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Francamente fuori strada

di Pierangelo Berrettoni

Francamente mi pare che siamo fuori strada: la maggior parte dei commenti sembra partire dal presupposto che il calcio e il tifo relativo siano in se’ un valore positivo e che solo la corruzione li abbia contaminati rendendoli provvisoriamente impresentabili. Un po’ come quando Croce sosteneva che il fascismo era una malattia contingente scoppiata in un organismo sano.

Personalmente credo che il calcio sia semplicemente uno dei tanti sport e nemmeno dei piu’ interessanti e validi esteticamente e che il tifo sia una patologia a volte leggera a volte grave, in ogni caso la testimonianza di un’identita’ personale insufficiente e di una psiche non molto evoluta.

Francamente mi appare molto peculiare appassionarsi alle performance podaliche di quattro ragazzotti strapagati che parlano con gli uccellini negli spot televisivi o si succhiano il dito (ritorno del rimosso?).

Adesso che siamo campioni del mondo possiamo sentirci tutti italiani, amare il tricolore e dimenticare:

i treni in ritardo di 50 minuti,
i taxi introvabili,
l’abitudine di parlare urlando,
parcheggiare sul marciapiedi,
farsi cancellare le multe dall’amico vigile,
l’uso ossessivo-compulsivo del cellulare,
l’abitudine di arrivare in ritardo,
l’evasione fiscale,
le trasmissioni televisive sempre più idiote,
l’ignoranza montante,
l’acquiescenza alle esternazioni cardinalizie,
i commenti salaci a sfondo sessista,
il rifiuto di avere qualche cosa come i pacs, unico paese dell’Europa occidentale,
i concorsi universitari taroccati,
la ricerca immiserita e la fuga dei cervelli,
il considerare sempre qualcuno responsabile dei propri fallimenti,
gli scandali a catena;

sono certo di aver dimenticato molte cose.

Sono felice di non essere in Italia in questi giorni!
In ogni caso il 14 luglio sarò in qualche locale francese a cantare la marsigliese e ringraziare la cultura francese per quello che ha dato all’Europa.

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86 Commenti

  1. Disciamo che la tua contro-percezione del gioco calcio e del Paese è un po’, come dire, consunta dalle troppe frequentazioni.
    Ci si può rendere ridicoli dicendo che con la vittoria ai mondiali “l’Italia ritrova l’orgoglio nazionale”, ma anche cantando la Marsigliese il 14 de luglio “in qualche locale francese”.
    Ancora uno sforzo, Berrettoni.
    Il contro-luogo comune alberga in tutti noi.
    Se ti applichi ce la puoi fare.

  2. Beh, sì,
    uno poi pare snob se dice: a me del calcio non mi frega nulla.
    C’è in giro un’atmosfera da fuoridizuccatotàl co l’italiano medio che diventa patriota or ora e va sbandierando urlando sbertegando;
    forse uno in questo tifo si annulla, si annega e dimentica tutto come in un bagno tra i Lotofagi.
    Oppure Del Piero Materazzi chenneso sono sirene che ammaliano, e fan dormire, obnubilare;
    devono avere una buona ugola,
    forse se la sono fatta liftare benbene da qualche chirurgotto di Beverly Hills
    e ci delizian di celestiali sonnolenze.
    Agli italiani ci piace farsi addormentare e illudere.
    Forse.
    MarioB.

  3. Perchè non vai a fare le ferie in una Banlieue?
    Ti lamenti della meschinità italica, ma poi agisci da perfetto italiano medio qualunquista declamando la presunta inarrivabile verdezza dell’erba del vicino.
    E’ abitudine consolidata degli italiani idealizzare “l’estero” , arrivando a crearsi uno stereotipo mentale immaginario per qualunque paese straniero (i francesi orgogliosi e piu’ seri di noi, gli americani forti e simpatici, i tedeschi precisi e quadrati, gli inglesi col sense of humor…)
    Spesso, poi, non ci rendiamo neppure conto di quanto gli stranieri stessi abbiano un’immagine stereotipata del nostro Paese (spaghetti, mandolino, pisolino pomeridiano, dolce vita…).
    Il fatto vero è che c’e’ un sacco di merda un po’ ovunque. E li’, in mezzo al letame imperante, ogni tanto esce fuori qualcosa di buono, un po’ lì, un po’ là, come randomizzato.
    Certo, noi abbiamo uno stile fantastico nello sguazzare nella cacca, il che ci consente di sopprortarne quantità oltremisura aiutati da una semplice alzata di spalle.
    Ma non siamo nè migliori nè peggiori di nessuno. Se iniziassimo ad imparare a considerarci per i mediocri che siamo ( basta con l’abitudine parlare di noi sempre al superlativo, nel bene come nel male!) saremmo già sulla buona strada.

  4. uno stagno di trite stazioni, una tristezza da pendolare snob, una conoscenza di questa stazioncina, l’itaglietta delle rendite e dei barconi, un po’ da mandolino e spaghetti. siamo tutti ragazzotti/e e siamo tutti un po’ stupidi anche se intelligenti e colti/e. allori e miserie di un orto in via di secca. il tifo collettivo può anche lenire le tante disfatte, le tante durezze da pendolari per euro dimezzati guarda un po’ proprio solo in Italia. sono rimasta a casa e ho dormito nonostante l’eccesso del nulla e l’elemosina molto vicina. non avertene, siamo tutti le ceneri di una bandiera.

  5. finalmente parole politicamente scorrette, giuste. e condivisibili al mille per centouno.

    in una mia poesia, anche se non interessera proprio, anni addietro (era lo sbarco dei savoia fatti rimpatriare per forza in Italia) ho scritto pure: “la mia cittadinanza che mi vergogno di possedere”, Tante volte mi vergogno d’essere italiano Quello, per esempio, era uno dei casi. Si cambiò la Costituzione per fare rientrare dei Colpevoli già privilegiati e contemporaneamente si sbattono in carcere o in mare i migranti in arrivo

    b!

    Nunzio Festa

  6. Francamente, signor Basettoni, il suo moralismo al contrario è sintomo di uno schema mentale preoccupante; e anche il suo razzismo nei confronti del tifoso, francamente, lo trovo molto cacochic, da pseudo alternativo abituato a non cogliere, delle cose, la loro essenziale allegoria. E mi permetta: lei sa – e si presume lo sappia, visto che frequenta NI – sa, dicevo, di quanti grandi scrittori si sono occupati – da tifosi – di calcio? Anche loro dalla “identità personale insufficiente”? Mi creda, si ricreda. Provi ad aprirsi alla vita, alla vita densa non dico del tifoso ottuso, ma dell’atifoso prometeico, di quello, intendo, capace di illuminarci con dovizia di analisi sull’occlusione dei cervelli non del tifoso in quanto tale, ma della spettacolarizzazione dello sport (Debord emerge sempre dal fantasma del reale). Bastava, ad esempio, che tra le sue righe banalittiche, rilevasse come ieri, nel gran delirio romano, il noto scommettitore Buffon abbia esposto, in diretta squallor-televisivo-canagliesca, uno striscione che recava, sotto la scritta “fieri di essere italiani”, una bella croce celtica, segno inequivocabile del vero sfondo idiocretinologico del festeggiare italico. Oppure, se davvero voleva dire dicendo, riferire del coretto che i nostri 22 eroidioti hanno rivolto alla ministra Melandri: “facela vede’, facela toccà”; o delle svastiche che hanno coperto i muri del Ghetto … Insomma, materiale per dire qualcosa di amorale ne aveva a disposizione parecchio. Bastava superare i confini della propria fede cieca nel se stesso più elitario per scendere nella caccamondo; bastava … Il tifo è segno del cretinismo dei tempi, certo, ma lei?

    Cûk-Utitz, del Club delle Scintille Nere

  7. ha ragione monsier le berreton ! anch’io ho datto il mio contributto. una bela testata nel peto di quella merde d’italien. la culture di un paese è anche questo. mes compliments. qui su nation indienne avete comprito tutto. noi franscesi siamo la créme.
    vive la france!

