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Aster

di
Eugenio Tescione
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L’uomo sollevò lo sguardo al cielo, cominciò a formulare ipotesi e credenze sulla natura umana.
Creò un mondo parallelo, abitato da divinità simili a lui o incarnanti le forze della natura…
Poi, cominciò a vedere ciò che guardava. E vide uno spazio nero pieno di punti chiari e luminosi. Lo sguardo li unì, creando linee, forme chiuse, segni. Li fece propri e li trasferì sulla terra: si dice che la prima lettera, il primo segno scritto, sia stato l’asterisco, la rappresentazione grafica di una stella (aster) che esplode.
La sete di trascendenza fu soddisfatta (allora come adesso) dall’avvicinare il trascendente a sé, essendo impossibile il contrario se non al prezzo della morte, o della santità… Così, i punti del cielo furono trasferiti sulla terra e qui produssero effetti concreti: fare sulla terra ciò che facevano gli occhi fissi nel cielo, aiutò gli uomini a misurare, a costruire.

Questo lavoro si rivolge, forse, agli architetti. Forse, perché sembra difficile dire prima chi si rivolgerà ad esso. È stato pensato, ad ogni buon conto, come un tentativo di tracciare una linea di congiunzione tra discipline, aree teoriche e “pratiche”, certamente dotate di ambiti, estensioni e spazi propri. Desiderativamente, la linea intendeva trascinare con sé un ambito verso l’altro, non perché così uno potesse spiegare (interpretare?, concretizzare?, descrivere?) l’altro, ma solo perché si potesse, dall’avvicinarli, creare un vertice che, almeno in parte, li comprendesse. Chi si abbandona al tracciato d’una linea può sentire quanto questo segno, facilmente immaginabile come esile e filiforme disegno in punta di matita, possa avere la capacità di trascinare l’emozione.

Quello che ricercavo è il piacere che si può provare dal muoversi tra le astrazioni, cioè sentire di produrre una linea equivalente a quella derivabile dal moto di un oggetto concreto, come sarebbe, se diventasse visibile, la linea del volo di un uccello, uno di quegli uccelli che si muovono lenti, con andamento pacato, con curve dolci determinate dal lasciare il corpo sospeso al vento e alle sue lievi variazioni. Un gabbiano, forse; o un rapace, che sfrutta le correnti calde ascensionali che lambiscono le rocce a strapiombo sul mare. Ma anche le linee spezzate e zigzaganti, veloci nei cambi di direzione, di una rondine in cerca di cibo; chissà che non vada in cerca del moto in sé, del puro volare. O anche le linee apparse visibili del nuotare di un pesce nell’altro fluido, l’acqua. Oppure, ancora, la linea disegnata da una spada che si sfodera a colpire, e giustamente se sotto c’è un nodo. Una linea ininterrotta, che a volte si riposa in un punto.

L’aspirazione, ovviamente, non era quella di saturare lo spazio, cosa del resto impossibile. Piuttosto, quella di rendere visibili le aree insature, affinché in esse si inserisse il pensiero: non si può dare il pensato, meglio è creare spazi per pensare. Mi auguro che ciò che manca possa inserirsi, che possa inserirsi lo scambio, il dialogo, tra chi si muove disegnando linee proprie in spazi diversi, essendo partito però da uno spazio, interiore, comune.
Questo lavoro, dunque, vuole essere un punto dove temporaneamente possano riposarsi linee partite da lontano.

Introduzione a
“Architettura della mente” edito nel 2003 da Testo&Immagine Torino, ora in catalogo in Marsilio Venezia

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20 Commenti

  1. la voglia che mi viene di leggere questo libro è pari a quella che c’ho di andare dal dentista giovedì.

    (poi magari sarà pure bello, non lo posso negare a priori…)

  2. Tash,
    e la parola stella, i punti cardinali, dove li mettiamo?

    ‘creare spazi per pensare’

    per me è quasi necessario.

    aribesos

  3. A tashtego, che crede nella scienza (non si sa però di quale scienza si tratta e di quale metodo scientifico) consiglio la lettura di Nuovi Orizzonti del Linguaggio e della Mente di Noam Chomsky per avere meno certezze sullo statuto epistemologico del concetto di corpo. Parola di Chomsky!

