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Nero su Bianco

di Antonio Sparzani

Confesso che mi sarebbe piaciuto sedere tra i mardistes, personaggi più o meno celebri, abituali o di passaggio – tra cui Claudel e Valéry, Gide e Huysmann, Verlaine e Oscar Wilde,  che frequentavano il martedì sera la casa di Mallarmé in rue de Rome, a Parigi. Mi immagino una grande sala, luce di candelieri, divani, fumo, bicchieri e mi fantastico anche una voce scura, discreta ma tesa, bassa ma penetrante, che vagabonda lenta su terreni impervi, mandando ogni tanto bagliori inaspettati. L’atmosfera è ancora simbolista e non ancora decadente, Mallarmé ha molto da dire in quel suo modo oscuro, con pause, incisi sorprendenti, riprese continue, una sintassi rocambolesca.

A chi scrive, per professione o per hobby, o per piacere, vorrei sottoporre questo passo delle Divagations, che costituiscono una traccia scritta del fenomeno, certo assai più ricco di quanto questa traccia possa raccontarci, di quei martedì sera. Non mi azzardo a tradurre – ma se i nostri francesisti ci si provassero ne sarei ben felice – un simile testo: sono anzi certo di non capire tutto il detto, figuriamoci il non detto. Tuttavia qualcosa mi sembra colpire un punto.

Écrire –

 L’encrier, cristal comme une conscience, avec sa goutte, au fond, de ténèbres relative à ce que quelque chose soit : puis, écarte la lampe.

Tu remarquas, on n’écrit pas, lumineusement, sur champ obscur, l’alphabet des astres, seul, ainsi s’indique, ébauché ou interrompu ; l’homme poursuit noir sur blanc.

Ce pli de sombre dentelle, qui retient l’infini tissé par mille, chacun selon le fil ou prolongement ignoré son secret, assemble des entrelacs distants où dort un luxe à inventorier, stryge, nœud, feuillages et présenter.

È il nero su bianco che mi colpisce, lo scrittore lo persegue, attinge all’oscuro fondo del calamaio per parlare del mondo – Mallarmé poi, neanche a dirlo, è tra i grandi esempi di questa pratica – e mi colpisce anche il contrasto con la pittura: se il pittore vuole far risaltare la luce, prepara prima un fondo scuro e cava fuori il chiaro da quello, cioè usa quello che Mallarmé chiama l’alfabeto degli astri.  O almeno questo è vero per la pittura classica, e forse la caratterizza.

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16 Commenti

  1. È tuttora l’estasi di santa Teresa
    nell’attesa dei raggi d’oro
    trasfigurati in cerchi neri
    dalla tazza di caffe sui fogli –

    di mani sul petto attonito poi
    portate ai lombi dolenti, a quella vertebra
    di spina dorsale stanca, provata
    dagli inchini alla scrivania;

    di occhi invecchiati di colpo.
    Cercando fonti di luce più fioche,
    umani dalla parvenza d’angelo

    versi ispirati, pur se da rauche
    bocche… il sogno di un pubblico,
    un editore: peccato o vangelo.

  2. Plusieurs fois vint un Camarade, le même, cet autre, me confier le besoin d’agir : que visait-il – comme la démarche à mon endroit annonça de sa part, aussi, à lui jeune, l’occupation de créer, qui paraît suprême et réussir avec des mots ; j’insiste, qu’entendait-il expressément ?
    Se détendre les poings, en rupture de songe sédentaire, pour un trépignant vis-à-vis avec l’idée, ainsi qu’une envie prend ou bouger : mais la génération semble peu agitée, outre le désintéressement politique, du souci d’extravaguer du corps. Excepté la monotonie, certes, d’enrouler, entre les jarrets, sur la chaussée, selon l’instrument en faveur, la fiction d’un éblouissant rail continu.
    Agir, sans ceci et pour qui n’en fait commencer l’exercice à fumer, signifia, visiteur, je te comprends, philosophiquement, produire sur beaucoup un mouvement qui te donne en retour l’émoi que tu en fus le principe, donc existes : dont aucun ne se croit, au préalable, sûr. Cette pratique entend deux façons ; ou, par une volonté, à l’insu, qui dure une vie, jusqu’à l’éclat multiple – penser, cela : sinon, les déversoirs à portée maintenant dans une prévoyance, journaux et leur tourbillon, y déterminer une force en un sens, quelconque de divers contrariée, avec l’immunité du résultat nul.
    Au gré, selon la disposition, plénitude, hâte.
    Ton acte toujours s’applique à du papier ; car méditer, sans traces, devient évanescent, ni que s’exalte l’instinct en quelque geste véhément et perdu que tu cherchas.
    Ecrire –