  8. Mah, il contro luogo comune spesso è più luogo comune del luogo comune. Cantare la marsgiliese il 14 luglio? Seee, io allora non canterò vitti na crozza ma opterò per O mia bela madunina.
    A diesen la canzon la nass a Napuli
    e francament g’han minga tutti i tort
    Surriento, Margellina tucc’i popoli
    i avran cantà on milion de volt
    mi speri che se offendera nissun
    se parlom un cicin anca de num
    MINCHIA COMU MI SENTU ALTERNATIVU!
    O mia bela Madunina che te brillet de lontan
    tuta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan
    sota a ti se viv la vita, se sta mai coi man in man
    canten tucc “lontan de Napoli se moeur”
    ma po’ i vegnen chi a Milan
    LI LUMBARDI, CHI SCHIFU LA SICILIA! IE CANTU STA BEDDA CANZUNI DI GENTE CIVILI!
    Ades ghè la canzon de Roma magica
    de Nina er Cupolone e Rugantin
    se sbaten in del tever, roba tragica
    esageren, me par on cicinin
    Sperem che vegna minga la mania
    de metes a cantà “Milano mia”
    MI NNI FUTTU DI PALERMITANI E CATANISI, ORA SUGNU MUDERNU E ACCULTURATU, CANTU STA BEDDA CANZUNI!
    O mia bela Madunina che te brillet de lontan
    tuta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan
    sota a ti se viv la vita, se sta mai coi man in man
    canten tucc “lontan de Napoli se moeur”
    ma po’ i vegnen chi a Milan
    Si vegni senza paura, num ve songaremm la man
    tucc el mond a l’è paes e semm d’accord
    ma Milan, l’è on gran Milan!

  9. Ma nemmeno Lino Ventura cantava la Marsigliese! No, dico, uno, se non il migliore, attore francese!
    (Nato a Parma, ma chi se ne frega).

  10. Sì, vabbè, un po’ di puzzettina sotto il naso c’è, ma mica tanta… E poi: politicamente scorretto? il luogo comune del contro luogo comune? Ma ben venga, alla fin fine: sempre meglio che festeggiare fianco a fianco con chi afferma che abbiamo battuto “una squadra di negri, di musulmani e di comunisti”, o alzare la coppa al cielo insieme all’invitto capitano (un dopato), all’invincibile portiere (un nazifascista dichiarato), allo stopper karateka (un fasciocoatto da un milione di euro l’anno). Buon divertimento, ragazzi.

  11. Berrettoni… ha ragione. Voi italiani siete dei tamarri… notevoli. Per questo io… vivo in Francia. Amo… la Francia. L’eleganza della… Francia.

  12. Scusate, cari amici, e’ la prima volta che entro in questo blog e, siccome condivido la maggior parte delle critiche che mi avete rivolto (me le ero gia’ rivolte da solo), tengo a precisare che il mio post era nato per un altro blog piu’ semplice e naif e
    sull’onda emotiva dell’orrore che attendeva la povera notte italica gia’ provata dall’afa (contano anche questi fattori, s’il vous plait!). Allora cerchiamo di impostare il problema in modo piu’ serio?
    1. Ho provato un’ira funesta quando ho visto che il giorno prima della finale, il mio giornale preferito (Repubblica) ha dedicato le prime 15 pagine (piu’ quelle sportive) all’evento, il che ha voluto dire che a me sono rimaste si’ e no due pagine da leggere senza alcuna diminuzione di prezzo. Perche’ lo ha fatto? Le Monde, invece, dedicava solo un articolo e lasciava il resto a un supplemento-inserto: questo mi pare un modo corretto e laico, che lascia al singolo lettore la liberta’ di occuparsi estesamente o meno del mondiale. La Repubblica, purtroppo, si e’ comportata in modo “cattolico”, presumendo che a ogni italiano degno di questo nome interessasse la farsa dei mondiali. Attenzione: personalmente ritengo che il Falstaff di Ronconi al maggio fiorentino sia stato un evento ottomila volte piu’ importante dei mondiali, ma non mi sognerei mai di chiedere a Repubblica di dedicargli le prime 15 pagine.

    2. Perche’ il calcio e cosi’ popolare diversamente da altri sport indubbiamente piu’ belli e intelligenti?
    Certo, ci sono interessi colossali in campo e anche la vecchia strategia delle armi di distrAzione di massa (cito da una vignetta del Corriere), ma a me le spiegazioni basate sull’oppio dei popoli convincono solo fino a un certo punto. Proviamo altre strade, non necessariamente uniche.
    2 a. A guardarla bene, una partita di calcio e’ in maniera molto evidente la drammatizzazione simbolica di uno stupro di gruppo in cui due gang di maschi cercano di violentare la donna dell’altro gruppo. Che poi la rete-donna sia o meno la proiezione della mamma e’ meno importante (personalmente non la ritengo una spiegazione necessaria). Sugli spalti in migliaia a incoraggiare, proprio come avviene negli stupri di gruppo. Il che farebbe capire perche’ il calcio sia tanto caro ai fascinazi e in genere alla parte arcaica del cervello maschile (lo dico senza offesa e pretensione ideologica). Se ne potrebbe dedurre quello che da un secolo sanno bene gli analisti: in ognuno di noi c’e’ una belva fascionaziskin che vuole violentare e una che vuole essere violentata. Il che mi porta a:
    2 b. Non si puo’ negare che il calcio faccia affiorare gli istinti piu’ repressi e rimossi del cittadino altrimenti ubbidiente e sottomesso e che esso sia molto simile alla guerra, tant’e’ vero che sia il calcio sia la guerra sono stati sottoposti a regole ingentilenti (si fa per dire).
    Interviene anche un fattore latamente di classe. Dal 500 in poi la societa’ europea e’ stata sottoposta a una progressiva trasformazione in “civilta’ delle buone maniere” (cito un libro famoso di cui sui due piedi mi sfugge l’autore) che ha investito tutti i campi, dalla lingua alle abitudini alimentari e financo al sesso. Il che e’ stato recepito soprattutto dalle classi dominanti, mentre a quelle dominate restava o un’imitazione imperfetta o un attaccamento alle “cattive maniere” come rivendicazione di un’identita’ ferita.
    Il calcio, che (malgrado la retorica) e’ di sua natura plebeo, violento, bellicoso, diciamo pure nazional-popolare, non certo da fazzolettino profumato (in questo il calcio in costume e il palio sono rimasti piu’ fedeli alle origini), malgrado i tentativi vittoriano-oxoniense-cantabrigensi di nobilitarlo, legittima per quasi due ore l’urlo, l’offesa, l’odio di etnia o di classe, la gutturalita’ plebea di fronte alla labialita’ borghese.

    Credetemi: non sono per niente sicuro di aver detto cose giuste e vere: nei blog si deve semplificare. Volevo solo avviare un’analisi non viscerale. A chi poi mi accusa di avere un po’ di puzza sotto il naso rispondo sdegnato: non un po’, per favore, tanta!!!!
    Grazie in ogni caso per avermi fatto conoscere questo bel blog.

  13. felicemente tutti noi (quelli con tanta puzza sotto il naso… per intenderci) nella betoniera. fa un bel rumore la betoniera quando gira e se ci metti anche la luna, fa un rumore antico come di magma primordiale. di qualcosa che viene dalla terra.
    ebbene, girando girando, lastrichiamo demagogicamente argomenti persuasivi col nostro catrame complessato. qualcuno banalmente ci dirà che siamo dei banali, degii ingenui, dei contorsionisti dei luoghi comuni e lo farà dalla sua poltroncina sbilenca del resto del mondo..
    a ve beh.

    non credo che sottolineare delle cose banali (che poi siano anche vere e giuste, è un’altra storia) sia sbagliato, anche perchè, essendo, sembra, che tutti siano impegnati a dire cose prodigiose e originali, può capitare che l’ovvietà rimbalzi. tum… tum… tum…
    un saluto
    paola

  14. Personalmente, amo il calcio sin da piccola, lo seguo da sempre, sono tifosa e appassionata.

    La passione fu tutta una questione di attrazione. Prima, per stare vicine al nostro bellissimo papà siciliano dagli occhi azzurri (tutto quello che faceva lui era per noi perfetto, olimpico) io e mia sorella si seguiva le partite e abbiamo imparato regole e strategie.
    Buone, eravamo. Sedute e composte.
    Poi, diventate adolescenti, ormai esperte di storia del calcio, moduli etc, cominciammo a capire che mai scelta fu più felice: questo è il gioco più bello del mondo, cominciò a dire mia sorella, come mi piacerebbe tuffarmi in mezzo ai calciatori quando si buttano l’uno sopra l’altro dopo un gol…
    Io, essendo 3 anni più grande di lei e già sulla via della nobiltà, risposi: ma no sorellina, il calcio è bello perché l’unico sport con la palla in cui non si usano le mani.
    Ah si certo, disse lei, ma come cammina un calciatore nessuno. Eh si, perché anche per le nobildonne il fascino gladiatorio ha una sua potenza particolare. Lo dice anche la Storia.
    Ma io avevo pianto assai per le botte di Cruyff che ero davvero piccola e ancora non vedevo altro che competizione, nonostante cominciassi ad amare in maniera dissennata quel fare “plebeo, violento, bellicoso, diciamo pure nazional-popolare, non certo da fazzolettino profumato”.
    (Ma chi se ne frega del fazzolettino profumato?).

