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La straniera

[riprendo questo articolo pubblicato anonimo sul “Foglio” del 3 maggio]

La Volta che Veltroni mandò un messaggio commosso alla comunità filippina, peccato però che l’eroica baby-sitter morta per i bambini era honduregna, è il capolavoro degli scivoloni cui può condurre la correttezza politica, che nasconde sempre una punta inconsapevole di razzismo: la tata è sempre filippina. Ma il caso di Vanessa Russo, la ragazza uccisa nella metropolitana di Roma, riporta bruscamente l’orrore dello stereotipo dall’altra parte del pendolo. “La rumena”, “le rumene”. Basta l’indicazione geografica e, da violenza metropolitana, il delitto diventa subito faccenda etnica, emergenza razziale. I giornali non soltanto titolano “Omicidio volontario per la rumena”, ma addirittura, nei trafiletto, il complice diventa, “l’argentino che l’ospitava”.
Velocemente, dal titolo si trapassa al subbuglio sociale: ieri è toccato a Piero Marrazzo, presidente del Lazio, incassare non si sa bene perché i “vergognatevi”, gli “assassini”, gli “ecco i servizi che ci date”. O meglio lo si sa benissimo perché, e sarebbe ingenuo negare che esista un problema perlomeno di “delitto percepito”, come l’effetto serra e la recessione. Però della strage di Erba non si è mai detto “i massacratori comaschi”; però non si è mai scritto della Franzoni “l’immigrata in Val d’Aosta”. Provassimo a scrivere: ucciso da un crotonese, stuprato da un forlivese (e i casi ci sono, eccome se ci sono). Invece uno dei titoli più belli è del Tempo: “Vanessa uccisa dalla straniera per futili motivi”. In quello “straniera” lasciato lì, inevaso, è il succo di tutto. La sindrome etnica preesiste al fatto criminoso. Repubblica nelle prime pagine della videosorveglianza, vede una donna bruna, che sembra “una sudamericana”. E perché non “una mediterranea”?
L’effetto spiazzante svelerebbe la dubbia fondatezza della percezione etnica del crimine. Il rapporto Eures-Ansa del 2005 sugli omicidi volontari in Italia segnala che quelli compiuti da italiani sono il 72 per cento, mentre al quota di stranieri è al 27 per cento. Ma si fa presto a confondere la cronaca nera con l’emergenza sociale e poi vizietto politico (Borghezio che accusa il governo per non aver fermato i rumeni nell’Unione Europea e D’Alema per cui “la rumena è entrata per colpa della Bossi-Fini” sono l’anello più basso di una preoccupante catena involutiva). Da qui la modesta proposta di affibbiare, almeno in occhiello, almeno del sommario, la specifica toponomastica del reprobo, all’assassino, all’ombrellante di turno. Una specie di doc, una denominazione di origine criminale,. Grazie a cui finalmente, oltre al San Marzano, avremo pure i killer dell’Agro Sarnese-Nocerino e l’effervescente sgozzatore di Valdobbiadene. E la ferocia del delitto tornerà a essere semplicemente umana, tratto comune della specie. Senza frontiere.

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27 Commenti

  1. Non so a che pena verranno condannate le due del metro, ma noto un’ ondata giustizialista che mi puzza tanto di razzismo.
    Qualche anno fa Ion Cazacu, un operaio rumeno, chiese al suo datore di lavoro, Cosimo Iannece, di non lavorare più in nero. Il buon Cosimo prese una tanica di benzina e gli diede fuoco. In primo grado venne condannato a 30 anni, in secondo e in cassazione a sedici, ridotti a 13 con indulto. probabilmente è già fuori.
    Il bello è che alla lettura della sentenza Iannece si alzò in piedi indignato urlando “Non è giusto!”
    Sono sicuro che molti, di fronte a questo caso di omicidio preterintenzionale, urlerebbero indignati “Non è giusto!”, nel caso fosse comminata una ragionevole pena di 13 anni.
    Invocando la pena di morte o lì’ ergastolo per le due “rumene assassine”

