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Fuori stagione

 

di Simona Baldanzi
                                                   

Amarilli,

dal tuo nome solo può cominciare questa lettera, perché mi ha colpito sulla lista, perché un nome così non l’avevo mai sentito. Deriva dal fiore? Dall’Amarillis? Come è che ti hanno dato questo nome?
Questa è stata la prima cosa che mi son chiesta, sfogliando il giornale la mattina sull’autobus prima di arrivare a lavoro. E poi ho cercato il tuo volto su internet e l’ho trovato. Mi ha colpito la tua pelle fresca e bianca, gli occhi chiari, il tuo non sorriso, il bavero rialzato a circondare il collo, i capelli un po’ mossi, le tue sopracciglia perfettamente curate. Un angelo, ho pensato, inquadrata in una foto che ti hanno scattata senza tante cerimonie il 12/02/07 alle ore 17.00, che ha già tarpato le tue ali con quella scritta intorno Polizia Scientifica MI. Un angelo può annunciare il terrore?

Il Manifesto oggi mostra una foto di un cofano di una panda con sopra una stella a cinque punte. Ogni volta che ne vedo una, penso a quando da piccola, imparai a farla non lasciando mai la punta della penna dal foglio. Ne ero soddisfatta perché ogni punta veniva perfetta e avevo trovato un modo semplice e rapido di fare una stella, che veniva anche meglio del cuore. Una stella che mi serviva per appuntarmi il cielo, o per riempire un angolo sul diario. Anche tu da piccola le facevi così le stelle?

Poi ne ho viste altre di stelle. Non mi piacevano quelle sulle medaglie o sui distintivi militari. Mi piaceva quella vicino alla falce e martello. La curva della falce un po’ alla luna ci assomiglia, ma non mi ha mai affascinato l’uomo sulla luna. La falce e il martello le ho sempre viste come simbolo della terra e della fabbrica, della schiena che si piega a fatica sui campi e sull’incudine. E quella stella, in alto, permetteva di rialzare la testa, a guardare splendere e sentire pulsare una speranza. Però non ho mai immaginato il comunismo come una notte stellata, perché al buio non si vede, perché nelle notti stellate son sempre nati miti e leggende e non cose concrete. Me lo son sempre immaginato come una giornata assolata, il sol dell’avvenire. Ci hai mai pensato a certe sciocchezze?

E poi quella stella è stata come strappata e quelle punte conficcate intorno a un cerchio e attaccata alla storia sulla fine degli anni settanta, come la ceralacca alle buste. Buste con dentro gli anni di piombo e la lotta armata e gli omicidi e i sequestri e le contestazioni e il movimento e lo stato dell’ordine e le stragi di stato. Tu e io non lo abbiamo vissuto. Bambine. Che potevano fare due bambine allora?
Quando è crollato il muro di Berlino avevi 9 anni e io 12. Che muri ogni giorno crescendo hai dovuto affrontare? Quali son crollati, quali son rimasti? È così difficile oggi costruire o anche distruggere, non pensi?

E ora come stai? Ora che sei là dentro da sola, che ti hanno privato di una cosa così preziosa come la libertà, la tua. Non voglio sapere cosa pensi della libertà, vorrei sapere cosa pensi dell’ingiustizia, di cosa senti ingiusto. Io la sento sai e l’ho sentita, per tanti anni addosso, un’idea di ingiustizia. I miei erano operai e io sua figlia. Un continuo senso di soffocamento, di disfatta, di fatica di vivere. Ne hai portato il peso anche tu? Hai mai visto tua madre piangere di ritorno dalla fabbrica con le mani perennemente macchiate e doloranti e urlarti in faccia la sua rabbia?

E poi cosa è per te la classe operaia, la massa, il popolo? Me lo chiedo mentre guardo il tuo volto, che anche tu sei un volto come gli altri, come gli operai, come la massa, come il popolo, come me. Vieni da Padova e poi sei andata a lavorare a Milano e sei stata anche nel sindacato e all’università e nei centri sociali, è quel poco che ho potuto leggere e non so altro della tua storia. Che mentre tutti sbraitano e accusano e si difendono e parlano e dichiarano io son qua in silenzio davanti al computer e vorrei sapere, vorrei capire. Quale è la tua idea politica che stanno imprigionando nel febbraio del 2007? Che mondo vorresti? Come si cambia il mondo Amarilli?

Fuori stagione, rileggo il titolo de Il Manifesto. È un inverno stranamente mite, ho visto un ciliegio in fiore, fuori stagione. La Chiesa entra nelle decisioni dello Stato ed è fuori stagione. I figli stanno peggio dei genitori ed è fuori stagione. Abbiamo ancora le basi militari americane sul nostro territorio ed è fuori stagione. Nessun colpevole per Ustica ed è fuori stagione. I clandestini che annegano in mare son fuori stagione. Forza Nuova in piazza è fuori stagione. L’operaio dalle tue parti che vota Lega Nord è fuori stagione. La Palestina è più di cinquant’anni che è nella stessa sanguinosa stagione. Siamo precari stagione dopo stagione. La terra si sta surriscaldando e manda all’aria tutte le stagioni. Ma tu che stagione senti di vivere? Quali cose avverti fuori stagione?

