L’autodafé di un editor

editor.jpgdi Edoardo Brugnatelli

[Iannozzi aveva ragione! Ho estorto questa confessione a Brugnatelli, capomafia di Strade Blu, sul vero ruolo dell’editor. Inutile girarci attorno, questa è la vera verissima verità. Ovviamente l’ho editata un po’, tagliuzzando di qua e di là, tanto per farlo soffrire… G.B.]

Ebbene, sì. Non è più possibile tenere nascosto il terribile segreto di cui noi, membri della massoneria degli editors siamo detentori. Il nostro lavoro non è come cerchiamo di farvi credere che sia. Ora vi racconto in realtà come è per davvero.
Prima di tutto dovete sapere che la selezione delle persone che si occupano di funzioni editoriali in una casa editrice in Italia si basa su camarille di casta. Mio padre era un editor come mio nonno. I miei figli diventeranno editor e così via fino alla notte dei tempi. Come i notai. Come i primari ospedalieri. Come i professori di ruolo. Come i posteggiatori abusivi.
Questo fa sì – tra l’altro – che tutti noi siamo complici nel mantenimento di un sistema chiuso e corrotto, il che – ça va sans dire – finisce per corrompere (laddove ce ne sia il bisogno) anche noi che siamo tutti pavidi, sbruffoni, avidi, superficiali, ignoranti, leccapiedi, classisti, sordidi moralmente e fisicamente etc etc etc
Ma veniamo al dunque.
Quando uno scrittore (in genere raccomandato da qualche Potente della Terra, amico, ex compagno di scuola privata, conoscenza del golf club) mi si palesa, gli chiedo subito se ha bene chiaro in testa che nel nostro lavoro smancerie e stupidaggini quali “idee”, “integrità personale”, “intelligenza”, “serietà” non hanno alcun corso.
Noi ci occupiamo della trasformazione di testi scritti in prodotti seriali e omogenei su scala industriale. Ci ispiriamo agli altri bestseller che sono stati via via pubblicati per riprodurre il sempre uguale in modo, per giunta, sempre più sciatto. Che questo comporti l’omogeneizzazione della individualità autoriale e l’abbrutimento del pubblico dei lettori ben poco ci turba. I soldi, a quelli puntiamo. I soldi e l’obnubilamento di qualsiasi forma di capacità autonoma di giudizio e di critica.
Quindi prendiamo in mano il testo e vediamo di annientare qualsiasi pretesa di autorialità, di artisticità, di seppur vaga valenza culturale. In genere gli autori, schiavi come noi di una demente e stolida sete di danari e di potere, si piegano allegramente alle nostre turpitudini e lasciano che i loro testi diventino delle insulse scemenze, prive di idee, di sostanza e di dignità. (ah ah ah!!! La dignità!!!! – RISATE SCOMPOSTE – Sai che ce ne facciamo noi della dignità. Chi si è mai comprato un Cayenne colla dignità? Ah Ah Ah !!!!!)
E ogni anno che passa lavoriamo sempre peggio. Vi ricordate com’erano belli e ben fatti i libri Einaudi degli anni ’50 e ’60. E i libri Bemporad di prima della guerra? E i libri Bocca degli anni ’20? Ma non preoccupatevi, fra qualche anno rimpiangerete le schifezze che vi cuciniamo oggi…
Ora basta, ho detto le cose fondamentali che volevate sapere. Ora ho fretta, ho un cocktail con modelle, calciatori analfabeti, boss della finanza internazionale, idioti televisivi e altri specimen dell’Inautenticità al bordo della piscina del mio castello bavarese.

Con la consueta protervia e doppiezza, vi saluto, o razze inferiori…

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71 Commenti

  1. Mi avete fatto sorridere, di sghembo. :-)
    No, per il fatto che mi si accorda così tanto peso, quando io sono solamente lo Iannozzi. Però il fatto che mi si prenda per i fondelli, così, mi fa riflettere, sempre di sghembo. (notare che non c’è lo smile)

    E però: il link? No, mi citate, pure male, solo per cognome, ma io c’ho anche un nome, Giuseppe, e non mi portate neanche un link?
    Questa me la segno.

