Una ferocia innocente

di Marco Rovelli

Mi accade spesso di parlare di immigrazione, in classe. E’ il mio specifico, da qualche tempo, mi chiamano in giro per l’Italia a parlarne, ne scrivo. E’ naturale tendere a farlo anche nelle mie classi. E dalla discussione di stamani ho tratto una riflessione. (Una un po’ più costruttiva, e non così distruttiva, la farò un’altra volta). Credo che una parte crescente dei ragazzi, oggi, sia abitata da quella che chiamerei una ferocia innocente. E’ questa la caratteristica di alcuni di loro. Che non si avvedono della propria ferocia. Che non hanno nozioni precise dei termini della questione, ma sono preda da una parte delle proprie impressioni immediate (non mediate, appunto, dalla ragione: spiegando Hegel cerco continuamente di far comprendere la necessità della “mediazione” razionale, della negazione – ma a volte sembra tempo perso) e dall’altra del discorso mediatico dominante, dei suoi immani luoghi comuni. Diffidano di chi vuole togliere all’Altro i tratti “rassicuranti” del capro espiatorio (e allora non serve nemmeno il discorso girardiano, con tanto di visione di Dogville). Fino all’esplicitazione dell’ideologia, quando una ragazza (che – avendo io la presunzione di leggere dentro il cuore – è senza dubbio buona, generosa) – di fronte all’evidenza del fatto che non esiste un dato oggettivo che avvalli la secolare diceria che “gli zingari rubano i bambini” (lo afferma la polizia, nel sito bambiniscomparsi.it) – dice, Ma allora sono tutti foloni? (Foloni significa propalatori di bugie, dalle mie parti…). Questo non è possibile. E allora il discorso è chiuso, e il dato non si prende in considerazione. Se poi dici che c’è un sacco di ferocia in certi discorsi, egoismo, incapacità di considerare l’altro – lei si arrabbia, e anche a ragione, perché sa di avere il cuore buono. Solo che il pensiero recalcitra al cuore, spesso. Del resto il suo non è che il margine concettuale di un discorso in cui le cose più feroci sono state dette da altri. E’ difficile, per la maggior parte delle persone, non credere alla doxa, all’opinione comune: lo è sempre stato, e lo è tanto più oggi quando l’opinione comune si fonda sui media che creano e manipolano paura. E in nome della sicurezza fornita da quest’ala protettiva si preferisce non guardare in faccia i dati. Non prendere in esame la complessità delle questioni. Perché la complessità spaventa. E allora tu ti affanni a discriminare, le ragioni delle migrazioni, la composizione della popolazione migrante, la globalizzazione e tutto il resto – ma poi un ragazzo che pure è orgoglioso di avere avuto il nonno partigiano ed è fieramente anti-americano torna sempre al suo dato immediato, allo “schifo che c’è ai semafori”. E allora tutta la fatica del pensare crolla, ed è vana. Ciò che vince, in questo genere umano che a volta non pare fatto per seguire virtute e canoscenza, è sempre e solo la panza, la panza, la panza. E la rabbia che ne sprigiona.

A volte, davvero, invocheresti Grace, l’angelo sterminatore, che facesse piazza pulita di tanta innocente ferocia che alberga in queste Dogville quotidiane. Poi dici, Ma sono ragazzi. Già, ma sono anche gli adulti di domani.
(Poi, la mattina dopo, leggi i Simpson da una prospettiva kantiana, la morale e la virtù viste da Springfield – e le cose tornano distese. E pensi, hai gettato dei semi, magari fruttificheranno, questo è il tuo compito di educatore, aspettare, che il cuore si dischiuda al pensiero)

Print Friendly, PDF & Email

105 Commenti

  1. In Italia poi la “panza” si declina in varie forme. C’è la panza leghista, tutta rabbia e schifo, che è il rovescio / spesso / del cuore cattolico, tutto buoni sentimenti e carità. Ma quest’ultimo prepara all’altra, il cuore cattolico è una diseducazione che porta alla panza leghista. Con i buoni sentimenti non si capisce il mondo, sempre più indecifrabile, ma con la “mediazione”, come ci ricorda Marco. Che oggi è appunto l’hegeliano lavoro del concetto, lo studio, l’analisi, l’incrocio di dati e fonti, la prospettiva teorica che ordini le esperienze “immediate”, ecc.

  2. E, Andrea, tu sei sicuro di aver usato lo strumento della “mediazione” quando hai detto che “il cuore cattolico è una diseducazione che porta alla panza leghista”?

    :-)

    @Marco: bellissimo pezzo.

  3. bellissimo pezzo marco, ma che i ragazzi siano forniti di ferocia innocente non è certo una novità, che i ragazzi abbiano paura degli “zingari” è da sempre, è la diversità più vistosa che si trovano davanti in un mondo uniformato al massimo.
    Io non ne avevo paura, ma solo perchè li vedevo un po mitici, per il loro non avere fissa dimora, lo interpretavo come uno spirito di eterna avventura che mi attirava… ma naturalmente sbagliavo anch’io, solo che il mo sbaglio privo di paura mi è servito per cercare di capire meglio. Amo anche molto il mondo musulmano che oggi ci fanno passare per una sentina di terrorismo, e forse lo amo, e cerco di capirlo, perchè da piccola leggevo salgari (il leone di damasco, e ne ero un po’ innamorata) e poi l’ariosto, il tasso, invece, non l’ho mai letto volentieri neppure al liceo, fino a che non ho scovato delle lettere dove esprimeva ammirazione per quel mondo e soffriva di dover scrivere in base ai dettami della controriforma.
    Però anche tu sbagli forse quando giudichi genericamente i cattolici, in fondo ognuno d noi ha bisogno di un capro espiatorio e se lo cerca sempre nella parte opposta dove milita e … naturalmente generalizza, non credo proprio che i cattolici siano la matrice della ferocia leghista (magari di altre cose sì) anzi i leghisti sono un po’ ferocemente pagani (e si fanno i riti con il dio Po) e il suo fondatore (bossi) era comunista non cattolico, che poi fra loro ci siano cattolici certo, in italia sono ovunque, come il prezzemolo.
    Ad ogni modo fai bene a parlarne ai ragazzi, stai sicuro che qualche traccia gli rimane, i ragazzi oltre che feroci sono recettivi, e se gli arriva solo la ferocia beota della televisione come fanno poi a farsi un’idea? quindi resisti e martellali, tanto non c’è neppure il pericolo di tue eventuali manipolazioni, la televisione è sicuramente più forte di te, ma qualcosa rimarrà.
    A proposito hai finito le figurine? io quasi, me ne mancano 3 e l’altro giorno ho trovato finalmente hannah arendt
    geo

  4. (Mi fa piacere che sia considerato significativo questo pezzo, era un “pensierino” che avevo pubblicato sul mio blog, senonché un’amica che ha lo sguardo acuto ha detto, pubblicalo da noi…)
    Geo, non è una novità, infatti ho scritto: “lo è sempre stato, e lo è tanto più oggi quando l’opinione comune si fonda sui media che creano e manipolano paura.” Insomma la ferocia cresce, ma soprattutto cresce la presunzione d’innocenza. La massa di informazioni che ci circondano rafforzano i pregiudizi. Che non sono solo sugli zingari (anche “ai miei tempi” era così, è vero). Ma gli zingari entrano sempre in ballo, spuntano di continuo, “senza ragione”… Il discorso era infatti sugli immigrati – per questo scrivevo che quello della ragazza era il “margine concettuale”. Si fa facilmente tutto un fascio di rumeni albanesi marocchini cinesi zingari…
    Quanto ai cattolici, io non ne ho parlato. E sul punto sarei un po’ meno netto di Andrea. Nel senso che una minoranza di cattolici (che, per ragioni strutturali, non possono che essere una ristretta minoranza) per me, oggi, sono compagni. Sulla possibilità di un terreno concettuale comune, sto finendo il meraviglioso San Paolo di Badiou, lo consiglio a tutti.
    (le figurine no, mi sono fermato al sesto pacchetto, non ho la costanza…nemmeno quand’ero bambino, figuriamoci adesso…)

