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Risposte di Massimo Sannelli alle domande di Sebastiano Aglieco

Quali sono i poeti che pensi più “significativi” oggi, tra i più noti e pubblicati da grandi editori e tra i meno noti, ma comunque bravi, secondo te? Fa’ dei nomi.

Giuliano Mesa, Elisa Biagini, Marco Giovenale, Stefano Guglielmin, Sergio La Chiusa, Rosaria Lo Russo, Marina Pizzi, Elio Talon; su un piano ‘altro’ – perché non è, non si considera e non vuole essere considerata «poeta» – Chiara Daino. Paola Zallio è poeta unius libri (Lingua acqua), e ora tace, perché ha preferito – lo so bene – la vita: ma Lingua acqua era un libro alto. Alessandra Greco vive appartata a Firenze, e i suoi libri sono o autoprodotti o pubblicati in 100 copie dalle edizioni di Cantarena: se fosse conosciuta, i ‘canoni’ – con tutta l’approssimazione e l’ingenuità del concetto di canone, soprattutto oggi – includerebbero anche Greco.

Chi sono secondo te i poeti che sono “maestri”, importanti oggi per la “vita” della poesia in Italia? Fa’ dei nomi.

In primo luogo Giuliano Mesa, da anni: per la purezza decisiva delle sue affermazioni, che hanno la precisione scientifica di chi ha letto tous les livres – e ha la carne e la mente tristi – e la naturalezza di ciò che è vero e presente da sempre, come l’aria e la luce. Un altro grandissimo maestro etico – non si è quasi maestri di altro, e la tecnica si impara anche da soli – è Francesco Marotta. Da Lo Russo ho imparato un incantesimo necessario: un possibile «donnizzarsi» che fa giustizia del peso maschile, del cattivo odore e della sensualità dei maschi. Da Marina Pizzi imparo, come da uno specchio, una religione matta e disperatissima, e bestemmiante, della poesia. Dico volutamente, senza banalità, che è una religione.

Qual è, se c’è, il tema caratterizzante oggi la poesia in Italia, secondo te?

Il «tema caratterizzante» è la realtà, anche quando la ignoriamo o temiamo. Spesso vorremmo nominare le cose come il primo uomo, senza accorgerci di fare una nomenclatura che ormai è tautologica: esco di casa, ho fatto l’amore con la mia compagna, ho aperto il frigorifero. Al nichilismo si è sostituito il puro nihil, senza amore e senza odio. Si può immaginarlo come un purgatorio triste, che ingrigisce senza ansia e senza luce. Nello stesso tempo, si è creata una spaccatura ignorante e falsa: chi sperimenta nel linguaggio rifiuta la realtà, e chi descrive (!) la realtà non sperimenta nel linguaggio. Mentre l’animale umano vive nella realtà E nel linguaggio: non ci sono due vie, ma una. Questa spaccatura è, come molte altre cose dello «spazio letterario», umana troppo umana – dunque disumana e ignorante.

Esiste una poesia “etica” oggi in Italia: cosa significa secondo te?

Sì, ma non è etica perché si occupa di temi etici. Noi non siamo (più) cittadini di nessuna città che non sia il mondo, interamente. Nel mondo esistono alcuni grandi poeti – non solo nel campo della poesia scritta –, la cui stessa esistenza in vita è etica, perché vale come segno. Eppure non sono monumenti: sono donne e uomini. Sono pochissimi. Eppure non sono autoritari e docenti (in nessun senso): ma devastati, al limite dell’autodistruzione, che è sempre differita e può sempre avvenire. Mentre per «gettare il corpo nella lotta» ci sono strumenti più potenti e definitivi della poesia: la violenza su se stessi, lo sciopero della fame, l’incatenamento, l’occupazione. Oppure gli atti di body art, davanti ai quali la poesia sembra una cosa inerte: la passeggiata veneziana di Regina Galindo, muta e nuda come un verme, è uno schiaffo a chi non si muove.

Il contenuto dell’etica non è tanto la difesa della propria vita, quanto l’amore per i diritti e la vita degli ALTRI, nel presente e nel futuro. Se esiste una poesia etica, è perché alcune persone ci insegnano l’etica, in forma di parole e non solo: perché esistono e finché esisteranno. E io ho bisogno di loro, perché esistono e finché esisteranno.

C’è in Italia o all’estero un poesia capace di “parlare della realtà” (della vita concreta) senza cadere nel retorico o nel descrittivismo?

Sì: soprattutto quella di Mesa e Giovenale. Ultimamente, Rosaria Lo Russo è esplosa in una raccolta lancinante e bellissima: Crolli – per dire il crollo delle cose e di chi ne fu la signora/signorìa, la sfruttata psicologica e la compratrice compulsiva.

All’estero, secondo te, quali sono i poeti più significativi, oggi?

Vorrei citare solo alcuni poeti ‘giovani’: non perché la giovinezza sia un valore di per sé, ma per aumentare l’attenzione intorno ai loro nomi: Susana Gardner, Jen Hofer, Eric Suchère; sul piano orale, Arnaldo Antunes. Ed Emily Dickinson, nonostante cinque generazioni di distanza e l’invasione di studi e traduzioni. Non l’abbiamo ancora scoperta nella sua inusualità e nella sua furia: così è rimasta giovane, come una turista americana che non riesce a farsi capire e non è capìta. Per colpa nostra.

Procedere con un percorso comune o vicino tra poesia e riflessione antropologico-filosofica-sociale ha senso, secondo te, per la poesia stessa?

Sì. Anche perché il concetto da affrontare ha troppi nomi/attributi, che sollecitano troppe competenze diverse. Dico «realtà», ma la realtà è il mondo, la natura, i corpi umani e degli altri animali, la storia, la morte (propria e degli altri), la continuazione/scomparsa post mortem (propria e degli altri animali). Esempio: un memento mori classico avrebbe portato come esempio la gloria di Federico II – stupor mundi (parole di altri) e figlio di una diva mater (parole sue) – e lo stato disgustoso del suo cadavere nel 1994. Prima, l’esempio avrebbe rappresentato la caducità degli stessi Grandi di fronte alla morte. Oggi si sa bene che tutti i corpi e tutti gli Stati sono caduchi. Invece non si accetta una cosa più appropriata alla «società dello spettacolo» e all’«industria culturale»: la caducità dei messaggi culturali e delle presenze informatiche che valgono, per ora, come messaggi alternativi. Cavalcanti, Dante, Petrarca, Tasso, Leopardi, Rosselli, Pasolini, Busi, Mesa hanno in comune l’eccellenza stilistica, la cultura perfetta, il bi- o trilinguismo, l’invenzione felice di forme e generi riconoscibili come individui, il marchio biografico/biologico (che in una società battezzata dal sangue di Cristo significa: carisma, cristicità), e un sentimento del mondo – tutto il mondo, non il proprio particulare – che rendono universale ogni loro fiato. La storia di questi pochi si squaderna ed è tutta leggibile, per le sue costanti tecniche ed esteriori: i meccanismi sono evidenti, se si vuole, e la percezione sociale dei meccanismi è sempre incerta. Ci si comporta come se ottocento anni di letteratura italiana non esistessero e non esibissero, per chi può vederla, due o tre messaggi chiari. Ma anche i messaggi sono deperibili.

Lo storicismo sul passato è ombelicale e autoriferito; quello che guarda al futuro come alla possibile fonte della nostra possibile dignità nel tempo non esiste ancora e non piace a nessuno. Cioè si ha paura della morte e del futuro (e del futuro più che della morte), e dell’una e dell’altro non si parla, perché non si conoscono o perché si intuisce – come è facile – che il domani farà a meno della nostra presenza, fisica e creativa. Non ci rendiamo conto che tra sette anni o due generazioni potrebbe non esserci più pietra su pietra del nostro lavoro e degli Stati in cui operiamo, così come l’Austria felix absburgica – nonostante la sua solennità – e poi il Reich dei 1000 anni – nonostante la sua violenza scientifica – furono spazzati via. È evidente che Boccioni e Serra furono superiori a noi, e una strage imprevedibile li ha cancellati (come corpi): rimangono vivi per la loro eccellenza, ognuno nel suo campo; gli ALTRI no, anche se sono sopravvissuti a Boccioni e Serra per trenta o cinquanta anni. Dunque potremmo appartenere alla schiera degli ALTRI: i superbi del presente, i nessuno del futuro. Sappiamo scrivere un testo che non apparirà fatuo, quando i figli dei figli lo leggeranno?

