Nelle mani giuste

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di Gianni Biondillo

Giancarlo De Cataldo, Nelle mani giuste, Einaudi, 2007, 336 pag.

La contemporanea sensazione di continuità ed estraneità che si prova leggendo Nelle mani giuste è la cifra autentica del romanzo, che se è pur vero che si presenta come sequel del libro culto Romanzo Criminale, riproponendo addirittura gli unici due protagonisti sopravvissuti alla mattanza degli anni Ottanta (lo sbirro Scialoja e la prostituta Patrizia), è vero altresì che ha nella scrittura e negli scenari differenze incolmabili.

Romanzo Criminale era una tragedia epica, durata circa un decennio, sostanzialmente tutta raccolta attorno alla capitale d’Italia, Nelle mani giuste è una tragedia psicologica, borghese, che si svolge dal profondo nord della finanza corrotta al sud della nuova mafia che tenta di piegare lo Stato con le bombe. L’arco narrativo si sviluppa nello stretto giro di un anno, il 1993, che, forse perché vissuto di prima persona, non riusciamo a cogliere nella sua determinante funzione di snodo storico. Cambia il mondo, crollano i muri e le ideologie, e l’Italia del potere, politico e finanziario, deve trovare il modo di cambiare pelle; come un serpente velenoso, mutare, all’apparenza tutto, perché, come al solito, nulla davvero cambi nei rapporti di forza.

Romanzo dolente, tragico, romanzo storico dal gusto novecentesco, che descrive il momento esatto in cui la cancrena della decadenza sociale, a colpi di dossier avvelenati, attecchisce nel corpo della nazione, deturpandolo.

Libro pieno di insopportabili personaggi che rappresentano come su un proscenio la loro vacuità, con, però, un occhio, più che indulgente, pieno di speranza verso l’universo femminile, forse non ancora del tutto corrotto, a differenza di quello irredimibile maschile. Romanzo borghese tout court; di una (piccolo) borghesia, però, così italiana, così ruffiana, così paracula, una borghesia che “scende in campo”, che si fa fatica, non ostante la controllatissima scrittura, ad accettare, a tifare per lei. Perché ci ha trasformati tutti, facendo in modo di assomigliarle maledettamente. E la cosa proprio non ci piace.

[pubblicato su Cooperazione, n.31, del 31 luglio 2007]

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28 Commenti

  1. interessante la frase di Pasolini riportata a corredo della reclame:”gli italiani sono quelli che vogliono la libertà e poi non sanno cosa farsene”(o qualcosa di maledettamente simile).Mi piacerebbe che un giorno De Cataldo provasse a raccontare pure la vicenda di Marta Russo,in cui fu protagonista come giudice,una storia obbrobriosa molto,molto italiana che esplicita bene lo schifo che siamo andati ad essere(nel mio piccolo provai a raccontarla qui:
    http://lanoir.splinder.com/post/5593074#comment

  2. mi piace molto frase di Pasolini riportata a corredo della pubblicazione:gli italiani sono quelli che prima vogliono la libertà e poi non sanno cosa farsene”(o qualcosa di maledettamente simile).Spero che un giorno o l’altro De Cataldo riesca a trovare la forza e lo stomaco per raccontarci la storia dell’affaire Marta Russo in tutto il suo orrore,vicenda in cui fu tra i pochi protagonisti positivi(nel mio piccolo io provai a ricordarla così:
    http://lanoir.splinder.com/post/5593074/

  3. Ho molto amato il film e ho letto il libro Romanzo criminale nella traduzione francese che mi sembra rispettare la diversità della lingua.
    Ho amato il personaggio femminile che dà redenzione al personaggio principale. L’amore percorre la storia, vacilla tra l’impegno e la rinuncia.
    Leggero nelle mani giuste: la mafia è un argomento che mi appassiona dopo la lettura di Robertto Saviano.

  4. Scritto in maniera pessima, non sembra delle mani di De Cataldo “Criminale”. Trama stiracchiata, personaggi vuoti. Tante pause inutili, di chi non sa che scrivere e come. Chi non ha letto il “Criminale” con questo non ci capisce niente: scrittura fumosa, proprio brutto. Non lo consiglio. Pentito di averlo preso a prezzo pieno. State attenti e leggete qui:

    http://www.internetbookshop.it/code/9788806185398/de-cataldo-giancarlo/nelle-mani-giuste.html

    Biondillo fa propaganda al suo amico.

  5. Non è a livello di Romanzo criminale; i personaggi sono troppo simbolici e il continuo gioco al riconoscimento del personaggio reale nascosto dietro quello fittizio toglie valore al romanzo; la prosa è un po’ frettolosa; insomma te lo leggi come se stessi guardando un film, ma questo potrebbe essere un difetto ormai di noi lettori più che dell’autore; però… avercene di libri che raccontano la realtà, che si sporcano le mani nelle schifezze, che provano a descrivere come diventiamo senza accorgercene;
    valeva la pena anche il prezzo pieno invece secondo me.

  6. Biondillo sta con i potenti, come al solito.Mai sentito parlare male di un potente. Sta bene attento a non inimicarsi nessuno.E’ furbo il biondillo.