    gli assassini di marta russo, dieci anni fa esatti, vennero condannati a sei e quattro anni.
    si trattava di assistenti universitari italiani..
    Non vedo perchè queste due, solo perchè sono prostitute rumene, debbanno essere condannate all’ ergastolo e non al massimo, a diciotto anni, la pena più alta prevista per l’ omicidio preterintenzionale.
    Due pesi e due misure per ricchi e poveri, per cittadini e stranieri?
    qui non si tratta di comminare una pena bassa, qui si tratta di non comminare una pena sull’ onda dell’ emozione mediatica.
    Uno dei fondatori di Forza italia fino ad ora è stato condannato a nove anni di galera.
    Mi credete se vi dico che non se ne farà neanche uno, dentro?
    non ritengo che le due prostitute, solo perchè avranno avvocati peggiori, debbano finire in galera per il resto della loro vita. Un qualsiasi cittadino italiano (non povero in canna) sarebbe già stato scarcerato dal Gip in attesa del processo. vedi il caso Franzoni..

    Concludendo: credo che qui ci voglia una pena ESEMPLARE: per pena esemplare intendo ad esempio a una pena di 18 anni per l’ assassina e di cinque , sei anni per favoreggiamento alla complice.
    Nel caso venissero condannate all’ ergastolo verrebbero condannate unicamente per la loro appartenenza all’ etnia rumena. Tanto varrebbe tornare alle leggi razziali di Hitler a questo punto

  2. vedo che già si comminano precisi anni di prigione.
    il processo pare già celebrato allora.
    non so che cosa abbia fatto la rumena, ma per me 18 anni sono troppi.
    propongo 15.
    e il pagamento di una multa di 10.000 euri.
    l’amica poi…

  3. Se potete, leggete l’articolo di Michele Serra di ieri su Repubblica: ‘La paura dell’altro’.
    Il titolo è leggermente fuorviante, perchè in realtà è una sottilissima critica a come tutti i media si ingozzino sempre più di cronaca nera, stravolgendo ormai il senso della vera informazione.
    Ahimè, è chiaro che, se per assurdo la micidiale ombrellata l’avessi data io, cittadina italiana, il caso sarebbe stato liquidato come tragica fatalità, con la metà di parole e servizi.

  4. Non mi sembra che il pezzo aggiunga nulla di nuovo, non so perché non sia firmato. A me viene solo da sorridere (amaramente) ricordando gli “esami di coscienza” e i “mea culpa” di tutti gli organi d’informazione italiani quando si sono scoperti i veri assassini di Erba. Come i mea culpa in chiesa, che durano il tempo di essere pronunciati.

  5. sul foglio (come su altri giornali) solitamente i pezzi non firmati sono del direttore.

  6. io credo che il necessario non sia aggiungere cose nuove
    ma rimarcare le differenze,
    laddove non dovrebbero esserci.

  7. certo che l’informazione a volte infierisce in modo negativo
    non lascia spazi, opprime.
    Pultroppo il razzismo sta diventando una piaga perchè dilaga ovunque in modo vergognoso!
    a partire dai vicini di casa.

  8. Un ottimo esempio, quello di Ferrara, di articolo inutile: la Franzoni immigrata in Val d’Aosta? Bah…

    Per quanto riguarda le percentuali citate da Ferrara sono semplicemente senza senso poiché non riportano le informazioni di base relative ai valori assoluti dai quali sono state ottenute e non consentono di comprendere. Semplici paletti di sostegno: gli stessi utilizzati negli orti per sorreggere le piantine dei pomodori, altrimenti troppo fragili.

    Se quelle percentuali fossero riferite al valore complessivo degli omicidi volontari rilevati in Italia, utilizzare il termine emergenza sarebbe quanto meno appropriato. Eh sì perché, se una comunità di circa 4 milioni di persone (se qualcuno ha il numero esatto può correggere) di immigrati riesce a raggiungere il 27% degli omicidi volontari e l’altra comunità, di 50 e passa milioni, arriva SOLO al 72% c’è qualcosa che non mi quadra e basta una semplicissima proporzione per capire che il livello di “propensione” all’omicidio volontario è MOLTO più alta negli immigrati che non negli italiani.