  3. Egregio ing. Romiti,
    la Sua poesia è perfetta. Solo, vedendoLa in difficoltà d’azione, mi permetterei di renderla più attuale e concreta sostituendo all’ultimo verso:

    *un editore: bollati o vangelista.*

    Saluti a distanza.

  4. (Pas de quoi, Monsieur Mallarmé!)

    Scrivere –

    il calamaio, cristallo come una coscienza, con la sua goccia, in sotterraneo, di oscurità relativa a ciò che qualcosa sia: quindi, allontana la lampada.

    Osservasti, non si scrive, lumineusement su campo oscuro, l’alfabeto delle stelle, solo, così si indica, vuoto o interrotto; l’uomo prosegue nero su vuoto.

    Questa piega di pizzo scuro, chi prende in considerazione l’infinito tessuto da mille, ciascuno secondo il filo o estensione ignorata il suo segreto, riunisce entrelacs distanti dove dorme un lusso da inventariare, stryge, nodo, fogliami e presentare.

  5. Caro C. Costanzo, ignoro i nomi che si incontrano più spesso in questo sito, e che meglio di me contribuiscono a costruirlo e a portarlo avanti. Sono un novellino nella realtà del blog culturale ma il Suo intervento necessita di un chiarimento. Io non sono l’ing. Romiti e la poesia che ha letto è il frutto raggrinzito di un ventiduenne sconosciuto. Grazie comunque per il complimento e altrettanti saluti dall’unico Vittorio Eremi.

  6. Grazie arte-misia. Nel testo che ho io (nrf Gallimard) il de non c’è. Capisco che suona strano, ma Mallarmé è anche così. Mi è molto piaciuta la tua interpretazione della ‘grande rete di pizzo’. Ciao Antonello

  7. … et présenter.
    Avec le rien de mystère, indispensable, qui demeure, exprimé, quelque peu.
    Je ne sais pas si l’Hôte perspicacement circonscrit son domaine d’effort : ce me plaira de le marquer, aussi certaines conditions. Le droit à rien accomplir d’exceptionnel ou manquant aux agissements vulgaires, se paie, chez quiconque, de l’omission de lui et on dirait de sa mort comme un tel. Exploits, il les commet dans le rêve, pour ne gêner personne ; mais encore, le programme en reste-t-il affiché à ceux qui n’ont cure.
    L’écrivain, de ses maux, dragons qu’il a choyés, ou d’une allégresse, doit s’instituer, au texte, le spirituel histrion.

