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Giovedì 6 settembre 2007, 13:37 : Diario chiude e volta pagina

Undici anni, un po’ di storia, molti ringraziamenti e progetti per il futuro

Mercoledì 23 ottobre 1996, allegato al quotidiano L’Unità, usciva il primo numero di Diario della settimana, che si autodefiniva giornale dedicato alla «buona lettura», all’inchiesta e al reportage. Dopo un anno Diario se ne andò da solo nel perigliosissimo mare delle edicole. Questo giornale è durato 567 settimane, cercando di fornire nel corso di undici anni la buona lettura che aveva promesso e di non essere travolto dagli eventi. Alla buona lettura iniziale abbiamo aggiunto nel corso del tempo numeri speciali, libri, film.

Per quanto riguarda i «terribili eventi», l’ironia vuole che nascemmo in Italia con il governo Prodi e lì di nuovo siamo in solo apparente tedio e continuità. Ma quanta corrente è passata in mezzo! Berlusconi, Bush, l’11 settembre, bin Laden (la grande inchiesta su «Guantánamo e le procedure dell’indifferenza» che trovate in questo numero chiude le nostre pubblicazioni), Saddam Hussein, gli immigrati appesi alle reti per tonni e quelli che ce l’hanno fatta ad asciugarsi per venire prontamente a bagnare, molesti, il nostro parabrezza.

Tenere un diario in pubblico, settimana dopo settimana, è un’attività che in questi undici anni è cambiata molto. Il numero di siti web, di blog e in generale lo scambio di notizie è fortunatamente cresciuto a dismisura. La «buona lettura» è stata adottata da molti giornali. La possibilità di sedersi di fronte al proprio lap top e di consultare «in tempo reale» tutte le fonti di informazione del mondo è sempre più alla portata di tutti. Il mercato pubblicitario (l’unico a tenere in vita i giornali) è a noi praticamente precluso, per quella mancanza di do ut des che ci caratterizza e che dal mercato evidentemente è stato ben colto.

Di qui la necessità di fare un pausa. E di ripensarci su. Decisione triste, perché le cose buone (almeno così paiono a noi) dovrebbero essere tenute in vita il più possibile; decisione traumatica per tutti coloro che a Diario lavorano, e molti dalla sua fondazione. Ma, purtroppo, unica decisione possibile per poter pensare di fare qualcosa di nuovo, come è stato Diario alla sua uscita di undici anni fa.

Quindi, per riassumere:
• quello che avete tra le mani è l’ultimo numero di Diario della settimana. Insieme alla carta arriva il nostro ringraziamento a tutti i lettori, i collaboratori, i sostenitori che ne hanno fatto, ne siamo sicuri, una buona esperienza nel panorama del giornalismo e dell’editoria italiana.
• Oggi è martedì 4 settembre e domani non ci sarà la nostra settimanale riunione di redazione. Naturalmente siamo tutti tristi. Le e-mail comunque funzionano.

Certo che se domani una spontanea ribellione di siciliani attacca i poteri della mafia, ci sarà da mordersi le mani a non avere un giornale. Chiediamo ai siciliani di attendere: aspettateci, non siamo ancora pronti. E così a tutti gli altri. In fondo Diario è sempre stato un giornale ottimista.

Speriamo di farci vivi al più presto con un nuovo giornale. Ci stiamo pensando e pensando. Bisognerà fare un giornale (alla fine, a questo tipo di comunicazione siamo legati) che metta insieme le idee fondatrici – la libertà del giornalismo, la nostra frasetta che sta appesa qui in via Melzo 9: «Cercate la verità, nel dubbio un po’ a sinistra»), il gusto di andare sui posti a vedere persone e luoghi, il piacere della lettura, quello che parte dall’occipite e va giù lungo la schiena. Poi bisognerà fare un bell’oggetto, facile da leggere e bello da conservare. Poi bisognerà non smettere di credere che le parole possano dare un contributo, anche se piccolo, ma qualche volta (come è capitato anche a noi) grandissimo, nel cambiare le stupide cose che ci stanno intorno. Poi bisognerà guardare i signori della pubblicità negli occhi e dirgli: «Ce la facciamo da soli».

A tutte queste cose (e speriamo nelle vostre buone proposte) si prova a lavorare. Dovremmo farcela. E anche abbastanza presto. Di sicuro non ci perderemo di vista: ne abbiamo passate troppe insieme.

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12 Commenti

  1. “Facile da leggere e bello da conservare”. Un buon inizio.

    P.S.
    Ma com’è che adesso Michael Moore sbarca a Guantanamo e ci racconta che nel “lager” gli ospedali funzionano meglio di Medicare? Mistero beppegrillesco.

