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A Karen

karen_lancaume_093.jpg

di Franz Krauspenhaar

Mia cara,
fino a pochi giorni fa non sapevo nemmeno chi tu fossi. In un pomeriggio di agosto, nel marasma di una vita sempre indietro e in ritardo, nella ricerca di qualcosa che allontanasse per un poco la grigia noia, ho visto un film porno, Fuga dall’Albania, nel quale apparivi proprio tu. Facevi la parte di una giovane che lascia clandestinamente quel paese per sfuggire alle violenze del padre, finisce in Italia e qui diventa una prostituta per gente ricca e influente. Ecco, di albanese e di slavo non avevi proprio niente, così che pensai tu dovessi essere di un altro paese d’ Europa, molto più occidentale. Il tuo viso dai tratti raffinati e dai colori scuri mi fece subito pensare alla cugina Francia. Quando alla fine del film vidi scritto il tuo bel nome, Karen Lancaume, ne fui certo senza controlli, eri francese. Non eri proprio una delle solite facce magiare o ceche, belle ma plastificate, che circolano a tonnellate nel porno d’ogni provenienza e ordine e grado. Eri un bel corpo estraneo. Bella di una bellezza ben diversa. Karen Bach, o Angel Paris, o Carene Lancome, o Karen Lancom, insomma sempre tu con tanti nomi diversi ma tra loro simili, e in trenta film, ho saputo poi, su internet – che ogni volta che un volto d’attore o l’intelligenza di uno scrittore o di un regista mi colpiscono m’informo, affamato di vita e di vite come sono – e ragazza di Lione, della buona borghesia, vissuta spesso in campagna. Che si sposa presto con un dj e sempre presto si divide. Che si dà al porno per pagare i troppi debiti. Bum. Una vita buttata in pasto ai cani dalla bava lunga, sporchi, cattivi. Eri un corpo estraneo. Con quel viso di una dolcezza disperata; e il corpo certo lo avevi bello, ma come mille altri corpi di quell’ambiente, dove è il mezzo di sussistenza dell’essere. Così, quando ho letto su Wikipedia che eri morta – nata nel gennaio del 73, morta a Parigi nel gennaio del 2005 – sono rimasto molto male, colpito duro, sì. Eri morta a 32 anni appena, giovane e per me molto bella, e anche se avevi lasciato quei mattatoi a luci rosse e adesso non sapevi bene più che fare, in fondo eri sempre giovane e avresti potuto rifarti bene, la tua grande partita in fondo era solo iniziata. Nel 2000, col tuo vero nome di Karin Bach, avevi partecipato a quel film “normale”, Baise-moi, che aveva anche avuto successo. E forse avresti potuto tentare persino strade molto alternative a quella del cinema – che comunque tu avevi studiato, da ragazza, comunicazione. Ma insomma, difficile entrare nella vita di chi ha scelto il suicidio per terminarla, come tu avevi fatto. Sonnifero in una dose ingente, in un  weekend a casa di amici, in pieno inverno, a Parigi, tutta sola. Hai detto infine basta al cinema del mondo, a questo spettacolo mortale, anche alla speranza che è davvero alla portata di tutti, inclusi i moribondi. Tu hai detto un enorme no, dolce, splendida Karen. Hai preferito chiudere nel sonno più profondo, hai voluto cadere nel sonno del sempre, di prima che tu nascessi, nel sonno prenatale. Sei tornata ad essere stella dopo la caduta. Tu, tesoro, non ce l’hai fatta a sopportare il tuo obbrobrio di fronte alla grandezza della tua stessa vita. E’questo.

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68 Commenti

  1. Franz
    Ho visto baise moi anni fa a locarno, e non l’ho trovato affatto normale. Ma forse per normale tu intendi non pornografico e allora ci siamo, almeno nel senso che non arrapa. Allo stesso tempo però il suo rapporto col porno è molto…stretto, e karen è stata molto brava, forse troppo. Forse è stato troppo. Non so se hai letto king kong girl di V. despentes (ex punk, autrice del libro e co regista di baise moi).

  2. Cara Gina no, non ho ancora visto Baise-moi, ma lo farò presto, comunque. Quando uscì non mi interessò minimamente, ora è diverso. Sì, intendevo non porno, quando ho scritto film “normale”. Non ho letto il libro della Despentes, ma così a naso lei non mi piace, comunque credo che ne avrò un’idea più precisa dopo aver visto il film. Dici che Karen ha dato troppo, in quell’occasione? Ci starò attento. Grazie a voi.

