabiniere, parlo di oggi, sia migliorata rispetto a quella dei colleghi degli anni trenta e quaranta.
    Siamo sicuri che Tuscania e Gis si lascerebbero andare così facilmente alle ritorsioni e agli eccessi dei loro predecessori? Qui si aprirà la discussione sulle torture in Somalia e su Piazza Alimonda, lo so, ma datemi una chance, stiamo parlando di lotta alla mafia. E vi assicuro che non voglio le Leggi Speciali e lo Stato di Polizia.

    Ad ogni modo, quando iniziò a dare fastidio, Mori fu preso e trasferito. Sul più bello. Via dalla Sicilia. E gli è andata pure bene, tutto sommato.
    Il generale Dalla Chiesa – tanto per restare nel campo degli uomini d’ordine – finì molto peggio: “Il nostro, come disse Sciascia, è un paese senza memoria e verità, ed io per questo cerco di non dimenticare”. Sono parole di Dalla Chiesa (lo scrittore e il generale parlarono anche di Moretti e bierre).

    Ad ogni modo, avevo in mente proprio questo esperimento: stuzzicare i nervi docili e scoperti del sinistrismo. Nominare i GIS e il Tuscania per sentire (subito) qualche voce scandalizzata tuonare “Guantanamo! Guantanamo!”. Non conosco il metodo Saviano, ma questo è il metodo Said: scavare sotto il certezzario implicito.

    Quando ero in vacanza, sempre nei novanta, all’epoca della militarizzazione della costa brindisina, contro gli sbarchi di uomini e merci clandestine, in spiaggia, la mattina, a Rosamarina, c’era sempre qualche signora in costume a prendere il sole, che scuotendo la testa si lamentava (il marito annuiva, annuiscono sempre), dicendo, caro, guarda, quest’anno tra pacchi di marjuana, cadaveri di albenesi e postazioni missilistiche anti-scafisti, guarda, io il bagno non me lo fo più.

    3. Tornando al referendum, Fabio, hai visto che visibilità ha preso il “governatore” Vendola con quella intervista?

    Oggi Alvi ha scritto cose terribili, non so come altro chiamarle, nel senso di assolutamente sorprendenti, sulla “genialità” della riforma Miglio: “un’Italia confederazione di comunità articolate in delle macroregioni”, in grado di sfornare nuove elites. Che ne so chi metteranno nel Lombardo-Veneto! So che Vendola potrebbe vedersela da Napoli a Bari, fino a Crotone.

    L’importante è che questa storia della desagrada famiglia non finisca a “procreatore A” e “procreatore B”, perché in materia lo sai come la penso.

  36. @fabio e/o roberto

    ragazzi, lasciate che ve lo dica, imparate a esprimervi, siete verbosi e caotici, se volete farvi leggere siate chiari, e – qualche volta almeno – più brevi, l’alternativa è continuare a parlarvi tra voi due.

    Sembrate mia madre che parte con un aneddoto su una spigola e finisce con una pianta di primule, ma lei ha la scusante dell’età.

  37. wm:
    “…certa intellighenzia “progressista”, quella a cui fa comodo sostenere che la camorra è un fenomeno arretrato, residuale, disfunzionale, freno allo sviluppo di un capitalismo “pulito” e di una borghesia meridionale laboriosa e decente. Un bel quadretto consolatorio. Peccato che la camorra (anzi, il Sistema) sia in realtà punta di diamante del business ultracontemporaneo, avanguardia dell’impresa tecnologica, del management, delle teorie liberiste.”

    io avrei un’idea: non c’è che da abolire il capitalismo contemporaneo – immediatamente assimilato al crimine organizzato: in tempi di impresa leggera va il due al prezzo di uno – e siamo a cavallo.
    Come non averci pensato? Io domattina devo intervenire sull’asse terrestre, ma nel pomeriggio sono libero.

    (che “la punta del capitalismo”, quella vera, abbia comminato ad esempio qualche centinaio di anni di galera per il caso enron sulla base di reati infinitamente meno gravi di quelli del “sistema”, appare evidentemente secondario, in base alla nota teoria: più i fatti che cito son gravi più appaio grave, più la sparo grossa, più son grosso.)

    all’intelligenza dei processi forse sarebbero utili un po’ di poesia in meno (eh, il generoso saviano) e un po’ di analisi in più.
    altrimenti si dà ragione a Temperanza, e l’italia resta la patria delle lettere e della retorica.

    che poi guardate è persin facile rovesciare:
    “la rivolta anticamorra o antisistema, come tutte le rivolte della legalità o meglio della vergogna delle classi medie, è una rivolta di classe, ma al contrario: una rivolta della piccola e media borghesia intellettuale delle professioni e del parastato contro il sottoproletariato criminale che si fa impresa e le butta fuori mercato. Una parte di questi ceti, i più generosi e confusi, i più intellettuali e pasticcioni, come sempre in Italia, cercherà di far valere le visioni più democratiche, vagheggiando fronti comuni tra sottoproletari e borghesi illuminati. Ma alla fine della battaglia saranno loro a restare sul campo, vittime dell’ennesimo compromesso tra cupole criminali e borghesia improduttiva”
    E. Maniozzi, Classi sociali e asociali, Il Fortino, Parma 2004

    Visto com’è facile?

  38. Gentile sig.ra temperanza,

    va bene ragionare sulla ‘società civile’ e su quanto le mafie, nel meridione, ne abbiano intaccato tenuta e capacità di ‘resistenza’, ma la invitavo anche a ragionare sulla politica e su quanto essa debba, possa o non possa agire con discontinuità contro le mafie. proprio a partire da provvedimenti che interessano prima di una battaglia ‘militare’ le abitudini, i comportamenti, il nucleo profondo della ‘mentalità’ della società civile. per questo, come esempio, rimandavo alla buona legge sulla famiglia approvata di recente da nichi vendola governatore della regione puglia. come un esempio in cui si è fatta politica. poi alludevo alla valenza politica, politico-culturale, che potrebbe o dovrebbe assumere anche il mestiere di ‘lettore’, in certi casi. parlare con lei non è molto piacevole. vedo che anche da parte sua c’è un problema di ‘comunicazione’. non disturberò più oltre.

