20 luglio

di Marco Rovelli

Oggi, 20 luglio 2007, sarò ancora una volta, come ogni anno, in piazza Alimonda. E stavolta ci tornerò da solo, senza la mia vecchia band (ma con il supporto del mio caro amico Paolo Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi), in attesa della nuova che sto costruendo. Ricordo. Il 20 luglio 2001, quando non ero lì per cantare, ma per fare, costruire, manifestare.

E’ giovedì sera, sotto il tendone della piazza. Fuori diluvia, sono lievemente e felicemente ubriaco, e in questa calca ci sto bene. E’ come se fossimo insieme davvero. E per esserlo davvero basta saperlo. Prima sono rotolato sugli scogli mentre pisciavo alla luna, scogli appuntiti sotto la mia carne liquida, e neanche un graffio, forse perché le mie ossa sono più appuntite delle rocce. Allora continuo a bere, e a cantare.

Ritorno nella piazza alle sei del pomeriggio di venerdì. ‘Hanno ammazzato un ragazzo’ mi dice una compagna, ‘gli hanno sparato’. Ci guardiamo, e lo sguardo non vede più nulla. Continua a piangere. Vado verso gli scogli. Per vergogna, per necessità di un posto. Perché il pianto si fermi, ma sento uno strappo nella carne, avrei potuto esserci io al suo posto, e stavolta non è solo un modo di dire. Quel pianto mi sta ancora addosso, oggi che sono passati sei anni da quel venti luglio. Quando hanno ucciso mio fratello.

Mi sta ancora addosso quel pianto, nell’applauso di piazza Alimonda delle 17,27. Il dito che ci tocca tutti, e spreme la carne, e l’occhio. I tre bambini che danzano al centro dell’applauso, come saltassero fuori dallo schiocco delle mani, fiori del pianto. Haidi sfregata dai nostri baci. Qui stiamo ancora, in quest’anello incantatore, e quest’incanto non è illusione, ma una danza circolare che scuote il corpo, come la dea su Shiva dormiente, e il fiore di loto sono quei bambini che sanno, dall’alto della loro insipienza, il tremore del nostro contagio, sanno che il nostro non è un ricordo, ma un dono, un dono che noi tutti – noi quelli vivi e noi quelli morti – facciamo a noi stessi. E qui non c’è me.

Poi, domani, si ricomincia a fare.

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76 Commenti

  1. Anche io ero lì, a Genova, sei anni fa. E non dimentico nulla. Ecco perché mi infastisce non poco il giochetto di effeeffe…

  2. Piazza Alimonda sì. Che ha fatto di così grande quel ragazzetto a parte farsi ammazzare. Carlo Giuliani era solo un ragazzo e che sia stato ammazzato è tragico, ma al suo posto poteva esserci chiunque altro. Oggi si ricorda il suo nome, gli si è fatto un altare, lo si è fatto eroe: eroe del Nulla Assoluto. Il colpo di pistola sparato avrebbe potuto colpire altri manifestanti. E’ tragico che un ragazzo sia morto. Ma il suo comportamento non è stato di certo dei più “tranquilli”: avesse evitato d’usare la violenza oggi sarebbe qui, nonostante i pestaggi brutali delle forze dell’Ordine. C’è un fatto però, ieri ricorreva l’anniversario della morte di un vero eroe che ha dato la vita morendo con coraggio, da cristiano sino all’ultimo minuto: Paolo Borsellino. Non è stato detto alcunché. Nemmeno un “ciao Paolo, ti ricordiamo”. Borsellino che per tutta la vita ha lottato contro la mafia perché aveva scelto di lottare contro cosa nostra. Tuttavia si dà tanta rilevanza a un ragazzetto, trasformato in eroe da un sistema sociale vuoto di idee che per sopravvivere a se stesso ha bisogno d’inventarsi eroi improbabili.

  3. ragazzetto, uomo, vecchio
    è la vita che deve essere difesa, al di là di qualsiasi ragione, che poi non sarebbe mai aderente alla vera visione di ‘quel momento’…
    ogni cosa viene distorta dal tempo e dall’uomo.
    e allora è necessario ricordare, col cuore pulito, con gli occhi di chi ha visto, il pianto di una vita, stronacata così.
    Occorre esserci.

  4. Occorreva esserci ieri. Borsellino è stato ammazzato dall’omertà dal silenzio da tutti quelli che lo hanno lasciato solo. Ieri erano quindici anni dalla strage: un uomo muore per un’Italia migliore, senza cosa nostra, muore da cristiano, consapevole che combattere contro cosa nostra gli sarebbe costata la vita, e ieri è stato lasciato, per l’ennesima volta, solo. Solo come sempre, al pari di Giovanni Falcone. Gli eroi sono Paolo Borsellino e Giovanni Falcone: eroi perché non hanno giocato a fare gli eroi, eroi perché hanno fatto più di chiunque altro contro la piaga della mafia. Hanno combattuto quando tutti li evitavano, peggio degli appestati. Mi spiace per Carlo Giuliano: ma non lo faccio eroe. Il proiettile poteva prendere chiunque altro e oggi Piazza Alimonda avrebbe un altro ragazzo da ricordare. Cappuccetto Rosso, Giuliani non ha fatto niente se non usare la violenza contro le forze dell’Ordine. Il colpo è partito. Erano due ragazzi, uno mascherato e con un estintore in braccio, l’altro, uno che faceva il suo dovere: ha avuto paura, ha tirato fuori la pistola, il colpo è partito, ma prima di capire che aveva ammazzato, quel carabiniere, Mario Placanica, se l’era già fatta sotto dalla paura. Due vittime: Giuliani e Placanica. Due ragazzi, l’uno di fronte all’altro. Se l’estintore l’avesse tirato e avesse beccato Placanica, forse oggi piangeremo lacrime di coccodrillo per il carabiniere di leva caduto per mano di uno col passamontagna. Sono due vittime del sistema. Ma fare di Giuliani un eroe da altare è comportamento inutile e tedioso: Giuliani, in quel frangente, agiva con volontà e consapevolezza, giustificava la violenza e la fomentava sollevando da terra un estintore, non una pietra, un estintore. L’atto di Giuliani è di violenza. La risposta di Placanica è stata la conseguenza. Due vittime, Giuliani e Placanica. Nessuno dei due si possono dire eroi. Solo vittime delle circostanze. Colpevoli invece quei carabinieri che hanno manganellato senza pietà manifestanti pacifici e che hanno continuati a pestarli in carcere. Si preferisce ancora fare eroi tirati sul dal Nulla per aver giustificato il Nulla Assoluto e la violenza, piuttosto che chi ha lottato con tutto se stesso per sconfiggere il Male concreto, la mafia. Paolo Borsellino non meritava di essere ricordato, Cappuccetto Rosso. Mi faccia il piacere.

  5. caro Marco ti mando queste Cartoline, le spedii all’epoca dei fatti. .Se vi ricordate in quegli stessi giorni l’etna impazziva come le strade di Genova. I titoli e le foto si confondevano. Si confondeva vita con morte. Solo i fascisti non si confondevano.
    effeffe
    http://www.manuscrit.com/msites/morphoses/bt/poethiquette46.jpg
    http://www.manuscrit.com/msites/morphoses/bt/poethiquette36paracg.jpg
    http://www.manuscrit.com/msites/morphoses/bt/poethiquette44delapolice.jpg
    http://www.manuscrit.com/msites/morphoses/bt/poethiquette40.jpg
    http://www.manuscrit.com/msites/morphoses/bt/poethiquette43.jpg
    http://www.manuscrit.com/msites/morphoses/bt/poethiquette44delapolice.jpg

  6. Mastro, ma è proprio perché era un ragazzetto, come dici tu, che la sua morte ha prodotto tanto effetto. La scossa che ho sentito dentro in quei giorni era data proprio da questo pensiero, banale finché vuoi, ma vero: potevo essere io. E credo che come l’ho sentita io l’avranno sentita in tanti. Come nelle scene dei film in cui inevitabilmente salgono le lacrime agli occhi.
    Borsellino è un eroe e va commemorato, non c’è dubbio.
    Ma nè io nè te potevamo essere in Via D’amelio.

  7. @Mastro,
    io non ho parlato di eroi ma di vita.
    la vita il cui valore è inestimabile.
    al di là del grado che si ricopre.
    è chiaro che la dignità di certe persone, grandi e coraggiose, andrebbe elevato, sono d’accordo, ma questo dipende da chi questo coraggio non sa neanche che – esiste -, pultroppo.

    alla fine, nella fossa, tutti uguali siamo.

