Intervista a David Frati (Mangialibri)

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di Marino Magliani

Mangialibri, invertiamo un po’ i ruoli. Oggi le domande le ricevete voi. Innanzitutto la classica domanda multipla. Chi é Mangialibri e da quanto esiste, quanti siete, com’é nato.

Mangialibri nasce nel dicembre 2005 : inizialmente si trattava del mio blog personale, e solo in tempi recenti si è aperto alla preziosa collaborazione di altre persone (una decina), diventando un blog collettivo. Anche se in realtà, a voler essere onesti, la definizione di blog – che resiste vuoi per comodità, vuoi per cialtroneria, vuoi per opportunismo – è del tutto fuori luogo per Mangialibri. E dico questo non solo per la struttura in sé del sito (che è diviso in sezioni come un portale vero e proprio, sezioni dedicate rispettivamente ai libri, ai fumetti, agli autori, alle novità in edicola, alle news e interviste) ma anche per l’approccio. Blog letterario vuol dire : oggi ho finito di leggere questo libro, voglio condividere con la blogosfera quello che penso. Oppure : nel mondo editoriale c’è questa polemica, oggi vi dico la mia, e nei commenti si apre un dibattito etc. Un lavoro potenzialmente splendido, ma nulla a che fare col mio/nostro progetto, che è mettere su un grande magazine generalista dedicato al mondo dell’editoria. Con un approccio ‘professionale’, quindi (uso le virgolette non a caso), puntando però su alcune sostanziali novità nel modo di occuparsi dei libri e di quello che ci gira intorno.
Vedi, io vengo da una famiglia molto umile, i miei nonni erano analfabeti e i miei genitori hanno finito a fatica la terza media. Sono il primo membro della famiglia con la passione per i libri, e tutt’oggi vengo guardato dai parenti come uno non tanto a posto con la testa, uno ‘strano’. Come tutti gli autodidatti della lettura, ho avuto e ho un approccio del tutto privo di pregiudizi alla lettura : i pregiudizi nascono da un clima culturale, da un background sociale, da dei modelli, da un percorso di ‘consigli di lettura’ da parte dei genitori, per dire. Tutte cose che non ho avuto, perché ho fatto da solo. Per cui anche oggi quando leggo un libro, do lo stesso credito di partenza al grande scrittore americano e all’esordiente valdostano, e se uno gratta la vernice di quel po’ di cultura letteraria che negli anni mi si è appiccicata addosso, sotto trova sempre un “mi piace” o “non mi piace”, mai “mi dovrebbe piacere perché bla bla quindi è bello” oppure “mi fa schifo a prescindere anche se non l’ho letto”. Perché in campo cinematografico è considerato cool anche dalle elìte intellettuali avere e dichiarare una passione per i B-movies e invece in campo letterario se qualcuno si azzarda a dire che gli piacciono i B-book viene crocifisso ?
In sostanza lo spirito di Mangialibri è : in Italia esistono centinaia di migliaia di lettori ‘popolari’ lasciati in balia degli addetti marketing da una classe di giornalisti, recensori, critici letterari che con gelido razzismo non li ritengono degni di essere informati. Io voglio prendere per mano la quarantenne che legge sull’autobus Mille splendidi soli e guidarla in un Paese delle Meraviglie in cui ci sono migliaia di altri libri che potrebbero piacerle da morire ma che lei non conosce, un po’ per i problemi dell’editoria italiana (monopoli, distribuzione, organizzazione degli spazi vendita, etc) un po’ perché il linguaggio esoterico degli addetti ai lavori e lo snobismo dei cosiddetti intellettuali la respinge, idealmente e fattivamente, la tiene lontana, la spaventa.
Non a caso il logo di Mangialibri è un panino. Ma non una baguette, bensì una di quelle che a Roma chiamiamo ‘rosette’, cioè un panino da muratore , da operaio, ripieno solo incidentalmente di pagine di libri anziché di sarciccia – ops, scusate, salsiccia – e cicoria.

Le difficoltà e la scelta dei testi.