    Cordialmente,

    Fabio

  39. “Lettura privata in [casalinga] solitudine celeste”, ma poi ritornare sulla terra: >.
    L’idea della lettura per strada era una risposta non meditata alla domanda “che fare?”, da considerare, se così posso dire, nello spirito e non neceariamente nella lettera.
    Nelle ragioni delle parole ne va delle persone coi percorsi individuali; per quanto mi riguarda, la recente, solitaria, lettura mi ha fatto venir voglia di superare l’ atteggiamento di astratto qualunquismo causa di un onnicomprensivo sentimento di inimicizia.

    Quassù è vuoto: non voglio più stare in questo celestiale nulla.

    MC

  40. Perché, l’invito a essere chiari e concisi è un insulto? Stiamo freschi.

    E la richiesta di essere letti non essendolo non vi pare scortese o egocentrica?

    Cosa centri la legge sulla famiglia di Nichi Vendola con il discorso sulla camorra ha bisogno di tanti passaggi da essere alla fine inessenziale, almeno nel discorso. Capirlo è già un passo avanti verso la chiarezza ed efficacia della comunicazione.

    Ascoltate il consiglio di Maniozzi che per non darmi ragione vi spinge verso un comportamento analiticamente virtuoso, ascoltatelo e vedrete che sarò più mite e simpatica, l’approssimazione mi fa diventare più antipatica del solito.

  41. però adesso non parlare al plurale, mica sei accerchiata da una coppia di bravi manzoniani molesti, con l’aggravante di essere particolarmente confusi e confusionari, verbosi e approssimativi…

    emergevano discorsi sul ‘che fare’. tutto qui. (il piano è quello ‘corposo’ della politica, dell’economia, della magistartura, della polizia). nessuna ‘borghesia illuminata’ affetta da ‘sinistrismo’ (da astrattismi). vendola c’entra, come bassolino.

    ma non stare a dirmi (a dirci?) ogni due per tre che ci vuole studio, analisi e lavoro paziente di conoscenza: qui, se mi permetti, sei molesta tu, in questo iper-pedagogismo che forse l’età e l’esperienza ti legittimano, ma nei ‘modi’ è, almeno nel mio caso, controproducente. ti ripeto, cerco di ‘studiare’, come un po’ tutti. un po’ di pazienza. in questo anche tu mi ricordi LA madre (la madre italiana).

    ripeto, la ‘LETTRICE’, il lettore (ma non nei libri di calvino…), può avere anche responsabilità ‘politiche’. deve, se vuole.

    una curiosità: quando hai chiuso un libro ‘corposo’ come questo, con la ‘polpa’ della realtà che lo in-forma, hai per un momento abbandonato le tue chincaglierie del mestiere (di lettrice)? oltre a ‘fargli le pulci’ come da ‘editor’ (deformazione professionale?), hai anche pensato che è un testo che denuncia lo stato delle cose (il già noto o il misconosciuto), ma che soprattutto ‘smuove’ o dovrebbe ‘smuovere’ coscienze e pensieri? sulla politica (che non c’è), ad esempio?

    ‘Perché il problema non è bassolino da solo, la sinistra da sola, la destra da sola, sono i cittadini TUTTI’.

    con questo ti sei congedata da ‘gomorra’? ti congedi così dal ‘sud’? e poi parli di ‘catastrofismo’ nel libro…. vabbè, tanto NON ci siamo capiti…

    saluti

  42. @ fabio
    scusa ma credo d non aver capito
    “lì da me dove??”
    non ho un blog…
    comunque max disponibilità!!!
    a presto

  43. Io non ho più voglia di scrivere cose per gente che, anzicché andare al mare, dovrebbe andare a Napoi. E mi riferisco a Temepranza, che se poi avesse un nome e cognome per me sarebbe piu’ gradito. Comunque mi dispiace molto essere intervenuta in una situazione che non mi interessa, e probabilmente non mi intereserà più, come NI. Infatti io non avevo seguito,é colpa mia, quello che avete scritto a proposito di Saviano.L’ho letto e sono francamente sconvolta!
    Come si puo’ distinguere scrittura, da scrittura di denuncia? E’ allucinante! Ma avete paura? Allora se avete paura andate a casa. O se no abbiate l’onestà di dire che il vostro è uno spazio radical chick o un salotto buono di casa.

    Mi dispiace Francesco Forlani, tu meglio di me conosci Napoli,e sinceramente di cagasotto come voi o di questa gente che parla e non conosce un cazzo non se ne puo’ più.
    SI io ci hi visssuto Temperanza , e fatti un giro!
    Auguri a tutti

  44. @stefania
    fai bene a non perdere tempo.
    Tanto poi ti diranno che si scrive radical-chic e che l’accento acuto è diverso da quello grave. Il lavoro critico, il lavoro sulla scrittura, tutta roba molto fifì.
    A proposito, per me l’insulto era il paragone con mammà.

  45. L’ho appena letto.
    Sono contenta per Saviano.
    Molto meno per Conte.

    ***

    Celati, Conte, Agosti e Saviano vincono il Viareggio – di Redazione – Il Giornale.it

    Per la sezione Narrativa, Gianni Celati con Vite di Pascolanti (Nottetempo), tre racconti che ruotano intorno alla vita di tre liceali di provincia tra filosofia, sesso e fragilità; per la Saggistica Giovanni Agosti con Su Mantegna I. La storia dell’arte libera la testa (Feltrinelli), saggio sul mito e la fortuna del maestro del Rinascimento, per la Poesia Giuseppe Conte con Ferite e rifioriture (Mondadori), «voglia di canto» sull’amore per la donna e la propria terra, la Liguria, sul mito e i poeti amati; per l’Opera prima Roberto Saviano con Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra (Mondadori), libro-inchiesta sul sistema criminale e le logiche dei clan del Napoletano e del Casertano.
    Questi i vincitori delle quattro categorie del Premio Letterario Viareggio Repaci, annunciate ieri dalla giuria. La cerimonia di premiazione, che si è tenuta ieri sera al cinema teatro Eden, presieduta da Giorgio Van Straten, ha visto la partecipazione di Abraham Yehoshua, vincitore quest’anno del Premio Internazionale Viareggio Versilia. La serata è stata dedicata al ricordo di Enzo Siciliano: Giuliano Amato, Giorgio Ficara, Elisabetta Rasy e Marisa Volpi hanno ricordato l’amico, lo scrittore, il critico letterario, il critico d’arte, di musica e l’autore teatrale, mentre alcuni giovani scrittori, presenti nelle Cinquine e legati a «Nuovi Argomenti» hanno letto brani dal Diario che Enzo Siciliano teneva su ogni numero della rivista.