  2. è doloroso pensare che muoia “diario” per quanto la sua moribondità era evidente da tempo. più di metà del giornalismo italiano decente è passato da lì negli ultimi dieci anni. la libertà di quel tipo di giornalismo è stata sfruttata ma anche limitata – connotandosi di moralismo, di sensazionalismo, etc… – dalla transumanza verso altre testate che hanno preso da diario appunto l’attenzione per le letture o per le inchieste.
    quando deaglio dice stiamo pensando a un nuovo giornale e dice addirittura senza pubblicità sembra vivere purtroppo sulla luna. altrimenti perché diario avrebbe chiuso. altrimenti perché epolis ha cambiato proprietario negli ultimi giorni. altrimenti perché left ha cambiato proprietario tre volte negli ultimi mesi. altrimenti perché il manifesto è anch’esso moribondo. altrimenti perché carta non se la fila nessuno. etc.

  3. ‘perché le cose buone (almeno così paiono a noi) dovrebbero essere tenute in vita il più possibile’

    e dipende molto da noi…
    da quanto crediamo in quella ‘cosa’!

    ciao
    Chapuce

  4. stavolta sono serio.La carta stampata avrà sempre futuro finchè sarà un piacere leggere in bagno(e sinceramente un uomo che evacua col portatile acceso è davvero troppo anche per me).Resta da chiedersi come mai un giornale rispettato che fa inchieste che costano e che nonostante tutto riesce a vendere un discreto numero di copie venga lasciato affondare mentre si tengono in vita quei giornali,pieni di pubblicità istituzionale, di cui si è occupato Report che vendono per finta 1318 copie al giorno,i cui direttori riescono a meritare stipendi costituiti da 6000 euro al mese,costruendo un giornale con le notizie raccattate in rete,vengono tenuti in vita contro la volontà della logica(ma col favore dei pronostici)

  5. Diario, left, epolis, il manifesto. Tutta questione di pubblicità? Non sarà che spendono poche idee, oltre a Manzoni (‘a concessionaria)? Leggeteli bene bene. il manifesto, soprattutto.

  6. Sì, forse DIARIO non morirà ma si trasformerà. Io ho collaborato al Diario prima del 2000. Anzi esattamente in una fase di passaggio bella drammatica che fu quella dello sganciamento di Diario dal quotidiano L’Unità, il che vuol dire che la sezione chiamata ‘Critici al Lavoro’, che aveva la microredaziojne a Roma, fu sciolta e riformata con altro (e unico) caporedattore a Milano. Una collaborazione che mi piaceva molto – mi occupai di letteratura e cinema, di poesia, di quello che mi piaceva, come ho sempre fatto. Per Diario intervistai pure IanMcEwan, salvo che poi non so dove finì macinata l’intervista – o meglio lo so ma non intendo rivangare. La sezione ‘Critici al Lavoro’ divenne una cristalleria gestita elefantiacamente. L’incanto si ruppe. Nel tempo ho letto sempre meno Diario, anche se molte inchieste (la parte del giornale gestita direttamente da Deaglio) non me le sono certo perse, e poi leggevo con molto gusto le cronache di cinema di Marco Lodoli… Vedrete Diario chiude in questa forma ma risorgerà in un’altra. Deaglio è una delle poche autorità del giornalismo attualmente circolanti.

  7. il manifesto è un ottimo quotidiano. lo leggo bene bene da diversi anni.
    basta con questo atteggiamento snob, tiepido, svogliato e indolente. voi cosa leggete, di cosa vi occupate, per chi vivete? a volte pare solo per lo specchio- non l’inserto della stampa-, perchè disperati dobbiate sentirvi distinti. ma l’uso è questo, il nostro tempo è questo. non c’è distinzione dovrebbe esserci solo partecipazione. quindi reqiuem per diario. e speriamo che il manfesto regga questo tempo.

  8. @the O.C.

    mi sarebbe piaciuto leggere delle argomentazioni, ne bastava una, perchè non sopporto le frasi che si lasciano intendere, ammicco ammicco, se spieghi cosa dovremmo leggere bene bene, dove è snob il manifesto, per cosa, per il pd? per la classe operaia che va in paradiso?- o se volessi rispondere che uso fai di questo tempo, e cosa leggi tu, e cosa vedi tu. su queste ultime non ti chiedo ovviamente di rispondere occorrerebbe troppo, ma su il manifesto mi interessa. io che lo leggo bene bene da diverso tempo e ho solo 23 anni.
    cordialmente

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