  8. Michelangelo, un ragazzetto sì: con un estintore in braccio però.
    Non avesse usato la violenza, probabilmente Placanica, un altro ragazzo come lui, con una pistola, non se la sarebbe fatta sotto e non avrebbe sparato. La morte a cui è andato incontro Giuliani non è giusta. Ma si tenga conto che erano Giuliani e Placanica: vedo due vittime, due giovani, su due sponde opposte, costretti a difendersi l’uno dall’altro. Ma nessuno dei due è eroe, nemmeno per caso. Però se qualcuno vuole considerare eroico imbracciare un estintore per tirarlo addosso a un carabiniere, per di più a volto coperto, faccia pure: io non ho di questi miti ed eroi. La violenza delle forze dell’Ordine non la giustifico, ma non giustifico neanche quella adoperata da alcuni dimostranti al G8 di Genova. C’è solo una cosa da ricordare per il 20 luglio: la violenza genera solamente altra violenza. Per come la vedo io, la violenza è sempre colpevole. Placanica non sapeva di sparare: se la faceva addosso, l’hanno capito tutti. Ha sparato. Non sapeva chi si nascondesse dietro il passamontagna. Ha reagito come una persona spaventata. Una fatale e brutta storia. Ma condannare Placanica, dirlo assassino, no. Ci si è dimenticati che è un giovane, né più né meno come Giuliani. Che è un essere umano. La gente ha voluto fare di Giuliani un eroe: eroe di che? E’ eroica la violenza per mezzo di un estintore da usare come corpo contundente? Per me, no.

    Il paese intero ha lasciato completamente da soli sia Falcone sia Borsellino.
    Dopo quindici anni la storia si ripete: sono ancora soli. E’ una vergogna inaudita, non scusabile.

  9. Rispetto per tutte le vite strappate, questo sì.
    Eroi in piazza Alimonda non ne ho visti.

    Per il resto ripeto quanto ho già esposto a Michelangelo: “Il paese intero ha lasciato completamente da soli sia Falcone sia Borsellino.
    Dopo quindici anni la storia si ripete: sono ancora soli. E’ una vergogna inaudita, non scusabile.”

    Anche ieri Borsellino era da solo.
    Nazione Indiana, ma non solo, tantissimi altri siti e giornali di carta, hanno taciuto. Questo, soltanto questo, ma non è poco: è gravissimo invece l’omertà dimostrata con il silenzio.

  10. mastro geppo, tu non c’eri. Io sì. Vediti “Le strade di Genova” e ne riparliamo. Carlo aveva un estintore in mano per difendersi dalle cariche a feddo e dalle jeep che passavano a cento all’ora in mezzo alla gente (anch’io rischiai di essere investito). Si chiama diritto di resistenza. I luoghi dove puoi avere un’altra versione sui fatti di Genova ci sono, se vuoi. Se vuoi continuare con la tua versione di regime, fa’ pure, ma non ora, non qui.

  11. Ripeto, non voglio fare di Carlo un eroe.
    Eroe è e resta Borsellino.

    Borsellino rappresenta degli ideali. Carlo no.

    Ma quando ho sentito che avevano ucciso un ragazzo della mia età, quel giorno di Luglio, io, che dovevo essere a Genova e poi non sono partito, mi sono ritrovato a scendere per strada, stordito. E incontravo dei ragazzi che avevano la mia stessa faccia.

    La differenza tra me e Borsellino è reale, tangibile. Quella tra me e Carlo non riuscivo proprio a vederla.

    E poi, Mastro, vacci piano con la ricostruzione di eventi che non conosci. Non semplificare. Quel pomeriggio un corteo pacifico attraversava una strada senza sbocchi laterali, quello delle tute bianche. Era un percorso concordato, ancora lontano dalla zona rossa. I black block avevano già provocato incidenti e in quel momento stavano arrivando al carcere di Marassi, dove avrebbero irriso la polizia per ore e distrutto tutto quello che potevano distruggere. Una camionetta della polizia stava dirigendosi proprio lì, quando incontra il corteo pacifista. Nessuno sa perché l’abbiano fatto, ma è andata così. Hanno deciso che i black block stavano bene dove stavano. Sono scesi e hanno cominciato a sparare lacrimogeni e a caricare. Quei ragazzi non erano dei verginelli. Avevano già partecipato ad altre manifestazioni. MA proprio per quello non erano nemmeno degli stupidi. Non avrebbero mai ingaggiato scontri in quel punto. Non c’era alcuna via di fuga. Per non farsi massacrare le prime file hanno cominciato a rispondere alle cariche della polizia. Tutte le scene che hai visto in seguito, sono conseguenze di quella scelta sbagliata.
    Non dimentichiamolo. La retorica della violenza che stava da entrambe le parti, non regge.

  12. Una cosa sola. Carlo Giuliani ucciso da chi dovrebbe avere il compito di difendere lo stato democratico e nessuno ha fatto altari. Ascoltare Heidi Giuliani servirebbe a chiarirsi le idee.
    Anche le parole della mamma e del papà di quel ragazzo, Fedderico Aldovrandi, massacrato di botte a Ferrara.
    Borsellino giustiziato da chi lo Stato, con la complicità politica della sua parte deviata, che si è subito preoccupata a corpo ancora caldo di far sparire la sua agenda rossa, lo sta attaccando militarmente ed economicamente, tenendo in ostaggio metà paese. Borsellino lasciato solo a combattere.
    Ricordare ed onorare ugualmente la memoria di uno e dell’altro nella differenza.
    Vive la différence!
    Altrimenti le commemorazioni sono solo retorica.
    Noi che siamo stati bambini negli anni 6o, che nel 68 facevamo le elementari, che nel 77 avevamo alle spalle già il mito quelli che avevano fatto il 68 e davanti solo gli anni di piombo, l’arrivo massiccio dell’eroina nelle piazze, degli yuppie, dell’edonismo da bere degli anni 80 abbiamo il dovere di vedere le differenze.
    A Genova si è vista, a freddo, una violenza che sembrava essere la somma tutti gli scontri di piazza messi insieme di tutti gli anni precedenti. E di più. Una specie di incubo fatto realtà, come se nello spazio di poche ore ci fosse stato un colpo di stato che avesse trasformato un paese democratico in una dittatura sudamericana. Ricordo un periodo in cui”il colpo di stato” era temuto ed alcuni tenevano la valigia pronta per andarsene esuli chissà dove. Sembrava che quel momento fosse arrivato. Altro che “dieci per cento di fascismo”. Cento per mille.
    Carlo Giuliani in più l’abbiamo sentito anche figlio.
    Fratello dei nostri figli, ragazzo qualunque, “preso in mezzo”, alla ricerca di una confusa identità umana, sociale, precario, disarmato, il cui cercare di “fare politica” nel secondo millennio è così diverso dal nostro alla loro età. Non inquadrato, non ideologico, non marxista leninista ma legato a valori cristiani ,umani largamente condivisi, di solidarietà sociale, delle tematiche della pace, dell’universo no global, Con una sua pulita virtuosa, attaccabile ingenuità. Con quel futuro incerto davanti di chi non sogna più l’alba gloriosa della rivoluzione, la dittatura del proletariato, ma di riuscire nella minima difficile impresa di ritagliarsi lo spazio della propria vita. Che forse non spera più nel sol dell’avvenire, ma in un avvenire tout court con quel senso di no future, di insopprimibile disincanto.
    Le ruote che gli sono passate sopra, il sangue che ruscellava dal foro nella sua testa, i ragazzi che uscivano maschere di sangue dalla scuola Diaz non avremmo mai più pensato di vederli.
    Ci sono ripassate sopra, ci hanno riaperto ferite vecchie mai cicatrizzate.
    Caro Mauro, grazie delle tue parole.
    Noi abbiamo pianto doppio triplo quadruplo.
    Con la consapevolezza e forse anche il senso di colpa di non avere cambiato il mondo, ma la sicurezza che il mondo non ha cambiato noi.
    Ciò che piange e ciò che di meglio è rimasto in noi di tutti questi anni.

  13. Rovelli, le affermazioni di Mastro possono anche infastidire, ma è un dato di fatto: Falcone e Borsellino sono morti perché sono stati abbandonati da tutti. E continuano ad essere soli dopo quindici anni.

    Eroico Carlo Giuliani? Punti di vista. Io di eroico non ci vedo nulla, nemmeno utilizzando la lente d’ingrandimento, nella figura di Carlo Giuliani e nemmeno, tanto per capirci, in chi continua a sfruttare quella morte a scopi personali vestendola, alla bisogna, dei significati che più gli aggradano.

