Munnetsunami

di Piero Sorrentino

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Solo all’alba il fuoco si spense piano piano, e dal fumo emerse il profilo scuro delle rovine.

(W.G.Sebald, Gli anelli di Saturno)

Esco dalla palestra sudato.
Negli spogliatoi ho rovistato a manate nella borsa, ho fatto cumuli di canottiera e pantaloni umidi sulla panca, ho appeso l’accappatoio sul gancio, ho aperto tutte le zip e ho frugato in tutte le tasche. Alla fine mi sono arreso, con ogni evidenza avevo lasciato a casa lo shampoo e il bagnoschiuma – forse sulla lavatrice, quando la borsa era ancora mezza vuota e ero andato a rispondere al telefono.
Sono rimasto qualche secondo, nudo, a pensare se mettermi lo stesso sotto il getto dell’acqua e poi lavarmi di nuovo dopo, col sapone, o se asciugarmi alla meglio e aspettare di essere arrivato a casa per una doccia fatta per bene. Sono andato ai lavandini, mi sono buttato in faccia un po’ di acqua e mi sono vestito.

Fa caldo, entro in macchina sudato e attaccaticcio.
Guido coi finestrini chiusi, evito che il vento si infili sotto la maglietta. Su via Stadera c’è il solito traffico di mezzogiorno, giro a sinistra, imbocco una strada parallela che sbuca dietro alle cosiddette Case Nuove, una scorciatoia che a volte ti fa risparmiare interi quarti d’ora. Invece riesco a fare solo pochi metri e mi fermo dietro a una fila di macchine. La coda è ancora ordinata e silenziosa, deve essersi formata da poco. Non ci sono motorini che sbucano ai lati, non ci sono le automobili dei soliti furbi in doppia fila che rombano impazienti cercando di insinuarsi poche decine di metri più in là. Guardo in cielo e vedo un aereo sbucare da dietro una nuvola e abbassarsi di colpo verso Capodichino. Comincia a fare davvero troppo caldo, abbasso i finestrini, e subito i rumori di fuori salgono di un tono. Qualche clacson, i suoni ferrosi dei motori surriscaldati. E la puzza di spazzatura fermentata si allarga subito nell’abitacolo, un odore dolciastro e nemmeno troppo fastidioso, all’inizio.
La fila avanza pianissimo. Nell’ultimo tratto di strada prima della curva che mi porta all’incrocio dietro casa mia, un furgone della cartellonistica stradale sta fermo con le frecce d’emergenza accese davanti a quella che è una vera e propria frana di spazzatura. I quattro bidoni, sulla sinistra, sono stracolmi, i sacchetti sono ammassati ai lati, spingono contro le pareti di metallo, si accumulano strato su strato, qualcuno chiuso e integro, molti aperti. Tutta la corsia di sinistra, quella opposta a dove sto io, è completamente invasa di spazzatura per almeno quindici metri. Qualche macchina prova a passarci sopra, e i sacchi esplodono con botti secchi sotto gli pneumatici, le gomme frantumano bicchieri e bottiglie, sull’asfalto brillano schegge polverizzate di vetro.