    Ah, Benedetto XVI è in testa alle vendite. Credo insieme a Moccia o giù di lì, anche se non gl’ha giovato cambiare editore a Moccia.
    La Kinsella no. Vi rifarete con un Mito. :-)))

    Però “L’ ombra del vento” di Ruiz Zafon continua a battersi bene: un ottimo libro, davvero uno dei più belli che abbia letto di recente.

    Ma perché Mondadori non manda mai una cacchio di copia omaggio? :-(((
    Tutti tranne voi e il gruppo rizzoli. Vabbe’.

    Grazie per avermi dedicato questa cosetta, una dedica di sghembo però.
    In effetti non dovrei ringraziare neanche di sghembo.
    Be’, non lo faccio allora.

    Ciaoo…

  2. Il mondo editoriale è una mafia? L’articolo è divertente. In Francia, la critica è la stessa. E’ vero che la “micro edizione” soffre della pubblicità chiassosa des “Best Sellers”. Dove vanno i libri che non trovano lettori a causa della publicità? Sono esasperata quando cerco un libro e che il libraio l’ha “sparecchiato ” della tavola di presentazione o che il libraio si fa pregare per ordinare un libro da una “micro édition”: perché non frutta.
    Ma sono d’accordo con Iannozzi: leggete ” L’ombra del vento”, è un libro magnifico che parla di Barcelona con magia fantastica.

  3. (((La notizia davvero incredibile è che TUTTI gli editori italiani tranne due mandino copie gratis a Iannozzi. Mafioso!!!)))

    Iannozzi Speaks Italiese – parte seconda

    Tre periodi iniziati con congiunzioni avversative, una delle quali addirittura preceduta da “e”.

    “E però: il link?”
    “Però “L’ ombra del vento””
    “Ma perché Mondadori”

  4. L’improprietà dell’esercizio retorico

    L’iperbole di solito serve a smascherare, non a celare. Questa è ipertrofica, ai più non credibile, convalidando, e silentio, un pregio culturale e una validità effettiva del lavoro editoriale, messo in dubbio su basi chiaramente razionali e a bocce ferme. Quando le palline impazziscono, si perdono di vista il campo di gioco e le realtà delle coordinate. Il senso del post è: Venga talmente promossa questa idea da rimuoverla (promoveatur ut amoveatur). Il gioco editoriale ricalca quello della politica e della società italiana. Non che la cosa meravigli nessuno. Anzi sospetto risulterebbe il contrario.

    Almeno in questa vita, non credo che avremo modo di rimpiangere l’attuale attività editoriale. Temerario sarebbe colui il quale osasse mettere in discussione i suoi dogmi. Sempre benedetta sia la onnicomprensiva trasversalità teocratica. Che il lettore archetipico resti un uomo semplice. Ogni chiesa di questo ha bisogno. A morte gli eruditi. Viva la semplicità dello spirito. Amen.

  5. Intanto sono felice: Benedetto XVI, durante la sua ultima campagna editoriale, nonostante le ovazioni di piazza, non è riuscito a firmare il Concordato in Brasile. L’Italia diventa un paese sempre più esclusivo. Amen.

  6. Trovo brutto poterla leggere così poco.
    Edosan, il mito.
    Ogni tanto la sento suonare un immenso corno, e mi ricordo che da qualche parte, anche lei, esiste.

  7. “I soldi, a quelli puntiamo”. Sinceramente non vedo l’ironia. Cos’è, gli editor sono diventati delle damine di carità? Di conseguenza, come nel post precedente, perché ironizzare o sottilizzare o corsivizzare tanto?
    Ancora buon lavoro.

  8. Ma tu te sei mai chiessto pecché faccio ‘e avversativeee?
    Me sa che tu non me stai attento manco ‘na fava.
    E che disgrassia ‘sti ggiovani d’oggi, nun se ne po’ chiù :-(((

  9. @ Biondillo: voglio il link o non ti porto più manco un’avversativa.

    @ Brugnatelli: mettete er core ‘n pace. Nun me fai ‘ncazzà. :-) Nun me manni n’ente e n’ente te recensisco. :-)

    @ Veronique

    Dateie retta a ‘sta ragazza, ch’ha la capozza sulle spalle: “L’ombra del vento” è ‘na gran figata.

