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Lo stile di Zidane e la furbizia rozza di Materazzi

di Giancarlo Tramutoli

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La plateale testata di Zidane al perfido Materazzi contiene paradossalmente (e letteralmente) intrinseca la lealtà e il pathos. Ovvero, anagrammando Platealità  si ottiene pati lealtà, e cioè: Patire (da pathos) e lealtà.


Ecco la platealità candida e crudele tipica del grande artista, la linearità brutale ma sincera della persona di talento contro la bassezza di chi provoca al buio, tipica della persona mediocre, invidiosa, rozza. L’eleganza e la classe di Zidane che scoppia in un gesto di insofferenza (che ha pure una sua plastica bellezza, perché il genio anche quando dà una testata, lo fa con stile) contro l’antica furbetteria del rozzo. Zidane crea, Materazzi distrugge. Zidane con pathos si sacrifica, nella sua ultima partita di un mondiale dove è stato il numero Uno, per ribadire il primato dello stile, della fantasia, del talento sull’opacità brutale e primitiva del povero di spirito, infìdo, volgare, scarpone oscuro, controfigura di se stesso, che per vincere, emergere, brandire e baciare da bravo fesso la sua coppa, deve agire con oscena perfidia.

     

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107 Commenti

  1. Che noia.
    Sta diventando peggio della Domenica Sportiva, del Processo del lunedì o del martedí o mercoledi…, di 90° minuto…
    Sta diventando il Bar Sport di chi ha letto due libri in più…
    Quando finirà ‘sto mondiale?
    O dobbiamo anche elogiare la titanica furbizia di Moggi tranciata nel volo dai perfidi e ottusi Poteri occulti?
    Che noia.

  2. Ormai è stato detto tutto e il contrario di tutto. Volerne parlare ancora esigerebbe impegno gigantesco e originalità a pacchi. Non mi pare questo il caso.

  3. Sta diventando un tormentone. Leggere il labiale, capire l’intenzionalità del gesto, andare a ravanare nella parte oscura dell’uno e dell’altro. Direi proprio che non se ne può più. Dell’apologia e della rivendicazione. Prendiamoci ‘sta vittoria senza troppo lambiccarsi il cervello. Quello, una volta tanto, che si riposi. Non è detto che serve sempre…
    viola

  4. Non riesco a capire se il pezzo è ironico oppure no. Certamente è pieno di luoghi comuni alla madame Bovary.
    Se il pezzo è serio, mi candido a ricevere testate artistiche da franz krauspenhaar e da Giancarlo Tramutoli sotto la direzione amorosa di Emma Bovary. A sorreggermi ci sarà Charles, tra mediocri ci si aiuta. Sono sicuro che il pathos del gesto di FK e company sarà Assoluto e Profondo, visto la presenza dei due coniugi non dovreste dubitarne.

    L’ora delle capocciate e la scelta dei padrini da definirsi in separata sede.

  5. ehilà quanta agitazione… sono partito, giocando, da un anagramma.
    E ho solo detto che non sopporto i furbi vincenti. Non capisco cosa cavolo c’entri Madame Bovary. E come si fa ad esultare per personcine come Buffon, Cannavaro o Materazzi. O quando si vince l’etica non conta più un cavolo? Il tema era quello: l’etica e l’estetica (che non a caso, la racchiude letteralmente). Interessa ancora a qualcuno?
    Ciao Eìo, tu si che conosci l’uso del paradosso (che alcuni confondono col parastinchi).

  6. Per Tramutoli: ci sono casistiche – facilmente reperibili in Rete – di decessi causati da colpi simili a quelli di Zidane a Materazzi. Cinque/dieci centimetri più su (carotide) e ci restava secco al 30-50%. La vittima “rozza” dovrebbe denunciare per TENTATO OMICIDIO il carnefice “genio”. Altro che balle.
    Come poi possa essere sentita più volgare la vittima piuttosto che la violenza ad essa perpetrata è da psicologia da campo di concentramento.
    L’estetica del gesto confrontata con la presunta bassezza della vittima è da Leni Riefenstahl.
    Complimenti.

  7. @gabriella: trezeguet n’a pas joué (et quand il a joué il a raté) :)

    in effetti io non capisco niente di calcio e cerco sempre di starne fuori ma questa cosa del coup de boule mi diverte molto :)

  8. Caro Maurizio,
    ma quale vergogna? Il pezzo è mio e lo mando a chi dico io, non sapendo prima se e quando verrà pubblicato…

  9. L’etica conta, eccome. Non credo che in quel gesto ci sia etica. Perciò non cerchiamo di farla uscire per forza…
    Mi sembra però che, al di là di tutto questo, ci sia una questione che scotta e che scalpita più della stessa testata. Se fossimo stati noi a dare quel colpo, dalla parte di chi ci saremmo schierati…? Dal nazionalismo dei francesi (che pure mi pare assai deprecabile) forse abbiamo qualcosa da imparare davvero.

  10. Se l’etica conta allora non i “francesi” ma la nazionale di calcio francese ha perso non per la testata e l’espulsione di Zidane (magari se fosse rimasto in campo avrebbe fatto un’autorete, chi sa… -nel campo delle possibilità tutto è possibile, no?), ma perchè, in base non alla morale (sulla quale e con la quale tutto e il contrario di tutto si può dire), ma alle regole del gioco hanno segnato un gol meno della nazionale italiana. Punto e a capo.
    E in base all’etica e alle regole del gioco dovrebbero riconoscerlo, “sportivamente” (sic) e senza tirare in ballo presunte “Eigenschaften” (qualità) degli italiani -di tutti ovvio: questione genetica?… Questo eterno credere “gli altri” siano sempre meglio mi ha stufato: non per patriottismo (di cui non mi inporta nulla) ma perchè non si basa su fatti -solo su di un provincialismo che si vuole a tutti costi difendere -ma perchè poi?
    Punto e basta. Ma proprio basta.
    Il Bar sport nasce quando le regole cedono il posto alla morale; ai mondi che potrebbero essere; alle pacche sulle spalle per chi ha perso; alle speculazioni su ciò che sarebbe stato se solo…; alle moviole; allo rispolverare l’epica…
    Mattiamoci un punto davvero. Odiamo i vincitori furbi? Si, va bene, ma Materazzi mica sarà la reincarnazione di Ulisse…?
    Io mi fermo qui. E aspetto Tramutoli a migliori cose (come mi è già capitato di leggere).