  46. E’ giusto che Conte vinca il Viareggio per la poesia. Veramente cosa buona e giusta.

    Così tutti possono rendersi finalmente conto di quale verminaio siano diventati (per la verità lo sono sempre stati) i premi letterari e, soprattutto, delle condizioni pietose e penose della poesia italiana di regime (cioè del novanta per cento di ciò che si pubblica). Requiescant.

    E Saviano? L’eccezione che conferma la regola. Senza dimenticare che se avesse pubblicato il suo gran bel libro con una editrice minore, sui lidi versiliesi non sarebbe mai approdato.

  47. @ Stefania Nardini

    quando dici che a un re se n’è sostituito un altro esprimi una verità con pecche, a mio giudizio. Di fatto mi trovi discorde sulla qualità del nuovo regnante rispetto al vecchio.
    Bassolino fu scelto nel 93 al termine di un sofferto dibattito all’interno della sinistra napoletana e di tutte le forze progressiste, maxime l’associazionismo laico e cattolico. La città usciva stremata dalle politiche spartitorie del caffismo e mi spiace dire che un mattone di quell’edificio di miserie fu la connivenza del maggiore quotidiano cittadino con quel potere. Correggimi se sbaglio, fu o non fu un cronista del Mattino al centro di una storia di intercettazioni non proprio cristalline – anzi testimoniali della contiguità di una certa stampa con un potere di cui avrebbe dovuto essere critico attaento – tra lui e l’allora sindaco Polese? ora io non conosco i risvolti a seguire della vicenda, può darsi che in sede giudiziaria non si accertò nulla di penalmente rilevante, e sono pronto a chinarmi di fronte a smentite, anzi esultare, però santiddio in seguito a quella storia il vertice del giornale ne uscì decapitato e il sindaco si dimise.
    Tornando a quel livido 92/93, lo stesso vertice dei DS risultò implicato in una storia di tangenti ( assommanti a 90 milioni di allora, ed anche in questo caso spero che le inchieste dei giudici Cantelmo e Quadrano siano state rigettate per insussistenza dei capi di accusa), tanto che la Direzione nazionale commissariò la federazione napoletana inviando appunto l’ingraiano Bassolino. Ripeto: ingraiano. In un simile contesto da macbeth, mentre nel paese infuriava tangentopoli, si arrivò a settembre. Le anime della sinistra al solito litigarono sulla candidatura: quel personaggio scomodo, per certi versi ruvido, formatosi nelle battaglie sindacali dell’hinterland napoletano, non piaceva a tutti. Furono autorevoli spezzoni della società civile, di indiscusso prestigio morale, a coagulare consensi su Bassolino. Chi volesse rilegga i giornali dell’epoca, rintraccerebbe nomi di assoluta integrità, persone che come Saviano rischiano in nome di valori assoluti. Si può dunque eccepire sul sistema di potere che – apprendo – Bassolino ha costruito negli anni seguenti ma reputo indiscutibile che la sua elezione nasca dai migliori fermenti della società napoletana, nessuno escluso. E non è poco.
    D’altra parte concordo con te quando accusi le giunte di questi anni di aver fatto poco o nulla per aree quali Scampia, privilegiando il centro storico e borghese, ma chi ha portato la linea due della metro a Secondigliano, dopo che decenni caffisti puntavano a tempi da autostrada Messina-Palermo’? chi ha offerto ai diseredati di Scampia l’opportunità di un treno? un treno, questo è tutto, la possibilità di evadere un’ora o due da inferno, lo sforzo – perchè dentro le cose ci stanno le idee- di accomunare le periferie al centro.
    Quanto al G8 – all’epoca mi sembra fosse G7, ma è pedanteria – i suoi fondi si limitarono a interventi circoscritti, e perciò: come è possibile che quanto è stato fatto sia tutto e sempre andato in capo a tale intervento? a me risulta che l’asseganzione dei lavori – dopo decenni di sconcerie – fu eseguita con regolari appalti al ribasso, in Prefettura, e sotto gli occhi vigili di Carabinieri non credo parati a festa. Non discuto che il sistema possa in seguito essers9 avvitato nella perversione delle consulenze, ma resta fermo il valore tetimoniale di quell’affare: per la prima volta, dopo decenni, i soldi destinati a Napoli venivano spesi, e bene.
    Quanto si chiede, allora, è il recupero dello spirito del 93, fermo restanti le tue giuste osservazioni, la riscoperta dei valori di un patto, e sopratuttto: il richiamo alle responsabilità di gestione – gestione, non potere – di una società civile che dopo l’uso è stata colpevolemnte scaricata. Questa, secondo me, la vera colpa di Bassolino prima e Jervolino poi.

  48. sono “transeunte” e viaggio per cui non ho potuto seguire i commenti ultimi. avendo pochi minuti a disposizione ho però avuto una sensazione non proprio piacevole. Ma perchè questo livore ? Perchè chi sei tu chi sono io? Come se non ci fosse abbastanza male!! e che quando diventa ridondante è quasi insostenibile. C’è bisogno di riflessioni non di riflessi. Soprattutto quando vedo che le persone intervenute sono quelle che stimo (e amo).
    Gomorra al Viareggio!!(non è un lapsus) questa si che è una bella notizia
    effeffe

  49. My dear effeffe,
    dov’è il livore? Mi sembra di aver scritto, a ben leggere, che un libro come quello di Saviano riscatta dalla loro pochezza mercimoniale anche i premi letterari. Il riferimento in forma di strale, non rancoroso ma realistico, e comunque di giudizio personalissimo trattasi, era riferito all’opera poetica premiata. Posso dire, come ho detto, che se la poesia italiana odierna si rispecchia in quel libro, fa letteralmente cagare?

    Magno cum amore.

  50. @capone

    carlo, vai avanti così.
    Ne sto imparando di cose napoletane.
    Condivisibili o meno.

    E non credo che ci sia da preoccuparsi troppo sulla eccessiva lunghezza dei commenti che inseriamo.

    Come dicono i coniugi Price, il blog è l\’unico dei generi che sfugge alle regole dello scrittura web: altro che brevità tipo e-mail o newsletter, no, il commento del blog più è lungo più è divertente.