    Che i Poliziotti responsabili delle cariche nella Scuola debbano essere trovati e puniti, come meritano, è sacrosanto, ma la storia non è solo poliziotti che perdono il controllo e il ‘buon’ Carlo Giuliani era in giro con un estintore in mano e sull’avambraccio il classico rotolo di nastro adesivo da pacchi. Come sappiamo tutti si utilizza per confezionare i regali per la mamma. Giusto Rovelli?

    così&come: paragonare l’omicidio di Aldrovandi con la morte di Giuliani è un non senso. Da una parte abbiamo un ragazzo ammazzato di botte, senza alcuna ragione, da 4 criminali in divisa da poliziotto; sull’altra un Carabiniere, rinchiuso in una jeep, senza alcuna via d’uscita e intorno una muta di criminali senza divisa che stavano facendo di tutto per ammazzarlo.

    O qualcuno, guardando quel filmato, ha visto qualcosa di diverso?

    Blackjack.

  14. -Ora gli eroi sono fossili arguti/ nei musei di storia – soldato, ape soldato/ morto ai limiti di verità -.

    Salvatore Quasimodo, da ‘La terra impareggiabile.’

  15. Infatti io , che sono una personcina per bene e civile l’avevo capito anche quel luglio del 2001 che bisognava partecipare con stile, e andarci vestita bene alla manifestazione, perché il max ci ha ragione ,che cosa andiamo a fare in piazza?
    Aspettiamo che le cose facciano il loro “naturale corso” no,
    che scioperare e manifestare non è più di moda suvvia, che non c’è più destra e sinistra, che mica siamo alla dittatura, e che la polizia fa il proprio mestiere e il poliziotto è un ragazzotto in fondo buono, che contestare il potere che ti “incula” col dito medio è quantomeno scorretto e se proprio vogliamo andarci, alle manifestazioni ,andiamoci educati, silenziosi che siamo pur sempre degli ospiti del potere…

    infatti io al G8 ci sono andata di bianco vestita: toppettino bianco, calzoni in cotone immacolato,e pure le scarpe ci avevo bianche!
    Bianco, segnale di pace , di amore, di candore.

    Cazzo!
    Non ci avevo azzeccato che io adoro il nero nè, ma pensavo che il nero attirasse troppo i raggi del sole e faceva caldo e il nero nelle manifestazioni non è colore “adatto”, per mè!

    Invece i blak bloc,queste “misteriose bande”, che nulla hanno a che vedere con la tradizione anarchica e neppure con gli anni 70 e che sono l’altra faccia dell’omologazione totale, la voglia di devastazione totale, l’esclusione che morde quel che la produce, che non hanno progetti, non cercano alleanze, la cui collusione con le forze dell’ordine è stata documentata…questi hanno agito quasi indisturbati seminando panico e violenza in un corteo formato da centinaia di migliaia di manifestanti pacifici e non violenti, mentre la polizia infieriva con ferocia inaudita su uomini e donne inermi, caricando spezzoni di corteo colpevoli solo di essere lì, di esserci in una bella giornata di luglio a manifestare contro gli 8 più potenti della terra,

    ovvero quelle nazioni che in accordo con le grandi organizzazioni economiche e con i grandi gruppi multinazionali applicano politiche subordinate alla dittatura del mercato con l’effetto di creare profondi squilibri tra paesi e ceti sempre più ricchi e paesi e ceti sempre più poveri, rendendo sempre più drammatico il divario fra Nord e Sud del mondo e anteponendo gli andamenti degli indici di borsa e il volume dei loro traffici di armi e di droga ai più elementari argomenti dei diritti umani e di salvaguardia dell’ecosistema.

    E mi è andata bene perché ero vicina alla testa del corteo, ma cazzo, quando ci hanno caricato alle spalle i bravi poliziotti, io mi sono presa una strizza e mi son detta:
    cazzo, cazzo, qui ci faranno davvero male, qui non vanno per il sottile, qui se vogliono fanno una strage.

    Genova sembrava assediata, si respirava un’atmosfera strana quando scendemmo dai pullman ma eravamo in tanti con le nostre bandire rosse che non potemmo sventolare perché ci requisirono i bastoni prima di entrare in città.

    Uno spiegamento di forze dell’ordine incredibile:
    per strada, sui tetti delle case, in cielo, sul mare.
    Era una situazione quasi surreale.

    Un corteo grandissimo, composto, gente veramente bella ed eravamo belli perché si sentiva questo senso di appartenenza, questa indignazione collettiva ma pacifica.

    I genovesi ci spruzzavano di acqua dai balconi ed erano veramente gentili.

    Io di bianco vestita ci ero voluta andare perché era importante esserci, perché il potere non mi piace, perché avevano ucciso un ragazzino,perché penso che non posso fare altro che testimoniare il mio dissenso così,
    perché la piazza si muove, è fatta di uomini e donne che sfilano, camminano, ci sono fisicamente, si toccano, si identificano, e quel giorno c’era questo bel sentire comune, e contarsi qualche volta fa anche bene che non siamo insomma circondati solo dai max!

    Quel giorno la violenza della polizia fu davvero talmente esagerata, talmente gratuita, quasi studiata a tavolino, che mi confermò , che quando il gioco si fa duro, il potere mostra il suo ghigno senza più pudore. Mi ricordo di aver avuto la sensazione di non contare un cazzo a livello di vita umana.

    Quando il potere si sente minacciato seriamente non va per il sottile ed è tanto arrogante che sfida anche le centinaia di telecamere che riprendono e ripresero ( il G8 è stato l’evento politico e mediatico più fotografato, filmato e raccontato degli ultimi anni) gli scempi della polizia, tanto poi giornalisti compiacenti e televisioni compiacenti (questa è la libertà di stampa che abbiamo nel nostro paese) racconteranno e raccontano i fatti come il potere voleva/vuole siano rappresentati e testimoniati.

    Tanto si escogiterà qualcosa:
    una salva Previti, che manderà tutto in prescrizione, l’oblio della memoria collettiva, altre “urgenze” che sposteranno l’attenzione dai processi per le torture avvenute nella caserma di Bolzaneto e le “perquisizioni” alla scuola Diaz e la morte di Carlo Giuliani.

    Che la gente ha la memoria corta, ma corta tanto né!

    E i” sospettati”, i militari sospettati di “questi abusi” i responsabili di violenze testimoniate, per esempio, da 300 manifestanti passati nella caserma, promossi ai gradi superiori.

    Alè!

    Mi vien da piangere.

    Ho visto con i miei occhi un gruppo di poliziotti all’opera con un ragazzino con i capelli lunghi che si era trovato per sua sfortuna isolato dal gruppo durante il fuggi fuggi per i lacrimogeni .
    Gli sono saltati addosso con una rabbia, con una ferocia e vigliaccheria inaudita,e magari quel ragazzino era a Genova anche per fare una gita, magari non conosceva bene bene la questione a livello politico, sociale , culturale, magari per lui come per altri era anche come partecipare ad una festa, magari inseguendo una canzone o un’emozione…..ma tutto questo non lo fa meno meritevole o più meritevole di partecipare ad una “rappresentazione “collettiva e giusta di dissenso, o no?

    E se i nostri ragazzi segano la scuola per andare alle manifestazioni non perdono un granchè, che a scuola ci siamo andati tutti e non ti perdi nulla a perderti un giorno quasi sempre di noia, ma anzi, la strada, anche se non lo sai, anche se non lo sai ancora, forse comincia ad insegnarti qualcosa, ti insegna quantomeno a farti due domande. Cazzo!

    se faccio un discorso universale di pace, di consapevolezza e di compassione , mario e carlo sono due poveri ragazzi inconsapevoili che si sono trovati di fronte in una bellissima giornata estiva.
    mario era ben “equipaggiato”, era armato, armato non per uccidere, ma era armato, qualcuno l’ha armato, qualcuno che di lui se ne strafotte i coglioni.
    lui deve solo eseguire, deve solo obbedire. un povero ragazzo armato e inconsapevole con in mano una pistola che gli ha dato in dotazione lo stato, cazzo; lo stato arma un povero ragazzo spaventato.
    perchè il morto in quelle circostanze, non ci scappa per caso, quella era una morte annunciata, poteva essere carlo, filippo, aldo francesco…
    carlo aveva un passamontagna, della rabbia dentro, della voglia di affermazione, delle idee di libertà, sì di libertà , quella che hai dentro a ventanni.
    ed è morto, è morto stupidamente.
    non era un eroe, era un povero ragazzo pieno di rabbia.
    ma se mi chiedi da che parte sto, io sto dalla sua parte perchè nella vita si deve scegliere cazzo.
    l’ho scritto tempo fa
    baci
    la funambola

  16. Mi chiedo se Borsellino e Giuliani non siano due facce della stessa medaglia. Il potere che cerca di mettere a tacere. La democrazia che reagisce, anche se con i tempi biblici dei tribunali italici (diciamolo pure, indagini del genere non è che stanno nella top ten delle procure).