  4. @lumina
    questo tuo commento mi pare un po’ fuori tema.
    io parlavo dell’effetto della parola “gabbiano”.

    i libri che consigli di leggere, o (raramente) li ho già letti, oppure mi passa la voglia, se mai l’ho avuta, di leggerli.
    detto questo, ripeto che io non credo a nulla, nemmeno alla scienza.
    quella del credere non è una modalità che mi è propria.
    semplicemente ritengo, non “credo”, che il modo scientifico di indagare il mondo sia la sola forma di conoscenza che abbiamo (per ora) a disposizione.
    ammesso che il mondo sia conoscibile.
    ritengo inoltre che lo spiritualismo sia una truffa, in quanto lo spirito non esiste: siamo tutta materia, nella materia.
    sul cosa sia la materia non saprei pronunciarmi e credo che non lo sappia nessuno.
    ma molta gente ci sta lavorando.
    e io stimo la gente che fa questo genere di lavoro.
    (è lo stesso tipo di gente che ha inventato l’aspirina, per dire)

  5. Interessante modo di ragionare il tuo. Non sai cos’è la materia ma sai che lo spirito non esiste. Perché? Un ragionamento logico ed elementare su quanto tu dici mostrerebbe che non sapendo cos’è la materia, lo spirito potrebbe essere qualcosa di materiale (cioè materia ancora non conosciuta). Non ti sembra evidente che chi ha chiamato certi fenomeni come spirituali ha usato semplicemente un nome, una designazione per qualcosa di cui si ignora la natura? Eppure dici che non sai cos’è la materia!
    Però ti senti di escludere nulla o poco sapendo della materia, che questa non possa comprendere fenomeni nominati con la parola spirito.

    A me sembra che di credenze ne hai più di una e la mia osservazione era pertinente e ancora più pertinente rispetto alla tua risposta il libro di Chomski che indicavo!

    In quanto allo spiritualismo, così come lo chiami tu, è morto e sepolto da tempo nel dibattito alto filosofico e niente nel mio discorso ( o nei miei discorsi) presuppone una posizione spiritualistica. M’interessano i fenomeni, poi per quanto mi riguarda li puoi chiamare come ti pare.

    I fenomeno nominati (in mancanza di qualcosa che ne chiarisca la natura) spirituali esistono. Poi, li puoi chiamare pure materiali, per me non cambia nulla.

    La realtà è una, e i significanti non raggiungono mai i significati.

    Per ultimo: dato che sostieni di non credere a nulla, almeno credi a quello che mi hai scritto?

  6. Esaminando solo un senso fenomenologico, bisogna fare attenzione a non confondere l’individualità personale, vale a dire l’intero-persona, con quel punto o quello strato di essa attivato in ogni attuale volere che chiamiamo “io”. Se per morte dell’io o dell’uomo psichico non si intende l’abbandono del proprio volere, non sappiamo veramente che cosa si possa intendere. Ma l’abbandono del proprio volere , la dimissione dell’io, accade che non coincida affatto con il venir meno di una persona, ma con il suo venir a essere: magis esse et magis esse se, direbbe Agostino.
    Questo solo ed enigmatico fenomeno si considera caratteristico del fare esperienza, prova dello spirito, e questo solo corrispondente all’enigmatico senso residuale della parola “spirito”, non riducibile al concetto della facoltà di intendere e di volere, cioè della ragione.

    @tashtego Mi fa piacere che stimi coloro tipo gli inventori dell’aspirina (anche se sulla storia dell’aspirina ci sarebbero da dire molte cose e non del tutto positive)
    Chimici, biochimici, medici, biologi molecolari quindi! Fisici no? E quindi potresti stimare anche me forse… eh eh! dato che ancora insegno oltre la filosofia, biomichica degli acidi grassi e medicina cinese (quest’ultima ti va bene oppure no?).
    Fra due sabati mi toccherà parlare di acido gammalinoleico e pge1!

  7. @tashtego mi hai scritto: semplicemente ritengo, non “credo”

    come fai a non renderti conti che tu credi come tutti noi mortali, quando persino mi scrivi queste cose.

    Il Dizionario Gabrielli, 1989 Mondadori, a pagina 3114 mi dice al punto 6 del verbo ritenere: Giudicare, reputare, stimare, credere, considerare.

    Credere, appunto.

    Ma sta ragione di Andrea Inglese funziona?

  8. @luminamenti
    “dato che sostieni di non credere a nulla, almeno credi a quello che mi hai scritto?”
    no.
    ma nemmeno a quello che hai scritto tu.

  9. madonna Luminame’ quanto sei noioso.

    Che pare che ti ha assoldato la fazione avversaria per dimostrare definitivamente che coltivare ‘sto spirito (?) non serve a una cippa.

  10. @tashtego. Guarda che non ci speravo proprio che tu mi credessi. Non c’era bisogno di riempire lo spazio del post con nulla!

    Mi dicono amici di NI che hai scritto un buon libro (vedi ti faccio pure pubblicità). Speriamo che in quanto scrittore, che è il mestiere e l’artigiano nell’uso delle parole, tu sia stato più attento nel loro uso.