    Caro Berrettoni, personalmente ho ballato fino all’alba, sudato e baciato e pure sul cubo sono salita. Mi sono divertita da morire, e non sto nell’emozione al pensiero di averla strappata ai Francesi, squadra che pesca nel proprio vergognoso colonialismo per poter fare una squadra… ogni nome dei suoi giocatori è il segno ancora evidente di quello che hanno combinato in Algeria (se proprio dobbiamo dirla tutta). Non parlare di Francia adesso, come simbolo, viste le sperimentazioni nucleari nelle “sue” isole del paradiso.
    Lascia perdere questi luoghi comuni perché ce ne sarebbe per tutti, vedi? Tanto sono sicura che quando sarai “il 14 luglio in qualche locale francese a cantare la marsigliese e ringraziare la cultura francese per quello che ha dato all’Europa” tutti ti guarderanno sempre come un Italiano coatto.

  15. (ringrazio sparzani e (il prof?) berrettoni per questo post (che anche a me non è piaciuto). La discussione che ne segue infatti è una delle cose più significative che io abbia visto negli ultimi tempi su NI)

  16. Berrettoni, sembri Manfredi povero emigrante che si dipinge il pelo di biondo per sembrare uno svizzero. Ma senza la liberazione finale (calcio anche lì, nel film Pane e cioccolata, nel caso in cui, come per il sociologo Norbert Elias, non ti ricordassi i fondamentali). Altro che puzza sotto il naso! Pezze al culo e coda di paglia, piuttosto. Povertà culturale e non perchè tu non abbia studiato (che sei un secchione si vede) ma perchè non hai capito niente. Il calcio simboleggia uno stupro di gruppo. Infatti. E’ una guerra per bande. Giusto. E allora? Preferiresti che invece che agire sul piano simbolico la gente rimanesse alla fattualità? Che si stuprasse e si facesse la guerra davvero? Che si giocasse, si fa per dire, a chi fa di più a testate contro gli avversari? O che non si giocasse e non si drammatizzasse affatto? Esprit de geometrie e mignolo alzato insieme al sopracciglio e stop. Ma cos’hai capito dei tuoi antropologi e dei tuoi sociologi? E della vita, poi. La “labialità borghese”! Appunto. E oltretutto piccolissimoborghese, perchè se fossi un vero snob, veramente un civilizzato, un Parigino come si diceva ai tempi di Berchet, ti mescoleresti ai plebei. La regina Vittoria andava a letto con lo stalliere e intanto ai borghesi faceva mettere le mutande ai tavoli. Tenga, si riprenda il libretto e torni un’altra volta. E intanto vada a cantare, vada.

  17. @redazione
    se devo essere sincero, al di là dei contenuti, sempre oponabili, non mi è chiara la scelta grafico-redazionale che sottende la pubblicazione di questo pezzo. Per cui apri l’home page e ti sembra di essere finito nel blog di Berrettoni. Perché tutta questa evidenza? Perché l’interlinea doppia? Perché iniziare un titolo con l’avverbio in “mente” (malamente).

    @berrettoni
    “Scusate, cari amici, e’ la prima volta che entro in questo blog e, siccome condivido la maggior parte delle critiche che mi avete rivolto (me le ero gia’ rivolte da solo), tengo a precisare che il mio post era nato per un altro blog piu’ semplice e naif e sull’onda emotiva dell’orrore che attendeva la povera notte italica gia’ provata dall’afa (…). Allora cerchiamo di impostare il problema in modo piu’ serio?”. Inqualificabile. Ancora una volta, dove sono i redattori di NI?

    @cuk
    @tash
    @gina
    Ottimo Cuk. Sulla trasformazione della (giusta) festa di calcio in delirio di massa con ricadute nazifasciste, rimando a Maurizio Crippa: “…Il tutto amplificato dall’idolatria dell’evento, quella dell’essere lì per essere lì, gli stessi magari che gridavano ‘in galera’ e adesso, seguendo la stella cometa dell’improvvisato rave veltroniano, sono venuti tutti qui ad adorare. E non c’entra niente – ma non dite che non c’entra niente – se dopo, sciamando nella notte, la risacca dello tsunami ha lasciato appiccicato ai muri del Portico d’Ottavia una messe di svastiche e di croci celtiche. Che non c’entrano niente con la festa, ma forse con l’idolatria sì”. (Maurizio Crippa, “Da danza a orgia, da coppa a fallo idolatrico”, il Foglio 12 luglio 2006).

  18. Ma chi la fa sta maledetta Storia? forse il marine di Jwo Jima recava in zaino Uomini e topi o il Babbit di Sinclair Lewis? e il granatiere di Austerliz leggeva ogni sera l’Enciclpedia ? e il partigiano di langhe era definitivamente impregnato di Gramsci (un parente la Resistenza l’ha fatta da Monarchico e per tutta la vita ha visto Totò e Franco e Ciccio)? e Pietro Micca, tanto per attingere al cinfrusagliaio, sicuri ne capisse di fottute micce? e don Peppino nostro li ha visti o no i picciottazzi a Calatafimi, pronti ad avventarsi sul perdente? altro che qui si fa l’Italia eccetera. E in ultimo: i dodici Apostoli erano o no dei poveracci e cacassotto ? hai voglia a perdere tre anni per spiegare: ma che vuoi spiegare, questi capiscono solo di pani e pesci, e meglio ancora se ci esce il soldino. Insomma voglio dire che occorrerebbe smetterla con le divinizzazioni: la Storia l’avranno anche fatta i pensieri, le elites, ma giunti al dunque è soprattutto affare dei qualunque.
    E’ come il rancio di Ivan Denisovic, la Storia, c’è la brodaglia e qualche volta un pezzetto di carne. E’ una bobazza, se non ci fosse Salvo D’Acquisto.

  19. Hey boys, ma cos’è? Il tiro incrociato al Berrettoni? Attenzione, perché nella foga qualcuno sta perdendo il senso delle misure, oltretutto nei confronti di un testo che è (voleva essere?) la quintessenza del luogo comune del contro luogo comune.

    Esempio. Il riferimento al passato coloniale della Francia in Algeria (un genocidio di stampo nazista) utilizzato in chiave calcistica fa ridere (o inorridire): soprattutto quando viene inalberato da chi, tra Albania/Grecia/Libia/Corno d’Africa, di genocidi ha lasciato tracce non meno (tragicamente) indelebili.

    Non è meglio parlare del nuovo parto artistico-strategico del genio italico, ovverosia come giocare sempre in dieci tutte le partite (contro undici) e vincere un mondiale?

    Forse è meno imbarazzante.

    p.s.

    Nessun riferimento personale agli autori dei commenti adombrati.

  20. mi piace il calcio e da piccolo sognavo di diventare calciatore (Platini o Tardelli a scelta): mi piace ancora e lo seguo in tv, ma con spirito critico. Sempre di un gioco si tratta ed è evidente come sia un sistema con parecchie pecche e buchi neri. Se l’Italia vince mi fa piacere, ma non scendo in strada a fare casino; sono tifoso della juve, ma non mi strappo certo i capelli se finisce in b, c o altro. Se devo scegliere di spendere dei soldi compro un libro, un cd, vado ad una partita di basket o pallavolo.
    Il problema con il calcio è che sembra impossibile parlarne con equilibrio e infatti l’autore del post appare piuttosto infervorato (come se vincendo il mondiale avessero fatto uno sgarbo a lui). Poi se vuole vada pure a festeggiare con i francesi (che dall’alto della loro cultura – o sciovinismo in questo caso – assolvono in maggioranza Zidane).
    Forse se avesse letto i pezzi che Brera scriveva sul calcio avrebbe appreso con stupore che è possibile fare cultura anche con il calcio (o con lo sport in generale).
    Saluti.
    Andrea

  21. Bravo Andrea, ti auguro di continuare così. Bello anche il tuo riferimento a Brera, non uno scrittore (soltanto) di cose calcistiche, ma un grande scrittore. Ma ciò che manca, secondo me, non è tanto Brera (Soriano and co. non sono da meno), quanto piuttosto la sottile, geniale ironia demistificante del (mai abbastanza) compianto Beppe Viola. Un “tirate fuori il calderoli che è in voi”, al posto del mitico “cherchez la femme”, avrebbe messo le cose al loro (giusto) posto.