    Non mi sembra che Rovelli abbia sbandierato tutto questo ‘eroismo’ che gli imputate, nemmeno l’avesse lanciato lui, l’estintore. E non andrebbe neanche sottovalutato il valore di ‘testimonianza’ delle sue parole: se ci dice che in quella guerriglia c’era qualcosa che non quadrava, possiamo almeno verificare la sua tesi prima di sfancularlo.

    In fondo, una delle grandi storie del G8 è stata proprio la ricostruzione a posteriori dell’accaduto. Il lavoro di network sociale, dal basso. Fatto da chi aveva visto (e filmato) i vertici degli apparati con le molotov in mano, i gradi sulle divise dei poliziotti che sparivano, le teste spaccate. Senza arrivare al Cile, è evidente che qualcosa è andato storto quel giorno. Molto storto. Stortissimo.

    Certo, poi senti Casarini che accusa Rifondazione di fare “industria” della memoria e allora ti accorgi che siamo tornati alla farsa, al nostro piccolo, familiare cabaret d’Italia. Ma cara funambolina mia, il blocco nero non è né molto meglio né troppo peggio di tanti altri rigurgiti anti-occidentali dell’antagonismo militante, destro e sinistro.

    Se il servizio d’ordine di una manifestazione non riesce a fare scudo fino in fondo contro i provocatori, i violenti, le mezzemerde – che siano infiltrati, sciamannati, ragazzini ‘mbriachi – viene anche il momento della carica della polizia, viene la Digos e ci porta tutti via (tutto sta in come lo fa). Questo mi sembra altrettanto lampante, a meno che, ripeto, non ci piacciono la curva nord, gli ultrà e gli assassini di Raciti.

  17. “Mi chiedo se Borsellino e Giuliani…”: non diciamo eresie, per cortesia. Non c’è più decenza quando si arriva a simili paragoni improponibili.

  18. Concordo con Annalisa Rocco: ogni volta che un popolo o una società hanno bisogno di eroi, significa che non se li meritano. Come diceva Lessing le vere (buone) azioni “mirano a questo, a rendere superflue, per la massima parte, tutte quelle azioni che comunemente si usa definire buone”, e a non aver più bisogno di eroi.
    Oggi è il 20 luglio: poco importa cosa o chi fosse quel ragazzo, lo piango come un ragazzo qualunque ucciso da piombo di stato. Non doveva trovarsi lì in quel momento, con un estintore in mano? Forse. Ma tutt’attorno c’era lo stato di polizia, la zona rossa, la violenza palpabile. Lo ricordo bene. Lui era solo un ragazzo, non un simbolo, non un eroe.

  19. “Carlo non era lì con un estintore in mano per uccidere, ma per difendersi da una pistola che gli era stata puntata contro”… le solite strategie di distorsione della verità impiegate in passato da chi difendeva gli sprangatori di autonimia operaia e lotta continua… la solita ipocrisia. che sfigati. ma almeno abbiate il coraggio e l’ONORE di assumervi la responsabilità delell vostre azioni. non puoi voler fare a rivoluzione e poi qdo ti manganelano o ti sparano andare a piangere davanti ai giornalisti…
    io poi nn ho provato nessun brivido in quei giorni. non ho assolutamente pensato “potevo esserci io”. certo potevo esserci a manifestare contro la globalizzazione, perchè come fascista sono contro. ma non credo che avrei assaltato una camionetta dei carabinieri con l’estintore… o se lo avessi fatto sarei stato fiero del mio gesto e non avrei voluto essere ricordato in modo piagnucolante dai miei compagni… ops, CAMERATI. cosa doveva fare il carabiniere? doveva lasciarsi linciare? la guera è guera………………

  20. Eppure io i fascisti piagnucolanti con manifesti “Grazie Walter” e contorni di croci celtiche ne ho visti anche in giro per Milano.
    Forse sei rimasto solo tu, Jago, l’ultimo fascista.
    Come il giapponese sull’isola.

  21. Caro Geppetto,

    ma Lei non era quello laico, tollerante, anticlericale, fino a ieri? A proposito, che ne dice della fiction di ieri sera? L’ha veduta?

    Riprendo solo due righe del nostro dolce Jago di qui sopra:”certo potevo esserci a manifestare contro la globalizzazione, perchè come fascista sono contro”. Eccolo il blocco anti-occidentale che dicevo prima.

  22. povero Carlo.Dalle foto che si possono recuperare in rete direi che con quel fisico avrebbe rischiato di rimanerci secco anche se fosse per caso andato a dormire con altri amici non abituati a stare sempre zitti zitti alla Diaz(a causa delle burle di quei buontemponi divisati in quella famosa comparsata eroica).Su Falcone e Borsellino dovremmo ci sentiamo in colpa,anche se non sappiamo cosa potremo fare di più che ricordarceli ogni giorno come eroi,insieme a tanti altri che sono venuti prima.Eravamo giovani,non facevamo politica,non abbiamo mai assunto comportamenti di tipo mafioso.Possiamo far girare la voce,certo,e piangerli laicamente(loro e tutti i nostri morti)

  23. O.C.: che la Polizia abbia commesso errori madornali nel gestire il controllo della manifestazione (spaccando in due un corteo pacifico senza alcun motivo e dando quindi inizio a una serie di errori madornali culminati con l’azione delinquenziale alla Diaz poi) è un dato di fatto e che i criminali che hanno menato come dei pazzi alla Diaz debbano essere identificati e sbattuti in galera è un altro dato di fatto. Credo che nessuno possa mettere in discussione questi elementi e nessuno, almeno non io, intende farlo.

    Ma una volta definiti e accertati – anche se con gravissimo ritardo – questi fatti, sarebbe ora di smetterla di considerare Carlo Giuliani un eroe. Carlo Giuliani si stava comportando da criminale, assieme a un degno stuolo di altri criminali, e se non fosse morto lui sarebbe morto qualcun altro. Con un’unica differenza: la madre di Placanica non sarebbe mai stata eletta, non sarebbe in Parlamento a sbandierare le sue verità e ora, di quella morte, non ne parlerebbe nessuno: esattamente come pochi parlavano, ieri e oggi, di Falcone e Borsellino.

    Smettiamola di inventarci finti eroi per giustificare (a che pro?) una giustizia che dovrebbe essere normale.

    Blackjack

  24. @ mastrominchia e blackwallera

    Ma voi due a Genova c’eravate? Presumo di no. E allora chiudete i rubinetti e finitela di sparare cazzate con paragoni assurdi, utili soltanto a spostare il discorso da qualcosa di assolutamente incomprensibile per le vostre intelligenze servili. Sapete cos’è il terrore? L’avete mai visto negli occhi di bambini che hanno l’unico torto di essere in un corteo pacifico, mano nella mano con genitori e amici che saranno massacrati di lì a poco sotto i loro occhi? Perché non chiedete a chi c’era, proprio in quel momento e in quel posto, perché Carlo Giuliani aveva afferrato l’estintore? Perché il ‘betulla’ era sul posto un attimo dopo che il ragazzo era stato ammazzato? Vi è capitato negli ultimi giorni di sentire le registrazioni che si scambiavano i boia di Bolzaneto e della Diaz?

    Vergognatevi. Dipendesse da me, sporcizia come i vostri commenti su NI non avrebbero mai cittadinanza.

  25. Voglio dire, Marco, c’è anche la diretta su Rai3. Ci sono le indagini. Ci sono le prove e le testimonianze. Che altro ci vuole? Condanne? Vedremo se arriveranno. Verità, altre verità? Ci vogliono ricordi, questo sì. Serve per la Storia, mi dirai. Va bene, può essere. Ma che sia veramente memoria, radice di qualcosa, non solo spettacolo e odore di manette, come al solito, più manette per tutti.

  26. a genova si è visto fascismo allo stato puro.
    questo fascismo è ancora pienamente tra noi, quegli uomini fanno ancora carriera nella polizia, nei commissariati e nelle caserme di pubblica sicurezza si fa ancora il saluto fascista.
    questa è la realtà.
    carlo giuliani è rimasto vittima di questo fascismo ed è un miracolo che sia morto solo lui.
    tirare fuori borsellino sembra a me un po’ strumentale.
    anche se sempre della solita maledetta merda italiana, che ci perseguita da cinquant’anni, si tratta.

  27. Dovremmo invece porci altre domande circa quel G8: chi fu il coglione o il gruppo di coglioni che decisero, da incompetenti assoluti e mi pare un complimento, di organizzare una manifestazione come quella in una città territorialmente incontrollabile come Genova?