La scelta dei testi è semplicissima : abbiamo scelto di non scegliere, e quindi abbiamo la pazza aspirazione di occuparci di tutto, ma proprio tutto quello che esce. Naturalmente non ci riusciamo, e qui vengo alle difficoltà : per tutto lo staff di Mangialibri me per primo, questo è un secondo lavoro svolto del tutto gratuitamente. Io ad esempio nella vita ‘reale’ sono un giornalista che scrive di Medicina per un’autorevole portale italiano : leggo libri compulsivamente su treni, autobus, aerei, toilette per poi recensirli di notte fino a che non crollo sulla tastiera del computer (non è una metafora, mi è successo davvero 3 o 4 volte). Fare fronte allo tsunami di novità editoriali mensili con queste armi spuntate è ovviamente una vera impresa, un’impresa che Mangialibri – lo ammetto serenamente – fallisce. Ma la speranza, ovvio, è che prima o poi qualcosa cambi. Anche grazie a quelle circa 5000 persone (un dato in continua crescita peraltro) che ogni giorno leggono Mangialibri…

Cosa deve fare un piccolo editore, minuscolo, mal distribuito, per interessare Mangialibri, oltre che ovviamente pubblicare cose belle ?

Non siamo avari nel concedere le nostre attenzioni : per interessare Mangialibri basta semplicemente pubblicare cose, tout court. La nostra sfida è informare l’immensa platea del pubblico – soprattutto ripeto quella parte di pubblico che le riviste letterarie ignorano bellamente – che il tal libro esiste, che tratta del tal argomento, e che è scritto nel tal modo. Naturalmente se ci imbattiamo in cose belle – e succede più spesso di quanto la pratica del nostro sport nazionale (che non è il calcio, ma la lagna) non ammetta – facciamo di tutto per trasmettere il nostro entusiasmo ai nostri lettori e per supportare un autore o un editore che magari non hanno alcuna visibilità.

A questo punto un aneddoto di Mangialibri, questo la gente vuol conoscere, cosa succede sulla riva di là.

Sulla riva di là c’è il mondo dell’editoria italiana, con le sue contraddizioni, la sua simpatia da Armata Brancaleone e a volte le sue miserie : scrittori semisconosciuti che si atteggiano a star, gli addetti stampa delle case editrici che sono più precari degli operatori dei call-center e cambiano ogni 2-3 mesi, i party ‘che devi esserci per forza’ dove la cricca letteraria italiana perpetua i suoi rituali modaioli, gli aspiranti scrittori che ti bombardano di mail per un prezioso giudizio sul loro manoscritto perché sei secondo loro il più grande critico del pianeta e poi quando fai loro delle critiche dicono che non capisci un cazzo, gli editori improvvisati che lucrano alle spalle di poveri illusi. Ma anche un ambiente pieno di passione, di idee, di colori, di persone. Con tanti libri tutti da mangiare…

Infine, un progetto nuovo, un’idea per aiutare la letteratura, ( Mangialibri, direte voi ) i lettori, gli scrittori. Naturalmente anche qualcosa che vorreste ma non potete.

Vorrei una free-press cartacea di quelle che – almeno qui a Roma – monopolizzano l’attenzione dei passeggeri di autobus, tram e metropolitane dedicata solo ai libri e scritta con lo spirito di cui parlavamo prima. Vorrei una trasmissione televisiva o via internet che smonti l’oggetto letteratura e ne mostri i meccanismi così da farlo comprendere a tutti, che diverta e incuriosisca, che sorprenda. Vorrei vivere di Mangialibri, lavorare in un modesto ufficetto col logo del panino su un muro e fare le pause-pranzo a discutere animatamente di questo o quel romanzo. Vorrei dormire la notte.