Uno degli operai avanza a passi larghi e lenti sul tappeto di immondizia, col collo degli scarponi libera una porzione di strada larga una decina di centimetri e si piega a fissare a terra il segnale di senso unico alternato, quello tondo, col bordo rosso e le due frecce, una rossa e una nera, che puntano in alto e in basso. Guido da dieci anni, e l’avevo visto usare solo in presenza di cantieri o di crolli sassosi sulle strade di montagna.
Come segnale per l’ostruzione causata da spazzatura franata, mai.
A casa mi sono infilato subito sotto la doccia, ci sono rimasto un quarto d’ora. Dopo pranzo ho finito “Non è un paese per vecchi” di Mc Carthy e mi sono addormentato. Alle quattro del pomeriggio mi sono svegliato tossendo, sono saltato dal letto e sono andato in cucina, mi sono attaccato alla bottiglia d’acqua e ne ho bevuta mezza, ma continuavo a tossire. Allora mi sono reso conto che non era la gola, erano i bronchi. La casa puzzava di quella puzza inconfondibile di plastica e cartone bruciato. Sono andato al balcone e ho visto i fili neri di fumo che uscivano dai bidoni in strada. Ho chiuso le finestre, tutte. Non m’ero accorto che nel frattempo avevano preso a bruciare anche altri due gruppi di cassonetti – quello a dieci metri, che raccoglie la spazzatura dell’altro parco accanto al mio, e quello più su ancora, del quale però riuscivo a vedere solo il fumo e le fiamme. Dietro ai vetri sono rimasto a guardare fuori. Qualcuno stava affacciato ai balconi a guardare giù, come nelle feste popolari estive, quando passa il corteo del patrono. Qualcun altro passava a piedi con una mano a coppa davanti alla bocca e al naso. Un ragazzino alto e magro ha lanciato un sacchetto nel mucchio fumante e è corso via. All’altezza dei roghi le macchine rallentano, ormai il fumo comincia a ammassarsi, diventa una parete scura e sottile, una nebbia nera al di là della quale è difficile vedere.
Resto dietro la finestra, a respirare.

A Napoli e provincia c’è un incendio di spazzatura ogni dieci minuti.
Sulle strade giacciono più di settemila tonnellate di rifiuti.
Le Asl hanno denunciato al Ministero della Sanità 13 nuovi casi di epatite A.
Il sindaco di Frattamaggiore sta pensando di chiudere la città per i rifiuti. Sarà il primo caso nella storia dei comuni italiani di una città chiusa per munnezza.

Sabato prossimo chiuderà la discarica di Villaricca, l’unica aperta, l’unica funzionante.
Dopo quella, molto semplicemente, non ci sarà più posto dove mettere la spazzatura.
I camion della raccolta non avranno più motivi per uscire.

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46 Commenti

  1. barricarsi in casa per proteggersi, l’inquinamento è una piaga, e quando non ci sarà più l’acqua per sciacquarci, allora faremo parte di quel fumo nero che sale,
    incombente.

  2. Sono contenta di leggere un pezzo di W.G Sebald. Amo molte questo scrittore che intreccia, ricordi, arte, fotografia, malinconia, destino individuale e Storia. Ho letto” les émigrants”, è un libro sconvolgente scritto con una lingua magnifica.
    La storia del maestro elementare mi ha fatto venire le lacrime.

  3. Veronique, grazie per l’immeritato lapsus, ma di Sebald, purtroppo, c’è solo un piccolo esergo.

  4. Ma a parte questo, è sconfortante, avvilente.
    Io faccio la differenziata. Tolgo la pellicola dai giornali e la metto con la plastica, tolgo i tappi di plastica dalle bottiglie di vetro e li metto con la plastica, sciacquo i vasetti di yogurth prima di metterli nella plastica, divido la carta dal vetro e dalla plastica, mi interrogo se lo straccio vecchio va messo nell’umido o nella carta e mi interrogo se lo straccio è veramente di stoffa o non magari di nylon, che andrebbe con la plastica.
    So che non serve a niente, perchè la differenziata poi finisce nella discarica e perchè l’immondizia è come oro, e come oro la considera la criminalità organizzata.
    Ma lo faccio con ostinazione, mi impunto, non potendo far altro faccio questo, è un gesto retorico, lo so, non sono così illusa da credere che i piccoli gesti individuali cambino il mondo, ma almeno non lo peggiorano.

  5. Sono molto confusa.
    Tu mi perdoni? Ho la testa nelle nuvole oggi.
    E’ un articolo a proposito della situazione a Napoli: preciso e interessante.
    Ho visto il nome di Sebald e il mio cuore ha battuto forte: non ho visto più niente.
    Sono cieca e stupida.