[testo tratto da “sequenze“. Ringrazio gli Autori per la gentile concessione. a.r.]

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64 Commenti

  1. Il realismo sfocia sempre nella metafisica. Non esiste una realtà autonoma dal linguaggio. Il linguaggio non descrive la verità. La articola. Solo chi ipostatizza il proprio vissuto ha la presunzione di credere di descrivere le cose come veramente stanno. Come sono andate. Trovo che oggi i poeti abbiano difficoltà a codificare il mondo. Se ne escludono. Lo combattono. In nome dei loro assunti che non trovano più corrispondenze. Il mondo ha urgenza di essere rappresentato dal linguaggio, di essere declinato in nuove forme, perché ne resista alla simbolizzazione. Alla stilizzazione. Alla riduzione al corpo di Cristo. Vedo tanti piccoli nomadi Siddharta in giro. Ci chiedono di essere riconosciuti. Non sono dei poveri cristi. Non tutti.

  2. Condizione infelice, quella del poeta.
    Deve rispondere a domande che sono in partenza un futile gioco (pseudo)intellettuale. Potrebbe stare al gioco scegliendo di sparigliare tutto, così rispondendo per smerdare l’inutilità delle domande stesse …
    Ma le sue risposte, almeno in questo caso, esprimono una condivisione: intanto, dell’atteggiamento giudiziale … E sì, perché ogni classifica ha bisogno di un giudice, e quindi di leggi (canoni dominanti) cui rifarsi … Ma la poesia ha bisogno di tribunali?
    Davvero una condizione infelice, quella del poeta.
    Quella del lettore – di questo lettore particolare, ovvio – è invece molto spazientita, anche perché gli sembra tutto così … autoritario.

    VOLER-DIRE NULLA, questa è l’essenza della poesia, e il poeta deve ambire ad assentarsi definitivamente dagli elenchi dei buoni&cattivi … Nel momento in cui si è “cantati dalla poesia” (e non “autori” di un discorso), non si può che approdare alla radicale (e onesta) crudeltà dell’assenza: non partecipare è l’unica etica praticabile.

    Certo, il lettore qui presente, diciamo pure questo lettore in disaccordo col poeta, non può trattenersi poi dal ridere quando si parla amabilmente di “etica”: ma è proprio la sincerità apparente che afferma come etico il comportamento dei “pochissimi (…) devastati, al limite dell’autodistruzione”, che mi porta a ridere digrignando i denti: ma come, io che quotidianamente soffro della mia condizione di precario e mi sforzo di lottare insieme ai miei simili contro un mondo che mi esclude e che sempre più velocemente si avvia alla catastrofe, io che lo faccio razionalmente e senza eccessi mistico-individualistici, che certo non mi incateno né mi cospargo di benzina, ma partecipo allo sciopero e ai cortei e alle discussioni, io che insomma non mi denudo in pubblico ma resisto, io non sarei degno d’attenzione?

    Pazienza, mi dico calmandomi; vorrà dire che rafforzerò ancora di più il mio distacco dalla poesia dei poeti etici e sapienti … In fondo, se alla fine ogni discorso sulla realtà giunge al “post mortem” e alla “società battezzata dal sangue di Cristo”, meglio che mi ritiri in buon ordine, non avendo niente da condividere con questo atteggiamento; meglio che lasci libera la strada per gli amanti della poesia … Mi dirigo al banchetto materialistico dove si divorano maestri evocativi e poeti cristici …

    Nivasio Dolcemare

  3. @ Nivasio. vedi, a me non sembra di essere così autoritario e perentorio, solo perché uso l’indicativo. oltretutto, chi dubita, ormai, che Mesa e Giovenale e Lo Russo non siano grandi? sono oggettivamente grandi. quanto alla precarietà: la vivo anch’io. NON sono né giornalista né professore (insegno solo ogni tanto alle medie, 1 mese all’anno) né critico pagato, ecc. guadagno 300 o 400 euro al mese, quindi, come vedi, ho poco da stare allegro… Regina Galindo ha fatto una cosa coraggiosa, e io l’ho ammirata, semplicemente, e credo di non essere stato il solo. per il resto: coraggio, c’è il sole, non c’è da arrabbiarsi tanto. peso 68 kg su 1.80, non c’è molto da mangiare, ma se qualcuno volesse, può iniziare… Tu sei degnissimo di attenzione: ma, vedi, stavo parlando di poeti, e ho nominato poeti; e questo non significa, secondo me, essere razzista… abito a Genova, se vuoi puoi venire a trovarmi. salita degli Angeli, zona San teodoro, davanti al terminal traghetti. dico sul serio, dividiamo la pasta scondita, perché manca il condimento!
    massimo

  4. “chi dubita, ormai, che Mesa e Giovenale e Lo Russo non siano grandi? sono oggettivamente grandi”.

  5. The O.C.
    Massimo vuole solo farci sapere che la sua esperienza è così generalizzata da poter oggettivare grandi dei poeti contemporanei. Senza fra l’altro qualificare i suoi criteri. Saranno forse scontati? Spero solo che questi grandi poeti contemporanei non siano soggetti alla solita allucinazione di gruppo, allucinazione che potrebbe consegnarli più alla storia delle religioni che delle lettere. 

  6. che piacere, morgillo & co., vedere che siete esperti di tutto e difficilmente vi tirate indietro di fronte a qualsiasi argomento. eh, sì, è proprio vero: se non si dà aria ai denti, si cariano. sempre meglio evitare che facciano la fine di qualche altro organo (hammond?).

  7. scusa massimo – ma ( con tutto il rispetto) come fanno ad essere “oggettivamente” grandi, sono forse estesi ?! dico sul serio: forse non è questa, anch’essa, una tristissima bruttissima battuta ?! e poi che cosa vuoi dire con “precarietà”: tu credi veramente che il poeta o il critico esistano, intendo, tanto da avere il problema della sopravvivenza ?!

  8. L’inciso ” – e ha la carne e la mente tristi – “, a proposito di Mesa: chiedo a Sannelli, è questa una condizione privilegiata o un limite?
    Non c’è ridondanza in “maestro etico”? Non sarebbe bastato “maestro”?
    Questo venticello monocorde, abitante nelle parole sopra, riporta sì alla superbia; perché, quantomeno, uno scrittore non doverebbe svolazzare così o scrivere, intravista la fatuità di segno e gesto.
    Una buona volta, infine, si riesce a prescindere dalla gabbia istituzionale cristica? A non farla pesare?? Si oscura la sacra laicità, a ben vedere.
    Una buona volta, riusciamo a prescindere dagli stigmi di autore canonico in base a eccellenza stilistica, cultura perfetta ecc. ecc. ? Cioè prescindere dall’attesa? Da ciò che ci si aspetta?
    A Nivasio, col quale concordo riguardo all’inopportunità di mettere in piedi un simile teatrino questionante, direi, però, che non v’è nulla di autoritario nelle risposte di Sannelli, solo è espressa la solita prospettiva paludata, strasentita nell’impostazione, nelle basi di partenza.
    Credo, Nivasio, solo di questo bisogna prendere atto; poi, avanti e marcia!

  9. Mi paiono oggettivamente grandi anche Florinda Fusco, Eugenio De Signoribus, per citare due poeti che non vedo citati.
    Di Elisa Biagini, Uova contiene tracce di perfezione, L’ospite è una sorta di estensione di Uova (e questo lo limita molto), Acqua smossa contiene testi che sembrano stati inizialmente scartati dalle due precedenti raccolte. Difficile, invece, trovare una nota in tono minore nei lavori di De Signoribus, ad esempio.