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13 Commenti

  1. L’impegno di Mangialibri (http://www.mangialibri.com/) mi vede molto coinvolto perché lo sento anche mio. Un paio di mesi fa, infatti, ho avviato la Rivista d’arte Parliamone (www.rivistaparliamone.it), cercando di avvicinare la letteratura – in modo prevalente – ma anche altre forme di arte, come la pittura, con un approccio che le facesse in qualche modo percepire al lettore. E’ argomento non facile ad esprimersi con chiarezza. E’ più facile dire contro cosa mi sono spinto ad agire: la farraginosità dell’offerta artistica che una rivista di solito presenta davanti agli occhi del lettore, così molteplice e asfissiante che egli ne resta stordito. Con ciò, rischiando nientemeno che di accompagnare e affiancare, moltiplicandolo, il frastuono della produzione editoriale. Così accade che il libro sia offerto senza che il lettore percepisca il sapore di ciò che è un’opera d’arte o un’opera letteraria.
    Parlare di libri è importante, ma, secondo me, occorre farlo con una scelta che non assecondi sempre il mercato, ma si fermi anche su libri (e pochi alla volta) non necessariamente attuali che hanno, tuttavia, diffuso nel loro tempo una vocazione autenticamente letteraria, che non si è mai perduta, ma va solo ricordata e forse anche rinnovata. E’ importante allo stesso tempo che il lettore percepisca l’arte nel suo formarsi, nel momento in cui, cioè, la freschezza della composizione ne sveli trame e profumi, così che ne resti colpito e avvinto. Per esempio: che cosa può nascere in un narratore nel momento che osserva un quadro? Così ho avviato una sezione intitolata Dal quadro al racconto. Come sgorga la letteratura dalla voce popolare? Così ho creato due Sezioni: Favole e Leggende. Che cosa può offrire la Storia alla letteratura?. Così ho avviato la sezione Le donne nella storia, in cui sono i personaggi femminili a ispirare il racconto del narratore. Il fumetto, il cinema, la musica hanno qualcosa a che fare con la letteratura? C’è una sensibilità comune, che li fa nascere da una stessa radice? Sono temi che ancora stanno muovendo i primi passi, che hanno bisogno per essere sviluppati di tanti collaboratori che offrano la loro preparazione sensibile per comporre a poco a poco un mosaico complesso ma fertilisssimo che possa dare nel suo insieme il senso più vicino a ciò che noi chiamiamo in modo riassuntivo ed insufficiente Arte.
    Sia pure ancora pieno di imprecisioni e tentennamenti, mi sembra un modo questo, sempre nei limiti delle mie convinzioni, di aprire all’arte, e alla letteratura in modo speciale poiché meglio vi si presta, una strada che porti dritta alla parte più sensibile del lettore, facendogli percepire il fascino della bellezza e della magia che può sprigionare dal cuore e dalla mente dell’artista.

  2. Mi accorgo solo ora che ho dimenticato di dire che, collegata alla rivista, ho aperto una sezione intitolata Romanzi e Testi a puntate, in cui desidero inserire testi che non possono essere contenuti nella rivista, perché troppo lunghi. Questo spazio, almeno per il romanzo, vorrebbe tentare di ripetere quanto veniva fatto nel passato dagli autori di romanzi divenuti poi celebri, pubblicati prima a puntate su riviste e quotidiani.
    E’, anche questo, un tentativo vòlto allo stesso fine.

  3. Trovo l’autore molto simpatico. Primo, dà una vista originale della letteratura. L’amore per i libri si sente vivo, lontano dei pregiudizi.
    Con l’età non sopporto più l’ambiente universitario, il discorso chiuso sulla letteratura ( la critica structuralista soprattutto). L’amore dei libri è primo l’incontro affetivo di una storia, un luogo, un sogno, e una scrittura che incanta. Quando facevo studi di letteratura, mi sono molto annoiata, aspettavo uno slancio appassionata e vedevo insegnanti occupati a distruggere l’incanto, a ridurre la scrittura a una ideologia (linguistica per esempio). La sola matiera che mi piaceva era (La letterature comparata).
    Leggere è un piacere anzitutto.
    In Francia c’è una trasmissione su France Inter “Le Masque et La Plume” (forse gli indiani di Parigi conoscono) è molto interessante. Ma a volte la critica demolisce un libro senza vedere l’aspetto del piacere. Se amo Amélie Nothomb, ho un gusto cattivo?
    La critica è troppo allontanata della vita.
    In ogni modo Mangialibri è bello. Quando entro in una libreria, sono come davanti a una vetrina di paticceria. E quando la sera, mi mette nel letto con un libro e cioccolato: è un piacere divino che mi fa diventare bambina.

  4. Sul sito di Mangialibri, nella colonna di sinistra appare il seguente manifesto:

    * Leggere è un piacere
    * Tutti i libri hanno uguale dignità
    * Tutti i lettori hanno uguale dignità
    * Tutti i libri meritano di essere letti
    * Tutti i lettori meritano di essere informati

    Bah, sarà che vivo un periodo della mia vita in cui non mi sta mai bene niente e, come qualcuno mi ha detto, mi lagno sempre di tutto. Però io non riesco proprio a condividere quel manifesto.