  22. @roberto: travaglio (visto da Fazio su rai3) è anche troppo professionale, bravo, ma pare un computer; non ce lo vedo seduto a un tavolo di osteria ad assaporare le prelibatezze locali per poi raccontarle. Ciotti è tranquillamente dimenticato, purtroppo.

    @conte: ne manca parecchia di ironia; per quanto mi riguarda mi rendo conto che davanti alla tv, guardando una partita, devo contenermi o ne dico di cotte e di crude, ma il saperlo mi fa anche prontamente fermare.

    Poi sul calcio italiano in generale converrebbe leggersi il libro appena uscito di Beha: si capirebbe che l’attuale calciopoli è solo l’inevitabile approdo di una lunga strada già percorsa.

  23. Andrea e Conte Ugolino, fate bene a riportare la questione su ragionamenti migliori e certo più nobili… ma dopo il tono di questo post…insomma la mano è scappata a tutti!
    (anche io sono juventina e non mi spenno se la mia squadra scende in B o in C)

  24. scusi, ma se il calcio simboleggia uno stupro di gruppo, il tennis cosa simboleggia? un ménage a trois?
    cosa simboleggi il golf credo che lo capiate tutti, sciocchini che siete.

    (fuori di sottile metafora: il riduzionismo è una scelta che fa sembrare l’antropologo ancora più stupido del santone che pretende di studiare)

    “2. Perche’ il calcio e cosi’ popolare diversamente da altri sport indubbiamente piu’ belli e intelligenti?”
    indubbiamente per chi? Ha mai provato a giocare a pallamano? Suvvia…
    lei è un terzinaccio, se lo lasci dire.

  25. ho rimesso a posto il testo di Berrettoni, portando i caratteri a un corpo normale e leggibile. scusate il temporaneo disagio.

  26. illuminante come un tema di terza media. spiazzante come un editoriale di gabriele polo. oggi vado alla fermata dell’autobus col registratore e poi consegno la sbobinatura a sparzani. apprezzerà di certo.

  27. è vero che il calcio è, per dirla con Gobetti, l'”autobiografia della nazione”, ma, contraddittoriamente (e positivamente), lo è anche il massiccio NO alla “deforma ” della Costituzione, etc. – ergo, siamo tutti “in spe contra spem”…

  28. Nazione indiana torna finalmente a mordere e lo fa alla grande col testo puntuto, abrasivo, dissolvente di Berrettoni.
    La potenza di fuoco concettule è straordinaria: egli mostra e dimostra le magagne ascose del mondo occidentale: dai treni in ritardo di 50 minuti all’ignoranza montante, dagli scandali a catena alle trasmissioni televisive sempre più idiote.
    Il lettore rimane abbagliato, quasi instupidito dalla forza e dal coraggio di Berrettoni, ma sopra tutto, dal grado di libertà e rivolta che lo anima, impensabile ormai nelle anime sfrondate di sostanza dall’occidente capitalista.
    Se avevo criticato in passato Nazione Indiana, se avevo detto Ragazzi, cambiate nome e statuto che ormai il vecchio non vi corrisponde più, ora devo ricredermi: il morso di Berrettoni è totale, la denuncia del fenomeno tifoso – seducente musa in cui il capitalismo industriale insuffla interessi – è incredibile. Non riesco nemmeno a scrivere, mi viene da ciancicare, da sbarellare, da scoppiare, da ammutolire di sbalordito sbalordimento.
    Berrettoni rappresenta il futuro di Nazione Indiana: egli è l’intellettuale che finalmente parla e la sua voce disvelante disegna la verità sul silenzio, con l’autorità sonora e la solitudine di una nota dell’estone Arvo Pärt.

  29. @ berrettoni

    Giusto, cerchiamo di impostare la cosa seriamente.

    “1. Ho provato un’ira funesta quando ho visto che il giorno prima della finale, il mio giornale preferito (Repubblica) ha dedicato le prime 15 pagine (piu’ quelle sportive) all’evento, il che ha voluto dire che a me sono rimaste si’ e no due pagine da leggere senza alcuna diminuzione di prezzo. Perche’ lo ha fatto? Le Monde, invece, dedicava solo un articolo e lasciava il resto a un supplemento-inserto: questo mi pare un modo corretto e laico, che lascia al singolo lettore la liberta’ di occuparsi estesamente o meno del mondiale.”

    Forse Le Monde ha dedicato un solo articolo al fatto perchè la Francia ha PERSO la finale. Sarebbe interessante sapere com’è andata nel 1998 quando hanno battuto il Brasile – quante pagine sono state consacrate alla finale. Qualcuno è in grado di reperire l’informazione?

    “2. Perche’ il calcio e cosi’ popolare diversamente da altri sport indubbiamente piu’ belli e intelligenti?”

    Cosa rende uno sport “bello”? Il dinamismo? La delicatezza? Lo sforzo fisico? L’eleganza dei movimenti?
    Ma soprattutto, cosa lo rende “intelligente”?
    Chiedo, perchè non capisco.

    Il resto – 2a e 2b – è freudismo di maniera che spero francamente essere ironico. :)

  30. Hai ragione
    non c’è nulla di fondamentalmente sano.
    il tifo è un fenomeno di identificazione isterica
    e anche un po’ delirante, se mi permetti…
    non riuscirò mai a capire quel abbiamo vinto abbiamo battuto siamo campioni di qua e di là. Preoccupante. Tuttalpiù, siamo copioni da questo mondo. Non rimane che aspettare che passi.
    anche se.
    questa volta
    è stato più forte che nel 82.

  31. “non c’è nulla di fondamentalmente sano.
    il tifo è un fenomeno di identificazione isterica
    e anche un po’ delirante, se mi permetti…”

    cioè, vuoi dirmi che tu non hai alcun episodio di identificazione isterica o di delirio “controllato”? (ti assicuro che quelli incontrollati sono lievemente diversi).
    “sano” sarebbe chi non conosce alcun transfert? e chi li decide i trasfert sani?

    oppure è una vibrante critica al panem et circenses, del tipo “ci vogliono far dimenticare i problemi veri” (a me pare di ricordarli tutti, sarò mica un genio?)

    no perché in tutti i casi arrivate un pochino in ritardo.

  32. Un intervento irritante quasi al punto da riconciliarmi con manifestazioni tipo quella del Circo Massimo (che critico per gli stessi motivi esposti da cuk). Più che un intervento sembra un’esca alla quale è difficile non abboccare. L’idea di leggerlo alle fermate dell’autobus per vedere le reazioni non è male.

    L’autore si sente in colpa con i francesi perché gli italiani li hanno sconfitti in una partita di calcio? Vada pure a cantare la Marsigliese … “ma sei nato in Italy”.

  33. Dunque e’ come temevo: mai mettere in dubbio il calcio in Italia! ma soprattutto: a che punto ci hanno ridotto cinque anni di Berlusconi, se ormai non sappiamo piu’ discutere e confrontare le nostre opinioni senza ricorrere all’insulto, alla parolaccia, al facile sarcasmo? Mai avrei creduto che un testicolo come il mio avrebbe provocato una simile reazione. Riassumo quello che penso: non mi interessava che vincesse la Francia, o la Germania o chi altro, visto che dei mondiali a mala pena conoscevo l’esistenza. Da cittadino (malgrado tutto) ero convinto che una vittoria dell’Italia avrebbe avuto conseguenze nefaste per il nostro paese che gia’ attraversa una contingenza difficile; quello che sta avvenendo mi conferma che avevo ragione. Tengo solo a precisare che quello che ho detto di Repubblica e le Monde si riferiva al giorno prima della finale, quando ancora non si sapeva chi avrebbe vinto.
    Torno alla mia assoluta indifferenza per il gioco del calcio che mi ha accompagnato per tutta una vita e dalla quale non mi sarei mai dovuto allontanare. Vi auguro (senza alcuna ironia) buon divertimento all’inizio del prossimo campionato e pazienza se vi dovrete sorbire saluti romani e striscioni inneggianti ad Auschwitz.