    Se invece quelle percentuali sono già ponderate e correlate al valore numerico assoluto, beh: possiamo affermare, con orgoglio, che in Italia sono arrivati gli immigrati più “santi” del mondo. Ci starebbe anche un sorriso.

    Ah, un’ultima nota: 72+27 fa 99. E l’1% che manca chi l’ha ammazzato? Gli articoli di Ferrara?

    Blackjack

  9. Sulla vicenda della bambina uccisa, Ravel al tg1 ha detto che l’italiano avrebbe ucciso “per farsi giustizia da solo”, senza spiegare perché (essendo la lite “per futili motivi”), ma è già un buon modo per rendere un po’ meno colpevole l’assassino.

    La settimana scorsa, sul “rom ubriaco” che vicino Ascoli ha investito e ucciso quattro ragazzi si è sentito qualunque cosa, in quanto rom. Che sia stato dato alle fiamme il giorno dei funerali l’intero campo nomadi, beh pazienza.

    Ecco cosa intendevo quando dicevo: il pezzo non aggiunge nulla. Ogni tanto qualcuno (me compreso) ricorda questa situazione, i giornali ne prendono atto solo quando fanno un errore colossale, e tutto finisce lì. Ma come si cambia?

  10. C’è un’ulteriore chicca, legata all’articolo di Ferrara: cita il rapporto Eures sugli omicidi del 2005 e dimentica (?) quello del 2006. Sono perplesso.

    Perché citare il lavoro del 2005 quando è GIA’ disponibile il rapporto Eures relativo al 2006? Il Foglio non aveva fondi sufficienti per acquistare il rapporto del 2006? I numeri del 2005 erano più favorevoli e/o adatti per sostenere la sua stramba tesi?

    Nel 2004 gli omicidi volontari in Italia sono stati 710 (dati Eures riassunti nel rapporto 2005) e di questi, se i dati riportati da Ferrara sono veri, il 27% è opera di immigrati. Immigrati che, non dimentichiamolo, sono meno del 6% della popolazione che risiede in Italia.

    Nonostante questo, e nonostante gli omicidi di camorra/mafia/ndrangheta etc…, l’Italia ha un livello di omicidi PIU’ basso della Svezia. Divertente vero?

    Può essere, ma a me non diverte questo giornalismo barbone che NON informa e punta solo al sensazionalismo manipolando i numeri a suo uso e consumo e solo per sostenere le opinioni, opinabili, di tale Ferrara.

    Blackjack

  11. @raimo

    Con che spirito ripubblichi il pezzo del Foglio? Vuoi avvertirci che quei ‘fascisti’ se accorgono soltanto adesso che il linguaggio giornalistico è insidioso, che la cronaca nera è una forma di propaganda a sfondo etnico? Oppure ci stai dicendo gente, leviamoci i paraocchi, smettiamola d’inseguire i massimi sistemi e proviamo a stare dietro ai fatti?

    Vi siete accorti che lo stesso quotidiano sponsor della securitate sarkosista pubblica un editoriale antiessenzialista? Che riesce a far convivere eretici come Bandinelli a ultracattolici come Langone, outsider alla Milani con insider alla Capuozzo? Sofri e David Frum. Leggetevi cos’ha scritto oggi Stefanini su Barabba, citando Ratzinger e i “combattenti della resistenza” (non quella cattolica).

    Qui da noi abbiamo un Rovelli che l’avrebbe fatta con la mano sinistra un’analisi come quella del Foglio. Rovelli, Saviano, chi volete voi. Già, ma avremo mai il coraggio di pubblicare un pezzo sulle vittime? Discutere seriamente di politica e sicurezza? Sembra quasi che le “famiglie delle vittime” siano immondizia da lasciare al Tg1 di Riotta. Che non appartengano alle rarefatte meditazioni sulla ‘cultura’. Ma che cos’è la letteratura se si riduce a catalogo, recensione, raccontino, e a qualche sporadica incursione nella realtà? Eppure sulla sicurezza si giocano le sfide politico-elettorali di questo ventennio.

    Si potrà obiettare che il Foglio è pars costruens del magna magna italiota. Che ci vuole assai a essere plurali quando puoi frugare nel forziere del Cavaliere. Eppure il Foglio vende. Cresce. Il business fa la politica e quindi la società.