  10. concordo con chi sostiene che interviste di questo tipo risultino quanto mai fasulle sia nel modo in cui vengono vissute da chi le legge (davvero c’è da credere che non si sia fatto un po’ di editing sul testo? e che questo abbia tolto freschezza alle risposte…) sia nel modo in cui sono poste le domande. Se anziché su un sito di poesia fossimo al Festival di Sanremo, vedremmo che so Red Ronnie intervistare Jovanotti e chiedergli chi sono i cantanti più interessanti della scena di oggi.
    Seguo Sannelli da diversi anni e, mi spiace dirlo, ma trovo che da un po’ di tempo a questa parte non riesco a ritrovare in lui quello che credevo: errore certo tutto mio, di percezione. Penso alla critica sui disegni della Bianchi -se leggessi solo le parole di massimo, mi aspetterei meraviglie e invece mi trovo di fronte un informale vecchio di decenni o un figurativo che tenta di essere tale e sfocia in una forma che non è né figura, né caricatura. Se vedo le foto sul corpo di massimo… le trovo oggettivamente di cattivo gusto. Passo sul sito di Fara e trovo, in un libretto che contiene una splendida traduzione di Shakespeare, lo stralcio di una commedia ancora di cattivo gusto, cui massimo prende parte nelle veci del Poeta: parolacce, battute da avanspettacolo, proposte nello stesso libretto con Shakespeare? Ok, sarà uno scherzo, non è certo voler mettere le due cose sullo stesso piano… ma qui mi sento riproporre la Daino come una delle voci più significative. Mancano… che so… la Calandrone. Ho letto versi della Daino e ci sono punte altissime (molto sannelliane) ad altrettante cadute di tono (per lo più). Ok, se si trattasse del gioco della bottiglia e dire fare baciare lettera o testamento.
    Altrove, se le stesse domande fossero state poste a un altro, avrebbe citato quei 2-3 grandi e poi un paio di amici, per dare visibilità.
    Poi chiedo: perché Sannelli non cita se stesso? Per un eccesso di umiltà? Sicuramente, se parliamo di voci contemporanee, penso che la poesia di Sannelli ci stia tutta ed è un falso pudore in questo gioco da fine festa a spiaggia non citare se stessi, perché, oggettivamente, Sannelli è e resta un poeta immenso. Sul resto si può discutere: sul condimento della pasta, sul colore preferito, il poeta preferito, quello più alto e quello più grasso. Ma per gioco, con un bel naso da clown.
    Laura

  11. Ciao Eva-Risto, co-me-me hai la passione per le spezzature vedo.
    Scom-metto che scrivi ver-sì. Sì. Sei un contemporaneo anche tu?
    tuo
    Risto Rante

    A proposito, tu l’hammond lo suoni a bocca vero? Anche quello aiuta a non cariare …

  12. sei penoso. ma per uno che ha scopato la prima volta quando è andato al militare, è anche comprensibile. pensa se avessero abilito la leva…
    le tue battutine hanno ancora tutto il ‘profumo’ della caserma, dalla quale, col pensiero, non sei mai venuto via. scommetto che ti ecciti ancora, quando pensi al periodo in cui sei stato ‘nonno’. chi sa quante ne hai combinate, birichino di un peter pan.

    non ho mai scritto né letto un verso in vita mia, mi fa senso anche solo vedere un libro di poesie. io i versi li faccio, di solito accompagnati dai gesti. indovina in questo momento…

  13. a parte i consueti fuori tema, mi pare che, citare autori dalla “cultura perfetta”, così come quando si cita il bi-tri linguismo sia, in qualche modo, creare un ghetto, dividere la poesia in *poesie*, perché non credo che una cultura perfetta porti in dote qualcosa in più alla poesia.
    se, del resto, si dovesse pensare ciò, credo che già oggi sia improponible conoscere *tutti i libri* importanti e conoscerli in modo approfondito (penso alla difficoltà a padroneggiare la bibbia o ad avere sotto controllo tutti i meccanismi della divina commedia). In quanto alla perfezione della cultura… trovo che faccia parte della cultura anche la conoscenza del problema epistemologico, del sapere scientifico -a meno di non ghettizzare la cultura in umanistica e scientifica, il che mi pare un controsenso anche dal punto di vista antropologico, per chi aspiri a scrivere dentro il proprio tempo, dentro questa società e non a chiamarsene fuori-. Dei nomi citati solo Amelia Rosselli ha in qualche modo provato a confrontarsi con le istanze della scienza del proprio tempo, traendone però conclusioni alquanto sbilenche, segno di una non perfetta cognizione di causa. Quello che ha incarnato in questo senso il “poeta universale” è solo Dante -tra quelli citati- ma era certo più semplice padroneggiare la meccanica celeste (peraltro molto approssimativa dei suoi tempi) che non un mondo di particelle e anti-particelle come ai giorni nostri.
    Sono laureato in ingegneria elettronica, ma seguo e amo il dibattito intorno alla poesia contemporanea. Quello che ho scritto lo ho voluto dire fuor di ogni polemica
    Un saluto a tutti
    Piergiorgio

  14. @Laura:
    gentildonna di petrarchiana memoria – solo un appunto (e per quel che mi riguarda) – lei scrive:
    “Ho letto versi della Daino e ci sono punte altissime (molto sannelliane)”.
    I miei versi non possono essere neanche LONTANAMENTE paragonati a quelli di Massimo: primo perché Sannelli è un poeta e io: NO! (Né, ribadisco, ci tengo. I miei versi sono “refusi” della mia prosa o traduzioni hard rock/heavy metal, piaccia o meno!), secondo perché Massimo ha dedicato l’intera vita alla Poesia, io NO!
    E ancora Laura: “qui mi sento riproporre la Daino come una delle voci più significative” e Sannelli dixit: “su un piano ‘altro’ – perché non è, non si considera e non vuole essere considerata «poeta» – Chiara Daino”.
    E ancora le domando: si è chiesta quale è il piano ALTRO ? E’il piano dove la mia VOCE trova lo SPAZIO: IL TEATRO! (o la performance, veda Lei, non vorrei urtare la suscettibilità semantica di nessuno!).
    E Lei lo sa che chi calca la scene – non ha paura di cadere? Il tono lo supportiamo facendoci un culo così. E se “farsi un culo così” è una caduta di tono è la mia caduta ostile, da avanspettacolo – ma almeno E’ IL MIO AVAN-SPETTACOLO, è IL MIO O-STILE!
    Vede, Massimo (se lo riterrà opportuno) le risponderà seguendo una propria sensibilità, ma io non sono Massimo Sannelli.
    Io sono Chiara Daino e Chiara Daino si è frantumata le ovaie e Chiara Daino chiama le cose col suo nome. E se mischio cazzi e carmina è un problema suo? Direi di no (NON MI LEGGA!)! Se Sannelli unisce la sua traduzione alla mia commedia può anche ipotizzare che non voglia giocare al “gioco della bottiglia” (sa, siamo di un’altra epoca…e io, di un’altra generazione: quella FUCKIN’HOSTILE)…
    Ma forse è chiedere troppo – meglio continuare a dire, anziché fare. E io continuerò. E’un fatto. E difenderò il mio con le unghie: è un FUCK!

    Chiara Daino

  15. Eva Risto, Eva Risto caro… ma quale battuta da caserma… sono stato invece fine fine, non volevo pungerti sull’Hammond che ti è caro.
    Sei un verseggiatore? un versi-ficatore da dito medio? Capisco allora il tuo odio verso il verso, ma da queste parti dunque? mi pari assiduo. tranquillo… che nessuno ti mette in discussione: un bel posto a Santa Croce accanto ai grandi ti è già stato prenotato. Io, cosa vuoi, sarò sepolto in una caserma… e meno male che c’era la leva e le caserme ai tempi… hai detto proprio bene… si andava tutti da certe personcine come te nelle ore d’aria e ci si divertiva… oh se ci si divertiva… e non costava nulla… altro che l’endecasillabo, l’ossimoro, la sinestesia…
    quello sì che era versi-ficare!