  34. Il problema è ancora una volta la difficoltà di dire qualche cosa senza cadere nel moralismo più inutile, vuoto, becero.
    Perchè perdere tempo a parlare di calcio se il calcio non interessa -e mai ha interessato- profondendosi in analisi, queste sì da bar sport di chi ha letto (forse) due libri in più? Come se da non credenti si volesse parlare continuamente di dio per cercare di dimostrare che è assurdo credere che esista (e ponendo l’accento su dio anziché sul verbo “credere”).
    E così anche questa volta, anziché dopo aver spento la TV, alla fine della partita (se interessa), passare ad altro (cosa buona e giusta), ci si sta ad impegolare in una versione “intellettuale” (sic…) della domenica sportiva o del processo del lunedì…
    Comunque ho riso un poco. L’Italia che avrebbe dovuto perdere perchè i francesi, i tedeschi, gli americani, gli ucraini, i ghanesi ecc. sarebbero meglio -anche se non si sa perchè…. L’importante è che ci aiutiamo a dipingerci come un popolo di imbecilli sempre e comunque (perchè si sa, in tutte le altre nazioni manco sanno che è la corruzione…). Quanto alla Marseilleise… ho un paio di problemi col marciare e col “sang impur” che dovrebbe fecondare i nostri campi…
    Una sola domanda, che mi viene dal buon vecchio McLuhan: perchè continuiare ad arretrare nel futuro? Perchè guidare con gli occhi fissi allo specchietto retrovisore?
    Il sistema calcio ha senz’altro prodotto gli scandali, i Moggi, i Berlusconi. Se non ci va questo, come è giusto che sia, perchè non guardiamo da altre parti, più degne di interesse e non la smettiamo con queste chiacchiere? È veramente il calcio peggio dell’Isola dei famosi o di Big Brother o di Porta a porta?

  35. Ecco, dopo una giornata passata a tirar calci in ufficio, riprendo posto davanti alla tastiera e mi do al rigor mortis del commento: del commento calcioasinino , diciamo così … E comincio col professare la mia simpatia per i colori leningranata, contro la dittatura del padrone zebrato (adelante compagneros!). Simpatia senza finalità, senza fanatismo e senza enigma psico-corruptus (o coitus interructus? Vabbè, à-là Basettoni per intenderci). Ora, fin da piccolo ho imparato che i nomi sono una fregatura; dietro ogni nome si nasconde una trappola ed è conveniente, se ci si vuole salvare dall’ignominia, provocarlo per tirargli fuori l’essenza. Io, ad esempio, ho imparato che dietro il nome Juve si nascondeva la parola sfruttamento (Fiat dux!), la parola inquisizione (schedature fabbrichine), la parola borghesia (si può ancora dire?) e, infine, la parola ladro … Se le prime tre parole sono cadute in disuso (e qui aggiungo la lacrimuccia), la quarta – ladro – è emersa con evidente forza dal notiziario. Urgono però precisazioni. Non si tratta di ladrata contro vecchiette, bensì contro compagni di merende; e poi, certo, contro i sinceri (quand’anche ritardati nella complessità) tifosi. Il gioco era condotto dal baro. La questione è: non è che è la natura stessa del gioco a creare il ladro? Il calcio è l’occasione, e l’occasione, si sa, fa l’uomo-Moggi (mi scusi l’uomo per lo squillante avvicinamento irriguardoso). Voglio dire: nel mio precedente commento (grazie per gli applausi) ho detto che il calcio può essere visto come una allegoria … Cioè: dietro il suo apparire c’è un altro significato; svelandolo, forse, e dunque entrando nelle fenditure di ciò che appare, potremmo estrarre l’imago cancerogena del nostro beneodiato reale. Moggi è solo lo strumento di un meccanismo che si è reso autonomo rispetto agli esseri umani. Sto filosoferggiando, è vero, mi si perdoni per cotanto ardore; però esplicitare questa tristezza, e sciogliendo l’enigma che ogni allegoria si porta sempre dietro, ecco, diciamo che potrebbe renderci etc. etc. (salute!) … Azzardo un paragone: Moggi sta al calcio come Prodi sta all’economia: sono ostaggi di un sistema che rende obbligate alcune scelte, rendendo fasulla la competizione. Entrambi sono una espressione del “mercato moderno”, che non può permettere (qui sto citando un autore famoso; cento punti a chi lo scova) la libertà individuale di concorrenza; che cioè non può permettere che il meccanismo stesso vada in panico. In fondo, la rete creata da Moggi riduceva i rischi di fallimento rendendo certi i profitti; la miopia degli arbitri non ricorda la miopia degli organismi di controllo (di certificazione, banche, etc.) nei casi Parmalat, Enron, Worldcom, etc. etc.? Ma il calcio, oltre che meccanismo economico-finanziario, è anche un utile strumento di controllo: senza circenses, è risaputo, il putiferio può assumere coloriture meno sgangherate che quelle degli ultras, e magari, dai-che-ci-dai, trasformarsi in prologo di rivolta … Mi fermo qui con le minuzie, spero si possa continuare …

    PS: caro Berrettoni , quando lei scrive spavaldo”in ognuno di noi c’e’ una belva fascionaziskin che vuole violentare e una che vuole essere violentata” abbia per lo meno la gentilezza di parlare per sé, stante che lei il sottoscritto non lo conosce, dunque non può sapere quale alien usa le mie interiora come giardino. Sono cavilli psicologici da rotocalco, buone forse per una chiacchierata con Flavia Vento.

    PS (SS) II: le consiglio, se lo vorrà, di leggersi cosa sul calcio dice uno scrittore come Eduardo Galeano; chissà, magari imparerà che tifare o occuparsi di calcio non è per forza di cose essere imparentati coi naziskin (e poi, sempre se lo vorrà, vada a dire questo a un livornese o a un basco, poi ci risentiamo).

    PS (e CC = SS) III: neanche io ho tifato Italia (odio tutto ciò che alimenta l’amor di patria), eppure mi piace il calcio. E, lo giuro, non sono un fascista. Ma io sarò poi vero? Suvvia, si complichi la vita, caro Berrettoni, tutto le parrà più semplice …

    Cûk-Utitz

  36. Io sono juventino e mi chiedo come possano mandarci in C (o in B) quando la finale del campionato del mondo 2006 è stata l’ennesimo trionfo dei calciatori portati da Moggi a Torino in tempi più o meno recenti. Voglio dire: queste isterie di massa diventano fenomeni di esaltazione e catarsi allo stesso modo delle ghigliottine in piazza col pubblico tutt’intorno, momenti diversi della stessa parabola. Riprendere le parole di chi appena un mese e mezzo fa dava contro i nuovi eroi (allora reprobi e scarti di un sistema infetto) è quanto di più istruttivo esista sulla volatilità e la sostanziale irrazionalità dei sentimenti collettivi. Non basta un transfert psicotico della durata di un mese a costruire una identità, così come non basta ghigliottinare il re perché il popolo prenda qualcosa in più delle solite briciole. Lo scritto di Berrettoni è e rimane quello di un popolano.

  37. Comprendo alla fine che tutti sotto-sotto la pensiamo come Berrettonì.
    Ciò che aborriamo in Berrettonì è il modo in cui Berrettonì ha detto ciò che pensiamo anche noi (io?), eccezion fatta per il canto della Marsigliese in “qualche locale pariggino” (che francamente è troppo anche per me).
    Il problema non è il calcio – ho giocato a lungo come difensore (roccioso), mi sono divertito molto: il calcio è popolare perché dà spazio alle pippe – e la sua natura (sulla quale pure si potrebbero anche spendere due parole in più delle milionate che si spendono ogni giorno – Dave Eggers su Internazionale di qualche settimana fa diceva cose sensate circa la simulazione del fallo e la sua totale organicità al gioco) – il problema è che questo Paese, per motivi non del tutto chiariti, odia e disprezza se stesso.
    E si vede bene anche nella “gioia” per la vittoria.

  38. > come non basta ghigliottinare il re perché il popolo prenda qualcosa in più delle solite briciole

    Magari non basta, ma probabilmente aiuta. Non vedo poi quale rapporto ci sia tra saper acquistare i giocatori ed intrallazzare con gli arbitri. Sono juventino anch’io, ma la B è il minimo, dobbiamo spurgarci :-)

  39. > Dunque e’ come temevo: mai mettere in dubbio il calcio in Italia!

    Macché, il problema non sta certo nella manciata di banalità che hai frettolosamente assemblato, bensì nel condimento di connotazioni con cui l’hai, forse inavvertitamente, guarnita. Hai semplicemente sbagliato contesto: ci aspettiamo un po’ di meglio dalla zona interventi (da quella commenti di tutto e di più).

