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Trasecolanti / verso tutte le tinte e i limiti

Annuncio di una Festa di compleanno per Andrea Zanzotto inviatomi da Andrea Cortellessa che qui volentierissimo riporto.

 zanza-copia.JPG

Accumulati anni, come pietre
        tirate a caso laggiù
oh ma quanto blu dentro il blu
da quei lanci indensito
anche se è purulento di eternità –
        in quel laggiù
E io che sto qui purulento nel tempo
e le mani intirizzisco in conciare e lanciare anni,
battendo, ora, le mani
preparo il terreno a liquidi cristalli
vibratissimi, trascoloranti, trasecolanti
verso tutte le tinte e i limiti:
circostanza da non perdersi, suprema.
Oh purulento di eternità blu
cumulo, allora, di entità
fuoruscite al sole
per singoli appelli che mi hanno,
veramente, anno per anno,
reso incomprensibile questo mio sperato comprendere
[…]
VITA: «Sarò lontana, ma non ti abbandonerò».

    Periscopi, da Fosfeni

Lunedì 9 ottobre, 22.00, Radio Tre, serata dedicata ad Andrea Zanzotto. 

Il 10 ottobre compie 85 anni quello che da qualche tempo è il decano dei nostri poeti ma che non da ora di essi è il maggiore. Non per questo, però, può lasciare indifferenti la questione dell’età con ciò che essa comporta. Dei segni, cioè, che il tempo lascia sull’uomo e di quelli che lui, sempre più profondi, intravede nella storia e nel paesaggio: nel tempo, appunto.
Introdotte da una conversazione col poeta, che legge anche una poesia inedita dalla nuova raccolta in fase di allestimento, si avvicenderanno registrazioni di sue letture storiche e interventi di amici e interpreti – dal coetaneo Mario Rigoni Stern a Carlo Ossola, da Giosetta Fioroni a Marco Paolini – che si uniscono a noi nel fargli gli auguri di cento di questi futuri. Conducono la serata Andrea Cortellessa e Guido Zaccagnini. Un programma a cura di Monica D’Onofrio.

In più: 

Il 13 e il 14 ottobre, a Pieve di Soligo suo paese natale e alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, si terrà in sua presenza un convegno internazionale sull’opera di Andrea Zanzotto, dal titolo A.Z. tra Soligo e laguna di Venezia. Critici italiani, francesi e statunitensi analizzeranno i diversi paesaggi scandagliati da questa poesia, il suo senso della geografia e della storia: della geostoria, anzi, di cui Zanzotto si può legittimamente considerare l’archimandrita. Allieteranno le giornate di studio letture di testi del poeta (da parte di scrittori amici come Patrizia Valduga e Giuliano Scabia) e la proiezione della videointervista-concerto Viaggio musicale con Andrea Zanzotto.

Altre due giornate di studio e festeggiamento per Andrea Zanzotto sono in preparazione: il 7 novembre alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia e il 23 dello stesso mese all’Università di Bologna.

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75 Commenti

  1. Salut

    Rien, cette écume, vierge vers
    A ne désigner que la coupe;
    Telle loin se noie une troupe
    De sirènes mainte à l’envers.

    Nous naviguons, ô mes divers
    Amis, moi déjà sur la poupe
    Vous l’avant fastueux qui coupe
    Le flot de foudres et d’hivers;

    Une ivresse belle m’engage
    Sans craindre même son tangage
    De porter debout ce salut

    Solitude, récif, étoile
    A n’importe ce qui valut
    le blanc souci de notre toile.

    (Stephane Mallarmé)

  2. Der Winter

    Jetzt komm mit deinem Zauber und hülle mir
    Den zarten Sinn der Frauen o Phantasus!
    In goldne Wolken ein und schüze mir die
    Freundliche Ruhe der Immerguten.

    Dem Manne laß sein Sinnen und sein Geschäfft,
    Und seiner Kerze Schein und den künftigen Tag
    gefallen, laß des Unmuths ihm, der
    Häßlichen Sorge zu viel nicht werden.

    Wenn izt der immerzürnende Boreas
    Mein Erbfeind, über Nacht mit dem Frost das Land
    Befällt, und spät, dem schlummertrunknen
    Träumenden Auge sein schröklich Lied singt,

    Und unsrer Städte Mauern, und unsern Zaun
    Den sorgsam wir gesetzt, und den stillen Hain
    Zerreißt und selber im Gesang die
    Seele mir störet der Allverderber,

    Und rastlos tobend über den sanften Strom
    Sein wild Gewölk ausschüttet, daß weit umher,
    Die See rollt, und Geschrei des Landmanns
    Fern und der flüchtenden Heerde

    Wohl frömmer ist denn andre Lebendigen
    Der Mensch, doch zürnen Götter gehört er auch
    Sich eigner an, und sinnt und ruht in
    Sicherer Hütte, der Freigeborne.