  5. scusami georgia, ma non ho capito come e perché non ti piacesse la Gerusalemme Liberata? Oppure se ho capito bene devo dedurre che anche la Commedia non ti piacque fino a quando non ti capitò tra le mani il libro “Dante e l’Islam” di Asin Palacios.

    d,

  6. non è che non mi piacesse (è splendida, e tasso è un grandissimo), la leggevo malvolentieri, mi dava angoscia, forse la stessa che provava tasso che a forza di dover correggere il secondo poema ci diventò pazzo, se leggi l’epistolario capisci.
    La divina commedia non mi ha mai dato angoscia, … perchè avrebbe dovuto? perchè mette maometto nell’inferno fra gli scismatici, ma figuriamoci ..,. che vuoi che sia, essere incolpati di eresia da uno poeta globale come dante, vuol dire solo: sei un compagno che sbaglia e basta ;-) e poi dante conosceva bene la letteratura musulmana … nessun disprezzo verso di essa, anzi ne attinge a piene mani anche formalmente, forse è perchè ho sempre amato dante, senza se e senza ma ,che oggi amo anche il mondo musulmano, chissà ;-).
    Non ho mai letto dante e l’islam
    geo

  7. È da un po’ di tempo che, proprio a seguito di considerazioni del tipo di quelle di Marco, ho cominciato a dubitare dell’esistenza degli individui.
    Ma non è direttamente su questo che volevo buttare giù due parole.
    Da ragazzi, ma anche da adulti e da vecchi, sempre, gli umani presentano una caratteristica che secondo me è alla base della loro capacità di costituire delle società e attraverso queste di dominare di fatto il pianeta: lo spirito gregario, la capacità di adeguamento a-critico non solo naturalmente alla doxa, ma anche ai comportamenti alle mode alle credenze alle religioni dominanti.
    Su questa capacità si basa la scuola che serve appunto ad introdurre nella mente del fanciullo, se del caso a forza – più che lo “spirito critico individuale”, che è appunto un mito – i paradigmi etici, culturali, eccetera, che gli consentiranno, una volta addestrato, di vivere nella società limitando il conflitto.
    La scuola crea innanzi tutto, basandosi sullo spirito gregario che è invece genetico, umani consenzienti e dotati di senso di appartenenza: ma poi in alcune questioni di “dettaglio”, insegnanti non del tutto omologati pretenderebbero una sorta di sospensione dell’attitudine all’adesione a-critica che consenta loro l’introduzione di concetti anti-paradigmatici.
    Aggiungo che per quanto riguarda il sentimento verso lo straniero (non mi piace usare termini come “l’altro”, il “diverso”, eccetera) è probabile che prima di tutto agisca una sorta di reazione di tipo genetico tesa alla conservazione dell’entità e dell’identità del gruppo umano cui si appartiene e che sia questa a produrre la ferocia generalizzata di cui parla Marco.
    Mi astengo da ogni conclusione.
    Vorrei solo si uscisse dal dualismo tra pensiero e prassi buona (inclusiva), ma minoritaria, v/s quella cattiva (esclusiva) e però maggioritaria, eccetera.

  8. E’ la ferocia meditata degli adulti a spaventarmi di più, ciò non toglie che la battaglia quotidiana nelle scuole e negli ambiti educativo/formativi vada fatta e sia sacrosanta; ciò che mi sorprende è che fino a 10-11 anni si hanno di fronte dei bambini-filosofi curiosi e talvolta geniali, mentre poi, a distanza di 2-3 anni, sempre più velocemente, gli adolescenti scivolano verso l’omologazione più becera, e, appunto, feroce (ma starei anche attento a generalizzare, altrimenti possiamo anche chiudere i battenti, l’intelligenza, per quanto carsica e a singhiozzo, è pur sempre in circolazione);
    a proposito, poi, di “mediazione” hegeliana, proprio ieri 5 liceali di Siena hanno scritto sul mio blog, sollecitati dal loro incauto prof di filosofia, chiedendosi/mi a cosa serve oggi studiare la filosofia idealistica o leggere la Fenomenologia dello spirito…

  9. Dando per scontato che quanto espresso dall’articolo è giusto, mi sembra quasi venga dimenticata l’assoluta sproporzione che esiste fra il rapporto con il fenomeno “straniero” che possono istituire persone come Alderano, Inglese, ecc. che hanno la possibilità (gli strumenti, il tempo, l’opportunità) di farne un’affascinante terreno di conoscenza, indagine e riflessione – fino magari a produrre degli oggetti culturali (articoli, libri, conferenze) che sicuramente li gratificano su molte dimensioni, ed il rapporto impoverito e squallido che ne possono avere quegli studenti (magari pendolari, bombardati di stimolazioni nocive, e probabilmente in una fase di conformismo ansioso nei confronti del branco). Senza pensare alla gente costretta a vivere un’esistenza di piena di affanni e frustrazione. E’ chiaro che se le condizioni generali della società peggiorano (e non si tratta soltanto del lato materiale – riempirsi la panza ecc. ma proprio delle prospettive di “crescita” più autentiche) questa ferocia diventerà endemica, e che a nulla serve – a chi non sa cosa farsene – un’idea, una chiarificazione logica, un’ulteriore articolazione astratta del reale fornita in una lezione. Per chi non abbia una libido strutturata in maniera tale da trarne profitto, essa rimarrà un noioso “flatus voci” che nulla può sull’evidenza concreta dello “schifo ai semafori”.

  10. Tashtego, tocchi un punto decisivo. La scuola è un’istituzione normalizzante per essenza, dunque certi insegnanti – che dalla norma vorrebbero far scartare – staranno sempre in una zona paradossale. E? una questione, questa, che si presenta dal punto di vista della didattica, anzitutto. io vorrei discutere molto di più di quanto faccia, e interrogare di meno. Ma poi sono costretto, quattro volte l’anno,a portare valutazioni in consiglio. E allora il tempo per scartare è troppo poco rispetto a quello che sarebbe necessario. E in ogni caso – in genere – in una scuola basata sulla normazione valutativa, chi non si poggia quantomeno anche su questi presupposti, può vedersi sfuggire l’attenzione della classe molto facilmente. Ma sono prezzi che pagherei volentieri, perché poi, nel tempo che resta, quel che resta (ai ragazzi) è assai di più… Quest’anno ho già finito Hegel, comunque, ché una buona parte del corso voglio conedermi percorsi di riflessione comune più ampi.

    E, quanto a Hegel, Mario, la cosa più interessante di tutto il “romanticismo”, quando spiego, risulta proprio la fenomenologia. Da lì parto per un itinerario su Girard, con qualche nozione di Lacan, e approdo, come scrivevo, a Dogville.