  8. Più volte venne un camerata, lo stesso, quest’altro, affidarmi la necessità di agire: che mirava-egli – poiché il passo al mio posto annunciò da parte sua, inoltre, a lui giovane, l’occupazione di creare, chi sembra supremo e riuscire con parole; insisto, cosa intendeva -il espressamente?
    Ridursi i pugni, in rottura di sogno sedentario, per uno trépignant a con l’idea, come un desiderio prende o muoversi: ma la generazione sembra poco agitata, oltre al désintéressement politico, della preoccupazione di extravaguer del corpo. Eccetto la monotonia, certamente, enrouler tra i rigonfiamenti, sulla carreggiata, secondo lo strumento a favore, il romanzo di uno che abbaglia barra continua.
    Agire, senza questo e per che ne non fa iniziare l’esercizio a fumare, significò, ospite, lo capisco, filosoficamente, produrre su molto un movimento che gli dà in cambio l’emozione che fosti il principio, dunque esistiti: di cui nessuno si crede, prima di tutto, sicuro. Questa pratica intende due modi; o, con una volontà, all’insaputa, chi dura una vita, fino all’abbagliamento multiplo – pensare, ciò: altrimenti, gli sbocchi a portata che mantengono in una precauzione, giornali ed il loro turbinio, determinare una forza in un senso, qualunque di diverso contrastata, con l’immunità del risultato nullo.
    Al gradimento, secondo la disposizione, totalità, rapidità.
    Il vostro atto sempre è applicato a carta; poiché meditare, senza tracce, diventa évanescent, né che si esalta il instinct in qualche gesto veemente e perso che cercasti.
    Scrivere –

  9. … e presentare.
    Con il nulla di mistero, indispensabile, chi rimane, espresso, un po’.
    Non so se l’ospite perspicacement circoscrive il suo settore di sforzo: questo mi soddisfarà di segnarlo, quindi alcune condizioni. Il diritto a nulla compiere di eccezionale o che manca ai rapporti d’affari volgari, si paga, a chiunque, dell’omissione di lui e si direbbe della propria morte come tel. Imprese, li commette nel sogno, non per ostruire nessuno; ma ancora, il programma resta ne pubblicato a quelli che non hanno cura.
    L’autore, dei suoi mali, draghi che ha vezzeggiato, o di una gioia, deve istituirsi, al testo, il histrion spiritoso.

  10. Scrivere –

    Il calamaio, cristallo come una coscienza, con la sua goccia, al fondo, di tenebre relativa a che una cosa sia: poi, allontana la lampada.

    Hai notato, non si scrive luminosamente, su campo oscuro, solo l’alfabeto degli astri, così si indica, abbozzato o interrotto; l’uomo insegue nero su bianco.

    Questa piega di oscuro merletto, che trattiene l’infinito, tessuto da mille, ciascuno secondo il filo o il prolungamento ignorato, suo segreto, collega arabeschi distanti ove dorme un lusso da inventariare, strige, nodo, fogliame, e da presentare.

    http://www.readme.it/libri/Letteratura%20Francese/Prose.shtml

    http://www.bauledeisuoni.it/alternuke/cat29.html

    J.F. Chevrier, L’Action restreinte – L’art moderne selon M., Paris 2005

    (ma questo è un blog lett. o un cimitero? e poi, marino o marinato?)

  11. L’Action restreinte et la Crise de vers ne peuvent laisser aucun doute sur la dimension politique de l’attention que Mallarmé porte à la crise sociale du moment et de l’interprétation qu’il en fait. Mais loin que «la crise du vénérable alexandrin soit anecdotique», on devrait la tenir ici pour essentielle. Il y a là un « interrègne », comme l’écrit Mallarmé. Que se passe-t-il donc, concernant le vers national, dans cette « absence de présent » qu’est le moment critique ? À la mort de Hugo (mais non à cause de cette mort), le vers se défait, le sens lui manque, l’autorité se perd, la liberté triomphe. Il s’agit bien d’une crise de et dans la souveraineté, qui affecte et que signifie exactement le travail mallarméen du vers: le vers libre est une contradiction dans les termes; c’est la disjonction de la langue, maintenant que le vers ne la tient plus; c’est aussi le triomphe de la Musique. Or, non seulement Mallarmé ne renonce pas au vers, au sien, mais il traite désormais la prose comme le vers. Multipliant les sauts, les blancs et les alinéas, se confiant plus que jamais à la rigueur et aux surdéterminations de la syntaxe, il généralise à tout ce qui s’écrit le creusement et l’ambition de souveraineté: dans un moment essentiellement dramatique de l’histoire, dans ce qui n’est pas un présent mais le moment indéchiffrable d’une péripétie au sein de laquelle le héros ne peut prévoir ce qu’il va advenir, il maintient. «Aussi garde-toi et sois là. Publie». Dès lors, pour le moment et de son point de vue, son travail n’a pas plus de sens historique que celui des terrassiers de Valvins, et il ne peut pas en avoir. Les textes de ces rencontres ne disent donc pas la séparation du poète à l’égard des ouvriers mais, d’une manière respectueuse et en quelque sorte étonnée, ceci : dans un moment où ni la souveraineté nouvelle et illusoire des urnes et de l’or, ni non plus le mot d’ordre de la grève générale ou l’éclat faussement poétique des bombes à clous des anarchistes ne sauraient fonder ni préfigurer la future communauté humaine, le poète partage avec les terrassiers la condition de celui qui subsiste tout juste en continuant de creuser la langue et de brouetter d’ici ailleurs la matière ainsi excavée, et qui s’enivre parfois, fût-ce de paroles ou de vains exercices au lieu de petits verres.