Sabato andrò a manifestare a Vicenza.
Dopo i vostri arresti ci vorrebbero a casa.
È uno dei miei modi per essere in questa stagione e non starne fuori.

Non so se risponderai, ma io certe domande mi sentivo di fartele. Certe domande bisogna farcele.

Ciao
Simona

p.s. Leggo ora da Internet che il tuo nome ha origini greche, quello di una pastorella cantata dai poeti Teocrito e Virgilio. Significa brillante.

(Tratto dall’antologia: “I nostri ponti hanno un’anima, voi no – Lettere ai politici”, edita da Fazi, 2007. Immagine: Georg Baselitz, Die Hand, das brennende Haus, 1969)

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16 Commenti

  1. “Tityre tu patulae recubans sub tegmine fagi
    silvestrem tenui Musam meditaris avena.
    Nos patriae finis et dulcia linquimus arva,
    nos patriam fugimus: tu, Tytire, lentus in umbra,
    formosam resonare doces Amaryllida silvas”.

    (Titiro, tu che giaci all’ombra di ampio faggio / con il sottile flauto componi una melodia silvestre. / Noi lasciamo i confini della patria e i dolci campi / noi fuggiamo dalla patria: tu, Titiro, placido all’ombra / insegni ai boschi a riecheggiare il nome della bella Amarilli). (Virgilio, Bucoliche, Egloga I)

  2. Ci sono centinaia di Amarilli cantate dai poeti rinascimentali, barocchi e arcadici. Tante sono finite nei madrigali di Marenzio, Caccini o Monteverdi.
    In genere venivano gratificate di aggettivi come “cruda”, “acerba” o “fera” e passavano il tempo in danze e carole, oppure fuggivano gli occhi dell’amante (ahi lasso!) dopo avergli trafitto il core col dolce desìo.
    Questa Amarilli (che di cognome fa Caprio), pare sia figlia di un preside di liceo di origini calabresi, impiegata in un call center con contratto a tempo determinato, attiva nelle rivendicazioni sindacali. Pare si sia definita “comunista, non terrorista”. Attualmente dovrebbe essere ai domiciliari in un casale di campagna a Pennabilli, Pesaro. Se non sbaglio, lì vicino abita Tonino Guerra.
    C’è sul web addirittura una poesia scritta da lei: se vi interessa, è qui: http://www.sonicbands.it/poesia/8788-poetessa-br.html

  3. Non dico che non sia condivisibile e in parte non lo è. Dico e ne ho diritto che si può scrivere meglio di così, si deve. E’ questo che mi aspetto dagli scrittori ed è per questo che non scrivo, probabilmente questo è l’unico livello che potrei raggiungere (poi ognuno fa come crede per carità). Per il resto il libro pubblicato da fazi “lettere ai politici” è pieno di buone lettere, e ci sono alcuni scrittori (siano essi uomini o donne) più che bravi.

    Un angelo può annunciare il terrore?
    Anche tu da piccola le facevi così le stelle?
    Che potevano fare due bambine allora?
    È così difficile oggi costruire o anche distruggere, non pensi?
    Ne hai portato il peso anche tu? Hai mai visto tua madre piangere di ritorno dalla fabbrica con le mani perennemente macchiate e doloranti e urlarti in faccia la sua rabbia?
    Che mondo vorresti? Come si cambia il mondo Amarilli?
    La terra si sta surriscaldando e manda all’aria tutte le stagioni. Ma tu che stagione senti di vivere? Quali cose avverti fuori stagione?

    Hai mai visto tua madre piangere di ritorno dalla fabbrica con le mani perennemente macchiate e doloranti e urlarti in faccia la sua rabbia?
    come si cambia il mondo amarilli?

    Saluti, luigi

  4. Volevo entrare nel merito. Fuori stagione.
    Questo è il tempo e qui dobbiamo stare.
    Non è una decadenza, non è una rimebranza.
    Questo è il tempo e qui dobbiamo stare.
    Cambiare.

  5. Ho letto “Figlia di una vestaglia blu” e non me ne sono pentita
    così è stato per aver letto quanto scritto qui sopra;
    di Simona mi piace come e quel che scrive, non solo, mi piace come persona.
    Bene FK ad averla proposta.

  6. e se fossi tu a non capire?
    ho giudicato solo la letterina e non ho letto il libro d’esordio…
    ma va bene sei tu georgia la migliore hai vinto. solo quello che dici tu è valido in questo gioco. bene.

  7. “Ma tu che stagione senti di vivere? Quali cose avverti fuori stagione?”.
    Per te mi sa che è la fine.
    L’amaretto è da un pezzo, fuori stagione.

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