    Elio, la tua precisazione, come quella di Mario, la condivido assolutamente. Lungi da me generalizzare, o giudicare moralisticamente. Ho cercato solo di restituire i miei occhi sbarrati, e l’insonnia della notte. Ma ho concluso con una nota di speranza, alla fine…

  11. @tashtego
    @rovelli
    Siamo un’ambivalenza ambulante. Nè tutta natura né tutta cultura. Non c’è pulsione che possa essere eliminata, come non c’è pulsione che non possa essere modificata dallo spirito, dal lògos, e dunque civilizzata. Siamo una contraddizione vivente, in cui – e chissà per quanto tempo ancora – non si è realizzata conciliazione tra psuché e soma, tra società e individuo, tra universale e particolare. Siamo doppi, spirito e materia, mente e corpo: ogni riduzione all’unità da parte di uno dei due poli è falsa e dannosa:dire che siamo solo corpo giustifica il darwinismo sociale e e la violenza tra gli uomini dandogli il crisma della spontaneità naturale; dire che siamo solo spirito, o Io, o ragione, porta a alla repressione della natura, e alla sua sua vendetta in termini di proiezione, paranoia, e sfogo dell’aggressività sul capro espiatorio. Riconosciamo la loro esistenza inconciliata e cerchiamo di farli convivere civilmente insieme. Questo per tashtego. Per Marco Rovelli. E’ vero quello che dice sui giovani? Forse sì. Ma non possiamo esserne sicuri. Perché le nostre scienze sociali dagli anni ottanta in poi hanno deposto la loro funzione critica, cioè quella illuministica di individuare e di studiare ciò che si oppone allo sviluppo e all’autonomia dell’individuo (racchiusa nel detto freudiano che “dove c’è l’es ci dev’essere l’io”), e si sono adeguate ai rapporti esistenti divenendone in molti casi i celebratori ben pagati. Cosa è accaduto nella struttura morale della gente dagli anni ottanta ad oggi? Quali modificazioni profonde nel Super io delle persone. Esiste ancora un super io o la tendenza è quella della produzone di individui non individui, che obbediscono a stimoli esterni quasi pavloviani, individui other directed, già previsti negli anni settanta da Riesmann e Mitscherlich? Certo io sono padre, osservo i giovani, come fa Marco, e l’impressione è quella che ha lui. Ma un conto è l’impressione e un conto è la verità dei fatti. La società dagli anni ottanta è stata abbandonata a sé stessa, agli interessi egoistici contrastanti che ne costituiscono il cemento, tutto il resto, welfare, cultura in senso enfatico, autonomia dell’Io e intelligenza del mondo sono stati dichiarati mitologici – e alla fine è dichiarata mitologica la vita stessa, il dolore, il bene e il male. Solo l’interesse personale, l’egoismo, o come si diceva una volta, il profitto, è l’unico perpetuo essente. Il mondo non è poi così complicato. Ciò che si oppone alla sua comprensione non è la sua complessità, ma la nostra cattiva coscienza: non vogliamo vedere ciò che non vogliamo modificare. O’ kalòs kai agathòs dicevano i greci, e ancora ci additano il vero.

  12. affannarsi…
    questo termine mi piace!
    contiene la pienezza della vita,
    dolore, speranza, fatica, ideali…
    mai rinunciare ad affannarsi!

    Bel pezzo Marco!;-)

  13. @Marco bel pezzo.. bellissimo!!.. non mollare e’ solo questione di tempo tieni duro e semina , semina senza sosta… sono esseri in costruzione.. non pretendere un ritorno immediato… li stai salvando!!. Buon lavoro!!!

  14. Marco,

    mi chiedo:non sei stanco della tua funzione educatrice?ammesso che possa realmente e-ducare(qui il compito che ti assumi è arduo) e che questa non sia,come ritengo,tanto un nobile gesto quando infruottuso..
    la paura dell’altro(e,perchè no,la xenofobia,è insita in noi,e nella nostra piccola provincia non può che essere fomentata)
    lo so,mi troverai cambiata e rinunciataria,ma ti direi di non provarci,non puoi salvare chi non vuol essere salvato.

    (e qui mi si apre una parentesi che esula dal tema in questione e che approda,per così dire,di nuovo alla mia classe,dove,la scorsa settimana,a distanza di due anni,”l’argomento” Marco Rovelli e la sua maleducazione,riaffiora ex nihilo,introdotto da alcuni miei compagni e per altro rinvigorito dalle insolenti quanto infamanti parole di una professoressa mediocre) e io,beh,le ho scoltate impassibile ed in silenzio,conscia di non poter far nulla per evitarle,e consapevole di quanto una mia esposizione sarebbe stata inutile.

    un saluto e un sorriso.
    daphne

  15. @Andrea Inglese.
    Vai, vai a insegnare la mediazione dialettica nel profondo nord, avrai successo quasi come nelle banlieu. Solo un intellettuale di professione può essere così cieco da non capire che il problema sta non nel fatto che questa gente vive di sentimenti, ma che non ne ha più. I sentimenti nascono accanto alle persone, e questi vivono l’immigrato innanzitutto come stereotipo televisivo e mediatico, perchè la loro esistenza è interamente mediata (certo, non hegelianamente, come piacerebbe a te ma dall’inesperienza televisiva).
    Dal sentimento cattolico alla pancia leghista, c’è la stessa distanza che c’è tra una filosofia delle cultura e i tuoi collegamenti da seminarista del DIAMAT.

  16. Sandro, è un’impressione, o meglio una figura formata da un intreccio di impressioni. Che vale situata in uno spazio e in un tempo. Credo che abbia qualche valore di verità. Ma certo non ambisce a essere la Verità dei fatti.

    Daphne, il fatto che i tuoi compagni di classe (la classe peggiore che io abbia trovato nella mia carriera, come ben sai, al di là del fatto che su cinque maschi i tre più presenti erano un nazista negazionista, un fascista e un fondamentalista bushista; e peggio di loro, forse, era lo spirito iper-competitivo e esclusivo di certe ragazze) ancora si ricordino di me in questo modo, in qualche modo mi conferma di essere dalla parte giusta – cioè quella del torto… “Figli di”, giovani uomini e donne che ambiscono a uno status piccolo-borghese di aurea mediocrità, in ciò istigati dalle famiglie. Quelli no, non possono essere “salvati” come dici tu (ma io non sono un Salvatore. Se mai, uno stimolo). Ma con altri funziona, e bisogna pure sapersi accontentare. (Ma certo se non avessi anche la musica e la scrittura, credo che sarei già nevrotizzato e frustrato…). Tra ieri e oggi, ad esempio, si sono fatte vive tre persone che avevo, in quella stessa scuola, in terza, quando tu eri in prima. E come loro, altri mi cercano, mi telefonano, mi mandano mail mi invitano a cena… anche alcuni di cui non mi sarei atteso alcun riscontro. E questo è bello, e mi dà forza.
    A proposito, immagino che la prof in questione era la berlusconide di storia dell’arte vero? Quella che diceva di essere una super-esperta del neoclassicismo e non aveva mai sentito nominare Mosse, vero?

  17. Scusate ma esiste un codice deontologico dei giornalisti in cui si faccia menzione degli stereotipi e dei pregiudizi di cui tener conto? Perché va bene che i giovani magari si lasciano influenzare, ma i giornali, per esempio, quando danno la notizia di una persona che ha commesso un reato, nel caso di una persona appartente alla etnia rom lo dicono come l’appartenza fosse un elemento pertinente, oppure nei telegiornali capita – è capitato – che abbinino un servizio di repertorio sui campi rom a rinforzo di un articolo di cronaca in cui è protagista una persona di etnia rom. Dopo per forza i giovani crescono con quelle idee precostituite.

  18. Difficile capire perché, nel giro di una quindicina d’anni, forse venti, ci siamo così imbruttiti, per così dire imbufaliti, incarogniti, al punto da trasmettere paro paro, implementato, il nostro carognismo ai figli, che oggi sono più brutti di noi.
    Si è detto, ridetto e ridetto su questo, si sono messi in fila tutti i possibili fattori, tra i quali la tv (commerciale) non manca mai, anche se a tutta prima sembrerebbe che una cultura di merda dovrebbe precedere, nel senso di pre-esistere, la sua messa in scena televisiva.
    Ma forse non è così, forse qualunquismo, razzismo, arrivismo, egoismo, maschilismo, fascismo e televisione si sono tirati la volata a vicenda.
    Forse la tv è stato più che altro un luogo di elaborazione culturale di massa basato sul gradimento e quindi costretto ogni giorno a superarsi, a andare oltre il limite del giorno prima nel continuo massaggio della parte peggiore di noi in modo che dopo qualche tempo assomigliamo tutti a una mandria di manzi di Kobe, teneramente e ferocemente transgenici.
    Nell’idea di lotta tra natura (“naturalmente” di destra) e cultura (necessariamente di sinistra) che mi sono fatto, la seconda non riesce mai a sconfiggere la prima, ma riesce solo, e solo a certe condizioni, a contenerla.
    Le condizioni di contenimento della ferocia del primate uomo sono innanzi tutto un ambiente di benessere protetto che, nel momento in cui è palesemente minacciato, o addirittura viene a mancare, produce uno slittamento immediato verso il peggio, che è prima di tutto un peggio mentale.
    Secondo me proprio questo sta accadendo e c’è poco da fare, se non, quando ne se ne abbia l’occasione, mostrare e ancora di-mostrare, descrivere, narrare, analizzare, in modo che tutto questo almeno si veda.