  6. – ma nn capisci?
    – cosa?
    – è come con le partite di droga.
    – ‘a munnezza come la droga?
    – sì.
    – che cosa fa lo spaccio quando vuole alzare il prezzo?
    – rende introvabile la roba.
    – bravo, vedi che quando ti ci metti ragioni, poi?
    – aspetta che nn ci sia nulla sul mercato e poi zac: cala il nuovo, con un prezzo maggiorato, i tossici stanno così male che pagherebbero qualunque cifra.
    – e la pagnao, bene.
    – sì, ma la munnezza sta ovunque, che c’entra la droga?
    – ora hai smesso di ragionare.
    – più la munnezza cresce per strada, la gente si lamenta, gli incendi illuminano i paesi, i sindaci s’attaccano, più qualcuno ci guadagna.
    – nn mi dire anche tu la camorra e i complotti, nn ci credo.
    – giusto, ti dico solo di chi sono i camion? di chi sono le imprese? chi ha truffato la regione e ci ha guadagnato? chi si è lasciato truffare chiudendo gli occhi?
    – puoi provarlo?
    – no, ma che significa, se nn posso provarlo mica posso smettere di ragionare.
    – scusami, ma detta così rimane solo un discorso da intellettuale.
    – qua sbagli, tutti fanno questo discorso da intellettuale come dici tu, ma nessuno lo dice, ‘a munnezza cresce, ed è meglio di wall street, ‘e conseguenza se pigliano ‘a povera gente e chi ci guadagna respira aria buona.
    – è debole, come discorso.
    – lo so, perchè qui è debole il pensiero di chi ragiona.
    – ma che dici? stai insinuando che tutti lasciano correre, sei populista.
    – dimmene uno che si sbraccia per la munnezza?
    – bertolaso.
    – hahahahaaha, bertolaso è pagato per quello e nn ha promesso niente in campagna elettorale, lui è un funzionario trasversale. su dimmi un nome?
    – adesso nn me ne vengono, ma qualcuno ci sarà, i sindaci che difendono i loro territori, ecco.
    – e dove erano quando bisogna promuovere la raccolta differenziata? come hanno gestito gli appalti nei loro comuni?
    – ma sei tosto, che ne so, mi fido delle loro facce, del loro agire.
    – io sarò intellettuale, populista e cocciuto ma tu sei ingenuo, nn capisci che difendono solo la loro posizione, sanno di essere ininfluenti e agiscono – in ritardo – per salvare il loro potere, mica l’ambiente.
    – ma allora nn c’è speranza?
    – non c’è mai stata.

  7. Una delle cose assurde è che ci sono quartieri di Napoli dove la raccolta dei rifiuti non ha conosciuto interruzione. Abito a Piazza Garibaldi e lavoro nei pressi di Piazza Municipio. Copro il tragitto a piedi, tutte le mattine, e i cassonetti suono stati regolarmente svuotati. In particolare quelli in via Duomo, lato via Marina, sotto la casa della Jervolino. Addirittura mi capita di incrociare dei netturbini, quelli in via di estinzione, che spazzano i marciapiedi come se fossimo a Parma.
    Io sono tra quelli che sperano che si aprano subito le discariche, senza perdere altro tempo prezioso. La situazione è così drammatica che non si può più dialogare sulla necessità di cambiare strategie. Subito Serre e le altre, ne va della salute pubblica, si rischia davvero un epidemia o intossicazioni di massa da diossina.
    Poi mi piacerebbe un processo stile Norimberga. Mi piacerebbe veder scorrere sul banco degli imputati un’intera classe politica, dal governo all’opposizione, responsabile di questo disastro.
    Stanno tutti ancora lì, al loro posto, nessuno ha chiesto le dimissioni a nessuno, nemmeno l’opposizione.

    P.s. : Piero, ma come hai fatto ad arrivare alle Case Nuove, che mi risultano siano nei pressi di casa mia, alla Ferrovia, prendendo una scorciatoia da Via Stadera ?

  8. Per Veronique: non preoccuparti, ti sei sbagliata magari anche per colpa di una mia impaginazione non chiarissima, ho provveduto a correggere.
    Per Bruno: a Napoli e provincia, come sai, la dicitura Case Nuove è valida praticamente per il 70 per cento dei quartieri del territorio. Quelle che stanno alle spalle di via Stadera, alle quali mi riferisco, sono conosciute anche come Bronx – stanno appunto tra Arpino e via Stadera.
    Per Alcor: la differenziata, in provincia di Napoli, praticamente non è mai esistita, si calcola sia il tre per cento del totale: una miseria, un nulla.