    Per te lo spiritualismo è una truffa. Ma la parola truffa significa ingannare sapendo di ingannare. Ora, non credere allo spirito è un conto (per te facile dato che non credi a nulla, quindi mica ti sei sforzato molto), dire che è una truffa è un altro conto!

    Se, ad esempio, prendi in esame la Storia della Medicina Cinese, e si legge il più importante libro di medicina cinese, Huangdi neijing o Libro dell’Interno dell’Imperatore Giallo, testo risalente al 300 A.C., si apre con una domanda dell’illustre sovrano al proprio medico Qi Bo: ” Ho sentito dire che gli uomini dei tempi antichi vivevano fino all’età di cento anni…Gli uomini di oggi vivono cinquant’anni…Perché la situazione è cambiata?”.
    “Gli uomini dei tempi passati prendono a modello yin e yang…”
    “mantenendo in armonia lo spirito, che è yang, e il corpo, che è yin.

    Uno delle due parti di cui si compone questo libro che è stato glossato da ben tre dinastie e usato nelle università moderne cinesi ( i medici cinesi studiano contemporanemmente medicina occidental tecnologica e medicina tradizionale cinese) si chiama Lingshu o Asse dello Spirito e tratta di agopuntura, come a indicare dove circola lo Spirito.
    E non c’è cultura più immanentista di quella cinese.
    La parola Spirito ricorre nel Huangdi neijing moltissime volte.
    Grazie a questo libro i cinesi si sono curati molto bene per più di duemila anni e francamente si stupirebbero non poco a sentire da un un signor nessuno di nome Tashtego che è una truffa ciò che si è studiato , applicato e provato in 2000 anni e che per duemila anni prima che li avvertisse tashtego i cinesi si sono fatti prendere per il culo da un libro di medicina.
    Naturalmente esistono altre versioni della parola Spirito (cultura indiana, sciamanica di vari popoli, indios, cristianesimo, ebraismo), ma bisognerebbe essere molto più cauti nell’affermare cose in cui, per l’appunto, non credi: come la parola truffa! che se poi non ci credi in quello che hai detto lascio a te indovinare chi è che esercita la truffa

    Riprenditi Tash, non si può sempre recitare la parte del simpatico che sa come dire simpaticamente cazzate!

  11. si riprenda signor tash,:))) anche perchè l’ha scritto lei dove credi di andare no?
    dire ad un uomo dove crede di andare significa dirgli di fermarsi quantomeno per porsi la domanda:
    dove credo di andare?
    e già il credere presuppone una fede, una convinzione
    si può credere che non è possibile credere in nulla, e fermarsi,
    o andare alla cieca e questo andare è foriero di sventure e drammi e dolore.
    o si può credere che pur non credendo in nulla occorra andare testimoniando solo un’ impossibilità carica di consapevolezza buona, quella che a lei difetta.
    lei signor tash è uno scettico che aderisce con spezzo alla vita?
    ho raccolto il suo invito/preghiera a depistare il caro lumina, spero di aver fatto cosa buona e gradita. :)))))
    sempre baci
    la funambola

  12. @lumina
    non so perché mi percepisci come simpatico, dato che sto sul c. a tutti.
    truffa significa esattamente quello che dici tu: inganno consapevole.
    su questo inganno consapevole si sono basati millenni di dominazione oligarchica della chiesa cattolica.
    ma è solo un esempio tra i molti: pensa alle teocrazie egizie, islamiche, eccetera.
    non so nulla di medicina cinese e credo che difficilmente mi informerò sull’argomento.
    mi spiace, ma ho altre urgenze.
    circa l’esistenza di una dimensione spirituale della materia è chi l’afferma che ne deve provarla e non chi la nega che deve dimostrare la non esistenza.
    possiamo non sapere cosa sia la materia, ma è difficile negare che esista una “cosa” con questo nome, un ente.
    la filosofia non è il mio mestiere, ma non mi si può negare il diritto di avere lo stesso qualche opinione circa ciò che esiste o no.
    nemmeno mi si può sempre rimproverare di non aver letto questo o quel libro, che è una tua tipica modalità di interloquire.
    con questo chiudo e spero che tu non te ne abbia a male.

  13. Tash dici “possiamo non sapere cosa sia la materia, ma è difficile negare che esista una “cosa” con questo nome, un ente”.

    Mi ripeti di nuovo come un disco incantato questa affermazione. Ma se non sai cosa è la materia, non puoi escludere che lo spirito appartenga a questa dimensione della materia non ancora conosciuta.

    Ora dire così come io formulo il discorso, è non avere pregiudizi, essere neutrali e sopratutto ipotizzare e indagare, così come fanno gli scienziati.