  11. EBBASTA!
    (cmq zidane se voleva fare il gran signore, l’artista fico, il tipo cool, non lo faceva meglio snobbando l’insulto -se insulto c’è stato -piuttosto che rischiare l’omicidio con un gesto volgare da burino de preriferia?)

  12. vedo che continuate a parlare di calcio… io, mi pare, parlavo d’altro.
    Ps
    Per la legge del telecomando, come dico sempre a chi snobba la tv ma continua a cibarsene, basta spegnere o cambiare canale. Magari andare dove si fanno solo discorsi politicamente corretti, sedi di partito, chiese varie, caserme, e bar dello sport. Ciao ciao.

    PPS
    Per inciso, i francesi non mi stanno affatto simpatici. Hanno la sussiegosità e la seriosità che trovo tra i frequentatori di certi siti letterari. Arriciao.

  13. @Tramutoli

    Maurizio segnalava (con vergogna) solo di aver messo per sbaglio l’apostrofo dopo “un” maschile.

    Ragazzi, calma!

  14. Cara Lucy,
    ognuno ha il sense of humour che si merita.
    E io son cresciuto a pane e Peanuts e quindi il tuo nomignolo ti sta a pennello, (preferisco rotolare all’aria come il povero Linus). C’è chi crea e chi distrugge. Chi urla e chi rotola. Ciao ciao bambina…

  15. A me, che stavo guardando la partita (e non sono un fanatico, anzi: vedo praticamente solo i mondiali…), quella testata di Zizu m’ha letteralmente sconvolto: prima spaventato a morte (perché non serve colpire più su in carotide, basta anche lì nello sterno per fermar come minimo il respiro e nella peggiore delle ipotesi anche il cuore; sicché Materazzi e Zidane han sfiorato forse qualcosa di ben più tragico di quanto accaduto…), e poi mi ha messo tristezza perché alla bellezza (atletica, agonistica – in tal caso) s’attribuisce sempre anche una preminenza etica (c’è poco da fare, pare una specie di legge psicologica). Non conosco molto il personaggio (quel che di pubblico appare) di Zizu se non per alcune partite e poco altro, ma m’è sempre sembrato un grandissimo giocatore, e un uomo integerrimo. Ecco, veder un campione rovinarsi (con quella pericolosità poi: perché se metti sputava come Totti era una merdetta ma non arrivava alla violenza) m’ha spaventato e intristito moltissimo. Perché, ripeto, dalla bellezza non ti aspetti che bontà. Nella bellezza ci senti sempre qualcosa di buono: ti fa andar in alto col cuore. Proprio col cuore. Invece la violenza è qualcosa di terribile. E quella violenza! Ancora: lì, al cuore… Non ho la più pallida delle idee su cosa Matterazzi possa aver detto a Zizu, né perché quindi lui abbia reagito così. Ho pensato: di sicuro era stanco e stava perdendo con la sua nazionale, alla sua ultima partita; di sicuro gli avrà detto qualcosa che l’ha irritato moltissimo, anzi l’ha proprio fatto uscire dai gangheri di brutto. Ma Zidane è un grande: come può esser arrivato a questo?!! Non ha usato le mani, o i calci. Ha usato la testa (la fronte): contro il cuore dell’avversario. Non me ne intendo niente di psicomotricità o come altro si chiama, però è ben strana questa cosa, mi dà da pensare: vuol dire qualcosa, che non so. Allora vedo Zizu con la faccia ebete che prende il rosso dall’arbitro e non è neanche lui quasi, ha un’espressione che non si capisce cazzo gli gira nella testa: è come intontito, incantato. Boh. Prende il rosso e se ne va. Senza il benché minimo gesto di protesta. Senza dir niente. Sa cosa ha fatto, e che gli spetta il rosso per questo. Di Matterazzi non si preoccupa. Poteva quasi ammazzarlo, ma non se ne preoccupa. E’ come instupidito. Eppure, lucido. Han mandato le moviole un quintale di volte e non capisco cosa succeda… Non quel che si son detti prima, ma cosa pensi Zizu dopo. Inspiegabile. E’ una delle cose più assurde che abbia mai visto. E’ vicina a quelli che si fan saltare per aria ammazzando la gente in piazza giù in Palestina… A me la violenza mi sfracella tutto, dentro. Io non riesco a dar pugni, anche se lo vorrei delle volte. So che fa male, e non vedo perché se si può andar per vie verbali a un’intesa. Ecco: capirsi. Comprendersi. C’è stato un buco di comprensione, lì in mezzo, tra Matterazzi e Zizu. Colmato dalla rabbia e dal risentimento, dalla vendetta e dalla violenza. Sempre così, succede. E allora, dove sono arrivato sulla faccenda? Da nessuna parte. Solo, Zizu è un ‘genio’ sportivo (del calcio). Matterazzi, spiacente (e purtroppo per me e noi che siamo pur italiani), no. E allora? Beh, penso spesso al carattere schizoide dei grandi: Beethoven, Van Gogh (tanto per dirne solo un paio), e mi fa male (non è un’enfasi, è la verità) sapere che c’è qualcosa dentro queste persone che le tormenta al punto da mandarle via di testa così. Tu cerchi comunicazione con l’arte, e non riesci a vivere bene coi tuoi ‘simili’! Paradosso (stavolta è un eufemismo) davvero irrisolvibile. Almeno ad ora. E dunque? Boh, che ne so. Però insomma mi dà da riflettere. Ci medito su. Insomma: il grande Zizu ha colpito con la testa al cuore il così così Matrix. Non se ne va fuori: finché Zizu non dirà qualcosa. E il fatto che nulla dica, significa che: o ha fatto un errore enorme reagendo da pazzoide a cosa di poco conto e quindi è consapevole che tutto va bene com’è andato e fine, oppure ha reagito così per qualcosa di terribile che gli ha detto Matterazzi e che però non vuol dire in pubblico dato che in fondo è un grande anche in queste cose ossia come essere umano – dato che solo terribile potrebbe esser quello che Matterazzi gli ha detto per averlo buttato via di testa così. Beh, si scelga l’una cosa o l’altra, anche Matterazzi non dice niente e bene così ché la coppa è andata all’Italia e amen… L’una o l’altra, ritengo 1. che non si possa pretender di arrivare a saper tutto di qualcuno e 2. che è una legge assoluta non si riesca a spiegare e capire tutto figuriamoci ‘sta cosa!