  9. Capito, Piero. Ricordavo solo campagna da quelle parti, attraversata dalla ferrrovia, ma poi ci hanno fatto un quartiere.

  10. Cara Véronique V. Ho letto nel 2000 la traduzione italiana (Bompiani, Gabriella Rovagnati) del romanzo “Gli emigrati”. Da pochi giorni Adelphi ha pubblicato una nuova versione (di Ada Vigliani). Sto confrontando le due (eccellenti) traduzioni. Sebald passò del tutto inosservato, allora. Pochissimissimi lettori. Alla sua scomparsa, in Italia soltanto “Il Manifesto” dedicò una pagina, con pezzi di Massimo Bonifazi ed Emanuele Trevi (martedì 18 dicembre 2001). Ora un numero di una rivista, un convegno, un sito dedicati a W. G. Sebald. Ho interrotto l’ennesima rilettura di Proust per concentrarmi sulla nuova traduzione.

  11. #bruno
    vero tutto ciò che dici.
    Ogni mattina da S. Antimo vado a Bagnoli x lavoro.
    Al ritorno mi capita di dover passare x il centro per fare dei servizi, come oggi. Zona Municipio. Ebbene, con in mente la montagna che giace sotto casa mia da circa nove giorni, e ho appena saputo di tafferugli tra la gente del palazzo e le forze dell’ordine (sono tornato adesso) confermo il fatto di non aver visto niente del genere al centro – nelle zone del centro dove sono stato tra venerdì e oggi – di NA. Chi viene dal vomero me l’ha confermato.
    Noi stiamo preparando un piano di fuga, al 99% stanotte qua sotto bruciano tutto, e io con una bambina di 50 giorni nn me la sento di restare a crepare qui.
    #Caraco
    Eh

  12. Caro Diego, abitare a Sant’Antimo è già di per sè una bella sfortuna, se ci aggiungi quello che dici, e che tutti sappiamo, diventa una tragedia. Se puoi portare via la bimba fallo subito, la situazione peggiorerà. Chi pagherà per tutto questo ?

  13. Tutto vero.
    Ma di quale grande città non si potrebbe parlare male almeno un po’? E’ proprio il fatto che lo siano, grandi e popolate, a renderle vulnerabili su uno o più fronti.
    Sorrentino, fotografare la realtà non basta.
    A Napoli, tra i tanti problemi, c’è quello dello smaltimento rifiuti. Ma perchè c’è il problema dello smaltimento rifiuti, perchè ci sono gli altri problemi?
    Da dove nascono?
    Quello ti sei dimenticato di dirlo, anche stavolta. Sebald, che citi, non avrebbe trascurato questo aspetto.

    PS E’ il problema che ha anche Biondillo quando parla di Milano. Descrivete ma non spiegate, non azzardate.

    PPSS E’ per questo che ‘Gomorra’, invece, è un grande libro.

  14. i cassonetti a portata dei miei passi sono tutti dello stesso colore, verde.
    non è richiesta nessuna differenziazione: nemmeno volendo.
    ogni cassonetto è rigorosamente e interamente scassato, col coperchio che non chiude, oppure non apre.
    nel caso non apra, molto frequente, qualcuno provvede a introdurre una tavoletta verticale che sorregge il coperchio fino a riempimento totale.
    poi c’è l’esondazione della mondezza e attorno al cassonotto si forma una brughiera di sacchetti che marciscono sotto il sole e impediscono di avvicinarsi.
    alla fine il tuo sacchetto lo butti da una certa distanza.
    i sacchetti buttati da una certa distanza formano a loro volta un paesaggio a parte, più spontaneo e naturale per la casualità della postura assunta.
    alla fine, non si sa perché, la mondezza viene raccolta in un gesto estremo e frettoloso dopo il quale i cassonetti appaiono ancora più danneggiati e sfranti, pronti per il ciclo successivo.

  15. @Piero Sorentino,

    Grazie mille. Ero davvero vergognosa. Questo mi ha preoccupata la sera. Adesso provo un sollievo.