  3. franz
    ti linko una rece di baise moi piuttosto isolata, nel senso che il film in generale non è piaciuto
    http://www.cinemah.com/neardark/index.php3?idtit=82
    quanto a king kong girl, despentes lo dedica anche a karen, e tra le altre cose contiene anche la descrizione dell’accoglimento di baise moi (libro e film) . così a naso non ti piacerà;) ma contiene alcune risposte, imho. Visto che la cosa ti interessa turati il naso, ma leggilo:)

  4. questo non è un post, quindi… difficile commentare… Meglio stare in silenzio e ripensare a quello che hai scritto. Franz, mio caro Franz.

  5. VIOLETTA
    (rialzandosi animata)
    E’ strano!

    TUTTI
    Che!

    VIOLETTA
    Cessarono
    Gli spasmi del dolore.
    In me rinasce m’agita
    Insolito vigore!
    Ah! io ritorno a vivere
    (trasalendo)
    Oh gioia!

    (Ricade sul canape’.)

    TUTTI
    O cielo! muor!

    ALFREDO
    Violetta!

    ANNINA E GERMONT
    Oh Dio, soccorrasi

    DOTTORE
    (dopo averle toccato il polso)
    E’ spenta!

    TUTTI
    Oh mio dolor!

    (quadro e cala la tela.)

  6. baise moi l’ho visto tempo fa d è stata una bella botta.
    è un vero noir, cattivissimo, senza spazio al buonismo o alla speranza, e il sesso è ruvido, non certo patinato da porno.
    mi ha colpito la disperazione vera delle protagoniste.
    ciao franz.

  7. resta la contraddizione – se proprio si vuole, etica – tra il definire i film porno “mattatoi a luci rosse” e poi affittarseli e guardarseli.
    niente di male nell’affittarseli e guardarseli in sé, purché si sappia che così facendo si entra a far parte della filiera di quel tipo di business (come consumatore) e che quindi è poi un po’ strano piangere lacrime (di cocco-drillo?) sul destino delle sue vittime.
    sempre che karen ne fosse davvero vittima.
    sempre che la sua disperazione venisse da lì.
    franz si è innamorato di un’attrice porno, di cui ha appreso la scomparsa.
    tempo fa è accaduto anche a me, guardando uno spezzone di soli venti secondi.
    ma sono bastati.
    tuttavia anch’io fruivo, sia pure per venti secondi, di quella donna come di un prodotto.
    il mondo è grande e terribile: niente torna mai alla perfezione.
    nel porno, poi, si nascondono dilemmi complessi, quasi inestricabili.

  8. Li definiva così Karin Bach. Mattatoi a luce rosse. Penso sia eticamente accettabile per tutti, una tale definizione. Sarebbero lacrime di coccodrillo se ci avessi avuto a che fare, con Karin. Non me ne sono neanche innamorato, innamorarsi per me è quasi impossibile.

  9. un brindisi per tash che ha chiuso ed eliminato tutti i commenti sul suo blog

    fem

    (il brindisi è con l’alka selzer)

    a proposito di suicidi (quindi tash non è OT, avendo lui postato assai sull’argomento nel suo blog) ieri ho finito “Le catilinarie” della Nothomb e caro Francesco, lo devi leggere (imperativo). Per capire perchè basta leggere il libro (è corto).

  10. @franz
    sono rimasto colpito da quel tuo apostrofarla “tesoro”, così naturale e poco letterario, da farmi pensare ad un potente desiderio postumo di proteggerla, di tirarla fuori di lì, di starle accanto e salvarla: questo intendo quando parlo di un tuo autentico impulso d’amore, al quale peraltro non conferisco alcun valore positivo in sé, mi limito a constatare una certa risonanza con alcune mie analoghe emozioni, provate in passato per una porno attrice.

  11. sì ma hai letto proprio quel libro? Dello stesso autore ci possone essere libri che non ci piacciono e libri che ci piacciono.

    capita anche questo (almeno, a me)

    fem

  12. Ho l’abitudine di dire tesoro a tutte le donne che mi piacciono, effettivamente. Mi ricordo Francesco quel tuo post. Grazie.

  13. dire ‘porno’ è esattamente come dire ‘droga’. il porno amatoriale, quando di true amateurs si tratta, lo trovo di una bellezza abbacinante. nessuna traccia di mattatoio o di sfruttamento (che non sia sfruttamento del desiderio) o sospetto alcuno di sovvenzionare una qualsivoglia organizzazione criminale. certo, per goderne come faccio io, bisogna essere dei voyeur della smagliatura.