    *

    Giusto in questi giorni stavo scrivendo qualcosa come “mi fido più dei
    boschi che degli uomini” (variante: credo agli alberi più che non
    agl’uomini) e, giuro, non avevo mai letto Hölderlin – se non alcuni stralci
    antologici, però questo suo frammento giovanile proprio mai. Mi ci sono
    imbattuto tramite un altro libro, che ne citava in italiano i versi:
    “Comprendevo il silenzio del Cielo, le parole degli uomini non le compresi
    mai.” Ho sentito (come al solito) di doverne farne una mia versione (libera,
    sempre): ma stavolta è venuta in dialetto: perché quest’esperienza è stata
    anche la mia, quand’ero piccolo, nei campi dei miei nonni materni (a
    Prozzolo di Camponogara); dunque non potevo dirla se non nella lingua più
    vicina alle mie ‘radici verbali’/esperienziali originarie. Sempre in questi
    giorni ho riletto (rileggo spesso) anche il nostro grande poeta di Treviso
    Ernesto Calzavara: molto vicino a Hölderlin su questi temi. Insomma (con
    quel vecchio detto, di non ricordo chi), è vero che: i maestri arrivano solo
    quando l’alunno è pronto. Il succo di tutto questo è che: se non c’è pace in
    vita, soprattutto tra gli uomini, almeno in natura si può far esperienza di
    qualcosa che le si avvicina davvero molto e, forse, recuperare un po’ di
    quelle energie positive che ci rendono migliori pure tra gli stessi umani
    come noi (a Recanati e Assisi ho sentito che un paesaggio come quello ha il
    potere di render santo anche il più ‘cattivo’ degli uomini)…

    §

    Co’ gèro bòcia, un mùcio
    de volte un Dio el me ga tirà fora
    da’e criàe e da’e bòte de ‘sti òmani,

    al sicuro e tranquìo mi zogavo
    co’i fioreti del campo,
    e ‘l fià dólse de l’aria
    el zogava co’ mi.

    Sól! Pare mio,
    che te ghe scaldi ‘l cuor
    a’e piante co’e te alsa incontro
    i so’ brasseti ténari,

    anca ‘l me cuor
    te ghe scaldà, e ti santa
    Luna! mi gèro ‘l to’ moroso,
    nóvo Endimione.

    Ah sì, de v’altri cari
    dèi mii, mi me fido!
    Se savéssi ‘a me ànema
    che amor no grando che ‘a ve ga portà!

    Sì mi no’ ve ciamavo incóra
    par nome, e gnanca v’altri me ciamavi
    co’l nome che ‘sti òmani se dà,
    che par che ‘i se conóssa.

    Ma mi vi’altri ve conósso mèjo
    che no’ fa ‘i òmani:
    el siénsio del ciéo mi ‘o go capìo,
    ‘e paròe de’i òmani no – mai.

    Mi me ga tirà su,
    ‘a musica de’i àlbari
    e go imparà l’amor
    in mezo ‘i fiori.

    In brasso de ‘sti dèi mi so’ cressùo.

    Friedrich Hölderlin (1770-1843)

  16. Di passaggio tra una “vacanza” e l’altra, colgo l’occasione per salutare Temperanza e Cara Polvere, nonché per sottoscrivere quanto ha affermato Krauspenhaar sotto un altro post, ma che anticipava e trova conferma nella “nuga” di Tramutoli – e cioè che il gesto di Zidane è esteticamente un piccolo capolavoro. Per questo, secondo me, verrà ricordato a lungo; tutto il resto è polemica, caduca attualità, e come tale verrà dimenticato.

  17. @Maurizio
    ok, la vita è fatta di equivoci (come disse l’uomo che sussurrava ai cavalli).
    Ciao.

  18. D’accordo sul fatto che ognuno la pensa un pò come vuole (e per ciò liberi di scrivere, ma anche di commentare quello che è stato scritto), lascerei etiche ed estetiche in pace.

    >vedo che continuate a parlare di calcio… io, mi pare, parlavo d’altro.

    Trovo meno noioso cibarsi di televisone, frequentare siti letterari e parlare poco bene dei francesi, piuttosto che voler tirare fuori, a tutti i costi, discorsi “altri”. Quando si parla di craniate allo sterno, poi…

  19. Qualche illuminato e informato sa dirmi che fine hanno fatto le responsabilità individuali di certi campioni del mondo? Così, giusto per esultare insieme per l’amnistia o per l’amnesia. D’altra parte, con un ministro della giustizia che si chiama Clemente… va bene no?
    PS
    Nelle news di oggi, la conferma di certi miei pensieri “strani”. I campioni del mondo: Buffon, Cannavaro, Zambrotta raggiungeranno Capello in quel di Madrid. Ma che strano.

  20. @Cara Polvere

    Gruff grufff

    Su madame Bovary: era un paradosso, come le testate che chiedevo (visto che non sono masochista). In seconda battuta (sottocodice?) mi riferivo a Flaubert che diceva che “la morale nell’arte sta tutta nella sua bellezza, e stimo al di sopra di ogni cosa prima lo stile e poi il vero”..ecc… ma lasciamo perdere che vado in OT.
    Non volevo polemizzare, nel rispetto di Giancarlo, né ero scandalizzato dal post. Ma scherzando, dissentivo. Non mi pare che un gesto violento abbia in sé una possibilità né estetica né etica; come non credo che la morale nell’arte stia tutta nella sua bellezza.

    ciao

  21. Il pezzo di Tramutoli fa bene alle nostre esportazioni. Lo dico senza ironia avendo letto l’odierno articolo di Giuseppe Turani su Repubblica Economia. Vi si sostiene – a dispetto di una vittoria ai Campionati che accrescerebbe il PIL – che eliminando Germania, USA e Fancia abbiamo fatto fuori chi contribuisce per il 33 % complessivo al nostro export. Figurarsi i francesi, poi, che hanno dovuto patire anche l’insulto di Materazzi contro Zidane, loro idolo nazionale. E allora sotto con le celebrazioni estetiche del suo gesto, a tutto vapore con l’italico inferiority complex, se no – assicura l’articolista – questi i maglioncini in cachmeire (prodotti alle falde del vesuvio) o i torni a controllo numerico del Lombardo veneto col cavolo se li comprano più.