    @ Carissimo Giorgio di Costanzo,

    W.G Sebald è un autore da cui apprezzo la ricerca del ricordo, la malinconia del viaggiatore legato al passato. Sono curiosa di leggere una traduzione in Italiano. Per la mia sfortuna, non conosco la lingua tedesca.

  16. che bello, ho riassunto i vostri commentucci con un dialogo che voi avete ignorato sol perchè sono un estraneo. ve la meritate ‘a munnezza :-)

  17. La società di carisma e i bacchettoni

    Esordirò in sordina, proseguirò in sordina, terminerò in sordina. Questa volta sarò elementare, finché nessun mi dica che dico parole, parole (eh eh eh; è il solito Aristotele che vi è stato passato con la cantilena di una certa logica. Molto elementare). Come il cuoco pedissequo (stavolta, solo stavolta) mi adatto allo spazio letterario. Questo ‘miglior sito di letteratura (e non solo) italiana’ d’Italia è gremito di gente che la retorica, lo psichiatra, l’ideologia ha imbalsamato. A volte stremato. Ma tant’è. Poi ci sono intellettuali e gente con ‘le palle’, e a loro, a noi, tanto di cappello. Ma proseguo. Mi addentrerò come il salumaio d’esperienza a scegliere pochi capi scelti, avventurandomi nelle cantine del sotterra ben umidificate, il lardo di Faeto di maiale nero, la cotenna, poi taglierò, servirò.

    Nei miei anni ho conosciuto molti bacchettoni. Quasi solo dei bacchettoni. Sgobboni, critici italici, professori universitari che a malapena riuscivano a leggere uno statino, topi dalla furbizia accademica consumata delle fogne bibliotecarie imbibite dell’umidore delle citazioni, scrittori governativi (i wu ming che stampano timbri notarili a tergo dei loro opuscoli collettivi, se chiedete un autografo), bambini scriventi per bambini non udenti e Bertinotti (Nove), ragazzi segaioli, non lettori di Marx, lettori di Marx, gente flippata nelle budella, nel cervello, persone ingobbite dal tedio, altre con la forfora cascante, alcuni che non hanno mai avuto una donna, o ne hanno amato una ‘sola’ (sic!), conosciuto donne con isteria (questa malattia, feticcio del giudaismo), radical chic, figli di papà che fanno i comunisti, figli di papà che fanno i punk a bestia, figli di papà, legalisti, magistrati che ambirebbero ad avere nel loro studio un Caravaggio, un pezzo autografo di Bodini e che non avrebbero esitato nel condannarli (a giusta ragione), medici preventivi, economisti tirchi, ingegneri senza ingegno, persone che si accontentavano di una categoria cartesiana. Di una sola.

    Nei miei anni ho conosciuto molti camorristi (ed anche mafiosi, contrabbandieri internazionali, affiliati della scu) ed anche delinquenti minori. Ma di questi ultimi, molto poco, tacerò.
    Nell’infanzia strepitosa (prego di leggere etimologicamente, ma chi mi conosce lo sa, per cui non lo sa quasi nessuno) bevevo a colazione un biberone fatto con una crema di tabacchi senza monopolio e latte ottenuto con un abigeato, ci inzuppavo dentro dei biscotti di polvere da sparo pestata e mescolata a farina di grano rubato. Poi spesso non andavo a scuola, e rimanevo con mia nonna materna a vedere come passava il tempo dal balcone di un palazzo leopardiano. A volte mi specchiavo e trovavo impossibile che tutto esistesse. Qualche pomeriggio mio padre tornava a dormire dopo viaggi in mare, rincorse alla libertà (non quella libertà da doversi ‘vedere’, quel il canovaccio euclideo, da ricetta di toqueville, da sarto esatto, non quell’atelier della legge, non il ‘diritto’, la ‘civiltà’), e mi teneva sulle ginocchia, sulla poltrona. Ovviamente non salutava mia madre dalla quale era separato prima che io nascessi.
    Il pomeriggio, siccome mi voleva vedere ‘svelto’, mi portava con i suoi amici e io mi stringevo a lui sulla moto truccata, con tutte le mie forze. Poi a cena con i suoi amici mi sentivo io un bacchettone: occhialuto, timido, bravo a scuola nonostante le assenze, lettore, eccetera.
    Poi vedevo gli scafi sparire con scie che lumeggiavano nella notte, alfabeti fatti di lampeggiamenti, segnali occulti, strette di mano e odore delle nazionali senza filtro e di alfa romeo che sgommavano veloci.
    La notte mi venivano incontro incubi di carabinieri che facevano irruzione, galere che si richiudevano, sequestri di finanzieri.
    D’estate andavo a Palermo.
    Ma mi fermo qui.