  14. Per tashtego:”il mondo è grande e terribile: niente torna mai alla perfezione.”
    Queste sono le parole di un connivente.

    Ghega

  15. @tashtego
    nel porno, poi, si nascondono dilemmi complessi, quasi inestricabili.

    Penso anch’io, ed è forse il punto critico più importante per provare a capire cos’è l’immaginario. Manca un Merleau Ponty che riscriva “L’occhio e lo spirito” dopo Moana Pozzi.

  16. @ghega
    la prima parte è una citazione da kipling, kim.
    la seconda parte sono parole mie.
    la parola “perfezione” la uso per convenzione, ma in realtà non le riconosco alcun senso.

  17. la fu :)
    (il nostro futuro è nelle mani legate di un principe (azzurro), che si salva da solo grazie a un dildo da cavallo (bianco):)

    “ciò che scrive realmente la storia del film a luci rosse, che lo inventa, lo definisce, è la censura. E ciò che si vieta di far vedere è destinato a marcare ogni film a luci rosse, a farne un esercizio interessante d’aggiramento.
    Con le aberrazioni e i controeffetti più o meno alienanti che ciò comporta. In Francia, i canali via cavo stabiliscono ciò che è possibile mostrare o meno. Niente scene di violenza, niente scene di sottomissione, per esempio. Fare un porno facendo economia della costrizione è un po’ come fare del pattinaggio senza lame sotto le scarpe. Buona fortuna…E’ anche vietato l’uso di accessori hard: peni artificiali, protesi. Niente pornolesbo. Niente immagini di uomini che si fanno possedere…con la giustificazione di proteggere le donne. Le donne, non si capisce bene in che cosa la loro dignità sarebbe particolarmente minacciata dall’uso di un pene artificiale. Le sappiamo sufficientemente agguerrite per comprendere che una messa in scena sadomaso non indica che desiderano farsi frustare arrivando in ufficio. In compenso, basta accendere la tv per vedere delle donne in posizioni umilianti. I divieti sono quelli che sono e hanno la loro giustificazione politica (il sadomaso deve restare uno sport d’élite, il popolo è incapace di coglierne la complessità, si farebbe del male). Ciò non toglie che si prenda a pretesto la “dignità” della donna ogni volta che si tratta di limitare l’espressione sessuale. Le condizioni di lavoro delle attrici, i contratti aberranti che firmano, la loro impossibilità di controllare la propria immagine quando abbandonano il mestiere, o di essere retribuite quando essa viene utilizzata, questa dimensione della loro dignità non interessa ai censori. C’è una dignità che li preoccupa, e un’altra di cui tutti se ne infischiano” (v. despentes, KKG)

  18. Ricordo che qualche anno fa una bibliotecaria di un piccolo paese emiliano fu condannata (per poi essere assolta in appello con formula piena) per aver dato in prestito “Scopami” ad una quattordicenne.
    Ovviamente il caso fece discutere per le sue implicazioni fin troppo evidenti (sulla responsabilità di un bibliotecario… o della biblioteca, o dei genitori o della ragazza eccetera) Mi chiedo se la stessa bibliotecaria avrebbe dato in prestito il DVD di Baise-moi. E dandomi la risposta (no, non l’avrebbe dato in prestito perché, probabilmente, vietato ai minori di 18 anni), mi chiedo quale differenza passi fra un libro e un film dal punto di vista della censura: sono le immagini a fare le differenza? (a far “male” al minore?). E la forza evocativa della lingua? (nel senso di linguaggio… ;-)

    Detto questo, grazie come sempre, Franz.
    Ezio

  19. Il succo è questo:

    “non ce l’hai fatta a sopportare il tuo obbrobrio di fronte alla grandezza della tua stessa vita. E’ questo.”

    Ognuno il suo di obbrobrio e il suo di livello di sopportazione.

    Certo il porno attizza ed è romantico pensare Franz innamorato che vorrebbe redimere la fanciulla. Ma c’entra poco qui.

    “Mattatoi a luci rosse” è il back stage del porno e non è una definizione moralistica. Siamo tutti complici dei prodotti che acquistiamo e del dolore e dello sfruttamento della dignità della persona da cui nascono, siano dita o organi sessuali, un porno o un paio di scarpe Made in China.
    Quello che si vede in chiaro sullo schermo è lontano dalla trasgressione e ripropone solo cliché popolari. Volgari in quanto popolari. Comuni.