  19. Purtroppo sono d’accordo con te, tash.
    Aggiungo (non c’entra ma c’entra) che a Carrara (storica terra dell’anarchia, dove fino a poco tempo fa i fasci non potevano metter piede) hanno aperto una sede di La Destra, i cui riferimenti (cito dal quotidiano locale) sono “Giulio Cesare e Mussolini”. E i sondaggi li danno al 3 / 4%. C’è un mutamento antropologico, qui, altroché.

    Quanto al codice dei giornalisti, esiste la Carta di Roma, ma vale quel che vale. Cioè nulla.

  20. @tash
    Sono daccordo. Ma siccome ci sono cose che fomentano il peggio, sarebbe il caso di sparare al bersaglio giusto. I ragazzi non sono più “cattivi” nè più “incolti”, ma intanto crescono in un’atmosfera terroristica per lo più incitata dai media, e poi fanno una vita deprivata di esperienze e relazioni di reale prossimità o vicinato, che sono quelle che ti educano alla convivenza e alla gestione del conflitto. Noi queste cose le abbiamo imparate all’oratorio, o nei circoli giovanili ma non per le ideologie che vi si professavano, ma per gli incontri che si facevano, in un ambiente che aveva almeno presunzioni educative. Oggi questi sono interamente assorbiti dal gruppo dei pari e dalle sottoculture di cui è portatore, cje non fanno che amplificare antagonismo becero e isterismo collettivo.
    Le possibilità della famiglia e della scuola sono state largamente minate alla base dall’anti-autoritarismo di maniera, che è per lo più de sinistra, caro tash.

  21. ma che gentile che è signor tashtego..
    e visto che me lo fa notare per ringraziarla nè più mai userò lo spazio nè dopo la virgola nè dopo il punto.

    Marco,
    tu,e lo sappiamo bene entrambi,dai molto,dai molto e pretendi da te stesso il massimo da donare all’altro.
    Nel caso della mia classe,come dire,non vi è stata ricezione alcuna,e nessuna reazione allo stimolo..apparte pochi casi,singoli,isolati o se preferisci particolari ;-)
    hai come dire ‘fallito la tua missione’ missine educatrice,e perchè non definirla “salvatrice”?
    si,l’insegnante in questione è l’eccellentissima professoressa di storia dell’arte che lamentava dapprima delle poche ore che le avresti ingiustamente rubato,poi della tua persona decisamente fuori luogo(partendo dal bicchierino,ovviamente),che gioca sull’apparenza e sfoggia quel suo look teso solamente a rendere manifesta la sua opinione politica e a condizionare i suoi alunni per portarli verso il decadimento totale di ogni legge morale e del viver civile: l’anarchia(che magnifica visione machiavellica,non trovi?)
    poi ha trovato da sindacare perfino(e li non ci ho visto veramente più,ma ho preferito mordermi più volte la la lingua invece di proferire parola,forse ho fatto male..)
    sul tuo lavoro: insegnante,è un ripiego..ma a cosa gli servono 2 lauree,vuol dire che non hanno nessuna valenza..
    poi ha perso ogni ritegno e si è lasciata sfuggire con sadico piacere,osannata dalle mie adorate compagne che non facevano che ripetere che i voti li davi a simpatia etc,molte altre parole vuote e assolutamente intollerabili,molte le ho rimosse.
    E lo sai che ci ha perso un’ora?si un’ora intera delle sue preziosissime lezioni..a parlare di te,un’ora a Sparlare di un suo ex collega
    alla fine mi sono alzata e sono uscita fuori,ho resistito fino al suono della campana,quando ormai il suo delirio stata giungendo a termine,ero furiosa.
    Io orgogliosa di te,nonostante tutto,lo sarò sempre.

    ti auguro buona serata

    daphne

  22. Il pezzo di Marco è molto significativo. Ma non esiste un opposizione tra la mediazione del concetto e la costruzione di un’etica del sentire (sentimento, fenomenologia delle emozioni). Gli uomini sono fatti di ragione, sensi e magari in mezzo che ne dite se ci mettiamo l’immaginazione.
    Quello che voglio dire è che non mi sembra una buona idea contrapporre concetto e sentimento. complimenti a Marco per il suo pezzo e per il suo impegno che non penso come infruttoso

  23. Daphne, sono i casi particolari che mi interessano. Mi interessi tu, e quelle poche altre. Fossi solo tu, andrebbe bene lo stesso. Il resto, va oltre le mie forze, e accetto di non poterci far nulla.
    Quanto alla signora Passeggia, che dire. Davvero non mi viene nulla da dire.

  24. a elio/c
    “E’ chiaro che se le condizioni generali della società peggiorano (e non si tratta soltanto del lato materiale – riempirsi la panza ecc. ma proprio delle prospettive di “crescita” più autentiche) questa ferocia diventerà endemica,”
    Pienamente d’accordo. Ne riparliamo in occasione della seconda parte del mio post. Quello che invece non capisco è questo modo di contrappore l’aggressività di certi alla volontà di capire di altri. Non ti piace che ci sia gente che spende tempo e energia per capire? Vorresti che tutti ci unissimo alle ronde? Ti sembra più genuino?

    a georgia e a marco,
    vogliamo farla una genealogia delle passioni nel nord est oppure no? Il nord est, per anni, prima di diventare terreno di cultura leghista che cos’era? La “cultura” parrocchiale del nord est negli anni di arrichimento che cos’era? Mi sono riletto recentemente “L’erede. Pietro Maso, una storia dal vero” di Gianfranco Bettin. E’ del ’92. Lui vede già molto chiaramente questa cosa. Questa incultura parrocchiale, che non offre alcuno strumento non solo di critica del reale, ma anche di vera autoanalisi. Ma crediamo davvero di poter fare i conti con certe faccende italiane, tipo la Lega, senza riflettere sullo specifico peso di un certo cattolicesimo di provincia?

    (I cattolici che tu Marco ritieni compagni, e io pure, non sono quelli che hanno determinato per anni l’incultura parrocchiale del Nord Est. Sono una minoranza e tollerata dalle gerarchie. Don Cesare, che organizzava la scuola popolare Don Milani a Milano, i cui volontari erano in maggioranza compagni e spesso non credenti, era il primo a dire che senza la testa il cuore non serve granché.)

  25. Marco, questo tuo post mi spiazza. Non sono un giovane (viaggio verso i 50), ma non riesco a vedere questa generazione di giovani peggio della nostra. Scusami, ma proprio non ci riesco. Oserei dire che sono meglio di noi e, se riescono a vivere e sopravvivere, nel mondo di merda che gli abbiamo cucinato (noi vecchi) negli ultimi 20 anni (gli anni precedenti li risparmio che facevo parte dei giovani), vuol veramente dire che sono meglio di noi.

    Citi l’apertura a Carrara di ‘La Deatra’, ma se consideri gli iscritti e i movimenti di estrema destra di 30 anni fa in Italia, direi che è una pacchia. O sbaglio?

    Boh, non me la sento di gettare la croce addosso ai tuoi alunni. proviamo a capire chi l’ha costruita la croce. O no?

    Blackjack.