    Questo mondo era un mondo di carisma, e seppur deviato dalla violenza, dal sopruso, seppur ‘malavitoso’ non è distante da un certo tipo di radicale autenticità che appartiene alle società non borghesi (ho letto, tempo fa, su queste sovrimpressioni internetiche di NI un articoluccio di uno scrittorino che definiva la camorra ‘borghese’ e mi veniva da ridere). Dico ‘era’, perché anche la camorra ha subito metamorfosi sconcertanti, derive fuori dal suo stesso regime, ed in qualche modo da ‘essere in ordine’, è andata ‘demonizzandosi’: col risultato di essere dentro se stessa deviata e talvolta senza onore e irriconoscibile.
    Ma quella che io qui ricordo alludeva ad un mondo primigenio, quasi ‘tradizionale’, fatto di lealtà e confronto di forza, di rispetto, di umiltà (omertà), di ammirazione, di principio di sovranità. Il mondo dove qualunque bacchettone trionfante nel mondo ipocrita delle false libertà tenderebbe a soccombere.

    Ebbene: quel che importa è che ci sia conflitto. E che sia pari. Che insomma quel bacchettone di cui sopra si rintani all’ombra della biblioteca fiorita di citazioni e si faccia proteggere dalla polizia, che auspichi un mondo senza violenze (ma a quel punto non vada dallo psichiatra, e non dica che è un alcolista se beve succo alla pesca), che si rintani nella sua lotta di classe, 150 anni dopo che le classi (tenute in vita proprio dalle ‘aberranti’ tradizioni malavitose: ma sono classi non economiche) non esistono più. Che insomma questi camorristi abbiano i loro biografi, la loro giusta ricompensa agli anni di carcere, la loro notorietà sulla quale i bacchettoni possono sputare e stringendosi come greggi resistere.

    Dico qualcosa su Saviano, la scorta e le minacce.
    Saviano è un bravo ragazzo, uno scrittore più che buono (l’ho letto al supermercato) e amico di amici (scusate la citazione da James che pare più locuzione camorristica))), ha un ottimo successo, mi è naturalmente simpatico seppur non sia ancora per una serie di discronie riuscito a incontralo e parlarci, è un bel ragazzo.
    Ma credo pochissimo alla minaccia. Perché non credo alla sua pertinenza. Non tanto perché dietro ci siano giornali, eroi della letteratura, semiologi barbosi, ma perché conosco i camorristi. Essi innanzitutto non leggono, tranne che qualche giornale. E poi sono molto lusingati e non irritati da qualunque cosa li porti alla ribalta mediatica. Vedono con accanimento tutti i film sulla mafia et similia, le sceneggiate napoletane, seguono i concerti neomelodici, i salotti televisivi dove dei bacchettoni ci informano degli ultimi sviluppi di un caso di criminalità organizzata.
    Altra cosa sarebbe con un magistrato, con un commissario, un comandante di carabinieri, o anche un commerciante che non paga, eccetera. Questi sono nemici veri, che agiscono nello spazio di carne, di sangue, della realtà esterna.
    Il problema è che la fiction per loro è davvero fiction, per fortuna. In questo senso sono i migliori lettori, pur non leggendo. Se lo facessero, leggerebbero solo le cose che leggo io, capolavori, cose d’altri mondi, cose venute dal centro di un’esperienza che non è il fatto di giornale, il realismo socialista, o qualche altra cosa morta. Insomma sarebbero nella scrittura e non nella letteratura.
    Ma a loro, pare non aver bisogno di ciò, pare bastare quella ‘libertà non libertà’ (ma come tutte le libertà non libertà di un ‘non pensiero’, di una prassi, è un concetto che sta oltre il tedio delle discussioni vicarianti, i discorsi dei politici, la retorica dei gusci di noce) che sopperisce all’ignoranza, per vedere la visione di essere vissuti, nel bene e nel male, nel carisma.
    A questo punto concludo come avevo promesso, in sottovoce, come avevo intrapreso, proseguito.
    Se esistono altri eroi (ed io non posso esser tacciato di atteggiamento retorico) che posso confrontare ad essi, in questo post che non discuteva la ragione ‘legale’, ma l’atteggiamento, l’orientamento esistenziale tra società di carisma e società di bacchettoni, essi sono le forze dell’ordine, i magistrati coraggiosi ed affini. Quelli che combattono nel sangue. Quelli che muoiono o vincono a volte per stipendi bassi, quelli che se ne fregano del vostro chiacchiericcio. Proprio li stessi che nel sonno vedevo fare irruzione nella mia casa, li stessi che la facevano di giorno.
    So che dico una cosa pasoliniana, ma Pasolini potrebbe leggersi meglio di quanto non si faccia.