    Und immer wohnt der freundlichen Genien
    Noch Einer gerne seegnend mit ihm und wenn
    Sie alle feindlich würden, die uns
    Nähren, di gütigen Kräfte, doch bleibt die Liebe.

    (Friedrich Hölderlin)

  3. Soglia

    *

    non tremano le parole
    nella grafia invecchiata
    delle nostre vite – alcune
    si dispongono
    in ibridi di carne,
    cesellano malìe sui nastri
    incisi nella traversata
    o tardano
    senza risolversi al ritorno
    nelle acque rauche
    di stagni memoriali,
    nella vertigine innevata
    di una foto segnata di polvere,
    col sole bambino,
    le vele distese
    come campane al vento
    e poche piume d’angelo
    irrequieto
    disposte in gomitoli di cielo: –

    non trema
    l’illusione spenta di rime
    che curva il sillabario dei pensieri
    verso immobili foglie
    di sillabe malate –
    anche il giorno che indossa
    squarci d’acqua
    ha occhi franati sotto il peso
    di orizzonti troppo calmi,
    lacere trasparenze
    negli specchi
    che mancano alla voce

    **

    gli specchi che mancano alla voce
    aspettavano solo di lasciarla
    agli affetti aspri del vortice
    che graffia le immagini
    e brucia frammenti di pelle
    nel rogo anfibio
    di paradisi d’acqua: –

    così nelle parole si riverbera
    un labirinto di brine
    che assediano la favola
    esemplare degli aironi
    e, in grazia d’ombre
    superstiti
    alla danza sotto lame di luce,
    eleggono nel vento
    l’effimera rosa di novembre –
    invisibile veglia
    che vince il sogno
    davanti al focolare della mente

    p.s.

    Un piccolo omaggio a uno dei pochi grandi del Novecento.

  4. Come allodola ondosa
    Nel vento lieto sui giovani prati,
    Le braccia ti sanno leggera, vieni.
    Ci scorderemo di quaggiù,
    E del mare e del cielo,
    E del mio sangue rapido alla guerra,
    Di passi d’ombre memori
    Entro rossori di mattine nuove.

    Dove non muove foglia più la luce,
    Sogni e crucci passati ad altre rive,
    Dov’è posata sera,
    Vieni ti porterò
    Alle colline d’oro.

    L’ora costante, liberi d’età,
    Nel suo perduto nimbo
    Sarà nostro lenzuolo

    Dove la luce
    1930
    Giuseppe Ungaretti

  5. Zanzotto, vi giuro, è in assoluto il mio poeta vivente preferito, nel campo della poesia il mio modello, lo mio maestro e ‘l mio autore.

    Nel 1995, quando dopo la morte di mio padre avevo intrapreso per distrarmi la mente la composizione di un libro di poesie basato su un sistema “geometrico”, divorai un Oscar di poesie scelte di Zanzotto, mai assaggiato prima: e mi fece cambiare radicalmente modo di scrivere in versi, col risultato incoraggiante che entrai fra i vincitori secondari dell’edizione del Premio Laura Nobile di quello stesso anno (che fu l’ultima), dove lo stesso Zanzotto era in giuria. Ma alla cerimonia di premiazione non venne, dissero che era indisposto e mi preoccupai…

    Poi nel 1997 trovandomi per una breve vacanza a sbafo in Veneto, un mattino son voluto andare in pellegrinaggio in bus fino a Pieve di Soligo dove Zanzotto abita, e con rigurgitosa emozione ho visto dunque il suo paese, i suoi paesaggi, il bar dove (mi diceva una signora là incontrata) prende sempre il caffè o nonricordocosa, e infine la sua casa, con verdissimo giardino da casa delle fate… mi sembra di ricordare (ora non mi va di andare a scavare nei diari) delle pentole e padelle appese fuori la porta… mi ha aperto!, e aveva in testa un berretto da casa floscio, tipo quelli dei puffi, non blu però ma verde; e il colore verde predominava anche nel salottino dove abbiamo scambiato quattro chiacchiere. Criticava la sinistra di oggi che non è più quella di una volta (lodava piuttosto Norberto Bobbio, se non ricordo male)… non rammentava se, come giurato del Premio Laura Nobile, avesse votato a mio favore o contro (forse contro e non voleva che, a saperlo, ci restassi male)… mi ha dedicato forse un quarto d’ora, poi doveva finire di prepararsi per un viaggio a Milano (l’ho beccato giusto in tempo, una fortuna pazzesca). Fine. Che bel ricordo. Zanzotto è stato l’unico grande autore cui io abbia avuto il coraggio di fare visita…