  26. Sono del tutto d’accordo, Andrea, figuriamoci. Dicevo appunto che il cristianesimo progressivo, emancipatorio, esiste necessariamente in quanto piccola minoranza nel corpo di una Chiesa che è segnata da ben altre pulsioni. E la cultura parrocchiale, poi, ne porto i segni come puoi ben vedere: è anche quella che produce i mostri di cui sopra (la signora Passeggia di cui racconta Daphne, e le brave ragazze di provincia che ne sono specchio).

  27. Qualche appunto per una genealogia delle passioni leghiste.

    Da “L’erede” G. Bettin
    “In verità, la chiesa veneta, salvo eccezioni, è sempre stata un po’ reticente nell’ammettere le propre responsabilità nella ‘crisi dei valori’ e nelle conseguenze che questo comporta (…) E deve aver trasmesso ai massimi vertici l’impressione che le cose, nel Veneto bianco, vadano meglio che altrove, che qui resistono le buone vecchie abitudini. Resistono, in effetti. Come a Montecchia: nelle apparenze, in superficie. Immenso sepolcro imbiancato.”

  28. Black, io non getto la croce, non è questo che ho inteso fare almeno. E sono d’accordo che, in termini di “responsabilità”, la cosa è complessa. Osservo, diciamo fenomenologicamente, istinti di ferocia che percorrono il corpo adolescenziale in misura più esibita della mia generazione. Esibita, senza pudore. E , insieme, innocente: non c’è consapevolezza di essa in quanto ferocia. La si ritiene normale, giusta.
    Sto dicendo che sono più cattivi i ragazzi? Non so bene cosa sia la cattiveria. Vedo solo tanti denti affilati. La ragazza di cui parlo, ad esempio, è davvero una ragazza dolcissima enon ha questi denti affilati in realtà. E credo che possa emanciparsi dai luoghi comuni. Povera, l’ho citata solo perchè mi pareva esemplare la sua frase. Ma come scrivevo non è certo lei quella feroce, anzi. In un’altra classe una ragazza, anche piuttosto intelligente, ha detto che è giusto che vinca il più forte, senza mezzi termini. Ma poi: nessuno è feroce in realtà. Io vedo un corpo molteplice che è solcato da fremiti di ferocia in maniera più evidente e a volta orgogliosa di quanto io non ricordi in precedenza.
    Quanto alla Destra di oggi, il discorso fascista viene sempre più legittimato nel discorso pubblico, questo è il punto. Non ci si nasconde più. Silvio li ha sdoganati dalle fogne (ma lui è solo l’emergenza di un processo ben più profondo) e si può dire alla luce del sole, senza vergogna, viva il duce. E questo non star più nell’angolo crea necessariamente un’area grigia intorno a sé, ed è questa la cosa pericolosa.

  29. Scusa Marco mi sono lasciato trasportare. Era solo uno spunto a margine di tutta questa bella discussione.

  30. Non sono d’accordo sul discorso dello sdoganamento della destra (si dovrebbe fare lo stesso discorso anche per lo sdoganamento della sinistra), ma andrei fuori tema, non c’entra nulla con l’argomento, non si troverebbe nemmeno mezzo punto d’incontro e… mi tocca andare a ‘lavorare’, è un buon orario ;-)

    Blackjack.

  31. in fondo quello che si vorrebbe è solo un po’ di solidarietà, una tensione verso l’uguaglianza, invece che il suo contrario.
    si vorrebbero mica dei bolscevichi.
    ci si accontenterebbe, insomma.

    @inglès
    “…senza riflettere sullo specifico peso di un certo cattolicesimo di provincia”
    anche il peso del cattolicesimo di città non è che sia trascurabile.
    quanto a credere ancora che possa esistere un cattolicesimo non-reazionario, beh…
    la barbarie va sempre accompagnata con opere di bene, dunque la chiesa ci sguazza: che il mondo faccia schifo affinché i buoni si veda bene chi sono.

  32. sono d’accordo con Binaghi, io frequentavo la fgci e lui l’oratorio, ma non già per gli incontri che si facevano, ma proprio perchè si professavano delle ideologie, si acquisivano delle metriche

  33. Nella scuola dov’ero l’anno scorso i ragazzi di origine filippina sapevano a malapena leggere e scrivere. La scuola, naturalmente, non aveva previsto nessun, serio corso di recupero. E i genitori erano lontani, assenti.

    Negli Usa, il NCLB almeno ha favorito le famiglie di immigrati poveri, che vogliono spostare i loro figli dalle scuole a rischio a quelle che funzionano (eh sì, non tutte le scuole sono uguali); con un bel po’ di borse di studio.

    Per non lasciare indietro nessuno, occorre giudicare la qualità dell’insegnamento e verificare che gli insegnanti siano in grado di arginare la ferocia innocente con una buona dose di autorevolezza. Ma qualcuno se la ricorda, l’autorevolezza?

  34. @Inglese
    La lettura di Bettin è isomorfa alla tua. E allora?
    Post hoc ergo propter hoc (leghismo dopo DC) è un sofisma famigerato.
    La degenerazione, che non sai spiegare, è anche opera di gente come te, che dà la caccia all’anima come ai passeri.

  35. @ tashtego,
    probabile ;-)

    @ marco
    la mia infatti era una chiara allusione al mio caso particolare cotanto di smile rivelatore,ma resta ovviamente e FORTUNATAMENTE,circoscritto alla mia classe dacchè mi par di capire che sono molte le anime che ti si sono affezionate,e ciò è bene.
    Quanto alla Passeggia e alla mia classe,fai bene a rimanere in silenzio,e anch’io ho fatto bene,ne sono convinta.

    dal particolare si risale all’universale.

    notte**
    daphne

  36. non so se sia il caso di suscitare questi terribili fantasmi (la Lega, il revisionismo, George L. Mosse ecc.) per un fenomeno che Marco ha capito così bene… meglio andare a (ri)leggere Il signore delle mosche di Golding dove si dicono tre o quattro cose sull’innocenza delle giovani generazioni… non so se queste ultime siano state peggiori della mia (io credo di sì – noi non avevamo avuto in dono la TV dal cavalier Berlusconi:-)) ma sicuramente c’è un dato di fatto: il progresso non conduce all’addolcimento dei costumi (come scriveva Hume) ma li inasprisce, soprattutto quando i “doni” del progresso sono stati riservati ai pochi e i molti vorrebbero possederli…

  37. mi son persa un passaggio: per ‘fondamentalista bushista’ chi intendi?non dirai mica di Signorelli..
    bene,ti sei perso una grossa novità: ora è cattolico,si ma non un cattolico qualunque,lui è l’emblema di quella che Hegel definisce la coscienza infelice in cui si è perso lo Spirito di Bellezza..
    (supera anche il dogmatismo di Stefano,il che è cosa ardua)
    ha fatto voto di castità fino al matrimonio,e con chi?con la Roby(Lazzini,ex agnostica convertita)
    ed educherà i loro numerosissimi figli secondo i precetti del Cristo,anzi,farà di più: il suo rapporto con la Robertà sarà uguale a quello fra la Chiesa ed il Fedele.Marco s. Docet.