  18. So che il post appena postato ha poco a che fare con la discussione, ma esso fu una settimana fa ‘cassato’ da un collaboratore di NI che non lo trovava’nutriente’. Non è roba da ‘bravi ragazzi’ che si vergognano di aver fatto la gaffe e che ‘Adesso provo un sollievo’ (Veronique). Non di meno non c’entrerebbe Saviano in tutto ciò. Ma chissà. Che tutta questa spazzatura non sia il frutto del suo Gomorra?

  19. @Albert Caraco
    Uno può anche leggere senza commentare, no ?
    Avete bisogno del commento sempre e comunque ?

    @Piero&I Campani
    Bel pezzo, Piero.
    Corro il rischio di passare per scema ed ignorante, ma qualcuno potrebbe in due parole spiegarmi il perchè di questo bordello di spazzatura ?
    E soprattutto, il perchè la Jervolino, Bassolino, Bertolaso e su-su fino ad altezze supreme sono immobilizzati in una inazione totale (o quasi) prigionieri dei sacchetti pure loro ?

  20. Caro michelangelo,

    non c’è bisogno di specettare nomi o applicare omissis, puoi senz’altro dire che il pezzo che hai postato nei commenti, e che mi avevi chiesto di pubblicare, l’ho appunto rifiutato io – permettimi di aggiungere che forse “cassato” si porta appresso un sapore censorio che francamente non mi merito. Come tutte le riviste e i siti con una certa visibilità riceviamo centinaia di pezzi al mese, buona parte dei quali, per tutta una lunghissima serie di motivi, non pubblichiamo.
    Non posso che ripetere qui quello che ti ho già scritto in privato: il tuo pezzo mi pare un po’ confuso, e assai tirato via in certe analisi
    frettolose (Gomorra ha dato seccature proprio perché NON è pura fiction) e nella verifica delle informazioni (le minacce esistono eccome), e non
    capisco neppure perché la dicitura “camorra borghese” ti abbia fatto ridere”.
    Non saprei dirti se è roba da bravi ragazzi o no; so dirti che continua a sembrarmi un pezzo non pubblicabile, ed è esattamente questo il motivo per cui non l’ho pubblicato.
    Un caro saluto.

  21. oh sto sorrentino nn sembrava ma invece, eh.
    vatti a fidare delle apparenze.
    cmq, ve la meritate ‘a munnezza, diciassette anni di plebiscito a bassolino ed eccovi accontentati. secondo me lo ha votato anche sorrentino, oppure ha votato pecoraro scanio il reuccio denoaltri che ci distinguiamo ma nn tanto, oh anzi no avrà votato rifondazione che si è messa di traverso nella commissione ambiente col suo presidentuccio.