    Amici mei, Ave

  10. ‘stavolta Brugnatelli ha ciulato il giochino a Michele Rossi che, intervistato da Vasta, celiava: “E da editor al soldo dell’editore cannibale ti risponderò:
    L’editing è il momento in cui ci si appropria del testo dell’autore e si applicano i canoni della linea editoriale della casa editrice. Si taglia ciò che non serve, si tolgono le parole che non sono necessarie e si limano i picchi creativi. L’autore durante queste operazioni di restauro per fortuna è inane pur in alcuni accessi ribellistici, perché la minaccia della non pubblicazione piega anche gli animi più indocili. L’autore è prima di tutto una primadonna egotica di cui ci si deve preoccupare in modo ridotto. L’autore italiano è poi sempre alla ricerca di qualche spicciolo per tirare a campare, per cui a volte, ai più riottosi, che sono anche quelli con più difficoltà a pubblicare, si allunga qualche centinaio di euro in più spacciato come promozione e il gioco è fatto… ”

    Insomma, copia tu che copio anch’io… un po’ come tra gli autori e i blogger. Iannozzi, per esempio, mi copia sempre gli spunti e poi viene a fare il ganzo nei commenti ai miei post. Che pirlone:- /

  11. Lucio, per correttezza voglio dirti che Edoardo quella pagina me la spedì prima che Giorgio Vasta publicasse le risposte di Michele Rossi. Colpa mia che ho aspettato a pubblicare (impegni vari). Ma è curioso come tutti e due (non sapendo l’uno dell’altro), in fondo, ribadiscano quanto ci sia un pregiudizio un po’ puerile nei confronti del loro lavoro.

  12. @Osservatorio sull’Incredi/BILE
    e bravo Osservatorio.
    così hai beccato iannozzi che comincia i periodi con l’avversativo.
    sei contento?
    l’hai detto alla pressoressa?
    quest’anno hai la maturità?
    sei pre-occupato?
    ma no su, non sei il primo della classe?

  13. @Biondillo. Mah, diciamo che la verità sta nel mezzo. Ci sono “fior d’editor” (notare il doppio -or) in grado di ottimizzare il prodotto, ma anche tanti sboroni che semplicemente oppongono il proprio gusto a quello dell’autore. A me, come traduttore, hanno più volte peggiorato le traduzioni con interventi redazionali alla cazzo di cane. Personalmente, come editor a mia volta, ho avuto un rapporto di splendida intesa con l’autore di “Nenio”. Dirò di più: davvero non capisco come mai Brugnatelli non se lo sia ancora accaparrato per Strade Blu:- )

  14. E guarda che a me gli avversativi piacciono proprio tanto parecchio. Una mania. Un vezzo. Come Céline coi puntini di sospensione. E tuttavia c’è che i puntini non li sopporto, se non in Ferdinand, perché naturalmente geniale.

    Che bello! Finalmente vengono fuori un po’ di altarini da asilo, Vasta, Rossi, Brugnatelli, e il Biondillo che ci dice che no, che la pagina l’aveva ricevuta prima… E Lucio che si sente solo, perché l’ho abbandonato. :-)

    C’è che: Brugnatelli non risponde, adesso tace, e forse fa bene. Biondillo, invece, fa il sordo: pur sempre meglio di ricevere un qualche insulto come ha già fatto credendo di dimostrar chissà cosa!

    Mi raccomando a Voi: non accettate caramelle dagli sconosciuti! :-)))

    g.

  15. @Iannozzi. Guarda che se si va nel tuo sito si scarica automaticamente un software truffaldino con un nome tipo ‘bora-bora’. A me si è spento due volte il pc, per fortuna, mentre cercavo di fronteggiare la cosa. O fai qualcosa, o addio iannozzi.splinder.com

  16. Lucio, non scherzo, quando vengo sul tuo di blog, puntualmente devo essere con OS Linux, perché se ci provo con uno della Microsoft l’OS va letteralmente in crash.
    Non sai neanche di che vai cianciando: sito? Tu non hai neanche idea di che cosa è un sito e che cova invece un blog. :-(

  17. Appena risalito ieri l’insidioso e viscido sentiero attrezzato del “Vaio Scuro” (gruppo del Fumante). Però è vero che non posso più visitare il tuo blog. E come faccio a verificare se ‘mme stai a copià li mejo spunti?