  16. Uh… Chiara Daino… allora… parlandosi di *poeti* e non di altro allora non capisco cosa la chiami in ballo Sannelli. Mi chiedessero: che pesci ti piacciono? E rispondessi: le carpe, le sardine e poi, su un altro livello anche le banane. Ridicolo. Pur trattandosi di cose che hanno una affinità in quanto cibi.
    Per la sua mescolanza di cazzi e altro.. faccia pure una macedonia di cazzi e dickinson… ci mancherebbe che sia io a impedirglielo o a indicarle una retta via. Può anche andare a gridare Cazzo Cazzo Cazzo con il megafono contro le onde del mare, quello non le risponderà e continuerà a fare la sua bella schiuma a dispetto della sua VOCE, del suo teatro e di tutto il resto. Ci sono cose necessarie e altre di contorno.
    Una sola nota: è fuori moda anche lei con il suo fuck ecc. Jim Morrison ha già detto tutto e poi il giovane Holden c’è già stato et cetera.
    Non si scaldi sempre troppo… che le diventano le ovaie sode. Stia serena e sia felice!

  17. Non saprei Laura “che cosa risponderebbe”, né perché dovrebbero porle delle domande (essendo lei, per me, un anonimo) – ma sicuramente le chiederebbero che pesci le piacciono (o che uccelli), sì, credo di sì…
    L’ultima volta che ho urlato – non è stato CazzoCazzo – bensì AriaAria sul tetto di un container (Conteiner Art, do you know?).
    Quanto al Fuck e a Jim Morrison: ripassi e legga bene – ho scritto FUCKIN’HOSTILE e sono i PANTERA!
    Sa – noi metallari, siamo “datati” ma molto permalosi – e ci scaldiamo nel fuoco che FONDE.
    Se poi con le mie ovaie volessi anche giocarci a ping-pong, rimane un problema mio!

    Sannelli può “chiamarmi in ballo” (e PENSI L’INCREDIBILE!) possono “chiamarmi” anche “collega” (altri scrittori o attori o songwriter) – ma il tutto dipende dalle mie personalità multiple: sa, ho un EGO troppo grande per limitarmi ad una sola casellina!

    “Almost every day,I see the same face
    on broken picture tube, it fits the attitude.
    If you could see yourself, you put you on a shelf
    your verbal masturbate, promise to nauseate”

    PANTERA [& DAINO]

  18. oh daino…. ma non attribuivo la citazione a Morrison… ripassi anche lei i concerti di Jim e vedrà quante volte dice Fuck (mi riferivo alla sua Fuck finale… ma vedo che lei è prevenuta…e attribuisce un po’ a caso e come le conviene le cose).
    sa… poi certe domande sui pesci si pongono anche tra amici a cena, mica solo ci si parla tra “colleghi”… lo sapeva? ci ha mai fatto caso che il mondo è fatto di gente che parla anche di cose più basse che poi certi poeti prendono nei loro versi e innalzano a divino boccone per bocche che parlano -come mi pare sia suo uso- di uccelli intendendo altro. Badi piuttosto, nella molteplicità delle sue personalità di distinguere bene tra uccelli e uccelli a seconda delle situazioni… o rischia di frantumarsi le ovaie a beccate.
    Conteiner Art… eccelsa. Memorabile. Ha un po’ sfogato il suo EGO. C’è chi lo fa allo stadio chi con la conteiner art. Tutto nello stesso calderone, l’ugola muove la stessa aria, cara daino.
    Laura Paggi

  19. Oh, Laura Paggi,
    non immagina neanche quanto sia prevenuta – (anche se di comodo, nel NOSTRO ambiente, c’è poco…). Purtroppo ha ragione e respiriamo tutti la stessa aria (e immettere nel mio corpo spazi in cui sospira anche lei – mi fa un po’senso e crea scompenso) – sicuramente però NON mangiamo lo stesso cibo!
    Anzi, mi deve scusare, ma tra poco devo incontrare l’organizzatore di Container Art – e lui mi da da mangiare!

    Elogio della diversità e Congedo.

    Una variatio: SUCK!

  20. Oh Chiara Daino, anche nel NOSTRO ambiente di comodo c’è poco e ci si fa il culo. Certo non come da voi: un Pronto Soccorso non è un Teatro, quindi chapeau. COnoggi finisco la pacchia e da domani mi tocca ricominciare e dovrò rinunciare a tutto questo. Veda di non cadere dai suoi container o rischia, un giorno o l’altro, di dovermi incontrare davvero e respirare un po’ della mia aria da qualche parte. Immagini anche stasera l’aria di quanti intestini le toccherà di respirare. Sono tutti nell’aria: quante emissioni silenziose di gas. Ha ben ragione di gridare Aria Aria!. E l’aria di un poeta non è certo migliore di altre. Ha voglia a di convincere le proprie narici con la sinestesia, per quanto non ci riuscirà mai…
    Triste però vedere che tutte le personalità che lei dichiara non siano sufficienti a fare una persona.
    Per stasera, a lei, dunque una Fellatio: SUCK! Ad primum sic proceditur.
    (ah… troppo facile fare battute… bisogna rifarla…)

  21. Beh, una bella fellatio è vera poesia, a mio *prosaico* modo di vedere!
    Io di poesia e poeti capisco non molto, anche se poesia ne leggo tanta, e poeti ne conosco alcuni, anche di bravi, secondo me. Una cosa nella mia ignoranza seppure parziale però non capisco: alcuni si scaldano, e molto, per certe dichiarazioni di Massimo Sannelli, come se stesse apostrofando il Verbo. Se per Sannelli la poesia è una sorta di atto sacro, è il suo pensiero. Che io personalmente trovo stimabilissimo, ma che non mi trova d’accordo. E allora? Che male c’è, comunque, nell’avere una visione della poesia d’un modo anzichè d’un altro? Lo stesso Sannelli fa alcuni nomi di poeti a suo avviso eccellenti anzichè di altri. Anche qui: e allora? Ognuno si costruisce, proprio a suo gusto, il suo personale canone. Perché non rispettare i suoi gusti fino in fondo? O si è appena messo nei panni di Harold Bloom col consenso di Sebastiano Aglieco e noi non ne sapevamo nulla? A me proprio non pare.
    Ah, cara Laura Poggi: io fossi in lei dalla Daino starei lontano, anche al Pronto Soccorso; che la nostra Wolfie è capace di sbranare – se aizzata a dovere- in tutte le condizioni di salute!:-)

    Peace & Love, eh? (Che la vita è breve, maledettamente).

  22. Fk, sono daccordo con lei, e di fatti esprimere opinioni divergenti -le mie, quelle di sannelli o di altri- è proprio nello spirito di questa libertà. Sulla poesia non si è mai sicuri e neppure sull’arte in genere, per cui a ciascuno la propria arte e a ciascuno la libertà di criticarla. I toni poi si accendono, ma pure si scherza e si deve essere anche taglienti per non confezionare il solito brodino senza sapore. Oggi poi mi sono divertita proprio nello sproloquio con la Daino. Almeno da parte mia nessuna guerra, la vita è brevissima -la vedo bene dove sto quanto è breve. E pazienza se, quando un cane abbaia… gioco a farlo abbaiare di più… Consiglierò al veterinario allora un preventivo sedativo :-)

  23. P.S. sulla fellatio dipende da chi la fa, come la prosa dipende da chi la scrive. Pensi se a lei toccasse di leggere la prosa di Valeria Marini e la Fellatio con Harold Bloom… ;-)

  24. Lei carissima è un tantino impertinente. Sa, io potrei esserlo molto più di lei, ma mi astengo. Sulla fellatio però le dirò una cosa: che nemmeno quella della Marini mi andrebbe. Sa, sono di gusti difficili. Mi piace la fellatio intelligente. Esclusivamente femminile ma intelligente. Lei come pratica?… :-)

  25. Caro Fk, vedo che lei si ispira ai motti di Beckett e ciò le rende merito. Certo trovare Bloom ci metterebbe intelligenza e impegno ma forse mancherebbe di qualcosa…
    Io pratico senza anestesia, né locale, né globale :-) Eh e poi ci sarebbe da dirne :-)

  26. Fondamentalmente il problema è il buon gusto, che non c’entra molta con le dichiarazioni di poetica o di estetica. Il buon gusto è quella cosa che ti fa avere una certa sobrietà nel raccontarsi, e soprattutto nel citare – ma guarda un pò là – i 3-4 amici che – ma guarda un pò là – sono anche oggettivamente grandi. Sannelli-Mesa-Giovenale-Daino queste entità che si spandono ovunque, e io cito te che parli di me che recensisci quello e via ad incrociarsi e a scambiarsi coppie e posizioni. E la lettera bina omaggio-dono di Sannelli & Giovenale, e l’accoppiata Giovenale Mesa, oppure ogni tanto il Cepollaro etc etc
    E’ questo rondò assolutamente autoreferenziale e – mi si passi il termine – anche vagamente disgustoso. Basta, è la stessa storia di perimetri autocitanti che impesta l’Italia da anni e in tutti i settori – quello letterario in primis.
    Si parla di etica… ma qui non c’è pudore e non c’è sentimento. Abbiate i vostri amici-sodali in privato, fate quello che volete in privato; ma un minimo di rigore in pubblico.