  22. beh, finisce lì la frase: nn sembrava ma invece.
    è lasciata in bilico come la campania.
    poesse bravo,
    forse

  23. Ciao, conosco bene la situazione, anche a Torre del Greco non ce la passiamo meglio, anche se un paio di giorni fa dopo qualche incendio, quasi tutti i cassonetti sono stati svuotati. Camminare con la vespa invaso dall’odore della monnezza non era la cosa migliore del mondo.
    Ottimo pezzo, comunque. Ottima riflessione.
    Bene anche sapere perché a volte l’astio in questi commenti è così alto. Pezzo rifiutato e…
    Poi c’è Saviano. Saviano fa altro, non è Sorrentino. Ma dire che i camorristi non leggono i giornali a me fa ridere. Sapete cos’ è L’Eco della stampa, sapete che gli avvocati sono a conoscenza di qualunque cosa riguardi un loro assistito, sapete, ovviamente, che a questi riferiscono qualsiasi cosa. Non c’è bisogno dell’ennesimo sapientone che ci dice che quella di Saviano è una montatura editoriale bla bla bla. Abbiate almeno un po’ di buonsenso, o almeno informatevi. Grazie.

  24. Secondo il senatore rifondarolo Tommaso Sodano – presidente della Commissione ambiente di Palazzo Madama, una soluzione per fare fronte all’emergenza ci sarebbe: “…Occorre ricorrere ai ripari immaginando anche nuove risorse per il trasferimento oltre confine. Tra le ipotesi di cui si e’ discusso c’e’ la possibilita’ del conferimento in Romania”. Esportare la puzzoneria. http://www.ansa.it/ambiente/notizie/notiziari/rifiuti/20070130193934184965.html

  25. @Albert Caraco
    Io ti voglio tanto bene (!), ma ‘sto Barbarella non l’ho mai potuto sopportare, eh ?:o)
    Non sono Jane Fonda, nè la protagonista di un porno-fumetto di tanti anni fa.
    Se proprio non gliela fai a rinunciare ai diminuitivi, potresti virare sul ‘Barbarina’?
    Thanks !
    P.S. scusate l’assoluta off-topicità del mio commento.

  26. El miedo de la población ha quedado patente en los pasquines anónimos aparecidos en las paredes de algunos pueblos: ¡Cólera! ¡Cólera! Moriremos todos. La angustia no es tan lejana si se tiene en cuenta que Nápoles fue la última ciudad europea que padeció una epidemia de cólera en 1873.
    el pais.

  27. oh ma che per davvero? sorrentino mi ha cancellato i post galanti per barbarina e così&come.

    nn amo né il dolore né il piacere, il mondo della donna mi affascina, ma nn mi convince, un po’ come la politica e sorrentino.

  28. I camorristi non leggono? Allora i camorristi scrivono Lubrano, Misso, Cutolo, Giuliano. Libri spesso contesi da grandi editori e che solo un senso morale li blocca. La camorra ha 3 quotidiani e l’ultima inchiesta sui rifiuti della DDA di Napoli dimostra che ci sono tre affiliati giornalisti e un frate.
    Perchè si scrivono così tante cazzate se non si sa, quando si parla di mafia ignorante?

  29. ah questo è tutto? pensavo ci fossero delle novità. eppure hai studiato da orioles, che peccato, lui nn mi avrebbe mai risposto così. si sarebbe prodotto in una analisi in mille dettagli. rimandare ai libri e nn rispondere è da dotti, quelli vengono dopo. nn hai visto olmi, eh?

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di Marcello Anselmo I blattoidei sono un ordine di insetti comunemente noti come blatte, scarafaggi o faluche. L’ordine comprende oltre...

Un’altra Galassia – Festa del libro e degli scrittori a Napoli

“Un’Altra Galassia – Napoli Sotterranea” nasce dalla volontà di un collettivo di scrittori e giornalisti, supportati da un imprenditore...

Il Cavaliere e la morte

di Franco Arminio Berlusconi ha paura di morire. Questa paura è comune a tutti gli uomini, ma in Italia, cuore...

Nuovo cinema paraculo/Hereafter

di Piero Sorrentino Va bene, la scena di apertura è bella. Il risveglio nella stanza d’albergo, il sole, le biciclette...
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