  18. Divertente il pezzo Gianni, ma c’è del vero nell’osservazione acuta sull’iperbole e l’improprietà dell’esercizio retorico. Sarebbe stato efficace se ci fosse stato un buon esercizio retorico (Dato che l’arte retorica è tale se persuade. L’ Iscrizione alle logge massoniche sarebbe in questo senso un pregio e non un difetto). Detto questo gli editor, che sono stati presi di mira, in quanto esercitanti la funzioni di editor non c’entrano niente con una situazione editoriale a mio parere molto “vacante” (il passato era migliore. La Mondadori non è la Mondadori, l’Einaudi non è l’Einaudi e la Minimum fax non è l’Anabasi). Anzi, loro fanno il loro lavoro come possono e ce ne sono di bravi e no (anche se io non apprezzo l’editing. O meglio: deprezzo lo scrittore, cosa però che considero alla stregua di un giudizio universale e non una perdita di stima nei confronti dello scrittore che l’accetti). I guai maggiori sono altrove: selezione dei lettori, sistemi delle agenzie editoriali e agenti (anche qui però ci sono agenzie di spessore,pochissime), tendenze delle linee editoriali, politiche di marketing. Proprio gli editor, come artigiani di parole, mi sembrano i più innocenti di tutti. E le case editrici, con tutto il loro entourage, ancora più innocenti, perché il mercato è il mercato, e il libro affoga al massimo nel mercato. Naturalmente, da un mercato può benissimo uscire un buon libro, persino un capolavoro, come da Nazione Indiana escono scrittori che scrivono bene. Forse, però, il futuro è senza carta, ma non senza scrittura, come recita il titolo dell’ultimo libro di Maurizio Ferraris.

  19. Lucio, perché non vai a fare il cliffhanger insieme a Stallone? Pensa al tuo di blog, altrimenti come faccio a commentarti se ogni volta che vengo da te ho un crash dell’OS? Tu non hai neanche idea di cosa sia un trojano e uno spyware, quindi, per favore, piantala di fare il bulletto. Statti bene.

  20. Il mio Norton ha appena bloccato un Trojan horse Bla proveniente dal seguente indirizzo remoto:
    87.9.239.18

    (Iannozzi, creatura, rispondi a Batterix – l’editore dei Pokemon – nel mio blog: ti ha rivolto un’accusa imbarazzante nei commenti al post del 10 maggio)

  21. Lumina, penso anch’io che il pezzo sia divertente, ma non l’ho scritto io. Io l’ho solo pubblicato. (ed editato. AH AH AH AH!!!!)

    Giuseppe e Lucio: siete f a n t a s t i c i .

  22. Oddio, Lucio! Se solo tu sapessi che cosa è un IP e come funziona ti renderesti conto da solo. Ti lascio: ho fame. Tu divertiti con Biondillo.

    Batterix se ha tanta voglia di incontrarmi sa dove sto di casa. Altrimenti si vede che non è così importante come tu vuoi farmi credere.

    P.S.: Un consiglio: disinstalla Norton, perché oramai lo sanno anche i somari che è il peggio che possa esserci sul mercato. Rallenta notevolmente le prestazioni del tuo OS ed è per niente affidabile. Passa a McAfee almeno, come tutti i navigatori con un po’ di testa. E non sto scherzando: chiedi a chi ti pare, che sappia un minimo di computer, e vedrai che ti dice di Norton Antivirus.

  23. Certo che si può cominciare un periodo con una congiunzione avversativa, anche se la grammatica non lo consentirebbe. Però in narrativa lo fanno tutti e da molti anni, non c’è da meravigliarsi. La lingua cambia, come il tempo. Semmai la congiunzione “e” prima dell’avversativo è eufonica, oltre che scorretta.
    Brugnatelli quanto prende per far pubblicare un libro ? Trattabili ? A vista o va bene un postdatato ?

  24. A me ‘sto Brungatelli m’ha fatto ride pè davvero.
    I saluti, poi, li trovo deliziosi.
    Una-sicuramente-inferiore-seppur-di-razza-come-lettrice-intendo..