    DAVID FOSTER WALLACE
    Considera l’aragosta

    Nel resoconto iniziale dell’Oscar del cinema porno:

    «L’industria non è solo volgare, ma lo è in modo prevedibile. I cliché sono tutti veri. Il classico produttore porno è davvero l’omino brutto con il parrucchino e al mignolo un anello dalle dimensioni di una pasticca per la gola… la classica attrice porno è davvero la signora con l’abito in Lycra e le braccia tatuate che riesce contemporaneamente a fumare, masticare una gomma e raccontare ai giornalisti quanto è riconoscente alla Wadcutter Productions Ltd. per averle pagato l’ingrandimento del seno».

  20. Qualche appunto.
    Sono convinto che quelle persone, cioè quelli che fanno quel lavoro, di accoppiarsi tra sconosciuti davanti ad una videocamera, di stare dietro la videocamera come registi, operatori, datori di luci, truccatori, siano persone e che non siano più “volgari” di tante altre.
    (Il réportage di Wallace è bellissimo).
    Forse la loro “volgarità” (occorrerebbe una definizione di ciò che diciamo “volgare”) salta agli occhi perché sappiamo il lavoro che fanno, ma tutti quelli che in questo mese di agosto hanno, per esempio, sostato in attesa dentro un aeroporto, sanno che quel tipo di volgarità è un fatto di massa.
    Occorre prendere atto che quella del porno è una cultura di massa, che influenza i comportamenti, non solo sessuali, e il cosiddetto look, di molte persone, che deforma la visione dei rapporti tra i sessi, che induce ad una concezione del piacere sessuale, come cosa facile e salutare, non ostante la sua drammatica e sconvolgente “bestialità”, che l’ha storicamente (e forse “naturalmente”) reso una cosa da ricercarsi e condividersi in segreto, in via privata e riservata, nascosta.
    Il porno non dice nulla sul sesso, non lo svela, perché l’assunto su cui si basa è che non ci sia nulla da svelare, che tutto sia da mostrare come normale e condivisibile, mentre non lo è per niente.
    Chiunque sia passato anche solo di sfuggita per un luogo di turismo de massa, sa che lì la cultura porno ha sfondato su tutta la linea, la sera ha visto la gente girare forsennata in cerca di una “scopata” per dare senso alla giornata, esibirsi in disponibilità più o meno esplicite, vestirsi e agghindarsi come tristi attori porno.
    Sono convinto che questa sia una novità assoluta nella storia della società umana.
    O almeno di quella occidentale.
    Eccetera.

  21. il porno è il surrogato per eccellenza. se avessimo un conto in banca decente quanto a relazioni umane, l’industria fallirebbe, e i suoi dipendenti dovrebbero cercarsi un altro lavoro. magari quello di baristi o ristoratori. e gli omini con la patacca al dito dovrebberoripiegare sul commercio degli organi di bambini rapiti.

  22. La domanda vera sul porno è: perchè si gode dell’immagine come e più della presenza? I pornodipendenti cercano ancora rapporti sessuali “reali”?
    La diffusione del porno è davvero separabile dal narcisismo complessivo della società dell’immagine? Come cambia il senso del reale? Si può accogliere questa come una semplice evoluzione dei rapporti umani o va intesa come una vera e propria patologia sociale?
    Qualcuno di voi ha letto il libro di Vanni Codeluppi “La vetrinizzazione sociale” (Bollati Boringhieri)?

  23. FK pensa sempre cose interessanti, è molto bravo..
    Ora non posso inoltrarmi, ma dirò che il tuo omaggiare lei, stella caduta e (e rinata) è un pensiero molto molto gentile.
    E’ un oceano questo discorso sul porno, l’eros, e l’amore, e perché no?
    (trattati assieme, è un oceano, meno faticoso se lo analizzi)
    Maria Pia Q.