    Leggere è un piacere
    Col povero Nino Manfredi mi verrebbe di rispondere: “si nun è ‘bbono che piacere è”?

    Tutti i libri hanno uguale dignità
    Boh?! Sarà poi così? L’oggetto libro in quanto tale ha sempre e comunque dignità? E dignità di cosa poi? Di essere libro punto e basta? Questa proprio non la capisco, ma può essere che sono io che non ci arrivo.

    Tutti i lettori hanno uguale dignità
    Vedi sopra.

    Tutti i libri meritano di essere letti
    Questo proprio no.

    Tutti i lettori meritano di essere informati
    Su che cosa? Sui libri che escono? Ma dai…

  5. Ciao Cristoforo,

    mi spiace per il periodo che stai passando, spero passi presto.

    Quanto alle rimostranze che fai sul nostro Manifesto, rispondo brevemente:

    * Leggere è un piacere
    Nino Manfredi a parte, questa frase e il fatto di chiamarsi Mangialibri fa riferimento a un modo di fruizione della letteratura goloso, bulimico, sensuale, da abbuffata, da orgia. Ce lo vedi uno schizzinoso a un’orgia?

    * Tutti i libri hanno uguale dignità
    Beh, l’oggetto-libro in sé ha una sua innegabile dignità, questo sì. Naturalmente non tutti i libri sono uguali o ugualmente belli (e infatti mica abbiamo scritto questo), ma meritano le stesse chance di partenza da parte dei lettori, vanno letti senza pregiudizi e poi – se è il caso – giudicati male, per carità. E’ una dichiarazione anti-razzista, in sostanza. Se io dico “Tutti gli uomini hanno uguale dignità” naturalmente non voglio dire che Adolf Hitler è uguale a Emiliano Zapata, ma parlo di diritti di base.

    * Tutti i lettori hanno uguale dignità
    Vedi sopra. Con l’aggiunta che – come spiego nell’intervista – mi fa rabbia che i lettori ‘generalisti’, quelli che seguono i bestseller per capirci, vengano considerati ‘di serie B’. Non lo sono, tutto qua.

    * Tutti i libri meritano di essere letti
    Questo proprio sì. Nel senso che meritano tutti la civilissima ma poco frequentata pratica del giudizio a posteriori, non a priori.

    * Tutti i lettori meritano di essere informati
    Sì, sui libri che escono. Non vedo cosa ci sia di folle in questo. Sembra una banalità, ma non accade. La massa dei lettori viene informata solo dai mass-media (appunto) che spesso – anzi, sempre – trascurano di dare spazio a realtà editoriali piccole o poco visibili. La distribuzione fa lo stesso, i negozianti etc etc.

  6. Caro David,

    sto bene, ti ringrazio per la considerazione.

    L’abbuffata e l’orgia, secondo me, sono proprio l’esatto contrario del piacere. A me piace fare l’amore con la persona che amo, non con tante contemporaneamente. Tutto il resto è ripiegamento, feticismo, perversione. Così l’amore per un libro nasce da un innamoramento; per uno stile, per una persona, per un’idea. Come diceva Nino Manfredi nella pubblcità appunto: se il caffè che ti bevi non è buono, che piacere è?

    Parafrasando la dichiarazione dei diritti dell’uomo tu sostieni che tutti i libri e i lettori hanno uguale dignità. Mi sembra una forzatura, anche se è sicuramente una frase efficace, soprattutto dal punto di vista dello slancio sincero in favore della massima diffusione della cultura che la ispira. Nel caso della dichiarazione dei diritti dell’uomo si parla di libertà e diritti degli individui, non di libertà e diritti di prodotti che – pur facendo parte della cultura in senso lato – sono pur sempre oggetti industriali e commerciali che si rivolgono a una massa di clienti (i lettori). Mi pare che sia una differenza non da poco. Poi, se in mezzo ci capita il capolavoro, la cosa non è organica al mezzo, quanto piuttosto a chi riesce, attraverso questo mezzo, a esprimersi. Mi viene in mente, a questo proposito, quanto diceva Massimo Mila (ne “L’esperienza musicale e l’estetica”, Einaudi, 1950): «Cultura e arte, in quanto tali, non hanno che un modo di contribuire all’incremento della civiltà e al benessere dell’uomo: ed è di essere buona cultura e buona arte».