  25. ‘Giuseppe e Lucio: siete f a n t a s t i c i’

    scusa biondillo, non è che ultimamente stai abusando di qualche sostanza particolare?

    ‘Nazione Indiana assomiglia sempre di più a Buona Domenica’

    questa ‘è’ buona domenica (anche se non so che caxxo sia).

  26. iannox, sei completamente fuori. di brutto. al tuo confronto, un terrazzo è la più romita delle cantine. ma ti rendi conto? il vero volto di una persona per te sarebbe un cappuccio? è come dire che l’unico uccello, ‘reale’, è un preservativo.

    attento alla linea, ciccio.

  27. oddddio, iannox, mi hanno scippato l’emoticon. ti prego, non volermene…

    indovina, piuttosto, quale tra questi avevo postato:

    :-)

    ;-)

    :)

    ;)

    :/

    ;/

    :-(

    :-((((

    in ogni caso, non si vince niente.

  28. ‘Na volta ho conosciuto un editor che teneva uffizio in Via dei Macelli e ciò già diceva tutto o quasi: nell’angusta sua anticamera stavano appese due grandi e pessime riproduzioni di bassorilievi assiri, incorniciate orridamente in listelli gessati ruvidi, un tempo color avorio, con bordino oro scrostato. Una delle due stampe cadeva di lato, causa distacco interno colla. Sotto le dette figure stava divano anni ’50, dicqrivestito di panno un tempo blu, ora conaloi gillastri

  29. ‘Na volta ho conosciuto un editor che teneva uffizio in Via dei Macelli e ciò già diceva tutto o quasi: nell’angusta sua anticamera stavano appese due grandi e pessime riproduzioni di bassorilievi assiri, incorniciate orridamente in listelli gessati ruvidi, un tempo color avorio, con bordino oro scrostato. Una delle due stampe cadeva di lato, causa distacco interno colla.
    Sotto le dette figure stava divano anni ’50, di quelli con gambette stilizzate in ferro, foderato di panno un tempo blu, ora con aloni giallastri, fornito di parecchi fori che mostravano evidentemente la gommapiuma che andava sfaldandosi.
    Il Lui stava nello stambugio retrostante assiso dietro un monitor enorme, posto su scrivanietta gialla di rovere, a gambe tornite, del fu nonno suo, con orli bruciacchiati dall’innumeri sigarette e sigari ivi smozzicatisi: dietro al figuro, troneggiava, inspiegabilmente, un dipinto ad olio di circa 100 x 150 raffigurante la Regina Elena di Montenegro.
    Il tipo ti introduceva nel suo stanzino e ti fumava in faccia almeno due sigarette Caporal, indi dopo aver sbattuto il manoscritto o sinossi, riassunti, trame e porcherie varie ti invogliava e spingeva un poco per le spalle in altro ambiente più oscuro dove troneggiava un macchinario, del genere fotocopiatrice gigante, detto l’Esaminatore interiore.
    Il sottomesso autore, posto di fronte al marchingegno affinché fosse esaminato e radiografato nelle sue vere intenzioni e capacità, veniva dapprima assordato da una sorta di suoni brtontolanti emessi dal macchinario che poi di brutto estrofletteva un sorta di orrendo braccio/bocca e accalappiava, ingrovigliava indi masticava il malcapitato, poi lo introiettava nei suoi meandri e meati oscuri.
    Fu scoperto poi che l’oggetto divorante altro non era che il DIVORATORE UNIVERSALE inventato dal criminale editor partendo da un progetto iniziale del Dott. Mengele

    Io all’appuntamentto che ebbi in quel luogo, mi recai col mio vecchio e fidato revolver Smith &Wesson cal.32, subodorando già il marciume del caso poiché due esimi miei colleghi mai avevo più sentito dopo il colloquio in Via dei Macelli.
    Sarò breve:
    quando il tizio cercò di spingermi un poco verso la schifosa macchina io estrassi il revolver e lo stesi con tutti i sei colpi, due nella zucca e gli altri qua e là, ad libitum.
    Me ne andai amareggiato.

    MarioB.