  38. @ Tash
    “in fondo quello che si vorrebbe è solo un po’ di solidarietà, una tensione verso l’uguaglianza, invece che il suo contrario.
    si vorrebbero mica dei bolscevichi.
    ci si accontenterebbe, insomma.”

    sottoscrivo

  39. Ho conosciuto i giovani del 68, quelli del 77, quelli del riflusso, della globalizzazione, quelli di oggi. Cavolate ne hanno fatto tutti. Difficile dare un giudizio. Dagli anni 70 la situazione si è fatta più dura per i giovani, oggi quasi impossibile. E’ facile fare i rivoluzionari quando si è in sicurezza e ci aspetta un lavoro pubblico, spesso come premio alla nostro falso antagonismo. Difficilissimo oggi in condizione di totale impotenza economica e sociale. I rapporti sociali oggi si sono ridotti all’osso, hanno perso il velo ideologico che li ricopriva, appaiono come nudi rapporti di forza, di dominio e sopraffazione, come sono, e i giovani ne prendono atto, rispondono con il gelo al gelo che li circonda. Che senso ha parlare di valori a un giovane che non ha lavoro, casa, una vita futura da costruire, ma solo la precarietà del giorno per giorno. Che non ha rappresentanza politica e sociale. Che è solo nella giungla che è diventata la società. E’ nella giungla e si attrezza per sopravviverci, mettendo da parte – quando li ha ancora – i valori morali che gli sono stati tramandati, perché assolutamente inutili, anzi d’impaccio, nella lotta per la sopravvivenza. Esistono ancora dentro di loro quei valori? E dentro noi adulti? Sono ancora “sostanziali” come diceva Hegel? Possono avere ancora un ruolo di cambiamento per una vita migliore, con meno dolore e meno egoismo? Queste sono le domande a cui non si può rispondere con mere impressioni, anche se ben fondate, ma con un impegno critico della cultura, volto all’emancipazione umana piuttosto che al sostegno dell’ordine esistente.

  40. che un’insegnante dica di un altro insegnante: ” insegnante,è un ripiego..ma a cosa gli servono 2 lauree,vuol dire che non hanno nessuna valenza..” è un accartocciarsi di paradossi che suona come una faglia continentale che slitta su se stessa.
    il senso di di fallimento e di devianza e di circolarità che trasuda fa venir voglia di chiudere le scuole e mandare i ragazzini a giocare a calcetto in campetti polverosi 24 ore su 24. anche le femmine.
    tutto è meglio.
    bisogna sempre sopportare?

  41. @ alania
    sono pienamente d’accordo..ma sai,parole del genere non vanno sopportate,a mio giudizio,vanno solamente stimate per ciò cxhe sono: un puro nulla,e fattelo dire da una che ne ha sopportate tante.
    e poi,riguarda al parodosso: in effetti,lei,laureata in storia dell’arte con 110 e lode(posso solo presumerlo) non ha trovato niente di meglio che fare l’insegnante in una scuola media superiore?(perchè non tentare la carriera universitaria e diventare ordinaria alla Normale?(come un’amica di mia sorella,che ha piu o meno 30 anni?)

  42. tashtego dice : “quanto a credere ancora che possa esistere un cattolicesimo non-reazionario, beh…”

    Quando si dicono queste sparate che allargano il mucchio senza distinzioni mi viene voglia di difendere il cattolicesimo (che non mi sento di difendere).

    Può una sparata simile non generare un reazione? può non provocare quello che si scongiura? mi sembra il linguaggio di chi ha rinunziato a indagare sulla complessità delle ideologie e delle persone sopratutto.

    E’ inevitabile che con questa idea non si determini una reazione, perchè la crea anche lì dove non c’è.

    Mentre fuori dal cattolicesimo non ci sarebbero fenomeni reazionari? A me sembra che tutta la società in toto è profondamente reazionaria e non c’entra un acca con la parte politica (poca roba rispetto a ciò che l’uomo cova al suo interno). Non è lo schieramento ideologico che fa sparire la reazione e l’intolleranza. se ha destra l’intolleranza è palese, a sinistra la tolleranza è solo ideologica (mentre singolarmente sia a destra che sinistra ci sono mosche bianche che vivono esistenzialmente la tolleranza). Chiudere il cerchio dentro le categorie abituali non servirà a nulla, non aiuterà a rompere il movimento implosivo.

  43. @ Daphne, sì, più o meno è quello che intendevo, salvo che è ingiusto che tu stessa debba dire “non ha trovato di meglio che fare l’insegnante… “eccetera.
    In un mondo che girasse come si deve gli insegnanti sarebbero orgogliosi di fare quello che fanno. e il loro lavoro non dovrebbe mai essere percepito come un ripiego, non da loro stessi, non dai loro studenti.
    per fortuna, non sono tutti guali, ma questo tu lo sai.
    in bocca al lupo.

  44. @ alanina
    crepi! e poi,si,è terribilmente ingiusta la mia frase e ne sono consapevole,ma rendiamo ‘pan per focaccia’..no?

    io adesso,a scuola mia,ho l’esempio più bello di cosa significhi Amare il proprio lavoro di insegnante:il mio professore di greco,he potrebbe mostrarsi sadico e anche peggio ma che una volta,parlarndo del suo mestiere,si è commosso dichiarando: ma cosa c’è di più bello?(ed è insegnate da 41 anni)
    ed io,quasi mi sono commossa insieme a lui.

    daphne

  45. luminamenti, schierati invece! uno che chiede scusa per gli errori di battitura non può che essere ben accetto

  46. @ Morgillo
    alt,non ho detto assolutamente che il mio professore di greco si mostra sadico con me,ho usato il condizionale e comunque non era riferito a me ma era un dato,come dire,universale.Lui è il tipico insegnante vecchio stampo,rigido e pretenzioso,fin troppo,assolutamente severo,e a volte ‘sembra’che provi piacere nel dare un bel 4 e mezzo ad uno scritto.
    ha assunto,nel liceo(per farle capire cosa intendo)il soprannome di ‘nano(per la sua statura) assassino’
    tuttavia,meravigliose e rare volte in tre anni,ha mostrato la sua vera umanità e,il caso di cui parlavo prima,a mio giudizio,vi rientra.

  47. @luminamenti (ben sapendo di commettere un errore)

    Non so perché consideri una “sparata” manifestare la convinzione che non esista, di fatto, cattolicesimo non-reazionario.
    A meno di voler considerare rilevanti sporadici casi di preti nostrani, ma soprattutto sud-americani il cui sguardo più che volgersi in alto, cioè verso le gerarchie ecclesiastiche, si è abbassato a considerare la condizione degli sfruttati, emarginati, eccetera, il cattolicesimo è destra.
    Questi preti (e qualche vescovo) sono stati subito emarginati, osteggiati, talvolta uccisi, esattamente com’è accaduto ogni volta che, nel corso di un paio di millenni, qualcuno di quelli che hanno confidenza con dio e se ne credono i rappresentanti sulla terra si è permesso di indicare prioritariamente l’uomo.
    La chiesa cattolica è un organismo dedito SOLO all’auto-conservazione – altrimenti non sarebbe sopravvissuta a duemila anni di storia -, alla pratica dell’adattamento politico, della flessibilità: piegarsi davanti ai poteri più forti, ma rialzare subito la testa non appena la società è in crisi e trarne vantaggio, esenzione ICI compresa, compresa la cessione gratuita dei terreni da parte di qualche ente locale, per dire, compreso l’ottopermille, di cui non si conosce rendiconto.
    Lo so che striscio nel fango, lumina, ma sai com’è.
    D’altra parte non si può essere non reazionari quando si predica l’adesione a qualcosa di assoluto.
    La presunta finitezza di cui si ammanta ogni assoluto è la vera “destra”.
    Lo è a fronte dell’incompletezza difettosa del divenire storico, con le sue contingenze e le sue somme contraddizioni, di fronte alle quali il discorso non può mai chiudersi, ma sempre deve continuare, all’infinito.

  48. @tashtego

    “La presunta finitezza di cui si ammanta ogni assoluto è la vera “destra”.”

    L’idolatria del mutamento che predica la sinistra è l’anticamera per la brutale ratifica dell’esistente. Senza un punto fermo esterno al divenire non si possono dare giudizi sulla storia e sulla società. Allora ho si ha fede nelle magnifiche sorti e progressive, o, passata questa, ci si ritrova nel nichilismo di chi può essere solo spettatore del declino.
    Ecco perchè la sinistra “de governo” si è convertita al mercatismo liberale: quello un positivismo di fondo ancora ce l’ha.

  49. (…) ci si ritrova nel nichilismo di chi può essere solo spettatore del declino.