    Perché Raimo non ha abbozzato un commento? In fondo il Foglio non ha scritto niente di nuovo, come suggerisce Gilliat. Anzi, potrebbe rivelarsi l’ennesima furbata di Ferrara, in linea con la politica di ‘cortesia democratica’ inaugurata dal Cavaliere qualche settimana fa.

    Occorrono analisi più stringenti (e stravaganti). Più ironia, più varietà. Meno teoria e tanta attualità. Una sobria levità. Insomma, essere imprevedibili. Catapultare nel proprio orticello punti di vista che non devono per forza essere appiattiti sul progetto ideologico ed editoriale di una testata. Com’era? Astuti quanto colombe.

  12. Boh, non è passato il commento precedente, poco male. Butto comunque lì qualche altro numero.

    Se prendiamo i 710 omicidi volontari del 2004 (dati Eures rapporto 2005), le percentuali di Ferrara (27% omicidi di stranieri e 72% omicidi di italiani), il numero della popolazione di immigrati (4 milioni) e di italiani (50 milioni); incominciamo ad avere qualche numero sul quale ragionare per valutare una PARTE del fenomeno omicidi volontari.

    Scopriamo in questo modo che 191,7 omicidi (uno è morto solo per un pezzo, stramberie dei numeri) sono a carico di stranieri e 511,2 sono a carico di italiani.
    Una bella differenza non c’è che dire.

    Prendiamo ora questi numeri e proviamo a rapportarli con la popolazione. Scopriamo, e non era difficile, un’incidenza di circa 47,5 omicidi volontari per milione di abitanti fra la popolazione straniera e di 10,2 omicidi volontari per milione di abitante fra la popolazione italiana.
    Una bella differenza anche qui.

    Possiamo quindi affermare, partendo dai dati Eures, che la propensione all’omicidio volontario nella popolazione immigrata in Italia è quasi 5 volte la propensione all’omicidio della popolazione italiana. E’ un’emergenza? Non ne ho idea, ma i numeri sono questi.

    Numeri comunque molto diversi dagli asettici 72% e 27% utilizzati da Ferrara nel suo insulso articolo. Quali valori sociologici attribuire a questi numeri? Non ne ho alcuna idea e non ne sarei capace.

    Blackjack

  13. le cose forti destano sempre reazioni (involontarie) spropositate e inadeguate.
    basterebbe più dolcezza, più sensibilità…
    se di umano ancora qualcosa conserviamo.
    solo questo.

  14. sarà che sono stato molto più attento alla lezione di Poe nei Delitti della rue morgue che alla cronaca ma non sarei nemmeno troppo sicuro che la verità sia quella che adesso appare come tale(del resto c’è gente che ancora oggi crede che qualcuno possa essere condannato con la sola prova delle impronte digitali o del dna,manco non fossero ancora stati inventati gli avvocati;inutile aspettarsi molta ragionevolezza)

  15. articolo di repubblica che spiega bene le cose:

    Ieri notte Karolina, una bambina polacca di cinque anni, è stata uccisa da un trentaduenne italiano. Secondo la prima ricostruzione, il killer aveva litigato con due polacchi in un bar. Un testimone l’ha anche sentito pronunciare la frase: “Vengo a spararti fino a casa”. Promessa mantenuta. Solo che i due polacchi, dopo la lite, non sono andati a casa loro, ma a casa di amici. L’italiano non lo sapeva. Quando li ha visti entrare, si è avvicinato alla porta e ha sparato. All’errore sulla casa si è aggiunto quello sul bersaglio. Colpita alla fronte, Karolina è morta all’istante. La notizia è stata data sia dall’Ansa, sia dai notiziari radiofonici, con l’avverbio “accidentalmente”.

    Abbiamo effettuato una ricerca incrociando le parole “ombrello” e “accidentalmente” per verificare se l’avverbio sia mai stato utilizzato nel riferire la notizia dell’omicidio del metrò di Roma. Vicenda orribile che, per la dinamica e per l’arma del delitto, può effettivamente suscitare qualche dubbio sulla ‘accidentalità’ dell’evento. O, per usare un termine tecnico, sulla ‘preterintenzionalità” dell’omicidio. Bene, l’avverbio in questione non compare mai.