    P.S. Scusa Franz, ma poiché Luigi Metropoli non ha tempo, credo, ma anch’io dimentico e faccio di corsa, le cose, posso annunciare che venerdì 6 settembre, lui presenterà mie letture da “Album feriale” alla Società Umanitaria, ore 18, in Via Daverio 7 a Milano?’
    scusa, ma anche non invitare del tutto gli amici mi pare non bello.
    Ciao, non spevo come si postano..grazie, MPia

  24. Se vogliamo parlare del porno dobbiamo lasciar perdere la morale. Qui di morale (e di moralismo) ne ho vista troppa. Quasi ogni intervento è “filtrato”: letture, considerazioni che rimandano a citazioni, libri, filosofie ecc., il tutto condito da “responsabilità” sociale.
    Il porno può riuscire ad essere davvero noioso come poche altre cose. O anche no.
    In un vecchio film di Moretti c’era il dilemma (sic) tra i film erotici e quelli porno -“ecco, diceva, a me piacciono quelli porno”.
    Sic transit… ;-)

  25. Vengo recare il mio modesto commento, di più in ritardo! La voro con due scuole e quest’anno sembra difficile per l’orario, devo fare tutti i giorni parecchi tragetti di mezz’ora ma le classe sono gentili: è il principale, vero?

    Il testo di Franz mi ha toccato e vorrei parlare del libro di Virginie Despentes, uscito l’anno scorso in Francia : King Kong théorie. E’ un libro che propone una riflessione a proposito dello stupro, riflessione vera perché l’autrice ha vissuto questa violenza. Parla del suo fantasma di stupro quando era piccola, e l’orrore accade del passaggio forzato, dal fantasma alla realtà cruda. Dice l’ossessione che lavora la mente violentata:

    ” De la peur de la mort, je me souviens précisément,cette sensation blanche, une éternité, ne plus rien être, déjà plus rien. ça se rapproche davantage d’un trauma de guerre que du trauma de viol. C’est la possibilité de la mort, la proximité de la mort, la soumission à la haine déshumanisée des autres, qui rend cette nuit indélibile. Pour moi, le viol, avant tout , a cette particularité: il est obsédant. J’y reviens tout le temps. Depuis vingt ans, chaque fois que je crois en avoir fini avec ça, j’y reviens. pour en dire des choses différentes, contradictoires. Romans, nouvelles, chansons, films. J’imagine toujours pouvoir un jour en finir avec ça. Liquider l’événement, le vider, l’épuiser.”

  26. Ho letto io il bel saggio di Codeluppi, Valter. Immagino ti riferisca all’influenza sempre più pervasiva esercitata dall’immaginario pornografico, con la “vetrinizzazione” addirittura dell’abbigliamento intimo (da mostrare un tempo con pudore), o i videoclip musicali che hanno poco da invidiare all’iconografia porno (“corpi femminili scultorei lucidi d’olio e di sudore che si contorcono mimando l’amplesso”), o anocra la pubblicità della moda che allude esplicitamente ad accoppiamenti sessuali, fellatio o vere e proprie ammucchiate. E così via…

  27. Bel testo Franz! Riguardo all’obbrobrio penso che qualsiasi impiegato fantozziano pensi la stessa cosa rispetto alla propria vita e poi se sublima questo obbrobrio con qualche confettino azzurro allora il clone si sente appagato e può morire in pace. Amen!

  28. “Tu, tesoro, non ce l’hai fatta a sopportare il tuo obbrobrio di fronte alla grandezza della tua stessa vita. E’questo.”

    vedi Franz?
    a volte tutto – il tutto – torna per scelta estrema e ingiudicabile. non ci sono passeggiate al cimitero che tengano. o dolori di polvere – limitati anch’essi – . o fiori portati ai suicidi che possano
    limitare la scelta.
    e in nessun cimitero di questa grandezza (che non è il tutto se è solo VITA ) può mettere piede il giudice – i giudici.
    ed è solo la cima che abbiamo raccolta dal ventre di nostra madre – tutto quello che strinse e chiuse aspettando nel nostro vaso l’ora – a poter – parlarci – e parlare a […]
    un caro saluto
    paola

  29. a proposito di fellatio
    la prima porno diva dell’immaginario collettivo maschile è, per i cattolici almeno, la eva, apostrofata da secoli nei modi più “gentili”, sia dal genere maschile che da quello femminile.
    michelangelo, nella cappella sistina, la raffigura in posizione molto esplicita nell’episodio del peccato originale e della cacciata dal paradiso terrestre.
    cosicchè, il Pompino metafisico, fonte di Conoscenza, diventerà un volgare pompino, un surrogato, degno, pare, di un’umanità volgare e pornografica come la nostra.
    baci
    la funambola

  30. del resto il dildo esiste dal pleistocene. credo comunque che si possa parlare di “responsabilità sociale” anche senza fare del moralismo. Stando magari a sentire anche quelli lì, come li chiama tash, che si accoppiano con sconosciuti davanti alle telecamere (!porco mondo!).