  22. Non sono particolarmente illuminata, in questo momento men che mai, e non so bene dove siano finite le responsabilità individuali di alcuni grandi campioni, ma, mi permetta, cosa c’entra con una craniata o con un insulto a madre e sorella? Legittimare un gesto solo perchè esteticamente è più apprezzabile di un “sei un figlio di…”, ad esempio, non lo trovo così eticamente responsabile. Inutile, direi.

  23. a me francia/mente di ZìZZì
    e di France-Italie
    non importa un fico tarlato
    però oso dire che il pezzo di Giancarlo l’ho goduto
    poi me ne sò cchiuto…

    MarioB.

  24. Era per dire che, tristemente, alla fine, vincono sempre i più furbi.
    La “bellezza” del gesto di Zidane, non è certo, OVVIAMENTE, nella sua oggettiva e brutale violenza, ma proprio nella ingenuità, stupidità, gratuità plateale che significa certezza della punizione (e quindi espiazione, sublimazione ed estetizzazione). Insomma, un gesto senza alcuna finalità pratica com’è quello, in generale, di un artista. Nessuno afferma con ciò che bisogna dare testate a destra e a manca alla minima provocazione….
    Magari, semplicemente, non farle le provocazioni, no?
    Io, sarò un candido fuori dal tempo, mi sono davvero stupìto dell’entusiasmo nazionale, fin dalla prima partita, per una squadra che arrivava ai mondiali sputtanatissima, proprio sul piano dell’immagine morale. Ecco perché Berlusconi ci rappresentava benissimo, mai mi son stupito che fosse il primo ministro. Dell’etica personale non gliene frega un cavolo a nessuno. Basta essere ricchi e vincenti.
    Gattuso invece mi ha impressionato per aver detto (da SOLO) due cose bellissime: 1. Non deve finire a tarallucci e vino. 2. (con finissima analisi psicologica) senza lo scandalo non avremmo vinto. Che vuol dire consapevolezza in tanti dello sputtanamento e della voglia di riscatto.
    E di quelli, come Gattuso, che si son sentiti ingiustamente sputtanati.
    Questo centra e molto con tutto il discorso. A mio modesto parere, che a volte, condivido.

  25. E allora? Se i campioni “emigrano” non sono più così campioni?
    Mi risulta che anche Zidane giochi nel Real…
    pur non avendo alcuna origine spagnola.

  26. Accettare le opinioni altrui, quando diverse, non significa rinnegare le proprie e non era mia intenzione farle cambiare idea, jamais. Piuttosto sembrerebbe che Zidane sia piuttosto recidivo in quanto a gesti stupidi e plateali, tanto da parere auto-espianti (?). E repetita non iuvant, in questo caso, secondo me.
    OVVIAMENTE, restando in tema calcistico-calciofilo, le opinioni sono come le palle, ognuno ha le proprie.

  27. Sottoscrivo le opinioni di “Marco V” e “J. J. Lurker”.
    Zidane, inoltre, non è alla sua prima aggressione. E’ un valore assoluto in quanto a Bellezza, ma stava rischiando davvero l’omicidio.
    Quanto poi alle “furbate” alla Materazzi, provocazioni e offese, chiunque abbia esperienza di uno sport di squadra sa bene quanto siano frequenti. Io dicevo sempre b****** e su********* alle mie avversarie, se volevo esser gentile. Di contro, m’hanno deviato il setto nasale, una volta che sono scesa sulla famiglia.
    Il pathos, poi, appartiene al mito…

  28. Io vorreti tentare una sintesi di questi ultimi post compreso il mio per aprire un discorso che da tutto cio’ ricondurrebbe all’interrogarsi sulla legittimità, in epoca attuale e nella cultura occidentale, del mantenimento di processi rituali, sacrificali, liturgici e catartici come i vistosi fenomeni di massa legati all’antagonismo marziale, o se invece sia tempo di operare svolte verso la razionalizzazione sociale data dai sitemi istituzionalizzati razionalizzanti.
    Se mantenere il sacro mistero del “polemos”tribale ha una funzione piu’ efficace come regolazione sociale rispetto all’implementazione di sistemi giuridici, che sostituiscono, razionalizzano e nullificano la viloenza primitiva, in forme ritualizzate di aggressività, come per esempio il calcio.
    Scusate l’approfondimento.
    Magda

  29. si scusate anche troppi zzzzz, che sono all’internet point della festa dell’Unità e stà parlando Giorello.
    tanto so’ già cosa dice……pero’ mi distrae la sintassi.

  30. leggete i post di G. Tramutoli, e distruggete le vostre piccolezze…
    come alcuni di voi hanno fatto con G. Gaetani, manifestate solamente una puzza sotto il nasino, Da fare paura
    e allontanare

    b!

    Nunzio Festa

  31. Attenzione, è incazzato nero!!!

    “Zidane mi ha cacato il cazzo e materazzi pure.
    Non parliamo poi di tramutoli”.

    p.s.

    Sta dicendo che, se non cambiate argomento, lo costringete ad emigrare. Ed è capace di portarsi dietro, oltre al traduttore simultaneo, schiere e schiere di fans.

  32. cn n dc clp d mn, nnz fst s ‘ mpdrnt dll rdzn di N.
    stt n cmpn, prc dss v mpr l cm s cmp!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    ttt fr d cgln, bstrd pzzn!!!!!!!!!!!!