    E infatti gli scienziati già indagano su questi fenomeni da tempo e sono sempre di più.

    Uno per tutti che si sono occupati con rigore metodologico galileiano e scientifico è stato il neurofisiologo Marco Margnelli (che altre volte ho citato).

    Ma dato poi che non ti interessa leggere i libri che indico, è evidente che non ti interessa controllare la falsificazione delle tue convizioni, alquanto banali, dato che non credi in nulla, quindi come puoi chiedere che siano gli altri a dover dimostra l’esistenza dello spirito, se neanche ti vuoi leggere i libri e i fatti (su questi libri e fatti che esistono non hai portato mai alcun argomento che li neghi) che falsificano la tua convinzione.

    Già definirla tua convinzione è concessione che ti faccio, perché è evidente che tu non hai convinzioni, semplicemente non credi ma ritieni, come dire l’ho detto e poi lo nego, così sto sempre a galla. E la cacca quando è troppa affonda, ma la preferisci al gabbiano che vola alto. Chissà che ci sta a fare per te la corteccia prefrontale, sede del pensiero astratto).

    Bene, lo stesso discorso che fai tu si può dire modificando una parola: possiamo non sapere cosa sia lo spirito, ma è difficile negare che esista una “cosa” con questo nome, un ente”.

    Esiste una branca molto antica e oggi molto attuale, che studia gli enti, che si chiama Ontologia (che tra l’altro ha applicazione interessanti anche in medicina e in informatica).

    In quanto e sempre alla tua affermazione: “circa l’esistenza di una dimensione spirituale della materia è chi l’afferma che ne deve provarla e non chi la nega che deve dimostrare la non esistenza”, questa dimensione fenomenologica, storicamente indicata come dimensione spirituale è provata e non è con il tuo blaterare che dimostri che queste prove non esistono, non valgono, che questi fenomeni non esistano. E siccome a te non interessa leggere i libri che mostrano questa dimensione, come tu stesso affermi, è evidente che per te non c’è argomentazione, cioè non hai argomenti. A me non interessa mantenere forzatamente la parola spirito per questi fenomeni, per me è un falso problema, mi preoccupo di controllare se questi fenomeni esistono, e nel caso dell’uomo se questi fenomeni sono in grado di migliorare la sua esistenza. La storia della mistica mi dà risposta affermativa. Di prove lì ce ne sono a iosa, a tempesta! Che poi tu mi dica che appartengono alla materia, ciò non cambia nulla, non è il significante che mi spiega il significato.

    Quando un maestro della confraternita sufi Jerrahi-Halveti mi ha mostrato come il suono che usava in musicoterapia veicolava la capacità di modificare la pulsatilità ormonale, ricostruendo la ritmicità secretoria interrotta in donne con amenorrea, non mi sono messo a disquisire con lui se era spirito o materia. Ho registrato e ho capito quanto una tradizione come quella Sufi, storicamente definita spirituale, era in possesso di una conoscenza importante, utile, meritevole di essere ulteriormente esplorata.

    Lo stesso potrebbe dirsi delle guarigioni sciamaniche presso i Lao Hmong.

    A te invece piace fare di ogni erba un fascio e globalizzare il mondo a solo un punto di vista (alquanto cecato).

    In quanto alle truffe, non conosci neanche quelle sull’aspirina, ma hai fede nell’aspirina! perché così ti hanno detto! (naturalmente se è stato possibile che la Chiesa Cattolica abbia per secoli ingannato sei così competente da escludere che per anni si sia stati ingannati sui vantaggi dell’aspirina) non sai proprio di cosa parli, ti arrampichi sui muri lisci!

    Sull’inganno consapevole dentro la Storia della Chiesa cattolica o di altre storie di fedi religiose, ti do perfettamente ragione, ma non è di questo che stavo (stavamo) parlando. E non tutto quello che è accaduto nella Chiesa Cattolica è truffa. Mostri così di essere un fondamentalista. Innocuo però e per fortuna, tanto tu sei quello che non crede a nulla.

    Cioran, che era scettico al massimo grado, come illustra bene Fernando Savater, almeno aveva il pregio di saperlo presentare il suo scetticismo!

    In quanto ai libri, tu che non leggeresti mai un libro dove c’è la parola gabbiano, non leggi neanche uno di quelli appartenenti a quelli che tu stimi, come Noam Chomski, che mostra senza alcuna fede, alcun credo religioso, come il mentale non sia riducibile alla fisica o alle altre scienze dure, e che invece mostra, con la Ragione (quella spalmata da te e da Andrea Inglese) come il fallimento della fisica meccanicistica del 17esimo secolo, porti proprio il concetto di corpo ( e non quello di mente) a incorrere nelle più ardue difficoltà epistemologiche!

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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