  31. ho quotato male. si accoppiano TRA sconosciuti davanti alle telecamere. Tipo quelle robe che succedono nei film. Si chiamerebbero anche attori.

  32. Grazie a Vé ronique per la citazione diretta, ora ben più chiarita, quella “paura dell morte, quella sottomissione all’odio” introiettata da lei..

    ma il bel cavaliere Franzk dov’è finito (poi, senti Franz io non so aprire le vs. bacheche, e tecnologie per cui ti ho “nascosto” nel precedente mio, il meetig di poesuia Metropoli che mi legge all’Umanitaria,di venerdì 7 MI per L’Estate nei Chistri. Dai, vienici!
    e spunta la notizia fuori da qui,poic hé sono somara, non ci capisco nulla,)

    Questo post è bellissimo, MPia

  33. Questo sito è diventato una lista annunci mortuari ed elegie.
    Spero non abbia niente a che vedere con l’euforia del giudizio post-mortem, quello che fa sentire i vivi a posto.
    Comunque ho capito oggi l’irrefrenabile voglia di dire la propria che scatena il blog.
    Incredibile.

  34. Rilancio. Qui non si tratta del porno in quanto tale (che esiste da Pompei in su) ma della sua evoluzione. L’altissima definizione del porno cinematografico e la sua produzione amatoriale avvicinano l’immagine alla realtà in un modo che non avrebbe mai potuto accadere prima. L’icona pornografica non è più un supporto per la fantasia, è oggetto di un consumo molto più vicino all’allucinazione che alla lettura. Il post di Franz è bello come Blade Runner: qui come là è struggente la richiesta dell’icona o del replicante di ritrovare una carne propria, una vita. E la delimitazione è molto più ampia. Per me rientra nella categoria della pornodipendenza anche quella della vecchia telespettatrice che ha lasciato metà dei suoi averi a Emilio fede.

  35. tutto ciò è terribilmente grottesco. Addirittura sulle prime pensavo si trattasse di qualcosa volutamente sarcastico. Dovuto ricredere. Sembra la perfetta applicazione democratico-cristiana. Qui di porno nessuno sa un’acca, sebbene nei loro letti succeda praticamente la stessa cosa. Ma continuate pure a salvaguardare i vostri pensieri, fortunatamente il dildo esiste dal pleistocene.

  36. :)
    Per sapere qualcosa del porno, basta averne visto uno che ha toccato corde inaspettate. Il suo bello è che prima ti tira, o ti bagni, e poi ma solo poi ci puoi riflettere su, rimuovere o accettare, venire a patti o barare o condannare, a seconda (probabilmente nessuna di noi si scoperebbe mai davvero il cadavere di un giovane maschio approfittando del rigor mortis, ma magari il tipo ha qualcosa in comune col nostro marito o fidanzato, quell’aria un po’ passée per esempio ed ecco che allora la noia da mortale diventa eccitante, che l’unheimliche da frattura diventa collante, sociale, che la violazione della norma è presupposto della sua ricostituzione conforme, ecco che come per incanto si può ripartire, ancora una volta ma con più forza dal vincolo stabile della famiglia, della coppia, degli elfi felici Cazzo. Non avete fantasia:)

  37. Maria Pia,

    Grazie per il messaggio. Mi scuso presso gli indiani: non oso tradurre il testo di Virginie Despentes perché ho paura di sbagliarmi: non ho fatto studi d’italiano.
    Il porno, non ho visto porno; erotico, si. E’ strano perché quando ho visto un film erotico, ero eccitata; nelle stesso tempo avevo la nausea, a forza, tutto si imbrogliava nella mia testa.
    Invece adoro la scrittura erotica, perché la scrittura anche violenta resta bella, comme proteggeta: amo molto la storia tra Anais Nin et Henry Miller, per esempio.
    Mi rammento belli ricordi di scrittura e film, no!

  38. la carne brucia e lo spirito del cervello pure

    cocaina e pornografia due INDUSTRIE nel pozzo nero del cervello e delle tasche [altrui]

    Karen, qui sei in tanti, con molte/i

  39. Intervista a Peter Greenaway (oggi su D di Repubblica): sta per cominciare un nuovo film, tema la pornografia “un argomento sul quale bisogna riflettere seriamente” ecc. ecc.
    Si prenota il biglietto al cinema?

    fem

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