  33. “leggete i post di G. Tramutoli, e distruggete le vostre piccolezze”

    si’, ma indipendentemente

  34. anch’io ero stato colpito dalla saggezza di certi commenti (quelli citati ed altri) di gattuso sulla partita con la francia. in quei giorni stavo leggendo l’ultimo libro di david foster wallace, “considera l’aragosta”. uno dei saggi contenuti in questa raccolta è una sorta di recensione dell’autobiografia di tracy austin, la precocissima campionessa americana di tennis. ora, si sa che per dfw il tennis, oltre che per averlo praticato a livello agonistico, è un’ossessione ed un paradigma di tante cose, tipo la scelta, la libertà, i limiti, la gioia, l’assurdità e la completezza dell’essere umano; come recita il titolo dello scritto dedicato a michael joyce in “tennis, tv, trigonometria, tornado”. ad ogni modo, la recensione del libro di tracy austin, che è in realtà una stroncatura, si sofferma soprattutto sull’incapacità dell’atleta di spiegare e illustrare il suo dono naturale. la conclusione di dfw, che ricalca certi passi relativi a michael joyce sulla sua scarsa intelligenza (“ha bisogno di fermarsi a pensare 5 secondi prima di rispondere alle domande”), è che “noi spettatori, privi dei doni divini degli atleti, siamo gli unici a essere davvero in grado di vedere, esprimere e animare l’esperienza del dono a noi negato. e che coloro i quali ricevono e mettono in pratica il dono del genio atletico debbano, di necessità, essere ciechi e muti al riguardo, e non perché la cecità e il mutismo siano il prezzo di quel dono, ma perché ne sono l’essenza”. ecco, prima di ascoltare gattuso subito dopo la finale, io ero convinto che fosse così. ricordo che quando da ragazzo avevo sentito vittori giustificare certe sparate polemiche di mennea ai giornalisti con la motivazione che “voi non potete capire cosa passa nela testa di un uomo che corre a 40 kmh”, avevo pensato che erano delle stronzate, perché a una superiorità fisica non si accompagna necessariamente alcuna superiorità intellettuale. anzi, forse ne va a detrimento. però quelle sagge parole di gattuso mi hanno fatto ricredere. non so, magari dipende dal fatto che gattuso è proprio il contrario del genio atletico, e difatti si presenta e viene descritto come una persona normale che ha raggiunto grandi traguadi solo grazie allo spirito di sacrificio e alla grande determinazione.

  35. Al traduttore simultaneo di tasthego.
    vabbene, emigrerà. Ce ne faremo una ragione. Nessuna incidenza ci sarà nella fuga dei cervelli.
    Buona notte

  36. grz, traduttore: sei la prova provata che non ci occorrono più le vocali e possiamo fare dell’italiano una cosa più leggera e maneggevole, simile al polacco.
    solo un piccolo insignificante errore: c’è scritto “non prima di tramutoli”.
    la perla del tutto, qui, mi sembra l’affermazione che Materazzi, per prevalere sul genio di Zidane, deve “agire con oscena perfidia”.
    “oscena perfidia”.

  37. certo che il letterato che si occupa di sport è proprio difficile che non si renda ridicolo debordando in retorica.
    Nel calcio professionistico (anzi, in qualsiasi sport professionistico) la provocazione è norma. Negli USA è addirittura codificata come comportamento atto a far distrarre l’avversario e deconcentrarlo. Queste trombonate sull’etica c’entrano come le norme per mettere la cera agli pneumatici.
    Se poi uno conoscesse un po quello di cui parla saprebbe che il francese quanto a gesti violenti in campo non è affatto secondo a materazzi. Anzi, mentre quest’ultimo in genere è stato espluso per interventi di gioco “sopra le righe”, anche perché alto, sgraziato, non certo un genio anzi un operaio del pallone, semplice e tonto come lo descrive chi lo conosce, il divino zidane è stato mandato fuori svariate volte in carriera per testate, pugni, sputi e altre amenità a gioco fermo. Il che non fa di lui un violento né di materazzi un furbo. Sono cose normali tra chi fa quel lavoro, e solo imbullonati al divano si possono fare certi commenti.

  38. Per la testata si scomoda l’estetica, per l’insulto l’etica. La testata di Zidane è un esempio di eleganza, di classe e – addirittura – di classica e brutale bellezza; l’insulto di Materazzi è il frutto di un’oscena perfidia, della più rozza e volgare furbizia. Siamo alla provocazione machiavellica, architettata per compromettere l’ingenuo e leale Zidane (versione moderna del buon selvaggio). La trappola per eliminare con l’inganno il pericoloso giocatore è scattata nei tempi previsti, ossia alla fine del secondo tempo supplementare.
    In realtà etica ed estetica c’entrano poco: si vuole parlare di calcio. Benvenuti nel bar dello sport, dove si mette in discussione il risultato della finale dei campionati del mondo. L’unico modo in cui il mediocre Materazzi (l’Italia) ha potuto vincere il talento e la fantasia di Zidane (della Francia) è stato quello di barare, di imbrogliare. Si omette il fatto che l’insulto è sempre deprecabile, e tuttavia è una pratica usata dai calciatori di tutte le nazionalità (una partita non è un minuetto): ho letto che Zidane ha dato del “figlio di …” all’arbitro giusto nella partita di semifinale. Si omette il fatto che Materazzi per giorni è stato sospettato ingiustamente dell’insulto più infame, quello razzista. Si omette il fatto che Zidane era cotto e chiedeva da tempo il cambio. Visto che si fanno illazioni sulle intenzioni di Materazzi, ne faccio una sulle intenzioni di Zidane: e se avesse capito che la Francia non ce l’avrebbe fatta e avesse trovato un modo – un colpo di teatro (dentro la scena) – per non partecipare alla sconfitta? Naturalmente si tratta di una esegesi che è meglio interrompere per evitare di dire ulteriori fesserie in proposito: in una partita tesa come quella, può purtroppo starci – molto semplicemente – tanto l’insulto quanto il gestaccio violento.
    Quello che non si riesce ad accettare è che la nazionale italiana – brutta, sporca e cattiva per gli scandali nostrani – sia riuscita a vincere in modo pulito e trasparente. Invece, a mio avviso, il bello è stato proprio questo.

  39. Capo, ci deve essere un errore nella trasmissione. Credo di aver tradotto esattamente anche la seconda frase del tuo messaggio. Dimmi di sì, o mi fai sentire in colpa e mi costringi a chiamare un tennico per rivedere la funzionalità dei circuiti. Con quello che costano, non è il caso.