    Dopo la corsetta, quando mi stiracchiavo i cosciotti nei Giardini di Porta Venezia a Milano, amavo guardare i sessantenni sulle panchine, a parlare con spocchia del nulla. Televisivo. Vortice sublime. Qualcuno carezzava la giovane badante. Altri si facevano cambiare la bombola d’ossigeno da deliziosi mulatti.

  50. Gli fai vedere Dogville?
    sarei curiosa di sapere come reagiscono.
    L’ esperienza estetica è quanto di più vicino io riesca a immaginare a ll’esperienza di vita., soprattutto per degli adolescenti che ancora ne hanno fatta poca. Molto più efficace della trasmissione delle idee, in un certo senso. Meglio Dogville che Girard, intendo dire, per un’età nella quale le cose che passano passano più facilmente se vengono mediate da un’emozione.

  51. @tashtego Mi sembra che hai evitato gli argomenti (non miei) che avevo avanzato (antropologici, psicologici), che sono più delle tue personalissime opinioni (ideologiche). Anche tu, con le tue personali opinioni, ti mostri assoluto. Ho paura delle persone assolute! sei perfettamente speculare a Ratzinger!

    Che tu ragioni male è dato ad esempio da frasi come questa che hai scritto: “La chiesa cattolica è un organismo dedito SOLO all’auto-conservazione – altrimenti non sarebbe sopravvissuta a duemila anni di storia” .

    Qual è la differenza euristica rispetto a questa che ora ti scrivo?

    “L’uomo è un organismo dedito SOLO all’auto-conservazione – altrimenti non sarebbe sopravvissuto a duemila anni di storia” .

    Tu non vuoi conversare, vuoi solo essere assoluto. Cmq una buona lettura di testi di storia del cattolicesimo scritti da intellettuali laici e marxisti non ti farebbe male e smentirebbe questa acrimonia assoluta.

    Come dicevo prima, viene facile con le tue risposte provocare (generare) risposte reazionarie. E tu in fondo sei buono (e sei un buono) con il cattolicesimo. Pensa cosa possano provocare quelli veramenti cattivi (per sé) con il cattolicesimo vedendo in giro solo melma.

    Non occorre scomodare la teoria dei sistemi per comprendere che nel mondo certi comportamenti sono sempre in relazione ai nostri.

  52. @massey. Se mi devo schierare sto con Chatwin, Ian Chambers, Nadia Stepanova e Louise de Néant. Ti ho risposto con il massimo di serietà, spero di esser stato chiaro.

  53. Ciao Alcor, ciò che scuote arriva di più ai ragazzi, non c’è dubbio. Se poi questo si abbina a una “mediazione” concettuale, è come se si chiudesse un cerchio. Dogville arriva al termine di un percorso che parte dalla figura servo-padrone e conduce a Girard. Una volta afferrati quei semplici dispositivi concettuali è facile “sopportare” un film come Dogville (credo che difficilmente sarebbe digeribile, per chi è abituato ai ritmi adrenalinici di mtv), e pure capirlo. Se vuoi, due anni fa al liceo classico facemmo un blog in cui trascrivemmo tutte le “recensioni” al film, le loro esperienze di visione: http://dog-ville.spaces.live.com.

  54. ciò che scuote arriva di più a tutti.
    non solo ai ragazzi.
    senza l’emozzione non giunge la nozzione.
    l’emozione funziona da super-conduttore dell’informazione.
    la storia della contemporaneità si fà con la fiction, infatti, perché in questo caso il giudizio storico ha rilevanza politica sull’attuale, genera voti.
    gli americani sono maestri nell’elaborazione collettiva dei loro traumi nazionali mediante fiction cinematografica, per esempio.
    da noi si fanno cose in tv, su rai uno.

  55. Veramente mi occupo di politica in vivo ( e per strada). Ma fatta con i mondi che mi sono familiari e congeniali e in cui credo.
    Piccola minoranza (avrò diritto alle mie idee?) sparsa un pò qui un pò lì, senza partito né movimento. Ai minimi termini appartengo! Dei politici mass-mediali ne conosco diversi (per ragioni professionali di un lontano passato). La politica dentro i palazzi la conosco bene (da quando ero bambino) e questa è la ragione per cui non parlo di quella politica. Non c’è nulla da dire (quasi) al riguardo. Stimo qualche persona, su qualcun altro mi sono sbagliato, su molti diffido per esperienza.

    Marco ha ragione, Dogville non è film che può tenere seduti i ragazzi al cinema (non è riuscito a tenere seduti neanche adulti navigati!)

  56. @andrea

    >quello che invece non capisco è questo modo di contrapporre l’aggressività di certi alla volontà di capire di altri. Non ti piace che ci sia gente che spende tempo e energia per capire? Vorresti che tutti ci unissimo alle ronde? Ti sembra più genuino?

    No no, mi piace. Soltanto mi sembrerebbe necessaria più sottigliezza nell’interpretare (anche freddamente, senza giustificare) il punto di vista (o forse, parlando di panze, punto di digestione) avversario – che comunque non potrà venire annichilito ma semmai “redento”, o almeno contenuto. Non critico quindi lo sfogo, del tutto comprensibile, ma esso per me indica comunque una certa incompletezza del quadro, la mancanza di qualcosa che possa far intuire quali complessi “incentivi”, aldilà della deprecazione morale e della repressione, possano essere forniti a coloro che sono condannati ad avvertire (e purtroppo senza tutti i torti) questo immane processo come a loro danno, e si sentono quindi traditi dai loro “compatrioti”. Una precoce polarizzazione in buoni/cattivi penso faccia il gioco della ferocia, anche se, ripeto, non c’è bisogno di giustificare alcuna indegnità.
    Ciao

  57. Grande Marco Rovelli, sia per il pezzo sia per gli ameni inganni vissuti dietro la cattedra!
    Far vedere Dogville, che coraggio! Quando lo vidi, in un di solito affollato cinema di Monza, entrammo in 20 restammo in 12 alla fine della proiezione. Ma che vivano la complessità e la lentezza, e la scuola continui a tutelarle! A proposito della “ferocia innocente”. Io ho a che fare con studenti più piccoli di quelli di Rovelli; son bambini. Il giorno dopo la morte del tifoso della Lazio, un mio alunno, dodicenne, faccia d’angelo, così commentò:”Macchè poliziotto in galera che tanto ci sono i rumeni in giro che ammazzano! I poliziotti devono stare fuori a cercare i rom!”. Difficile non dormire nella doxa. Siamo rimasti in pochi a combattere, la scuola è un nano contro un gigante.
    Vince la panza cioè la paura, la trasformazione dell’altro in nemico, il manicheismo, lo spirito di fazione, il bisogno del capro espiatorio, la velocità, l’immagine… Siamo pochi e parliamo a quasi nessuno… Sì, i semi…Lo so… Bello gettar semi…

  58. Il post rivela il disagio esistenziale di chi pensa che educare valga un percorso e poi si accorge che il percorso, non essendo condiviso, porta al confine del dubbio primario su come crearsi una giustificazione.
    Oggi chiedevo ai miei allievi se sapessero chi fossero gli studiosi che stavo menzionando da un’ora. Nel momento esatto in cui sono uscita da me stessa e da ciò che davo per scontato fosse il mondo intorno a me, mi sono accorta che non avevano mai sentito nominare qui nomi. Quindi ho chiesto. Nessuno ha saputo rispondere. Ho reagito con la classica faccia esterrefatta della prof. più banale del mondo: ma questi sono i padri dell’archeologia, siete all’ultimo anno e nessuno di voi li ha mai sentiti?
    Quindi mi sono calmata e mi sono resa conto che il sistema che stiamo regalando a questi ragazzi è del tutto errato. Il sistema universitario dei 3+2 e dei crediti (come andare a fare la spesa) lo abbiamo inventato noi. Il sistema per cui a fine ciclo lezioni devi fare l’esame subito, e non avere il tempo per la ricerca e l’approfondimento, l’abbiamo inventato noi.
    Concordo quindi con BlackJack sulle nostre responsabilità generazionali.
    Per ovvie facilitazioni economiche abbiamo recentemente inventato schemi e sistemi che stanno trasmettendo il vuoto assoluto.
    Si creano università senza biblioteche. Corsi di laurea senza biblioteche. Lo sapete voi? Io ne conosco già almeno 5 di università nuove con bagni luccicanti, wireless, parcheggi e senza una biblioteca nel raggio di 200 km. E sono tutte piene di studenti.