  27. Piacere di consocerla Franz. Mi chiamo Laura, ma si sa.
    Certo meglio farne che dirne -come in tutte le cose- e si sa che tra il dire e il fare il popolo ci mise di mezzo il mare. Ma chi ne dice, è marinaio, o no? O sono solo le promesse a esserlo? :-)

  28. Visto che sei così informato ti faccio una proposta, ma devi metterci la tua FACCIA. Che è il tuo nome e cognome. Guarda che faccio sul serio, chi mi conosce sa che vado fino in fondo – sia che si tratti di pompini, scopate o libri. Mi mandi qualche pagina su questo “disgustoso ambiente autoreferenziale” e io le metto qui, su NI. Che te ne pare? Andiamo fino in fondo. Io non pubblico solo gli amichetti. Basta andare a guardare in archivio e fare due domande in giro. Allora? Manda e pubblico. krauspenhaar@fastwebnet.it

  29. grazie carla…
    eh la K è anche del misterioso Klamm che nessuno incontra… e poi… se fosse un agrimensore anche Franz? Prenderò informazioni, ma stasera riposerò prima di tutto, domattina ho il mio nuovo turno.
    buona serata a chi resta a parlare qui.
    a presto
    Laura

  30. per Fausto: prova a scandagliare la rete e crea una mappa dei gruppi e dei “potentati”. Scopriremo che il web italiano è pieno di Feudi, valvassori, valvassini, vassalli e vassalle? Eh chi lo sa. Ci vuole appunto un bel agrimensore per misurarlo, ma poi… ne vale la pena? sciuparsi al di là delle parole? suvvia, quando si farà una bella pizza con tutti i poeti italiani si farà un bell’invito a tutti e nessuno mancherà.
    A chi se la prende troppo, consiglio l’ascolto di “La Corazzata Potemkin” di Vecchioni dall’album -mi pare- El bandolero stanco (ma non sono sicura… non lo ho qui sotto mano. Ecco… quello è davvero il modo migliore di prendere le cose -chi la conosce sa cosa intendo :-)

    Laura

  31. tutto bene, rante. tranne due cosettucce. e nemmeno tanto ot, visto che qui di pompini ne sono volati già in abbondanza: ma senza nessuna etica, del resto, perché nessuno di voi ha la classe, nel parlarne, di un effeffe.

    la prima.

    ma di chi cazzo stai parlando? ma cosa ti fumi, oltre a quella ‘cosa’ che ti sei già fumato, e che non è durata nemmeno un ‘giro’ completo con gli amici?

    la seconda.

    le tue prime esperienze, tu le hai vissute ‘dentro’ la caserma, non fuori. niente di male, per carità, basta crederci, averci la ‘vocazione’. fuori ci andavi solo a prendere aria, o acqua, o ghiaccio. quindi, quando scrivi:

    ‘si andava tutti da certe personcine come te nelle ore d’aria e ci si divertiva… oh se ci si divertiva… e non costava nulla…’

    menti, sapendo di mentire.
    quelle come me, tu le vedevi unicamente su certi giornalini che compravi, quasi vergognandoti, in edicola. non che tu ci tenessi in modo particolare, ma ti servivano, almeno per due ordini di motivi (il due deve essere proprio il tuo numero fortunato: prova a giocarlo al lotto, magari sulla ruota di scorta):

    – avevi modo di vedere come è fatta, e, a furia di guardarla, te la imprimevi nella mente, evitando il rischio di farti trovare impreparato, qualora qualcuno ti avesse chiesto ragguagli;

    – era un modo per ingannare il tempo, con lavori di bassa ‘manovalanza’, quando i commilitoni erano impegnati nei turni di guardia o in licenza.

    ciao, dante, tu sì che sei un vero artista, meriteresti un canòne a parte. scommetto che, anche se vagamente, un po’ te la ricordi ancora. come dite, voi poeti? il primo ‘le ore’ non si scorda mai.

  32. cari, arrivo solo ora, perché (faccio un altro po’ di scorticamento autobio- in rete) non ho internet a casa e mi affido ai points in strada. Franz ha detto bene: quel canone è all’interno di una dichiarazione orale, e quindi ha mancanze ed è personale, personalissimo: certo che manca Calandrone, e Calandrone è grandissima, e manca Anedda, e manca Frasca, e mancano tanti altri, tanti… ho preferito citare degli autori giovanissimi: soprattutto Greco, che – se vivete a Firenze – meriterebbe di essere conosciuta. non la sento non la vedo e non le parlo da 3 anni, ma ho i suoi libri – e tanto basta. quanto alle alleanze che disgustano Fausto: dove sono queste alleanze? vede, io esco di casa ogni giorno, salgo sull’autobus, ecc., e non vengo assalito dai fans, non mi vengono chiesti autografi, ecc. Voglio dire che la mia visibilità, se esiste, è MINIMA. e che le cordate da smantellare sarebbero altre: ma lei, secondo me, non accetta che anche nel 2000 si ripeta quello che accadeva 800, 500, 100 anni fa: che i poeti siano anche AMICI che collaborano e che ‘tenzonano’, alla Curia di Federico o alla Camera Verde di Roma. ho posato per Bianchi perché ho sentito di poterlo fare, e basta. non voglio erogare un messaggio e non sono un messaggio. voglio essere “una cosa come un’altra”: può sembrare strano, disgustoso, ecc., ma vi giuro che è così. non sono un monumento di nulla. e il corpo si è prestato, con naturalezza. ho sostenuto e cooptato Daino perché il suo lavoro mi sembra valido, semplicemente. e qualcuno parlerà ancora di secondi fini, terzi fini, e di fini… ma io non porto acqua al mulino di nessuno, e non me ne faccio portare (se no avrei sfruttato una raccomandazione di Peter Dronke e ora insegnerei negli USA). mi dispiace che la povera meditazione orale di un “frate asino” scateni agitazione. torno a dire: non c’è niente di nascosto: salita degli Angeli, Genova. mail: sannelli@interfree.it. telefono: 349 5874986. e se qualcuno si sente turbato o offeso da quello che dico, mi chiami, ne parliamo, e non scappo. ora però devo scappare: non ho molti soldi e non posso far ritardare la chiusura del point. non ho tempo, davvero. siate sereni, e vivete sereni. perdonatemi se lascio qualche messaggio senza risposta, non pensate male, non riesco a fare di meglio!
    massimo

  33. Io però, caro Massimo, attendo sempre – a questo punto dell’amabile chiacchierata internettica- questi benedetti nomi e cognomi, attendo il coraggio delle proprie idee, dette e ridette col proprio nome e cognome (Franz Krauspenhaar, madame Laura, per quanto mi riguarda, ché sinceramente di battutine sul mio cognome ne sento da circa 40 anni, e visto che non sono ancora Matusalemme sarebbe dunque dal tempo avito delle elementari). Perchè è facile sparare in un forum sul pianista di turno. Invece mai, e ripeto mai, che si abbia questo coraggio e si dica a proprio rischio e pericolo. Come mai? Ci si mette la mascherina del nick solo quando conviene? Io me la metto per divertimento, e ci sono amici che se ne sono pure risentiti; ma sapevano chi c’era dietro. Ora, Fausto: nomi e cognomi oppure va al diavolo.