    Di certo è improprio il suo utilizzo nella vicenda della bambina polacca. I giuristi chiamano casi come questo “aberratio ictus”. L’esempio di scuola coincide esattamente col fatto accaduto ieri notte: Tizio spara un colpo di pistola contro Caio ma, per errore di persona, colpisce Sempronio. Se ne occupa il codice penale, all’articolo 82: “Quando, per errore nell’uso dei mezzi di esecuzione del reato, o per un’altra causa, è cagionata offesa a persona diversa da quella alla quale l’offesa era diretta, il colpevole risponde come se avesse commesso il reato in danno della persona che voleva offendere”.

    In conclusione: l’omicidio, forse accidentale (lo stabiliranno i magistrati) commesso da una rumena su una ragazza italiana, è stato subito presentato come “volontario”. Mentre l’omicidio certamente volontario commesso da un italiano su una bambina polacca è subito diventato “accidentale”.

    E’ uno spunto di riflessione in vista della elaborazione del codice etico su stampa e immigrazione.

  16. Nel quartiere dove abito (zona storica di una piccola città del Sud), una ogni quattro case è abitata da universitari fuori sede o immigrati. In una ogni tre si chiama all’estero una volta la settimana vuoi per salutare parenti emigrati negli anni ’60, vuoi per salutare i figli (laureati) costretti a partire perchè sprovvisti di raccomandazioni o pazienza o volontà di procurarsene una, fosse anche per fare il call-center. In tutto il quartiere (sono 400 numeri, la via più lunga della cittadina) ci sono circa una ventina di connessioni internet ed un solo internet point gestito da un gruppo di ragazzi, composto da ben due pc. L’informazione è curata dalla TV. Mamme con pensione minima guardano in cagnesco immigrati e studenti, ora atterrite anche dagli ombrelli.
    Se prima l’uomo nero vestiva i panni della famiglia di schizofrenici di fianco casa mia, adesso sono gli immigrati a terrorizzare le strade. Filippini, Cinesi, Thailandesi, Senegalesi, Rumeni, Albanesi che espiano per i figli lontani, soprattutto per loro.
    In questo clima diffidente e silenzioso di quello che era un quartiere vivo, l’informazione filtrata dagli strepiti televisivi è ampliata amalapena dai figli emigrati e dal comunista saccente.

  17. che tristezza quando l’ideologia si sovrappone alla sostenza.
    come negare, se non attraverso un cieco preconcetto che, ahinoi, il foglio è un giornale molto più stimolante e intelligente di tanti altri?
    riuscire a contenere in sé persone di provenienza mi sembra un merito.
    dico questo con amarezza.
    dico questo convinto che ormai siamo tutti assuefatti dal “meno peggio”.
    e la classe politica ne è un esempio.
    a parte i calcoli di blackjack, l’articolo dice tutto sommato il vero.