    I prodromi perché di fianco a chi manifestava pacificamente, la stragrande maggioranza, e con tutti i diritti di questo mondo, fossero presenti gruppi che miravano ad atti di guerriglia organizzata c’erano tutti; qualcuno si ricorda cosa capitò in Danimarca poco prima?

    Allora mi chiedo: la responsabilità dei fatti di Genova deve ricadere solo sulla testa di chi si è ritrovato in quell’inferno oppure non sarebbe giusto chiedersi come mai quattro politicastri di merda, nonostante il parere contrario di tutti gli organi di sicurezza, abbiano potuto arrogarsi il diritto di portare cittadini e forze di sicurezza a farsi massacrare in una città come Genova che è, per conformazione territoriale, incontrollabile.

    Era una storia già scritta. Purtroppo quei quattro politicastri di merda non sono nemmeno stati lambiti dagli episodi di Genova e continuiamo a vederli, sorridenti, pacifici, ben pasciuti e lautamente pagati, sparare le loro cazzate giornalmente. Bella Italia.

    Blackjack.

  28. Teo: ma che ne sai tu di dov’ero e di cosa facevo? E che importanza ha in una discussione? Se solo chi è presente può esprimere le sue opinioni, allora nessuno potrebbe mai parlare. Bellissimo scenario quello che dipingi piccolo Teo.

    Per quel che ne sai potrei essere uno delle forze dell’ordine che in quei giorni stava Genova, magari controvoglia, oppure uno di quei padri che manifestava pacificamente con il figlio a spalle, che all’epoca ne aveva 5, a settembre sarebbe andato finalmente alla ‘scuola vera’, come diceva all’epoca, e l’acquario di Genova gli era piaciuto un sacco.

    Che ne sai, Teo ‘il presente’? Illuminaci: sono sempre curioso di conoscere le opinioni degli spara sentenze con la verità in tasca.

    Blackjack.

  29. Signor O.C., laico e tollerante non significa incapace a guardare ai fatti con obiettività: io ho visto due ragazzi, l’uno di fronte all’altro. A Carlo ha detto male ma solo perché ha avuto la pensata di alzare per primo il fuoco. Poteva esserci Placanica al posto di Carlo e forse oggi ci sarebbero coccodrilli per il carabienere caduto in servizio. I pestaggi ingiustificati ci sono stati e sono da condannare: chi ha dato l’ordine di manganellare dei pacifici manifestanti? “Chi” ha comandato questo è da condannare, non chi si è solo difeso in servizio: oppure, Signor O.C., crede d’avere la testa tanto dura da volerla prestare a qualche estintore come ci vuol far capire il Signor Rovelli? A sentire Voi sembrerebbe che la cosa naturale che doveva esser fatta era quella di lasciarsi massacrare da un estintore. Nessuno ha invitato Carlo a utlizzare l’estintore a mo’ di arma. Era una tragedia evitabile, con un po’ di buon senso. Innalzare altari a Carlo è solo una ingenuità per gonfiare i vostri orgogli. Un sistema sociale vuoto di idee che per sopravvivere a se stesso ha bisogno d’inventarsi eroi improbabili è un sistema collassato.

    Cordialmente.

  30. Guardi che di altari e di altarini ne parla un’altra volta e solo Lei, dottore.
    Ci farà una preghierina sopra, se proprio insiste.

  31. identificare fascisti e forze dell’ordine è un’altra stupidaggine. ci sono stati fascisti che hanno sparato e lanciato le bombe contro la polizia 30 anni fa… e anche negli scontri di valle giulia, basta documentarsi anche solo superficialmente per scoprirlo, in prima fila contro le forze dell’ordine c’erano i “mazzieri” di avanguardia nazionale…
    le stesse occupazioni delel università furno jfatte inizialmente tanto dal fuan che dai collettivi di sinistra.. finchè alnirante non intervenne per spezzare questa strana – e SCOMODA – alleanza tra “rossi” e “neri”… con il famoso sgombero della sapienza ad opera dei “pugili” di caradonna.
    quanto al discorso globalizzazione-fascismo: non c’è un fascista oggi che si schieri a favore dela globalizzazione o anche solo del’imperialismo americano… a meno che non cosideriate fascista fini e AN… ma per me – e non solo per me -sono solo DESTRA BORGHESE e nient’altro.

  32. stavo per scrivere “e allora viva gli americani” – ecco, l’ho scritto, d’altra parte un po’ ci hanno aiutato a liberarci dei fascisti, ma con scarsi risultati, vedo…

  33. @jago
    no.
    non è un’identificazione che faccio io, noi.
    è un’identificazione operata da loro, dagli stessi poliziotti, esplicitamente.
    un’amica poliziotta mi scriveva cosa succedeva nelle caserme e nei commissariati all’avvento della destra al governo.
    il massacro, basta riguardarsi i filmati per capire che di massacro si trattò, avvenne perché quegli uomini si sentivano, ed erano, coperti politicamente, non a caso fini era a genova a dirigere il tutto.
    la mia amica mi scriveva che in commissariato si erano montati la testa: adesso comandiamo noi, dicevano.

  34. per come la penso io normalmente possiamo essere fieri della democraticità delle forze dell’ordine(soprattutto se correlata alla corruzione diffusa nella zona politico-economica).A Genova e in parte anche a Napoli hanno giocato a imitare la Stasi,perdendo alla grande.In altri sporadici episodi(pestaggi di extracomunitari in particolare),sono ugualmente condannabili.Ma sono meglio di come stiamo arrivando a descriverli(guadagnando veramente poco.Da poco,ad esempio,un cliente mi ha raccontato di come,avendo dei campi da coltivare,ha trovato manodopera solo tra poliziotti smontanti,dopo essere stato preso per il culo quando ha chiesto nel bar del paese se qualcuno dei giovani astanti sfaccendati sarebbe stato disponibile a fare il bracciante)

  35. Tashtego, sempre terribili le ‘amiche’ e molto poco attendibili, tra l’altro. Mi meraviglia che un non più giovincello caschi ancora nella tentazione del ‘me l’ha detto l’amica/o’ che sa tutto. Facciamoci una risata che è meglio con questi pareri da bar.

    La fortuna dell’Italia è che il livello di integrità delle Forze dell’Ordine è molto più alto del livello di integrità della nostra Società: tutta! Saremmo già in malora non fosse così.

    Blackjack.

  36. Jaghito,

    scrivi che “quanto al discorso globalizzazione-fascismo: non c’è un fascista oggi che si schieri a favore dela globalizzazione o anche solo del’imperialismo americano”.

    Immagino saprai che hai dei compagni molto fieri, che la pensano esattamente come te, proprio in quegli Stati Uniti contro cui te la prendi così tanto. Anche lì ci sono i fans delle piccole patrie divise e ‘identificabili’ che vuoi anche tu.

    E’ un arcipelago un po’ scombinato ma vivace, il vostro, una forma di occidentalismo che ti unisce a spezzoni della sinistra anti-imperialista, agli antisionisti (“io non sono antisemita, sono antisionista”), ai fondamentalisti islamici e agli ultracristianisti. Che strano neofascismo, che è, non trovi?

    Che strana pure l’America, eh? Un Paese fatto di spacciatori occulti con la svastica nascosta sotto la giacca, che s’infiltrano nelle pieghe della sinistra europea e alimentano il disordine e l’insicurezza globale. Un’America che non la vedi, abituati come siamo a sparare minchionate sul Leviatano globale. E’ la tua America, Jaghito.

    Ma non passerete, come non siete passati nei Balcani, tanto per restare a questo ventennio.

    Saluti e baci.