  34. tra un milione di anni si capirà che Sannelli era un tipo in gamba, anche se squattrinato e privo di raccomandazioni. pecca sempre un po’ di ingenuità, di eccessiva purezza, ma non è colpa sua. è che non ha ancora impararto a mandare affanculo la gente, come la Daino. ma tra un milione di anni, purtroppo, questo pianeta avrà finito il suo giro, sarà un mucchio di polvere in un universo impoetico, senza parole residue.

  35. Concordo Alberto. Non vedo citati : Florinda Fusco, Laura Pugno, Andrea Raos , Andrea Inglese… Eppure fanno vivere la poesia odierna in Italia.
    Mi rallegro che le donne siano presente nel mondo maschile della scrittura. Nel passato, penso a Silvia Plath che venero.
    Ma che significa cattivo odore della sensualità maschile? Direi piuttosto bell’ energia, sensualità solare…
    E perché no un bel testo a proposito della fellatio, scritto da una donna. Spero non offendere le sensibilite.

  36. il brutto dei blog è questo: si parla troppo e troppo in fretta. da questi commentini non è uscito un solo pensiero forte, una frase che dia modo a chi legge di cambiare rotta… non c’è una frase che sia realmente edificante. addirittura c’è chi parla di precariato e di manifestazioni perché negli altri post si parla di questo e mica possiamo pensare alla poesia, alla profondità. le piazze non hanno mai cambiato nulla, figuriamoci. aspetto qualcuno che insegni il modo di far diventare liquidi tutti questi borbottii, o forse lo sono già da soli senza che nessuno insegni il modo per riconoscerli. ma sono troppi e troppi hanno un opinione su tutto senza approfondire nulla, senza interessarsi, desiderare veramente nulla. la poesia è strappare la gioia ai giorni futuri diceva majakovskij, c’è qualcuno che ha ancora il coraggio di recitarlo questo verso senza guardarsi le mani e trovarsele insanguinate, senza la vergogna di sporcare le guance dei figli con le nostre carezze sporche e impaurite? a massimo, che stimo e leggo e rileggo sempre, per la sua capacità di guardare la realtà e trasfigurarla sulla pagina con tutte le sue fratture e intermittenze, lasciando viva la tensione che è della realtà stessa, nella sua dualità tra vita e morte, nel suo quotidiano “corromperci”, gli faccio un caro saluto, nella speranza che tutta questa densità di opinionisti non gli crei intorno un muro di gomma.
    andrea.

  37. Mah. La tirata di FK non la capisco, è come dire: non fate commenti se prima non li corredati di eventuale saggio o dispaccio informativo allegato; si cita un qualcosa che è alla portata di tutti; e che a questo punto si reitera nella risposta di Massimo, che stimo come poeta ma il cui atteggiamento umile e un po’ blase’ trovo insopportabile; scusa la pesantezza del termine, ma se rileggi il mio commento vedrai che non c’entra proprio nulla l’amicizia o la dimenticanza di nomi; ognuno fa i suoi, ognuno ha i suoi. Era qualcosa di diverso, ho cercato di rispondere etica per etica ad una labilità costante che d’altronde avvolge anche questo sito. Detto questo ognuno vada avanti, con le proprie paste scondite e i pochi spiccioli i tasca. Io non amo parlare delle toppe nelle mie giacche né dei rammendi alle calze. Questa captatio più che ingenua mi pare ricattatoria e l’unico ricatto possibile, che accetto, è quello dei suoni.
    Stia sereno Massimo.

  38. Al di là dei giudizi di merito sull’intervista, che lo stesso Sannelli riconosce deficitaria, il problema da approfondire rimane la discussione su quali siano gli elementi “oggettivi” che fanno grande un poeta. Io, ad esempio, dubito, dubito fortemente che Mesa e Giovenale e Lo Russo siano “grandi” poeti. Magari sono interessanti, ma “grandi” mi pare veramente un po’ troppo. Secondo quali criteri Sannelli li riconosce tali?

    Un testo poetico è certamente un “oggetto”, dunque portatore di una sua verità oggettiva; non è così per i “giudizi di valore”, i quali presuppongono sempre una “soggettività” interpretante. E ogni interpretazione risponde a modelli critico-culturali di diverso tipo, tant’è che sulla stessa opera ci possono essere giudizi differenti (secondo Cortellessa il poema “Maria” di Aldo Nove è tra i più “grandi” di sempre; per altri è una canzoncina infantile che non ha nulla a che vedere con la poesia). Insomma, o l’oggettività è condivisa – e risultato dunque di una complessa dialettica di “dialogo e conflitto” – o non è tale.

    Non mi sembra che oggi ci siano discussioni o conflitti di estetiche capaci di approntare una bozza condivisa, né credo si possano effettivamente dare. Potrò sbagliarmi, ma mi pare che la discussione estetica – e critica e teorica – sulla poesia sia quanto mai inadeguata. Qualche spunto in tal senso viene da Absolute Poetry, altri dal lavoro di Cepollaro e Inglese, meno dal gruppo Gammm e quasi nullo è l’apporto dell’esperienza confusionaria e impressionistica del blog collettivo “La poesia e lo spirito” … E poi c’è un mondo fuori dalla rete, che anzi la evita, ma che pulsa ugualmente, e che ogni tanto offre costellazioni di pensiero interessanti (Enzo Moscato, Cecilia Bello, Muzzioli, etc.); e ci sono molti altri che salto per motivi di spazio. Tutte queste esperienze, però, non sono in grado di animare proficuamente il dibattito. Ma – chiedo con una punta di malizia – ai poeti interessa il dibattito?

    Per quanto mi riguarda, non si tratta di dire nulla che sia definitivo, ma proporre delle distinzioni (dico DISTINZIONI di prassi e non classifiche di nomi) e su queste confrontarsi. E soprattutto si tratta di farlo evitando la cattiva abitudine di proporre dei “nomi” come se fossero automaticamente degli universali.

    Ognuno di noi ha una sua idea di poesia – che è sempre riduttiva. Volerla imporre sponsorizzando certi autori invalida la stessa idea di partenza, anche perché la poesia dovrebbe essere sempre apertura di contatto – o di scontro, ma su un altro piano, cioè su quello più specificatamente culturale. A me personalmente il nichilismo di Mesa mi interessa relativamente, l’astrattismo di Giovenale mi infastidisce e lo trovo vuoto, mentre mi aggrada la corporeità eccessiva della Lo Russo (e la sua voce); e non mi interessa la piega mistico-curiale e maudit dell’attuale lavoro di Sannelli. Questi “giudizi di valore” sono parziali, che senso avrebbe se io proponessi, in alternativa, altri nomi? Non sarebbe ora – finalmente! – di uscire da questo gioco perverso del classificare (questo intendevo per autoritarismo: classificare secondo schemi precostituiti) e discutere sull’unico elemento interessante della poesia: i testi (e non gli autori)!

    Nivasio Dolcemare

    PS: nessuno mi nomina mai, mai vengo inserito in classifiche o cinquina di nomi da premio, è un’ingiustizia, essendo tra i poeti il buon Nivasio la più bella …

  39. La tirata di FK non la capisco, è come dire: non fate commenti se prima non li corredati di eventuale saggio o dispaccio informativo allegato; si cita un qualcosa che è alla portata di tutti; e che a questo punto si reitera nella risposta di Massimo, che stimo come poeta ma il cui atteggiamento umile e un po’ blase’ trovo insopportabile.

    Ti si chiedeva solo di metterci la faccia.

  40. “Non vedo citati : Florinda Fusco, Laura Pugno, Andrea Raos , Andrea Inglese… Eppure fanno vivere la poesia odierna in Italia”.