    @ Tramutoli

    “oscena: fuori dalla scena”. A quale repertorio etimologico si è rivolto, scusi?

  40. Leggo sopra, in un post che mi sembra scritto in una delle tante varianti dialettali del tashteghese, che Nunzio Festa sarebbe il nuovo capo della tribù indiana. Come mai nessun giornale ne dava la notizia stamattina?

  41. @nazione
    Tutti a dire “che palle non se ne può più”.
    Tutti a scrivere “che palle non se ne può più”.
    Tira più un tuzzo de Zidane o un pelo del culo di Materazzi?
    Direi di scriverci sopra un noir o un manifesto avanguardistico.
    Le penne non mancano.
    Cordialmente

  42. L’aggettivo “osceno” nell’accezione che comunemente gli si dà, deriva dal latino obscenus e non dal greco. Nell’accezione “beniana” equivale a “rimozione”. Mi chiedo quale rimozione possa esprimere la provocazione del materasso, visto che il suddetto agisce sotto gli occhi di milioni di persone e sa benissimo che qualunque cosa faccia sarà passata al vaglio di tecnologie alle quali non sfugge nemmeno un battito di ciglia. Lo stesso dicasi per lo zidano. Se nel suo testo serve a connotare ancora più negativamente il termine “perfidia”, potrebbe anche passare, fermo restando che la parola “perfidia” contiene già in sé tutto ciò che il termine obscenus significa. In quel contesto comunicativo, così come si presta alla semplice lettura, Bene, Freud e l’etimologia greca del termine credo non c’entrino niente. Ma forse mi sbaglio, e alle macchine succede quasi quanto agli esseri umani.

    p.s.

    rst nts ch dll dtrb mtrzz zdn nn m n frg n czz.

  43. A Potenza si dice: che cuglia i professori (e pure i traduttori).
    Quando si nomina Carmelo, si dice sempre Bene.
    Ciao

  44. Tram, non volevo aprire una vertenza sugli etimi, solo che la mia memoria di traduttore si è mossa autonomamente.

    E poi io amo Potenza e la Lucania tutta.

    E poi la mia “traduttrice” di fiducia è di Venosa.

    E poi i “testi” che abbiamo prodotto insieme hanno tutti un po’ di sangue lucano nelle vene.

    E poi sono d’accordo sul fatto che quando si nomina Carmelo si dice sempre Bene.

    E poi mi sei simpatico e ti “perdono”.

    E poi tash è tash e non ci sono cazzi.

    E poi smettetela con la menata dei mondiali.

    E poi tu hai scritto di meglio, te lo assicuro.

    E poi ciao.

  45. tra calmo e calvo ci passa solo un pelo…
    e abbiamo vinto per un palo
    e meno male che almeno su Bene
    siamo d’accordo.
    Interessante l’ipotesi di Rossella.

  46. traduco, essenzialmente per dovere et gratitudo, la frase del traduttore simultaneo ecc., che sotto-scrivo:
    “resta inteso che della diatriba materazzi zidane non me ne frega un cazzo”.

  47. @ Salvatore Alleva

    Visto che tu sei un esperto in materia e dalle mie parti hanno da pochi giorni aperto un allevamento con molti milioni di capi: ma è vero che i tori della razza deten vivono al massimo quattro anni?

    Grazie per l’eventuale risposta. Tuo Italo S. Talla.

  48. visto che a quanto sembra di erba ve ne intendete entrambi, perché non ci dite cosa fumate?

  49. PARTE DEL GIOCO. Fanno parte del gioco (di ogni “gioco” umano) sia il fatto che un contendente giochi a far saltare i nervi al concorrente, si il fatto l’altro non ci caschi (o che, cascando nella trappola, dia comunque libero sfogo alla propria aggressività violentata). Sia per l’uno che per l’altro atteggiamenti cmq. tutti legittimi.

  50. Il piccolo gran segreto del labiale è che si deve partire dalla fine (tecn.: effetto loap-bello, o effetto fischietto): M a terra faceva: u-to u-to, ovvero l’eco di quanto zuzzurrato poco prima a Z, che inzuccandolo dimostrò la falsità dell’epiteto (ché la sua verità avrebbe stramaterazzato M – tecn.: effetto delphy, spagn. efecto arena/domenguin).

  51. “Fanno parte del gioco (di ogni “gioco” umano)…”, scrive enrico de lea.
    Dissento, soprattutto sul contenuto della parentesi. Esiste il gioco infantile, ad esempio, nel quale libertà creativa e scambio simbolico (anche quando il bambino gioca da solo) sono l’essenza stessa dell’attività ludica. Ed esiste, antico quando il mondo, il gioco erotico, dove l’atto sessuale corona l’interazione psico-fisica e si risolve nel riconoscimento dell’altro, come meta verso cui tendere e non come possesso. Il gioco, per sua natura, genera conoscenza e comunità e questo può avvenire solo laddove l’altro è riconosciuto come fine, non come nemico a cui si tendono trappole. Molto probabilmente, nell’aberrante deriva linguistica in cui siamo immersi, la reificazione delle più antiche e autentiche disposizioni umane (l’attività ludica, ad esempio), espropriate anche dei riferimenti semantici che le sorreggono e le connotano, è uno dei segni più evidenti della globalizzazione e dell’ammasso delle intelligenze di cui il capitale ha bisogno per esistere, per modulare e modellare a sua immagine l’esistente, immaginario compreso. Anzi, a iniziare proprio da quello. Forse sarebbe il caso di chiamare con altro nome attività come il calcio. Il termine gioco credo rimandi ad altro. Ma è solo una mia idea.

  52. @ collega Stalla

    qui al Centro Fecondazione abbiamo ottenuto da incroci di tori reden e deten la razza deteren, già richiesta dalla polizia spagnola per rimpiazzare l’antiquata bucin.