    Sull\’Hot Text dei coniugi Price:
    http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1&c=UDK63MGSJGTXH

  51. @ugolino
    mi riferivo a stefania (soprattutto)
    per il resto ma come ho premesso navigo di internet point in internet point e quindi non posso seguire il post da me inviato, concordo con carlo Capone. Mi spiego. Non penso non lo credo che a un re se ne sia sostituito un altro. la caserta degli anni ottanta, cara stefania (e tu lo sai perchè ne siamo fuggiti tutti, chi prima chi poi)era un incubo. la peggiore democrazia cristiana che si potesse avere in italia, le peggiori amministrazioni che si potessero non dico vedere ma immaginare ma soprattutto una comunità I N E S I S T E N T E. E non dire che non si è lottato, che non si è cercato di fare, che non si è sperato di dire. Caserta, rimasta al centro destra per tutti questi anni esprime la borghesia più volgare d’europa, la classe intellettuale più di diserzione che si possa credere e soprattutto l’ipocrisia nostalgica di chi rivendica un ruolo che non ha mai avuto e un mondo che non è mai esistito. In questo Gomorra è un libro fondamentale. primo per il fatto che lo abbia scritto uno delle nostre parti e non avveniva dai tempi di Malatesta, secondo per la speranza che lo fonda e lo sta accompagnando nelle nostre città, quella di non essere più soli. La stessa sensazione che evoca questo post in cui ci si interroga, si esprimono posizioni, ci si sente coinvolti. Scusate il tono, non è livore, ma dialogare con vecchie ferite e come si sa le ferite puzzano.
    effeffe

  52. Torno ora e quindi ho solo leggiucchiato, beh carlo capone dice sempre cose intelligenti che condivido SEMPRE, temperanza solo qualche volta, però anche stavolta sono in totale sintonia con lei (e comincio apreoccuparmi)
    Certo che in NI c’è gente strana, a me sembra.
    Ad ogni modo o sono allegrissima i tempi secondo me sono davvero cambiati, non foss’altro per il fatto che Gianni Celati, il più grande scrittore vivente, ha vinto il premio viareggio (era l’ora) a me, quando uno scrittore che è veramente uno scrittore, che più scrittore di così non si può, vince un premio, mette sempre una grande allegria perchè vuol dire che il nostro mondo di merda ogni tanto (come anche gli orologi rotti) segna l’ora giusta.
    Sono felice di questo premio (e naturalmente anche del viareggio a Saviano che però era più scontato) ma mi sembra che qui … nessuno ne abbia parlato (però non ho letto tutto e posso quindi sbagliarmi), se non ne avete parlato però … non male per un blog che si autodefinisce LIT.
    geo

  53. …passim (premio viareggio 1992-2006)

    ediz. 2005:
    Narrativa, Raffaele La Capria, L’estro quotidiano
    Saggistica,Alberto Arbasino, Marescialle e libertini
    Poesia, Milo De Angelis, Tema dell’addio

    1997 – Claudio Piersanti, Luisa e il silenzio;
    1992 – Luigi Malerba, Le pietre volanti;

    ‘i tempi secondo me sono davvero cambiati’; ‘Gianni Celati, il più grande scrittore vivente, uno scrittore che è veramente uno scrittore, che più scrittore di così non si può’.

    il premio (il premio) viareggio ‘segna l’ora giusta’, ogni tanto (e chissenefrega, in fondo…: conte accanto a gomorra accanto a celati: mah…).

    e questo ‘vuol dire che il nostro mondo di merda ogni tanto (come anche gli orologi rotti) segna l’ora giusta’ ?…. (???)

    ‘Certo che in NI c’è gente strana, a me sembra’. (…)

    ma senza polemica, per alleggerire un po’ (ciao temp.), f.

  54. Fabio, ma tu avevi bisogno del premio viareggio, o di qualsiasi altro premio, per accorgerti che Celati è un grande scrittore e che Saviano ha scritto un gran libro? O ritieni che il fatto di aver vinto queste medagliette farà entrare i loro libri nelle case di chi compra opere come quelle dei miei omonimi? Hai proprio ragione, caro giovine: “Certo che in NI c’è gente strana”. Tu su quale versante ti schieri, di grazia? Spero non su quello della “normalità” viareggina.

  55. ‘non eravamo mica buoni a fare la guerra’.
    (Luigi Meneghello)

    ‘la critica è morta, evviva il Viareggio’!

  56. Ragazzi (f. e r.: forever?), non vorrei sembrarvi indiscreto, ma credo che voi due, oltre al computer, abbiate in comune anche il cervello. Se le cose stanno così, e non c’è ragione di dubitarne, chi è l’emisfero destro? chi il sinistro? Io un’idea ce l’avrei, ma ho bisogno o di una risposta definitiva da parte vostra, o di una consulenza in tempo reale di temperanza. ;)

    p.s.

    Cronenberg, in forti dosi, rischia di far male di brutto. Andateci piano. Oppure passate alla kronenburg. Magari prima, e dopo, la copula.

  57. ugolino quarda che fabio riportava solo cose da me scritte (voleva fare, con poco successo, lo spiritoso) fabio manco lo sapeva che il viareggio era andato a celati :-)))))))
    Quindi ti ispondo io: non è che il viareggio aggiunga nulla a Celati, ma l’averlo finalmente dato a Celati aggiunge qualcosa al viareggio.
    Celati è sempre stato tra i finalisti ma … si vede che prima c’erano sempre altri che andavano premiati, beh meno male che quest’anno si è aperto uno spiraglio;-)
    Il premio viareggio non è solo una medaglietta ma anche abbastanza soldi (per questo spesso è difficile vincerlo anche ad essere i migliori) e nessuno li meritava, in tutti questi anni, come Celati.
    Beh a me, sarò romantica, ma è una cosa che fa veramente molto piacere. Mi piace quando qualcosa torna, quando un tassello viene messo nel punto giusto ;-).
    La cosa che però NON mi piace punto è che nessuno di voi ne ha parlato, ma che razza di blog letterario siete se non parlate neppure di una cosa del genere?
    Siete uomini o caporali?
    a volte un po’ caporali lo siete sul serio.
    geo