  41. Credo, come hanno osservato in molti, che sia bene soprattutto leggere i testi e che ogni poeta (non Sannelli soltano) impari a staccarsi dalle proprie creature, a non rivendicare in continuazione il proprio nome accanto ai testi -belli o buoni che siano-.
    Si può poi condividere o meno l’atteggiamento umile che Sannelli continua a mettere in gioco: umiltà e povertà. Mi chiedo però: anziché rispondere di fretta da un internet point -gratuito? e allora che fretta c’è?- non potrebbe curare di più l’alimentazione? O è l’ansia di sapere di sé cosa si dice in giro che spinge a collegarsi anche da postazioni volanti e rinunciare a una scatola di pelati (credo che con 1 euro si possa comprare) pur di vedersi in rete? Questa la sottolineatura più squallida da parte mia, ma è un fatto ed è qualcosa che emerge bene a chi legga senza pregiudizio i dettagli della conversazione. Poi: continuare a predicare questa indigenza in giro, come se Cristo avesse continuato a ripetere ai discepoli: guardate come digiuno, guardate come sono scalzo. Daccordo, sannelli non è Cristo -e ci mancherebbe- ma non c’è bisogni di avere raccomandazioni per trovare un qualche lavoro, per adattarsi un po’ alla società: cavolo, Sannelli, si trovi un lavoro! Impari a stare in società invece di piagnucolare in giro e ricordare di aver rinunciato a una raccomandazione! Insomma, se la raccomandazione era sporca, c’è da vantarsi di non aver rubato quando si poteva? Il vangelo insegna questo? Se la raccomandazione invece NON era sporca -come mi piace pensare- certo la sua scelta è stata dettata da altro, dall’amore, da ragioni di famiglia e allora è bello rivendicare alle spalle in altro contesto una scelta d’amore? Non è più scelta d’amore allora. L’amore si porta senza chiedere nulla in cambio e soprattutto senza rinfacciarlo alla prima occasione. Con questo vorrei chiudere il discorso sulla penosa immagine che dà di sé Sannelli (peraltro sempre ben vestito, in giacca e cravatta lo ricordo no? quindi i soldi si spendono in certe cose e non in altre, sia chiaro.).
    Dell’attaccamento ai testi e al proprio nome -non ho letto l’opera per teatro con la Daino e di questo non parlo- ho trovato prova nell’inserimento di Giugno all’interno del saggiio su PPP. Di cattivo gusto, sia che si guardi come un omaggio a PPP (molto forzato a dire il vero) sia che si guardi come produzione a parte di Sannelli. Mi sembra un cavallo di troia: in molti compreranno PPP e allora in molti mi leggeranno come poeta. Basta accidenti: se scrivi di PPP, lascia perdere i tuoi versi, fatti da parte, e parla solo di Pasolini! In questo c’è una pecca di protagonismo. In questo sono daccordo con Nivasio, a patto, come dicevo, di ragionare sui testi e non sui poeti: ho il sospetto che, se si rendessero irriconoscibili i testi di alcuni anche grandissimi della letteratura, sarebbero bollati da molti che oggi li incensano, come tentativi ingenui di un liceale. L’oggettività in poesia non è possibile forse e di certo non ne sono stati ancora scoperti i crismi.
    Paolo Torrini

  42. Mamma mia come siete. Delle pippe, proprio. Quel Torrini che si fa troppo poco i cazzi suoi (pensa ai tuoi, di pelati, ciccio!) e ci mette tre pagine per esprimere un pensierino della sera. L’altro, il Fausto, che ha paura di parlare in pubblico. Oh, belli, sveglia! Se credete che un blog come questo sia uno sfogatoio qualsiasi, se credete di poter dire peste e corna di qualcuno senza metterci il nome e cognome e rimanere asciutti e senza critiche, beh, con me vi siete sbagliati. Io vi mordo i calcagni come un cane idrofobo, se ci sono di mezzo i valori, la dignità delle persone. Chiaro? Ecco, se volete riprendere un discorso, facciamolo da qui. Niente messaggini in privato.

  43. Il grande Franco Buffoni scrive:

    “Ci seminano le stelle qua e là

    Noi poeti
    A farci preferire di stare in casa soli
    A leggerci tra noi

    Severamente.”

  44. Caro Franz, non sono io che ho tirato in ballo quella scena da libro cuore sulla pasta scotta, né sono io che tiro in ballo per primo cazzi e menate. Volevo già sottolineare questo atteggiamento di Sannelli su Absolute Poetry, poi non l’ho fatto, credendo fosse dovuto alla piega della discussione. Qui l’ho fatto. Punto. Chiuso. Vogliamo parlare di poesia? Allora non tiriamo in ballo pasta scotta, cazzi, raccomandazioni e parliamo di POESIA non dei cazzi dei poeti. Sono daccordo on lei.

    Dunque rileggendo i post precedenti mi pare che nessuno abbia risposto alle questioni esposte da Nivasio (sui criteri ad esempio con cui si “classifica” certa poesia), nessuno ha ripreso il problema sull’oggettività della critica (si veda l’accenno ad Aldo Nove). Ma ci sarebbe da discutere anche sull’importanza di una cultura (e soprattutto QUALE cultura?) per un poeta che voglia interpretare il proprio tempo. Qualcuno nei post precedenti accennava ai rapporti nebulosi tra la Rosselli e la scienza del suo tempo. Se ne potrebbe parlare, che ne dite?
    Paolo Torrini (ci metto il nome, non basta?)

  45. Cara Laura – e allargando a tutti/tutte : vede/vedete, io la penso come Franz e come Franz Krauspenhaar- mi espongo (nome, cognome, scritti e quant’altro)… Con tutti i rischi del caso. Tanto sappiamo essere pieni di grazia – quanto feroci (e che cazzo!), ma non ci mascheriamo dietro:

    – pseudonimi per insultare gratuitamente e uscirne “puliti” (che poi… Tralasciamo…)

    – il perbenismo lessicale per cui “fellatio” o il vago accenno al “ber il di lui, in ginocchio” va bene – ma pompino è subito trash ( e un po’ di Aldo Busi in più, secondo me, non guasterebbe!)

    – insofferenze mascherate perché “non si sa mai – conosce tizio/caio/costanzo”…

    Tutto il mio lavoro si basa sull’IO: un ego che si sfuma, si moltiplica, si interroga. E ho recitato Nina così come ho pulito cessi et cetera… Senza sentirme né un’eroina né una merda, solo Chiara Daino.

    Tutto con il mio IO trapuntato addosso – ma IO è stanca di “GURU”, “DEUS EX MACHINA/EX CATHEDRA”…
    E io è cresciuto con la filosofia: giro di maniche e testata nei denti! Preferisco scannarmi che fingermi – un’altra.

    Laura, io ho 8 medici “in famiglia” e li ammiro per le vite che salvano. Non ho seguito la “gloriosa tradizione”, ho seguito le mie scelte. Fiera o incosciente (devo ancora decidere).
    E a me rende felice immergere per due ore una platea di gente in un forte sentire, brillare nel sorriso di chi conosce la merca, scornarmi con poeti and co., con chi capita, lavorare, fanculizzare, megafonare, abbracciare….Mi rende felice e (poco a poco) mi rende. Perché oltre alla tranquillità dell’animo, voglio quella economica (è poco poetico, ma pratico!). Io non sono una missionaria e ben vengano le foto di moda – ma divento una iena quando mi si accusa (e non smetterrano mai!) di “andare avanti perché figa” in letteratura. Di frustrati ne ho pieni i polmoni!

    E’ la mia vita e voglio VIVERE sempre e tutto, alti e bassi (sicuramente, anche per questo ;) ci troveremo presto faccia a faccia: ho uno stretto rapporto con gli ospedali…)
    Il mio “essenziale” è scrivere la Vita – da dare, donare, comunicare – Recitare la Vita, l’ascesa e la catarsi. La Vita dal mio punto di vista – per il confronto della messa a fuoco pubblica.
    Davvero non mi interessa “essere un poeta”, “essere una scrittrice” – sulla carta indorata della critica. A me interessa PROVOCARE (in tutta la gamma dei sentimenti), EMOZIONARE/EMOZIONARMI.
    Se poi i “Grandi” mi apprezzano (è ovvio – odio la falsa modestia!) fa piacere e paupulo la mia coda pavonesca, se mi disprezzano (me ne farò una ragione, creda…).

    E dove sono le amicizie “trasversali” e i “gruppetti”?
    Io sono arrivata nella rete delle lettere a novembre – e, gira che ti riscrivo, ho sentito e visto di tutto. Ho litigato con tre quarti del web (e non ho ancora finito!) – ma (e torno all’affinità con Franz) a carte scoperte.