  30. FACCIO L’EDITOR, PER LA GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO AVEVO SCRITTO QUESTO TESTO. MI INSERISCO NEL DIBATTITO COSI’, SEMPLICEMENTE CON QUESTO BRANO, SU SUGGERIMENTO DI GIANNI BIONDILLO

    Un lavoro da adulto

    Libri ne ho letti tanti. «Una vita tutta di carta». Il cristo di Olmi l’altra sera ce l’aveva con me.
    Negli anni ho scorso le pagine, ho conosciuto gli uomini, ho attraversato i luoghi. Il tempo passava e io facevo le mie scelte. Cambiavo i miei gusti. Ma quel gioco, leggere con la matita in mano, lo faccio sempre, lo faccio ancora. Oggi più che mai.
    La matita che ho in mano non ha la punta rotonda. Non sottolinea le cose più belle. La matita che ho in mano corregge. Corregge sempre, senza timori. Corregge tutti quanti. Mi pare di avere iniziato undicenne con una favola inglese. O con le storie della scuola di Torino. O forse togliendo qualche frase all’investigatore belga…
    Quei segni sui fogli ci sono ancora. So che mia madre li conosce bene.
    Mai una volta mi è venuto in mente quello che avrei potuto scrivere io. Mai una volta. A me piacciono i libri degli altri. Le parole degli altri. Mi piace seguire i loro pensieri, entrare furtivo dietro le quinte della creazione. E cambiarla, la creazione.
    Un giorno mi hanno detto che quello che facevo aveva un nome. Era un lavoro da adulto. E ora faccio questo lavoro e mi danno dei soldi. Soldi per farmi cambiare le parole degli altri, per rendere i loro libri diversi e migliori.
    Ma io migliore di loro non lo sono. Loro possono creare. Io la creazione posso solo cambiarla.

  31. fintantoché uno prende una o più matite e corregge i libri degli altri, questa è pratica che anche io svolgo da sempre (set multicolore di matite secondo una griglia), ma pregherei l’editor suddetto prima di cambiare le parole degli altri di cambiare la sua: creare, creazione. Assolutamente inopportuna per la specie umana

  32. PER LUMINAMENTI:
    ripetizione voluta, anzi necessaria a mio parere. comunque accetto la critica, specie quella sulla specie umana..
    ops, mi scusi, ho fatto un’altra ripetizione!!!

  33. Quello di Brugnatelli è un intelligente quanto elusivo esercizio di retorica….. modello ‘cadaveri di Giulio cesare/E Bruto è uomo d’onore’ (Cazzo era Bruto? Non mi ricordo più…). in sè è un pezzo scritto bene, dico davvero, è chiaramente scritto da uno che fa l’editor e allo stesso tempo è un tuo simile, un narratore…..Però se vogliamo parlare della realtà e vederla tutta, le cose sono più complesse, come è vero che i cervelli dei lettori di Brugnatelli mi sembrano più evoluti di una paltea di teatranti messi di fronte al cadavere di Giulio Cesare solo per dire: ‘Che schifo l’editoria italiana’. Credo che nessuno accusi nessuno di massimalismo, non ritengo che in Italia escano solo libri di narrativa mediocri, tutt’altro, però mettere in rete una cosa come questa, scritta con il taglio di uno ‘scrittore’, ecco non vorrei che Brugnatelli-editor 8qualora fosse distiniguibile dallo scrittore) facesse finta che le logiche di mercato non esistano…..per di più in Mondadori! Cazzo un minimo di serietà….Mi fermo qui altrimenti qualcuno potrebbe pensare che ho le manie di persecuzione (forse è vero, boh) visto che ho pubblicato per cinque anni su n.a., edito da Mondadori. Un saluto. Ciao

  34. Ciao O.C. (ma dici a me o a Marco Ottaviano?)
    Se dici a me, vabbe’ dai corro il rischio che me lo dicano, ‘puerile’, è che questo dibattito mi sembra pregno, in alcuni casi, di fighettagine e supponenza (il pezzo di Brugnatelli, che non conosco, però il pezzo in sè mi fa girare i coglioni, ecco adesso diranno che sono cafone)…..Un caro saluto, ciao.

  35. Mi sembra caro Quirino Marco Ottaviano che dovrai leggere un pochino di più, visto che dalla risposta che mi hai dato – poni l’accento sulla ripetizione – non hai compreso ciò che è comprensibile. Non è la ripetizione che guasta, ma l’uso e il significato della parola “creare”.