  40. Abbiamo vinto le ultime elezioni politiche per 25000 voti scarsi, trovati non diciamo come, sfruttando anche liste con nomi equivoci in Lombardia e fortunosamente recuperando il voto degli italiani all’estero. E’ meglio non menare vanti straordinari, come invece gli uomini e le donne dell’Unione hanno fatto in abbondanza nei giorni successivi.
    La squadra di Lippi ha vinto la coppa del mondo perchè un francese ha tirato un rigore sbagliato di pochi centimetri; se in quel punto appena fuori la linea di terra davanti alla porta ci fosse stato un minuscolo sassolino, o una pur esigua curva del terreno, il pallone sarebbe entrato in porta invece di rimbalzare fuori, come ha fatto. Questa è la grande vittoria, la grande superiorità, lo svillaneggiamento dei francesi? Perchè non proviamo a chiederci come mai non è permessa la patta, nella coppa del mondo: due squadre sono a pari merito, e allora, non si può? Ci vuole sempre il migliore? Sì, ci si deve sfiancare a tirare rigori fino a cascare morti, non si uccidono così anche i cavalli?

  41. Il problema non è come Berrettoni ha detto le cose, ma la sostanza: la sua non è critica, è riunire tutti i difetti peggiori che lui trova nel tifoso e cambiargli di segno nella posizione simmetrica del contro-tifoso.
    Alla fine del suo intervento (che all’inizio ho preso per una gag situazionista) siamo al punto di partenza.
    Per questo sopra ho risposto con un post ironico (ma mi viene il dubbio che qualcuno l’abbia preso per un sentito elogio…).

  42. Ecco secondo me bisognerebbe con un colpo di teatro dichiarare la sostanza situazionista del testo berettoniano.
    Dopodiché farlo entrare come membro onorario in GAMMM:::.

  43. Ora non voglio dire… insomma ne abbiamo sparate parecchio tutti ma se uno non sa nulla di calcio come mai ci fa un post così ispirato di livore e passione? E’ come se mi dicessero di scrivere un pezzo sul coniglio alla brace, a me che (come mi dissero dopo che lo bruciai) so’ una s… io del coniglio alla brace.

  44. Sembra che non riusciamo ancora una volta non dico a capire, ma nemmeno a sapere, cosa è successo, cosa è passato e passa nella testa di tutti quelli/e che si sono buttati nella fossa (repellente) del Circo Massimo a sventolare bandiere, “orgogliosi di essere italiani”.
    Non è la gioia normale e comprensibile per vittoria – il fatto che si sia vinto per dieci centimetri di più o di meno non significa niente ai fini della legittimità della vittoria: le regole sono lo sport e decidono in che modo si vince o si perde – e nemmeno le ironie anche pesanti e stupide sui francesi (che tutto sommato le meritano, come paese più sciovinista del creato), ma è questo “orgoglio” nazionale rinato nel pallone che non capisco, che mi imbarazza, che suona invece sinistramente come il segnale della percezione collettiva di una sostanziale inesistenza della “Nazione Italia”, come luogo di autentica condivisione di qualcosa, ma di cosa?

  45. Che dire di più del mio semibrother tashtego,
    lui afferma appunto quanto io provavo:
    non snobbistico e altezzoso disprezzo della plebe inneggiante scorreggiante strombettante per le vie e per le valli in fior,
    (che poi finisce pure in merda ovvero in svastiche nel ghetto),
    è piuttosto per sti bandieroni tirati fuori or ora
    sventolati solo per lo sport,
    ( e francamente non vorrei che sventolassero per nulla
    ritenendomi io a/nazionalista)

    e la cosa ancor più ributtante sono quelle manine untuose che spuntano da quei completi blu là nel Transatlatico
    ove lor,
    le sue eccelenze,
    van mormorando torcendosi le dette lascive estremità,
    e sussurando e/o concertando e/o sbaitando
    tra Mastellerie e Ceppalonerie di ogni genere:
    Ma l’amnistia la si deve dar…oh sì..
    una bella amnistia per ‘sti nostri giovanotti calciatori
    araldi della bella arte gloriosa del pallone tra ignobili spalti stranieri,
    ohimè,
    i nostri cavalieri e grand’uffiziali,
    facciamoli anco cardinali,
    elargiamogli ancora una mancetta
    che non abbian fame
    e si comprin una rosetta!
    MariobB.

  46. Calciatori strapagati e super vezzeggiati… veline in passerella… è per questo che all’estero non ci sopportano!
    L’Italia che va a rotoli è realtà. Ma i francesci “puzza sotto il naso” e aria di dufficeinza non sono per niente il mio piatto preferito!
    Ciao Mapi

  47. Io aggiugo solo una cosa…. ho sventolato, ho festeggiato e tutto quanto. Mi sono divertita nel bagno di folla nella mia città. nel piccolo club con musica giusta dove s’è ballato fino all’alba, etc…
    ma l’unica cosa per la quale ho provato disgusto NON è ideologia o dietrologia, ma un fatto sicuro: LA SIGNORA MELANDRI.
    Persona per la quale nutro da anni ostilità e livore, sin dai tempi in cui era ministro ai BBCC, che si obbligò la delega allo Sport, di fatto inserendo lobbies molto più potenti di quelle dei musei, in un ministero che è notoriamente il meno finanziato. In un articolo scrissi: secondo voi se nell’anticamera del ministro aspettano il direttore di un piccolo museo di provincia egalliani, chi passa per primo (fosse ancheil direttore degli Uffizi).
    Autrice di altri e numerosi misfatti nei BBCC (tipo un concorso a quiz per archeologi cui nessuno passò… SI, A QUIZ… ricordo una collega che si alzò e chiese alla Commissione: come devo dare questa datazione, secondo la scuola francese o la scuola tedesca???!!), appena torna l’amico Prodi le creano su misura ex novo un Ministero per lo Sport. E pure ha avuto il culo che l’Italia vincesse.
    Ecco, questo mi rode una cifra.
    Tutto il resto, le intenzioni naziste o meno nelle esultazioni, lasciano il tempo che trovano. C’è tanta gente non nazista che ha esultato di cuore. La signora Melandri, invece, per tutte altre ragioni (confesso anche un po’ di invidia femminile per essere stata giorni e giorni vicino a quei bellissimi figoni di Cannavaro e Buffon, la signora…).

  48. “Non serve una gabbia per la belva Zidane” (il titolo di un pezzo apparso su “l’Avvenire” del prefinale).

    @berrettoni
    Non essere arrabbiato.
    Come vedi un vespaio l’hai sollevato.

  49. Non preoccuparti, ha l’importanza e sopratutto il talento di una segretaria, anche meno “incisiva” della Lewinsky. Calcola che è una presenza inesistente e quindi danni non ne puo’ fare. Come donna avrei voluto essere rappresentata dalle istituzioni in modo diverso. Siamo a parimerito con la Prestigiacomo.
    Che conquiste e che progressi abbiamo raggiunto!!!

  50. Magda, hai ragione… Una ragione amara, purtroppo…non avendo altro da scegliere.
    (Però la Prestigiacomo almeno si sa com’è… questa qui invece si atteggia, oltre che deludere chi “poverino” crede ancora nella sinistra).
    Quanto ai progressi, gli unici che esistono sono quelli che giornalmente a nostre spese e sacrifici, riusciamo passo passo a conquistare (o a mantenere, che sarebbe già qualcosa).

  51. “…Le intenzioni naziste o meno nelle esultazioni (sic!), lasciano il tempo che trovano”.

    Bene, le svastiche al ghetto, e sui muri di mille paesi e città, sono, appunto, “il tempo che trovano”.

    “La nostra ITALIA… rimane DAVVERO NAZIONALE, senza dover ripescare (sic! sic!!) nel colonialismo… per cercare di vincere”.

    Della serie, come ha scritto qualcuno in un post qua sopra: “tira fuori il calderoli che è in te”.

    Beh, miei cari tash & wovo, di fronte a questi esempi di genuina “esultazione” (sic! sic!! sic!!!), come non dar ragione al buon Berrettoni, a prescindere dalla spocchia intellettualoide che permea il suo scrittarello da autoesiliato?