  18. I funerali di Vanessa Russo, la giovane romana uccisa nel metrò della capitale, da una cittadina rumena – appartenente al pari dell’Italia all’Unione Europea – in un clima non certo di raccoglimento, ma di rabbia, insulti borgatari e ignoranza della peggior specie.
    A parte il naturale senso di sconforto e dolore per la perdita di una giovane vita, fa riflettere il clima di intolleranza, volgarità di basso livello culturale e sociale, tenuto dagli amici riuniti in Chiesa per l’estremo saluto alla vittima.
    Balza all’occhio, il sentimento di feroce giustizialismo forcaiolo uscito prima e dopo la cerimonia, non ispirati a quei valori di carità cristiana, che dovrebbero essere consoni nelle vicinanze di un luogo sacro, dissacrato dalle invettive gridate dai presenti. Comportamenti scomposti, ben diversi da quelli di dignitoso dolore, mostrato dal padre di Raffaela, che ha perso moglie, figlia e il nipote nella strage di Erba, compiuta dai coniugi Romano, entrambi italiani, facendo apparire risibile la frase affissa dagli amici nella giovane uccisa, che recita: “Addio Vanessa, vittima innocente di una barbarie che non ci appartiene…”
    Le due cittadine Europee di nazionalità rumena, godono in suolo italiano, degli stessi diritti di ogni indagato, cioè la presunzione di innocenza, fino all’eventuale ultimo grado di giudizio, ed è scandaloso che siano additate come meretrici – dove secondo la legge italiana, prostituirsi liberamente e senza costrizione, identiche molte italiane che “battono” per miseria, degrado, o semplicemente come la giovane rumena, per acquistare abiti firmati acquistati anche dalle “mignotte” italiane – non è considerato reato, tanto è vero che quotidiani nazionali e locali sono pieni di annunci di escort, massaggiatrici, e altro, anche italianissime, quindi “legali”.
    Non si è assistito ad un funerale rispettoso della morte, e del dolore, ma a quasi una ressa da cortile, ad una rabbia pericolosa e disintegrante, che non deve aver spazio, in quella che questi civili cittadini di borgata considerano culla della loro civiltà, intelligentemente mostrata davanti alle telecamere.
    La giovane rumena, e l’amica minorenne – accusata di concorso morale in omicidio – sono sottoposte ad una gogna mediatica, simile a quella del processo di Cogne, dove il Paese le ha già condannate senza possibilità d’appello, non perchè esse forse non sono colpevoli, ma per il semplice fatto che non sono ne italiane, ne spagnole, ne francesi, ma Rumene che volevano voler al pari degli occidentali, italiani, ma non solo, di voler sicurezza, stabilità economica e una vita diversa, anche se al pari di tante italiane, facendo marchette.
    L’assassina, potrebbe essere colpevole di eccesso di legittima difesa, se si riuscirà a trovare testimoni, che hanno assistito a tutto il diverbio tra le tre giovani,a parte la vittima – che indipendentemente dalla futura sentenza del processo – ha perso la vita, c’è un secondo sconfitto, ed è la società, che dalle campagne mediatiche di questi giorni, ha già condannato, perché arrivano da un Paese dell’Est.

    Marco Bazzato
    02.05.2007
    http://marco-bazzato.blogspot.com/

  19. “L’assassina potrebbe essere colpevole di eccesso di legittima difesa”. Tolleranza zero verso le vittime e il loro dolore.

    Quanto al padre di Erba è stato tanto cristiano che addirittura preti e monsignori hanno preso le distanze. Certe volte è più ‘vero’ e ‘lucido’ il grido di dolore ruzzulano che non il paternalismo perdonista manzoniano.

  20. Faccio notare che blackjak fa con le cifre assolute quello che il foglio fa con le percentuali nel momento stesso in cui blackjack ne critica la manipolazione. Che i numeri assoluti rivelino una “propensione all´omicidio volontario” piú elevata negli stranieri puó essere accettato (sebbene su base strettamente aritmetica), ma i 191,7 omicidi commessi dagli stranieri non mi sembrano tuttavia sufficienti a sorpassare la soglia dell´emergenza sicurezza, e questo proprio dovuto al confronto fra le cifre assolute. Gli stranieri non vanno rapportati a se stessi, ma agli italiani, e questi ultimi mi sembra che siano ancora la maggioranza in Italia. In termini assoluti intendo, non solo percentuali!

  21. A Fidene. “Tante scritte sui muri fanno capire che sotto la quiete apparente arde un fuoco pericoloso. Già ai primi ponticelli si legge Ultras Lazio Spranga, Banda Noantri all’assalto, e altre minacciose affermazioni teppistico-sportive. Ma più avanti il discorso si precisa. Mussolini per mille anni; Difendi i tuoi valori e la tradizione: no all’immigrazione; No negri; Ieri oggi e domani sempre con Mussolini; Via i rumeni e tanti manifesti di Forza Nuova aggrappati rabbiosamente ai muri. – Ma hai visto cosa c’è qui sotto, sulla Salaria? -, mi dice un ragazzetto dall’aria torva e dai capelli rasati, e una mamma con la carrozzina si ferma a rispondere: – uno schifo, un vero schifo, puttane di sedici anni a centinaia, fin dalla prima mattina e per tutta la notte -“.

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