  6. si d-accordo; ma preferisco quelli con cui passeggi di solito; non te lo accetto;
    ne mancano ancora sette; sorry

  7. Perdonatemi, vi prego. Zanzotto è un grande, e su questo non ci piove. Ma, con tutto il rispetto e la devozione, la poesia qui postata non mi sembra un granché. Non mi emoziona molto. Non mi apre scenari che non riuscirei a immaginare. Insomma… siccome sarebbe un po’ triste che qui su NI si giocasse a criticare senza pietà le nuove voci e incensare acriticamente i grandii come Zanzotto, devo dire che, per quella che è la mia sensibilità, mi hanno mosso più le poesie di giovani recentemente postate su NI che questa qui. Detto questo, tanti auguri a Zanzotto e che il Cielo ce lo conservi.

  8. Luna puella pallidula luna flora eremitica luna unica selenita distonia
    [vita
    traviata atonia vita evitata mataia matta
    morula vampirisma paralisi glabro latte polarizzato zucchero peste [innocente
    patrona inclemente protovergine alfa privativo degravitante
    sughero pomo e potenza della polvere phiala e coscienza delle
    tenebre geyser fase cariocinesi luna neve nevissima novissima
    luna glacies-glaciei una medulla cordis mei vertigine per secanti e
    [tangenti
    fugitiva

  9. HYMNE AUF EINEN ITALIENISCHEN POETA

    O Piazza Bologna in Rom! Banca Nazionale Del
    Lavoro und Banco Di Santo Spirito, Pizza Mozzarella
    Barbiere, Gomma Sport! Gipsi Boutique und Willi,
    Tavola Calda, Esso Servizio, Fiat, Ginnastica,
    Estetica, Yoga, Sauna! O Bar Tabacci und Gelati,
    breite Hintern in Levi’s Jeans, Brüste oder Titten,
    alles fest, eingeklemmt, Pasticceria, Marcelleria!
    O kleine Stadtlichter, Vini, Oli, Per Via Aerea,
    Eldora Steak, Tecnotica Caruso! O Profumeria
    Estivi, Chiuso Per Ferie Agosto, o Lidia Di Firenze,
    Lady Wool! Cinestop! Grüner Bus! O Linie 62 und 6, das
    Kleingeld! O Avanti grün! O wo? P.T. und Tee Fredo,
    Visita Da Medico Ocultista, Lenti A Contatto!
    O Auto Famose! Ritz Cräcker, Nuota Con Noi, o Grazie!
    Tutte Nude! O Domenica, Abfälle, Plastiktüten, rosa!
    Vacanze Carissime, o Nautica! Haut, Rücken, Schenkel
    gebräunt, o Ölfleck, Ragazzi, Autovox, Kies! Und Oxford,
    Neon, Il Gatto Di Brooklyn Aspirante Detective, Melone!
    Mauern! Mösen! Knoblauch! Geriebener Parmigiano! O dunkler
    Minimarket Di Frutta, Istituto Pirandello, Inglese
    Shenker, Rolläden! O gelbbrauner Hund! Um die Ecke
    Banca Commerziale Italia, Flöhe, Luftdruckbremsen, BP
    Coupons, Zoom! O Eva Moderna, Medaglioni, Tramezzini,
    Bollati! Aperto! Locali Provvisori! Balkone, o Schatten
    mit Öl, Blätter, Transferita! O Ente Communale Di
    Consumo, an der Wand! O eisern geschlossene Bar Ferranzi!
    O Straßenstille! Guerlain, Hundeköttel, Germain Montail!
    O Bar Fascista Riservata Permanente, Piano! O Soldaten,
    Operette, Revolver gegen Hüften! O Super Pensione!
    O Tiergestalt! O Farmacia Bologna, kaputte Hausecke,
    Senso Unico! O Scusi! O Casa Bella! O Ultimo Tango
    Pomodoro! O Sciopero! O Lire! O Scheiße!

  10. Ascolto il sottile fruscio

    della pioggia

    oggi come ieri

    sovrastato dal rumore

    dei caccia bombardieri.

    Sento il sottile disagio

    di non percepire più così nitido

    quel cupo rumore di fondo:

    tutto il dolore del mondo.

    (Giancarlo Tramutoli, Temporali, Zerozerosud 2002, € 5.00)

  11. Vandre om i Ringheds Kaabe –
    drikke Smertens sidste Draabe –
    medens Skæbnen siger: Taabe!
    du har intet mer at haabe.

  12. devo tradurre qualche cosa?
    pistolotto tetesco?
    kakatina danese?
    editt piaff?
    skonto komitifen?

  13. “luna pallidula puella”
    e, pure, mater nostra dolorosa e salvatrice,
    squarcio del fulmine rimasto alla fontana
    dell’acqua che attinta resta sempre
    nella brocca delle bocche, nostra infanzia…

  14. Giocate al giuoco mio, grassi giganti,
    giratemi il mio gozzo, con i guanti:
    gigantesse, godete al mio godere,
    grosso è il gallo se gramo è il giocoliere:
    grande ghianda mi è il glande con la gomma,
    gratto le grotte, gratterò la gromma:
    generali & gendarmi, gente giusta,
    giunto è già il giorno, & chi lo gusta, gusta.

  15. A nona Angea me insegna el tedesco
    (a gera in na fianda de Muelhause)
    e tra na frase e n’antra femo e pause:
    a me conta dea so vita (a stao fresco!)

    “e me conpagne e moriva guaìve
    (Fraulein wollen sie mit mir spazieren?)
    – fin qua xe anca fàssie da kapiren –
    semo restae poche a restar vive…

    Guten Morgen, ma no te s’ciopa a guera!
    ciapo Bepìn e a Lidia e vegno casa
    auf Wiedersehen, Deutschland, da stasera

    se torna ae Nove (wir gehen zu Hause!)
    speremo che a sia là dove chea gera
    e cossa inporta anca se a xe na Klause?”

  16. Non mi è chiaro il senso dell’ultima parola del primo verso della terza strofa della poesia di Hoelderlin postato da temperanza. Disturbo se chiedo un aiutino? Grazie.

  17. Ben venga, dunque, anche Zanzetto nella compagnia apparentemente balzana dei dialettali. E qui, ricordando Noventa, maestro massimo dei nostri veneti del ‘900, dirò che il luogo in cui ci si dovrebbe presentare è l’osteria, per l’oralità conclamata e sostenuta dal pugno battuto sulla tavola. La viva voce doveva offrire tutta la sua potenza che ricollegava il dialetto ai lontani primordi in cui non esisteva la scrittura.

  18. Sirene (d’allarme). I suonatori di spartiti d’acque leggevano la musica nelle onde: tutte le note erano note a tutti, ma i soli ad eseguirle erano loro. {Io avevo uno zio come un nonno: Andrea me lo ricorda spesso…}

  19. Io sono ciò che manca
    dal mondo in cui vivo,
    colui che tra tutti
    non incontrero’ mai.
    Ruotando su me stesso
    ora coincido con ciò
    che mi è sottratto.
    Io sono la mia eclissi
    la contumacia e la malinconia
    l’oggetto geometrico di cui per sempre
    dovrò fare a meno.

  20. la poltroncina col nome

    io avere una poltroncina
    starci dietro su TROLL in grosso
    semmai io non sapere
    se esserlo io o non esserlo
    io dovere solo sederci sopra
    e attendere finché chi da dietro
    venire e bisbigliarmi all’orecchio.

  21. QUELLO CHE TUTTI PENSANO

    che occorre ignorare i rapporti umani
    che le minoranze sono sempre più intelligenti
    che il dolore è utile
    che la civiltà si fonda sulla morte
    che la felicità è il nuovo mito consumistico
    che la realtà deve avere un futuro
    che è finita l’arte borghese non l’arte
    che un unovo stato rivoluzionario esprimerà una nuova arte
    che la pittura deve essere multipla
    che i negri sono sempre i soliti che ammazzano i bianchi
    che i negri sono sempre i soliti che si ammazzano tra di loro
    che la natura si ribella
    che vedrete che i conti non torneranno
    che la parola scritta deve essere politica
    che insomma le parole contano moltissimo
    ci sono di quelle cose che non si spiegano ma che sono vere
    che l’esteticità non deve essere accantonata
    che bisogna continuare continuare continuare
    che le vetrine sono piene di cose bellissime
    che ci si abitua a tutto
    che l’erotismo è una routine
    che sta accadendo qualosa di molto diverso
    è veramente difficile capire
    che bisogno c’è di capire
    ma allora come si giudica
    che i giudici si ribellano al giudizio
    chi ci guiderà
    che il sogno è verità
    che il sogno predice
    che la cultura è borghese
    che il sogno è menzogna del passato e del futuro
    che i sogni si avverano
    che le streghe lo sanno
    che l’impotenza è tipica delle sinistre
    che il sogno è rifugio tardo capitalista
    che il sogno è lo specchio dell’amore
    che in sogno si chiava e basta
    che i cinesi non sognano
    che l’istinto di morte ne viene rivelato
    che non si parli più di istinto di morte per carità
    che gli istinti sono stati inventati
    che governare gli istinti è appunto compito del governo
    che le cosce rivelano la fica non c’è dubbio
    che l’orgasmo è il ritorno alla madre
    che nel sogno si chiava nell’acqua
    che veniamo dal mare
    che al mare ritorniamo
    che le prospettive si dilatano
    che tutto diventa collettivo
    che ci andiamo tutti insieme a morire
    che non si fa del moralismo da quattro soldiper pochi soldi
    gli universali stanno bene a tutti

  22. gianni dammi retta, se non vuoi far ripulisti, fa una bacheca-discarica, una bachescarica e ogni sera piazza tutto il troll-pensiero in tale loco, stavolta nessuno ti dirà nulla e se lo dirà … piazzi anche lui nella bachescarica e noi ce lo andiamo a leggere lì, in tutta libertà;-)
    geo

  23. sì, forse è il momento che tiriate fuori il freddy krueger che è in voi. colpite senza pietà, nell’ordine inverso, da qui sopra in su: Antonio Porta, Ernst Jarndl (Büchnerpreise 1987), Valerio Magrelli, Andrea Zanzotto, Nico Stringa (prefato da Andrea Zanzotto), Edoardo Sanguineti, Aage Neutzsky-Wulff (forse il più gran poeta danese del ‘900), Bertrand Rinkmann (morto giovanissimo a Londra nel ’75), Andrea Zanzotto. Il quale sarà sicuramente contento dei tagli, come anche che verrà lasciato un bell’Hörderlin intradotto in tedesco, alla faccia della comunicazione col mondo degli utenti. I quali sono il vero, grande problema di questo blog, se è vero che passano in tantissimi, ma a intervenire sono solo i pochi soliti (io personalmente copioincollo cambiando il nome, perché così l’utente cui piacerà il testo, copiando un solo verso e cliccando su Google scoprirà un piccolo universo, quello dell’autore in questione. qui invece la cosa fondamentale sembra essere scoprire chi posta, come la piccola borghesia dell”800, che andava a teatro per vedere chi ci andava, non cosa davano. La voglia di tagliare attuale non riguarda troll e OT, è solo la reazione isterica di chi si sente impedito a chattare in tutta tranquillità a suon di faccine e ammiccamenti).

  24. CRUCHIFIGHE

    Stéitotòr tràctora
    Kristüss stück kuhiaki
    Ah stahl stahl stalina!
    Ma mamàh galina
    O stüff stüff stufato
    Eciòcèm CéHomo
    Eské skè crüsado
    Bah babà tzarina!

  25. der beschriftete sessel

    ich haben ein sessel
    stehn JANDL groß hinten drauf
    wenn ich mal nicht wissen
    sein ich´s oder sein ich´s nicht
    ich mich nur hinsetzen müssen
    und warten bis von hinten wer
    kommen und mir´s flüstern

  26. Vagare in un mantello di modestia –
    bere l’ultima goccia del dolore –
    mentre il destino dice: Bestia!
    non hai più niente da sperare.

  27. [قوس] كلّ شخص بانفراد على القلب من الأرض
    [ترفيتّو] من شمس حزمة موجية:
    واحتملت مساء.

  28. L’erta che vuole è meno ripida della china che nuole
    come la strada che sale lo è meno di quella che scende
    quando l’aperto sentiero, tu!, tu affronti con suole
    che non v’è parole a definir pudende.

  29. CAPTION

    One less body is lost in snow
    The dying one (in time) becomes a landscape,
    do you remember how it came about?

    Snow unlike glass, glass unlike a corpse
    Moon unlike a torso boldly colored in
    with bark, with slate, with soil breaking up

    in the furrows of another eroding shape

    Or a severed line, bringing us together for the first time
    March unlike Spring or an almanac out of date,
    nomenclature: everywhere

    Evidence, perception, conclusion
    Unlike a dull pool on a brown tire track,
    earlier I said landscape

    How did it come about?

    Grief unlike truth, truth unlike snow
    Body unlike its outline

  30. Mi hanno chiamato per esorcizzare la poesia, ma non so se è quella araba di Guisacirca o quella tedesca di Linverno. Già che son qua, le esorcizzo tutte 2, anzi della tedesca solo l’assaggio.

    Tutta la persona è nell’isolamento sulla rotazione a terra
    dal sole ondulato del pacco:
    anche è possibile.

    Ora viene con il vostro fascino e si sposta
    il senso tenero della sig.ra Phantasus!
    Nelle nubi e nello schüze del goldne me
    la pace amichevole dell’Immerguten.

    Alla prossima!

  31. la poltronciona col nome

    io avere uno poltronciona
    starci dietro su TEMP in grosso
    semmai io non sapere
    se esserla io o non esserla
    io dovere solo sederci sopra
    e attendere finché chi da dietro
    venire e bisbigliarmi all’orecchia.

  32. Aschen-
    glorie hinter
    euch Dreiweg-
    Händen.

    Das vor euch, vom Osten her, Hin-
    gewürfelte, furchtbar.

    Niemand
    zeugt für den
    Zeugen.

  33. Oggi è il dieci ottobre ed io porgo umilmente
    utilizzando questo spazio,
    i miei rispettosi auguri ad Andrea Zanzotto
    ed un auspicio: Ma tì, vècio poeta, rezìsti!!!

    “la poezia l’è in gne sùna lengua
    in gnesùn lògo – fursi –
    la è ‘l pien e ‘l vò do de la testa-tèra
    che tas, o zhigna e uzma un pas pì in là
    de quel che mai se podaràe dirse, far nostro…
    Ma tì, vècio parlar, rezìsti.”

    e per i trolletti linguacciuti ecco la versione in inglese
    di questo pezzo poetico di Zanzotto:

    Potry is no language
    in no place-maybe-
    it is in the fullness and void of the head-earth
    wich is silent, or winks or sniffs a step beyond
    what we could ever say to each other, make our own…..
    But you, old idiom, resist

  34. Cos’è questo thread se non una processione (ma non sacra, scassata, più alla Ensor che alla Brueghel) verso Andrea, aperta dalla Pizia ermetica votata solo al dio quindi incurante dei retrofedeli, e slargantesi poi in una coralità di voci sparse che è il contrario di un coro e di una pentecoste? Ma se ha ragione Eraclito quando disse e non disse, ma accennò che il cosmo sta in una pattumiera – avanti o popolo, bella signora, che a procesion se ingruma!
    E così anch’io mi associo ripetendo a testa china, a mo’ d’eiaculatoria, la poesia di Zanzotto, nel dialetto mio, che è quello di Cartigliano, ossia molto diverso da quello di Soligo (24 km.), come diverso ancora da quello di Nove (1 km., ma col Brenta a dividere), il paese da cui viene Nico Stringa, mio compagno di banco al ginnasio.
    (solo 1 pulce: in inglese sarebbe *it is the fullness and the void of the head-earth*)

    a poesia no a xe in nissuna lengua
    da nissuna parte – fursi –
    la xe ‘l pien e ‘l vodo dea testa-tera
    che tase, o segna o snasa un fià pi ‘n là
    de queo che mai podarissimo dirse, fare nostro…
    Ma ti, vecio parlar, resisti.

  35. Vecio parlar che tu à inte’l tó saór
    Un s’cip del lat de la Eva,
    vecio parlar che no so pi,
    che me se á descunì
    dì par dì ‘inte la boca (e no tu me basta);
    che tu sé cambià co la me fazha
    co la me pèl ano par an
    (…)
    Girar me fa fastidi, in médo a ‘ste masiére
    De ti, de mi. Dal dent cagnin del tenp
    Inte ‘l piat sivanzhi no ghén resta, e manco
    De tut i zhimiteri: òe da dirte zhimithero?
    Elo vero che pi no pól esserghe ‘romai
    Gnessun parlar de néne-none-mame? Che fa mal
    Ai fiói ‘l petel e i gran maestri lo sconsiglia?
    (…)
    Ma ti vecio parlar, resisti. E si anca i òmi
    te desmentegarà senzha inacòrderse,
    ghén sarà osèi –
    do tre osèi sói magari
    dai sbari e dal mazhelo zoladi via -:
    doman su l’ultima rama là in cao
    in cao se zhiése e pra,
    osèi che te à in parà da tant
    te parlarà inte’l sol, inte l’onbria.

  36. Io sono uno scrittore
    dottore
    e qualche cosa
    avrò pure il diritto
    di inventare

    e se dico per esempio
    che ho lasciato mia moglie
    con la testa nel forno e il gas aperto
    Lei ci crede?

    perché non prova a controllare?
    basta prendere in mano la cornetta

    vediamo quanti squilli fa il telefono…

  37. Volendo, si potrebbe tradurre a catena e alla buona ciascuno nel proprio dialetto, come un passa-zanzotto. Comincio io, scegliendo da
    http://www.club.it/autori/grandi/andrea.zanzotto/indice-i.html
    traducendo l’incipit e poi passando la poesia-staffetta:

    SI’, NCORA A NEVE
    “Te piase essar vegnùo a sto mondo?”
    Putèo: “Sì, parché ghe xe a Standa”:

    Cossa sarà dea neve
    cossa de noantri?
    Na curva sol giasso
    e po e po… ma i pini, i pini
    tuti fora daa neve, e fin l’ultima età
    sircondà da pini. Sic et simpliciter?
    . . . . . . . . . . . . . . . . . .

  38. @db: “Antonio Porta, Ernst Jarndl (Büchnerpreise 1987), Valerio Magrelli, Andrea Zanzotto, Nico Stringa (prefato da Andrea Zanzotto), Edoardo Sanguineti, Aage Neutzsky-Wulff (forse il più gran poeta danese del ‘900), Bertrand Rinkmann (morto giovanissimo a Londra nel ‘75), Andrea Zanzotto.”… Ma chi sei, un computer umano??! Di mestiere cataloghi libri? Tanto per sapere. Hai qualche consiglio di lettura (ma tradotto in italiano)?
    Tnks.

  39. @ness1

    Nimbo di
    cenere dietro
    voi mani da
    trivio.

    Il dado tratto innanzi a voi da
    oriente, orrendo.

    Nessuno
    testimonia per il
    testimone.

  40. Nimbo di
    cenere dietro
    voi mani da
    trivio.

    Il dado tratto innanzi a voi, da
    oriente, orrendo.

    Nessuno
    testimonia per il
    testimone.

  41. Non crediate. NOn è come sembra. L’ho spiegato. Non si puo’ pensare solo per sequenze distopiche, nel dialogo costrutto ubuesco, che avvantaggia le terminazioni egoiche di chiunqueiosempresono, javé, ad esempio, o HYAVEZ, se volete, nella mia mente NI è IN, io OUT, ma domani, assieme a SOdoma e Quarto, interME.
    Quindi: siete parto del mio ingegno: anagrammi del mio gramma sanguigno. Venite orsù BIDé DéBIL, Bamboombuch di Scroto, telomee, Radio Dorse, e rin tin tin
    (e la Frage dario?)
    (Anche la frage, la diciung, scardanelli, miopesce, ecc. L’ho spiegato, nessuno capisce.)

  42. ma resta con noi, resta piccolo grande metablog, non lasciarci ora, sei la Darius che splende ad altezza j nn h,

  43. Enzo Cavagna, Rino Gaetano, Ernst Bloch, René Girard, Altobelli, Oreste del Buono, Cammerota, Peter Pan, Ganassa, Mondrian, Pecos Bill, Martin Pescatore, Martin Heidegger, Stanislao Muninski, ecc.

  44. Borso wendet sich gegen den Subjektivismus und Psychologismus, bei dem logische und mathematische Gesetze, aber letztendlich auch die Sachen nur Denkgewohnheiten oder denkökonomische Praktiken seien. Das Ergebnis einer solchen Sicht sei Relativis-mus, Nominalismus und Fiktionalismus. [Was für sich allein noch kein hinreichendes Argument gegen Subjektivismus und Psychologismus ist.] Borso dagegen geht es um die Objektivität des Objekts, um Wesensschau. Dario Borso ist im Sinne des Universa-lienstreits Realist und er vertritt eine gewisse Spielart des Platonismus. [Wobei Hirschberger u. a. einer solchen Beurteilung widersprechen würden, da Borso in ihren Augen letztendlich doch dem Subjektivismus erliege, da er alles aus dem Bewußtsein herleite. Hirschberger II, S. 598f

  45. Il vecchio è venuto, ieri. A Pieve, per la sua festa. Però non al mattino, come da prevedibile programma (stava maluccio), ma nel pomeriggio al teatro (credo per la Valduga, che in effetti sfoggiava un paio di gambe in calze nere e tacchi a spillo – da me mai viste prima – davvero niente male per la sua non più tenera età). Tutti lo chiamavano “il maestro” (in ogni senso, direi). Barcollava, tremolava: pareva un leccio un po’ malandato. S’è concesso nella sua debolezza, come ha sempre fatto: perciò è forte. Ha detto, come sempre, cose di una lucidità e umanità eccezionali. In un paio di momenti mi son pure commosso (lo sapevo). Poco da dire: chi è venuto, sa. C’era anche Ferruccio (venuto per Andrea), che ho salutato. Gian Pietro m’ha detto: mi sa che questa è l’ultima volta che lo vediamo. Lui è intervenuto dicendo: Putroppo, devo andarmene… Ha fatto ciao ciao a 2 mani come i bambini, prima di tornarsene a casa oltre il fondale nero.