  52. ZiZou, istrionico stregone dello spirito di squadra, si immortala sull’altare italiano.
    Berbero, burbero, intoccabile, sacrifica la sua notorietà alla gloria di un popolo che, piu’ dei francesi, deve riscattarsi dagli scandali globali, dall’inciviltà e dall’onta millenaria del dilettantismo.
    L’Italia deve entrare nell’equilibrio geopolitico della nuova Europa, e ci entra come mastrocerimoniera, cantastorie, primogiocoliera, perchè è l’unico modo che al momento le permette rispettabilità ed onore.
    Nel frattempo gli architetti sociali, gli ingegneri della giustizia, i sacerdoti della costituzione, devono ristrutturare l’intero apparato in modo da garantirci uno stato campione nella realtà oltre che nel gioco.
    La luna nera Zidane, enigmatica presenza nel lato oscuro del pianeta calcio, è stato l’ago della bilancia delle sorti mondiali, ha definito con la sua eroica rinuncia, la nostra vittoria e la nostra rivalsa.
    Ha tentato la sostituzione prima dell’atto definitivo, ma volendo eclissarsi ad ogni costo, ha adottato un gesto emblematico, tribale, vincente, risolutivo e vicino alla cultura delle banlieu, dell’immigrato, dell’eroe mai integrato con la Francia imperialista e nazionalista, che grazie a lui, china la testa alla superiorità dello straniero, lo straniero colonizzato e lo straniero italiano mai dominati che ora rivendicano cio’ che gli appartiene.
    domani è la presa della bastiglia, che la Francia quest’anno regala all’Italia e ai suoi immigratii, eleggendo Zinedine come la nuova Marianna esotica.

    Libertè, egalitè, fraternitè :-)

  53. @ Magda

    Il tuo scritto dimostra, inconfutabilmente, che il tempo della religione come “oppio dei popoli” è ormai definitivamente tramontato.

    Cosa hanno spacciato i pusher istituzionali e mediatici nell’ultimo mese? Ah, saperlo, saperlo…

  54. ma pensi che una cosa cosi’ influente a livello sociale-politico-economico come un apparente banalissimo campionato di calcio, non sia usato come regolatore delle sorti geopolitiche?
    Non c’è bisogno di oppio, basta ricorrere alla ben note teorie freudiane sui fenomeni di massa o di quel tale Le Bon, che non è un leader dei Duran Duran….l’unico modo per risolvere è essere un po’ meno beoti e un po’ piu’ coscienti. Il prezzo pero’ è quello che abbiamo già pagato da piccoli quando ci hanno detto chi era Babbo Natale….meglio il sogno forse.

  55. per Umberto Farinata:
    Sono io che ho scritto qualche giorno fa in un mio post “La nostra ITALIA… rimane DAVVERO NAZIONALE, senza dover ripescare nel colonialismo… per cercare di vincere”.
    Visto che Umberto mi quota e non mi cita, io mi autodenuncio pubblicamente.
    Ovviamente lo slancio dopo una notte di bagordi può fa scivolare l’indomani in un post esagitato e poco articolato. Ma qui sopra in un commento ho spiegato che la mia critica alla Francia e al suo melting pot calcistico non è nazista, ma anzi anticolonialista: fanno gli intellettuali con la Marsigliese e poi hanno problemi in casa con gli immigrati, salvo poi recuperarli ipocritamente quando serve a dire che hanno una squadra che si chiama Francia.
    Sono anche un po’ “purista”, ma questo è un sentimento professionale che non sto a dire qui…sono come deviazioni culturali dovuti al mio amore per l’arte classica. Cose che mi escono fuori per reazione istintiva anche quando sento gli “stranieri” smerdiare l’Italia. Siccome ho avuto la fortuna di vivere all’estero e in varie parti, so benissimo che tutto il mondo è paese e quindi non mi venga nessuno a fare la morale. Quanto poi alla Rivoluzione Francese, che dio ce la rimandi ancora tanta chè ne abbiamo tanto bisogno. Mio padre da piccola mi diceva che se non ci fosse stata, staremmo qui ancora ad inchinarci al passaggio di nobili e viceré. Ma tanta acqua è passata sotto i ponti, da allora, e non posso fare ameno di guardarmi attorno e associare il nome Francia anche alle bombe nucleari, il cui programma di “sperimentazione” è la nostra attualità (anzi delle isole colonizzate, tanto per tornare al discorso!).
    In definitiva, concordo con questo finale di Magda. “Ha (Zidane) adottato un gesto emblematico, tribale, vincente, risolutivo e vicino alla cultura delle banlieu, dell’immigrato, dell’eroe mai integrato con la Francia imperialista e nazionalista, che grazie a lui, china la testa alla superiorità dello straniero, lo straniero colonizzato e lo straniero italiano mai dominati che ora rivendicano cio’ che gli appartiene”.

    Quanto poi alle scritte antisemite sui, cosa vuoi che più emozioni una persona che deve leggere “Forza Etna” quando qui abbiamo l’eruzione? Ecco perché dico che lasciano il tempo che trovano… dovrei incazzarmi ogni cinque minuti quando vado nel Nord Italia?

  56. @magda
    Non so, davvero. Mi resta solo quello che ho sentito ieri in un’intervista al Disonor Nostro: “Scusatemi, ho sbagliato non è stato un bell’esempio”, ha detto Zizzin Zizzan rivolto a studenti e genitori.

    Ma ha anche aggiunto: “Certe volte bisogna imparare a tenere la testa alta”. Non so qual è stata l’offessa materazzesca. Ma penso all’esempio sulle leve giovanili-ili-ili-ili: l’eroe italicus che cade colpito a tradimento (e se avessimo perso sai quanto inchiostro sulla vittoria mutilata!), ma che secondo me, sotto sotto, ci fa la figura del vigliacchetto; il disonoreo francese che mena tuzzi ‘n brond, ma resta in piedi e se ne va pisciando in testa a Blatter, all’Italia, alla Francia e alla sua carriera. Certe volte bisogna alzare la testa.

  57. Missy, non prendertela, estrapolavo due tue frasi come esemplificative di una certa euforia che porta, in molti casi, a perdere di vista l’essenziale e a dire e a fare cose contrarie ai propri convincimenti di fondo. Se avessi voluto personalizzare, ti avrei citata, ma, non avendolo fatto, ciò dovrebbe dirti con chiarezza quale era il mio intento. Non ho niente contro la “festa”, anzi; ma ciò non mi impedisce, anche in piena euforia, di guardarmi sempre attorno, per vedere chi sono i miei “compagni” di bagordi.

    Anche la tua critica alla ministrina frufrù, in quel contesto, finisce per dire qualcosa di diverso da quello che, magari, volevi intendere: il primo calderolo o bondo di passaggio potrebbe farla propria, non trovi?

    p.s.

    Mi chiamo proprio Uberto, e trovo anche che sia un bel nome.

    I tuoi rispetti nei miei confronti sono anche i miei nei tuoi. Davvero.

  58. @roberto: ok tenere la testa alta, ma allora l’arbitro (o la maestra, il vigile, il carabbiniere, l’antitrust, …) che ci sta a fare? materazzi ha sicuramente esagerato (il sicuramente deriva dall’aver visto ragazzini frequentatori di scuole calcio fare le stesse cose), ma zidane poteva metterglielo il quel posto finendo la partita e magari tirando il rigore al posto di trezeguet.
    Nessuno dei due (tantomeno e soprattutto il calcio) sono esempi di comportamenti corretti (un piccolo confronto con il rugby evidenzia ancor più la mancanza di correttezza dei calciatori: nel rugby se le danno di santa ragione, ma se l’arbitro ammonisce/espelle/assegna un fallo nessuno fiata)

  59. le dichiarazioni di Zidane non hanno nessuna importanza se non quella di placare l’opinione pubblica. Tutto questo è ininfluente, l’importante era ottenere il risultato.
    Anche la costruzione della vittoria è stata verosimile: la partita sofferta con la Germania, quella soffertissima con la Francia, quasi a onorare il nemico prima di sconfiggerlo e a donargli l’onore delle armi. Abbiamo vinto ai rigori e senza Zidane, che non è proprio come vincere. In realtà secondo me, sia la Germania che la Francia che l’Italia meritano parimenti la vittoria.
    Sembra l’epilogo di quelle barzellette che ci raccontavamo da piccoli :c’è un italiano, un francese, un tedesco….manca l’inglese, che giustamente, essendo educato al liberismo e all’autonomia dell’empirismo, se ne frega delle vittorie rituali.
    In ogni caso lo scopo è stato raggiunto, unire e vivificare gli italiani attorno alla bandiera, adesso si tratta di sostituire il sentimento di pancia con quello di testa, diversamente il sentire patriottico è un mero sentimentalismo e non un reale senso civile di appartenenza.

  60. Bah, uno dei peggiori articoli che siano apparsi su “Nazione Indiana”.
    Magari sarebbe stato interessante andare un po’ più a fondo sul fenomeno di identità (effimera, ma intensa) che la vittoria ha provocato.
    Così come è stato scritto, invece, sembra l’esternazione di una persona annoiata dalle proprie parole piuttosto che dal calcio.