  37. @ tashtego

    continui a parlarmi di fini, di destra… non hai ancora capito che per noi fascisti, quelli veri, il fascismo non è né fini né la destra? io non sono “di destra” e nemmeno “di estrema destra”. per me, come per ogni vero fascista, il vero fascismo non è né di destra né di sinistra. unisce istanze di entrambe e le supera. il vero fascismo è allo stesso tempo tradizione e rivoluzione, identitarismo e comunitarismo, divisione delle classi, fondata sul principio ” a ognuno secondo le proprie necessità e secondo il proprio lavoro” e imprescindibimente anche cooperazione tra le classi (corporativismo). socializzazione delle imprese, difesa della proprietà privata a patto che non superire le ragionevoli necessità del’individuo, a quel punto diventa proprietà collettiva. come vedi ce n’è da dire, che vi piaccia o no, che consideriate tutto ciò utopia o meno… ma c’è molto da dire oltre ai luoghi comuni sulla violenza e l’ignoranza dei “fascistelli”, che sono cosa ben diversa dai fascisti veri.
    che il cosiddetto “neofascismo” riunisca in se gruppi e gruppuscoli anche molto diversi tra loro è una realtà che gli stessi appartenenti dell’Area non hanno mai negato. personalmente ritengo la cosa una “ricchezza” più che un limite. soprattutto considerato il fatto che quando un forzanovista lefebvriano incontra un socialistanazionale magari agnostico e anticlericale tra i due vi è rispetto reciproco e non viene menno, in linea di massima, il cameratismo. credo sia poi nella natura del fascismo, epressa dalal stessa etimologia del termine, ricercare l’unità nella diversità. cosa che per esemipio il comunismo e il capitalismo non sempre riescono a fare o vogliono fare.
    sono ben consapevole poi dei limiti del fascismo “storico”, del’esperienza del ventennio per intenderci, che non ho nemmeno vissuto. ma il fascismo, come il comunismo resta per me un’Idea metastorica, sempre valida, e capace di riproporsi in temnpi e lluoghi differenti, con risultati più o meno positivi a seconda degli uomini e di altre ragioni contingenti.
    per quanto mi riguarda un modello di fascismo, o quantomeno di socialismo nazionale (che è quel che a grandi linee intendo io per fascismo) è già passato: nel Venezuea di Chavez per esempio. ma poi chi se ne frega che pasi o meno… per un vero fascista il fascismo è prima di ogni altra cosa UNO STIE DI VITA: eroismo, onore, lealtà, solidarietà sociale, supeeriorità dei valori spirituali sui valori dell’homo oeconomicus… e molo altro ancora…

  38. @ tashtego

    continui a parlarmi di fini, di destra… non hai ancora capito che per noi fascisti, quelli veri, il fascismo non è né fini né la destra? io non sono “di destra” e nemmeno “di estrema destra”. per me, come per ogni vero fascista, il vero fascismo non è né di destra né di sinistra. unisce istanze di entrambe e le supera. il vero fascismo è allo stesso tempo tradizione e rivoluzione, identitarismo e comunitarismo, divisione delle classi, fondata sul principio ” a ognuno secondo le proprie necessità e secondo il proprio lavoro” e imprescindibimente anche cooperazione tra le classi (corporativismo). socializzazione delle imprese, difesa della proprietà privata a patto che non superire le ragionevoli necessità del’individuo, a quel punto diventa proprietà collettiva. come vedi ce n’è da dire, che vi piaccia o no, che consideriate tutto ciò utopia o meno… ma c’è molto da dire oltre ai luoghi comuni sulla violenza e l’ignoranza dei “fascistelli”, che sono cosa ben diversa dai fascisti veri.
    che il cosiddetto “neofascismo” riunisca in se gruppi e gruppuscoli anche molto diversi tra loro è una realtà che gli stessi appartenenti dell’Area non hanno mai negato. personalmente ritengo la cosa una “ricchezza” più che un limite. soprattutto considerato il fatto che quando un forzanovista lefebvriano incontra un socialistanazionale magari agnostico e anticlericale tra i due vi è rispetto reciproco e non viene menno, in linea di massima, il cameratismo. credo sia poi nella natura del fascismo, epressa dalal stessa etimologia del termine, ricercare l’unità nella diversità. cosa che per esemipio il comunismo e il capitalismo non sempre riescono a fare o vogliono fare.
    sono ben consapevole poi dei limiti del fascismo “storico”, del’esperienza del ventennio per intenderci, che non ho nemmeno vissuto. ma il fascismo, come il comunismo resta per me un’Idea metastorica, sempre valida, e capace di riproporsi in temnpi e lluoghi differenti, con risultati più o meno positivi a seconda degli uomini e di altre ragioni contingenti.
    per quanto mi riguarda un modello di fascismo, o quantomeno di socialismo nazionale (che è quel che a grandi linee intendo io per fascismo) è già passato: nel Venezuea di Chavez per esempio. ma poi chi se ne frega che passi o meno… per un vero fascista il fascismo è prima di ogni altra cosa UNO STIE DI VITA: eroismo, onore, lealtà, solidarietà sociale, supeeriorità dei valori spirituali sui valori dell’homo oeconomicus… e molo altro ancora…

  39. @ tashtego

    continui a parlarmi di fini, di destra… non hai ancora capito che per noi fascisti, quelli veri, il fascismo non è né fini né la destra? io non sono “di destra” e nemmeno “di estrema destra”. per me, come per ogni vero fascista, il vero fascismo non è né di destra né di sinistra. unisce istanze di entrambe e le supera. il vero fascismo è allo stesso tempo tradizione e rivoluzione, identitarismo e comunitarismo, divisione delle classi, fondata sul principio ” a ognuno secondo le proprie necessità e secondo il proprio lavoro” e imprescindibimente anche cooperazione tra le classi (corporativismo). socializzazione delle imprese, difesa della proprietà privata a patto che non superire le ragionevoli necessità del’individuo, a quel punto diventa proprietà collettiva. come vedi ce n’è da dire, che vi piaccia o no, che consideriate tutto ciò utopia o meno… ma c’è molto da dire oltre ai luoghi comuni sulla violenza e l’ignoranza dei “fascistelli”, che sono cosa ben diversa dai fascisti veri.
    che il cosiddetto “neofascismo” riunisca in se gruppi e gruppuscoli anche molto diversi tra loro è una realtà che gli stessi appartenenti dell’Area non hanno mai negato. personalmente ritengo la cosa una “ricchezza” più che un limite. soprattutto considerato il fatto che quando un forzanovista lefebvriano incontra un socialistanazionale magari agnostico e anticlericale tra i due vi è rispetto reciproco e non viene menno, in linea di massima, il cameratismo. credo sia poi nella natura del fascismo, epressa dalal stessa etimologia del termine, ricercare l’unità nella diversità. cosa che per esemipio il comunismo e il capitalismo non sempre riescono a fare o vogliono fare.
    sono ben consapevole poi dei limiti del fascismo “storico”, del’esperienza del ventennio per intenderci, che non ho nemmeno vissuto. ma il fascismo, come il comunismo resta per me un’Idea metastorica, sempre valida, e capace di riproporsi in temnpi e lluoghi differenti, con risultati più o meno positivi a seconda degli uomini e di altre ragioni contingenti.
    per quanto mi riguarda un modello di fascismo, o quantomeno di socialismo nazionale (che è quel che a grandi linee intendo io per fascismo) è già passato: nel Venezuea di Chavez per esempio. ma poi chi se ne frega che passi o meno… per un vero fascista il fascismo è prima di ogni altra cosa UNO STIE DI VITA: eroismo, onore, lealtà, solidarietà sociale, superiorità dei valori spirituali sui valori dell’homo oeconomicus… e molto altro ancora…

  40. Mastro geppo dice : “C’è un fatto però, ieri ricorreva l’anniversario della morte di un vero eroe che ha dato la vita morendo con coraggio, da cristiano sino all’ultimo minuto: Paolo Borsellino. Non è stato detto alcunché”.

    Ma chi te la racconta ste cose? Come sarebbe a dire che non è stato detto niente quando già alle ore 8 di mattina c’era una trasmissione e poi sono state date durante la giornata altre notizie, interviste, giornali. Poi a Palermo ci sono state manifestazioni. Non mi sembra proprio che le cose siano andate come dici.

    In quanto al discorso sul fascismo, quello è nel sangue non negli schieramenti politici. Ci sono mentalità fasciste in egual misura nei movimenti di destra e di sinistra. Naturalmente mascherati diversamente ideologicamente. La polizia e i carabinieri vorrei ricordare che non stavano solamente a Genova. Stanno su tutto il territorio e non mi sembra di vivere in uno stato di regime abitato da violenti. Certo a Genova mi sembra che abbiano perso il controllo.

  41. @blackjack
    questa persona è un poliziotto donna, abbiamo parlato molto a lungo di queste questioni e in modo dettagliato.
    ma naturalmente puoi fare l’uso mentale che credi di quello che leggi, qui e altrove.
    @jago
    mi riferivo a fascisti-fascisti, di tipo usuale e banale, violenti e con manganello.
    roba molto semplice e italica.
    poi esisterà anche il vero-fascismo di cui tu parli.
    ma non è quello cui facevo riferimento.