  58. Georgia cara, io non mi permetterei mai di venire nel tuo blog a dire: “ma che razza di blog letterario siete se non parlate neppure di una cosa del genere?”
    Ma si sa, io sono un ipersensibile… ;-)

  59. tu sei venuto a dirmi di peggio
    ma con grande educazione linguistica e pure con affetto ;-)
    Però cavolo in teoria siete uno dei blog letterari più importanti e poi vi dimenticate (o non volete) dire due parole (due) su un premio che ha del miracoloso visto che finalmente premia uno scrittore che andava già premiato da dieci anni.
    Insomma se non parlate di questo di che parlate?
    ah già dimenticavo … che … beh lasciamo perdere visto che sei ipersensibile, però forse essere ipersensibile è un grosso guaio per parlare di letteratura si finisce con l’essere troppo indulgenti con gli amici e troppo severi con chi non ci sta simpatico. E’ un difetto che in rete è quasi più diffuso che fuori dalla rete e non credo sia un bene per nessuno :-)
    Beh buonanotte ipersensibilone, tra poco me ne parto e stavolta non porterò dietro il pc, quindi per un po’ potete rilassarvi non verrò più a sgridarvi:-)
    geo

  60. E come mai su Nazione Indiana non avete parlato di quel che è successo a me? Ho uno sfogo di emorroidi grandi come papaie e pulsanti come se al culo fosse spuntato un cuore, anzi tre! Se mi scoppiano crepo dissanguato! Che cazzo di lit blog siete se non parlate di quel che capita agli scrittori?

  61. Caro cordelli, proprio ieri ho concluso un ciclo di applicazioni a un paziente affetto dal tuo stesso problema. Ti dirò, non è stato affatto facile, visto che le emorroidi costui ce le aveva al cervello; nel tuo caso, essendo la localizzazione delle escrescenze più naturale, non ci dovrebbero essere soverchi problemi a ridurre, se non proprio eliminare, l’inconveniente; anzi, credo tu possa curarti da solo, a casa, senza passare per forza dal mio studio. Segui questi semplicissimi consigli: procurati un bel peperoncino messicano; recidi il gambo asportando i semi; trasforma i semi in una poltiglia; applica la “crema” ottenuta sulla parte malata, massaggiando delicatamente per alcuni minuti; avvisa i vicini di non chiamare la polizia quando ti sentiranno urlare come un invasato; resisti, devi farcela: tra poco sarà tutto finito: sei guarito per sempre!

  62. @ chi vuole continuare a parlare di “Gomorra”
    Segnalo che su La Stampa in edicola oggi c’è una intervista a Roberto Saviano che di fatto conferma alcuni miei dubbi sulla questione della verità. Scrive Saviano riferendosi al suo libro: “Il metodo è cronachistico: andare sul campo. La scrittura è il contrario della cronaca: lo sguardo letterario non ha obiettivi prefissati. Io vado nei posti non per vedere le cose, ma perché le cose vedano me. Cioè per guardare trasversalmente i soliti percorsi, senza ossessione di verità”. Accanto alle parole di Saviano ci sono quelle di Silvio Perrella, autore di “Giùnapoli” (Neri Pozza Editore), in cui, pur con un breve accenno, viene sottolineato il fatto che la scrittura di Saviano non procede per strappi della norma, ma assecondando il suo uso più comune: “aderisce al codice prevalente”, dice appunto Perrella sulla scrittura di Saviano. I due libri sono complementari: lo sguardo letterario di Perrella (“il mio libro – scrive – cerca una musica per la quale non ci sono orecchie”) non è in contrasto con quello cronachistico di Saviano, visto che entrambi agevolano la conoscenza di quel “visibile” che è in realtà non-detto …
    marco p.

  63. Avevo questo libro Gomorra, sul comodino, poi nello zaino che lo portavo in campagna, poi di nuovo sul tavolo di casa, ma sempre e sempre vinse su Gomorra Considera l’aragosta di Wallace, col suo reportage dalla campagna elettorale di un candidatio repubblicano, eccetera.
    Sono sdoppiato: da un lato Gomorra che ho solo cominciato, che qui a NI me l’avete instillato come un dovere, una cosa che se non la leggi sarai punito e ti dovrai vergognare.
    Dall’altro lato la forza travolgente di questi testi di Wallace, di una densità maniacale & pazzesca.
    (però se fate il reading sotto le finestre di Bassolino ci vengo e aiuto. giro le pagine, per dire. porto l’acqua, la limonata.).

  64. Georgia, molto semplicemente: questo lit blog ha un taglio diverso dal tuo. Tu, fra le altre cose, informi di quello che accade (riportando articoli, etc.). Qui no. Tutto qui. Non dico che sia meglio o peggio. E\’ un\’altra cosa. Magari qualcuno stava scrivendo qualcosa in merito, magari no. Ma non è \”obbligo connaturato\”, qui, dare informazioni degli avvenimenti culturali, a meno che questi non stimolino approfondimenti o meditazioni. (Gomorra, il libro di un indiano, ha vinto il Viareggio, ma nessuno ci ha fatto un pezzo, l\’hai notato?)
    ciao, G.

    p.s. io comunque, sono rilassatissimo, te lo assicuro.

    p.p.s. sento invece grave la mancanza di una parola forte sul problema di Cordelli. Mi prendo carico di questo buco nero culturale prodotto da questa mafietta indiana! ;-)

  65. Altre dichiarazioni di Saviano:

    “Gomorra è un libro ibrido, a metà tra il romanzo e il reportage, che utilizza documenti, intercettazioni telefoniche, ordinanze di custodia cautelare, resoconti di processi. Ma mi ritengo un narratore, e non un cronista; piuttosto che conoscere le cose, preferisco farmi conoscere dalle cose (…) Ci ho riflettuto a lungo e mi sono convinto che la parola letteraria proprio perché svincolata da obiettivi, da sentenze di tribunale, può mostrare le budella del potere, può raggiungere un nucleo di significato molto semplice, che è poi quello dei tragici greci: verità e potere non coincidono mai” (Il Mattino, 2 luglio 2006)