    Con Sannelli stesso abbiamo divergenze di opinioni/visioni – abbiamo le nostre risse e le nostre idee (agli antipodi). Facciamo “gruppetto” come possono farlo Satriani e Sanguineti (anzi, forse loro, hanno più tratti in comune), ma il Cosmo è taaaaaaanto vasto e ci stiamo tutti! (Io sono quella che sos-pinge;)
    Puntualizzato questo, per me Massimo – e CHIUNQUE ALTRO/A – è liberissimo di perseguire la sua strada – artistica e non.

    Ci troveremo ad alcuni incroci e a tanti bivi, con noi stessi e con gli altri, con l’operato – tutto.

    MA nel bene o nel male – avrà la meglio (e questo Sì! – è il mio personalissimo DOGMA) chi è stato onesto con il Sé.
    E io, onestamente, sono una testa di cazzo. Ma so CHI sono!

    IO NON PRETENDO DI “INSEGNARE” A SCRIVERE A NESSUNO; MA CHE NESSUNO PRETENDA DI INSEGNARE A ME A VIVERE? Claro?

    Saludos,

    Chiara Daino

  46. p.s. Torrini,
    daccordo con l’apostrofo!
    io voglio vedere anche le facce, sono un tipo curioso!

  47. d’accordo :-)
    e ancora non parliamo di poesia.
    quando cominciamo di parlare di cose che non siano menate?

  48. “Quando la lingua scende più, sopra il pube, e conduce all’effetto per cui l’altra persona, l’amica, delira (le sue viscere delirano – è l’amico, è la sua mano, è il suo muscolo e la bocca);” martedì, 15 agosto 2006 su sequenze

    non si poteva dire pompino? BRAVA CHIARA! Concordo con te.

  49. cari… finché massimo scrive poesie, va tutto bene, e anzi viene chiamato “immenso” (!!!); se massimo teorizza, con tutta la debolezza che è sua, perché massimo non ha altro che una trentina di libri per farsi forza – allora è uno scandalo. delle due l’una: o sannelli è “immenso” ma delira, o delira sempre e non è grande. eppure sono la stessa persona. nelle poesie si troveranno gli stessi dolori, la stessa fame, ecc. mi dispiace. ho messo il telefono. chi si sente turbato mi può chiamare. va bene? coraggio, siamo tutti figli di esseri umani.

    a chi lamenta che non si parla di poesia: se ne parla, magari male e sbagliando, nel questionario. NON QUI: qui stiamo conversando. lì parlo di deperibilità dei testi (e parlo da filologo, non sono sempre stato il morto di fame deamicisiano di oggi); parlo di generazioni. e parlo di vita e morti: i giganti di oggi, i nessuno del futuro. il problema è la rete: scriviamo, ma queste parole non sono SCRITTE. è ORALITA’, che ha un’altra retorica: sembrano pettegolezzi, e anche i miei di ora lo sono. ed è questo il motivo per cui i critici, anche giovani e informatizzati, NON CI LEGGONO, e se ci leggono non commentano: vedono parole orali, non scritte, nonostante l’apparenza. per ogni dubbio: 349 5874986. siate e vivete felici!
    massimo

  50. certo caro sannelli che è un paradosso, come lei dice: da immenso a derelitto, si rende conto degli sbalzi delle opinioni? basta un passo e si cade. Che contro-senso! Come tutti gli altri contro-sensi sui quali non ha detto lei una parola, ovviamente: l’amore, l’umiltà… tutti pensierini della sera.
    Ad ogni modo… qui non si parla proprio di nulla, come dice lei, né mi pare si parli di qualcosa allora nell’intervista: si va da due che rievocano le caserme, a chi si fanculizza penso anche la mattina di fronte allo specchio (credo), a deliri di onnipotenza, onnipresenza, stanchi stanchi stanchi…. oh e quanto noiosi! Insomma… d’accordo o non daccordo… di sicuro mi sono rotto di stare qui dentro. Vi lascio alla riserva indiana… Occhio allo yankee.
    Con buona pace e felicità di tutti.

  51. ah… si scrive “oralità” e non oralita’ anche se la fretta può portare a certe omissioni/varianti.

  52. Beh, sta a chi conduce far sì che le parole non sembrino orali, ma scritte. A partire dai gestori finendo all’autore di ogni pezzo.
    Del resto, chi vuole può far chiudere i commenti. Insomma, prendete degli accorgimenti, evitiamo lo spargimento di boiate e non ci lamentiamo che i critici non leggono, non è un motivo per non leggere. Bisogna anche infangarsi, entrare in questo ammasso sulfureo, da puzzetta; e non snobbare.

  53. Non rispondo a nessuno. Massimo Sannelli non è né “puro” né “ingenuo”. E’ semplice come una spiga di grano e niente lo tocca

    pb

  54. Ciao Massimo, ho molto apprezzato il tuo articolo e i tanti spunti stimolanti che offrono e tue risposte. Tra le tante mi è molto piaciuta quella tua bella affermazione/intuizione sul “purgatorio triste” e sulla spaccatura disumana e ignorante tra la “relatà” e il “linguaggio”. Sulle segnalazioni? Bhè, quelle sono sempre molto soggettive. Io dal canto mio potrei aggiungere S. Raimondi, S. Brè o scendendo un pò più giù S. Zafferani, A. Guida… (ma sono solo de gustibus).
    Cmq, complimenti ancora Mapi

  55. credo di aver trovato un refuso nel testo del Poeta:

    “peso 68 kg su 1.80, non c’è molto da mangiare, ma se qualcuno volesse, può iniziare…”

    direi che al massimo sarà 1.70/1.75… dunque c’è ancor meno da mangiare di quanto non si offra…!

    lorenzo

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Andrea Raos
Andrea Raos
andrea raos ha pubblicato discendere il fiume calmo, nel quinto quaderno italiano (milano, crocetti, 1996, a c. di franco buffoni), aspettami, dice. poesie 1992-2002 (roma, pieraldo, 2003), luna velata (marsiglia, cipM – les comptoirs de la nouvelle b.s., 2003), le api migratori (salerno, oèdipus – collana liquid, 2007), AAVV, prosa in prosa (firenze, le lettere, 2009), AAVV, la fisica delle cose. dieci riscritture da lucrezio (roma, giulio perrone editore, 2010), i cani dello chott el-jerid (milano, arcipelago, 2010), lettere nere (milano, effigie, 2013), le avventure dell'allegro leprotto e altre storie inospitali (osimo - an, arcipelago itaca, 2017) e o!h (pavia, blonk, 2020). è presente nel volume àkusma. forme della poesia contemporanea (metauro, 2000). ha curato le antologie chijô no utagoe – il coro temporaneo (tokyo, shichôsha, 2001) e contemporary italian poetry (freeverse editions, 2013). con andrea inglese ha curato le antologie azioni poetiche. nouveaux poètes italiens, in «action poétique», (sett. 2004) e le macchine liriche. sei poeti francesi della contemporaneità, in «nuovi argomenti» (ott.-dic. 2005). sue poesie sono apparse in traduzione francese sulle riviste «le cahier du réfuge» (2002), «if» (2003), «action poétique» (2005), «exit» (2005) e "nioques" (2015); altre, in traduzioni inglese, in "the new review of literature" (vol. 5 no. 2 / spring 2008), "aufgabe" (no. 7, 2008), poetry international, free verse e la rubrica "in translation" della rivista "brooklyn rail". in volume ha tradotto joe ross, strati (con marco giovenale, la camera verde, 2007), ryoko sekiguchi, apparizione (la camera verde, 2009), giuliano mesa (con eric suchere, action poetique, 2010), stephen rodefer, dormendo con la luce accesa (nazione indiana / murene, 2010) e charles reznikoff, olocausto (benway series, 2014). in rivista ha tradotto, tra gli altri, yoshioka minoru, gherasim luca, liliane giraudon, valere novarina, danielle collobert, nanni balestrini, kathleen fraser, robert lax, peter gizzi, bob perelman, antoine volodine, franco fortini e murasaki shikibu.
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