  59. marco, forse devi (dobbiamo) rassegnarci.
    In queste cose detta la sua legge l’eterno ritorno. I momenti storici si ripetono.
    Forse è per questo? Oggi è il momento della destra e del fascino che suscita. Ai miei tempi uno si vergognava.

    A parte che grazie al cielo non tutti i ragazzi sono così, ma oggi evidentemente l’autoidentificazione è quella immediata, brutale, a-problematica, a livello esistenziale oggi funziona questo.

    Voglio dire, la generazione del 68 ha sposato un’ideologia e un tipo di identità esistenziale (tanti poi sono diventati brillanti borghesi), la mia (post 68) ha proseguito su quel versante, ma sempre per cercare un percorso che fornisse di significati già belli e pronti l’identità.

    Ora è il turno di significati precotti meno problematici, più vigorosi, assolutamente a-riflessivi, forse falsamente eroici, falsamente mitici.

    comunque pericolosi.

    Credo che occorra molta severità a scuola in questi casi, soprattutto in questi casi. Intanto, oltre a cercare di farli ragionare (forse inutilmente, ma vale la pena di provare), pretenderei risultati e buon profitto senza tante storie. La comprensione poi la porterei avanti fino a un certo punto (mi riferisco, ripeto, a questi casi). Oltre li contrasterei, non dimenticando, come hai detto, che sono non solo i grandi di domani, ma i giovani picchiatori fascisti già di oggi.

    Dunque comprensione fino a un certo punto.

  60. @ Beppe

    scusi se mi permetto, so di non essere stata interpellata, tuttavia, io le parlo da studentessa all’ultimo anno di un liceo immerso in una piccola provincia in cui la massesità-provincialismo-chiusura mentale(come direbbe il mio insegnante di greco ed anche Marco in quanto mio ex insegnante) impera sovrana..le posso dire che di soggetti precisamente a-riflessivi la mia classe è piena, che contro un rifiuto della rel-azione e alle ri-flessione non vi è rimedio; mi trova perfettamente d’accordo con lei. Mi chiedo solo una cosa: perchè pretendere ‘risultati e buon profitto’ allora? a cosa mira questa severità? meglio lasciar perdere, laddove fallisce la missione e-ducatrice, l’insegnate fallisce e, sebbene la causa di questo fallimento raramente sia l’insegnante stesso, quando ciò avviene, meglio ripiegare e lasciare questo prodotto generazionale scadente al suo destino.

    un saluto ed un sorriso
    Daphne

  61. @ Daphne

    1) esigere profitto significa che se non lo si ottiene si boccia (e dopo due volte mi sembra, si cambia scuola).

    2) lasciarli al loro destino ok se non diventano pericolosi, nel qual caso interferirebbero anche con il nostro destino, nel qual caso ancora occorrerebbe impedir loro di seguire un destino nocivo per il prossimo. (che facciano altre cose, se picchiano vadano in galera).

    Comunque prima vale la pena sempre provare. Aggiungerei che spiegar loro meglio anche la stessa filosofia di destra potrebbe essere un percorso da perseguire. Nel senso che almeno ‘sti bulletti tentino di corroborare con profondità i loro ideali. In questo senso tanti filosofi elaborati dalla sinistra hanno in realtà implicazioni di destra.
    Tutto questo alla luce di un civile e laico confronto, altrimenti come ho detto: niente sconti.

  62. Mr. simpatia Alessandro Morgillo, sei lo stesso che scrive sul forum del sito Gay.it con nome utente Huge London e Huge?

    Vorrei capire. Passi il tempo a riciclare quelle che credi essere battute?
    In media quante denunce hai ricevuto finora?

    Grazie per le risposte. Se mi darai delle risposte.

  63. ha centrato il punto: ‘Tutto questo alla luce di un civile e laico confronto’
    che qui è assente,esseri simili possono solo diventare ‘i perfetti abitanti di dogville senza che Grace scenda mai su di loro'(ho letto che questo film è stato citato in altri commenti)nocivi,certo,ma le assicuro che le mie compagne di classe non si macchierebbero mai di alcun delitto,è la loro perfezione che nuoce,perfetti prodotti di questa società,automi che chiedono al professore:
    ma Platone ha ucciso suo padre?(Parmenide)
    ma Semiramide era l’amante di Dante?
    ma il ‘megista gene'(genere sommo) è un cavallo?
    e arrivano al 9 perchè inspiegabilmente si sono imparare ogni singola parola del manuale a memoria.
    ed io le parlo solo dal punto di vista ‘professionale’ chè mi dovrei dilungare abbondamente sull’umanità di tali persone..
    meglio lasciar perdere.

    (spero almeno di averle strappato un amaro sorriso)

    daphne

  64. si massesità:

    ‘ perchè a Massa(MS) cosa c’è? il sole,il mare,la montagna..e poi?niente. ‘

    says the little man
    ;-)

  65. @ Daphne
    te l’ho detto (conosco Massa non abito poi così lontano), se non si studia si boccia, punto.

    tuttavia: la scuola deve fare tutto il possibile.
    Ad esempio penso che dovrebbero essere intensificati i corsi di recupero magari anche il tempo pieno. C’è chi non studia perché è cafone e chi non studia perché ha situazioni familiari molto difficili o perché ha problemi personali non trascurabili. Bene, la scuola deve essere in grado innanzitutto di capire, di educare e di istruire.
    Sia chiaro:
    la scuola così com’è non va assolutamente bene, sia perché è trascurata dalle istituzioni, sia perché il personale docente in molti casi pensa all’insegnamento come un lavorino part-time (ci sono ovviamente professori in gamba, ma su base volontaristica).
    Gli insegnanti dovrebbero essere pagati di più, ma dovrebbero dare molto di più alla scuola e agli studenti.

    Per questo la riforma della scuola dovrebbe essere radicale e non di semplice facciata.
    L’investimento nella scuola e nell’università dovrebbero essere essenziali e quantitativamente importanti. Ma sia chiaro: non con questa scuola e soprattutto non con questa università dove la baronia imperversa.

    Per dire che il rigore deve riguardare gli allievi (senza sconti), ma anche gli insegnanti (vorrei sapere quanto si aggiornano!) e, soprattutto, lo stato.
    Lo ripeto ancora: non a questa scuola e non a questa università.

    Sono drastico.

    Concluderei con: non ti curar di lor ma guarda e passa.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

L’incredibile vicenda di Baye Lahat. Storie di un paese incivile.

di Marco Rovelli (Ho rintracciato questa vicenda in rete. Per adesso non è ancora uscita dal perimetro sardo. Grazie alla rete...

Il mago dell’Esselunga e il laboratorio della produzione

di Marco Rovelli Quando vai a fare la spesa all'Esselunga ti danno un film in regalo. Grazie, dici. Poi, se...

12 dicembre

Le nostre vite gettate sul tavolo verde della finanza – Per un audit del debito pubblico

di Marco Rovelli Stiamo soffocando di debito pubblico. Ma che cos'è davvero questo debito sovrano? E' da poco uscito, per...

Severino Di Giovanni

di Marco Rovelli Ha scritto Alberto Prunetti sul suo profilo facebook: “La storia dell’anarchico Severino Di Giovanni di Osvaldo Bayer,...

Un altro sogno di Madeleine

di Marco Rovelli Madeleine si guardava intorno, non c'erano più né alto né basso. Il sogno ruotava su se stesso,...
marco rovelli
marco rovelli
Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: