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Il gigante dei porcospini. Quello “buono”

269191758_c4faeecc54.jpg (Tema: descrivi il personaggio più simpatico che hai conosciuto durante le vacanze di Natale)

testo e foto di Catia Spagnolo

Il personaggio più simpatico che ho conosciuto durante le vacanze di Natale non mi ha violentato e non mi ha neanche tagliuzzato con un rasoio Gillette. Non mi ha stracciato il vestitino rosso e non mi ha fatto cadere per terra i dolci che dovevo portare alla nonna. Infine non mi ha neppure ucciso e quindi non mi ha abbandonata agonizzante in mezzo a un bosco del cantone di Zurigo.
Infatti io durante le vacanze di Natale non sono stata in Svizzera ma in Sicilia.
Il personaggio più simpatico che ho conosciuto durante le vacanze di Natale abita in un borgo vicino al buco di paese nel centro della Sicilia dove da quest’anno c’è pure un internet point e dagli anni prima invece ci sono tanti alberi di olive, mandorle, tanti negozi di abiti da sposa e tantissimi rivenditori di auto. “Qui ci viene mezza Sicilia a cattare le machine” dice mio zio Totò. “Le machine sono rubbate” dice invece il mio papà.
Nel borgo in mezzo alla Sicilia abita il personaggio più simpatico del tema. Si chiama Giovanni e ha sessantanove anni e da quaranta abita nel borgo vicino al buco di paese nel centro della Sicilia dove sono stata durante le vacanze di Natale. È alto un metro e ottanta, ha i capelli grigi e pochi. Quei pochi che ha sono un po’ ricci anche. Ha tutti i denti un po’ storti e la pelle a puntini rossi e marroni. Ha gli occhi azzurri azzurri e ride molto.
Giovanni ha un ristorante e ha i campi con gli alberi delle olive e delle mandorle, gli alberi dei mandarini e anche degli aranci dolci.
Fino a quando se la sentiva faceva pure il cacciatore di lepri, di falchetti, di conigli e di porcospini. In dieci anni Giovanni ha cacciato cinquecento porcospini. Il personaggio più simpatico di questo tema ha cacciato così tanti porcospini che ormai li conosce a memoria e tutti gli esperti di natura e animali vanno da lui per scrivere i libri sui porcospini.
Lui sa tutto. Per esempio, non è vero che quando il porcospino è arrabbiato spara gli aculei. Quando ha paura e si sente messo in croce si gonfia un po’ e comincia a dare culate a destra e a manca, così colpisce chi c’è vicino e gli pianta nel culo le spine.
Per ammazzare il porcospino ci sono i cani intelligenti che lo circondano e quelli bravi che gli staccano con un morso la testa che ha grande come il pugno di una mano.
Non è vero in seguito che i porcospini sono rari. Essi sono tanti, milioni di milioni, ma camminano solo di notte e a caccia di loro si va infatti di notte con la luna piena.
Non è vero che i porcospini sono lumache, infatti vanno veloce come una persona.
I porcospini non sono piccoli piccoli (quelli sono i ricci). Giovanni ne ha ammazzati anche di ventidue chili e poi li ha cotti e li ha serviti al ristorante.
Una volta Giovanni ne ha preso uno che era piccolo e lo ha allevato, poi quando era più grande gli metteva il guinzaglio e gli faceva fare il giro del cortile. La voce era girata e dai paesi vicini venivano a vedere il porcospino che girava nel cortile con il guinzaglio. Poi quando il porcospino era grande grande, un giorno è scappato nel bosco.
Io penso che i porcospini non sono proprio scemi del tutto.
Poi il personaggio più simpatico del tema oltre a fare il cacciatore faceva anche l’imbalsamatore di animali morti. Ai tempi, quando un operaio guadagnava quindicimila lire al giorno, lui ne guadagnava trecentomila. Giovanni dice che quel lavoro è un’arte e gli animali che faceva lui sembravano vivi. Per fare una colomba ci metteva un’ora e costava trentamila lire, la volpe era più cara e arrivava fino a centomila lire.
Per imbalsamare gli animali Giovanni usava l’arsenico e la cerapongo, ma tutti i particolari non li racconto perché so che lei, maestra, è debole di stomaco ed è iscritta al circolo di Legambiente. E comunque, Giovanni diceva che “i suoi animali, alla fine, sembravano che parlavano”. Sembravano così vivi che una notte Giovanni era ritornato a casa dopo i bagordi e mentre saliva le scale si era trovato di fronte la sua volpe rossa imbalsamata che rideva. Si era tanto spaventato.
Giovanni alla fine mi ha detto che se volevo mi portava a casa sua a vedere due porcospini imbalsamati, ma io gli ho detto di no. E così dopo che ho salutato Giovanni, mi sono rimessa il cappottino rosso con il cappuccio e me ne sono ritornata a casa.

Altre cose che ho fatto durante le vacanze di Natale:
1) rimanere intrappolata in un ingorgo di carrelli abbandonati di fronte al bancone dei salumi del supermercato del paese;
2) cercare la tomba di mio nonno con il navigatore satellitare di mio  papà. Siccome nel cimitero dove l’hanno messo ci ero stata una volta sola quando è morto, non mi ricordavo la strada. Alla fine l’ho trovato in via San Calogero, nel residence del Circolo Operaio. Il suo loculo è all’ultimo piano. Anche mio nonno era simpatico e anche furbo e il suo posto lo ha scelto bene. Da lì si vede il cielo, un pino marino enorme, le colline e la terra.

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5 Commenti

  1. Innocente-pungente ironia e un pizzico di romanticismo.
    Bello!

    Flipper: complimenti per il nickname…veramente “adulto”…

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Maria Luisa Venuta
Maria Luisa Venuta
Maria Luisa Venuta Sono dottore di ricerca in Politica Economica (cosiddetto SECS-P02) Dal 1997 svolgo in modo continuativo e sistematico attività di ricerca applicata, formazione e consulenza per enti pubblici e privati sui temi della sostenibilità sociale, ambientale e economica e come coordinatrice di progetti culturali. Collaboro con Fondazione Museo dell'Industria e del Lavoro di Brescia e Fondazione Archivio Luigi Micheletti. Sono autrice di paper, articoli e pubblicazioni sui temi della sostenibilità integrata in lingua italiana e inglese.
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