  42. @jago
    Questo “vero fascismo”, (rivoluzzionario, se capisce) di cui tu parli, si propone già dagli anni sessanta, è una solfa, una giaculatoria, che è restata tale e quale dai tempi dei picchiatori storici, che adesso fanno i funzionari, con molto onore, nelle pubbliche istituzioni: il VERO FASCISTA “guarda a destra, guarda a sinistra, e SALTA IL FOSSO”!
    Senza disdegnare, mentre compie questa spericolata operazione ideologica, di spaccare qualche testa en passant, e se è un poliziotto, molti di questi nuovi e colti fascisti sono poliziotti, molte teste.
    Vedo che la vecchia pratica dell’ossimoro ideologico – dove si dà ad intendere di poter far coesistere, ancora e ancora, i soliti vecchi termini di significato opposto, come già si leggeva, sempre negli anni sessanta, sui manifesti incollati ai muri dei quartieri neo-fascisti di Roma – è ancora in auge: tradizione e rivoluzione, eccetera (mi viene in mente persino, a sinistra, “er partito de lotta e de governo”, oppure “Er compromesso rivoluzzionario” di tovarich Trombadori, senior).
    Cazzate, se permetti.
    Siete solo i soliti vecchi simpatici fascisti di un tempo.
    Non mi interessa quanto siete colti, né come la pensiate.
    Quello che mi interessa di solito, è ciò che eventualmente avete in mano.
    Di solito, vecchi o nuovi che siate, si tratta (nel migliore dei casi) di bastoni.

  43. A Palermo forse.
    L’anniversario nel resto d’Italia è passato quasi inosservato. Perlopiù coccodrilli di convenienza, tutti uguali, per ogni testata giornalistica.
    Per il web. Nazione Indiana non ha detto niente. Carmilla neanche. Il Primo Amore uguale… Ma tutti hanno parlato di Carlo Giuliani come di un eroe.
    Non ho visto sulla stampa tutto questo interessamento per i 15 anni.
    Ho visto invece un grande spreco di penne per Giuliani.
    Segno dei tempi. Ci meritiamo la mafia!

  44. Non ero a Genova nel 2001, pur ritenendo sacrosanta quella battaglia.

    Un pò non c’ero per paura. Di certo perchè sono fermamente convinto che in questo momento storico, manifestazioni di massa che contengano, seppur in modo accidentale e incontrollabile, un certo coefficente di violenza “spendibile” dai media, producano forti effetti controproducenti. Stimolano il lato più irrazionale della borghesia standardiazzata, agiscono (visto come vengono presentate) sulla paura. Non producono invece alcun fascino sul lato razionale, sulle idee. Basti ascoltare o leggere i testi delle centinaia di telefonate arrivate alla polizia di genova la sera del pestaggio alla Diaz. Gente spaventata che temeva per la propria incolumità, per le proprie case, la propria argenteria, come se i manifestanti fossero tutti delinquenti comuni, ladruncoli.

    Il motivo, ovviamente, va ricercato nella rappresentazione delle cose.

    Ieri per puro desiderio d’indignazione ho visto Matrix sui fatti di Genova. Nonostante i quasi minutanei proclami di oggettività e amore la verità, veniva praticamente avvallata la tesi di regime più efficace mediaticamente, sintetizzabile più o meno così. “Dispiace per la circostanza tragica, ma la camionetta era assaltata, le forze dell’ordine si sono comportate nel modo migliore per difendersi dai violenti”.

    Nel filmato del 20 Luglio 2001 Mentana commentava la famosa foto di Giuliani con in mano l’estintore di fronte alla Jeep e alla pistola che l’ha ucciso in maniera subdola.

    Nella foto si vede solo Giuliani con l’estintore in mano. Nessun particolare può svelare o lasciar presagire l’uso che intende farne. Nessuno. Potrebbe averlo per proteggersi dalla pistola puntata, potrebbe averlo raccolto da terra a scopo intimidatorio, potrebbe avere intenzione di lanciarlo. Non c’ero e non mi permetto di giudicare. Ma quello che m’interessa è proprio questo. L’unico dato certo è il colpo di pistola che parte. Mentana invece non ha mai alcun dubbio. Nella foto, secondo lui, si vede Giuliani che sta per lanciare l’estintore. Questa lettura viene perpetuata di continuo, nonostante l’mmagine fotografica sia ferma e dunque muta. Mentana fa appello alla situazione concitata e alla legittime difesa. Non accetta neppure lontanamente che l’estintore non venga lanciato. La lettura di Mentana, tuttavia, è plausibile. La foto si può leggere come la legge lui. E’ facilmente recepibile a livello emotivo da chi ascolta, a un livello incoscio privo di senso critico, che poi è l’approccio della maggior parte delle persone. Un borghese medio è abituato a concepire in maniera del tutto accettabile un certo grado di violenza da parte delle forze dell’ordine, la cataloga come violenza istituzionale atta a garantire contro i “malvagi”, la propria sicurezza e i prorpi possedimenti. Più che accettarla, la richiede, la pretende. Nessuno si chiede davvero come siano andate le cose, non c’è questa cultura civica in questo paese. Per la maggior parte delle persone Giuliani assume i contorni del manifestante violento che minaccia la proprietà perchè fuma le canne. Dopo un approccio così, ammantato di obiettività e invece chiaramente mirato a conservare lo status-quo, tutti sono disposti a dichiararsi dispiaciuti per la morte del giovane ma sotto sotto si pensa che quasi se lo sia meritato.

    Ecco perchè facevo riferimento al valore controproducente di avvenimenti come Genova. La morte di Giuliani, e lo dico con profondo rammarico, non è stato solo tragica, è stata inutile. Basti vedere la profonda crisi in cui verte il movimento antiglobalizzazione.

    Quello che voglio dire è che oggi nessun vero cambiamento culturale può avvenire senza una legittimazione che provenga attraverso il blob magmatico e informe che è l’opinione pubblica. La battaglia è culturale. La battaglia di strada è strumentalizzabile, una scritta sul muro con uno spray fa dire in tivvù che ci sono stati momenti d’alta tensione.

    Probabilmente è una battaglia che non si può vincere.

  45. Caro Giancarlo,
    non vorrei sembrarti scortese, ma mi sa che Matrix non l’hai visto proprio tutto fino alla fine.

    Saluti

  46. @ tashtego
    quanto un fascista parla di tradizione e rivoluzione non intende parlare di compromessi col Sistema. faccio politica extraparlamentare, dei partiti non me ne frega niente, almeno per il momento noon vedo nulla di interessaten nel panorama politico italiano. ti assicuro che nell’aria in cui gravito non c’è manco tutta questa simpatica per le forze dell’ordine e le istituzioni. se sei abbastanza informato sugli anni 70 dovresti tener presente che tra movimento studentesco fascista, movimenti extraparlamentari vari fascisti, FUAN da un parte e segreteria dell’MSI dall’altra parte c’era un fortissimo scollamento ideologico, che sfociò tragicamente nella stagione dei NAR.
    proprio per farti capire quanto lontano sono da quei poliziotti manganellatori di cui parli, o da chi siede dietro una poltrona ti cito qualche parola dei NAR (da un loro comunicato di rivendicazione):

    NON ABBIAMO Né POTERI DA INSEGUIRE Né MASSE DA EDUCARE. PER NOI QUELLO CHE CONTA E’ RISPETTARE LA NOSTRA ETICA.

    personalmente non ho mai picchiato nessuno. fino ad ora. ma non escludo di farlo PER LEGITIMA DIFESA, ovvero se qualcuno venisse ad esempio a rmpermi le scatole sotto casa o dove mi ritrovo per discutere di politica.
    non sono contempolate azioni violente neanche nel programma d’azione del movimento politico cui appartengo.

    ricordati che le teste vanno in giro a spacarle anche i “compagni”… anzi se vogliamo buttarci sulla statistica… ne hanon spaccate molte più loro, e non certo per legittima difesa. a meno che tu non sia di quelli che “uccidere un fascista (per la semplice ideologia in jcui crede) non è reato”.

  47. Preferirei non essere tacciato da fascista (ma pazienza, se c’è tashtego è quasi inevitabile) ma sono daccordo con altri qui sopra. Per fare di Carlo Giuliani l’eroe di una nuova resistenza ci vuole tutta la fantasia di un anarechismo alla frutta. Piazza Alimonsa? Il rossetto sulla bocca di Babele, l’isteria necessaria perchè il globalismo si compia nelle banche e nei comitati d’affari come la Bildelberg.

  48. Caro dottor Binaghi, anche lei è alla frutta, e non ha nemmeno visto passare tutte le portate. Il suo problema, di non facile o, temo, nessuna soluzione, è che non riesce a rendersi conto, anche perché i suoi amici non trovano il coraggio di dirglielo, che il torsolo di mela che stringe nella mano non è il giardino dell’eden. E’ solo un torsolo, mi creda, e anche in fase di putrefazione. Curarsi, in questi casi, è anche più importante che denunciare coloro che mettono il rossetto sulle labbra di babele. Meglio un po’ di rossetto sulle labbra etc. etc., che portare il cervello all’ammasso e continuare a far finta di pensare.