  53. @Cato
    Il calcio non è un gioco, sono d’accordo. A mio avviso non è nemmeno una metafora. Il calcio è uno spettacolo spesso crudele e appassionante, spesso noioso.
    E’ uno spettacolo come il cinema. Che genera un business. E allora? Perchè se il cinema è un business non si fiata, e invece ci si scandalizza se lo è il calcio? A volte è uno spettacolo truccato. A volte il calcio uccide. O spinge al suicidio gli innamorati dell’onestà.

    @A tutti i moralisti commentatori e agli ipocriti giornalisti.
    Zizou non ha dato una testata all’idiota in maglia azzurra. Quello di Zizou è stato un bellissimo colpo di testa (nei due sensi del termine).
    Il coro degli scandalizzati mi fa ridere. “Chiudere così una grande carriera!” Non poteva uscire nel modo migliore. Zizou è un uomo che ha sempre usato la testa. Viva l’Algeria, viva il mondo arabo!

  54. Franz, non stavo criticando né il post né, tantomeno, il commento di de leva. Ho solo preso spunto dall’utilizzo del termine “gioco” per fare una riflessione “mia” sull’utilizzo improprio di termini reificati che tutti noi utilizziamo, contribuendo, chi più chi meno, a renderli sempre più privi di senso. Non entrerei mai nel merito di un’attività, il calcio, che per me inizia e finisce, non so se per fortuna o purtroppo, con i ricordi delle interminabili partite dall’alba al tramonto nei prati sabbiosi di periferia della mia ormai lontana infanzia.

    Di moralisti, commentatori, giornalisti, festanti o scandalizzati non ne so niente. Trovo ridicolo (ma questo è un mio limite, e quindi me lo concederai) anche solo l’idea che possano esistere dei “quotidiani sportivi”. La vita, per me, è altrove. Il che non significa che chi giosce o stramaledice per una partita di calcio non viva, ci mancherebbe. Vive la sua vita. Ma non è la mia. E questo non è assolutamente un giudizio di valore, né contempla scelta alcuna sul meglio o sul peggio.

  55. @ Cato

    ludus a non ludendo?

    ps. una regola del calcio è che in campo non si può/deve parlare (nemmeno chiamare la palla, per non dire insultare). L’arbitro, come lo stato, è detentore del potere: se uno si fa giustizia da sé, siamo oltre il (o prima del) gioco. Che poi le regole non vengano rispettate (come il casco a Napoli)…
    Per le parole ci vorrebbero le cimici, come le telecamere per le immagini…

  56. @ db

    Ti trovo in gran forma: appena tornato dalle vacanze?

    Avrai visto (letto) che non mettevo in discussione le regole (quelle esistono anche nell’attività ludica del bambino: a livello inconscio o come frutto di un’intuizione che si espande e consolida nel “fare”), ma proprio il fatto che si potesse affermare (ho riportato solo l’incipit del pensiero di de leva) che ogni gioco contempla l’azione di uno dei contendenti tesa “a far saltare i nervi del concorrente”, cioé l’idea che il gioco consistesse nell’effrazione della regola, nella sostanziale mutazione dei codici stessi su cui si regge. Ecco perché mi chiedevo, e mi chiedo, se fosse ancora il caso di chiamare “gioco” quell’attività: il “gioco più bello del mondo”, come viene definito, consisterebbe, alla fin fine, nella constatazione che ogni inizio dello stesso coincide con la cancellazione della ragione primaria per cui si è lì con l’intenzione di praticarlo.

  57. Caro Cato, neanche tu scherzi: mi stai virando in Calogero, con tutti ‘sti teoremi! Censuriamo, censuriamo: la voglia di saltare la fila in posta, il doping per aumentare le prestazioni…
    Vacanza sì, ma solo dalla rete. E così mi viene la vena memorialistica: quell’acido mezz’ora prima della finale dell”82, che saliva coi goal… poi mi sono trovato chissacome solo in piazza Gorini, e ho visto le prime auto con le bandiere, e il primo camion pieno di gente urlante… ricordo che ho confuso l’azzurro italiota col celestino argentino, e tutt’a un tratto mi sono trovato in pieno push peronista… allora mi sono letteralmente gettato dentro un cespuglio, e ho spiato l’evolversi della situazione che invero degenerava… per ore e ore, finché calò il silenzio e potei tornarmene a casa… borbottando… è passata anche questa!

    ps. se non erro, era il 18 Brumaio.

  58. Sto calogerando, mi sto teoremizzando? Allora ho proprio bisogno di una vacanza. Peccato che non posso permettermela. Vuol dire che anch’io mi prenderò una lunga vacanza dalla rete. Ti ringrazio del consiglio, db.

  59. @cato
    (completamente OT, per fortuna).

    affermi, qui sopra e tra altro: “La vita, per me, è altrove.”
    acconsento che non stia nel calcio.
    ma allora, secondo te, dov’è?
    (certe affermazioni perentorie implicano chiarimenti).

  60. @cato

    ti sembrerà strano, ma condivido la tua posizione, che non esclude la mia: tu esprimi il “dover essere” che sovente si verifica, io rappresento l’ “essere” che si verifica, cmq. allo stato latente, per necessità naturale (in barba ad ogni antropologia ottimistica)… P. es. nella stessa sfera erotica ci sono inevitabili situazioni di dominio psicologico e di corrispondente sudditanza: nella fase in cui una coppia è “in crisi”, guardiamo tutta la dimensione del possesso e della violenza (morale) che implica ogni atteggiamento di entrambi… etc. etc.

  61. Tash, se consideri l’affermazione che hai virgolettato all’interno del secondo capoverso del mio commento, ti accorgi che essa non esprime l’assolutizzazione di un dato, l’universalizzazione di una verità (io non ne ho, in nessun campo), ma soltanto la constatazione di un elemento di fatto soggettivo: visto che non so niente di “quel mondo”, dicevo, è chiaro che, per me, “la vita è altrove”, il che non significa che sia migliore o peggiore di quella di chi “gioisce o stramaledice per una partita di calcio”. Ognuno fa le sue scelte e trova i punti di riferimento del suo vivere, i valori a cui aggrapparsi: basta che non finiscano per incidere pesantemente nelle scelte e nei valori degli altri. Il peso del calcio rimane comunque strabordante rispetto a quello concesso, in termini di visibilità e praticabilità, ad ogni altra subcultura (guarda, ad esempio, lo spazio che occupa, indipendentemente dai mondiali, nella programmazione televisiva) e dire ciò non significa fare del facile moralismo. Il moralismo, con tutto ciò che comporta, è tutto nella logica di chi continua a ritenerlo un gioco, un mondo a parte, con la sua giurisdizione e i suoi riti, lasciando, in questo modo, che qualcuno lo trasformi, col beneplacito di chi tace, nel trampolino di lancio di avventure politiche che hanno come unico fine l’eversione legalizzata delle regole e della dialettica democratica di un paese. E sai benissimo di chi e cosa sto parlando. Ti saluto.