    L’uomo di norma dà figure nuove a una materia che ha sottomano.

  36. Il pezzo non è divertente.

    Dal mio scranno, o inutile insetto, mi occupo di te tirandoti un po’ per i fondelli. Ringraziami per le attenzioni e batti le mani per la forma scelta (ovviamente le risate sguaiate sono un omaggio a chi ritengo volgare, una patrizia sfumatura che iconizza il mio piccolo ospite plebeo in una macchietta ridicola della quale tutti possono ridere, soprattutto sguaiatamente).

    Ghega

  37. Anche il personaggio di Joe Pesci in “quei bravi ragazzi” era simpaticissimo, e ironicissimo, che risate quando ha gambizzato quel cameriere che non aveva capito di dovergli portare un whisky…ahahah

  38. Arrivarci, a un editor come Edoardo. Di solito dagli editori non ricevo manco uno straccio di risposta (eppur son già pubblicato a spese altrui…)
    Mai pensato di scrivere qualcosa di tuo, Mr. Brugnatelli?

  39. e perché? c’è una sterminata letteratura in materia: il fascino dell’orrido. ben vengano nuovi personaggi ad arricchire la galleria…

  40. Iannozzi verrà pubblicato da Mondadori. E’ l’annuncio ricevuto direttamente da fonti certe….Uscirà per StradeBlu con un romanzo “Non romperò più le palle a nessuno, finalmente ho pubblicato”. una sorta di manuale sulla possibilità per ognuno di trovare dopo tanto tormento la serenità. La quarta: “Vivevo al computer, aspettavo con avidità che qualcuno scrivesse per postargli contro. Ora vivo alla luce del giorno e accendo di rado il pc. E odio i blog. Sono un uomo nuovo. Anche se me la prendo con i barboni ogni tanto, visto che non posso più usare i post”

  41. “L’ombra del vento” un bel romanzo?? Ma se sembra un cartone animato giapponese, pieno di orfanelli e vedovi inconsolabili mentre le mamme muoiono, però un po’ se l’erano meritato! E il criterio della verosimiglianza che fine ha fatto sulle spiagge di Barcellona? Dopo aver letto l’analogo “La cattedrale del mare” (dove almeno per le pari opportunità muoiono anche i papà), diffido di qualunque cosa arrivi da quelle parti (eccezion fatta per Ronaldinho)

  42. é evidente che queste cose sono cazzate. perciò non m’impegnerò a discuterne troppo. Se fossero vere non avremmo libri come Troppi Paradisi, nove anni per scriverlo e una dozzina di revisioni. Credete che l’editor vi si sia messo di traverso a far filtrare tutte le cacate di cui parla questo Brugnatelli?

  43. Questa discesa in campo degli editor prova una cosa:
    In Italia non è possibile “criticare” nessuna categoria.
    Se lo si fa, si assiste alla discesa in campo degli addetti ai lavori che, invece di confrontarsi, tendono, in un modo o in un altro, a trincerarsi nel loro castello di cristallo.

  44. gentile scerbanenko tengo a precisare che il mio castello bavarese non è di cristallo.
    E’ di pietra con delle belllissime travi a vista che mi sono costate un occhio. I caminetti me li ha disegnati Frank Gehry e i cessi sono uguali a quelli del Museo dell’Ara Pacis. In realtà avevo chiesto che me li facessero come quelli dello Scalo Farini di Milano di tanto tempo fa, ma mi hanno detto che questo genere di citazionismo fa cafone.

  45. Inutile rammentare che l’autore del progetto del suddetto castello sono io, ché se non me la sfango con la mafia editoriale come architetto sono il più mafioso di tutti.

  46. Iannozzi, il tuo blog è infetto. Se mi collego, AVG suona i campanellini e fa apparire i sorci verdi. Bonifica, che è meglio.

  47. Beh, se sei contento così… Quando ti avrà mandato affanculo un sacco di gente che si è presa il virus annidato nel tuo html deviante, penserai sicuramente che è un complotto contro di te.

  48. @ utente qualsiasi

    grazie. un’altra buona ragione per tenermi lontana da quel posto (almeno fino a boni-fica effettuata).

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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