Una lettera

di Giovanni Martini 

Mio addolorato amico,

il seme dell’uomo è sbocciato nella Gloria dell’Onnipotente. Tu hai creduto che volessi abbandonare questo nostro mondo, mio caro amico, e così è stato. Ma come vedi, le parole continuano teneramente a generarsi nella Grazia del Soffio Celeste. Perché, sappi, la parola non è di questo mondo. Dove sono ora, molte cose intravedo. Gli esseri si accoppiano docilmente tra loro, ad esempio, cosa che a me non fu concessa. L’Onnipotente me ne diede Sacro Impedimento.

 

Per me l’unione carnale (come ti dissi quella volta al cospetto dell’Antica Basilica Romana) fu l’inno glorioso, supremo, al Santissimo Velario della Vergine. Nient’altro ebbi modo di consumare in questo mondo. Infatti, capisco ora, non consumai l’uomo nell’accoppiamento, ma la Gloria dei Cieli dentro di me. Non consumai la femmina fallace, ma la nuda terra fecondata dall’Altissimo. Ora tutto è chiaro, mia caro amico. La tenera vagina la vedo così com’è, ed è così: le chiare pliche ormai distese e nitide sotto la brillante stella di Venere, il religioso glande che le tocca appena, guancia a guancia. Tale contatto mi fu interdetto in questo mondo, perché il Peccato obbligò le mie deboli reni alla catastrofe sussultoria, coito irrefrenabile, doloroso, spossante. Ma adesso scivolo col gioioso glande nelle stanze della madre vagina. E sto fermo così, e contemplo il cielo stellato e le notti senza diluvio e mi sento a casa, mi sento a casa, mio caro amico. E il mio seme finalmente è acqua che danza…

 

 

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20 Commenti

  1. Mi sembra una strana lettera tribale, come quando certi africani si accoppiano con la terra per fecondarla. Comunque c’è fame e passione.

  2. penso che non ci siano fame o passione, Ma solamente posa (anche bella, per certi ‘versi’)

    b!

    Nunzio Festa

  3. Testo spiazzante…
    Il recente libro di racconti di Martini mi è davvero piaciuto, al di là della menata del Salinger italiano.

  4. indipendentemente dalla “ovvia pubblicità” che gli fa in quanto collega di casa editrice (si può confondere nick, autore, titolo di un libro su una sfera metaletteraria?!), concordo con il parere di Ioodio sul libro di martini. che è stato uno dei testi più avvincenti e fastidiosi dell’anno scorso, del quale però io non sono riuscito a intuire quanto l’autore “ci è o ci fa” con la sua scrittura.
    il testo postato oggi invece mi piace di meno in confronto a quelli della raccolta. perché?
    perché è molto meno “terrigno”.

  5. Non ho letto niente di Martini, ma questo pezzo mi pare assai ridicolo. Spasmi, tentativi di creare una tensione, tentativi – dico – come un “sopra le righe” mal riuscito. E all’ombra di questa imperfetta costruzione, un’incomprensibilità di fondo.

  6. Gendile Vins Gallico, nu’ cuntadini nun sapimu tantu legge e scrive, però sicundo me chillu chi si firma ioodiojohnupdike nun è chillu che voi penzate, è uno che trae vantaggio dall’altrui svantaggio, capite, scrive le sue poesiole ma nun è un poeta, è uno che ha bevuto un po’ troppo, capite.

    Chistu martini scrive belle poesiole, un po’ ripetitive, no? Arrivederci signori’…

  7. per non sapere né leggere né scrivere, scrivo (cosí si può anche leggere) che non ho mai pensato che dietro Ioodio ci fosse Tedoldi (tra l’altro anche il suo, bel libro), solo che la combinazione e la confusione fra autori, titoli, nick faceva davvero un piacevole casino…
    ringrazio comunque macerata per la perspicace dritta…

  8. Io sono niente. Ma più penso di esserlo più mi attacco a tutto. La luce del neon mi sembra quella vera, ma non faccio altro che cercare candele, aspetto che coli la cera per bruciarmi le mani. Come un coglione.

  9. Ma è onanismo, cacchiarola, si capisce benissimo che è spargere il proprio seme.

    Però viene su male: sarà che è così avulso da una vera passione, pieno d’un senso estetico fintamente spirituale. :-)

    Everything I’ve ever done
    Everything I ever do
    Every place I’ve ever been
    Everywhere I’m going to
    It’s a sin

    Father forgive me
    I tried not to do it
    Turned over a new leaf
    Then tore right through it
    Whatever you taught me
    I didn’t believe it
    Father you fought me
    ‘Cause I didn’t care
    And I still don’t understand

    Now as I look back upon my life
    It’s always with a sense of shame
    I’ve always been the one to blame
    For everything I long to do
    No matter when or where or who
    Has one thing in common too
    It’s a, it’s a, it’s a, it’s a sin
    It’s a sin

    Everything I’ve ever done
    Everything I ever do
    Every place I’ve ever been
    Everywhere I’m going to
    It’s a sin
    It’s a sin *

    Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen

    Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen

    Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen

    Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen

    […]

    * Neil Tennant, It’s a sin (Pet Shop Boys)

  10. Che flash… all’inizio, visto il tema, per distrazione analogica l’ho letta come se fosse una pastorale missiva dell’omonimo (grande!) cardinale Carlo Maria… in questa prospettiva è irresistibile.
    Al posto del pleonastico ginecologico vagina avrei usato una metafora tipo Cantico dei Cantici, chessò… giardino di rose, fontana sigillata, ampolla d’ambra.

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