  62. @ enrico de lea

    Non mi sembra affatto strano.

    Il mio commento esulava completamente dal contesto del tuo scritto. Prendevo spunto da una frase. Letto un intero colonnino di post, la mia attenzione era attirata, vista l’ignoranza sul resto, da quella affermazione che mi portava, OT, come si dice in genere, a riflettere sull’utilizzo deformato e deformante del termine “gioco”.

  63. @Cato.
    Non mi rivolgevo a te nella seconda parte del mio commento. Sono d’accordo sui quotidiani sportivi ecc.

  64. Ottantaquattro, prego, se ci aggiungi la mia inutile risposta all’ancora più inutile tua esclamazione.

  65. Il post più commentato di nazione indiana!!!!!
    Quando si parla di calcio in Italia si scatena sempre un putiferio!!! Un abbraccio G. Mapi

  66. DERNIÈRE MINUTE 15h07

    Le Français Zinédine Zidane a écopé de trois matches de suspension et 7 500 francs suisses d’amende (4 779 euros) pour son coup de tête donné à Marco Materazzi en finale du Mondial 2006, a annoncé la FIFA, jeudi 20 juillet. Le défenseur italien a, lui, été condamné à deux matches de suspension et 5 000 francs suisses d’amende (3 186 euros).

  67. Hanno vinto i più bravi, non i più furbi. Sapete ci vuole un gran coraggio a saper battere quell’ultimo rigore.

  68. Hélène,
    in Italia si dice “la paura fa 90” e paura si dice anche fifa.
    E il mio commento era il novantesimo e una partita di calcio dura 90 minuti.
    Ciao

  69. Ciao Magda,
    solo ora ho letto il tuo pezzo, ma nel tuo blog non riesco a entrare, quindi ti saluto qui.
    I.Blasi,
    se le gambe sono 77, saranno 39 donne, di cui una soltanto davvero in gamba. Scusa la battuta un po’ saltellante…

  70. @Grosso.
    Hai ragione su Sofri, ha scritto un’emerita porcata razzista. Cosa c’entra il titolo di studio col calcio? Cosa c’entra il titolo di studio con tutto? Io ho fatto lotta libera e poi sono diventato uno dei più grandi attori di Francia. Per dire. Josè Giovanni e Auguste Le Breton erano due carcerati e sono diventati due grandi scrittori. Per dire.
    Cazzo vuole questo, che ha contro i tatuaggi? La sua faccia è il tatuaggio di una rana. Per dire.

    Tramutoli ha tutt’altra classe, però. Eh. E dice cose ben differenti.

  71. Mi sembra non si parli di calcio in senso stretto, e neanche chimico, allora da ignorante mi limito a riportarvi una cosa che mi aveva colpito. Proprio nei giorni in cui si esaltavano i primi risultati dei vari Buffon, Cannavaro et al (personaggi che magari non sono angioletti, ma per quanto poco ne so non mi va di pronunciare sentenze e parlare di etica) si gettava nel vuoto un ex-giocatore, che a detta di tutti si distingue per animo, per cultura, per letture fatte.

  72. @Grosso.
    Hai ragione su Sofri, ha scritto un’emerita porcata razzista. Cosa c’entra il titolo di studio col calcio? Cosa c’entra il titolo di studio con tutto? Io ho fatto lotta libera e poi sono diventato uno dei più grandi attori di Francia. Per dire. Josè Giovanni e Auguste Le Breton erano due carcerati e sono diventati due grandi scrittori. Per dire.
    Cazzo vuole questo, che ha contro i tatuaggi? La sua faccia è il tatuaggio di una rana. Per dire.

    Tramutoli ha tutt’altra classe, però. Eh. E dice cose ben differenti.

  73. Infatti…
    Pessotto è sembrato un alieno.
    E a suo modo ha dato una bella lezione a qualcuno.
    Se interpreto quel gesto come gesto simbolico, ma credo lo fosse, visto che è andato a farlo proprio nella sede della Juventus.

  74. inve io vorrei che qualcuno che s’intende di gioco, di gioco di calcio, mi spiegasse come mai nelle partite Italia- Germania e Italia- Francia praticamente non c’è stato gioco. due partite assurde. e poi il Brasile? quando ha giocato?
    poi aggiungiamoci tutto il resto e la piece è bell’e fatta.

  75. Quanto mi stanno sul c…. i Tramutoli e tutti quelli che scrivono cose come questa sotto:

    se il tifo per la nazionale non fosse una cosa irrazionale e istintiva, spererei che i mondiali li vincesse la Francia: una squadra di persone serie, mature, eleganti, non tatuate, in cui il più pirla è più colto e intelligente del nostro presidente di Lega. Una coppa del mondo è fatta per le mani di Zidane, o di Henry, o di Thuram.
    Luca Sofri.

  76. sofri non ha visto bene djibril cissé credo
    tatuatissimo
    sugli altri punti concordo
    la nazionale francese era la più bella di questo mondiale
    le foto dei giocatori italiani con l’oggetto dorato sono pietose:
    sono riusciti a superare le peggiori pubblicità televisive made in italy…
    ZZ forever

  77. pare che avessero studiato a tavolino

    simili reazioni di zidane

    e che la provocazione di materazzi

    sia stata preparata in laboratorio da lippi

    ciao

  78. L’agenda-setting spara le sue ultime cartucce…è sfumata anche questa polemica, riflessione, pretesto, provocazione o che dir si voglia; è evidente.
    Pertanto non rimane che augurare buona permanenza a tutti nelle pieghe della realtà mediata (nonchè mediatica).

    saluti

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