  7. Ma tra una boccata e l’altra, non era più interessante chiedere al magistrato De Cataldo che ne pensa del VaffaDay e del giustizialismo grillo-chavista?

  8. Ma non scherziamo.

    Primo, non si tratta di confrontarlo a tutti i costi con Romanzo Criminale, anche se vi è una continuità di alcuni personaggi e di luoghi. Secondo, la trama e le complicazioni interne, cioè un lavoro serrato per coniugare l’invenzione letteraria con alcuni metaproblemi storici e sociali (mafia, speculazione, intrighi politici) è forse l’impresa più difficile che uno scrittore deve affrontare. Il maestro è certamente Ellroy, e il capolavoro è “American Tabloid”; per questo De Cataldo viene talvolta definito uno scrittore ellroyano. A me sembra che De Cataldo abbia portato avanti il lavoro in maniera eccellente, diversi personaggi, poi, sono grandi (De Cataldo è un ottimo ritrattista, l’ha già dimostrato nei libri precedenti): Ilio Donatoni, ritratto letterario di Raul Gardini, è grande, tracciato da un maestro; anche le figure dei nuovi mafiosi, i tecnocrati del crimine in attrito coi vecchi padrini pazzi e scoppiati, mi hanno colpito; la storia dell’amore tradito e traditore di Patrizia, poi, mi sembra degna di un grande intreccio.

    L’ho appena terminato e sono arcicontento di averlo comprato. Questa grande diversità di lettura, le impressioni contrapposte, per cui un libro per alcuni è bello per altri orribile, rappresentano per me uno dei grandi misteri della lettura/scrittura.

  9. Allora che cammino scegliere? Comprare o no? In ogni modo sto leggendo Il giardino dei Finzi-Contini, un classico magnifico. Ho visto il film quest’estate con la sorella e mi ha commossa, soprattuto la conclusione.

  10. Due cose caro Biondillo:
    1. (…) attecchisce AL corpo (non IL corpo) – refuso, sicuramente
    2. (…) tout couRT, non tout cOUR – refuso?, sicuramente!
    Il ‘sequel’ a Romanzo Criminale mi fa gola: ho idea che sia bellissimo oltre che dolorosamente ‘autentico’. Lo leggerò.

  11. Sundance: ooppss… ho postato la (prima) versione non corretta: era “tout court” (ovviamente) e “attecchisce NEL corpo”.
    (mo’ correggo)

    A Demetrio Stratos e Milo: sì, certo, avete ragione, come no… bravi. Ora pulitevi la bavetta col fazzolettino.

  12. Biondillo sarebbe uno scrittore? Se ha la balbuzie e non sa che dire… per fortuna che con lei non ci sono cascato, sarà un altro incapace come De Cataldo…

  13. Milo e Stratos: Biondillo a giugno ha litigato pubblicamente, sul web e sulla carta stampata, con Sgarbi nel nome della cultura nelle periferie; nella rubrica che tiene in un quotidiano locale critica pesantemente la Moratti; l’anno scorso ha polemizzato usando parole dure contro Cucchi. E questi sono solo i primi esempi che mi vengono in mente. Dove eravate voi quando lo faceva? Chiedo ai redattori: ma perché non li bloccate questi insinuatori/insultatori?

  14. Non serve parlare con gente sorda che non capisce. Ci credo che ha litigato con Sgarbi ma però adesso fa publicità ingannevole e non dice la verità. Sta con i potenti come hanno detto, p un furbo. Io lo ho capito che ci stanno potenti e potenti… i potenti comunisti con i soldi, facile fare il comunista quando hai tutto sotto casa e poi litigare con Sgarbi per farsi vedere dalla parte dei buoni. Se Biondillo è così buono perché non dice che Nelle mani giuste è un brutto libro? Ma però Mario C. chiede il blocco. Di che? Brutto posto un posto che invita a bloccare chi parla.

  15. Mario C., la questione “censura” è stata troppo dibattuta e non ho voglia di ripetermi. Dico solo: finché gli insulti sono rivolti a me, non mi preoccupano, ho le spalle larghe. Se sono rivolti a qualche mio ospite cancello.

    Demetrio: a te il libro non è piaciuto. La cosa è più che lecita, lecitissima. Da qui a dire che io lo pubblicizzi perché facciamo camarilla, ce ne corre. Potrebbe anche essere che a me il libro non sia dispiaciuto. Perché non annoverare questa possibilità? (vedi la discussione sul post di Sorrentino).
    Chi sono i potenti con cui sto, me lo spieghi?
    Tu, come dice Mario C., insinui. Insinui, ad es. che faccia “propaganda” ad un amico, o che io sia un “comunista con i soldi”. (Scommetto che tu vivi in una casa più grande della mia, fidati). Che senso ha?
    O parliamo del libro di De Cataldo (anche criticandolo), o non stiamo parlando di niente, andiamo fuori tema, svacchiamo. Non mi interessa.