    Si stia bene, si riguardi.

  49. Insulti, nessuna argomentazione e nickname.
    Uno zombie col nome di un morto.
    La punta di diamante di Nazione Indiana?

  50. E’ lei che insulta, dottor Binaghi, questo è il mio nome e cognome. E insieme a me insulta qualche migliaio di persone che in Italia portano questo nome.

    E a proposito di insulti, ma lei i suoi commenti li rilegge mai? Il disprezzo e il sarcasmo che mette, quando parla dei valori degli altri, li ha mai considerati? O crede di essere nel giusto solo perché, stando a quello che lei dice, ci mette la faccia?

    La saluto dal regno dei morti, un paese che lei dovrebbe conoscere bene, a quanto posso presumere dalla lettura dei suoi commenti.

  51. Se per mantenere certi valori bisogna sottoscrivere falsificazioni storiche e ignorare il senso comune c’è qualcosa che non funziona.

  52. Scusi: chi è che attesterebbe che si tratta di falsificazioni storiche? Lei? E in base a quali criteri “scientifici”, se non quelli che le derivano dalle sue (presunte) verità? E quali sono le sue verità “storiche”? Una visione provvidenzialistica tra il figurale e il veterotestamentario? E queste sarebbero verità storiche, cioè dati oggettivi su cui si può discutere prima di ogni possibile interpretazione? Suvvia, dottor Binaghi, ma non le viene da ridere? Cosa fa, si prende in giro da solo?

  53. @Cafiero
    Qualche giornale che non sia la tua Radioserva, qualche resoconto dei fatti che non sia di quelli che erano al fianco di Giuliani, qualche sana considerazione del tipo: se facessero sotto casa tua quelle che si è fatto a Genova chiameresti tu la polizia. Ecco, a partire dalla pluralità delle testimonianze e delle narrazioni si può parlare di operazione storica.
    Inoltre: “sei cattolico, leggi la Bibbia e quindi non puoi avere ragione”, dimostra solo che il cervello l’hai venduto all’ammasso un tempo fa.
    Io per i morti (tutti) provo solo pietà e soprattutto per quel ragazzo, Giuliani.
    Trovo politicamente sbagliata l’opposizione da Quinto Stato a cui ha partecipato, la violenza isterica che era nelle premesse della manifestazione, l’identificazione delle forze dell’ordine come controparte, il romanticismo anarcoide che è il principale ostacolo a una battaglia veramente politica contro la globalizzazione, e che passa per
    1) una vera controinformazione sullo stato dell’economia mondiale
    2) una rieducazione dei consumatori (basta fare debiti per il superfluo)
    3) il ritorno al concetto di interesse nazionale come unica base per un’azione politicamente fondata ed efficace
    4) il recupero della sovranità monetaria da parte dei governi
    Ma che te lo dico a fare?

  54. @binaghi
    a genova si è vista una polizia fascista, comportarsi in modo fascista.
    te, al massimo ti avrò dato del credente, binaghi.
    giuliani non è un eroe di sicuro.
    ma la vittima, insieme a centinaia di altre persone, di una violenza inutile, fuori misura e controllo, sì.
    ripeto: la polizia a genova si sentiva politicamente coperta, e lo era.
    per questo si sono scatenati.

  55. Tashtego. Sono completamente d’accordo: è sufficiente il parere di una sola persona dentro ai fatti e discuterne diffusamente per ottenere dati e verità inequivocabili.
    E come potrebbe essere diversamente?

    Blackjack

  56. Dottor Binaghi, lei non sa nemmeno leggere, o meglio, legge quello che vuole. Io le stavo ponendo delle domande serie, ma lei è abituato a discutere solo con gli amichetti del suo cortile, quelli che le danno sempre ragione. La ringrazio comunque di avermi fatto implicitamente capire quali sono le sue nobili fonti: non credo di essere molto lontano dal vero se penso a un ammasso di betulla, emilio fede, qualche spruzzata di padania, e soprattutto i gioielli di casa arcore. Chi è il suo maestro? paolo guzzanti, immagino, o qualcuno del “ramo”. Radioserva, dottor Binaghi? E con questa compagnia lei vorrebbe fare “controinformazione sullo stato dell’economia mondiale”? Continui le sue letture, ma lasci stare almeno la bibbia. Secondo me, la legge esattamente come ha letto il senso delle mie domande.

    Farewell, dottor Binaghi.

  57. @Cafiero
    Esitavo a usare il termine ma ora non ho dubbi: sei un idiota.
    Qui sopra c’è un mio post che se lo leggi ti dimostra la mia distanza da Betulla e casa Arcore. Io rischiavo denunce come insegnante di scuola pubblica illustrando i furti dei socialisti e le malefatte del cavaliere, quando tu probabilmente portavi i calzoni corti. Le mie fonti non saranno tutte nobili ma sono plurime. E, soprattutto, fatte di studi, non solo di postarelli raccogliticci su blog. Ma la cosa che probabilmente capisci di meno, è che uno possa sentire il bisogno di riflettere prima di schierarsi a tutti i costi, forse perchè si è schierato troppo presto e poi si è accorto che coi suoi sogni ci si puliva il culo. Torna a giocare con le figurine di Bakunin, Cafiero e Malatesta, anzi se vuoi te ne spedisco qualcuna.
    Stammi bene, ciccio.

  58. Grazie del complimento, dottor Binaghi, e non scherzo affatto. Perché, veda, prendersi dell’idiota da lei è un titolo onorifico, vuol dire non essere considerato un suo pari, uno del suo livello. Ben venga, fin quando lei si trova in queste condizioni. Lei, infatti, “si pulisce il culo e piscia in faccia” (sue testuali parole reperibili facilmente in rete) con troppe/a troppe cose, e, guarda caso, tutte fatte della stessa sostanza e dello stesso colore. Sarà un caso? Pervaso com’è da un’ansia di martirio e di redenzione, lei non sta facendo altro che combattere contro il fantasma di se stesso. Ma questo, per fortuna, è un problema solo suo. Altri, infatti, pur impegnati in conflitti del genere, preferiscono non dargli la visibilità a tutti i costi che lei cerca per le sue ubbie, proselitismo di bassa lega compreso. Per quanto riguarda, poi, gli “studi”, le fonti, lo “schierarsi”, si è mai chiesto come mai lei è così sollecito a dare il suo consenso, il suo appoggio e il suo plauso a tutto ciò che è in odore di ostia consacrata? Guardi la pugnettina di commento che ha lasciato nel post di Raimo, a chiosare quelle venti righe di nulla in salsa veterodemocristiana e, se può, rifletta.

    La lascio per sempre, dottor Binaghi. Io torno ai miei calzoni corti e alle mie figurine, ben contento di farlo: dietro ognuna di esse, c’è una dignità, una solidarietà e un senso dell’umano di cui lei, tutto circonfuso di assoluto, ha perso, o sta perdendo, anche il ricordo. Un saluto di fraterna comprensione ai suoi studenti.

    Farewell, forever.

  59. So bene perchè do adesione al Vangelo. E’ parola di Dio.
    A te invece resta l’orgoglio proletario, difeso come una religione.
    Senza il proletariato, però. Quello ve lo siete perso da un pezzo.
    E vi rode: a meno che non abbiate fatto della rivoluzione un mestiere che vi procaccia stipendio. Farewell, Angelina.

  60. @Blackjack non sa che dice quando dà del criminale a Giuliani (la scelta è tra criminale ed eroe o c’è qualcosa nel mezzo? perchè per me è stato solo un ragazzo che ha voluto stare nella mischia, senza far niente – di fatto non ha fatto niente e non accetto processi alle presunte intenzioni – ed è stato ucciso per sbaglio) e lo mette insieme a tutti gli altri criminali, per non parlare di quando dice che se non fosse morto lui sarebbe morto un altro – in base a quale legge fisica?

    @Tashtego
    Quoto in pieno, anzi in totem, direi.
    Il punto cruciale è il fascismo dalla polizia, non i black block. Forse la polizia non si sentiva solo coperta, in quello che ha fatto, non credi? Forse è stata implicitamente o esplicitamente incoraggiata…
    E poi: i Black block hanno operato quasi sempre indisturbati: che la polizia abbia commesso molti errori è una visione ingenua di quanto sia accaduto: la polizia ha agito secondo fini e direttive ben precisi, che hanno sortito in buona parte gli effetti desiderati – gli errori sono stati accidentali, non sistematici.

  61. Galbiati, a quanto pare lei è l’unico che sa quel che dice. Ne prendo atto e mi inchino a cotanta e illuminata, reale consapevolezza.

    Blackjack

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marco rovelli
marco rovelli
Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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