  12. L’AZIONE RISTRETTA

    Più volte è venuto un Compagno, lo stesso o un altro, a confidarmi il bisogno di agire: a cosa mirava? – Come l’approccio da parte sua nei miei confronti rivelò anche a lui giovane, l’occupazione di creare, che sembra suprema e realizzabile con le parole; insisto, cosa intendeva espressamente?

    Stirare le braccia, rompendo un sogno sedentario, per un tramestante faccia a faccia con l’idea, come quando ci prende una voglia, oppure muoversi: ma la generazione sembra poco agitata, oltre al disinteresse politico, dal pensiero di esulare dal corpo. Tranne, certo, la monotonia di stringere tra i garretti, sulla carreggiata, secondo l’attrezzo preferito, la fantasia di un’abbagliante rotaia continua.

    Agire, senza ciò e per chi non ne fa iniziare l’esercizio del fumo, significò, visitatore, ti capisco, filosoficamente, produrre su molti un movimento che ti dà in cambio l’emozione di esserne stato il principio, dunque esisti: cosa di cui nessuno si crede, a priori, sicuro. Questa pratica comprende due modi; o, per una volontà all’insaputa che dura una vita, fino allo scoppio multiplo – cioè pensare: se no, disponendo attualmente degli sbocchi grazie a una preveggenza, giornali e loro turbinio, determinarvi una forza in un senso, contrariata in qualche modo da diversi, con l’immunità del risultato nullo.

    A piacere, secondo la disposizione, pienezza, fretta.

    Il tuo atto si applica sempre a della carta; ché meditare, senza tracce, diviene evanescente, se non si esalta l’istinto in qualche gesto veemente e perduto che hai cercato.

    Scrivere –

    Il calamaio, cristallo come una coscienza, con la sua goccia, al fondo, di tenebre relativa a ciò che qualcosa sia: poi, scosta la lampada.

    Hai notato, non si scrive luminosamente, su campo scuro, l’alfabeto degli astri, solo, così si indica, abbozzato o interrotto; l’uomo prosegue nero su bianco.

    Questa piega di pizzo scuro che trattiene l’infinito, tessuto da mille, ciascuno secondo il filo o il prolungamento ignorato, suo segreto, unisce arabeschi distanti ove dorme un lusso da inventariare, strige, spira, fogliami, e da presentare.

    Con il niente di mistero, indispensabile, che rimane, espresso, per un po’.

    Non so se l’Ospite perspicacemente circoscrive il suo campo di sforzo: mi piacerà marcarlo, come certe condizioni. Il diritto a non compiere niente di eccezionale o alieno ai maneggi volgari si paga, da parte di chiunque, con l’omissione della sua persona e si direbbe con la morte sua come tal dei tali. Imprese, le commette nel sogno, per non scocciare nessuno; e tuttavia il programma ne rimane affisso per quanti non si curano.

    Lo scrittore, dei suoi mali, draghi che ha coccolato, o di un’esultanza, deve erigersi nel testo a spirituale istrione.

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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