  66. ma certo caro gianni biondillo che siete diversi dal mio blog (che infatti non è neppure lit) non avrei mai osato fare paragoni;-)
    Il problema è che comunque uno sia ci sono dei momenti in cui tutto salta e uno fa un’eccezione e da burbanzoso si fa umano, e molte volte infatti lo avete fatto.
    Che il Viareggio sia stato dato finalmente a Celati è una cosa incredibile a mio giudizio.
    L’opera prima è altra cosa e poi Siciliano aveva già deciso, giustamente (molto giustamente) di darla a Saviano.
    Ad ogni modo la mia era una polemica fittizia … così giusto per introdurre l’argomento che voi non avreste neppure affrontato in un commento ;-).
    Non a caso la polemica l’ho fatta solo qui (mentre tutti i cosìdetti litblog hanno mantenuto un silenzio rigoroso e sospetto, molto più sopetto del vostro), l’ho fatta qui perchè in fondo, nonostante tutto, mi state simpatici ed era giusto che qualcuno facesse notare i due premi ;-)
    Rilassato gianni rilassato, dedicati con tutta tranquillità al povero cordelli di lista che sento ululare anche da qui.
    geo

  67. Ma chi se ne fotte dei premi, del Viareggio, e di tutta quella roba là? E’ importante?? Poi capirai, manco fosse la prima volta che il Viareggio viene dato a uno scrittore, e manco fosse la prima volta che Celati vince un premio!

  68. si @ (…) è molto bella l’intervista che ho postato e che tu riporti.
    Anzi mi piace riportare la seconda parte tutta con quel bellissimo riferimento a Pasolini
    «Quando sono andato a Casarsa, sulla tomba di Pasolini, ero particolarmente arrabbiato. I pugni serrati non si volevano aprire nemmeno per scrivere. Sono andato lì in una sorta di empatia, per capire se era ancora possibile credere in una parola capace di aggredire la realtà. Ci ho riflettuto a lungo e mi sono convinto che la parola letteraria proprio perché svincolata da obiettivi, da sentenze di tribunale, può mostrare le budella del potere, può raggiungere un nucleo di significato molto semplice, che è poi quello dei tragici greci: verità e potere non coincidono mai»

  69. ah!, noto che Saviano si contraddice: su La Stampa dice che è un cronista, sul Mattino che non lo è … Ma forse, molto semplicemente, intendeva dire che è uno scrittore di romanzi che usa il metodo della cronaca … C’è però una coincidenza: quando Saviano dice che non va nei luoghi “per conoscere le cose” (“per vedere le cose”, su La Stampa), ma per “farmi conoscere” (“perché le cose vedano me”, La Stampa) … Mettersi in ascolto cercando dei risvolti nuovi (interessante come atteggiamento) …

    La dichiarazione de Il Mattino, inoltre, smentisce Scarpa-Bernedetti (“Gomorra è un reportage”), dando ragione a Wu Ming 1 (“mescolamento dei generi”): “Gomorra è un libro ibrido”, dice ora Saviano …

    si attendono altre dichiarazioni

  70. Ehi Bijorn … però è la prima volta che vince il Viareggio, eppure è stato sempre nella cinquina dei finalisti, ad esempio Cinema naturale io credo che sia uno dei più bei libri presenti al Viareggio negli ultimi trenta anni … eppure allora non lo vinse e neppure l’anno scorso con Fata Morgana, e non ha mai vinto lo strega, un motivo ci sarà pur stato no?
    va beh che va detto che … fino a pochi anni fa era considerato un giovane scrittore ;-)
    geo

  71. L’intervista a Saviano l’ho presa dal sito del Mattino, in ogni caso è bella e fa chiarezza. Pensare che nei giorni passati qualcuno aveva banalizzato il suo lavoro e ridotto il suo libro a “un reportage”. Poi è bello che si sia definito “un narratore”, una parola che nei circoli letterari è stata usata quasi come un insulto e invece qui torna in trionfo, nel suo senso più bello: uno che “si fa conoscere dalle cose”, si fa attraversare dalla realtà, va a incontrare quello che gli sta “sottuocchio”. Bello.

  72. Marco P., ci siamo incrociati. Sì, “Libro ibrido” viene proprio da là, secondo me (dalla lettura di WuMing 1). Ma non è questo che importa.

  73. Marco P., qualche giorno fa avevo letto un tuo pezzo lungo su Gomorra, ma non ricordo più dove. Forse su Lipperatura? Parlavi del porto di Napoli nel libro di Saviano…

  74. @lla cortese attenzione degli amici indiani

    •Francesco Erbani, Merci, corpi e camorra, La Repubblica, 05-05-2006.
    •Carla Benedetti, I pilastri dell’economia, http://www.ilprimoamore.com/testo_181.html 05-06-2006 (Uscita su L’Espresso del 26-05-2006)
    •Antonio Moresco, Gomorra, http://www.ilprimoamore.com/testo_174.html 01-06-2006.
    •Andrea Fabozzi, La società per azioni illegali, Il Manifesto, 03-06-2006.
    •Tiziano Scarpa, Ancora Gomorra, http://www.ilprimoamore.com/testo_183.html 06-06-2006.
    •Wu Ming, http://www.wumingfoundation.com, Giugno 2006.
    •Giuseppe Montesano, Io cittadino nelle terre di Gomorra, Il Mattino, 12-06-2006.
    •Graziano Dell’Anna, Viaggio nell’inferno camorrista, http://www.ilprimoamore.com/testo_190.html 14-06-2006.
    •Michele Trecca, La Cina è vicina. Soprattutto al porto di Napoli, La Gazzetta del Mezzogiorno, 20-06-2006.
    •C. Benedetti – T. Scarpa, Le mistificazioni dei Wu Ming, http://www.ilprimoamore.com/testo_204.html 22-06-2006
    •Giuseppe Genna, La MetaGomorra del Primo Amore, http://www.carmillaonline.com/archives/2006/06/001817print.html
    •Tiziano Scarpa, Le falsificazioni di Wu Ming 1, http://www.ilprimoamore.com/testo_206.html 24-06-2006
    •Giuseppina Rocca, Viareggio, vince la qualità, Il Messaggero, 02-07-2006.
    •Filippo La Porta, C’è qualcosa di nuovo oggi a Napoli, Il Messaggero, 03-07-2006.

    ciao ciao

  75. Mah, un libro è un libro, se sia ibrido, narrativa o reportage è importante solo per l’editore che deve scegliere la collana, per il libraio che da qualche parte lo deve mettere e per il possessore di molti libri che li abbia divisi in settori.