  46. Ma presto i bambucci-ucci
    vanno al grande magazzino
    – ai piedi della grande selva –
    dove c’è pappa bonissima e a maraviglia
    per voi bimbi bambi con diritto
    e programma di pappa, per tutti
    ferocemente tutti, voi (sniff sniff
    gran gnam yum yum slurp slurp:
    perché sempre si continui l'”umbra fuimus fumo e fumetto”):
    ma qui
    ahi colorini più o meno truffaldini
    plasmon nipiol auxol lustrine e figurine
    più o meno truffaldine:
    meglio là, sottomano nevata sottofelce nevata…
    O luna, ormai,
    e perfino magnolia e perfino
    cometa di neve in afflusso, la neve.
    Ma che sarà di noi?
    Che sarà della neve, del giardino,
    che sarà del libero arbitrio e del destino
    e di chi ha perso nella neve il cammino
    (e la neve saliva saliva – e lei moriva)?

  47. (Forre, fessure)

    1

    Attraverso quale e quanto prostrarsi di prati
    mi assesto, e restando, trovo
    la valle che per sacra fissura di roccia
    porta al più profondo, mai sepolto,
    avvento: ecco preistorie, indagini
    estreme di alberi allacciati, incrociati
    arroccati in-guardia,
    ecco il ridirci come multipli
    irrefrenabili di millenni splendidamente
    persi in se stessi ————- e là pur vivi, in attivo!
    Da quale muta caparbietà, grazia,
    da quale insistenza di mai nati
    o mai morti – e sempre qui rimasta
    dietro la porta,
    oltre le fissurazioni
    dietro le quinte di felci acquattata –
    osammo cose minime e fatali, ——— CI osammo!
    Né storia né eternità
    tempo venuto strisciando fuori pagina
    offerta che nel suo stritolare luci
    e intimità di rocce assoda alleva
    e tutti ne proietta,
    lanternamagica di convulse
    tesi subito revulse
    e pacate in finzioni
    in schemi d’interpretazioni
    tra erbette buone e
    fini induttivi palati
    nutrizioni di pre-indagini
    (oltre la fessura la porta)
    paradiso d’indagini-alberi –
    oh come ci tocca il riuso
    10 Andrea Zanzotto
    del nulla ischeletrito e poi rifuso.
    ……………………………………………………………..
    Al seme
    al lemma che – indecidibile –
    io tu noi eri fin là, precipitando in là
    a forre da divaricare, scomporre, stenagliare
    in lucenti longitudini,
    LONTANO “QUI”
    da mani avide-bambine intercettato
    siamo: – ————— nel fluire fluire di fronde
    quale fiutare, fleurer, pleurer
    e poi degringoler –
    ——————————– LONTANO QUI
    ————————– e cardine che cigola che CI
    ……………………………………………………………..

    (variante ’93)

  48. @ness1
    Il tuo commento del 14 per me è il migliore del mese di Ottobre – ad oggi.
    E’ stato un piacere leggerlo. Grazie.

  49. Tnks L. L. (era sottinteso ma forse meglio esplicitarlo), e in ogni caso son tutte cose vere non c’ho messo niente di fantastico: così è, la pura realtà.

  50. Ieri l’altro a Padova hanno conferito la cittadinanza onoraria ad Andrea Zanzotto: lui è venuto giù dalla sua Pieve di Soligo in auto, per la cerimonia; la cronaca è su La Nuova Venezia: “Racconta che nel viaggio ha visto la campagna, o meglio quello che ne resta: cunei, lacerti di verde dispersi, annegati in un mare di case, e gli è venuto in mente quello che c’era tanti anni fa, fonte per lui di poetica spirazione, quando viaggiando in treno da Valdobbiadene gli correvano addosso le rupi dei Colli illuminate da una luna euganea, magica per proporzioni e luce, e da quei boschi, da quelle alture emanava una forza tellurica, una vitalità animalesca, una forza di lupo. | Poi la città: ‘Padova cupa di miracoli, di professori e di geloni’.”. Cupido di miracoli.

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gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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