    Writer

  61. a Berettoni sfugge che i personaggi che frequentano oggi gli stadi una volta infestavano i concerti, e prima ancora il teatro. Il teatro si è evoluto – nessuno più, credo, si metterebbe a scoreggiare rumorosamente a Santarcangelo per esprimere a tutti cosa pensa dello spettacolo – a nessuno verrebbe più in mente di sfondare a un concerto di Springsteen nel nome della cultura gratuita approfittando del caos per regolare i conti a colpi di spranghe con qualche gruppo politico di opposta visione, e, tra qualche tempo, anche il calcio perderà l’appeal che ne fa il catalizzatore delle violenze umane e sociali e sarà uno sport godibilissimo anche dalle famiglie. Naturalmente, questo quando verrà sostituito da qualcos’altro… attenzione alla parte per il tutto, e a non confondere il contenitore con il contenuto.
    Non c’è niente che non va nel calcio in quanto calcio…

  62. Il mio mito DON LUCKY LUCIANO, su SKY, questa sera, ore 19.30, prima dell’esecuzione prevista per domani in diretta TV:

    Ha detto che la Juve nel 2006 ha vinto campionato allievi, campionato primavera, campionato serie A, campionato del Mondo.

    Ha detto che i rapporti con Lippi sono ottimi e che lui gli ha fatto i complimenti ma non ha specificato chi ha chiamato chi.

    Ha detto anche che tra tutti i deferiti non si stupirebbe se l’unico innocente fosse lui. Ha detto che il suo nome fa scena, al contrario di quello degli altri.

  63. E’ evidente, caro GiusCo, che ognuno ha i “miti” che si merita, o che si sceglie: ma, di solito, si scelgono sempre i miti che si meritano, e si meritano sempre i miti che scelgono.

    Le faccio i miei migliori auguri per le sorti processuali del suo “mito” e della squadra che ha dato tanti nobili campioni alla causa della nazionale campione del mondo: una conquista che ci “onora” tutti.

  64. Caro Uberto, di certo ai suoi tempi le dispute erano più nobili. Ma il mio mito, assieme al degno compare addetto al borsello, ha condotto dal 1994 al 2006 un’aziendina di intrattenimento pedestre (a precedente conduzione familiare) al primo posto nel pianeta per palmares, sponsorizzazioni e profittabilità del marchio; il tutto senza chiedere un euro alla proprietà, tenendo alla paga di cazzatine un mare di servi e lacché, lasciando agli avversari le briciole, dividendo per puro merito acquisito sul campo la torta con l’invasivo potere economico e mediatico dell’Innominabile. Tutto senza ammazzare nessuno, arricchito inoltre da una aneddotica degna delle migliori storie della commedia popolare e da un finale che mi auguro riservi ai legnati di sempre l’ennesima bastonatura. E’ difficile, ma chissà che la sorte non riservi al mio mito la clemenza che non fu riservata a Lei. Stia bene nella sua dimora. Saluti.

  65. Carissimo GiusCo, è un vero piacere vedere tanta passione e tanta devozione in un giovanotto come Lei, così almeno io La immagino: un giovane pieno di fervore e dedizione alla nobile causa, un profondo e sicuro conoscitore di economia, a quanto vedo, e, soprattutto, un ragazzo aitante: aitante figurine panini, aitante raccolte, aitante collezioni di cassette e dvd dei suoi eroi (a proposito, spero che abbia seguito e completata quella del corriere, davvero imperdibile, con rari filmati d’epoca che fanno la storia “vera” del nostro paese). Che dirLe? Sono veramente felice per Lei, e Le auguro che il suo “eroe” possa finalmente ottenere giustizia: non vorrei che una sua condanna, con relativo declassamento della sua squadra, Le facesse perdere i suoi nobili ideali.
    Non mi resta che ringraziarLa per il riferimento alle mie tristi vicende e alla mia dimora, che dimostra di conoscere così bene. Si vede che Lei è un ragazzo di valore che ha studiato, rubando tempo prezioso alla cura e al culto dei Suoi miti. La Sua dimora, invece, io posso solo provare a immaginarla, almeno la sua stanzetta, che sarà un vero sacrario: le pareti e il soffitto tappezzati di poster che illustrano tutti i volti e le vicende che rendono inimitabile e irripetibile il palmares (sic!). Le faccio i miei migliori auguri, e stia bene anche Lei.

  66. Dunque GiusCo tu ammiri una certa “abilità sociale” del personaggio. Nulla di incomprensibile: basta chiarire la dimensione lungo la quale si vuole effettuare la misura e possiamo certamente convergere sulle valutazioni. Certo, nella logica di un consumo immediato seguito dall’oblio (in fondo giustificata dal fatto che dobbiamo pur sempre morire, o possiamo pur sempre occuparci d’altro) il Nostro risulta “vincente”: rimaniamogli devoti allora, e in culo tutto il mondo! Però nella logica, abbastanza diffusa (ed altrettanto illusoria) del tifoso che nello spettacolo del calcio tenta principalmente di specchiarsi, diciamo così, nell’occhio altrui, il danno procurato da Moggi alla Juventus è il peggiore possibile e sostanzialmente irreparabile: niente più tintinnio di boccali con tifosi di altre squadre, specie all’estero, niente valutazioni su campioni del presente o del passato, niente rivangamento di momenti “epici” condivisi magari da fronti opposti. Abbiamo barato e ci hanno pizzicato. Shame on us. Ci si può sopravvivere, si trattava solo di un giocattolino, certo, però è un peccato…

  67. Non sparo a zero sulle “abilità sociali”, giacché su queste è costruito molto del nostro palmares non solo pedestre, il quale fa ovunque e in qualunque sistema la fortuna di chi ce l’ha e del suo gruppo di riferimento. Il post di Berrettoni e molti commenti, invece, mostrano un popolar-populistico “dagli al vincente” e un tutto italiano “che merda che è questo paese” che è condivisibile finché non si pretende di gettare con la copiosa acqua sporca anche il bambino. Mi spiace poi deludere ancora il profetico Uberto: né poster né dvd né figurine, ma ventennale (dodecaennale col mito) divertimento e camarderie nei dì di festa. Che autogol sarebbe levare a mezza Italia il capro espiatorio delle tante sconfitte… come giustificare le prossime e inevitabili?

  68. Sì, ma cerchiamo di essere conseguenti, non pretenderemo mica di passare, quando la fortuna ci gira le spalle, dal fiero canone di Zarathustra a quello lacrimevole di Cristo? Si sappia salire sulla ghigliottina con la fierezza di un Danton!

  69. Di ogni avvenimento esistono diversi gradi di appropiazione e godimento, così come esistono diversi livelli di interpretazione. Esultare per la vittoria puo’ essere un livello rispettabilissimo, ma c’è chi ama anche sviscerare altri piani di lettura di fenomeni cosi’ massificati.
    Diciamo che necessitiamo di molte occasioni per scendere in piazza e riaggregarci festosamente in un orgia comunitaria.

  70. scusa magda, cos’hai contro le orge – comunitarie -.?

    credo anzichenò siano esse movimenti privatamente urbanizzati e logisticamente interessanti.
    vieppiù l’orgia favorisce gradi di godimento e appropriazione coscienzienti e nel contempo assai diiversificati tra di loro.
    inoltre l’orgia fastosa e massificante favorisce la socializzazione dei vari canali individuali e funge da “osmoasilo adulto”, regala agli orgianti punti di vista rivisitati e da omogeneizzare a piacere e (grazie all’atavica predisposizione umana di riprodursi) favorisce la biochimica corporea.
    e dopo, una bella birra e qualche cotoletta alla brace, fanno solo che bene.
    un saluto
    paola

  71. Assolutamente nulla, anzi, pensa che nel 82 mi hanno buttato in una fontana e non sono certa di essermi rivegliata a casa mia o cmq non so se nel mio letto. certamente ero afona.
    quest’anno pero’ non sono riuscita a sentirmi nella piazza, sarà che non ho trovato una fontana d’epoca adeguata all’età nel frattempo che è avanzata:-) sarà che ho pensato altre cose che mi dicevano che non c’era molto da festeggiare. sarà che Zidane mi ha lasciato molti dubbi.
    cmq l’estate calda ci concede una serie di iniziative orgiastiche legate per esempio alle feste, ai concerti…..vanno bene anche quelle.

  72. cos’è la caf?
    si va bene balliamo, ma ti pesto un po’ i piedi pero’perchè non la so’.
    pestare i piedi fà il paio con le multe per rimozione forzata che prendo.

  73. ah, quella CAF!!!! lo dico piano, non vorrei che un tifoso punito mi prendesse a testate in un moto multitransferale planetario.

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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