    Io la vedo così: un paese dove comuni lettori si scannano sui blog per decidere dell’appartenenza di un libro a una categoria o a un’altra è un paese ad alto tasso d’accademismo, anzi, quasi mortale.

  76. Stare sulle scatole a ben tre punti interrogativi è quasi un evento, un incontro ravvicinato del quarto tipo.

  77. Macchè cronista Marco P. su La stampa si dice che in Gomorra si usa il metodo della cronaca ossia stare sul posto ma è la scrittura letteraria la sua cifra ossia il contrario della cronaca. Ma possibile che fraintendi sempre tutto?

  78. Con il successo non perderà la rabbia?
    «Continuo a vivere nei Quartieri Spagnoli, ho rifiutato un contratto di sceneggiatore, prendo ogni garanzia per non perdere la rabbia. Come dice un mio amico, per scrivere di Napoli bisogna battere la tastiera con le nocche: sempre a pugni stretti».

    my hero

  79. Saviano: “[Quello della letteratura] è uno sguardo privilegiato, permette di usare un io congetturale e deformato entro la disciplina del dato”

    Un “io congetturale e deformato”.

    Quando lo hanno scritto i wuminghi, apriti cielo!

  80. gomorra è lo specchio di una città irredimibile. Non c’è speranza, ma la letteratura aiuta. GRAZIE.

  81. ECCO PERCHE’ BASSOLINO DOVREBBE RIFLETTERE
    Dati Rapporto Svimez 2005
    Il Meridione:
    Pil -0,3% (-1,3% industria, – 3,3% agricoltura);
    20.000 posti di lavoro in meno (in totale, 69.000 posti in meno dal 2002);
    1 su 4 lavoratori è sommerso;
    Reddito pro-capite al 60% delle regioni del centro-nord;
    57.000 persone sono emigrate dalla Campania verso il Nord-Est (in prevalenza giovani laureati);
    Dal punto di vista della formazione e risorse umane, in Europa, il nostro Meridione è penultimo dopo la Grecia.
    (i dati sono tratti da Roberto Tesi, “Sud ancora più giù”, il manifesto 11 luglio 2006).

  82. ho appena letto Gomorra. vivo a secondigliano da sempre. molto di quello che ho letto era conosciuto a me come a tutti quelli che vivono qui. Saviano racconta con semplicità la realtà. perchè la cosa che a qualcuno può sembrare incredibile è che tutto questo non è mai stato nascosto. era ed è sotto gli occhi di tutti. come i riflessi e i condizionamenti micro e macroeconomici che il narcotraffico, e più in generale la camorra, inducono sull’economia della città e del paese, sono sotto gli occhi di tutti gli osservatori economici.
    giusta la domanda di montesano: i politici non sapevano? o sapevano? e se sapevano perchè non ne parlano mai?
    non credo alle connivenze.

    mi riprometto di leggere tutti i commenti…e ritorno

  83. @Roberto

    “giusta la domanda di montesano: i politici non sapevano? o sapevano? e se sapevano perchè non ne parlano mai?
    non credo alle connivenze. ”

    Il fatto è che ne parlano, sono andata un po’ in giro a curiosare, vedi ad esempio (stupidamente non ho fatto i link) Isaia Sales.

  84. In ogni caso basta che tu digiti

    “Isaia Sales” camorra

    ti rimanda a una gran quantità di roba e di lì puoi spaziare.

  85. Si il libro di Saviano dovrebbe leggersi in Confindustria, ai vertici, farci l’esame alla LUISS e poi diffondere per strada così da disvelare la continuità tra il circuito illegale e l’economia quotidiana… e si parla di polo del lusso e poi si scopre che il lusso è prodotto da mani esperte e sottosalariate, e si parla di invasione asiatica per poi scoprire che gli stessi imprenditori ora allarmati utilizzavano la stessa manodopera che ora si affranca e termina in proprio il circuito di distribuzione e vendita. Non credo onestamente che questo libro offendi Napoli anche se temo che l’opzione militare possa spazzare assieme all’illegalità i modi di vita e l’organizzazione dei quartieri: del ventre di Napoli con la sua tolleranza e la sua misura, il suo amore e la sua solidarietà. Si scoprono troppe cose e troppo vaste nel libro di Saviano ed io scopro di amare ancora di più la gente di questi quartieri nel loro bisogno disperato di vivere… penso che senza queste persone l’economia legale non avrebbe sufficiente volano per sostenersi… e mi piacerebbe approfondire… e poi questo libro mi riallaccia alle radici che tornano prepotenti e sono canti di sirene… desiderio di riapprodo nel ventre dell’antica ma violenta metropoli, ricca di una umanità semplice, fertile, disperata e felice… e poi mi rimanda ad una vecchia amicizia che per caso ritrovo tra post e recensioni… felice di reincontrarti “Francesco” !!!

  86. perdonate l’offendi al posto di offenda e le virgolette a Francesco che invece andavano al reincontrarti virtuale sul web…

  87. ne parla Isaia Sales. va bene. non ne parla la Iervolino. Una campagna elettorale dove la parola “camorra” non è stata pronunciata una sola volta. non ne parla bassolino. ora io posso capire che gli ultimi quindici anni al confronto con l’era pomicino-di donato sono stati migliori. posso capire anche che qualche buon intellettuale abbia a cuore e sia orgoglioso di avere due musei aperti ( lo sono pure io). posso capire che un ottimo assessore regionale abbia gestito bene gli appalti per le opere ferroviarie e la mobilità sia migliore che nel 90. ma possibile che dobbiamo ancora avere a modello la napoli degli anni ottanta per chiudere gli occhi e non vedere? se si vuole essere tifosi va bene. ma come si fa a non sentire il peso della responsabilità politica di un sistema economico-soociale così ben descritto da Saviano e che è la Napoli di oggi?
    con quale coraggio si sale su un palco a baciare la coppa del mondo con milioni di sacchetti di immondizia che inondano la città? come si fa a non sentire l’emergenza, a non vedere il degrado, a non ascoltare la disperazione?
    come si fa a non vedere la cultura politica del “piacere”, la logica “dell’appartenenza” che pervade in misura simile se non maggiore ai peggiori periodi democristiani, messa lì a regolare il mercato del lavoro, la gestione degli enti, gli incarichi negli ospedali pubblici.
    bisogna essere dei gradi tifosi davvero. quello che preoccupa è la perdita di qualsiasi capacità di indignarsi. camminiamo sui sacchetti, ma va tutto bene.