    Tornando a Nino Manfredi e al suo caffè, è pur vero che per capire se un caffè è buono bisogna assaggiarlo. Però poi non si può assaggiare sempre tutti i caffè, bisogna affidarsi a una critica-storia che ci dia dei criteri di valutazione se vuoi aprioristici, ma basati su elementi di valutazione sintetici extratestuali. Se fossi vissuto all’epoca in cui usciva il Mein Kampf di Hitler, probabilmente l’avrei letto. Ma se poi Hitler pubblicava un suo secondo farneticante libello, sicuramente l’avrei letto solo se fossi stato un politico interessato al futuro dell’Europa, non certo per il piacere della lettura. Avrei espresso un giudizio a priori, non tanto sul libro in sé, quanto sulla persona che lo scrive. Insomma, il giudizio critico non può essere solo di carattere formale, ma deve essere anche storicamente radicato. Io leggo un libro perché ho già letto cose di quell’autore e, implicitamente, mi fido di lui. C’è un patto non scritto tra artista e pubblico, che è il vero segreto dell’espressione artistica.

    Giustissimo informare, ci mancherebbe. E questa è tanto più importante quanto più esce dalle logiche di mercato e dà spazio alle piccole realtà. Attenzione però. Non è che la piccola realtà, quella che non ha i mezzi per accedere ai grandi canali promozionali, è buona in quanto tale. Il buono e il cattivo sono equamente distribuiti tra piccola e grande realtà. La buona o la cattiva espressione, artistica o culturale che sia, la fanno solo le persone.

    Vorrei simpaticamente chiudere col ritornello di una simpatica canzoncina degli anni trenta del secolo scorso: “ma a parte ciò, madama la marchesa, / tutto va ben, va tutto ben”.

  7. Mah, Cristoforo…

    Ognuno ha i gusti e l’approccio che vuole (ovvio), quindi sulla ‘golosità bulimica’ che rispondo a fare, sono scuole di pensiero diverse, tutto qua: io al solo pensiero (anche questo ovvio) che non potrò leggere tutti i libri editi da Gutenberg a oggi mi sento profondamente infelice e insoddisfatto. Mangialibri, appunto. Altrimenti sarebbe stato che so: http://www.centellinalibri.com, http://www.distillalibri.com oppure meglio http://www.selezionaseveramentelibridaleggere.com! ;-)

    Quanto al celebre musicologo Mila, se la frase che citi è corollario di un approccio del tipo “l’arte deve essere utile alla crescita culturale del popolo”, massimo rispetto ma sono di avviso opposto (se non è così me ne scuso, ma io sono ignorante, avevo avvertito). Sarò sempre dalla parte dell’anarchia, dell’istintualità, della sensualità, dell’inutilità, dell’animalità, della coppia che davanti al quadro del Louvre – ciancicando una pagnottella – dice “Ammazza amò quantè bbello, me fà sognà!”. Non posso farci niente. Sanculotto, e me ne vanto.

    Quanto al caffè assaggiato ok, ti dò ragione. Guarda: se ci si limitasse a formarsi pregiudizi (che a questo punto non sarebbero più tanto pre) su un libro solo dopo aver letto opere dello stesso autore non saremmo ancora alla civiltà ma lo considererei un grande passo avanti. Non è (ancora) così. Speriamo…

    Quanto alla questione dell’informazione, non vedo dove non saremmo d’accordo. Non ho mai né detto né pensato che ‘piccolo è bello’, sostengo che tutti i lettori devono essere informati meglio e di più, tutto qua.

  8. Classifica dei libri più importanti degli ultimi dieci anni:

    1) Il codice Da Vinci
    2) Harry Potter (uno a caso)
    3) 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire

    Un certo peso l’ha avuto Saviano ma non credo che meriti di entrare in classifica perché non c’è futuro per gli amici delle guardie.

    E se a Cristoforo piace fare l’amore solo con la persona che ama il problema è che bisognerebbe amare lui ma non è facile,

    provocare è meglio che curare

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