  16. Tutti lo sanno che De Cataldo è un uomo di legge, lei sta dalla sua parte perché uomo di legge potente. Il suo libro l’ho visto a RAIUNO in prima serata davanti a milioni di spettatori al tiggì. Ma però non ho visto altri libri in quel telegiornale che però ha oscurato il V-day. Facile stare dalla parte di De Cataldo. Io non so scrivere molto bene, ma Nelle mani giuste è un libro incompleto, molto brutto, non arriva da nessuna parte, sembra scritto da uno che non sa dove andare a parare. Inizia bene, quasi come Romanzo criminale e dopo poche pagine diventa tutto confuso, non si capisce, tanti puntini, episodi inziati e lasciati là senza nè capo nè coda. Io mi domando che modo di scrivere è questo. Lo ho letto con tanta fatica ma però non è che difficile, è che scritto senza stile, è roba forzata. Non sono un critico, ma però la storia non avvince e non dice niente degli anni Novanta, sembra una storia di quelle con Chuck Norris però io penso che il Ranger del Texas ha fatto episodi più belli e solidi di Nelle mani giuste.
    Casa mia è piccola, ma però non ti deve interessare, non stiamo parlando di piano edilizio. De Cataldo fuma sigaro, bravo a fumare sigaro, bella foto e brutto libro. Se a lei Biondillo il libro non è dispiaciuto allora mi sa che lei non sa leggere molto bne o si accontenta di quello che passa il convento. Mi sono spiegato.

  17. “Biondillo a giugno ha litigato pubblicamente, sul web e sulla carta stampata, con Sgarbi nel nome della cultura nelle periferie”. Ma mi faccia il piacere.

  18. Véronique, non ho mai letto De Cataldo, perché proprio non riesco, non mi interessa quello che scrive, però ho una grande simpatia umana per lui, insomma leggo molto volentieri quello che dice nelle interviste. Forse questo libro ha un po’ il problema dell’opera successiva a quella dell’emersione. Cioè uno passa anni a limare il libro di esordio e poi, una volta pubblicato, ne scrive un altro in poco tempo, molto meno ‘lavorato’.

    Un bellissimo libro, così mi hanno detto tutte le persone che lo hanno letto e anch’io la penso così, è “Le favole della Maria” di Antonio Moresco. sarebbe un libro per ragazzi, ma è così bello che va bene per tutti. Delle volte intuisci le letture dell’autore, però quello che sconcerta è che i suoi modelli sono quasi superati in bravura, cioè senti per esempio che una cosa è ‘collodiana’, però senti anche che potrebbe essere tra le cose più belle di Collodi. O di Dahl o di Rodari ecc.
    Ah, questo libro, stampato solo ora da Einaudi era stato scritto per la figlia Maria tantissimi anni fa e poi stampato e rilegato dallo stesso Moresco, e infine regalato a Maria per il compleanno, insomma era un libro scritto e confezionato a mano in un’unica copia.

    ps si capisce il mio italiano?

  19. Andrea, scrivi: “Cioè uno passa anni a limare il libro di esordio e poi, una volta pubblicato, ne scrive un altro in poco tempo, molto meno ‘lavorato’.”

    “Romanzo Criminale” non è il libro d’esordio di De Cataldo e “Nelle mani giuste” (che è lungo la metà del precedente) De Cataldo ci ha messo 5 anni a scriverlo.

  20. Perché De Cataldo sarebbe un potente? E’ un magistrato. Questo ne fa un potente? Il problema è che a volte mi sfugge il senso di certi livori, e la sensatezza, tutta eventuale appunto, dei livorosi. Demetrio Stratos, ‘ma però’ oltre che una curiosa spia infantile (o forse solo lumbàrd – boh) è un inutile pleonasmo, vero, è espressione ridondante – in questa chiave un errore. Mi spiace è più forte di me, non posso evitare di fare pulci alla lingua: trascende ogni mio controllo.

  21. Ci sono voluti cinque anni per scriverlo, sono dispiaciuto per De Cataldo perché si è impegnato però non ha fatto la ciambella con il buco.

  22. Mah, guarda era proprio un’ipotesi buttata lì, come dicevo sopra non ho mai letto niente di De Cataldo e non so nemmeno qual è stato il suo esordio.
    Però ricordo un’intervista a radio3 in cui mi pare dicesse che il materiale di Romanzo criminale era sedimentato in parecchi anni di ricerche, anche in relazione al suo lavoro di magistrato.

  23. De Cataldo esordisce con Nero come il cuore nel 1989 (da cui fu tratto un film TV nel 1991 con Giancarlo Giannini); nel 2002 De Cataldo riprende il romanzo e lo ripubblica presso Mondadori; non c’è il 2 senza il 3, l’anno scorso lo ha ripubblicato da Einaudi (credo senza più cambiamenti). E’ un primo romanzo, talvolta un po’ scontato nella trama; l’avvocato protagonista è un personaggio a metà strada tra il Marlowe ripreso da Soriano e Pino Pentecoste di Ferrandino.

  24. Ha scritto anche “teneri assassini” e “terroni”. “Nero come il cuore”, mi ricordo, quando lo lessi non mi piacque, lo trovai, appunto, scontato, e con una lingua debole. Non fu certo un viatico per “Romanzo Criminale”, anzi ero persino prevenuto nei suoi confronti.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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