  88. tento una diversa articolazione anche se necessariamente superficiale (tra una relazione tecnica di prevenzione incendi e l’altra). Non credo che la responsabilità sia addossare completamente alla classe politica campana. Credo che il fenomeno camorristico sia diverso da quello mafioso o di ‘ndrangheta per la migliore compenetrazione tra economia legale e “sistema” illegale. Anni fa soprattutto a piazza Banchi Nuovi potevo leggere analisi sulla guerra non come patologia ma come stato fisiologico dello sviluppo capitalista… una analisi leninista che ritengo condivisibile sul piano sociologico meno sul piano della prassi. Allo stesso modo ritengo che il circuito illegale che si sviluppa sul transito e la distribuzione delle merci siano la radice su cui si innesta il capitalismo soprattutto nell’accezione italica e contemporanea. In fondo il nostro capitalismo non è in mano a “famiglie” che si sono sottratte alla creazione del valore attraverso il lavoro e che così hanno lasciato un vuoto nel mercato? Sia chiaro non ci sono intenti moralistici in quello che affermo: è una ipotesi di lettura che se condivisa sottrae la soluzione alla sola classe politica regionale. Possiamo pensare che Bassolino possa fermare le attività cinesi nel porto di Napoli ? Certo diverso è il caso degli appalti pubblici locali… eppoi bisogna confrontarsi con la realtà del reddito e la insostituibilità di certi mercati e certi bisogni. Penso al traffico di droga al quale o si risponde con misure antiproibizioniste ed assistenziali o non si trova soluzione, soprattutto in ambito locale, sia per sostituire il mancato reddito sia per soddisfare i bisogni della sfortunata clientela.

  89. Certo è che la Campania e in particolare la città di Napoli sta trascorrendo, da qualche anno a questa parte, un periodo di crisi sociale e politica non trascurabile; finora abbiamo assistito a un degrado senza precedenti, che si è radicato in ogni collocazione, da quella lavorativa a quella ambientale a quella istituzionale; parlo anche della fatica e della complessità per una politica aggressiva e urlata ma senza contenuti, in cui le “critiche”, spesso pretestuose e fuori luogo arrivano all’insulto e alla disistima: la demonizzazione dell’avversario (cosa piuttosto frequente purtroppo), tende solo a nascondere la pochezza desolante delle idee ed è il frutto di un’astiosità legata al non raggiungimento di propri interessi, a un modo di fare politica tutto rivolto al tornaconto personale e per nulla centrato al suo ruolo primario di servizio per il cittadino, come ormai siamo troppo spesso abituati a convivere.
    Credo piuttosto che i contenuti di Gomorra, espressi sagacemente con un realismo duro, tagliente, possa spingere tanti uomini e donne ad assumersi la responsabilità di tentare la scommessa di riqualificare la vita sociale e politica campana, magari rinnovandola e ricollocandola nella sua sfera di appartenenza, quella del servizio alla collettività; “qualcuno” potrebbe lasciarsi andare stupidamente a definizioni come: “sognatore”, “utopista”, “illuso”.
    A me piace essere un sognatore, una persona senza catene, più semplicemente mi piace essere una persona comune di questa società: forse sarà proprio questa la forza da riscoprire, anche se per ora può apparire come una debolezza. Io non mi voglio identificare nella classe politica che questa cultura contemporanea conosce, non mi riconosco in quella classe politica troppo spesso impegnata nell’opera di mantenimento del potere e del consenso ad ogni costo.
    Roberto Saviano ha delineato con molta pragmaticità quelle che sono le numerose e non sempre evidenti problematiche di cui il nostro tessuto sociale è intriso e denuncia con apprezzabile dedizione e coraggio l’ovvio che, in Campania, la consuetudine ha reso invisibile: l’accomodamento tra i diversi poteri locali; i trasversalismi politici basati sugli interessi; il nepotismo esasperato; il peccato di “lesa maestà”…
    Abbiamo bisogno di una nuova linea politica: niente menzogne e bugie, liberi da condizionamenti, finzioni e paure; niente smanie di potere e ambizioni personali e… da domani apriamo le porte, spalanchiamole a nuove energie, a nuove adesioni, alla partecipazione attiva, alla voglia di fare politica, attivandoci per allargare sempre di più la platea di chi crede nel sogno di una Campania equa, libera… una Campania che appartenga ai suoi cittadini.

  90. Ho ignorato lungamente l’esistenza del libro “Gomorra”.
    Adesso che forzosamente sono obbligato a lasciare tale beatifico stato a causa di una campagna stampa che usa i mezzi scorretti del sedicente rischio personale e della pressione politica per accreditare di forza e verità un’opera letteraria ai fini di meglio venderla e meglio spacciare i velinari di regime per eroici rivoluzionari, vorrei ricordare che in una nazione così apertamente preda della corruzione individuale e collettiva, del potere criminale e dell’asservimento di informazione e cultura a Mammona, è impossibile che una casa editrice pubblichi l’opera di uno scrittore in cui siano davvero messi all’indice peccati e peccatori.
    A fortiori se tra i peccatori ci sono camorristi e politici.
    Questi ultimi, proprio secondo i principi democratici, di quei camorristi essendo i rappresentanti nelle terre dove – come è di lapalissiana costatazione a seguito di una semplice passeggiata per Gregorio degli Armeni, senza scomodare Scampia – il vero controllo economico, sociale e militare è della malavita e lo stato solo un pavido intruso.
    Ed a chi se non alla politica pensate facciano capo le case editrici italiane??? O pensate davvero che in Italia ci sia una politica “buona” ed una “cattiva” ??? .)
    Di conseguenza, ogni cosa molto palesata e godente di promozione mediatica è di per se stessa inevitabilmente, ahimè, falsa e tendenziosa…mentre ciò che di questo non gode potrebbe essere, alle volte, vero.
    E di conseguenza esposto a reale possibilità di ritorsione (Lode a Mishima, a Majakovskj e ad Impastato).
    Crederei molto più a Saviano avesse distribuito ciclostile per la tempestosa Campania, piuttosto avesse ricevuto una scorta dal potere che si alimenta proprio di quel che egli denuncia, di qualsiasi colore esso sia.
    Vale et ego et benedico vos.

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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